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Prima guerra mondiale, Rivoluzione Russa, Dopoguerra, Dispense di Storia

> LA PRIMA GUERRA MONDIALE - il pretesto - le armi e la vita in trincea - prime mosse della Germania - nuove alleanza - la situazione in Italia: tra neutralisti e interventisti, i due patti e la decisione finale - d'Annunzio - l'inizio della guerra per l'Italia - cosa succede nel resto del mondo - entrata degli americani - nuovo governo in Germania - patto di Versailles > LA RIVOLUZIONE RUSSA > L'ITALIA NEL DOPOGUERRA - governo Nitti - governo Giolitti - nuovo partito comunista e inizio degli scontri tra neri e rossi - governo Bonomi - governo Facta > LA MARCIA SU ROMA + NUOVE ELEZIONI E OMICIDIO MATTEOTTI > LE LEGGI FASCISTISSIME > LA GERMANIA NEL DOPOGUERRA > GLI STATI UNITI DEL DOPOGUERRA + IL CROLLO DI WALL STREET

Tipologia: Dispense

2021/2022

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Scarica Prima guerra mondiale, Rivoluzione Russa, Dopoguerra e più Dispense in PDF di Storia solo su Docsity! LA PRIMA GUERRAMONDIALE IL PRETESTO Il 28 giugno 1914 in bosnia erzegovina (dal 1908 era territorio soggetto a tutti gli effetti alla dominazione asburgica) ci fu la visita ufficiale a Sarajevo dell’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono di austria-ungheria divenuto il leader dell’orientamento politico trialista (passare da un doppio impero a un triplo impero concedendo l’autonomia anche agli slavi del sud). Durante la visita ufficiale, l’arciduca stava attraversando Sarajevo in una decappottabile e venne sparato da Gavrilo Princip, studente bosniaco nazionalista filoserbo. Egli venne arrestato e processato: l’Austria attaccò la Serbia accusandola di essere stata la responsabile dell'attentato all'erede al trono, ed era la verità in quanto da ormai due decenni lo stato serbo finanziava clandestinamente i movimenti nazionalisti degli slavi del sud rimasti sudditi. L'Austria decise di rompere le relazioni diplomatiche con la Serbia e diede un ultimatum: la Serbia avrebbe dovuto accettare la perquisizione degli armadi dei loro ministeri. L’Austria confidava di trovare lì le prove della compromissione della Serbia nell’attentato. La Serbia nel mentre aveva chiesto aiuto alla Russia, la quale aveva dato la disponibilità a proteggere la Serbia contro l'austria-ungheria, quindi la serbia certa che avrebbero ottenuto l’appoggio anche militare della russia respinse l’ultimatum che andava a violare l’indipendenza del regno serbo. Il 28 luglio l'Austria dichiarò guerra: iniziò così la prima guerra mondiale. Nel mentre anche l’austro-ungheria aveva ottenuto l’appoggio dell’impero tedesco. La guerra durerà 4 anni e 3 mesi, produrrà 10 milioni di morti e più di 20 milioni tra feriti mutilati o invalidi. Un’intera generazione di giovani europei cadde nelle trincee, tutti i nati negli anni 80/90 dell’800. L'Europa al termine si trovò molto più vecchia di prima. Dopo la guerra dei 30 anni del 600, le guerre antifrancesi e antinapoleoniche tra fine 700 e inizio 800 arriva alla terza guerra civile: uscendo dalla guerra mondiale l’europa perde il primato del mondo, nel 1914 era la realtà politica del pianeta e del mondo con i suoi immensi imperi coloniali mentre ora si è dettata la fine dell’eurocentrismo. Da un secolo a questa parte l’europa è una realtà storica declinante per varie ragioni, a cominciare alle ragioni demografiche: l’europa dopo la guerra mondiale è diventato un continente di anziani, si ringiovanirà riprendendo un certo aumento democratico ma ormai da già 30 anni l’europa è tornata ad essere una realtà popolata da cittadini prevalentemente adulti o anziani. La Russia dopo la dichiarazione di guerra dell’Austria alla Serbia cominciò a mobilitare le sue truppe lungo il confine non solo dell’impero austro-ungarico ma anche lungo il confine con l’impero germanico. La Germania diede il suo ultimo ultimatum alla Russia, ma la Russia non cessò la mobilitazione delle truppe quindi la Germania il 1 agosto dichiarò guerra alla Russia. L’esercito francese al confine con la Germania iniziò a mobilitare le sue truppe (triplice intesa del 1907 tra impero russo, francia e regno unito) siccome la Germania aveva dichiarato guerra alla Russia. La Germania dovendo proteggere l’austria-ungheria spiccò l’ultimatum nei confronti della Francia ma anche stavolta la Francia non interruppe la mobilitazione delle truppe e il 2 agosto la Germania dichiarò guerra anche alla Francia. L'esercito più imponente visto nell’età moderna fino alla vigilia della guerra mondiale era quello della grande armée napoleonica di 650 mila uomini (1812), nelle trincee in Francia durante gli ultimi mesi della guerra mondiale erano 8 milioni mentre i tedeschi più di 6 milioni. LE ARMI Le armi della prima guerra mondiale erano fucili a ripetizione, le mitragliatrici (novità assoluta, era in grado di sparare in un minuto centinaia di colpi), cannoni leggeri, armi chimiche come i gas asfissianti (negli ultimi due anni di guerra tutti i soldati in trincea avevano anche la maschera antigas che tra l’altro servivano poco), i carri armati (vennero sperimentati per la prima volta durante la prima guerra mondiale). L’aviazione ebbe grande importanza nella guerra, solo 10 anni prima il volo era stato effettuato: nel 1914 germania francia e inghilterra disponevano già di una flotta aerea. L’aviazione non venne usata per bombardamenti a tappetto, gli aerei non erano di tipo bombardieri ma caccia che nei primi mesi di guerra vennero per lo più usati per guardare dietro le linee del fronte nemico per scopi di spionaggio e ricognizione. Poi la marina, le corazzate, i sottomarini che non si riuscivano a captare e da un momento all’altro potevano emergere e far partire i siluri. LE PRIME MOSSE DELLA GERMANIA La germania tra 3-4 agosto del 1914 per sorprendere la Francia invase il neutrale Belgio e cominciò a penetrare in Francia. Il Belgio aveva finalmente acquistato l’indipendenza con la rivoluzione di Bruxelles del 1830, da allora era uno stato perpetuamente neutrale (era stato firmato un accordo con tutte le potenze europee che stabiliva questo). Era stato elaborato un piano strategico militare elaborato nel 1905 da Alfred Graf von Schlieffen che prevedeva una guerra lampo della Germania contro la Francia di 2-4 settimane attraverso l’invasione del Belgio. La Germania in poco sarebbe arrivata a Parigi e nel frattempo la Russia (i tedeschi sapevano dell’alleanza) non avrebbe fatto in tempo data la lentezza e la farraginosità delle istituzioni a mobilitare l’esercito. I tedeschi quindi per 3-4 settimane sarebbero stati liberi di concentrare le forze ai danni con la Francia, dopo di chè messa in ginocchio la Francia la Germania poteva spostare tutte le truppe per vedersela con la Russia. Questo piano venne applicato da Helmuth Johann Ludwig von Moltke, nipote del generale di bismarck. L'invasione di un paese neutrale da parte della Germania spinse l’Inghilterra a dichiarare guerra alla Germania il 5 agosto. In 8/9 giorni l'Europa è in fiamme: Austria contro Serbia e Germania contro Russia, Francia e Inghilterra. Queste dichiarazioni di guerra finiranno con gli imperi centrali alleati contro Serbia, Russia, Francia e Inghilterra. Le cose però non andarono come ci si aspettava dal piano perché i tedeschi non riuscirono ad impedire che l’inghilterra facesse arrivare in francia le truppe inglesi, inoltre l’esercito tedesco dovette confrontarsi con la resistenza dei belgi che diedero da fare più del previsto. Mentre l’esercito tedesco, più lentamente del previsto ma comunque con rapidità, stava avanzando verso Parigi arrivò la notizia a sorpresa di un attacco russo lungo il fronte orientale, non di un attacco consistente, ma comunque i tedeschi non se lo aspettavano e lì non avevano molte truppe quindi il generale elmus formonken junior fu obbligato a togliere alcune decine di migliaia di soldati dalla francia per spostarli in russia a tamponare l’attacco. Questo attacco fu subito tamponato e infatti i tedeschi a fine agosto sbaragliarono le truppe russe nelle battaglie di Tannenberg e dei laghi masuri, qui si mise in evidenza Erich Ludendorff, giovane generale tedesco destinato a diventare il migliore generale di tutta la guerra mondiale che divenne il braccio destro di Paul von Hindenburg. Molti intuirono da queste prime due battaglie che la Russia avrebbe accusato presto enormi difficoltà a reggere non solo l’assalto dei tedeschi ma anche degli austro-ungarici. Ad un mese dall'inizio della prima guerra mondiale i tedeschi arrivarono al fiume Marna, a poche decine di chilometri da Parigi. I francesi avevano raccolto tutte le truppe al di là del fiume e, insieme alle truppe inglesi che erano riuscite a sottrarsi alle truppe tedesche dal 6 al 12 settembre venne combattuta la battaglia della Marna in cui i francesi riuscirono a respingere i tedeschi costringendoli alla ritirata lungo i fiumi del haine e della somme, a circa 70 km da parigi. Si trattava di un arretramento parziale, i tedeschi rimanevano saldamente in territorio francese avendone conquistato già un terzo. L’arretramento fu dovuto anche al fatto che i tedeschi dovettero spostare alcune truppe sul fronte russo a causa dell’attacco. La battaglia della marna non solo fu decisiva per Francia e Inghilterra, ma anche perché fece capire ai comandi supremi degli stati coinvolti nel conflitto che nonostante tutt’altre previsioni la guerra sarebbe stata una guerra di trincea ossia di usura e logoramento. La previsione era di una guerra di movimento che sarebbe durata qualche settimana o al massimo 6 mesi, la battaglia della marna invece fece capire che sarebbe stata una guerra lunga, una guerra di posizione e di trincea. Ciò fece anche capire che molto probabilmente la guerra sarebbe stata vinta non dall’alleanza con l’esercito più forte ma dall’alleanza con più forze umane ed economiche ed in effetti le cose andarono così. Il patto di Londra non dava all’italia solo le terre irredenti italofone (trentino, venezia giulia, istria) ma anche l’alto adige prevalentemente abitato da tedeschi (dottrina dei confini naturali che aveva preso piede nel 600 con Luigi XIV: reno, alpi e pirenei per la francia mentre l’italia il brennero). In Trentino, in alto adige, in venezia giulia, in istria non c’era tutta questa volontà di farla finita con la dominazione asburgica per ricongiungersi con i fratelli italiani. C’erano delle minoranze di circoli irredentisti (Cesare Battisti: trentino socialista che fu interventista democratico) però la popolazione comune stava bene sotto l'Austria dove la burocrazia funzionava. L’impero austro-ungarico aveva tenuto una politica oppressiva nei confronti degli italiani e di tutte le minoranze, una politica di pesante germanizzazione, però la maggioranza di queste popolazioni non si voleva liberare da questa oppressione. Equivoco del ladino: sia in svizzera che in lombardia ma soprattutto in alto veneto e in trentino alto adige, i germanisti misero in giro che il ladino sarebbe una lingua neolatina assestante quando in realtà era dialetto friulano trenito. Dopo il patto di londra Salandra, Sonnino e il re studiano le mosse per trovare una soluzione vista la maggioranza in parlamento. Salandra viene mandato in parlamento e preso atto della contrarietà si reca dal re per consegnare le dimissioni. Nel frattempo il re convoca giolitti in quelle stesse ore e gli svela i contenuti del patto di londra di cui giolitti non sapeva nulla e giolitti si rende conto dell’enorme pasticcio. Il re aveva intenzione di respingere le dimissioni di Salandra e sarebbe successo il caos allora Giolitti si assunse la responsabilità di votare per l’entrata in guerra in parlamento pur non essendo favorevole, e così solo i socialisti votarono contro. Soprattutto nazionalisti ma anche interventisti furono molto abili i primi 20 giorni di maggio (le radiose giornate di maggio, d’annunzio) a convocare nelle piazze più importanti dei comizi e delle manifestazioni per l’intervento. Il re si convinse, sbagliando, che il paese reale fosse favorevole all’intervento e che era il paese legale (=i parlamentari) ad essere contrario quindi il re pensò che il governo avrebbe avuto il sostegno della cittadinanza ma in realtà la verità è che tutti erano contrari all’intervento, anche il paese reale era costituito nella maggioranza da contadini e operai (=chiesa cattolica e partito socialista). Fu così che venne votata la dichiarazione di guerra all’Austria, tra 23-24 maggio i primi fanti raggiunsero le prime linee al confine con l'austria-ungheria. D’ANNUNZIO D’annunzio era scappato a gambe levate in seguito dai creditori. Egli vendette tantissime copie, guadagnava somme enormi (soprattutto in Francia) ma per sua stessa ammissione aveva le mani bucate e viveva nel lusso più sfrenato. Va in Francia, a Parigi accolto nei salotti. Egli conosceva benissimo il francese e anche il francese medievale, iniziò a pubblicare scritti in francese alcuni anche in gotico. Intanto Luigi Albertini in cambio di articoli e poesie da pubblicare sul Corriere si era impegnato di sistemargli i debiti. Nel 14 ormai la situazione d'annunzio era sistemata, va a Parigi e sentendo profumo di guerra si eccita di ciò. D’annunzio da Parigi aveva cominciato a scrivere articoli di fuoco per l’intervento dell'Italia a fianco della Francia contro la barbaria. Gli interventisti organizzarono la gran entrè di d'annunzio da Parigi, il 5 maggio (Garibaldi, spedizione dei mille) aspettandolo a Quarto per la commemorazione del 65esimo della spedizione dei mille. Sarebbe arrivato in treno da Parigi e, accolto da migliaia di interventisti e fanatici, tenne il discorso di quarto. D’annunzio durante uno dei suoi voli nel 16 atterrando aveva sbattuto gli occhi sul volante ed era rimasto cieco per alcune settimane, poi recuperò uno dei due occhi e dovette fare una lunga convalescenza durante cui dettò il testo del notturno alla figlia renata. Nel settembre del 19 d’annunzio organizzò la marcia su fiume e la conquista, rispose all’appello di d’annunzio gli ex ufficiali smobilitati ed ex arditi e con alcune migliaia di questi soldati Fiume venne occupata. INIZIA LA GUERRA PER L’ITALIA L'inizio della guerra per l'Italia fu un toccasana per Francia, Inghilterra e Russia e un problema serio per gli imperi centrali e soprattutto austria ungheria. L’italia entrò in guerra messa male, aveva speso le forze nella guerra italo-turca tornando a indebitarsi. C’era stato nel 13-14 l’avvicendamento del generale supremo che era andato in pensione, era subentrato Luigi Cadorna. Si tennero 4 offensive sull’isonzo: due in estate e due in autunno che provocarono 150 mila morti, i fanti italiani furono mandati allo sbaraglio contro le trincee austro-ungariche. Il fronte italo-asutriaco era difficile per l’italia, il fronte trentino era dai 100-1300 metri di altitudine, il fronte giuliano carsico con centinaia di chilometri in altura, era oggettivamente favorevole agli austriaci che si attestarono in alto mentre gli italiani dovevano combattere dal basso verso l’alto. Cadorna aveva in mente il piano delle spallate: considerava il fronte trentino secondario dicendo che dovevano concentrarsi sul fronte giuliano carsico (soprattutto giuliano) dove andavano scatenati attacchi frontali, nessuno di per sé definitivo ma a un certo punto prima o poi l’esercito logorato avrebbe ceduto e l’esercito italiano avrebbe marciato verso lubiana iniziano a guardare vienna. Dopo quattro offensive l’italia era avanzata di qualche centinaio di metri e aveva subito 150 mila morti (alla fine della guerra 700 mila morti). L’esercito italiano ebbe difficoltà anche tra rapporti tra generali e governo. COME PROSEGUE LA GUERRA NEL RESTO D’EUROPA Sul fronte occidentale proseguirono gli scontri tra tedeschi e anglofrancesi senza che fossero risolutivi, sul fronte orientale l’esercito russo aveva il fiato grosso con i tedeschi e riusciva a tamponare gli austro-ungarici. Nel 1917 quando la russia crolla i tedeschi sono a pochi chilometri da pietroburgo, hanno occupato gran parte del territorio. Nel 1915 la guerra sottomarina fu scatenata dalla germania che riusciva a passare sotto la truppa inglese per impedire che arrivassero in germania e austria materie prime e alimenti. I tedeschi rinunciarono a spezzare il blocco nel mare nero, tuttavia i sottomarini passavano sotto arrivando nell’Atlantico mandando giù tutte le navi (anche civili), nel 15 afffondarono un gigantesco transatlantico, il lusitania, con sopra migliaia di passeggeri pieno di armi con oltre cento passeggeri americani. Gli Stati Uniti da lì iniziarono a pensare di intervenire. Nel corso del 1916 la germania sul fronte occidentale scatenò la battaglia di Verdun, dopo 6 mesi di combattimenti il risultato fu che i tedeschi erano avanzati di poco e niente con 600 mila morti tra francesi e tedeschi. Gli anglofrancesi sferrarono l'offensiva, la battaglia della Somme nel luglio del 16 dove anche qui avanzarono quasi per nulla con quasi 1 milione di caduti. La germania dal canto suo aveva deciso all’inizio del 17 di passare alla guerra sottomarina indiscriminata: qualunque nave anche di neutrali o paesi terzi i sottomarini tedeschi avessero intercettato nell’atlantico li avrebbero atterrati. La flotta tedesca era bloccata nel mare baltico. I tedeschi provarono a forzare la flotta inglese con la battaglia navale del 16, battaglia dello jutland, e nonostante gli inglese persero più navi dei tedeschi essi riuscirono a sfondare il blocco navale. I tedeschi sfruttarono i sottomarini che riuscivano a passare sotto al blocco inglrse, imperversavano sott’acqua nell’oceano atlantico e attaccavano qualunque imbarcazione diretta o in francia o inghilterra, anche di paesi terzi. Alla fine dell’estate del 17 lungo il fronte orientale era fallito il tentativo di contrattacco russo contro tedeschi e austro-ungarici e ormai era chiaro a tutti che l’esercito russo non aveva più possibilità di sopportare l’urto dei tedeschi. Alla fine di ottobre venne preso il palazzo d’inverno dai bolscevichi e alla fine di novembre l’armistizio con l’alto comando tedesco. Fu durante questi mesi di fine estate/inizio autunno che i tedeschi soprattutto ma anche gli austro-ungarici cominciarono a trasferire quote importanti delle loro truppe dal fronte russo al fronte occidentale e a quello meridionale italo-austriaco. I tedeschi diedero la disponibilità all'austria-ungheria di fornire 6/7 divisioni dell’esercito tedesco che avrebbero dato man forte agli austroungarici. Nelle prime settimane di ottobre del 17 provenienti dal fronte russo e marciando di notte per non essere avvistate dall’aviazione italiana 6 divisioni tedesche arrivarono lungo il fronte giuliano carsico a dar manforte alle truppe austro-ungariche. Tra gli ufficiali tedeschi che arrivarono nelle trincee nelle prime settimane di ottobre del 17 Erwin Rommel è destinato a diventare uno dei più importanti generali tedeschi della seconda guerra mondiale, colui che cercò di assassinare Hitler ma venne scoperto e condannato a morte. Nel 1916 cominciarono a verificarsi episodi diffusi di insurbinazione, scioperi militari. La reazione degli alti comandi fu durissima: 40 mila soldati francesi si ammutinarono con reazione spietati degli alti comandi che adottarono la pratica della decimazione (applicata da Cadorna a volontà), chi cercava di fermarsi da sè pur di smetterla, chi tentava di scappare nella trincea nemica diventando prigioniero e, chi andava in licenza e non tornava più al fronte, chi veniva arruolato e non si presentava→ la pena prevista per tutti questi era la fucilazione alla schiena (in tutti gli eserciti), quando c’erano gli scioperi militari i condannati a morte venivano estratti a morte, 10 su 100 quindi venivano fucilati alla schiena dei soldati che aveva medaglie all’onore al petto. Vennero concesse più licenze, più svago e tempo libero per le truppe. Tra le promesse della classe politica soprattutto essendo nelle trincee fanti di estrazione sociale contadina la classe politica europea si impegnò a provvedere per una riforma agraria e la distribuzione della terra ai contadini che erano primi, promesse che vennero in ampia misura disattese una volta terminata la guerra. Nel maggio il generale austriaco Conrad sorprese l’esercito italiano lungo il fronte trentino attaccano dove cadorna non se lo aspettava, venne attuata una spedizione punitiva contro l’alleato traditore italiano: le truppe avanzarono per decine di chilometri fino all’altopiano di Asiago, per qualche giorno l’esercito italiano andò in palla ma poi per fortuna col passare del tempo Cadorna seppe riorganizzare le forze e vennero respinti. Cadorna fu salvato dall’intervento del re che fu messo nelle condizioni di dover decidere tra il governo o cadorna: il governo venne cambiato e cadorna rimase comandante supremo, si formò un governo di larga coalizione comprendente i socialisti riformisti (anche se il partito socialsita restò all'opposizione con Paolo Biserni presidente del consiglio). Nell’agosto del 16 ci fu la prima vera vittoria dell'Italia: la presa di Gorizia dove venne fuori il miglior generale italiano della grande guerra, Luigi Capello socialista riformista vicinissimo a Bissolati che fu generale di corpo d’armata e l’artefice della presa di Forica il 9 agosto. Il risultato fu che Cadorna fece subito destiture Capello, il cui comando era pieno di intellettuali e interventisti. Cadorna avvertiva in capello una persona dalle idee spesso opposte alle sue quindi lo volle ammonire (dopo pochi mesi lo richiama sapendo che era il suo miglior generale), alle riunioni dei generali quando si alzava a parlare capello lo ascoltava. Capello divenne il generale della seconda armata che sostenne il peso più grosso della guerra tra 1916-17. INIZIO DELLA RIVOLUZIONE IN RUSSIA A febbraio ci fu una rivoluzione a pietroburgo con sciopero generale di operai e lavoratori, si formò il soviet di pietroburgo e un governo provvisorio che sostituisce quello zarista. Nel giro di poco tempo, qualche settimana, lo zar fu costretto ad abdicare (Nicola II, l’ultimo zar di tutte le russie) e oltre ad essersi formati a partire dal febbraio del 17 i consigli degli operai, dei contadini e dei soldati si venne a formare un nuovo governo provvisorio composto da liberali cadetti, menscevichi ed esponenti del partito socialista rivoluzionario. Soltanto i bolscevichi non ne facevano parte. Inoltre i tedeschi ormai avevano preso riga nelle vicinanze di pietroburgo ad alcune decine di chilometri e si stavano avvicinando anche a Mosca. La russia decise comunque di continuare a insistere nella guerra continuando a combattere a fianco dell'impresa. Tuttavia era convinzione diffusa che probabilmente l'esercito russo al di là della volontà combattiva del governo presto sarebbe crollato non reggendo più la pressione austro-tedesca. L’ENTRATA IN GUERRA DEGLI AMERICANI Wilson ebbe il suo ben da fare per convincere i repubblicani anche a causa della dottrina monroe: l'america agli americani, europa agli europei. Gli americani avevano fatto prestiti a tassi agevolati per sostenere le spese di guerra in Inghilterra, Francia, Russia, Germania ecc quindi alla fine conveniva loro che la guerra fosse vinta da londra e parigi piuttosto che berlino e vienna. Gli stati Uniti entrarono nel conflitto a fianco alle potenze dell’impresa, entrarono in guerra non da nuova parte integrante del blocco dell’intesa ma da potenza associata al blocco dell’intesa ossia gli stati uniti ci tennero fin da subito a mantenere una certa distinzione rispetto a francia, inghilterra, italia e russia e questa sottolineatura porterà forti tensioni ai tavoli della conferenza di pace di versaille del 19 tra le potenze vincitrici in particolare tra stati uniti e francia ma anche inghilterra e italia. Gli USA entrarono in guerra nel 17 ma ci volle più di un anno per gli stati uniti affinché con le loro truppe cominciassero a far sentire realmente il loro peso, dal luglio del 18 centinaia di migliaia di soldati americani combatterono nelle trincee della prima linea al fianco di francesi e inglesi contro i tedeschi. L’intervento americano alla fine fu decisivo e determinante ma questo intervento non si fece sentire subito in pochi mesi. A partire dal 18 gennaio del 19 nella reggia di Versailles inizia la conferenza di pace per ridisegnare la carta geopolitica dell’europa e del mondo dopo 4 anni e 3 mesi di conflitto. Le potenze vincitrici decisero che le potenze sconfitte pur potendo inviare delle proprie delegazioni a Versailles esse avrebbero solo potuto prendere passivamente le decisioni scelte, la pace che è quindi al 100% una pace d’imperio. Lo si era già intuito fin dalla mossa iniziale con cui Wilson decise l’intervento statunitense nell’aprile del 17 come potenza associata dell’intesa e non come parte integrante dell’intesa, nel gennaio del 18 wilson aveva diramato i 14 punti secondo cui lui avrebbe dato il suo contributo per le decisioni di pace. Questi 14 criteri suscitarono fastidio e sarcasmo nei politici francesi e inglesi. Nei 14 punti di Wilson era scritto che doveva essere tenuto a mente il principio di autodeterminazione dei popoli, di farla finita con gli accordi segreti, superare il protezionismo, istituire la società delle nazioni che avrebbe garantito la pace perpetua tra i popoli rendendo questa guerra l’ultima nella storia dell’umanità. Ci saranno scintille perché il presidente francese e il premier inglese volevano che venisse messo per iscritto che la colpa della prima guerra mondiale era stata di tedeschi e austriaci mentre invece Wilson non era d’accordo. A Versailles oltre alle delegazioni delle potenze di germania, austria, ungheria, bulgaria e turchia c’era: - il presidente americano wilson - il premier francese david george - il presidente francese george clemenson - il presidente del consiglio italiano Vittorio Emanuele Orlando (con Sonnino, ministro degli esteri) I primi tre sono uomini di sinistra non comunista socialista ma comunque 3 progressisti. Fin da subito si verificarono forti tensioni soprattutto tra wilson e clemenson per la scelta tra una pace democratica (wilson) e una pace punitiva (clemenson). Wilson era profondamente convinto che le colpe fossero degli imperi centrali ma una parte della responsabilità fosse anche francese e inglese. Quindi si trovarono due contro uno (anche perché Orlando non contava nulla) quindi inglesi e francesi osteggiarono subito Wilson. Passò dunque la linea della pace punitiva soprattutto contro la germania: questa sarà la prima causa dell’ascesa del nazzismo e della seconda guerra mondiale. Le condizioni di pace imposte alla germania furono pazzesche, folli. Orlando cominciò a battere i pugni insieme a sonnino, essi arrivarono a Versailles col patto di londra di cui Wilson non voleva neanche sentire parlare. Per Wilson Trentino, Venezia Giulia, Gorizia, l’Istria eccetto Fiume era giusto assegnarle all’italia in quanto territorio italiano, anche l’Alto Adige e il Brennero potevano passare ma non la Dalmazia che era dei croati quindi fecero muro sulla dalmazia e su tutto il resto, wilson lanciò un messaggio agli italiani dicendo che la dalmazia è slava. Gli italiani tornarono a casa mentre a Versailles il dibattito continuava, vennero richiamati e poi a giugno si chiuse la parte più importante del trattato di versailles, quella che riguardava soprattutto la germania. Quindi Trentino, Venezia Giulia e l’Istria (eccetto fiume diventarono italiane) quindi niente spartizione delle colonie tedesche, niente bacino calorifero e nessun protettorato sulla Dalmazia. Nel mentre Nitti aveva il problema di d’Annunzio che voleva occupare fiume, inoltre doveva patteggiare con la jugoslavia le sorte dell’adriatico. Fiume diventa città libera, Zara diventa città italiana. Nel 24, governo mussolini, si avrà il trattato di roma con la jugoslavia e Fiume diventa italiana. La Francia avrebbe dovuto sopportare per più di 4 anni l’occupazione tedesca su un terzo del territorio nazionale. Il primo trattato che venne approvato a versaille fu il trattato di versaille del giugno 1919: in questo primo trattato di pace, il più importante, venivano dettate le condizioni alla germania e venivano delineate le linee guida per la stesura dei trattati di pace riguardanti gli altri stati alleati della germania sconfitti nella prima guerra mondiale. Successivamente vennero approvati e imposti ai vinti altri trattati di pace: quello concernente l’austria, il trattato di saint germain, quello riguardante l'ungheria, il trattato di trianon, il trattato di nein e il trattato di ser che venne ultimato nell’ottobre del 1929. La Germania venne penalizzata poco sul piano territoriale, pagò anche su questo terreno infatti perse la Sazia e la Lorena che tornarono alla Francia. Perse ad est la sua continuità territoriale perché Danzica divenne città libera come Fiume, verso est del corridoio polacco continuava ad esistere tedesca la Prussia orientale con capitale konigsberg, la città di Kant. La germania venne in misura abnorme penalizzata sul piano militare e sul piano economico: > non poteva più disporre della leva obbligatoria > poteva assoldare un esercito per soli scopi difensivi che non poteva superare le 100 mila unità > non poteva disporre di mezzi militari aerei ossia un aviazione ridotta al minimo per soli scopi difensivi > la stessa marina tedesca fu per molti anni interdetta e poi ammessa solo per poche unità > doveva tenere smilitarizzata tutta la riva destra del reno e in particolare avrebbe dovuto sopportare l’occupazione franco berga della renania > venne stabilito che la germania nell’arco di più di 40 anni avrebbe dovuto versare ogni anno indennizzi a favore del belgio e della francia. Sarebbe stata una commissione interalleata composta da francia, italia, inghilterra, usa a entrare nei dettagli stabilendo l’importo complessivo, il numero di anni di versamenti e il numero quindi delle rate. La commissione interalleata giunse a concludere i suoi lavori nel 1921, due anni dopo Versaille e venne stabilito che la germania avrebbe dovuto versare ogni anni per un periodo complessivo di 45-46 anni in tutto 132 miliardi di marchi oro, somma ben maggiore degli 8 miliardi di franchi che la francia fu costretta a pagare alla neonata germania dopo l’umiliazione subita con la guerra franco-prussiana del 1860-61. La Germania avrebbe dovuto quindi regalare a Francia e Belgio il 25% del proprio prodotto interno lordo, quindi un carico abnorme. L’iniquità e l’ingiustizia di queste misure di carattere economico finanziario vennero rilevate da molti intellettuali di primissimo ordine, non solo da weber che poteva essere accusato di partigianeria perchè era tedesco ma anche dall’inglese Keynes che fu presente ai tavoli di versaille come membro della delegazione inglese e scrisse articoli di denuncia dell’iniquità. La germania perse anche il suo impero coloniale a favore solo di giappone, francia e inghilterra, non dell'Italia come era scritto nel patto di londra. Per quanto riguardava i balcani, dove era esplosa la guerra, a Versaille venne deciso che tutti gli slavi del sud (sloveni, serbi, croati, bosniaci) si sarebbero federati in un nuovo stato autonomo indipendente che avrebbe preso il nome di Jugoslavia, sarà con la Jugoslavia che l’italia nel periodo successivo alla conferenza di Versaille chiuderà la questione fiumana, nel 1920 col quinto governo giolitti si arrivò agli accordi di rapallo tra italia e Jugoslavia dove tutta l’istria diventava italiana, fiume città stato, la dalmazia faceva parte della jugoslavia con la sola eccezione della città di zara che rimase italiana. La turchia cessò di essere un impero, divenne una repubblica estesa solo nella penisola anatolica, continuava ad avere il controllo nella regione degli stretti perdeva però tutti i suoi domini in medio oriente, quelle popolazioni arabi che si erano innalzate grazie alle spie inglesi negli ultimi anni di guerra. La siria divenne una colonia francese, la palestina, la giordania, l'iraq (nuovo stato) e l’arabia divennero protettorati britannici. Il 3 marzo era stata siglata la pace di Brest-Litovsk tra russia comunista e germania imperiale: la russia cedeva alla germania tutti i paesi baltici, la bielorussia e l’ucraina divenne protettorato tedesco. Queste enormi concessioni territoriali dipesero dalla determinazione di Lenin di ottenere la pace immediata a qualsiasi costo, anche perchè poi l’esercito tedesco aveva occupato parte della bielorussia, praticamente tutti i territori baltici ed era arrivato anche in ucraina insieme agli austro-ungarici. La pace di non venne riconosciuta dalla conferenza di pace di versailles che andò a sistemare quell’area in maniera profondamente diversa: si vennero a formare gli stati baltici quali lettonia, estonia, lituania che insieme alla polonia e alla romania sarebbero andati a costituire il cordone sanitario tra oriente e occidente per impedire la propagazione in occidente del morbo rivoluzionario comunista russo. Bielorussia e ucraina entrarono a far parte della nascente urss a partire dal 1922, unione delle repubbliche socialiste sovietiche. LA RIVOLUZIONE RUSSA La Russia nel corso del 1917 non ce la faceva più militarmente per la sua corruzione e disorganizzazione a reggere l’urto che inizialmente prevedeva l’impero turco ottomano. I tedeschi ormai avevano occupato tutti i paesi baltici e vi erano problemi di carestia, approvvigionamento militare nelle città, i soldati scappavano dal fronte per tornare a casa… Nel febbraio del 1917 era ancora in vigore il calendario ortodosso (in anticipo rispetto al nostro gregoriano di 12 giorni) quindi mentre la rivoluzione in russia esplode intorno al 20-25 febbraio del 1917 in europa occidentale era l’8-9 marzo. A Pietroburgo ci fu sciopero generale dei lavoratori, agitazioni e manifestazioni, si riunisce per la prima volta il soviet di pietroburgo con i delegati di tutte le fabbriche, le forze dell’ordine ricevono l’obbligo di sparare ma esse si girano dalla parte degli operai. Dopo diversi giorni la duma elegge un nuovo governo provvisorio che è costituito da ministri di orientamento antizarista, ministri liberali e ministri menscevichi e ministri social rivoluzionari. Si viene a costituire un governo provvisorio antizarista in discontinuità profonda con lo zar, nel mentre sulla scia di pietroburgo proliferano soviet in tantissime realtà della russia soprattutto europea fino agli urali: è la cosiddetta RIVOLUZIONE DI FEBBRAIO DEL 1917. Lo zar abdica a favore del cugino, il quale rifiuta il calice della successione perché persuaso che la stragrande maggioranza delle forze politiche che stavano facendo la rivoluzione erano repubblicane, lo erano perfino i cadetti così come i menscevichi e i bolscevichi. La russia quindi rimase per diversi mesi senza capi di stato, le autorità vigenti erano il governo provvisorio, la duma e i soviet. Fin dal marzo 1917 si venne a instaurare in russia una dicotomia dei poteri: ↪↪ i soviet, animati dai 3 partiti socialisti ↪↪ il governo provvisorio costituito dai ministri rivoluzionari È di tutta evidenza che queste due massime autorità spesso finivano in contrasto per il differente segno politico che li caratterizzava. I bolscevichi erano in quei giorni privi del loro capo che si trovava in esilio da diversi anni, viveva in svizzera e aveva partecipato ai due congressi socialisti del 15 e del 16, in piena guerra mondiale organizzati da tutti i socialisti che avevano condannato la guerra. Il partito socailista italiano aveva preso la decisione di essere neutrali, comunque contrari alla guerra: si ritrovarono in svizzera a chiedere la pace e per tornare allo status quo ante. Il ritorno di Lenin dalla svizzera in russia venne favorito dai tedeschi che sapevano che così la russia avrebbe chiesto la pace a ogni costo. Lenin entrò nella stazione di pietroburgo nell’aprile del 17 e proclamò le 10 tesi di aprile che in parte sconcertarono l’allora gruppo bolscevico al potere. Nelle tesi era sostenuto che bisognava chiedere la pace a qualunque costo e che bisognava passare direttamente al comunismo attraverso l’alleanza tra operai e contadini: si trattava di passare dell'autocrazia zarista e da una società ancora semifeudale e protoinfustrializzata direttamente al socialismo saltando tutta la fase intermedia borghese capitalistica. Gli altri partiti socialisti non avevano in mente abbattendo lo zarismo di andare direttamente a costruire il socialismo ma di occidentalizzare e democratizzare la Russia per farle vivere una fase borghese liberale e poi successivamente si sarebbe pensato a edificare il socialismo. Fino al 24-25 ottobre del 17 si avvicendarono 5 governi provvisori con ministri anche social rivoluzionari, due governi l’vov e 3 governi da kerenski che era già stato ministro prima della giustizia e poi della guerra. Nel luglio del 1917 come ministro della guerra kerenski aveva preparato un grande piano di rafforzamento dell'esercito per una grande controffensiva russa, la decisione presa dai governi provvisori era quella di continuare a combattere a fianco degli alleati e kerenski preparò la grande controffensiva russa. Qui ci fu la prima mossa di Lenin che convocò il primo sciopero generale per impedire la partenza dei nuovi soldati russi verso il fronte; questa volta le forze dell’ordine e i soldati obbedirono al governo e repressero le manifestazioni bolsceviche. I capi bolscevichi vennero o incarcerati come trosky o dovettero fuggire all'estero come Lenin. Dal fronte in fase ormai di disgregazione arrivarono le generazioni del generale Chevignon filo zarista: il governo doveva dimettersi e bisognava sciogliere tutti i soviet, Chevignon avrebbe instaurato una dittatura in attesa del rientro L’ITALIA DEL DOPOGUERRA L’Italia è in crisi nonostante esca vincitrice dalla guerra a causa di un indebitamento molto forte a causa delle spese di guerra che si erano potute sostenere grazie a prestiti stranieri soprattutto anglo-americani. Ciò porta all'inflazione della carta moneta, la perdita di potere d’acquisto della carta moneta nazionale essendo inflazionata ossia lo stato batteva carta moneta in abbondanza, un aumento esponenziale dei prezzi dei beni di prima necessità con tutta la produzione industriale da riconvertire. Dal 15 al 18 gran parte del sistema industriale italiano era stato convertito a un’economia di guerra, molte fabbriche e industrie prima della guerra non producevano materiale bellico ma durante la guerra dietro istruzioni e volontà dello stato cominciarono a produrlo. Più dei due terzi dell’industria italiana produceva materiale militare, ora si doveva tornare a un’economia di pace riconvertendo ampi settori dell’industria alla produzione di merci non riguardanti la guerra. Tutti i flussi commerciali erano rimasti sconvolti dagli anni della guerra e ora andavano tutti ristrutturati, inoltre andava trovata una soluzione alle promesse che soprattutto durante l’ultimo anno di guerra erano state fatte dal governo ai soldati di una probabile, quasi certa riforma agraria, della terra ai contadini come riconoscimento e premio per il sacrificio dei fanti contadini nelle trincee della prima guerra mondiale. I primi due anni post bellici non solo in italia ma anche in altri paesi europei furono caratterizzati da continue agitazioni, manifestazioni e occupazioni di terre e fabbriche da parte delle classi lavoratrici. Sprigionava un fascino enorme il mito della rivoluzione russa, la parola d ‘ordine che si diffuse in molti paesi dell’europa occidentale e in particolare in italia fu: “bisogna fare come in russia”, le società socialiste e ampi settori della cgil in italia erano profondamente convinte che in italia ci si trovasse alla vigilia della rivoluzione socialista comunista. Con l’esaurirsi del biennio rosso, la reazione delle classi italiane medio-alte che videro nel nascente, e fino a quel momento irrilevante, movimento fascista lo strumento più idoneo per prendersi una rivincita sulle classi operaie contadine operatrici. Il partito socialista nel corso del 19 vantava più di 200 mila iscritti, guidato dalla corrente massimalista rivoluzionaria che era in maggioranza nel partito dal 1912, quando i riformisti dovettero abbandonare la guida del partito perché divenuti corrente di minoranza. Il segretario del partito era il ligure Giacinto Menotti Serrati, che era il direttore del quotidiano l'avanti, aveva preso il posto di Mussolini nel 14. Essendo in maggioranza rivoluzionari i socialisti italiani erano galvanizzati dalla rivoluzione russa ed erano convinti che l’italia fosse in procinto di iniziare la rivoluzione proletaria. Nel corso del 1919 sul palcoscenico della politica italiana erano emerse due nuove forze politiche: ⇨ nel gennaio del 19 con la benedizione del vaticano e dell’allora pontefice Benedetto XV venne fondato il PARTITO POPOLARE ITALIANO ossia il partito che si ispirava alla dottrina sociale della chiesa e che d’ora in avanti avrebbe raccolto gran parte dei voti dei cattolici italiani. Il primo segretario fu Don Luigi Sturzo, prete siciliano, che si era già messo in luce a inizio 900 come uno dei principali protagonisti del movimento della democrazia cristiana. Questo partito era stato inizialmente bloccato da Pio X in quanto voleva un partito alleato coi liberali in opposizione ai socialisti. I popolani di don sturzo erano contrari all’introduzione della legge sul divorzio (cfr zanardelli, caduto proprio per questa volontà) ⇨ nel marzo del 1919 a Milano nei locali della camera di commercio venne fondato un movimento di ex combattenti, di reduci che si battevano per ottenere tutto ciò che era stato promesso durante gli anni delle battaglie in guerra. A prendere l'iniziativa è il direttore del quotidiano il popolo d’italia, nato nel 14 con fondi francesi, con la direzione dell’ex giornale l’avanti che era stato espulso dai socialisti perchè aveva sposato l’interventismo, Benito Mussolini. Egli andò al fronte trentino, dopo qualche mese, venne ferito e non potendo più andare a combattere tornò a essere il direttore del popolo d'Italia. Nel 19 era ancora direttore di questo quotidiano che aveva collocazione a sinistra, aveva sposato la causa dell’interventismo democratico dei mazziniani e dei garibaldini. Mussolini fu protagonista di questo primo congresso dei reduci e diede vita a questo MOVIMENTO DEI FASCI. Venne approvato il programma di san sepolcro (dalla piazza san sepolcro di milano dove erano ubicati i locali della camera di commercio ossia un programma di sinistra dove si chiedeva all‘assemblea costituente votata da uomini e donne. Il movimento dei fasci si professava repibblicano antimonarchico, l'assemblea costituente avrebbe deciso il nuovo assetto dell’italia, erano favorevoli alla società delle nazioni appena sorta per volontà di Wilson nell’aprile del 1919, erano i primi fascisti favorevoli alla spartizione dei profitti nelle industrie tra azionisti e lavoratori. A questa prima riunione c’erano si e no cento persone, per quasi due anni il movimento non ebbe alcun ruolo per i consensi della vita italiana fino all’autunno del 20. Tra l’autunno del 20 e la primavera del 21 il movimento dei fasci di combattimento cominciò a esercitare una funzione politica di primo piano. GOVERNO NITTI Intanto a livello istituzionale il governo con presidente del consiglio Vittorio Emanuele Orlando nel giugno del 19 si era dimesso in quanto riteneva esaurito il suo compito, di un governo nato all’indomani della disfatta di caporetto che aveva come missione il portare il paese alla vittoria. Venne incaricato di fondare il nuovo governo uno statista stato più volte ministro durante l’età giolittiana (come già Orlando, professore universitario di diritto), Francesco Saverio Nitti professore universitario di economia e finanze, liberale radicale progressista di sinistra. Egli guidò un governo di larghe intese con all’opposizione solo i socialisti. Il parlamento era sempre quello uscito dalle elezioni politiche del 13. Nitti dovette sistemare la situazione Fiume causata da d’annunzio che, partendo dalla venezia giulia, aveva preso fiume con un referendum plebiscitario di annessione all’italia ma il nuovo governo italiano doveva mettersi d’accordo col nuovo stato Jugoslavio quindi c’era bisogno di tempo. Fu di d’annuznio l’idea di marciare su roma per arrivare a tutti i costi all’annessione di fiume all’italia. Questo nuovo governo aveva come interlocutore un parlamento eletto ante guerra, nella primavera del 13, quindi era ora di rinnovare, le uniche misure che riuscì a prendere furono quelle di un aumento della tassazione sulle successioni ereditarie e di un rafforzamento del calmiere sul prezzo del pane e degli affitti. Il calmiere fu durante gli anni della guerra per far comprare a tutti gli elementi vitali, esso costava molto perché il disavanzo rispetto al prezzo di mercato lo pagava lo stato. Nitti prese la decisione di convocare le elezioni politiche, inoltre decise di raccogliere le proposte di riforma elettorale avanzate da socialisti e popolari, gli unici due partiti di massa con organizzazione capillare su tutto il territorio nazionale (anche in parte ormai nel meridione). Sia socialisti che radicali erano d’accordo di volere una legge elettorale di tipo proporzionale e Nitti cambiò la legge elettorale da uninominale maggioritaria a proporzionale mantenendo il suffragio universale solo maschile: questo comportava che importavano le liste dei partiti piuttosto che le personalità, una legge elettorale che favoriva i nuovi partiti di massa. GOVERNO GIOLITTI Le elezioni del 19 furono un disastro per i liberali, che per la prima volta arrivarono a prendere 200 deputati su 500 e dispari, erano quindi una minoranza. Il partito socialista prese il 32% dei voti, massimo storico del partito, eleggendo 156 deputati (tre volte quelli di età giolittiana), il partito popolare prese il 20% dei voti eleggendo 100 deputati. I liberali da soli non ce l’avrebbero più fatta a governare il paese inoltre erano talmente diversificati che trovare un accordo sarebbe stato molto difficile anche solo tra quei 200 deputati. Nitti rimase presidente del governo con coalizzati i cattolici e liberali e all’opposizione la destra nazionalista e i socialisti. Il governo a fatica riuscì ad andare avanti per 6 mesi e nel giugno del 20 dovette dimettersi quando Vittorio emanuele III, il sovrano, affidò l’incarico di formare il governo a Giolitti ormai 80enne (quinto governo giolitti dal luglio del 20 al luglio del 21). Anche giolitti guidò un governo di liberali, democratici e popolari. Giolitti chiuse con grande autorevolezza la questione adriatica mettendosi d’accordo con la Jugoslavia col trattato di rapallo dove la jugoslavia riconosceva l’italianità di venezia giulia, istria e dalmazia e fiume diventava città stato libera. Sulla base di questo trattato i legionari di d'annunzio dovevano andare via da fiume, d’annunzio gridò al tradimento minacciando difese a oltranza fino all’ultimo sangue ma poi quando si accorse che giolitti aveva dato ordine alla marina di attaccare fiume dal mare e l’esercito da terra ai primi morti alzò bandiera bianca e lui e i suoi legionari andarono via (natale di sangue del 1920). In politica interna il governo di giolitti prese decisioni coraggiose: da un lato questo governo tolse il calmiere sul prezzo di pane e affitti ma approvò anche due leggi che se applicate avrebbero avuto conseguenze militari ossia una legge che andava a tassare tutti gli extra profitti di guerra realizzati dalle industrie e una legge che rendeva obbligatoria la nominatività dei titoli azionari (era consentito in italia fino al 1920 di detenere delle azioni senza il proprio nominativo, si potevano acquistare delle azioni sui mercati senza pagare le tasse su quegli investimenti perché le azioni potevano restare anonime. Il vaticano si avvaleva di ciò, aveva investito parecchi capitali nell’acquisto di azioni anonime). Queste leggi rimasero inapplicate perché il governo durò solo un anno. Durante il biennio rosso, 19-20, il partito socialista italiano aveva provocato varie occupazioni e manifestazioni, ci furono in due anni più di 2mila scioperi. Nella bassa padana a volte i braccianti arrivavano ad occupare delle terre, molte terre incolte e appartenenti a latifondisti borghesi del sud vennero occupate dai contadini senza terra nel mezzogiorno e in sicilia. Tutta questa ondata di scioperi e manifestazioni raggiunse il culmine nell’estate del 20 quando si era aperta la vertenza per il rinnovo del contratto nazionale degli operai metallurgici e metalmeccanici a causa della lira inflazionata, dei prezzi cresciuti ma coi salari rimasti fermi quindi la cgil chiese un rinnovo contrattuale molto forte a favore dell’aumento dei salari. I padroni respinsero le proposte di aumento salariale e proclamarono la serrata, strumento di lotta a disposizione degli industriali contro i propri lavoratori ossia gli industriali decisero di chiudere le fabbriche per lasciare gli operai senza soldi mentre gli industriali non avevano problemi di denaro. La fiom (parte della cgil che si occupava di metallurgici e metalmeccanici) decise l’occupazione delle fabbriche tra fine agosto e inizio settembre del 20, quasi tutte le fabbriche milanesi torinesi e genovesi vennero occupate dagli operai che andarono a costituire i consigli operai, i soviet italiani, eleggendo i propri delegati e per 3 settimane gli operai gestirono le industrie e ripresero la produzione. Giolitti si diede un gran da fare per arrivare al compromesso, non fece mai intervenire le forze dell’ordine in queste settimane (nonostante fosse violazione di proprietà privata). Dopo il 20 settembre del 20 gli industriali furono costretti a concedere aumenti di stipendio ai lavoratori e furono costretti ad accettare la proposta di cogestione della cgil: gli operai coi propri delegati sarebbero entrati nei consigli di organizzazione dell’azienda e avrebbero deciso insieme come dirigere l’industria (clausula che restò lettera morta in quanto il governo giolitti pochi mesi dopo cadde). Durante questi mesi il movimento dei fasci di combattimento cominciò a crescere e ad esercitare ruolo politico importante infatti gli industriali avevano subito l’occupazione e dei contratti a loro sfavorevoli, si presero la rivincita finanziando e armando generosamente questo nuovo movimento costituito da reduci di guerra. Si vennero così a costituire le prime squadre d'azione fasciste formata da disoccupati e reduci di guerra che non riuscivano a inserirsi nella vita civile. Il movimento riceveva soldi per armare e salariale questi squadristi che avrebbero dovuto distruggere le organizzazioni socialiste con spedizioni punitive in emilia, marche, puglia e toscana, zone dove i socialisti erano più forti. Parte del mondo liberale guardò l’ascesa fascita con soddisfazione, compreso lo stesso giolitti e anche benedetto croce. Pensavano che una volta che i fascisti avessero rivoluzionato i socialisti allora a quel punto il fascismo si sarebbe costituzionalizzato e si sarebbe assorbito nei ranghi del liberalismo, era quindi un modo per salvare il paese dalla sovversione bolscevica. Giolitti stanco dei compromessi decise di andare ad elezioni anticipate e commise il grande errore di aprire le liste dei blocchi nazionali anche a nazionalisti e fascisti, rimasero fuori solo popolari e socialisti. Fino alle elezioni politiche del maggio del 21 i fascisti non avevano assessori, consiglieri, alle elezioni del novembre del 19 non erano nemmeno riusciti a presentarsi a tutti i consigli e avevano preso in tutta italia 5mila voti, mussolini fu sul punto di abbandonare tutto. Nel maggio del 21 i fascisti riescono a eleggere 35 deputati. IL NUOVO PARTITO COMUNISTA ITALIANO E L’INIZIO DELLO SCONTRO TRA NERI E ROSSI Fu evidente a tutti che lo slancio rivoluzionario del biennio rosso con la chiusura della vertenza sindacale si era esaurita, una parte dei socialisti massimalisti delusa e amareggiata accusò i massimalisti stessi di non avere saputo coordinare le agitazioni rivoluzionarie del biennio rosso e al congresso di livorno del partito socialista italiano i massimalisti di estrema sinistra critici rispetto al comportamento del partito decisero di uscire dal partito socialista e fondare nel gennaio del 21 il partito comunista d’italia. Gli artefici dell’avvento del partito comunista italiano furono Amadeo Bordiga, ingegnere napoletano che divenne primo segretario, e il gruppo torinese che durante il biennio rosso aveva fondato un periodico ordine nuovo, erano studenti universitari che squadristi vennero assunti a tempo indeterminato nei ranghi dello stato a fianco delle tradizionali forze dell’ordine si venne ad aggiungere una nuova forza dell'ordine alle dirette dipendenze dello stato, la MILIZIA VOLONTARIA PER LA SICUREZZA NAZIONALE. Gli squadristi sono diventati funzionari pubblici con salari pagati dallo stato. Viene istituito il gran consiglio del fascismo che comincia a svolgere una funzione di anello di congiunzione tra lo stato e il partito nazionale fascista. Comincia a entrare in vigore la RIFORMA GENTILE DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE: tutto venne trasformato dalle scuole elementari fino all’università. Molti insegnanti vennero licenziati, il sistema scolastico italiano era già sbilanciato a favore dell’istruzione classica e del liceo classico ma con la riforma gentile questa caratteristica si andò consolidando e accentuando. Vi era una scuola secondaria superiore a tutte le altre dove si sarebbe formata la nuova classe dirigente, soltanto con un diploma di liceo classico si poteva andare all’università e scegliere qualsiasi indirizzo di studio universitario mentre il liceo scientifico poteva iscriversi solo alcune facoltà e chi si maturava al tecnico non poteva andare all’università. Venne introdotto l’esame di maturità che andava affrontato anche dalle scuole private, chiamate scuole paritarie, che formavano i giovani con insegnanti propri liberamente assunti considerando che comunque alla fine dei 5 anni ci sarebbe stato un esame di maturità uguale per tutti. Ci fu la questione della RESA OBBLIGATORIA DELL’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA nelle scuole pubbliche, prima era completamente facoltativo mentre ora diviene obbligatorio così come l’esposizione in tutti gli edifici pubblici e in tutte le aule scolastiche del crocifisso. Gentile era favorevole a rendere obbligatorio l’insegnamento della religione solo nelle scuole primarie, la religione era considerata come l'infanzia propedeutica della filosofia ma Mussolini fece grande pressione affinché fosse obbligatoria per tutto infatti erano già partite le trattative segrete con la chiesa cattolica in vista alla riconciliazione. Gentile si dimise in quanto contrario e venne sostituito da un altro ministro che rese l'insegnamento nel 24 obbligatorio ovunque. LE NUOVE ELEZIONI C’era il problema della legge elettorale perché Mussolini si rendeva conto che si trovava ad essere presidente del consiglio di un governo di coalizione che aveva bisogno dell'appoggio in parlamento ma dove in parlamento i deputati fascisti erano solo 35. Si trattava presto di tornare alle urne per riscuotere in termini di voti tutto quello che di favorevole al fascismo era accaduto dopo le ultime elezioni del 21. Mussoloini diede l’incarico di formualre la nuova legge elettoriale a Giacomo Acerbo, inziarono fortissime tenzioni col partito popolare di don sturzo ma anche le tensioni da parte del vaticano affinchè don sturzo lasciasse la guida del partito perchè secondo loro la sua guida era troppo antifascista e infatti dopo poco egli lasciò il partito e esulò negli stati uniti d’america, sarebbe rientrato solo dopo la fine della seconda guerra mondiale in italia in una sorta di esilio che lo stesso vaticano gli aveva imposto. La LEGGE ACERBO è una legge truffa che manteneva il sistema proporzionale ma con forte correzione maggioritaria: la legge diceva che il partito di maggioranza relativa a condizione che il numero di voti superasse la soglia del 25% avrebbe avuto diritto ai 2/3 dei seggi alla camera dei deputati. La legge entra in vigore tra il 23 e il 24 e il 6 aprile del 24 gli italiani a suffragio universale maschile vanno a votare. La campagna elettorale fu contrassegnata da intimidazione e violenza da parte delle squadre fasciste che ora sono integrate coi ranghi dello stato e tuttavia mentre i fascisti si presentavano alle elezioni col cosiddetto listone che coincideva col simbolo del partito nazionale fascista ma ospitava candidati al proprio interno, i cosiddetti fiancheggiatori del fascismo che venivano dalle fila dei liberali e dei popolari. Il fronte fascista quindi si presentò a queste elezioni politiche unito, le forze politiche antifasciste si presentarono invece estremamente disunite: la lista dei liberali giolittiani, la lista dei liberali radicali di giovanni amendola, la lista dei repubblicani, la lista dei socialisti unitari, la lista dei socialisti massimalisti, la lista dei comunisti. I risultati delle elezioni furono il 66% dei voti per i fascisti, arrivò a conquistare il 75% dei deputati, i comunisti ebbero il 5%. Nel nuovo parlamento quindi (senato di nomina regia) il 25% era di deputati antifascisti. CASO MATTEOTTI Il 30 maggio il capogruppo del partito socialista unitario e il segretario Giacomo Matteotti tenne in faccia al presidente del consiglio Mussolini un eroico discorso coraggiosissimo in cui elencava punto per punto tutte le scorrettezze compiute dal fascismo. Il 10 giugno del 24 Matteotti venne rapito uscendo dalla sua casa, alla periferia di roma da delle spie e lo uccisero, il corpo venne ritrovato in un bosco alla periferia di roma in pieno agosto. La reazione dell’opinione pubblica era di sconcerto, si era oltrepassato il limite: si trattava di un crimine a un parlamentare. Alcuni giornali come corriere della sera e la stampa con orientamento liberale conservatore prendono le distanze. Dietro a questo rapimento era chiaro ci fosse Mussolini che se la vede brutta e pochi giorni dopo il rapimento di matteotti fa chiudere senato e camera dei deputati che sarebbero state riaperte in autunno una volta che sarebbero stati trovati i responsabili del rapimento. Mussolini con questa mossa silenziò un focolaio di critiche. Le forze politiche antifasciste reagirono in modo disunito perchè i socialisti, i repubblicani, liberali amendoliani decisero la MOSSA DELL’AVENTINO ossia che non avrebbero più partecipato alle riunioni della camera dei deputati, si sarebbero riuniti loro in separata sede come legittimi rappresentanti del popolo italiano confidando nell'intervento del re per il ripristino per la legalità. Giolitti considerò la mossa moralmente nobile ma inefficace politicamente e quindi non prese parte a ciò, così come i comunisti. I comunisti con a capo Antonio Gramsci (che aveva anche fondato il quotidiano l’unità) proposero uno sciopero generale. Questa reazione disunita portò acqua al mulino di Mussolini che aspetto tutta l’estate, fece passare del tempo, lo sconcerto si riaccentuò quando verso ferragosto venne trovato il cadavere di Matteotti. Nel novembre del 24 vennero riaperte camera e senato, a questo punto con un mussolini ancora incerto dell’iniziativa ancora da prendere furono i ras ossia i capi provinciali del partito a spingerlo verso un'iniziativa ardita: così si arrivò al discorso nella camera del 3 gennaio del 25, discorso in cui Mussolini si assumeva la responsabilità storica, politica e morale di tutto ciò che era successo. I deputati antifascisti che non erano presenti tutti perché avevano scelto la linea dell’aventino sono definitivamente sconfitti, mussolini ha in mano le redini del potere e comincia da qui la trasformazione dello stato liberale italiano in uno stato dittatoriale totalitario imperfetto: il duce del fascismo, il capo del governo a partire dal 25-26, accumulò nella sua figura un’enorme potere che però non riuscì mai ad essere realmente illimitato come invece riuscirono a fare Hitler in germania e Stalin in unione sovietica. Non riuscì per 2 ragioni: per prendere il potere ha avuto bisogno di molte persone e molti aiuti, se non ci fosse stato il quirinale, il re e il papa il fascismo non avrebbe preso il potere. Il re quindi continuava a essere il capo dello stato, continuava a nominare i senatori; il papato vincola lo stato coi patti lateranensi. Mussolini fu quindi condizionato nel ventennio della sua dittatura quindi non si può parlare di totalitarismo perfetto Cominciano a entrare in vigore una serie di leggi che vengono dette LEGGI FASCISTISSIME ossia leggi che avevano trasformato lo stato in dittatura. LE LEGGI FASCISTISSIME Tutti i partiti diverso da quello fascista vennero messi fuorilegge, d'ora in avanti soltanto i contratti di lavoro che fossero stati firmati dal sindacato fascista avrebbero avuto valore. La cgil cessa di esistere dal 26-27. Viene creato un tribunale speciale per la sicurezza dello stato contro i reati politici, i contestatori del fascismo, tribunale costituito non da magistrati ma da generali dell’esercito e ufficiali della milizia volontaria per la sicurezza nazionale. Il tribunale speciale incominciò a fare arrestare uomini antifascisti e condannare o al domicilio coatto in sedi lontane e disagiate oppure la detenzione carceraria. Già nel 26 vennero arrestati per attentato contro la sicurezza dello stato Gramsci, Terracini, Spinelli, Rossi, Pertini. Il presidente del consiglio non è responsabile davanti al parlamento ma diviene il capo del governo responsabile solo davanti al re, ha potere di iniziativa legislativa, i sindaci divengono di nomina governativa e prendono il nome di podestà mentre i consigli vengono designati e scelti dal podestà, non più eletti dai cittadini italiani. Dal 25 al 26 ci furono 4 attentati a Mussolini e questo funse da pretesto per accelerare alla trasformazione dello stato liberale, tuttavia lo statuto albertino svuotato da qualsiasi contenuto rimase formalmente in vigore. Nel 27 il gran consiglio del fascismo approvò un documento, la CARTA DEL LAVORO, di politica economica sociale dove veniva fuori la concezione peculiare del fascismo dei rapporti economico sociali: il fascismo aveva creato la terza via tra quella individualista capitalista e quella collettivista comunista socialista, l’economia corporativa. Il contenuto di quel documento rimase lettera morta per qualche anno, mussolini si deciderà di costruire la nuova economia corporativa dopo la nuova crisi del 29 a partire dagli anni 30 ma questo documento dove si delineano i contorni venne approvato già nel 27. Altre leggi proibivano l’asserrata per i padroni e lo sciopero per i lavoratori. Per poter lavorare nel pubblico impiego a qualsiasi titolo bisognava essere iscritti al partito. Ci furono 4 attentati alla vita di Mussolini: uno a opera di una gentildonna inglese, uno a bologna su iniziativa di un anarchico 15, Anteo Zamboni scoperto e ammazzato all’istante, un tentativo di attentato di Tito Zaniboni (ex parlamentare consigliato dal generale capello) che venne sventato all’ultimo e capello finì in carcere e morirà in clinica a domicilio sorvegliato nel 41. Cadorna insieme a Badoglio e Diaz vennero insigniti del titolo di gran maresciallo d’italia mentre capello no. Nacquero le nuove organizzazioni giovanile fasciste come l’OPERA NAZIONALE BALILLA con l’inquadramento di tutta la gioventù italiana, maschile e femminile, a seconda dell’età. Nel 28 entrò in vigore la nuova legge elettorale, non c’erano più gli altri partiti politici ma la legge acerbo non lo diceva. La nuova legge era una lista unica dei candidati scelti dal gran consiglio del fascismo; il cittadino italiano non aveva nessuna opportunità, poteva scegliere se accettare e respingere la scelta unica e se metteva di no non appena usciva arrivavano i soldati della milizia. Durante l’era fascista si andò a votare due volte: nel 29 e nel 34 con questa legge elettorale a liste bloccate. A chiudere il cerchio della trasformazione dello stato liberale italiano in stato dittatoriale quasi totalitario furono i patti lateranensi ossia la riconciliazione dello stato italiano con la chiesa. Nell’entusiasmo generale vennero firmati l’11 febbraio del 29 da mussolini e dal segretario di stato del vaticano cardinal gasparri col papa Pio XI che definì mussolini l'uomo della provvidenza; sono 3 patti: > trattato internazionale: italia riconosce la statualità dello stato religioso > convenzione finanziaria: bisognava compensare la chiesa dei territori perduti a partire dal risorgimento e venne stabilita una somma di parecchi miliardi che lo stato versò nelle casse del vaticano > il concordato: il cattolicesimo diventa religione dello stato italiano→ perde qualsiasi carattere di laicità I patti lateranensi verranno rielaborati nell’84 e ancora oggi sono validi. Le responsabilità per l’ascesa del partito fascista della chiesa italiana sono enormi. Qualunque decisione presa dai tribunali ecclesiastici aveva ripercussione civile, ad esempio il matrimonio celebrato in chiesa aveva automaticamente effetti civili, i presi erano esentati dall’obbligo militare e avevano uno stipendio pagato dallo stato. Si confrontano e accordano due istituzioni dalla storia molto diversa: stato e chiesa. Sale al trono Pio XII, papa conservatore filofascista che rimarrà papa fino al 58 (dopo Papa Giovanni). Nel 25 morì Hebert e dunque bisognava applicare la costituzione per il presidente della repubblica. Moderati e conservatori trovano il loro candidato presidenziale nel manesciarlo Paul Von Hinderburg, generalissimo dell’esercito negli ultimi anni di guerra (17-18) oltre che monarchico nazionalista e conservatore dichiarato, nostalgico di bismarck e della germania imperiale. Sul versante del centro sinistra ci fu l’accordo tra cattolici e socialdemocratici per un candidato unico, Wilhelm Marx. I comunisti non vollero far convergere i loro voti su Marx e presentarono un loro candidato, Telman. Le elezioni vennero vinte da Hindenburg per un solo voto; se i comunisti avessero appoggiato Marx allora avrebbe vinto lui, un sincero repubblicano democratico mentre invece si trovavano con un monarchico nostalgico. Nel 28 le elezioni politiche vengono vinte dai socialdemocratici e si forma un governo di centro sinistra con tutte le forze politiche precedenti con in aggiunta i socialdemocratici. Diventa presidente del consiglio Muller, Stresemann dopo essere stato cancelliere del 23 era sempre stato ministro degli esteri e continua ad esserlo anche in questo governo. Questo governo si caratterizza per riforme sociali, vengono varati i sussidi di disoccupazione, ritoccato a favore dei lavoratori il sistema pensionistico. Tuttavia nel 1925 come effetto corollario del piano Deives e del governo d'emergenza nazionale si arriva agli accordi di Locarno con la francia grazie a cui si volta pagina nella relazioni franco-tedesche con protagonisti Stresemann per la germania e Brian per la francia. La germania si impegnava e accettava il trattato di Versailles, in cambio entrava a far parte dell’sdn ossia la società delle nazioni da cui erano rimaste escluse tutte le potenze che avevano perso la prima guerra mondiale. Non erano entrati gli stati uniti, Wilson l’aveva voluta a tutti i costi ma quando rientra a Washington il congresso gli vota contro per l’ingresso ed essendo alla fine del secondo mandato non poté fare nulla. Anche russia, austria, ungheria, turchia non avevano diritto di entrare ma la germania ora viene accolta e si cominciò a parlare della distensioni internazionale, la cooperazione e la collaborazione tra nazioni che si erano ferocemente combattute nella guerra→ lo spirito di locarno, si iniziò addirittura a parlare di unione europea. Nel 28 a Parigi venne firmato il patto Briand-Kellog: i due ministri francesi e americani si rivolgono a tutti i paesi che avessero ritenuto che si ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Inghilterra, Italia e la stessa unione sovietica firmò l’adesione al patto. Il clima della guerra finalmente sembrava sparito, dopo gli anni difficili del dopoguerra finalmente tra 24 e 28 l’aria sta cambiando. IL CROLLO DI WALL STREET E L’IMPATTO SULLA GERMANIA Arrivano però i crolli della borsa di wall street per colpa dei governi statunitensi che non seppero regolare policiamente l’economia e la finanza americana durante gli anni 20, anni di crescita spettacolare per gli usa, a cominciare dal 24 ottobre del 29, il giovedì nero che portò a grandi ripercussioni sull’economia delle potenze occidentali e in particolare alla germania. Tra 28 e 29, pochi mesi prima del crollo, era stato approvato col plauso di francia, belgio e inghilterra un nuovo piano di investimenti, il piano Young )cognome di un altro finanziere americano che si era esposto in prima persona) ossia un piano di investimenti ancora più favorevole del piano deives e la francia aveva accettato un ulteriore riduzione del 10% delle tasse annuali e un’ulteriore diluizione della durata delle tasse. Gran parte dell’economia europea dopo la guerra mondiale si era strettamente intrecciata all’economia statunitense nord americana a causa di tutti i prestiti a tassi agevolati di interesse che avevano garantito alle potenze europee oltre che i due grandi piani di investimento a favore dell’economia tedesca. Gli effetti del piano young non poterono svilupparsi a causa della grande depressione e poi in tempi rapidi (ad eccezione della Francia) la crisi dilagò in tutto l’occidente con particolare riguardo nei paesi dell’europa occidentale. Al governo c’era Muller, alla guida di un governo di larghe imprese col centro dei cattolici. Questo governo dovette dimettersi a causa delle divergenze delle classi politiche in quanto la socialdemocrazia voleva aumentare gli ammortizzatori sociali per i lavoratori in difficoltà, mentre i partiti moderati non volevano indebitare lo stato per interventi di questo genere. Si tornò così alle urne nel corso del 1930 nel pieno imperversare della crisi: per la prima volta in 10 anni il partito di estrema destra nazista prese il 18% dei voti (di solito prendeva il 2-5%), a causa della grande crisi. Con la espedè che perse consensi e tutte le forze politiche che avevano governato la germania dal 19 che perdettero voti, aumentarono esponenzialmente i voti dei nazzisti ma anche alcuni partiti di estrema destra come i nazionalisti e a estrema sinistra il partito comunista tedesco. Divenne molto difficile fare un governo, il presidente Hindenburg assegnò il compito a Bruning che formò due governi nell’arco di 2 anni, in uno dei due c’era l’espedè e nell’altro no, governi paralizzati dalle divergenze tra le diverse forze politiche in un clima cupo di grande disoccupazione e crisi e con una strisciante guerra civile in atto tra le organizzazioni militari dell’estrema destra e le organizzazioni marxiste del movimento operaio dei lavoratori. Quello che in italia era accaduto durante il biennio nero dal 1921 alla marcia su roma del 24 e oltre, fino al delitto Matteotti, ora stava succedendo in Germania con le organizzazioni del movimento operaio dei lavoratori prese d’assalto da squadre di azione armate del partito nazzista finanziati da banchieri, industriali e grandi proprietari terrieri. Bruning voleva fare la riforma agraria e dare le terre incolte ai contadini, sciogliere i legami nazzisti ma ciò gli fu impedito sia dalle divergenze con le altre forze politiche sia dalla contrarietà del presidente, gli fu impedito con le minacce delle stesse squadre di assalto. Bruning dovette dare le dimissioni agli inizi del 32 mentre era in scadenza il mandato presidenziale settennale di Hindenburg. Nel corso del 32 si tennero 3 drammatiche elezioni, una presidenziale e le alte due politico legislative: > le elezioni presidenziali: i comunisti presentarono il loro candidato, i nazzisti Hitler sostenuto dalle altre forze di estrema destra mentre tutte le forze politiche che avevano governato durante gli anni della democrazia dai liberali conservatori fino alla socialdemocrazia fecero convergere i voti su Hindenburg che venne quindi rieletto col 53% dei voti mentre hitler prese più del 37% dei consensi > le due elezioni politiche che si svolsero nel corso del 32 segnarono un ulteriore rafforzamento dei partiti estremi: dei comunisti e dei nazisti ma in generale tutti i partiti fanaticamente nazionalisti di estrema destra. Il partito nazzista di hitler in una delle due elezioni arrivò al 38% (nell’altra 31) ossia il partito social era diventato partito di maggioranza relativa. L’espedè a queste due elezioni prese il 24% mentre lo zentrum cattolico poco più del 10%. Hindenburg, neopresidente eletto, prima affidò il cancellierato a un esponente dell'aristocrazia tedesca, un uomo della destra tedesca, il barone Franz Von Papen, per 5 mesi ma poi visto che questo governo stentava diede l’incarico a un generale anch’egli molto vicino agli ambienti della destra più estrema ossia Kurt Von Schleicher che fece il cancelliere per 3 mesi. Quando Schleicher si rese conto delle difficoltà hindenburg decise di giocare la carta di hitler e dare a lui il cancellierato il 30 gennaio del 33. Guida un governo che è costituito da soltanto 3 ministri nazisti mentre tutti gli altri appartenevano ai conservatori e autoritari della destra tedesca. Hitler e Herman Guillinger si misero d’accordo con Hindenburg per convocare le elezioni politico legislative anticipate con lo scopo di consolidare la svolta avuta con l’incarico a Hitler. Il 5-6 marzo si ebbero le elezioni ma esse si svolsero all’insegna di minacce e intimidazioni, diffuse illegalità. Hitler e gullinger incendiarono il reichstag dando le colpe ai comunisti esattamente a una settimana dalle elezioni. Il partito nazzista sfiorò il 44% dei voti che si andavano a sommare a quelli delle altre forze di estrema destra, ottenendo insieme ben oltre la maggioranza assoluta col 55-56% dei parlamentari eletti. A questo punto hitler decise di consolidare il proprio potere proponendo a un parlamento a lui favorevole la LEGGE PER I PIENI POTERI che venne approvata con soltanto il voto contro del socialdemocratici, essa dava il potere al cancelliere che poteva anche fare così le leggi e stipulare trattati internazioni, dicharare guerra e pace e non solo, venivano con questa legge di fatto soppresse le autonomie federali ossia i lender vennero ridotti a dei comparti burocratici amministrativi direttamente dipendenti da cancelliere e governo. Hitler ha oltre al potere esecutivo anche quello legislativo, il reichstag era ridotto a cassa di risonanza del governo Nei mesi successivi al marzo vennero approvate altre leggi liberticide tra cui la messa in fuori legge di tutti i partiti al di fuori dei nazzisti, tutti i sindacati vennero aboliti ad eccezione di quello nazista ma anche ciò detto hitler non aveva risolto tutte le questioni perchè c’era ancora la diffidenza accompagnata da malumore degli ALTI COMANDI DELL’ESERCITO che avevano favorito l’ascesa del nazismo ma che mal sopportavano di dover spartire il monopolio della forza fisica con le SA comandati dal nazista Ernest Romme. Esse avevano sempre costituito l’ala socialisteggiante, mentre hitler e i suoi collaboratori cominciavano a parlare di evoluzione dopo la rivoluzione che si era in sostanza realizzata tra 30 gennaio del 33 e l’entrata in vigore della legge dei pieni poteri→era iniziata l’era dell’evoluzione. Alcuni capi della SA parlavano della necessità di una seconda evoluzione perché la prima non bastava, doveva scattarne un’altra nazional socialista con la statizzazione di alcuni monopoli privati, con la riforma agraria a favore dei contadini poveri… I fratelli Strasser insistevano sulle riforme sociali che avrebbero costituito il nervo della seconda ondata rivoluzionaria, gli altri comandi e il presidente della repubblica fecero presente al cancelliere i loro desideri nel merito ossia il monopolio dell’uso della violenza doveva spettare interamente all’esercito che non poteva tollerare la coesistenza con le bande delle SA di rivoluzionari fanatici socialistoidi. Il partito nazzista recepì l’ordine e risolsero con la più brutale violenza, aspettarono la festa annuale in baviera Hitler diede ordine alla guardia delle SS di sterminare gli ufficiali delle SA (notte dei lunghi coltelli, giugno del 34). Quindi hitler così aveva sistemato il problema, ora rimaneva il presidente della repubblica che possedeva parecchie prerogative ma Hindenburg non era giovane (aveva 87 anni) e la fortuna aiutò i nazisti infatti egli morì di morte naturale nell’agosto e le alte sfere dell’esercito e il parlamento acclamarono hitler capo delle forze armate e del terzo reich. Hitler assorbì anche le prerogative che spettavano al presidente della repubblica. La costituzione non venne mai ufficialmente abrogata ma semplicemente svuotata da qualsiasi ruolo e contenuto. Hitler possiede tutte le prerogative del capo assoluto, sta iniziando una dittatura totalitaria perfetta come c'era da pochi anni nell’unione sovietica di Stalin (dal 28-30). Nell’italia fascista invece la dittatura era semitotalitaria, il duce era capo assoluto del partito nazioanle fascista e capo del governo ma non era il capo dello stato e delle forze armate che era il re, vittorio emanuele III che eleggeva anche il senato. Inoltre il duce aveva il papa con cui doveva sempre fare i conti. La dittatura mussoliniana fu entro certi limiti frenata da re e chiesa; niente di tutto ciò in unione sovietica e germania. Per questo molti storici parlano dei due regimi come totalitari perfetti. A partire quindi dal 34 nasce il regime nazista. Hitler era austriaco, a vienna aveva frequentato l’istituto d’arte e tentato la carriera dell’artista con scarsi risultati (d’annunzio lo chiama l'imbianchino) e ottenne di combattere nella guerra mondiale con i Bavaresi, divenne caporale e nel 1919 fu tra i fondatori del partito operaio tedesco che l’anno successivo prese il nome di PARTITO NAZIONALE SOCIALISTA DEI LAVORATORI TEDESCHI (SDLT) che fu inizialmente marginale. Il partito fin dall’inizio si diede un programma in cui si voleva la grande germania, stato in cui tutti gli esseri umani di razza ariana e parlante la lingua tedesca si potessero riunire in un unico stato (le contestazione dei trattati di versailles vennero visti come frutto del tradimento delle forze tedesche antinazionali). Sul piano economico sociale il partito prevedeva l’avvento di un terzo tipo di societa diverso ossia la terza via del corporativismo ossia datori di lavoro e prestatori d’opera dovevano unirsi in corporazioni di mestiere che avrebbero sradicato la lotta di classe: l’economia nazionale si sarebbe coesa ed erano previste ardite riforme sociali che continuavano ad essere agitate da alcune componenti della SA ma tutte queste riforme rimasero lettera morta fino alla caduta del nazismo nell’aprile del 45. L’ideologia del partito era del PANGERMANESIMO alle più estreme e radicali conseguenze, l’impianto del socialdarwinismo viene ripreso, ci sono razze inferiori e razze superiori biologicamente. Gli ebrei andavano sterminati così come gli zingari, gli omosessuali contro le tendenze della natura biologica. Gli slavi erano subumani (polacchi, russi, ucrini, cechi, slovacchi) e dovevano diventare servi dei tedeschi. Gli ebrei divennero il capro espiatorio di tutto, i nazisti vedevano negli ebrei gli artefici delle due idee nefaste ossia l’individualismo liberale e il marxismo, ideologie bassamente utilitaristiche: andando a sterminare gli ebrei si sterminavano i socialisti e comunisti e anche i capitalisti, i liberali e i democratici. I nazisti consideravano male assoluto l’unione sovietica ma anche le altre nazioni ossia le civiltà semite individualiste liberali, dette da mussolini le demoplutocrazie ossia i regimi dove contavano solo i soldi per interesse personale. Il nazismo nonostante tutto era molto chiaro, di certo non ambiguo, infatti alla luce del sole aveva da sempre dichiarato i suoi obiettivi a
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