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PRIMA LEZIONE DI LATINO DI ANTONIO LA PENNA, Sintesi del corso di Letteratura latina

SINTESI DEL MANUALE DI ANTONIO LA PENNA PER UN PRIMO APPROCCIO AL LATINO, IL TESTO E' OTTIMO PER CHI VUOLE CONOSCERE IL RAPPORTO TRA LIVIO ANDRONICO, NEVIO, ENNIO E VIRGILIO.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

In vendita dal 10/07/2019

AnonFederico
AnonFederico 🇮🇹

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Scarica PRIMA LEZIONE DI LATINO DI ANTONIO LA PENNA e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! Prima lezione di Letteratura latina di Antonio la Penna. Verso l’impero Mediterraneo. CAP I La collocazione dell’inizio della letteratura latina nel 240 a.c. non è puramente convenzionale come ad esempio la caduta dell'Impero Romano datata 476 d.c. Secondo una notizia tramandataci da Cicerone venne rappresentata a Roma una Fabula ovvero un'opera teatrale tradotta dal greco, l'autore era Livio Andronico. il pubblico romano non aveva conosciuto a Roma nessuno spettacolo del genere, che giustamente fu poi considerato un mutamento incisivo è l'inizio di una nuova fase della cultura romana. questo inizio, fu preceduto da tre o quattro secoli in cui a Roma erano state elaborate opere scritte in cui la cultura greca aveva fatto sentire la sua influenza. delle scarse elaborazioni letterarie che si colloca nella penisola della letteratura latina alcune non lasciano tracce dopo la prima metà del III secolo a. c., altre lasciano tracce nella letteratura arcaica, in pochi casi lasceranno tracce anche più durature. Per quanto riguarda l'epica Latina primitiva il verso impiegato era il saturnio che continuo a buttare Nevio, ma poi scompare. più a lungo durarono le tracce della Preistoria nella storiografia, per esempio Livio, usa ancora forme e stili della cronaca del pontefice massimo. Non è per caso che la prima rappresentazione di un'opera teatrale tradotta dal greco si collochi un anno dopo la prima guerra punica. la lunga guerra aveva richiesto un forte impegno della Civitas è comportato tensioni ansie, dopo le lunghe fatiche la vittoria era diffuso è profondo il bisogno di rilassarsi e di svago. la fioritura di poesia teatrale, che può per a di Livio Andronico è anche di Nevio, ebbe Innanzitutto una funzione di svago, questa fu la funzione preminente della tradizione in latino dell’Odissea da parte dello stesso Livio Andronico, secondo una teoria nata nella cultura peripatetica l'Odissea era affine alla commedia mentre l'Iliade alla tragedia, dunque il poema di Ulisse serviva meglio per l'intrattenimento. la tragedia, assunse la funzione di inculcare valori etici e persino di suscitare dibattiti intorno ai problemi etici. La nascita letteraria viene espressione anche all'orgoglio dei vincitori. a questo compito, rispondevano le Fabulae praetextae. La tragedia di argomento romano, come romulus di Nevio. Livio, nella traduzione dell'Odissea conservo un antico metro latino che veniva denominato saturnio. il saturnio era un verso non ampio, diviso in due emistichi, di cui il primo leggermente prestito del secondo. ma non era possibile fissare schemi uniformi. il dibattito a percorso l'800 e il 900, ed è stata presa in considerazione che il saturnio è solo una sequenza verbale formato dall'Unione di due raggruppamenti di parole. Ma Livio Andronico non adottò per la traduzione dell'Odissea, il metro originario, cioè l'esametro dattilico, che era normalmente usato nell'epica greca? la ragione andrà indicata, nella resistenza della tradizione culturale romana, nel bisogno, da parte dei Romani, di conservare una propria identità di fronte al fascino e alla forza di penetrazione della cultura greca. Il teatro era letteratura destinata, specialmente la commedia, ad un largo pubblico: l'epica, poesia da recitare o da leggere, piuttosto ad un'élite colta, che nel III sec. a.C. era ristretta alla nobilitas o andava poco al di là: quindi l'epica, fu più conservatrice del teatro. Si può ritenere che il campano Nevio, recepisse e facesse proprio il culto dell'aristocrazia per la tradizione romana. Nevio conservo il saturnio nel bellum poenicum, nell'opera epico storica che scrisse sulla prima guerra punica. meglio scrisse il poema da vecchio, È probabile che lo scrisse durante la Seconda guerra punica, in quegli anni terribili la revocazione dell'altra guerra contro Cartagine, conclusasi con la vittoria, poteva servire ad incoraggiare spronare i romani. Il bellum, fu una felice Unione di storia e mito. non sappiamo con certezza come Nevio attuasse, il racconto fra la parte mitica, che narra la leggenda di Enea e la parte storica, l'ipotesi più ovvia è sembrata che la parte mitica fosse collocata all'inizio del poema, prima di quella storica ma più rigorosa è più probabile è la ricostruzione secondo cui la narrazione mitica era inserita non molto dopo l'inizio della narrazione storica. la struttura ricalcava quella dell'Odissea la soluzione, era la stessa che Virgilio avrebbe seguito nell'Eneide. il testo Le Clou dei vari temi trattati in vari frammenti come ad esempio: nel testo viene fatta ad esempio la differenza tra nudo e Ornato Innanzitutto L'opposizione fra nudi Ornato non coincide con l’opposizione fra parte storica e parte mitica, l'ornato si trova nella parte storica e L'opposizione stilistica fra le due parti si può considerare oggi superata. l'elaborazione epica della parte storica Prelude già a quella di Ennio più importante è un'altra considerazione, L'opposizione fra nudi Ornato non basta a caratterizzare lo stile del poema, fra i due estremi ve una gamma di una certa varietà, nella parte storica di troviamo, frammenti di un vigore e di un’intensità espressiva che sono qualità lontane dalla rigidità della cronaca. inoltre il bellum esprimeva l'orgoglio e la gioia dei vincitori e di saltava vittorie trionfi, in oltre rendeva omaggio a quelli che avevano saputo combattere in situazioni difficili e avevano saputo conservare l'onore anche nella sconfitta. il senso dell'Onore e diffuso, in tutti gli eserciti, nel passato come nel presente, Tuttavia va tenuto presente il grande rilievo che ebbe nell’etica Romana come ad esempio di Soldati che preferivano morire sul posto invece di arrendersi. Verso l'impero Mediterraneo. CAP II La seconda guerra punica fu molto più pericolosa faticosa e Sanguinario della prima, La minaccia riguardava non solo il dominio di Roma Sud Italia ma la sopravvivenza stessa della città, il popolo romano passò attraverso sconfitte disastrose e splendide vittorie che culminano con la vittoria di Zama in Africa. dopo la fine della guerra diffusa è profondo fu il bisogno di lasciarsi alle spalle le fatiche, e i sacrifici e di tornare i piaceri della vita, anzi di a crescerli, tra i segni rilevanti fu il vivace dibattito sull’attenuazione o eliminazione di leggi puntuare ha provato durante la guerra. nello stesso tempo più vigorose che nell'altro dopoguerra furono la crescita dell’orgoglio dei vincitori e la spinta l'espansione nel mondo Mediterraneo. la penetrazione della cultura greca, specialmente della letteratura rispondeva al bisogno di rilassamento e di vita più gradevole, si ampliò la cultura del secondo secolo Subì lacerazioni e raggiunse nuovi equilibri. il culto della vetustà tradizionale del saturnio non potè resistere all’affinamento del gusto, Ennio per il poema epico storico adatto l'esametro dattilico, da frammenti del settimo libro degli Annales vediamo che egli ebbe Chiara conoscenza della rottura e del passaggio alla modernità. Tuttavia i vincoli con la tradizione romana restano saldi, ma anche nelle forme letterarie nel gusto, Ennio scrive un poema di storia romana e lo schema di fondo utilizzato è dato dagli Annales pontificia. Risponde il disegno di un poema che va dall'origine Troiane fino alla vicenda contemporanea della seconda guerra punica. La leggenda di Enea non occupava molto spazio rispetto all'insieme perché il primo libro arriva fino alla morte di Romolo i 5 libri successivi comprendono la conquista dell'Italia fino alla Vittoria su Pirro, solo una rapida corsa attraverso la prima guerra punica poi tra il libro 7 e 9 per la seconda guerra punica, che aveva il massimo rilievo, era dedicata agli avvenimenti ultimi fino a una decina d'anni prima della morte di Ennio. Ritroviamo negli Annales di Ennio la gioia feroce della guerra, della strage del saccheggio, che abbiamo sentito in alcuni frammenti del bellum poenicum. negli Annales oltre al contenuto epico storico vanno rintracciati anche collegamenti con il passato epico greco, evidente dall'uso della similitudine è che Ennio si ispira ad Omero nei poemi omerici la similitudine ricorre più volte ad esempio può darsi che Ennio esaltasse l'impeto della Battaglia anche con la similitudine dei carri lanciati in una gara di corse Come si ricava da alcuni frammenti dove le navi dei facevi, che riporta Ulisse in patria, ep paragonata a 4 stalloni che in corsa tirano un carro in pianura, anche Virgilio userà la similitudine per le navi. l'ardore di azione e di guerre raffinato anche con un'altra similitudine, forse la più bella di Ennio, dove un guerriero viene paragonata ad un cavallo ben nutrito e pieno di slancio, che, spezzati legami da cui è tenuto nella stalla fugge Nella campagna aperta. Anche in questo caso Ennio parte da Omero e Virgilio dipingerà il suo quadro nell' Eneide libro 11 tenendo attentamente l'occhio sia su Omero che su Ennio. tornando invece quadri di guerra degli Annales. oltre l'ardore Limpido sul campo di battaglia le operazioni più lenta e faticose degli assedi e degli assalti delle città sono narrati in modo molto diverso probabilmente si riferisce all'assalto di Anxur una città fortificata dei volsci. fu conquistata nel 406 a. c. per descrivere la scena Ennio fa largo uso di spondei: È molto probabile che l'uso di 4 spondei nelle prime quattro sedi dell'esametro Miri a Rende, insieme con l'energia dei romani, la durezza e la lentezza dello sforzo, Mira allo stesso effetto di monosillabismo finale che Ennio raggiungesse il suo scopo, si vede nella notevole fortuna che è il singolo e mi sticchio Infatti lo riprese senza mutamento Virgilio ma anche Sallustio e Livio. Inoltre Collegno che probabilmente è la prima volta entro nella letteratura latina la guerra come spettacolo. immagini e metafore vengono molto simile a quella del fatum ma anche il suo contrario cioè un caso imprevedibile, più o meno irrazionale, sua cecità può essere attenuata con la supposizione che le sue ragioni restano per noi oscure, se noi riuscissimo a vederle, la fortuna si Dea costerebbe al fato razionale giusto, per questo la fortuna deve essere considerata una forza estranea al fato ma molto più influente di esso poiché dalla fortuna deriva anche il fato. il senso di fortuna è in Ennio è per lo più positivo condizione di grande potenza e di grande prosperità, frutto di grandi successi, che avvengono per puro caso. Per questo la fortuna potrebbe essere attribuita alla sorte di un caso benevolo. Un altro aspetto importante che va evidenziato è il mito dei romani e della loro discendenza che aveva già al tempo di Ennio una lunga storia, e andò rafforzandosi dalla guerra contro Pirro in poi, il frammento proviene dal libro dieci che narrava la seconda guerra macedonica, i nuovi contatti con la Grecia creare una situazione propizia alla diffusione del mito, difficile, però, escogitare una collocazione più precisa. tale interpretazione della storia unificata, di troia e di Roma conteneva in germe, E forse più che in germe, l'idea della Roma eterna, che si affermò verso la fine della repubblica in età augustea, ma seguire la formazione di questa idea ci farebbe uscire dal discorso poiché essa è un discorso molto lungo e districato nel tempo. Ennio non è espresso il nuovo concetto nel modo più facile, invece di dargli una solennità incisiva appuntato su un lambiccato concettismo e da sovraccaricato l'allitterazione, ciò non vuole dire che l'idea non fosse profondamente radicata in lui è anche nei Romani del suo tempo. Il costo tragico della storia. CAP IV La Virtus dei romani, si dimostra nelle vittorie nelle conquiste, ma non meno risplende nella capacità, di non lasciarsi annientare dalle sconfitte. la ripresa dopo il disastro di Canne, fu na delle esperienze fondamentali Che rispecchiano questo aspetto, e rimase nella storia come una fase storica della massima importanza è un modello di comportamento civile e morale. l'orizzonte storico dell'epica Latina arcaica si apre anche all'angoscia e alla disperazione degli uomini che vivono e fanno la storia. la migrazione dei Troiani verso occidente presupponeva la distruzione della patria, cioè un'immensa tragedia: l’iliupersis avevo un posto nella parte archeologica del bellum poenicum di Nevio. la distruzione di troia presente come prospettiva fatale dell'iliade, come rievocazione, sia pure per pochi tratti nell'Odissea, è difficile che Nevio conoscesse I poemi ciclici, ma poteva leggere tragedie greche dove si trovavano quadri o affreschi di quell'evento, ispirati da terrore e pietà. un famoso quadro di neve raffigura due donne che fuggono dalla città distrutta questa importante citazione deriva da Servio Danielino che ci informa che il frammento in questione si riferisce ad Enea ed Anchise. Il nome della moglie di Enea in Nevio sarà stato lo stesso che troviamo negli Annales di Ennio cioè Euridice. Per quanto riguarda invece il nome della moglie di Anchise non si trova in ciò che ci resta dell'epica da fonti erudite conosciamo il nome di Eurydica è probabile però che Nevio non disse né l'uno né l'altro nome. la suocera e la nuora ora legate anche alla sventura, escono da sole, dunque i mariti non hanno ancora abbandonato la città. l'ipotesi e che ne ha ti ancora combattendo in un disperato tentativo di salvare la sua città ma ciò non si può supporre per Anchise Dunque l'ipotesi non regge neppure per Enea. il testo citato Mostra una sorta di fuga nascosta ma in realtà la scena Ha un ritmo lento e alla lentezza contribuisce la ripetizione L'ultimo saturnio è come una ripresa musicale, che ne amplifica ed intensifica il pathos probabilmente si vuole mostrare le due donne strette insieme dal dolore e ancor più veritiero potrebbe essere che le tue donne sentino la possibilità di non rivedere più i loro mariti al pathos sembra sia unita una solennità funeraria per quello che è il destino della città di troia. Infatti un altro elemento evidente in Virgilio e la Pietà che più volte viene ripresa dall'Enea pietas. Proprio dalla figura di Enea deriva la Leggenda della fondazione di Roma ed è diffusa soprattutto nella versione data da Livio. secondo questa versione la madre di Romolo e Remo, Rea Silva, sacerdotessa della dea Vesta, quindi vota la verginità, figlia di Numitore, il re di Albalonga spodestato dal fratello Amulio, la vagina della sacerdotessa viene violata dal Dio Marte, Rea Silva genere gemelli Romolo e Remo e viene perseguita dallo zio Amulio. Ennio, usa una versione più antica, a cui si era attenuto anche Nevio, la madre di Romolo e Remo era Ilia, figlia di Enea, ed è lo storico Fabio Pittore, contemporaneo di Ennio, che corregge la cronologia, inserendo fra l'arrivo di Enea in Italia e la fondazione di Roma la lunga serie di re di Albalonga. La leggenda di Ilia racconta che gli si svegliò di soprassalto durante la notte Uscendo dal sonno spaventata ancora posseduta dallo spavento racconta il sogno rivolgendosi alla sorella e racconta che nel sogno, al centro della visione , è presente un uomo di vigorosa bellezza che in realtà è il Dio Marte, ma è importante notare che nel sogno Ilia non Identifica il suo rapitore, non sa ancora che è un dio, Infatti ciò che le resta nell'animo, è la violenza subita e non la figura del suo assalitore. La prospettiva è affascinante ma resta incerta, a rigore di interpretazione più semplice più ovvia, cioè che il sogno angoscioso tra Nunzio di un evento futuro, regge senza troppa difficoltà. intanto, della serie di sogni di cui Cicerone inserisce questo di Ilia si ricava che questa è la sua interpretazione, egli riesce a venire a sapere di tale contesto dagli annales, e noi questa parte la ignoriamo. nella letteratura Antica non abbiamo casi veramente analoghi a questo, conosciamo donne ingravidate inconsapevolmente nel sonno, ma non che vivono la realtà dello stupore, nel sonno, come sogno, l'accostamento all' esperienza sciamanica resta incompleto e vago, ma di una tale distacco non abbiamo indizi nel testo di Ennio. Tuttavia è pure sarebbe prudente chiudere la porta, Ennio era aperto alle complicazioni del cuore in angoscia e a situazioni drammatiche abnormi. siamo arrivati al sogno di Ilia perché uno dei casi in cui la violenza del destino storico sull'uomo è rappresentata, nella letteratura latina come un alto pathos e con più sicurezza drammatica componendo gli annales Nell'ultima parte della sua vita, Ennio aveva larga conoscenza della tragedia greca e una ricca esperienza di poeta drammatico, già Apollonio Rodio aveva arricchito l'epica con i riflessi della tragedia, si può anche supporre che Ennio, come conosceva qualche cosa di Callimaco, così non ignorasse Apollonio, ma non è necessario ricorrere a una tale congettura, Ennio poteva profittare della sua lunga esperienza di poeta tragico. Il fascino e l'orrore della guerra nell’Eneide. CAP V Percorso di meno di un ventenne a partire da 149 a. c. dall'inizio della terza guerra punica, il pieno dominio di Roma sul Mediterraneo diventava una certezza e nel 146 vengono distrutte Cartagine e Corinto, nel 133 si arrende Dopo un lungo assedio la città spagnola di Nunzia e le conseguenze della Vittoria in Africa nella parte orientale del Mediterraneo in Spagna appaiono ai Romani irreversibili. pubblica attraversi crisi interne molto gravi e venga dilacerata e devastata da 4 guerre civili, dei romani cresce e si consolida la coscienza ecumenica, il mondo Mediterraneo viene considerato, come il mondo intero, poiché non esiste più potenza, ostile all'Impero, capace di sconfiggerlo e per questo viene considerato eterno, sotto l'influenza dello stoicismo il governo di Roma sul mondo viene assimilato al logos stoico, c'è la ragione che permea e regge l'universo. la certezza e la giustificazione del dominio Romano viene reso celebre dalle opere epico storiche di neve di Ennio divenuti elementi costruttivi della cultura latina. Trovano le espressioni più organiche più alta nella letteratura latina augustea, Ma persino anche quando le invasioni barbariche devasteranno l'impero e né minacce Ranno ormai gravemente la sopravvivenza, perduta, quindi, il fascino degli eserciti e della guerra. lo spettacolo di un esercito schierato è uno degli spettacoli più affascinanti che si possono immaginare, e questo spettacolo è stato uno delle tematiche più belle e riportate all'interno dei testi epici. Spettacoli come questi affascinavano non solo Lucrezio ma anche Virgilio, Ennio, Nevio, che più volte dedicheranno spazio a loro opere al tema della Battaglia della guerra. Interpretazione dell'Eneide come puoi ma dei vinti, il cuore andamento di fondo è abbastanza giusto, ha emarginato, E talvolta additato al disprezzo, la narrazione più strettamente iliadica, i quadri di eserciti di battaglie, le raffigurazioni di armature, ecc. All'inizio del terzo libro dell'Eneide vediamo avanzare numeroso esercito Troiano con clamori simili allo strepito delle gru mentre navigano verso il sud, invece gli achei, anche in un altro quadro nell'Eneide 4 vediamo la falange dei Danai marciare in silenzio. l'esercito latino e Italico, esso assomiglia all'esercito greco in marcia, ma, l'impressione di calma silenziosa e maestosa, di composto vigore è molto più marcata nel quadro di Virgilio, il quadro del quarto libro dell'Iliade è preceduto da una similitudine, ma il termine di confronto è il mare che si solleva e si abbatte sulla costa con grande fragore è grande spargimento di schiuma. nella similitudine di Virgilio si sono cercati significativi posti, i fiumi orientali Gange e Nilo, sarebbero stati scelti da Virgilio perché la marcia di turno verso l'accampamento dei Troiani alluderebbe alla guerra di Antonio contro Roma. questa interpretazione, rientra è una moda oggi diffusa specialmente nelle aree anglosassone, che ha fatto dell'Eneide una specie di settimana enigmistica. i troiani, chiusi nella loro costa in riva al Tevere, Non avvertono l'avanzata dei nemici dalle grida bensì da all'improvviso abbattersi di una Fosca nube di polvere, quadro frequente in narrazioni di guerra, Virgilio ne carica la tinta Fosca e tende ad un effetto di terribile grandiosità, la notte si leva dalla pianura e Oscura il giorno. un altrimenti interessante riguarda l'equipaggiamento in Italia è presente nei poemi. come omero, Virgilio ama le belle e festose armature, come quella di Enea forgiata da vulcano in persona e il suo scudo che rappresenta la battaglia di Azio e la vittoria di Augusto ma anche nella rassegna degli eserciti latini e italici Virgilio presta attenzione all'armamento delle singole popolazioni e sulle armi fornisce anche nozioni rare di antiquaria. una delle armature su cui si sofferma oltre a quella di Enea e l'armatura di turno la più vistosa dell'esercito Italico inoltre, come Ennio, Virgilio evoca gli squilibri delle tombe prima delle battaglie, di Ennio usa la lautmalerei, la porta ad un livello di stupenda musica quando a dare il segnale di guerra e la furia Aletto. la furia già fatto scoppiare la rissa furibonda fra i latini guidati da Pirro e i troiani guidati nella caccia da Ascanio, quando lo squillo del Corno non serve ad iniziare lo scontro ma ad ampli battaglia. Questo brano, è uno degli elementi dell'Eneide più notevoli per musicalità e lautmalerei, che da un tono musicale alla battaglia di sfondo cupo. La solitudine di Didone. CAP VI Il libro IV dell'Eneide è la migliore tragedia che sia stata scritta in latino, lo sviluppo è drammatico E coerente con una Tessitura di base robusta. lo sviluppo si può seguire attraverso vari fili, coerenti fra loro, qui seguono il filo del progressivo isolamento del personaggio di Didone. bisogna rifarsi al primo libro e ricordare che la regina non è sola, l'unità col suo popolo e salda è profonda. la migrazione dei Fenici da tiro fa tutt'uno con la sua vicenda privata, La causa è tutta nella vicenda che ha portato all'assassinio del marito Sicheo. la regina non è solo la guida, ma l'anima della città, la sua vita si identifica con la fedeltà al marito ucciso e con l'impegno e lo slancio della costruzione della città, quando l'amore per l'eroe straniero Enea dominerà e poi di lamiera la sua anima anche la costruzione della città l'anguilla ed entrerà in crisi. tutta la sua azione politica e improntata ed energica, nobiltà e gentilezza, qualità che sono condivise dal suo popolo, l'ospitalità che Virgilio rappresenta partendo dal paese dei Facei raffigurato nell'odissea, è nell'Eneide principio morale, ma è divenuta, Si direbbe, anche una sensibilità radicale nella Regina è nel suo popolo. L'ethos va molto al di là di quello dei Facei. Virgilio insiste, ed è particolarmente sensibile al dolore degli altri poiché a lui è venuto avendone sofferto. ispirato da questi valori, l'azione della regina, dalla prima accoglienza al fastoso convivio e all’interesse per la dolorosa vicenda di Enea e dei troiani, si svolge nella vita della comunità, a questa sfera sfugge solo il germe della malattia, la prima fiamma dell'amore per l'ospite straniero. All'inizio del libro quattro abbiamo come un salto nel dramma, l'amore, presentato con le metafore della ferita e della fiamma domina già il profondo dell'animo, Ma la regina non è sola, siamo fuori dalla vita della comunità, Ma la donna accanto la sorella Anna con cui si confida. Tuttavia nella lotta del pudor, un sentimento è un valore in lei profondamente radicato, contro la malattia della passione la regina non è aiutata dalla sorella. Anna a calore di devozione di affetto, ma Virgilio la colloca in una sfera sostanzialmente estranea inferiore al pathos della reggina, prende argomenti da un epicureismo banale è ancora più al calcolo dell'utilità politica. unico sollievo alla sua sofferenza Ovvero quella della regina e riprendere in grembo Ascanio proprio Ascanio, sotto le cose in bianco e Cupido aveva acceso la fiamma dell'amore e della pena, un'illusione che allevia e rinforza la malattia. una malattia che ora corrompe anche la città. man mano che racconto va avanti e le scene in cui Didone tenta invano di farsi desiderare da Enea. La partenza segna il passaggio dalla sofferenza d'amore alla sofferenza tragica, emerge il contrasto irrimediabile fra due mondi, ciascuno con la sua logica e i suoi valori e dopo il rifiuto è il passaggio della regina La solitudine non solo fisica ma anche sentimentale si passerà al dramma vero e proprio Ovvero la disperazione i primi proposti di morte. ora che hai maturato il proposto di morte Didone cerca di realizzarlo fingendo di voler liberarsi da tutto ciò che gli ricorda l'amore per enea, quindi l'espediente della magia muritano e del rogo. nel realizzare il proprio progetto. Ella ricorre ancora ad Anna ma ora alla sorella nasconde i suoi sentimenti i suoi propositi reali, la sorella non è più colei a cui Didone apre il cuore poiché Didone adesso è sola alla scena si succedono diversi monologhi fino a quando con l'allontanamento della nutrice Barcea da parte di Didone è un espediente per restare sola ed eliminare ogni impedimento al suicidio, da quando
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