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Prima guerra mondiale - Storia del mondo contemporaneo, Appunti di Storia Contemporanea

Dalla crisi di fine secolo alla Prima guerra mondiale

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 28/06/2021

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alessia-verde-29 🇮🇹

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Scarica Prima guerra mondiale - Storia del mondo contemporaneo e più Appunti in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! DALLA CRISI DI FINE SECOLO ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE cap. 1: ALLE RADICI CULTURALI E PSICOLOGICHE DI UNA CRISI La società in quel tempo era in tensione relativamente a una serie di problemi che determinarono la crisi di fine secolo. Ebbe degli aspetti molto concreti come i tumulti di Milano del 1968, fu una crisi alimentata anche dalla crisi per la mancanza di cibo. La società di fine ‘800 era avviata a diventare una società di massa. Le masse erano diventate qualcosa di percepibile dato che erano concentrate nelle città , avevano interessi comuni e diffusi, vivevano in una società con nuovi problemi e nuovi strumenti di analisi scientifica. È il momento in cui nasce la sociologia, questa scienza che è in grado di diagnosticare la crisi non riesce tuttavia a rimediare a questi mali. Nella rivista francese chiamata “Rivista dei due mondi” il direttore conia un'immagine efficace ossia parla di una bancarotta della scienza denunciando la non capacità di rimediare ai mali che essa stessa diagnostica. Tutto questo è indizio che la società fino a quel momento fu animata da una fiducia nel progresso della scienza, motivata teoricamente dal positivismo che diventa una mentalità tipica della classe borghese. In questo momento questa mentalità inizia a dare cenni di una crisi. La società di fine secolo è come se avesse tutta l'ambizione di spalancare nuovi orizzonti ma anche tutti i timori relativamente a questi orizzonti che lasciano inquieti. Ci sono tremori e speranze che si contraddicono e questo lo testimonia l'arte e in particolare l'arte decadentista e le avanguardie che per prime avvertono i cambiamenti. Ciò che si prova è un disorientamento per la rapidità e l'intensità dei cambiamenti. Il positivismo è in crisi e contro di esso c'è una sorta di rivolta antipositivista, anti individualista e idealista. Gli intellettuali sono alla ricerca di un nuovo ruolo sociale e cercano di portare avanti queste istanze di cambiamento nei vari socialismi ossia quelle teorie e istanze che avevano come proprio terreno di indagine la società messa al centro con i suoi problemi di cambiamento. Accanto a queste prospettive c'erano i nazionalismi. Queste teorie cercavano di porsi come antidoto al collasso individualista. L'avanguardia come il futurismo si pone come novità sul piano delle arti e della politica e della vita quotidiana. COS’E’ LA NAZIONE? La nazione è un'appartenenza che ci trascende, che sta prima e dopo di noi e che può dare una prospettiva di futuro e di permanenza che va dopo la vita degli individui, viene quindi intesa come metro decisivo di ogni valore. Insiste su peculiarità storico-biologico e identifica dei popoli che per qualcuno sono sempre esistiti e che sono in concorrenza (non è solo economica) (darwinismo sociale). Il timore è quello di andare contro una decadenza e qualcuno inizia ad affermare la necessità di una guerra che è un "bagno di sangue" da cui una nazione può uscirne rinata. COLLEGAMENTO CON BOCCIONI e il quadro LA CITTA' CHE SALE. cap.1: IL NAZIONALISMO De Giorgi ha scritto che la modernizzazione si è configurata come secolarizzazione cioè avvenne uno spostamento del riferimento religioso alle realtà temporali e in particolare una: la nazione. Questo ha generato una sacralizzazione della politica e una mitizzazione del potere. In una classe media, in un’opinione pubblica di coloro che partecipano leggendo i giornali la questione religiosa se c'è è sempre più relegata nel privato e ci si affida molto di più alla parola della scienza (che però tra la fine 800 e inizio 900 è in crisi). La politica assume in sè il compito di proporre un significato all'esistenza e al fine fondamentale dell'esistenza. Questo ha prodotto un sistema di credenze, di miti, di riti capaci di reinterpretare e finalizzare il bisogno umano di senso dentro un orizzonte di significati. Si tratta di una questione che viene da lontano in quanto già Feurbach aveva detto che la politica debba diventare la nostra religione e questo può avvenire soltanto se si possiede nella propria visione del mondo un qualcosa di supremo che trasformi la politica in religione. cap. 2: LA SITUAZIONE ITALIANA Anche per l'Italia gli anni precedenti alla prima guerra mondiale sono segnati dalla crisi di fine secolo. In particolare si ha un progresso economico che stimola cambiamenti di natura più alta, emergono nuove forze politiche dato che le masse operaie concentrate nelle città condividono problemi e urgenze. Un esempio è il partito socialista, sono presenti anche i cattolici che, però, non sono un partito in quanto per loro esige ancora il non expedit, ma sono attivi in società con cooperative della più varia specie, si tratta di una forza sociale che contesta lo Stato liberale. Con queste nuove forze politiche si teme per una rivoluzione. Nel 1898, quando scoppiamo alcune rivolte a Milano a causa della mancanza del pane le cose diventano pericolose. I socialisti ne restano fuori ma il timore che queste rivolte diventino una rivoluzione causa l'intervento dell'esercito in piazza a Milano. Le forze militari sono guidate dal generale Bava Beccaris che sparerà sulla folla. In quegli stessi anni Sonnino scriverà "torniamo allo statuto" ciò significa che il Governo avrebbe risposto al Re e non più al Parlamento, questo significa di fare a meno del peso del Parlemento. Il secolo si chiude con la repressione, con un esito antiparlamentare e democratici . Le masse sono fuori dallo Stato, si punta al rafforzamento dell'esecutivo con Pellioux al governo. In queste decisioni piomba l'uccisione di Re Umberto I, ucciso dal generale Bava Beccaris, a cui succederà Vittorio Emanuele III. Egli non sconfessa la democrazia allora vigente e apre alla SINISTRA  contrasto austro-italiano a causa delle terre irredente  sotto tutto questo ci sono i sentimenti imperialistici e nazionalistici condivisi dalle masse nella volontà di affermare le proprie nazioni sul quadro internazionale  esistenza di sentimenti della sopravvivenza del più forte tra i vari paesi alimentati dalla visione darwinista, vitalismi e revanechismi(si legge revanscismi)  idea di un mondo finito con risorse limitate  diffidenze reciproche e di riarmo per far fronte a un pericolo potenziale o per essere in grado di affermarsi a scapito delle altri  il sistema delle alleanze non faranno che esasperare queste situazioni UNA GUERRA PROGETTATA E IMPREVISTA Vengono utilizzati due aggettivi PROGETTATA ed IMPREVISTA. Progettata perché è una guerra a cui tutti i paesi europei si stavano preparando da anni, c’era un ricorso agli armamenti da parte di tutti. Imprevista perché si tratta di una guerra di tipo nuovo. Ci sono dei fattori che alimentano lo scoppio della Prima Guerra Mondiale(VD. CAPITOLO 1 del libro):  Fede positivista che è la fede nella scienza applicata, nel progresso, è una alimentata dal fatto che progresso potrà risolvere i problemi dell’umanità. Si tratta comunque di un’ideologia già in crisi. Troviamo anche delle concezioni darwiniste applicate alle dinamiche sociali e della politica internazionale  Pulsioni idealistiche e vitalistiche, degenerazione e il bisogno di rigenerarsi dal “bagno di sangue”  Realtà tecnologica e industriale che renderà le cose tragiche in quanto le potenzialità industriali sono enorme e questo farà si che verranno prodotte armi a quantità enorme  Società di massa Cap. 4: LO SCOPPIO DEL CONFLITTO E DEL SUO ALLARGAMENTO I fattori che portano allo scoppio della guerra furono molteplici ma la “miccia” scatenante avvenne il 28 giugno 1914. A Sarajevo uno studente di etnia serba ma di nazionalità bosniaca uccide l’erede al trono d’Austria Francesco Ferdinando e la moglie Sofia. Si tratta di un omicidio politico e c’è la volontà dell’assassino di liquidare un uomo pericoloso dal punto di vista delle ambizioni dei serbi. La Serbia è uno stato indipendente mentre la Bosnia è una regione che fa parte dal 1909 all’impero austroungarico, in Bosnia la metà della popolazione era ed è di etnia serba e c’era la volontà di unificare tutti i serbi sotto un unico stato serbo: questa concezione prende il nome di PANSERBISMO. L’altra metà della popolazione è bosniaca e quindi islamica. Le differenze etniche erano comunque molto sentite. Ma chi è Francesco Ferdinando? È l’erede al trono e il sostenitore di una politica trialistica che voleva fare dell’impero austroungarico un impero a tre teste ossia dare rilievo all’elemento slavo in modo da contenere il peso ungherese che era anche demograficamente cospicuo che rischiava di fare pressione sull’elemento austriaco. Si faceva quindi promotore di una politica di integrazione, di concessione e di peso maggiore all’interno dell’impero dell’elemento slavo. Questa situazione toglieva ogni speranza di poter un giorno arrivare a comprendere i serbi della Bosnia dentro un grande stato serbo. Questa era l’analisi che potevano fare i membri della “mano nera”, un’organizzazione patriottica secondo i serbi e terrorista secondo gli austriaci. L’austria-ungheria accusa la Serbia di essere dietro a questo attentato e pone un ultimato alla Serbia con varie garanzie tra le quali c’è la richiesta che gli ufficiali austriaci partecipassero alle indagini sul territorio serbo. Questa richiesta non venne accolta dalla Serbia e dopo un mese alla scadenza prevista dall’ultimatum l’impero austroungarico attacca la Serbia. L’impero austroungarico ha l’appoggio della Germania questo fa si che la Russia interverrà a favore della Serbia. Gli stati coinvolti iniziano a mobilitare l’esercito, in questa inarrestabilità del meccanismo gioca un ruolo fondamentale la modernità ,infatti, i mezzi di telecomunicazione sono molto rapidi ed efficaci che accelerano le notizie ma le rendono anche sintetiche e alle quali bisogna dare delle risposte immediate. Anche questo causa una situazione di tensione, accentua quei preparativi di guerra che erano in atto da anni. La Germania ha una volontà molto precisa di fare la guerra e interpretano gli sforzi di pace dell’Inghilterra(altra grande potenza europea) come una non volontà di intervenire. Dopo la dichiarazione di guerra tutto detona e quello che è stato a lungo il concerto europeo delle grande potenze sta fallendo e così il sistema delle alleanze che vede due grandi schieramenti: 1. LA TRIPLICE ALLEANZA che vede unite la Germania, l’Italia e l’Impero austroungarico 2. LA TRIPLICE INTESA che vede unite Francia, Inghilterra e Russia Dichiarata la guerra alla Serbia, l’Austria, provoca la reazione della Russia che mobilita l’esercito. L a Germania è preoccupata dalla mobilitazione russa che il 1 agosto 1914 dichiara guerra alla Russia. Sul fronte francese la situazione è la stessa al punto tale che la guerra verrà dichiarata il 3 agosto. La Germania si prepara da anni a questa guerra e sa che dovrà affrontare la guerra su due fronti, questa nazione ha pronto un piano che prende il nome del generale Von Schlieffen. Il piano prevede di fare un attacco rapido e a sorpresa contro la Francia passando per il Belgio per arrivare a prendere Parigi e la Francia non avrebbe che potuto chiedere la pace. La Germania avrebbe poi passato il grosso delle truppe sul fronte con la Russia. Si tratta di inaugurare la “guerra lampo” adoperando i progressi economici, soprattutto nei trasporti tecnologici, che il progresso ha messo a disposizione. Succede che la Germania chiede al Belgio, paese neutrale, di passare con l’esercito sul territorio ma il Belgio nega questa possibilità e così la Germania dichiara guerra al Belgio e oltrepassa il suo territorio. A questo punto interviene l’Inghilterra a difesa del Belgio che dichiara guerra alla Germania. I tedeschi arrivano a 40 km da Parigi e il piano sembra funzionare piuttosto bene e quest’avanzata è fin troppo rapida e rallentata da una resistenza del Belgio che è superiore al previsto. L’esercito belga allaga parte del paese rompendo le dighe e ponendo un limite naturale all’avanzata dell’esercito tedesco. I francesi si riorganizzano e vedendo minacciata Parigi fanno arrivare, attraverso le linee ferroviarie che convergono a Parigi, numerosi rinforzi. C’è comunque un’agitazione notevole e si usa qualunque per far affluire i soldati sul fronte. Troviamo quindi un contrattacco francese, il fronte occidentale si attesta sulla Somme e a novembre si immobilizza. Sull’altro fronte però la Russia attacca fortemente la Germania che, però, riuscirà a sconfiggere la Russia nelle battaglie di Tannenberg e dei Laghi Masuri. Queste due sconfitte richiedono lo spostamento di numerose truppe tedesche dal fronte occidentale. La guerra cambia specie e diventa di LOGORAMENTO, di TRINCEA. Ci sono ambizioni nazionali e timori di essere sacrificati nel dopoguerra che determineranno l’allargamento del conflitto ad altre nazioni su scala mondiale: 1914 agosto: il Giappone entra in guerra per impadronirsi delle colonie tedesche novembre: l’Impero Ottomano interviene a fianco dell’Intesa 1915 maggio: l’Italia entra in guerra a fianco dell’Intesa settembre: la Bulgaria entra in guerra a fianco degli Imperi centrali 1916 marzo: ricolta del Portogallo a fianco dell’Intesa agosto: la Romania si allea con l’Intesa 1917 gli USA e la Grecia si alleano con l’Intesa seguiti da Cina, Brasile e altri paesi latinoamericani Cap.5: LA NUOVA SPECIE DI GUERRA È una guerra di nuova specie per tante ragioni: la prima novità è la massiccia introduzione e applicazione delle generali conquiste del progresso scientifico che poi si declina in tecnologico, è una guerra fatta di nuovi armi anche se tutto sommato sono una evoluzione tecnologica di quelle vecchie( come la mitragliatrice che spara in continuazione e quindi non è necessario mirare l’obiettivo dato che spara a raffica, oppure armi a gas). Troviamo quindi un’industrializzazione della guerra che lavora sulla produzione di massa. Rispetto all’applicazione delle nuove armi la tattica sul campo di battaglia rimane antiquata ed è quella dell’attacco frontale ossia un assalto di fanteria che invade le trincee. renderà la guerra più aspra e più cattiva e certamente condotta fino alle sue estreme conseguenze, non si può fare un armistizio con il male ma va distrutto. Oltre alla propaganda c’è un’altra questione: ossia la gestione della memoria di un fatto così tragico e sanguinoso, è una memoria che troverà nei grandi cimiteri e negli altarini laici dove i caduti vengono ancora ricordati in tutti fino ad arrivare a più grandi complessi che raccolgono le ossa dei caduti come Redipuglia per culminare poi nell’Altare della Patria ossia il Vittoriano, dedicato a Vittorio Emanuele II. Tutto questo genererà un culto delle memorie che alimenterà nel 20ennio fascista che la nazione fosse stata meglio rappresentata in guerra, nello sforzo di tutto e non la democrazia con i suoi riti esasperanti e mai decisivi. Cap. 6: L’INTERVENTO ITALIANO La guerra scoppia e l’Italia dichiara la propria neutralità. Nel paese ci si interroga su questa guerra e su quanto l’Italia possa permettersi di rimanerne fuori in quanto significa rimanere una potenza di secondo o terzo ordine non aggiudicarsi un titolo di tra le potenze europee. In Italia troveremo due posizioni: 1. NEUTRALISTI, troviamo i socialisti che ritengono che le guerre fra gli stati siano fatte per conquistare il dominio economico dai capitalisti, i socialisti ammettono una solo guerra ossia quella tra i proletariati e i capitalisti. I socialisti italiani e quelli russi sono tra i pochi che manterranno questa posizione lungo tutta la guerra. Troviamo anche i cattolici che vogliono il bene per la propria patria, sono per la pace, loro ammettono solo le guerre giuste. Cosi come i cattolici anche il pontefice e la santa sede erano contrari. Neutralisti sono anche i liberali giolittiani per ragioni politiche Giolitti pensa che si possa ottenere “parecchio” non intervenendo in guerra. 2. INTERVENTISTI, troviamo la Corte e il governo Salandra per ragioni di calcolo politico, infatti comprendono che questa guerra avrebbe portato alla ridefinizione degli equilibri europei e l’Italia che ambiva ad essere una delle potenze europee non poteva restarne fuori, i nazionalisti che vogliono completare l’unificazione italiana, sono a favore dell’imperialismo, sostengono l’intervento a fianco dell’alleato austriaco, troviamo gli irredentisti ossia quegli italiani che più si agitavano per redimere le zone dove abitavano ossia quelle irredente quali il Trentino, la Venezia - Giulia ma anche l’Istria e la Dalmazia(troviamo esponenti come cesare battisti che era un socialista ma anche dei nazionalisti ). C’era anche la posizione degli interventisti democratici che erano a favore dell’intervento per ragioni ideologiche, ossia portare la democrazia in tutta Europa e distruggere gli imperi della Germania e quello Austroungarico che era definito la prigione dei popoli. Più curiosa è la posizione dei sindacalisti rivoluzionari che ritenevano che la guerra avrebbe fatto esplodere le contraddizioni del capitalismo e avrebbe aperto la strada alla rivoluzione marxista. Provenendo da un partito socialista di cui era uno dei massimi esponenti c’era Benito Mussolini che poi verrà espulso dai socialisti e darà vita al giornale “il popolo d’Italia”. Mussolini crede che la guerra possa rigenerare la Nazione per arrivare poi ad una rivoluzione sociale e la guerra avrebbe fatto da levatrice. Questa è la situazione di un dibattito, sono molte le voce che emergono tra cui anche quella di D’annunzio. L’Italia è alleata nella Triplice Alleanza con l’Impero Austroungarico e quello Tedesco, è stata un’ alleanza con dei problemi nella quale l’Italia è entrata per uscire dall’isolamento in cui si era trovata a fine ‘800, era un po’ una scelta obbligata dal momento che i suoi interessi di carattere nazionale non erano assecondati da Francia e Inghilterra. Permaneva irrisolto il problema che l’Italia aveva con l’Impero Austroungarico, ossia quello delle terre irredente. Il 2 agosto 1914 l’Italia dichiara la sua neutralità, non viene consultata dalla altre due potenze con cui è alleata per l’entrata in guerra e lo scopo di quest’alleanza è solo difensivo. Il 26 aprile 1915 viene siglato il Patto di Londra con gli alleati dell’Intesa (Francia, Inghilterra e Russia), è un patto segreto, firmato dal governo, ne era a conoscenza la monarchia ma non il parlamento e prevedeva che: l’ annessione del Trentino, della Venezia - Giulia, dell’Istria ma non della città di Fiume, della Dalmazia e le Isole che ha davanti. Si assecondava cosi la volontà di riunire gli italiani che si erano installati in quelle terre. Il patto prevedeva l’attribuzione all’Italia di territori strategici quali il Tirolo del Sud,ossia l’Alto Adige che avrebbe portato il confine dell’Italia al confine naturale, dove si può difendersi meglio dall’avversario. Si prevedeva poi un protettorato in Valona e Saseno in Albania per fornire all’Italia le chiavi che davano accesso al Mare Adriatico, sfruttamento del bacino carbonifero di Adalia in Turchia, la conferma della sovranità italiana sulla Libia e del Dodecaneso ossia isolette di fronte alla costa turca. Ed infine la partecipazione dell’Italia alla spartizione delle colonie tedesche. Alle rivendicazioni nazionali si affiancano le ambizioni dell’Italia, in particolare, quello di fare dell’Italia una grande potenza che controllasse quel mare stretto e pericoloso che è l’adriatico e quindi la volontà di fare dell’adriatico un mare (allora chiamato lago) italiano. Le diplomazie si muovono e l’Italia è fatta oggetto di un intenso corteggiamento dalle varie potenze quindi Francia, Inghilterra e Russia da una parte e Germania ed Austria dall’altra. Ci sono, anche per la spinta della parte giolittiana della politica aperture con l’impero austroungarico per discutere ed ottenere quel “parecchio” che secondo Giolitti si poteva ottenere senza entrare in guerra. Il governo Salandra con l’appoggio del Re arriva a firmare il patto di Londra ma bisognava arrivare ad ottenere una ratifica anche da parte del Parlamento al cui capo c’era Giolitti, schierato per la neutralità. Come portare il paese in guerra e condividere l’iniziativa che il governo orami aveva gia preso? Bisogna far vedere che il paese la guerra la vuole e ci sono già i gruppi attivi, come i nazionalisti, che con manifestazioni cerca di mobilitare l’entrata in guerra italiana. Le piazze sono agitate, troviamo D’annunzio che dal balcone terrà alcuni discorsi, troviamo degli studenti e quelle persone membri della borghesia che vedono nella guerra vittoriosa la possibilità di nove fortune per il paese. Il 13 maggio 1915 Salndra rassegna le dimissioni ma verrà reincaricato e il 24 maggio 1915 si arriva alla dichiarazione di guerra all’Austria e cominciano cosi le ostilità. Cap.7: IL QUADRO GENERALE DEL CONFLITTO TRA IL 1915 E 1916 Fronte occidentale (ossia quello tra Francia e Germania) si continua negli attacchi di massa cercando inutilmente di arrivare ad una spallata risolutiva. Tra i molti combattimenti i più sanguinosi furono l’assedio della piazza di Verdun da parte dei tedeschi, d’altra parte gli inglesi tenteranno inutilmente di sfondare sulla Somme. In queste due vicende si faranno un milione e mezzo di morti tra francesi, inglesi e tedeschi. Fronte italiano gli italiani avanzano sulla linea del confine e gli austriaci si arretrano tatticamente, più pericolosa nel 1916 sarà la Strafexpedition ossia la spedizione punitiva con cui gli austriaci avrebbero voluto punire gli italiani per aver tradito l’alleanza. Gli italiani presero un forte spavento che provocherà il compattamento di tutte le forze politiche a sostegno di un governo nazionale guidato da Boselli (tranne i socialisti). Anche nel caso del contesto italiano si risolverà tutto in un dissanguamento forse più italiano che austriaco, anche quando viene presa Gorizia si tratterà di una conquista dal valore simbolico e gli austriaci rimangono attestati sulle alture della città e minacciano continuamente di poter riprendere il controllo della città. Il fronte italiano era pericolosamente esposto verso est e c’era il tentativo austriaco di tagliare la retrovia, di discendere lungo le valli del Piave e dell’Adige isolando il grosso dell’esercito italiano. Gli avanzamenti dell’esercito italiano a est e sulla parte nord che spesso sono rappresentati dall’arretramento volontario degli austriaci per posizionarsi su fronti più difendibili. Fronte orientale è quello tra Russia, Germania e Austria, i tedeschi sono avanzati occupando le terre polacche della Russia (non la Polonia che non esisteva più), l’Austria ha occupato la Serbia. C’è un tentativo anglo-francese (soprattutto inglese) fondato sull’apporto dell’Anzac ossia corpo di spedizione australiano e neozelandese (sudditi della corona inglese = per questo partecipano alla guerra) uno sbarco a Gallipoli in Turchia x costringere l ‘impero ottomano a ritirarsi dal conflitto. Questo evento rappresenta per l’Australia un evento memorabile e per la Nuova Zelanda è l’atto fondativo dell’unità nazionale. Nel 1916 la Russia attacca l’Austria per alleggerire l’italia dalla spedizione punitiva. I successi militari sembravano favorire i tedeschi in particolare ma nonostante l ‘impegno messo dai tedeschi nella guerra sottomarina per isolare laGran Bretagna dai rifornimenti provenienti dagli Usa che ad un certo punto diventerà indiscriminata e si arriverà ad abbattere qualsiasi imbarcazione anche non di tipo di militare, la Francia e l’Inghilterra mantengono la superiorità economica e l’Inghilterra impone un blocco alla Germania. Il 1917 sarà un anno cruciale per tante ragioni: entrano in guerra gli USA che per essere operativi sul campo di battaglia ci metteranno molti mesi, è l’anno della rivoluzione d’ottobre in Russia che farà si che in pochi mesi dovrà uscire dal conflitto. Il 24 ottobre 1917 rappresenta la disfatta di Caporetto che consiste nello sfondamento del fronte italiano da parte dei tedeschi che vincono. Il fronte viene sforzato a Caporetto e l’attacco viene condotto prima con i gas, poi segue un attacco alla cavalleria ed infine alla fanteria.
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