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Prima guerra mondiale (prima parte), Dispense di Storia

Cause e contesto della Prima guerra mondiale. Alleanze e primi passi. Dalla guerra di movimento alla guerra di usura. L'intervento dell'Italia.

Tipologia: Dispense

2022/2023

Caricato il 16/01/2023

gioode
gioode 🇮🇹

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Scarica Prima guerra mondiale (prima parte) e più Dispense in PDF di Storia solo su Docsity! 5. La Prima guerra mondiale Il 28 Giugno 1914, uno studente bosniaco uccise con due colpi di pistola l’erede al trono d’Austria, l’arciduca Francesco Ferdinando, e sua moglie, mentre attraversavano in un’auto scoperta le vie di Sarajevo. Il suo nome era Gavrilo Princip e faceva parte di un’organizzazione irredentista che aveva la sua base in Serbia, dove godeva di una certa tolleranza da parte del governo. Questa vicenda mise in atto una catena di reazioni che precipitarono l’Europa in un conflitto di proporzioni mai viste. Ovviamente bisogna considerare il contesto dell’Europa all’altezza del 1914, in cui esistevano tutte le premesse che rendevano possibile una guerra: rapporti tesi tra le grandi potenze (Austria contro Russia, Francia contro Germania, Germania contro Inghilterra), divisione in blocchi contrapposti, corsa agli armamenti, spinte belliciste all’interno dei singoli paesi. L’attentato fu la goccia che fece traboccare il vaso, e le decisioni prese da governanti e capi militari trasformarono una crisi locale in un conflitto generale. L’Austria compì il primo passo, inviando, il 23 Luglio, un durissimo ultimatum alla Serbia . Il secondo passo lo fece la Russia, assicurando il proprio sostegno alla Serbia, sua principale alleata nei Balcani. Così, forte dell’appoggio russo, la Serbia accettò solo in parte l’ultimatum, respingendo per esempio la clausola che preveda la partecipazione di funzionari austriaci alle indagini riguardanti l’attentato. L’Austria, allora, dichiarò guerra alla Serbia. Il governo russo immediatamente ordinò la mobilitazione delle forze armate, estesa non solo alle frontiere con l’Austria-Ungheria, ma all’intero confine occidentale, il che fu interpretato dalla Germania come un atto di ostilità. In tal senso il governo tedesco invia un ultimatum alla Russia intimidandole l’immediata sospensione dei preparativi bellici, ma non ricevette risposta, quindi procedette a dichiarare guerra alla Russia. La Francia, legata alla Russia da un trattato di alleanze militari, mobilitò le proprie forze armate. La Germania inviò anche al governo francese un ultimatum, seguito da una dichiarazione di guerra. La Germania soffriva da tempo di un complesso di accerchiamento, ritenendosi ingiustamente soffocata nelle sue ambizioni internazionali. Già ai primi del ‘900 il capo di stato maggiore, Alfred von Schlieffen, aveva elaborato un piano, il quale prevedeva in primo luogo un attacco massiccio contro la Francia, che avrebbe dovuto essere messa fuori gioco in poche settimane, per poi concentrare le forze contro la Russia. Il presupposto essenziale per la riuscita del piano Schlieffen era la rapidità dell’attacco alla Francia, il che rese necessario passare attraverso il Belgio, nonostante fosse neutrale: così accadde, il 4 agosto 1914. Tale violazione scosse profondamente l’opinione pubblica europea e comportò l’entrata in guerra dell’Inghilterra contro la Germania. In questa occasione il richiamo al patriottismo mostrò tutta la sua forza e fece breccia anche in quegli schieramenti che meno sembravano disposti ad accoglierlo, nemmeno i partiti socialisti riuscirono a sottrarsi e la Seconda Internazionale – nata come espressione della solidarietà tra i lavoratori di tutti i paesi e impegnata da sempre nella difesa della pace – cessò praticamente di esistere: fu la prima vittima della Grande Guerra. 1914-15: Dalla guerra di movimento alla guerra di usura Gli eserciti erano imponenti e assai meglio armati di qualsiasi esercito ottocentesco: tutti disponevano di fucili a ripetizione, di cannoni potentissimi ma soprattutto la grande novità erano le mitragliatrici automatiche. Nonostante ciò, le concezioni strategiche non erano molto diverse dalla tradizionale guerra di movimento. Tutti i piani di guerra erano basti sulla previsione di un conflitto di pochi mesi o addirittura di poche settimane. Sul fronte occidentale i tedeschi ottennero una serie di clamorosi successi iniziali attestandosi lungo il confine del Marna, a poche decine di chilometri da Parigi. Sul fronte orientale, le truppe tedesche sconfiggevano i russi. Tuttavia i francesi riuscirono a lanciare un improvviso contrattacco che comportò l’arresto dell’offensiva tedesca sulla Marna: il progetto di guerra tedesco poteva dirsi sostanzialmente fallito. Alla fine di novembre gli eserciti si attestano in trincee improvvisate sul fronte: cominciava una guerra di tipo nuovo, non prevista da alcuno dei contendenti, ovvero la guerra di logoramento, o usura, che vedeva due schieramenti immobili affrontarsi in una serie di sterili e sanguinosi attacchi. Nel giro di pochissimo, la guerra, pur avendo in Europa il suo teatro principale, assume sempre di più un carattere mondiale, coinvolgendo per la prima volta tutti e cinque i continenti. Infatti, già ad Agosto il Giappone aveva dichiarato guerra alla Germania per impadronirsi dei possedimenti tedeschi in estremo oriente. Poi fu la volta della Turchia, che intervenne a favore di Austria e Germania, appoggiati anche dalla Bulgaria. Nel campo opposto si schieravano l’Italia, il Portogallo, la Romania e la Grecia. Decisivo sarebbe risultato infine l’intervento a favore dell’Intesa degli Stati Uniti (aprile 1917), che si sarebbe trascinato dietro numerosi paesi extraeuropei (Cina, Brasile e altre repubbliche latino-americane), il cui contributo alla guerra fu però poco rilevante. A tutto ciò si aggiunge l’estensione del conflitto agli imperi coloniali: il conflitto raggiunge dimensioni planetarie. L’intervento dell’Italia L’Italia entra nel conflitto nel maggio del 1915 a fianco dell’Intesa contro l’Impero austro-ungarico. Fu una scelta sofferta e contrastata, risultante da 10 mesi di confronto serrato nell’opinione pubblica italiana, che vide l’Italia divisa in due fronti contrapposti. Nell’agosto 1914 Salandra dichiarava la neutralità dell’Italia, giustificando la decisione col carattere difensivo della Triplice Alleanza: l’Austria, infatti, non era stata attaccata, né aveva consultato l’Italia prima di intraprendere l’azione contro la Serbia. Tuttavia, iniziava ad affacciarsi l’idea interventista di una guerra contro l’Austria, che avrebbe consentito all’Italia di portare a compimento il processo risorgimentale, riunendo alla patria Trento e Trieste. I neutralisti erano probabilmente la maggioranza degli italiani, ma meno attivi degli interventisti, che erano presenti soprattutto negli alti strati della società italiana. Si trattava comunque di panorama «variegato» da entrambe le parti, sia sul piano dei movimenti politici e culturali, sia sul piano sociale e si creano «alleanze trasversali». Tra gli interventisti si trovavano:  Nazionalisti e letterati - L’Associazione nazionalista italiana - Poeti, letterati, intellettuali di varia estrazione, da D’Annunzio ai Futuristi di Filippo Tommaso Marinetti, ma accomunati da una visione eroica e rigeneratrice della guerra. La «mistica della guerra» era espressa in alcuni motti ed espressioni interventisti: «il bagno di sangue rigeneratore», «la guerra bella», «la bella morte», «guerra igiene dei popoli e del mondo».  Interventismo «democratico» - Gli irredentisti, che avevano tra le loro file numerosi fuoriusciti dall’Impero austro-ungarico (fra questi Cesare Battisti, già leader dei socialisti trentini) - socialisti riformisti – Bonomi, Bissolati - liberali «radicali» – Gaetano Salvemini. In gioco c’erano motivazioni liberali-democratiche: occorreva combattere contro gli Imperi autoritari di Austria e Germania a fianco degli Stati liberali e democratici più avanzati (l’Inghilterra patria del liberalismo, la Francia della «terza repubblica») - sindacalisti rivoluzionari, per i quali L’adesione alla guerra avrebbe fatto emergere le contraddizioni della società borghese e del sistema capitalista, creando le condizioni per una rivoluzione proletaria. Tra questi Filippo Corridoni e Benito Mussolini. Quest’ultimo era tra i più Il poeta Gabriele D’Annunzio (1863-1938) fu la guida politica e «spirituale» dell’interventismo italiano
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