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La Prima Guerra Mondiale: Una Guerra di Massa, Tecnologica e Ideologica, Sintesi del corso di Storia

Storia europeaStoria della prima guerra mondialeStoria InternazionaleStoria Moderna e Contemporanea

La prima guerra mondiale, combattuta principalmente in europa ma coinvolgendo anche paesi extraeuropei, rappresenta un'epoca chiave per la modernità e la tecnologia, ma anche una regressione antropologica. Questo sintesi descrive i principali eventi e cause della guerra, dalla visita di sarajevo a francesco ferdinando all'ingresso degli stati uniti. La guerra fu una guerra totale, coinvolgendo la popolazione civile in modo inusuale, e fu anche ideologica, con l'uso sistematico della propaganda.

Cosa imparerai

  • Cosa causò la prima guerra mondiale?
  • Che paesi furono coinvolti nella prima guerra mondiale?
  • Come la guerra fu ideologica?

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 15/06/2019

kiara-melissa-aguilar
kiara-melissa-aguilar 🇮🇹

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Scarica La Prima Guerra Mondiale: Una Guerra di Massa, Tecnologica e Ideologica e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! Sintesi Prima guerra mondiale La prima guerra mondiale costituisce secondo la maggior parte degli studiosi uno spartiacque epocale: sebbene sia combattuta perlopiù in territorio europeo, coinvolge anche i paesi extraeuropei emergenti, USA e Giappone, mobilitando un numero esorbitante di soldati dotati di armi dal potenziale distruttivo senza precedenti, grazie alle nuove tecnologie sorrette dagli apparati industriali nazionali. E’ una guerra che rappresenta dunque una iniziazione di massa alla modernità all’insegna del volto tragico della tecnologia, cui si accompagna una regressione antropologica testimoniata dalle violenze contro la popolazione civile, dal genocidio del popolo armeno, dalla disumanizzazione del nemico, dal trauma subito dai soldati. Guerra di massa e tecnologica, dunque, ma anche ideologica: l’uso sistematico della propaganda fu fondamentale per coinvolgere le masse nell’isteria di un bellicismo estetizzante che vedeva nella guerra la “sola igiene del mondo”. Molti intellettuali furono promotori e vittime di questa esaltazione retorica del virilismo e della violenza, per poi scoprire sul campo la cruda realtà. Infine, come osserva lo storico Hobsbawm, fu una guerra totale, in quanto tutta la popolazione civile fu inevitabilmente coinvolta, non solo come vittima delle violenze nelle aree invase dal nemico, ma anche in considerazione dell’impegno economico necessario a sostenere lo sforzo bellico: con la maggior parte degli uomini al fronte, furono coloro che restavano, tra cui molte donne, a sostenere l’economia di guerra. Fu guerra totale anche nel senso che, contrariamente alle guerre ottocentesche, l’obiettivo fu la resa totale e incondizionata del nemico e dunque il suo totale annichilimento. 28 giugno 1914 La visita a Sarajevo, capitale della Bosnia, da parte di Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria che non celava la sua ambizione di allargare il controllo austriaco nei Balcani, è vissuta come una provocazione. Infatti, la vicina Serbia, dopo 4 secoli di dominio turco, era diventata indipendente nel 1878 con il congresso di Berlino e sognava la realizzazione di una Grande Serbia annettendo i territori limitrofi abitati anche da popolazione di etnia serba, ma l’annessione della Bosnia Erzegovina (la cui popolazione era per metà serba) all’Austria nel 1908 aveva frustrato tale ambizione e fomentato ulteriormente il nazionalismo serbo, finanziato anche dalla Russia che sperava di allargarsi nei Balcani a spese dell’Austria. La visita provoca dunque la mobilitazione di un gruppo di studenti dell’associazione nazionalista Giovane Bosnia, riforniti di bombe a mano e revolver dall’associazione segreta serba Mano Nera. Dopo una serie di vicissitudini, il giovane Gavrilo Princip riesce nell’impresa dalle imprevedibili conseguenze. Si tratta di un casus belli che si colloca in un clima di tensioni internazionali in cui spiccano la rivalità tra Francia e Germania dovuta a contese coloniali (oltre che al senso di revanscismo francese per la sconfitta subita a Sedan nel 1870) e la rivalità tra Russia e Austria per il controllo della area balcanica. A ciò si aggiungono forti tensioni interne alle nazioni europee determinate dalle sempre più frequenti rivendicazioni operaie. 23 luglio 1914 L’Austria invia un ultimatum alla Serbia: si richiede di sopprimere le associazioni nazionaliste, di sospendere la propaganda antiaustriaca, licenziare i funzionari ostili all’Austria, arrestare i complici del delitto e far partecipare alle indagini i funzionari austriaci. L’ultimo punto, irrituale, viene respinto dalla Serbia in nome della sovranità nazionale. 28 luglio 1914 Prevalgono sui legami familiari che univano le varie case regnanti europee e sulle istanze pacifiste, variamente motivate, le ragioni dell’onore e del patriottismo, unite agli interessi di Gli Imperi centrali (Austria e Germania), pur ottenendo alcuni risultati sul fronte orientale, subiscono la superiorità economica dell’Intesa e le conseguenze del blocco navale attuato da Gran Bretagna: comincia il razionamento dei viveri. Alla fine dell’anno la Germania cerca un accordo diplomatico per concludere la guerra con garanzie territoriali, ma la Gran Bretagna lo respinge: si mira a una resa totale del nemico. Intanto la Gran Bretagna è impegnata anche in Siria e Palestina, dove trova una condizione favorevole grazie a una rivolta araba contro i turchi guidata dall’ufficiale inglese Lawrence. Molti artisti e intellettuali che avevano inizialmente aderito al conflitto come volontari maturano la consapevolezza della barbarie della guerra, denunciandola nelle loro opere. 1917 Viene annunciata dalla Germania, giunta allo stremo delle risorse, la guerra sottomarina totale, che prevede l’affondamento di tutte le navi senza distinzione di tipologia o nazionalità, pur nella consapevolezza che tale decisione possa provocare l’intervento USA. In aprile gli USA dichiarano guerra alla Germania. La rivoluzione che dal febbraio del ’17 travolge il regime zarista di fatto alleggerisce gli sforzi degli Imperi centrali sul fronte orientale, consentendo loro di concentrarsi su quello occidentale. La notizia della rivoluzione si diffonde tra le truppe, incrementando l’insofferenza verso il conflitto. Si moltiplicano le diserzioni negli eserciti, così come gli scioperi operai (Berlino, Torino): il fronte interno dà segni di cedimento. In agosto il papa Benedetto XV invia una nota ai capi degli stati in guerra deplorando l’inutile strage e invitando alla negoziazione. In ottobre gli austriaci con l’appoggio tedesco sfondano il fronte italiano sull’Isonzo, a Caporetto, minacciando di dilagare nella pianura padana. L’esercito è in rotta. C’è chi continua a combattere, chi fugge abbandonando armi e uniformi (circa 350.000 soldati). Faticosamente l’esercito italiano si ritira e organizza una linea di resistenza sul Piave e sul monte Grappa. Numerosi gli ammutinamenti e le diserzioni, puniti con fucilazioni. Sono posti sotto accusa il pacifismo cattolico e socialista e l’incertezza di Boselli, costretto a dimettersi. Il generale Cadorna afferma: “L’ESERCITO CADE NON SOTTO I COLPI DEL NEMICO ESTERNO, MA SOTTO I COLPI DEL NEMICO INTERNO”. Il nuovo primo ministro Orlando sostituisce l’inflessibile generale Cadorna con Armando Diaz, mobilitando anche i giovani nati nel ’99. Si cerca il consenso dei soldati attenuando le durezze della guerra (licenze, vitto) e con la promessa di terre ai contadini. Si potenzia la propaganda (“servizio P”) svolta da intellettuali, insegnanti, ufficiali, mediante pubblicazione di giornali di trincea. Nelle zone occupate dagli austro-tedeschi (Friuli e Veneto) avviene ciò che già era avvenuto altrove: saccheggi, stupri, repressione feroce. A dicembre la Russia esce di fatto dal conflitto (la pace di Brest Litovsk verrà ufficializzata nel marzo del 1918). 1918 8 gennaio: il presidente USA Woodrow Wilson enuncia al Congresso i 14 punti che sintetizzano gli obiettivi politici dell’intervento americano: libertà di commercio, riduzione degli armamenti, autodeterminazione dei popoli, rispetto delle minoranze, abolizione delle diplomazie segrete e formazione di una Società delle Nazioni. Tra marzo e luglio i tedeschi avviano una serie di offensive in Francia, ma in luglio con l’arrivo degli USA si apre una controffensiva con ampio uso di aerei e carri armati. La superiorità del potenziale economico e industriale dell’Intesa unita agli effetti del blocco navale piega i tedeschi. Il fronte tedesco è sfondato ad Amiens in agosto e l’imperatore Guglielmo II propone un armistizio, di nuovo respinto dall’Intesa che pretende la resa totale. Gli italiani recuperano terreno contro gli austriaci, mentre l’Impero austro-ungarico si disgrega in una serie di repubbliche indipendenti: a Praga i nazionalisti proclamano la Repubblica cecoslovacca, come gli ungheresi; a Zagabria viene costituito lo stato iugoslavo. In ottobre una serie di ammutinamenti nella flotta tedesca segnano la fine della compattezza tedesca. Intanto si arrendono Bulgaria e Impero ottomano. Il 3 novembre l’Austria firma l’armistizio, seguita una settimana dopo dalla Germania (11 settembre), dove l’imperatore è costretto all’abdicazione e all’esilio viene proclamato capo del governo il socialdemocratico Ebert. La guerra ha provocato la morte di circa 10 milioni di soldati, cui vanno aggiunte i 20 milioni di vittime dell’influenza spagnola tra il ’18 e il ’19 (12 milioni nella sola India). 1919 Gennaio: comincia la conferenza di pace a Parigi, a Versailles. A giugno si definisce con il trattato di Versailles la pace con la Germania, accusata di essere la vera responsabile del conflitto. Si dissolvono quattro imperi (ottomano, austriaco, tedesco e zarista) e i territori europei vengono ridisegnati dando vita a nuovi stati che spesso non corrispondono a identità nazionali coese. 50. L'Europa nel 1923, all'indomani della Grande Guerra
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