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Prima Guerra Mondiale, Appunti di Storia

Scoppio della guerra, situazione dell'Italia, analisi dei principali avvenimenti di ciascun anno, trattati di pace e parentesi finale sul genocidio degli armeni.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 01/06/2023

Sara_Bonacorsi
Sara_Bonacorsi 🇮🇹

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Scarica Prima Guerra Mondiale e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! PRIMA GUERRA MONDIALE Essa scoppia a seguito dell’attentato di Sarajevo del 28 Giugno 1914, in cui viene ucciso l’arciduca d'Austria, erede al trono d’Austria, Francesco Ferdinando D'asburgo, da Gavrilo Prinzip, uno studente bosniaco che apparteneva ad una associazione irredentista bosniaca; Gavrilo Prinzip lottava quindi per l’indipendenza della Serbia, che era in precedenza stata annessa all’Impero austro-ungarico. Dietro di lui e dell’associazione vi era l’appoggio della Serbia. Questo attentato fu però solo la scintilla che fece scoppiare l’incendio, ma non fu di certo la causa, perché di per sé non è sufficiente per far scoppiare una guerra di tali dimensioni (vi erano già molte tensioni). L’Austria decise di sfruttare l’occasione per regolare i conti con la Serbia, che era il Paese che dalle due guerre balcaniche aveva tratto maggiori vantaggi, rafforzandosi e allargandosi (inoltre dietro la Serbia vi era la Russia); la Serbia era quindi una spina nel fianco, perché alimentava le spinte indipendentiste degli altri Paesi dei Balcani, perché voleva creare uno Stato che li riunisse tutti. Così il 23 Luglio inviò alla Serbia un pesante ultimatum, che prevedeva quasi una sottomissione della Serbia (doveva anche cedere una parte della sua sovranità); esso era volutamente un ultimatum irricevibile, volto proprio a giungere ad uno scontro. Infatti la Serbia, sicura dell’appoggio russo, non accettò l’ultimatum e allo scadere, nel 18 Luglio, l’Impero austro-ungarico dichiarò guerra alla Serbia: così inizia la Prima guerra mondiale (può però ancora sembrare una crisi regionale). La Russia subito rassicurò la Serbia che l’avrebbe aiutata e il 29 Luglio ordinò la mobilitazione generale dell’esercito, lungo tutto il confine occidentale (non solo con l’Austria, ma anche con la Germania). Ciò fu preso dalla Germania come un atto ostile, per cui dopo pochi giorni essa invia un ultimatum alla Russia, chiedendogli di interrompere quella mobilitazione; la Russia non lo accolse e l’1 Agosto la Germania dichiara guerra alla Russia. Il giorno stesso la Francia, alleata della Russia, prepara le truppe e la Germania invia un ultimatum simile a quello russo; la Francia non accetta e il 3 Agosto la Germania dichiara guerra alla Francia. 2 Il giorno successivo la Germania viola la neutralità del Belgio per far attraversare le truppe su quel territorio per attaccare la Francia nella sua parte più debole (il giorno prima gli aveva chiesto di far passare le truppe, ma lui aveva rifiutato). Nel frattempo l’Italia decide di dichiarare la sua neutralità (può farlo perché la Triplice Alleanza era un trattato difensivo); questo anche perché gli alleati non l’avevano consultata quando avevano dichiarato guerra. L’Inghilterra, che era legata a Francia e Russia, in vista del pericolo di una rapida vittoria tedesca e visto ciò che la Germania aveva fatto con il Belgio, nel 5 Agosto dichiara guerra alla Germania. Nel giro di una settimana tutte le principali potenze europee si erano trovate coinvolte nel conflitto. A provocare tutto ciò fu il comportamento della Germania, che, appena era scoppiata la guerra tra Austria e Serbia, aveva garantito il pieno appoggio all’alleato, poi aveva dichiarato l’ultimatum alla Russia e alla Francia (è quindi una sorta di accelerazione); ma perché fa così? ➢ soffriva di una complesso di accerchiamento, perché riteneva di essere frustrata nelle sue legittime aspirazioni imperialistiche, di essere contrastata dalle altre potenze; vi era quindi la volontà di vincere una guerra per affermare la propria potenza ➢ era la più potente a livello militare e vi era la volontà di mettere alla prova questa macchina militare ➢ la Germania decise di seguire in modo preciso il piano strategico militare Schlieffen, che era stata pensata in precedenza (tra fine ‘800 e inizio ‘900) in prospettiva di una guerra mondiale, nel caso in cui la Germania avesse dovuto affrontare una guerra su due fronti con la Francia a ovest e la Russia a est; quando esso era stato elaborato ancora non si era avuta l’intesa cordiale tra Inghilterra e Francia. Esso prevedeva che la Germania scatenasse tutte le sue forze contro la Francia per abbatterla velocemente (riprendendo un po’ ciò che era successo nella guerra franco- prussiana), per poi trasferire tutte le truppe a est, contro un esercito, quello russo, molto più lento, ma molto difficile se organizzato. Affinché questo piano avesse successo occorreva rapidità e che fosse la Germania a dettare i tempi; fu per questo che, nonostante le conseguenze, attaccò il Belgio neutrale, per arrivare in fretta alla Francia. La variabile dell’Inghilterra però non era stata tenuta conto dal piano Schleifen e non era una variabile da poco perché: ➢ marina molto forte ➢ grande impero coloniale (maggiore disponibilità materiale) I governanti tedeschi si comportavano in modo azzardato, pensando che quel piano sarebbe stato strategico; non furono però solo loro in quella estate a dimostrare una scarsa capacità di lettura della situazione, ma tutti i governanti pensavano che con pochi grandi scontri la guerra si sarebbe risolta in pochi mesi e che loro avrebbero vinto, riuscendo a consolidare i governi e le classi dirigenti, mettendo in secondo piano i problemi di politica interna e compattando l’opinione pubblica attorno al governo (pensavano quindi che sarebbe stata veloce e che vi sarebbero stati grandi benefici). I Paesi furono quindi attraversati da una grande euforia nazionalistica per la guerra, con grandi manifestazioni; si capisce quindi come il nazionalismo e l’imperialismo fossero molto diffusi (non vi erano in Europa Paesi, grandi o piccoli, su posizioni pacifiste). Questo entusiasmo coinvolse anche il movimento operaio e i partiti socialisti della Seconda Internazionale, che, avendo predicato l'internazionalismo, non avrebbe dovuto appoggiare 5 coniarono vari slogan a sostegno dell’entrata in guerra, sottolineando anche la bellezza estetica della guerra, per i suoi aspetti eroici e per la sua modernità. Continuarono a pensare di dover scendere al fianco degli Imperi centrali fino circa all’Ottobre del 1914, quando il piano Schlieffen fallì (dopo si cominciò a cambiare idea). ★ interventismo di destra moderato: il governo (Salandra e poi diviene ministro degli esteri Sonnino), perché ritenevano che una vittoria avrebbe consolidato il governo e i partiti che lo sostenevano, portando finalmente al tramonto del giolittismo; anche Slandra e Sonnino inzialmente volevano entrare in guerra al fianco degli Imperi centrali (preferenza del mondo politico centarle pe la Germania), ma quando si capì che non era per niente socntata la vittoria tedesca (ma anzi) si cominciò a cambiare idea. A favore della guerra era anche: ➔ il re, che voleva guadagnare potere e lustro per casa Savoia ➔ esercito ➔ alcuni settori dell'industria (soprattutto le industrie pesanti e meccaniche che avrebbero dovuto produrre armi e tutto il resto) ➔ intellettuali (l’Italia più istruita) e la stampa (Corriere della Sera, diretto da Luigi Albertini), che influenzavano l’opinione pubblica. Gabriele d’Annunzio fu tra le voci più ascoltate dell’interventismo (scrisse molto a favore dell'entrata in guerra) ➢ neutralisti: ➔ Giolitti: sosteneva che l’Italia non era preparata per una guerra di quel tipo (lettura migliore) e che avrebbe potuto guadagnare parecchio (teoria del parecchio) contrattando la propria neutralità, per esempio scambiando la propria neutralità con le terre irredentiste austriache (garantiva all’Austria che non sarebbe entrata in guerra al fianco della Triplice Intesa in cambio delle terre irredenti); inoltre la sua industria avrebbe potuto guadagnarci producendo e fornendo a tutte le altre potenze ciò che loro in quel momento non erano in grado di produrre ➔ socialisti: non entrò mai in un’unione sacra; vi è una sola grande eccezione, quella di Benito Mussolini, che inizialmente, nel suo giornale, l’Avanti!, di cui era il direttore, si era dichiarato neutralista, ma poi comincia sempre di più ad avvicinarsi alle posizioni rivoluzionarie (nonostante in passato avesse votato per l'espulsione dei socialisti rivoluzionari) fino ad arrivare a dichiararsi nel giornale come filo-interventista; comincia poi a raccogliere aiuti dalla Francia (le potenze cercavano di far entrare in guerra altri Paesi) e da altri giornali, per poter fondare il proprio giornale, Il popolo d’Italia, giornale che si dichiara socialista, sebbene Mussolini venga allontanato dal partito perché contrario alla decisione del partito sulla guerra (socialisti neutralisti). ➔ Chiesa cattolica: ★ masse cattoliche e contadine, naturalmente portate ad un rifiuto della guerra ★ Vaticano, che vuole assecondare la volontà delle masse contadine e che è preoccupata perché ha capito che se l’Italia fosse entrata in guerra lo avrebbe fatto non al fianco della cattolicissima Austria, ma della laica e repubblicana Francia 6 Nel 1914 inoltre muore Pio X e sale al soglio pontificio Benedetto XV (fino al 1922). Quindi il fronte neutralista era di molto più consistente, sia come istituzioni (la maggioranza era giolittiana) sia come popolazione (le masse contadine), per cui perché l’Italia è entrata in guerra? Ci sono vari motivi: ➢ su posizioni interventiste erano il governo (di Salandra con il ministro degli esteri Sonnino) e il re, Vittorio Emanuele III, che poteva intervenire in modo determinante su questo tipo di decisioni ➢ il fronte interventista pur essendo minoritario e molto variegato aveva dalla sua parte gli organi più capaci di fare propaganda e di trascinare l’opinione pubblica (la stampa, la borghesia di cultura, come anche gli insegnanti); quindi gli interventisti furono in grado di mobilitare mezzi, di cui avevano la disponibilità, per convincere, dando l’impressione anche di essere molto più numerosi di quanto in realtà non fossero. Che manovre fece il governo? Il governo inizialmente cercò di intavolare trattative sia con gli Alleati, sia con gli Imperi centrali (vi era ancora la Triplice Alleanza), per capire anche che cosa l’Austria fosse disposta a cedere all'Italia in cambio di una sua entrata in guerra o anche di una sua neutralità; tuttavia i territori che voleva l’Italia erano territori che l’Austria difficilmente avrebbe ceduto (es. Trento e Trieste, che però erano territori austriaci, o l’area dei Balcani, che però era una zona di forte interesse austriaco); la Germania, che voleva che l’Italia entrasse in guerra, cercò di convincere l’Austria ad assecondare alcune delle richieste italiane e lei fece capire che sarebbe stata disposta a farlo, ma si capiva che la cosa non sarebbe stata facile. Al contrario per la Francia, l’Inghilterra e la Russia le richieste dell’Italia non erano un problema, perché riguardavano territori nemici: era nell’ordine delle cose che l'Italia entrasse in guerra con l’Intesa. Quando poi l’avanzata tedesca in Francia si interruppe gli interventisti cominciarono a scegliere definitivamente la parte dell’Intesa, nel caso si fosse entrato in guerra. Sonnino firmò il patto di Londra il 26 Aprile del 1915, con cui stabiliva l’Italia si impegnava ad entrare in guerra al fianco dell’Intesa; si trattava di un patto segreto, di cui non si sapeva cosa stabilisse: fu firmato senza che il Parlamento e la popolazione lo sapesse e sapesse che cosa stabiliva (si entrò in guerra senza che sapessero cosa stabiliva il trattato, che fu reso pubblico solo due anni dopo e che erano conosciuto solo dai firmatari, cioè il governo, Sonnino e il re); esso stabiliva che i compensi per l’Italia sarebbero stati: ➢ Trento e il Trentino ➢ Tirolo Cisalpino (provincia di Bolzano fino al Brennero) ➢ Trieste e Gorizia (Venezia Giulia) ➢ Istria (esclusa la città di Fiume) ➢ Dalmazia ➢ città di Valona in Albania ➢ protettorato sull’Albania ➢ riconoscimento delle isole di Rodi e del Dodecaneso ➢ regione di Adalia in Turchia e il relativo bacino carbonifero ➢ alcuni compensi coloniali non precisati ➢ apertura di una linea di credito inglese che doveva sostenere le spese di guerra italiane 7 Quindi gli obiettivi irredentisti erano ben pochi (solo Trento e Trieste), mentre tutti gli altri territori erano territori abitati da popolazioni non italiane; ciò vuol dire che l’Italia entrava in guerra con obiettivi imperialistici, per portare avanti una politica di potenza, esattamento come gli altri Paesi. Una volta firmato il patto gli irredentisti aveva solo un mese per convincere il Paese ad entrare in guerra, per cui vennero fatto comizi, discorsi, di tutto per convincerli (anche D’Annunzio tiene molti discorsi in quelle che furono dette le “radiose giornate di Maggio”, perché si decise di entrare in guerra). Tuttavia quello da convincere era il Parlamento, Salandra a metà Maggio diede le dimissioni, in quanto lui era a capo di un governo irredentista, ma il Parlamento era per la maggior parte neutralista (non aveva l’appoggio del Parlamento su questa questione); tuttavia questa era stata una scelta fatta con casa Savoia e Vittorio Emanuele III invece di accettare le dimissioni lo riconfermò al governo e questo era un modo per dichiarare esplicitamente la propria posizione interventista. Giolitti era in difficoltà perché il rischio era di causare una profonda crisi istituzionale, con uno scontro tra Parlamento e governo; oppure avrebbe potuto dichiarare al suo partito di votare a favore dell’entrata in guerra. Non se la sentì di causare una crisi e dichiarò ai suoi di votare a favore di un intervento. Il 20 Maggio del 1915 si votò per l'entrata in guerra e solo i socialisti votarono a sfavore dell'entrata in guerra (determinante fu il cambio di rotta dei giolittiani). Così il 24 Maggio 1915 iniziò la mobilitazione delle truppe italiane e si aprì un nuovo fronte, quello italo-austriaco. LA GUERRA Fronte italo-austriaco 10 Fronte orientale Sul fronte orientale invece le truppe tedesche e austriache costrinsero la Russia a retrocedere; inoltre la Serbia già nel 1915 fu costretta ad arrendersi in quanto venne conquistata perché attaccata contemporaneamente da Austria, Germania e Bulgaria. Si nota bene come alla fine del 1915 il bilancio della guerra fosse favorevole agli Imperi centrali; loro infatti erano in una posizione di attacco su tutti i fronti (avevano anche conquistato la Serbia). Questo però solo dal punto di vista militare (non avevano subito grandi sconfitte), ma dalla sua entrata in guerra l’Inghilterra, che era la più grande potenza navale, aveva imposto il blocco navale, non permettendo ad alcuna nave di arrivare ai porti nemici: non potevano rifornirsi, per cui dovevano fare ricorso solo alle risorse interne loro o dei Paesi che riuscivano ad occupare; in una prospettiva di guerra breve gli Imperi centrali potevano contare sulla loro assoluta superiorità militare, ma in una prospettiva di guerra lunga questo blocco navale sarebbe stato terribile. Per far fronte a ciò la Germania diede il via alla guerra sottomarina indiscriminata; quindi si predispone un’arma del tutto nuova, cioè il sottomarino, con i quali intendevano affondare colpendole dal basso le navi militari e non solo (trasporto merci) dei Paesi nemici e dei Paesi neutrali che commerciavano con l’Intesa. Si rischiava però di affondare navi di Paesi terzi che non c’entravano; nel 1915 venne affondata la Lusitania, ovvero un transatlantico inglese (trasporto passeggeri); furono uccise circa 1000 persone, tra cui 140 americani. E’ vero che nascoste c’erano anche armi 11 che venivano vendute agli inglesi, ma era comunque una nave per trasporto di civili, per cui gli Stati Uniti reagiscono in modo molto duro. La Germania decide quindi di sospendere momentaneamente la guerra sottomarina illimitata. 1916 Nel 1916 i tedeschi si rendono conto che più la guerra si prolunga più è un problema per loro, per cui tentano di sfondare in ogni modo; si ha la terribile battaglia di Verdun, che dura 4 o 5 mesi e muoiono circa 600mila persone (senza nessun esito da entrambe le parti). Per distogliere i tedeschi da questa battaglia i francesi attaccano sul fiume Somme (seconda metà del 1916), in cui per la prima volta gli inglesi usarono i carri armati; anche in questo caso la guerra non portò ad alcun esito e morirono circa 1 milione di persone. Sul fronte orientale nel 1916 entrò in guerra la Romania, che però, come la Serbia, fu presto portata alla capitolazione. Quindi anche in questo caso gli Imperi Centrali stanno avendo la meglio, anche perché su questo fronte il nemico principale è la Russia, che sta dando importanti segni di cedimento (la guerra sta diventando troppo lunga). Sul fronte italiano Cadorna continua ad essere sicuro delle sue “spallate” sull’Isonzo; si fanno altre 5 battaglie (oltre alle 4 dell’anno prima), senza risultati. A questo punto gli austriaci decidono di attaccare nella zona del Veneto, con la “spedizione punitiva” (Strafexpedition), chiamata così perché era volta a punire quella che per loro era l’Italia punitiva. L’attacco riesce e loro entrano in Veneto, ma poi l’Italia contrattacca e riesce a riformare una linea difensiva sull'altopiano di Asiago; riesce anche a conquistare Gorizia sul fronte dell’Isonzo. Non si può dire che l’Italia abbia perso posizioni e territori, ma questa spedizione austriaca fece impressione e si rischiò molto per cui il governo Salandra si dimise e salì a capo del governo Paolo Boselli (riunì tutti i partiti tranne il P.S.I); si mantenne tuttavia Sonnino, come ministro degli esteri, come a dire agli alleati che mantenevano fede a ciò che si era stabilito a Londra. Francesi e Inglesi fecero il patto Sykes-Picot, con cui si accordavano sulla spartizione dell’impero ottomano, nel caso di vittoria; il luogo più ambito era quello della Mesopotamia, in cui vi era il petrolio. Gli inglesi cercarono anche di fomentare il nazionalismo dei territori arabi, perché si ribellassero ai Turchi. Vi fu anche un’importante battaglia navale tra Inghilterra e Germania, nel Mare del Nord, che però non diede grandi esiti; quindi la Germania non riuscì nel suo intento (sconfiggere gli inglesi e rompere il blocco navale); l’Inghilterra era la più forte sul mare. Se si vuole fare un bilancio di questo anno si potrebbe dire che a livello militare gli Imperi centrali avevano avuto la meglio ed erano in attacco (conquistato al Romania), ma più va avanti la guerra più essi sono destinati a trovarsi in difficoltà. NUOVE ARMI Si tratta di una guerra in cui vengono messe a punto tantissime nuove armi: ➢ sottomarini (usati soprattutto dai tedeschi) ➢ armi chimiche (gas asfissianti o ustionanti): si tratta di un'arma che è possibile solo in un mondo industrializzato, in cui si hanno industrie chimiche in grado di produrli; viene usata per la prima volta dai tedeschi a Ypres; venivano lanciate nelle trincee e se non riuscivi a metterti la maschera antigas morivi. Tutti poi si dotarono di queste armi e delle maschere ➢ carri armati: bisognava percorrere terreni molto dissestati, difficili, per cui si cominciarono a prendere macchine agricole a cingoli o camion a cui furono applicate lastre di metallo attorno, i cingoli e una mitragliatrice sopra; quando si capì poi che 12 l’idea era buona di cominciarono a progettare carri armati migliori a livello di ingegneria. Sono gli inglesi che riescono poi a produrli in modo migliore. ➢ aerei: vennero impiegati in modo minore rispetto alla Seconda guerra mondiale, perché non erano ancora molto ben evoluti; venivano usati soprattutto per osservare come erano fatte le trincee nemiche e nello scontro tra aerei (non tanto per i bombardamenti perché non erano abbatsanza evoluti). Concetto di guerra totale Questa guerra può considerarsi la prima che si è combattuta anche sul fronte interno, cioè la guerra che deve essere combattuta da uno sforzo unanime dell’intero Paese che è chiamato a sostenere lo sforzo militare; è quindi il primo esempio di guerra totale (sono coinvolte tutte le componenti della società). In questa guerra industriale tutti i settori coinvolti nella produzione di merci utili per la guerra conobbero uno sviluppo grandissimo; inoltre questi settori ebbero un grande guadagno perché committente era lo stato, che aveva bisogno di quelle forniture in fretta, per cui non badava a spese (grande sviluppo della Fiat, ma anche della Skoda). Questa crescita esponenziale creerà problemi dopo, quando non si avrà bisogno di così tanto materiale bellico e si dovrò andare incontrò alla riconversione industriale. Inoltre i lavoratori nelle fabbriche vengono sottoposti a un regime di disciplina militare, infatti vengono fortemente ridotti i diritti sindacali (si deve produrre velocemente), per cui per esempio viene sospeso il diritto di sciopero. Si ha inoltre il coinvolgimento nel lavoro nelle fabbriche di moltissime donne, perché molti uomini sono al fronte; ciò: ➢ fa capire quanto fosse il coinvolgimento totale ➢ è una grande occasione per le donne di contare molto nella società (prima escluse) ed è quindi importante nella storia dell'emancipazione femminile In tutti i Paesi belligeranti i governi e le istituzioni politiche si accodarono alle scelte degli alti governi degli eserciti: si rovescia il rapporto tra potere politico e militare (dovrebbe essere l’esercito a rispondere agli ordini del governo, mentre vista la situazione i militari assunsero un potere politico enorme, spesso prendendo decisioni di tipo politico al posto del governo). Ciò accadde soprattutto in Germania e in Austria, ma anche per esempio in Francia e in Italia (potere enorme di Cadorna). Si ha quindi una sorta di militarizzazione dell’intero Paese. Inoltre governi e alti comandi degli eserciti fecero di tutto per reprimere ogni forma di disfattismo sia sul fronte in cui si combatté, sia sul fronte interno; per disfattismo si intendono tutti quei comportamenti contrari e ostili alla guerra (non solo i soldati che disertavano, ma anche tutti coloro che criticavano la scelta di entrare in guerra o il fatto che fosse più dura di quanto ci si aspettasse o che avesse portato ad una grave crisi economica). Questo perché si rischiava di far abbassare il morale dei soldati. Il disfattismo si metteva a tacere con la censura (stampa molto controllata), ma anche con la propaganda. La propaganda intesa in senso moderno nasce ora, quando tutti i Paesi creano i propri uffici di propaganda, che servono per pubblicare giornali che fanno circolare nelle trincee (fargli avere delle speranze e convincerli di star combattendo per una giusta causa, oppure anche semplicemente per fargli avere un po’ di svago) e all’interno del fronte interno (deve essere convinto che ciò che fa, per quanto dure, sia buono e necessario). Quindi davvero la prima guerra mondiale ha tanti lasciti, cambia la faccia del mondo. In questo periodo quindi tutti sono d’accordo? Ovviamente no. 15 Vi era però un rischio: se la guerra fosse stata vinta dagli Imperi centrali si sarebbe trattato di un grandissimo investimento andato in fumo. Quindi ormai gli interessi e il coinvolgimento americano era troppo grande per poter semplicemente “restare a guardare” ed è anche per questo che nel 1917 entrano in guerra (anche perché se la Germania avesse vinto il suo capitalismo sarebbe diventato troppo forte e sviluppato per gli Stati Uniti). Quindi questa guerra che era nata per una crisi regionale nei Balcani porta al coinvolgimento degli Stati Uniti e darà il via ad un processo che si concluderà con la Seconda guerra mondiale e che porrà fine all’eurocentrismo, stabilendo gli Stati Uniti come prima potenza mondiale. Dovendo arruolare i soldati e spedirli in Europa gli Stati Uniti solo dalla fine del 1917 riescono a dare un contributo effettivo alla guerra. Quindi per tutto il 1917 i Paesi dell’Intesa sono in grande difficoltà, anche perché i tedeschi fanno di tutto per sfondare i due fronti rimasti prima dell’arrivo degli Stati Uniti. E’ proprio questa situazione che porta alla disfatta di Caporetto. Disfatta di Caporetto Vengono trasferite 7 divisioni sul fronte italo-austriaco. I tedeschi individuano nella piccola città di Caporetto (Kobarid oggi, in Slovenia) il punto debole (italiano meno forti e non si aspettavano un attacco) e decidono di attaccare; realizzano anche una nuova tecnica, cioè quella di cercare di creare confusione nelle linee nemiche correndo il più possibile in profondità per riuscire poi magare ad accerchiare le truppe. Forti di quel calcolo strategico e di quella nuova tecnica di assalto, gli austriaci attaccano il 24 Ottobre e hanno successo, anche perché i comandanti italiani non danno prova delle loro capacità, ma anzi gli eserciti sul fronte dell'Isonzo, non riescono a mantenersi sotto controllo e si ha la confusione generale (anche la popolazione raggiunta dalle truppe austriache viene presa dalla confusione). Gli austriaci riescono ad avanzare per 150 km (viene persa tutta l’area friulana) e in un modo o nell’altro gli italiani riesce a ricostruire una linea difensiva presso il fiume Piave e il monte Grappa; se gli italiani non fossero riusciti a fare ciò avrebbero perso la guerra perché poi ai nemici si apriva tutta la Pianura Padana, che avrebbe portato ad una perdita di tutto il nord Italia. Il nuovo fronte che si forma è più stretto e gli italiani riescono a tenerlo. Tra gli italiani 300mila furono imprigionati e 100mila o morti o feriti; inoltre persero moltissimo tra armi e munizioni perché dovettero scappare all’indietro senza poterlo fare ein modo ordinato (non c’era tempo). Caporetto ha ripercussioni: ➢ politiche: cade il governo Boselli e sale al potere Vittorio Emanuele Orlando, un giolittiano ➢ militari: nonostante Cadorna cercasse di discolparsi dicendo che era stata colpa dei soldati, che erano fuggiti senza fare resistenza, la colpa (oltre al riconoscimento della bravura della strategia dei nemici) era degli alti comandi, in quanto era loro il compito di controllare il fronte, dare gli ordini ai soldati, ecc…; quindi Cadorna fu destituito e dovette abbandonare la carica di comandante supremo dell’esercito, che fu assunta da Diaz Diaz assunse un politica militare molto diversa, perché ciò che si voleva fare era tenere alto il morale dell’esercito; quindi per esempio si attenuò quella politica intransigente di Cadorna, lavorando su altri aspetti e dando più frequenti periodi di licenza, per farli riposare di più. 16 Si lavorò molto anche sulla propaganda, che si avvaleva di tutti gli strumenti della società moderna. Rivoluzione d’Ottobre A fine Ottobre del 1917 (iniziò Novembre per il loro calendario) Lenin e il partito bolscevico prendono la guida del governo. Si tratta della seconda rivoluzione russa, anche detta rivoluzione bolscevica, di stampo esplicitamente socielista. Lenin tenendo fede a ciò che aveva promesso alla popolazione tirò fuori la Russia dalla guerra, che era ormai insostenibile e percepita come insensata; lui inoltre pensava che si trattasse di una guerra imperialistica, che era una conseguenza del capitalismo. Quindi dichiarò che la Russia sarebbe uscita dalla guerra e iniziarono le trattative con i nemici, che si conclusero con una pace qualche mese dopo, a marzo del 1918, la pace di Brest-Litovsk: ➢ la Russia doveva cedere Estonia, Lettonia e Lituania, la Polonia russa e Ucraina (una buona parte del territorio) Si trattava di un costo molto alto, ma Lenin volle farlo perché: ➢ così poteva concentrarsi sulle questioni interne (aveva preso il potere, ma la rivoluzione era tutta da fare) ➢ voleva dimostrare al mondo che la sua idea si poteva fare: la trasformazione di questa guerra mondiale in una rivoluzione dei lavoratori era qualcosa che si poteva fare e così come lo avevano fatto i russi, potevano farlo i lavoratori di tutti i Paesi Questo creava grandi problemi ai Paesi dell’Intesa, ma un po’ tutti i Paesi belligeranti intravidero il pericolo che l’appello rivoluzionario di Lenin a seguire quell’esempio trovasse seguito. C’era quindi bisogno di qualche elemento ideologico forte da contrapporre agli ideali rivoluzionari che venivano dalla Russia e per questo in tutti gli eserciti si diede grandissimo sviluppo alla propaganda. Anche per questa ragione l’ingresso degli Stati Uniti fu per i Paesi dell’Intesa una buona possibilità di usare l’idealismo wilsoniano (quelli con cui si era annunciata l’entrata in guerra); si trattava di un idealismo democratico, da contrapporsi all’idealismo socialista russo, che si poteva adottare dai Paesi dell'Intesa per far credere che anche loro, almeno apparentemente, combattevano per quegli ideali. Divenne quindi ancora più importante ciò che Wilson espresse all’inizio del 1918 (gli effetti si cominciavano a vedere perché truppe arrivano in Europa), quando stese un programma politico articolato in 14 punti, in cui ribadiva le ragioni per cui erano entrati in guerra e ciò che i Paesi belligeranti avrebbero dovuto fare dopo la guerra; si tratta dei cosiddetti 14 punti di Wilson, in cui: ➢ abolizione della diplomazia segreta (aveva fatto tanti danni con trattati firmato all’oscuro degli stessi Paesi) ➢ ripristinare la libertà di navigazione ➢ ridurre gli arsenali militari (aumentati con la guerra), per evitare conflitti analoghi a quello ➢ abbattimento delle barriere doganali (libero commercio) ➢ il principio guida per stabilire i nuovi confini dopo la guerra, sarebbe stato il rispetto del principio di nazionalità, cioè di autodeterminazione dei popoli (i popoli avrebbero dovuto decidere se essere stati indipendenti, entrare a far parte di uno Stato o di un altro); di fatto poi non venne più di tanto applicato, anche perché non era semplice ➢ proponeva già delle soluzioni per dei “nodi spinosi” che avrebbero riguardato i confini dopo la guerra (soprattutto riguardo all’Impero Austro-Ungarico) 17 ➢ creazione, dopo la guerra, di un organo nazionale, che avrebbe dovuto garantire il rispetto dei principi di convivenza tra popoli liberi, attraverso azioni diplomatiche e politiche; questo prenderà il nome di Società delle Nazioni Questi principi e obiettivi vennero ripresi dai Paesi belligeranti, ma solo apparentemente, anche perché per esempio il principio di autodeterminazione non poteva accordarsi con il patto di Londra, che prevedeva che l’Italia ricevesse Paesi che non erano di certo italiani; quindi vennero sottoscritti perché serviva un’ideologia da contrapporre a quella socialista, ma non erano condivisi. Anche gli Stati Uniti poi in realtà avevano degli interessi, ma quella era un’area del mondo in cui non avevano diretti interessi imperialistici, per cui era facile proporre principi ideali (non lo avrebbero mai fatto per esempio nel centro e sud america. 1918 Come sempre gli Imperi centrali tentarono un grande attacco sui fronti ancora aperti, cioè quello francese, quello italiano e quello minore mediorientali, in cui combattevano soprattutto inglesi e turchi. Cercarono di sfondare il fronte francese, tra la primavera e l’estate del 1918, ma lì vennero schierati anche i soldati americani; i tedeschi cercarono di sfondare prima del loro arrivo, tentando di arrivare a Parigi e a Calè (sulla manica, per scollegare Francia e Inghilterra), ma non ci riuscirono, venendo fermati lungo il corso del fiume Marna. Arrivarono poi le truppe americane a rafforzare l’intesa e nell’Agosto del 1918 si ha per i tedeschi la prima e terribile disfatta di Amiens, i cui effetti non saranno più recuperabili; grazie all’arrivo degli americani l’Intesa combatte con una tale superiorità di mezzi che i tedeschi non riescono più a riprendersi, anche perché si ha una grandissima quantità di carri armati e aerei. Le truppe riescono a sfondare le file tedesche e loro per la prima volta devono cominciare a retrocedere verso il territorio tedesco (si tratta di un qualcosa di ordinato, non come Caporetto). Anche gli alleati tedeschi sono in difficoltà e nel Settembre del 1918 la Bulgaria capitola. Anche gli ottomani sono in difficoltà, perché sul fronte medio orientale, gli inglesi sono in grande vantaggio, per cui nell’Ottobre si ritira l'Impero Ottomano. Rimangono solo i due Imperi centrali e quello Austro-Ungarico è in grande difficoltà, perché si sta proprio sfaldando l’Impero; la sua grande difficoltà era sempre stato il fatto di essere composto da diverse nazionalità e in un momento di così grande difficoltà, in cui si stava per perdere la guerra, tutti cominciano un po’ a fare ciò che volevano: ➢ a Praga cechi e slovacchi si mettono assieme per formare quella che sarà la Repubblica Cecoslovacca ➢ a Zagabria vengono posti i presupposti per la creazione della Jugoslavia ➢ a Budapest gli Ungheresi volevano creare una Repubblica separata e indipendente Nel 1916 era morto Francesco Giuseppe (era rimasto al potere per quasi 70 anni) ed era salito al potere Carlo I d’Asburgo, che sarà l’ultimo Imperatore d’Austria (1916-1918). Anche l’esercito austriaco era composto da diverse nazionalità e quindi questa esplosione delle diverse nazionalità si riversa anche nell’esercito, che comincia a sfaldarsi. A dare il colpo di grazia fu l’Italia, che il 24 Ottobre 1918 (data simbolica) diede l’ordine di offensiva generale e passò all’attacco massiccio contro un nemico che si stava sfaldando; questo attacco sul fronte del Piave da luogo alla battaglia di Vittorio Veneto ed è l’attacco decisivo che mette fine alla guerra per l’Impero. Il 3 Novembre si ha l’armistizio di Villa Giusti, a Padova, che però viene reso noto il 4 Novembre (festa delle forze armate). 20 autonoma, quindi non polacca e non tedesca) → si interrompe quindi la continuità territoriale del territorio tedesco perché il corridoio polacco separava la parte più grande della Germania dalla Prussia orientale ➢ clausole economiche: ➔ doveva consegnare grandi quantità di carbone, capi di bestiame, navi e altri beni ➔ la Germania avrebbe dovuto farsi carico dei danni arrecati (l’ammontare sarebbe stati calcolato da un’apposita commissione, che 2 anni dopo, stabilì la cifra coem 132 miliardi di marchi in oro) Inoltre si stabilì che delle truppe alleate avrebbero presidiato la valle del Reno per 15 anni, a garanzia del rispetto delle clausole del trattato e le spese per il mantenimento di queste truppe ricadevano sul bilancio dello Stato tedesco. Era quindi una pace durissima, percepita dai tedeschi come un atto di arroganza. Per quanto riguarda il trattato di Saint-Germain l'austria: ➢ viene separata dall’Ungheria; il territorio austriaco si riduce alla parte popolata da tedeschi e assume i confini di quella che è l’Austria odierna ➢ diventa una Repubblica, un piccolo stato senza sbocco sul mare ma con un enorme capitale ➢ dovette cedere territori che formarono stati nuovi, come la Cecoslovacchia e la Jugoslavia, o che aggiunsero territori a stati già esistenti, come la Polonia e l’Italia ➢ costretta a ripagare riparazioni di guerra ➢ dovette ridimensionare le dimensioni dell’esercito rendendolo esiguo ➢ l’indipendenza austriaca sarebbe stata garantita dalla costituenda società delle nazioni: non si voleva correre il rischio che ora che l’Austria era stata ridotta alla sola parte popolata da tedeschi, la parte tedesca o la parte austriaca proponesse l’unificazione tra le due parti Dalla frantumazione dell’Impero Austro-Ungarico, quello tedesco, quello ottomano e quello russo si formano numerose nuove nazioni (alcuni, come la Polonia rinascono con confini diversi); quindi con la Grande Guerra 4 grandi Imperi cessano di esistere, di cui quello Austro-Ungarico quello russo e quello ottomano erano molto antichi, mentre quello tedesco, anche se più recente, era molto importante. Per quanto riguarda il Trattato di Trianon, l’Ungheria subisce una riduzione e il nuovo Stato che nasce ha confini più ridotti rispetto all’area nella quale erano insediate popolazioni magiare (ungheresi); vicino al confine con l’Ungheria si creano quindi degli insediamenti e enclavi magiare in Romania, in Jugoslavia e in Cecoslovacchia (vicino al confine con l’Ungheria). Si creano quindi Stati che non hanno uniformità nazionale, ma con una popolazione variegata (nonostante il criterio proposto da Wilson, che era anche di difficile applicazioni), che ormai però conviveva da molti anni (era impossibile evitarlo); era però anche impossibile impedire la creazioni di enclavi di altre popolazioni, che rischiavano di causare tensioni all’interno di un Paese e tra due nazioni (rivendicavano queste popolazioni). Anche all’Ungheria viene imposto di pagare riparazioni di guerra e di ridurre l’esercito. Per quanto riguarda il Trattato di Neuilly la Bulgaria deve cedere territori: ➢ a nord: a favore della Romania ➢ a ovest a favore del regno di Jugoslavia cede la Macedonia 21 ➢ a sud: deve cedere alla Grecia la regione della Tracia, perdendo lo sbocco sul mare Egeo, conservando solo uno sbocco sul Mar Nero Con il Trattato di Sèvres la situazione non è semplice; anche l'Impero Ottomano viene ridimensionato e si sfalda (mire espansionistiche di Inghilterra e Francia); esso si riduce alla sola penisola Anatolica. Inoltre i Paesi vincitori (in particolare Gran Bretagna, Francia e Italia), pensavano di adottare un sistema di sfruttamento economico simile a quello che era avvenuto in Cina, con il sistema delle concessioni; esso vogliono creare delle zone di insediamento e di sfruttamento e vogliono: ➢ francesi: al confine con la Siria ➢ inglesi: coste settentrionali che si affacciano sul Mar Nero ➢ italiani: base turca di Adalia (già dal patto di Londra), in cui ci sono varie miniere e che è vicino alle già conquistate Rodi e Dodecaneso Si stabilì inoltre che la regione di Smirne fosse attribuita alla Grecia. Lo stesso territorio anatolico avrebbe subito delle ingerenze. Inoltre si decise che: ➢ Inghilterra avrebbe ricevuto l’Iraq e la Palestina (Mesopotamia) ➢ Francia otteneva la Siria e il Libano ➢ Transgiordania, Arabia e Yemen erano Stati formalmente indipendenti, ma di fatto sotto il controllo inglese Tutto ciò avvenne attraverso il mandato, che fu introdotto in questo periodo; tutti e 5 i trattati di pace avevano come preambolo i 14 punti di Wilson, in cui si parlava del principio di autodeterminazione dei popoli: come si poteva giustificare la conquista coloniale. Si creò quindi l’Istituto del diritto internazionale. Si trattava di una sorta di protettorato debole. Il protettorato è una forma prevista dal diritto internazionale e particolarmente usato tra fine ‘800 e inizio ‘900, in cui uno Stato viene assegnato alla protezione di una potenza superiore, che ne gestisce la vita da un punto di vista economico, politico e militare. Lo stato che protegge diventa una sorta di gestore, rappresentandolo nel piano politico internazionale. Il protettorato non poteva essere accettato in quel momento se si doveva tenere conto dei 14 punti di Wilson e viene quindi istituito il mandato. Il mandato istituiva che quei popoli che si riteneva non fossero in grado di gestirsi da soli venivano affidati temporaneamente a chi aveva il mandato, che doveva farsene carico e di guidarli verso l’indipendenza. I mandati vengono articolati in mandati di tipo a, b, c, a seconda di quanto fosse fondamentale e presente l'intervento del paese mandatario. Era quindi solo una forma di protettorato mascherato, perché in realtà poi si trattava di fatto di un protettorato, ma non lo si poteva giustificare (le potenze poi si comportavano e gestivano il territorio nello stesso in cui lo facevano nei loro territori). Questa è un po’ sempre la mentalità coloniale perché si pensa che ci siano Paesi non ancora sviluppati che hanno bisogno di una potenza a cui appoggiarsi. Viene quindi ripreso il concetto del fardello dell’uomo bianco. Il duro trattamento della Turchia scatenò al reazione nazionalistica turca; a mettersi a capo di questa reazione, che andava anche contro ai sultano, che non era stato in grado di resistere all'arroganza dei vincitori, fu Mustafa Kemal (considerato il padre della Turchia moderna), un generale che aveva fatto parte dei giovani turchi e aveva combattuto nella Prima guerra mondiale. Lui voleva cacciare gli straniere e riprendere il controllo della Anatolia, compresi gli stretti. Di fronte a una situazione molto grave, francesi, inglesi e italiani decidono di abbandonare le loro posizioni, per non rischiare di trovarsi coinvolti in un nuovo conflitto. A 22 Smirne invece scoppia una guerra tra greci e turchi (quella greco turca, non è l’unica guerra che scoppia a causa dei trattati di pace; questo va dal 1920 al 1921/1922). I turchi vincono e riescono a riprendere il controllo di tutto il territorio anatolico. Nel 1922 Kemal dichiara decaduto il sultanato e dà vita alla Repubblica turca, ponendosi come presidente della Repubblica, anche se di fatto si comportava come dittatore. Kemal cerca di portare avanti un processo di occidentalizzazione del paese, riorganizzando la Turchia secondo il modello occidentale: ➢ laicizzazione dello stato ➢ calendario occidentale ➢ abbandonato l’alfabeto arabo a vantaggio di quello latino per facilitare l’avvicinamento tra la Turchia e il mondo occidentale Tra Grecia e Turchia avviene un reciproco scambio e deportazione forzata di popolazioni, in quanto i due Stati impongono alla popolazione presente sul proprio territorio dell’altra nazionalità di andare nell’altra nazione: i turchi in Grecia devono andare in Turchia, i greci in Turchia devono andare in Grecia. Il problema è che le due popolazioni si sono mischiate, dato che precedentemente queste due nazioni facevano parte dello stesso impero. Non si tratta di numeri esigui: più di un milione e mezzo di greci in Turchia che vanno in Grecia, più di mezzo milione di turchi in Grecia che vanno in Turchia. GENOCIDIO DEGLI ARMENI Si tratta di un capitolo terribile, avvenuto durante la Prima guerra mondiale, tra il 1915 e il 1916. Esso di può considerare come il primo genocidio moderno. Il termine genocidio fu coniato da un docente universitario statunitense, Lemkin, che scrive un libro sul nazismo e per fare ciò introduce quetso neologismo, “genocidio” (genos= specie, caedere= uccidere, rispettivamente parola greca e latina). Lui definisce un genocidiio come un insieme coordinato di diverse azioni che mirano alla distruzione delle basi fondamentali della vita di un gruppo nazionale, cioè di un intero gruppo (gruppo nazionale, etnico, minoranza di ogni tipo, un popolo, ecc…). I singoli individui allora che vengono colpiti dagli effetti di un'azione genocida non vengono colpiti per le loro specificità individuali, ma vengono colpiti a causa di una logica totalitaria: è il gruppo che è soggetto a questa azione. Il termine “genocidio” viene utilizzato quando questo insieme coordinato di azioni viene gestito dalle autorità dello stato. Gli Armeni sono una popolazione presente a cavallo tra Caucaso e Anatolia orientale, popolo cristiano ortodosso che fu il primo ad adottare il cristianesimo come loro religione, prima ancora che i Romani lo ponessero come religione di stato. Quando scoppiò la Grande Guerra all’interno dell’Impero ottomano vivevano circa due milioni di armeni, mentre gli altri si trovavano nella parte caucasica dell’Impero russo. Tuttavia gli armeni non sono turchi, non sono musulmani e in quel momento sono la maggiore minoranza non turca all’interno dell’impero turco. L’impero ottomano, che combatte a fianco degli imperi centrali, combatte contro il suo nemico più antico: l’Impero russo. Allora i Turchi pensano che abbiano sul loro territorio dei nemici poiché gli armeni non erano turchi e non erano musulmani (inoltre una parte di armeni viveva sotto l’impero russo). Vedevano quindi negli armeni un pericolo. Si tratta quindi di una questione politica non razziale, che porta l'Impero ottomano a deportare il popolo armeno in direzione della Siria e della Mesopotamia (sempre all’interno del’Impero), dove si pensava che non avrebbero più potuto nuocere.
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