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Prima prova - esame di stato psicologia - schemi, Schemi e mappe concettuali di Psicologia Generale

Schemi per la preparazione dell'esame di stato di Psicologia

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2016/2017

Caricato il 08/12/2017

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riccardo-venturi-1 🇮🇹

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Scarica Prima prova - esame di stato psicologia - schemi e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Psicologia Generale solo su Docsity! MODELLI TEORICI IN PSICOLOGIA A. Psicologia fisiologica o Psicofisica (Mill, Muller, Fechner) B. Introspezionismo e Associazionismo (Wundt) C. IL MODELLO FENOMENOLOGICO (Wertheimer, Kohler, Lewin) -> Gestalt D. IL MODELLO COMPORTAMENTISTA (Watson, Pavlov, Skinner) -> Modello S-R E. IL MODELLO COGNITIVISTA (Neisser, Hull e Tolman, Chomsky) -> Paradigma HIP F. IL MODELLO PSICOANALITICO (Charcot, Freud) G. IL MODELLO EPISTEMOLOGICO-GENETICO (Piaget) IL METODO SPERIMENTALE Definizione: il processo di ricerca segue regole ben precise ed è un processo circolare segnato da varie tappe, la termine delle quali ci ritrova alla tappa iniziale, ma ad un livello più profondo. Fasi del processo di ricerca (problema di ricerca/ipotesi, disegno sperimentale, osservazioni, analisi dei dati, interpretazione dei dati, comunicazione dei risultati). Variabili (continue o discrete, indipendenti o dipendenti, manipolate o non, confuse e di disturbo, che inducono errori casuali e che induco errori sistematici, latenti o manifeste). A. METODI DESCRITTIVI (ricerca d’archivio, osservazione naturalistica, studio sui casi singoli, ricerca correlazionale, studi longitudinali e trasversali, inchiesta, meta-analisi) B. VERI ESPERIMENTI (opzioni procedurali: misura variabile dipendente, modi di sottoporre a trattamento i gruppi, numero variabili indipendenti, controllo variabili esterne) B.1. Disegni con una sola variabile indipendente (piano tra gruppi -> disegno classico; piano entro gruppi -> disegno di base) B.2. Disegni con due o più variabili indipendenti (disegno fattoriale) C. QUASI ESPERIMENTI B.3. Disegni con gruppo di controllo non equivalente B.4. Disegni a serie temporali interrotte B.5. Disegni a serie temporali interrotte multiple B.6. Disegni simulati prima-dopo IL METODO PSICOMETRICO Le caratteristiche psicologiche non sono direttamente misurabili, si tratta di variabili latenti inferite, sulla base di qualche teoria, dal comportamento dell’individuo. Un valido strumento di misura deve essere: standardizzato, attendibile, valido. Procedure per la raccolta di dati: intervista (libera o strutturata), questionario (a risposta chiusa o aperta). Classificazione dei test in base all’area psicologica che si propongono di misurare: A. TEST COGNITIVI -> Test di abilità, di profitto, d’intelligenza (Stanford-Binet, WAIS, Matrici progressive), neuropsicologici. B. TESTO NON COGNITIVI -> Test di personalità proiettivi (Rorschach, TAT), non proiettivi (MMPI, 16PF, CPI) e scale di atteggiamento. Test d’intelligenza generale -> Scala Stanford-Binet, WISC, WAIS, Baby test, Test per la valutazione del decadimento della memoria, per l’accertamento di turbe della memoria e della percezione, per l’individuazione delle abilità di concettualizzazione, test collettivi d’intelligenza. Test attitudinali e di profitto. Test di personalità: A. Inventari autobiografici A.1. Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI) B. Test per la valutazione degli interessi e degli atteggiamenti A.2. Vocational Interest Block (VIB) A.3. Kuder Preference Record-Vocational (KPRV) A.4. Scale di atteggiamenti di Thurstone C. Test proiettivi o tecniche proiettive A.5. Kent-Rosanoff Free Association Test A.6. Rorschach A.7. Thematic Apperception Test (TAT) A.8. Children Apperception Test (CAT) A.9. Sentence Completion Test A.10. Draw-a-person Test A.11. Barm-test D. Scale sintomatologiche A.12. Scale per la misurazione di depressione e ansia di Hamilton A.13. Brief Psychiatric Rating Scale A.14. Symptom Rating Test (SRT) A.15. Symptom Questionnaire (SQ) A.16. Beck Depression Inventory e Zung Self-rating Scale A.17. SLC-90 e Middlesex Hospital Questionnaire A.18. Illness Behaviour Questionnaire (IBQ) A.19. Scala per la quantificazione degli eventi stressanti di Paykel IL METODO CLINICO A. METODO DEL COLLOQUIO CLINICO Definizione: situazione in sui la comunicazione avviene tra due persone che si incontrano, più o meno volontariamente, sulla base di un rapporto esperto-cliente. Lo scopo è quello di chiarire il modo caratteristico di vivere della persona in esame, dalla cui chiarificazione si attende un beneficio. Colloquio diagnostico, terapeutico o di orientamento. Utilizzo: in campo medico-legale, in campo della selezione e dell’orientamento, in campo clinico. Permette una conoscenza diretta della dinamica interpersonale del soggetto. Concetto di molteplicità dei ruoli (multivalenza della personalità). Fonti di informazione del colloquio: a. contenuto -> espressioni verbali e azioni del soggetto -> problema attuale e precedenti biografici (famiglia d’origine, infanzia, salute, relazioni extrafamiliari, educazione scolastica, vita affettiva, relazioni sociali, vita professionale, tempo libero, livello socioeconomico, ambito famigliare); b. contesto -> conoscenza circostanze empiriche in cui una persona si trova, metacontesto; c. espressioni non verbali - CNV (comportamento spaziale, aspetto esteriore, aspetti non linguistici del comportamento verbale) -> funzione metacomunicativa Forme di distorsione del giudizio (errore diagnostico): impostazione iniziale prevenuta, implicazioni ingiustificate, somiglianza o simpatia presunta, proiezione (attributiva, classica, razionalizzata), fraintendimento. Stile comportamentale -> individuare più particolari schemi di comportamento i quali vanno a costituire il repertorio espressivo di un individuo. B. METODO PSICOANALITICO (Freud) Metodo delle associazioni libere -> regola fondamentale della pratica psicoanalitica. Punto di vista topico -> conscio, inconscio, preconscio. Punto di vista dinamico -> interazione dinamica tra pulsioni e difese (rimosso). Punto di vista economico -> quantità forze in gioco come linea di demarcazione patologia/normalità. Punto di vista strutturale -> Es, Io e Super-io. Teoria dello sviluppo psicosessuale -> sviluppo libidico (fissazione e regressione), doppia pulsione. Interpretazione dei sogni -> realizzazione allucinatoria e deformata di un desiderio rimosso. Psicopatologia della vita quotidiana -> gli atti mancati esprimono tendenze in relazione con Es e Super-io Il motto di spirito -> di pensiero/di parola, ingenuo/tendenzioso, dimensione sociale del motto. Il significato dei sintomi -> formazioni di compromesso tra desideri rimossi ed istanze difensive. Il significato e la funzione del transfert -> ripetizione del passato nel presente, trasferimento sull’analista di una figura interna -> nevrosi di transfert (positivo o negativo) Interpretazione del transfert -> interpretazione mutativa attraverso il controtransfert (attenzione liberamente fluttuante). Psicoanalisi come metodo scientifico -> sia attività terapeutica che attività di ricerca, il cui oggetto di studio è costituito dalle relazioni oggettuali inconsce e lo strumento di osservazione è la mente analizzata dello psicoanalista. Metodologie di indagine: Test della figura nascosta di Witkin (dipendenza/indipendenza dal campo); Bender Gestal Test di Hutt (valutazione della personalità); Metodi indiretti come l’interruzione di attività in corso e il tempo di fissazione. Risvolti applicativi: ✓ psicologia del lavoro e del marketing -> importanza degli indicatori di percezione nella promozione di un prodotto. ✓ clinico -> soggetti ansiosi non tollerano stimoli ambigui, nei soggetti depressi la percezione risulta inficiata, disturbi percettivi ed alterazioni della percezione (allucinazioni, neglet, illusioni). LA PERCEZIONE DEL TEMPO Il tempo è una dimensione fondamentale, intrinsecamente dinamica, di ogni evento comportamentale ed è in stretto rapporto con ogni fenomeno legato allo sviluppo e al cambiamento. La stima del tempo -> capacità di valutare la durata di un lasso di tempo relativamente breve. L’orientamento temporale -> capacità di valutare intervalli temporali più lunghi. La prospettiva temporale -> riassume tutte le dimensioni e le caratteristiche dell’esperienza temporale di un individuo, rappresenta la qualità temporale dello spazio di vita dell’individuo in un dato momento da cui dipendono in ogni istante le azioni, le emozioni e il morale dell’individuo stesso. Aspetti della prospettiva temporale: • l’atteggiamento verso il tempo e le fasi temporali della propria esistenza; • l’orientamento sulle diverse dimensioni temporali; • la densità dei contenuti cognitivi in relazione alle fasi della prospettiva temporale; • l’estensione e la distribuzione nel tempo dei contenuti cognitivi connessi al passato e al futuro; • la coerenza o grado di organizzazione e di articolazione per gli eventi accaduti e che accadranno. L’APPRENDIMENTO Definizione: processo psichico che consente una modificazione relativamente durevole del comportamento - oppure - insieme dei processi che, provocando una modificazione dei vecchi modelli di comportamento o l’acquisizione di nuovi, consente all’individuo di far propri una migliore conoscenza ed un migliore adattamento all’ambiente. Darwin -> sopravvivenza -> apprendimento e selezione. Maturazione (geneticamente determinata) e apprendimento (esperienza, esercizio, osservazione). A. Comportamentismo -> apprendimento come fenomeno di associazione tra stimoli e risposte. Pavlov -> Condizionamento classico -> passivo -> lo stimolo e condizionato per associazione. Generalizzazione dello stimolo primaria e secondaria. Thorndike -> Apprendimento per prove ed errori (Legge dell’effetto). Miller e Konorsky -> Condizionamento di secondo tipo -> stimolo incondizionato come rinforzo. Skinner -> Condizionamento operante -> attivo -> risposta condizionata per associazione ad un rinforzo. Estinzione, recupero spontaneo, rinforzo secondario. …è preminente il ruolo dell’ambiente esterno. B. Cognitivismo -> apprendimento attraverso un’elaborazione soggettiva dell’informazione. Bandura -> Apprendimento per osservazione (modellamento o apprendimento vicario) tramite esperienze indirette, attraverso l’imitazione e la riproduzione. Due fasi: 1. Acquisizione (attenzione, ritenzione e motivazione); 2. Prestazione. Importanza delle caratteristiche del modello. Apprendimento sociale, rinforzo vicario, modelling. Tolman -> Apprendimento latente, senza rinforzo, non si manifesta fino a quando non diventi necessario (alla base del concetto di mappa cognitiva). C. Prospettiva etologica Lorenz -> Imprinting -> apprendimento di comportamenti specie-specifici in particolari periodi critici. D. Scuola della Gestalt -> apprendimento frutto di una rielaborazione cognitiva da parte del soggetto. Wertheimer -> Pensiero riproduttivo e pensiero produttivo. Kohler -> Apprendimento per insight -> ristrutturazione del campo cognitivo e costruzione di immagini mentali (Set mentale). Dunker -> Insight parziali in situazioni di fissità funzionale. Recente… Kaye -> Modello di apprendimento collaborativo (interdipendenza tra i membri di un gruppo). L’apprendimento è un fenomeno complesso e multideterminato, influenzato da fattori interni ed esterni. Metodologie di indagine: metodo sperimentale (comportamentisti), osservazione diretta (etologi), test scolastici (valutazione sommativa, ampie aree di contenuto, unità didattiche), test specifici per i disturbi dell’apprendimento (dislessia, disgrafia, discalculia). Risvolti applicativi: ✓ scolastico -> istruzione programmata e utilizzo di feedback contingenti (modello comportamentista), metodo della didattica per problemi (Scuola della Gestalt), sfruttare i periodi critici (etologia). ✓ sportivo -> modellamento (cognitivismo) ✓ clinico-terapeutico -> tecniche di controcondizionamento (desensibilizzazione sistematica), modellamento. ✓ disturbo dell’apprendimento -> o sintomo di una sindrome o quadro clinico a sé stante -> Disabilità evolutive dell’apprendimento (DESA): dislessia, disgrafia, discalculia. LA MEMORIA Definizione: la memoria è la struttura psichica che organizza l’aspetto temporale del comportamento, che determina i legami per cui un evento attuale dipende da uno accaduto in precedenza (evento che ha lasciato una traccia che attivamente influenza l’evento successivo) -> costruzione identità personale. E’ un elemento attivo, alla base di ogni attività umana (memorie multiple). E’ soggetta all’influenza di motivazione, situazione ambientale e condizione fisica ed emotiva ed opera tramite una continua selezione attentiva. Formazione tracce mnestiche: 1. Fissazione o apprendimento; 2. Ritenzione; 3. Ricordo, rievocazione, riattivazione o attualizzazione. Categorie delle condotte mnestiche: 1. Ricordo (riproduzione, narrazione); 2. Riconoscimento; 3. Riapprendimento. A. MODELLO ASSOCIATIVO -> apprendimento e memorizzazione tramite associazione per contiguità temporale, somiglianza e contrasto. Ebbinghaus -> memoria come capacità pura (sillabe senza senso): contiguità temporale, curva dell’oblio, curva della ritenzione, limite di saturazione, ipotesi divisione memoria immediata e memoria permanente. Estes -> Cluster (aggruppamento categoriale): memoria come reticolo associativo di unità verbali e di relazioni (item in categorie). Anderson e Bower -> HAM (Human Associative Memory) -> reti associative semantiche (frase intera come configurazione complessiva di significato). B. MODELLO STIMOLO-RISPOSTA -> pone al centro l’evento osservabile (Rinforzo), in cui è individuabile anche una componente motivazionale. Tecnica ACA -> apprendimento “tutto o niente” o incrementale (soglia per ricordo effettivo). Underwood e Shultz -> modello che si basa su due variabili: frequenza e recenza (meccanismo selettivo). Lo stimolo viene appreso come suggerimento per giungere alla risposta. C. MODELLO HUMAN INFORMATION PROCESSING (HIP) -> l’uomo opera sulle informazioni provenienti dall’esterno, codificandole e decodificandole. Broadbent -> STM (organizzazione sensoriale) e LTM (organizzazione semantica). Sperling -> Registro sensoriale/memoria ultra breve (organizzazione come copia letterale dell’input). Atkinson e Shiffrin -> Modello a tre memorie (strutture permanenti e processi di controllo). Tulving -> LTM distinta in memoria procedurale e memoria dichiarativa (a sua volta distinta in memoria episodica e memoria semantica). Craik e Lockhart -> STM e LTM come fasi contemporanee di analisi degli stimoli, modello basato sulla profondità della codifica -> tre livelli di elaborazione: 1°. Strutturale; 2°. Fonemico; 3°. Semantico. Baddeley -> Memoria di lavoro, sostegno cognitivo alla STM. D. MODELLO COSTRUTTIVISTICO O STRUTTURALISTA -> il processo di memorizzazione è il risultato di una costruzione soggettiva (ruolo attivo del processo mnestico). Bartlett -> Processi di trasformazione attiva del ricordo: omissione di dettagli, razionalizzazione e alterazione di ordine, rilievo ed accento, distorsioni di tipo affettivo (es. testimoni oculari). Neisser -> fasi che caratterizzano l’entrata delle informazioni: processi primari (rozzi e globali) e processi secondari (attività costruttiva). Ipotesi dell’utilizzazione -> le strutture cognitive vengono prodotte nel momento stesso in cui il soggetto le ricorda (il soggetto sceglie la strategia, utilizza i processi e opera sul materiale conservato in memoria). E. MODELLO PLURICOMPONENTI -> la memoria conserva ogni item sotto forma di diversi componenti. Bower -> organizzazione gerarchica degli elementi attribuibili allo stimolo. Underwood -> i soggetti ricordano attributi o aspetti diversi di un singolo stimolo (componente spaziale, temporale, di frequenza, modalità) -> utile per la discriminazione. Paivio -> due sistemi di codifica: sistema verbale e sistema per immagini (valore d’immagine). Principali costrutti e variabili prese in considerazione. La ricerca sperimentale sulla memoria ha evidenziato tre fasi: 1. Processi di ACQUISIZIONE e CODIFICA Recepimento stimolo -> codifica (codice visivo, acustico, semantico, motorio o propriocettivo) -> rappresentazione registrabile. 2. Processi di RITENZIONE ed IMMAGAZZINAMENTO Permetto di mantenere in memoria l’informazione codificata (associazione ad altre informazioni in memoria, ripetizione, esercizio). 3. Processi di RECUPERO Operano per far riemergere ed usare le informazioni in memoria (richiamo libero, riconoscimento). Sviluppo della capacità mnestica: 1° anno -> memoria di tipo motorio; 2°-3° anno -> memoria di tipo iconico (immagini mentali); 4° anno -> memoria semantica o linguistica (concetti verbalizzati). A seconda del contenuto: memoria semantica (si serve di un concetto verbalizzato), memoria iconica (si serve di un’immagine) e memoria imitativo-adesiva (si serve di una sensazione). Effetto Restoff -> si ricorda meglio l’elemento che è saliente. Effetto di posizione -> si ricordano meglio il primo e l’ultimo elemento di una serie. Si ricorda meglio il materiale organizzato -> precise mnemotecniche (associare concetti ad immagini mentali, sottolineare,…). Processo di perdita delle informazioni -> diversi tipi di oblio: defailance spontanea, riproduzione erronea , oblio per interferenza (proattiva, retroattiva), oblio per confusione, oblio motivato, oblio traumatico. Capacità di memorizzazione -> può essere migliorata attraverso motivazione ed interesse. Fissazione -> può essere migliorata tramite sleeper effect e mnemotecniche che agiscono sulla codifica. Richiamo -> può essere migliorato riproponendo situazioni analoghe a quelle esistenti al momento della codifica (trance ipnotica) o attraverso il rallentamento. Metodologie di indagine: WAIS (subtest ragionamento aritmetico e memoria di numeri), PRM (profilo di rendimento mnestico), Reattivo delle figure complesse, RBMT (Test di memoria comportamentale Rivermead). Risvolti applicativi: Canestrari -> legame tra memoria e processi emotivi -> il ricordo è influenzato da: intensità emotiva del materiale, età, ruolo sociale, personalità. Bowen -> la concordanza emotiva fra lo stato emotivo del momento in cui si memorizzano gli stimoli e le caratteristiche emotive degli stimoli facilita la rievocazione. ✓ Potenziamento delle funzioni mnestiche -> tramite mnemotecniche mirate di tipo verbale o visive. ✓ Clinico -> i disturbi di memoria sono tipici in pazienti oligofrenici, dementi, psicotici gravi e alcolisti gravi. ✓ Giudiziario -> Loftus, se tra l’evento e il richiamo dell’episodio vengono date altre informazioni queste ultime possono modifica ed inficiare il ricordo originale. EMOZIONI E MEMORIA Le emozioni sono implicate in tutte le attività della mente: dirigono, organizzano, amplificano e modulano l’attività cognitiva e, a loro volta, costituiscono l’esperienza e l’espressione di tale attività. Gardner -> Intelligenza emotiva (intrapersonale ed interpersonale). Goleman -> Intelligenza emotiva (competenze personali e competenze sociali). Ruolo delle emozioni nei processi cognitivi legati alla memoria -> la forza del ricordo dipende dal grado di attivazione emozionale indotto dall’apprendimento (coinvolgimento strutture del sistema limbico). Ricordo -> risultato della costruzione di un nuovo profilo di eccitazione neuronale. Ippocampo -> registrazione e comprensione degli schemi percettivi. Amigdala -> archivio della memoria emozionale (circuito grezzo). Lobi frontali e prefrontali -> modulano le altre aree limbiche -> risposta analitica agli impulsi emotivi. Quando intelligenza razionale ed intelligenza emotiva interagiscono in modo appropriato, si sviluppano entrambe. Metodologie di indagine: Test specifici (EQ-I, Scala a fattori multipli dell’intelligenza, Inventario della competenza emotiva ECI). Risvolti applicativi: L’intelligenza si riferisce ad un insieme di capacità. L’intelligenza creativa richiede la capacità di cogliere le proprietà fondamentali di una percezione (visione per sintesi), l’intelligenza logica richiede la capacità di esaminare un evento in modo analitico -> prevale un tipo sull’altro, ma richiedono entrambe un uso produttivo del pensiero. Irrigidimento del pensiero: fissità funzionale (Dunker) e set mentale (Lukins). Pensiero logico o razionale -> Pensiero operatorio -> abilità di effettuare operazioni mentali astratte (ragionamento, problem solving, assunzione di decisioni). Lorenzini e Sassaroli -> stile cognitivo a seconda dell’attaccamento (a. ricerca attiva; b. immunizzazione; c. evitamento; d. ostilità) -> il sedimentarsi dello stile genera uno specifico modo di relazionarsi all’ambiente, all’altro e a se stesso e quindi influenza la personalità. Metodologie di indagine: Test di Rorschach, Scale di Wechsler, Scale specifiche che indagano i processi cognitivi nella prima infanzia (teoria di Piaget). Risvolti applicativi: Motivazione e stima di sé in relazione al pensiero produttivo e creativo. ✓ psicopedagogico: Torrance, didattica che favorisce lo sviluppo della creatività (introspezione, attitudine all’ascolto, osservazione libera di profondità); Dewey , didattica per problemi (ristrutturazioni parziali); brainstorming come tecnica per favorire la produzione di soluzioni creative. ✓ clinico -> forme di pensiero alterato -> presenza di psicopatologie (pensiero nevrotico, inibizione intellettuale di origine nevrotica, depressione, pensiero psicotico). Legame di attaccamento Stile cognitivo Disturbo di personalità (DSM-IV) Sicuro Ricerca attiva: il sistema cognitivo accetta le invalidazioni Assente Insicuro-evitante Immunizzazione: il sistema cognitivo non tollera invalidazioni Eccentrico: paranoide, schizoide, schizotipico. Insicuro-resistente Evitamento: il sistema cognitivo tende a risparmiarsi invalidazioni Ansioso: evitante, dipendente, osses-sivo- compulsivo. Disorganizzato Ostilità: il sistema cognitivo reagisce alle eventuali invalidazioni con la forza Drammatico: antisociale, borderline, istrionico, narcisistico. RAGIONAMENTO E PROBLEM SOLVING Studi relativi al pensiero diretto ad una conclusione -> si coglie la distinzione tra pensiero come RAGIONAMENTO (guidato da regole di INFERENZA) e pensiero come PROBLEM SOLVING (guidato da regole EURISTICHE). Il ragionamento Inferenza -> processo mediante il quale è possibile passare da un insieme di proposizioni ad un altro al fine di trarne una conclusione. La logica studia le forme del ragionamento: Deduzione -> conoscendo causa e regola si cerca di stabilire l’effetto -> è una concatenazione di proposizioni secondo la quale dalle premesse di giunge ad una conclusione. Errori logici: influenza del contenuto del sillogismo (concreto o simbolico), atteggiamento verso la conclusione (consenso o rifiuto dei soggetti sul contenuto delle conclusioni), effetto atmosfera (premesse universale+particolare o affermativo+negativo), conversione semplice (proposizioni universali positive e particolari negative), inferenza probabilistica (qualità ed effetti comuni). Induzione -> conoscendo causa ed effetto si cerca di risalire alla regola -> è una forma di pensiero generalizzante (di ragionamento probabilistico). Abduzione -> conoscendo regola ed effetto si cerca di risalire alla causa -> è una forma di ragionamento probabilistico. Nella soluzione di problemi complessi non si ricorre mai ad un solo tipo di logica. Il problem solving E’ opportuno distinguere: a. problemi come COMPITI -> le prestazioni mentali richieste si rifanno a metodi noti -> il metodo di soluzione è la ricerca -> due tipi di procedimenti: • algoritmo -> per compiti altamente strutturati. • euristica -> per compiti di cui non si conosce la struttura: accontentamento, analisi mezzi-fini. b. PROBLEMI propriamente detti -> la soluzione richiede un cambiamento, una rettifica -> il metodo di soluzione è la scoperta -> capacità di insight e ristrutturazione cognitiva. GESTALT -> l’intelligenza non è solo di tipo logico-analitico, ma anche di tipo sintetico, intuitivo e creativo. Wertheimer -> il PENSIERO PRODUTTIVO (o creativo o divergente) entra in azione ogni volta che ci troviamo di fronte ad una situazione problematica, possibile di soluzione ma non immediata e che non permette l’impiego di schemi di comportamento abituali (come il PENSIERO PRODUTTIVO o rigido o convergente). Kohler -> il pensiero agisce produttivamente quando, mediante un insight riesce a modificare la struttura cognitiva o percettiva del problema. Dunker -> possibilità di insight parziali in casi di fissità funzionale. COGNITIVISMO -> suddivisione del percorso che conduce all’individuazione dello spazio del problema. Neisser -> individua 3 parti dello spazio del problema: stato iniziale, mete o finalità insite nel problema, set o insieme di operazioni. Sternberg -> Modello triarchico -> intelligenza come autogoverno della mente che consiste in varie componenti, ciascuna responsabile di un diverso tipo di compito nel processo di soluzione dei problemi: • Metacomponenti • Componenti di performance • Componenti che regolano l’acquisizione di conoscenze La teoria di Sternberg spiega l’intelligenza secondo 3 subteorie: contenstuale (ambiente esterno), componenziale (ambiente interno) ed esperienziale (ambiente interno ed esterno). Metodologie di indagine: Sternberg -> prove della tradizione psicometrica (scale Wechsler e test Binet-Simon); prove della tradizione piagetiana (compiti di conservazione e classificazione); STAT (Sternberg Triarchic Abilities Test); Test delle 9 figure di Witkin. Risvolti applicativi: ✓ Influenza di motivazione e stima di sé sui processi di pensiero produttivo. ✓ Formativo -> Brainstorming: sospensione di ogni giudizio critico e valutativo, produzione del maggior numero di idee senza alcuna limitazione -> tecnica per favorire la produzione di soluzioni creative. ✓ Clinico e scolastico -> Analisi del problem solving -> comprendere le cause di difficoltà. ✓ Differenze individuali nelle preferenze sui modi di usare le abilità (studi sul problem solving tra teorie dell’intelligenza e teorie della personalità). IL LINGUAGGIO Definizione: il linguaggio è una funzione mentale superiore che consente di associare suoni e significati mediante regole grammaticali. Il linguaggio verbale umano si fonda su una relazione convenzionale tra strutture fonetiche e significati ad esse attribuiti. Due funzioni principali: comunicativa (trasmissione informazioni e interazione sociale) e conoscitiva (produrre e capire significati simbolici, concetti). Teoria associazionista Skinner -> Teoria del rinforzo -> l’apprendimento della lingua avviene sulla base di un condizionamento classico (associazione suoni-oggetti) e di un condizionamento operante (rinforzi provenienti dall’ambiente). Teoria innatista Chomsky -> Linguistica generativa -> LAD, meccanismo biologico di acquisizione del linguaggio. Due aspetti universali dello sviluppo linguistico: competence (attrezzatura intellettiva innata) e performance (prestazione del linguaggio -> diverse lingue). L’ambiente influenza la performance ma non la competence. Problemi fondamentali della PSICOLINGUISTICA: A. ACQUISIZIONE -> segue una successione abbastanza regolare: suoni (0-6 mesi), balbettio (6-12 mesi), olofrasi (12-24 mesi) poi linguaggio telegrafico, strutture simili a quelle di un adulto (5 anni). B. COMPRENSIONE -> concorso contemporaneo e coordinato di molte capacità diverse. Tre stadi: 1. Il momento percettivo Halle e Stevens -> Teoria dell’analisi per sintesi. Warren -> fenomeno dell’illusione percettiva. 2. L’approccio sintattico -> serie di strategie mentali che utilizzano informazioni provenienti dalla struttura della frase. 3. L’approccio semantico -> serie di strategie mentali che utilizzano informazioni provenienti dal significato delle parole. + Fattori pragmatici riferiti a modalità e scopi. C. PRODUZIONE -> atto fondamentalmente strumentale: intenzione di comunicare qualcosa -> scelta delle espressioni adeguate ad esprimere le intenzioni -> produzione. Cinque fasi fondamentali nella produzione linguistica: 1. Pianificazione del discorso; 2. Pianificazione delle frasi; 3. Pianificazione dei costituenti; 4. Programma articolatorio; 5. Articolazione. D. MEMORIA SEMANTICA -> lessico mentale -> sistema organizzato delle parole della propria lingua. Tulving -> memoria semantica (contiene il lessico mentale) e memoria episodica (fatti ed esperienze). Collins e Quilliam -> modello rete semantica come rete di nodi e indicatori, organizzati gerarchicamente (la strategia che permette di trovare i percorsi necessari per mettere in relazione le parole in una frase in maniera permessa dalla sua sintassi utilizza la tecnica dell’intersezione) Relazione tra linguaggio e pensiero Whorf -> il linguaggio determina il pensiero (determinismo linguistico) ed esistono tante forme di pensiero quanti sono i linguaggi (relativismo linguistico). Piaget -> il linguaggio dipende dal pensiero (ipotesi cognitivista). Gipper -> il pensiero di un uomo deve essere valutato in relazione alla possibilità di espressione dei sistemi linguistici a sua disposizione (relativismo linguistico). Vygotskij -> linguaggio e pensiero hanno linee evolutive autonome ma poi si integrano in un processo di reciproco potenziamento. Bruner -> il linguaggio è un processo cognitivo, è pensiero oggettivato verbalmente. Shaffer -> linguaggio e pensiero sono costruiti socialmente nella comunicazione (diade madre-bambino). Principali costrutti e variabili prese in considerazione L’interdipendenza tra pensiero e linguaggio si realizza con il significato della parola. Nel linguaggio si possono distinguere l’aspetto semantico interiore e l’aspetto fonetico esteriore. Parlare richiede un passaggio dal piano interiore a quello esteriore . Comprendere richiede un passaggio dal piano esteriore al piano interiore. Lo sviluppo del linguaggio attraversa una sequenza ordinata di fasi: 1. Fase prelinguistica (0-12 mesi) -> suoni vocalici -> lallazione -> parole monosillabiche; 2. Fase protolinguistica (12-18 mesi) -> funzione comunicativa (linguaggio monoverbale); 3. Fase del linguaggio telegrafico (18-24 mesi) -> combinazione di parole in frasi; 4. Fase dell’acquisizione grammaticale e sintattica -> regole per la costruzione dei morfemi e delle frasi. Bernstein -> codice linguistico ristretto ed allargato -> importanza della stimolazione socio-culturale nello sviluppo di un opportuno registro linguistico. Metodologie di indagine: sottoscale di test più generali (Test di Gessel e Amatrude, Test di Brunet e Lenzine); strumenti diretti (Reynell Developmental Language Scales, Communication Invention Inventory), strumenti indiretti (Questionario dello sviluppo comunicativo e linguistico nel secondo anno di vita), strumenti deputati a misurare le abilità verbali e le competenze linguistiche (comprensione significato, identificazione significati opposti o simili, associazione di parole e disegni, completamento frasi). Risvolti applicativi: ✓ clinico-terapeutico -> ruolo primario del linguaggio: la parola è mezzo conoscitivo e strumento terapeutico. Colloquio -> strumento diagnostico e terapeutico elettivo (contenuto, elementi paralinguistici, linguaggio non verbale, adeguamento delle proprie abilità comunicative a quelle del paziente). Funzione terapeutica della parola (effetti del non parlare, effetti dell’elaborazione verbale). Qualità ed anomalie della produzione verbale sono utilizzate per valutare l’esistenza di lesioni cerebrali (afasia di Broca, afasia di Wernicke). PENSIERO E LINGUAGGIO Platone -> quando l’anima pensa, discute con se stessa. Whorf -> il linguaggio determina il pensiero e il comportamento (determinismo linguistico) ed esistono tante forme di pensiero quanti sono i linguaggio (relativismo linguistico). Gipper -> relativismo linguistico -> il pensiero di un uomo deve essere valutato in relazione alla possibilità di espressione dei sistemi linguistici a sua disposizione. Skinner -> Teoria del rinforzo -> ruolo passivo del bambino ed importanza delle influenze ambientali. Condizionamento classico (associazione suoni-oggetti) e condizionamento operante (rinforzi provenienti dell’ambiente). Cannon e Hull -> i recettori che segnalano uno scostamento di certe condizioni interne rispetto al livello ottimale e che inducono il bisogno sono collocati a livello periferico (-> smentito dalle ricerche psicofisiologiche!). Lashley -> la motivazione è il risultato di una complessa integrazione tra stimolazioni centripete e di stati funzionali centrali con un’elaborazione a livello ipotalamico. Morgan -> Teoria centrale delle motivazioni primarie -> la motivazione va considerata come un particolare stato di attività di alcune strutture o centri del SNC. Questo stato motivazionale centrale è il frutto delle integrazioni di una serie di stimoli sia endogeni che esogeni nonché di alcune condizioni umorali ed ormonali. I centri principali si troverebbero a livello del mesencefalo e dell’ipotalamo. Questo modello spiega come uno squilibrio fisiologico può attivare segnali di bisogno e quindi una pulsione, ma non spiega come la pulsione influenza il comportamento. B. TEORIA FREUDIANA DELLE PULSIONI Freud -> cerca di interpretare e spiegare in che modo le pulsioni possono indirizzare il comportamento. Distingue ISTINTO (comportamento animale ereditario, caratteristico della specie, preformato ed adattato al suo oggetto) e PULSIONE (costituente psichica che produce uno stato di eccitazione che spinge l’organismo all’attività; è anch’essa geneticamente determinata ma suscettibile di essere modificata dall’esperienza individuale). Pulsione -> ammontare di energia con un’origine , uno scopo ed un’oggetto attraverso cui avviene la scarica e la riduzione della tensione (meta). Più vie possono condurre alla stessa meta finale (mete prossime o intermedie). Prima: pulsione di autoconservazione (conservazione dell’individuo) e pulsione sessuale (conservazione della specie). Poi: pulsione di vita (autoconservazione e sessuale) e pulsione di morte (aggressiva). Nell’uomo, regole morali, etiche e sociali non permettono di dare libero sfogo alle pulsioni istintive. Non potendo disporre dell’oggetto appropriato, gli uomini soddisfano le proprie pulsioni con una sostituzione d’oggetto, più o meno socialmente accettata (passaggio nella sfera cognitivo-sociale) -> Meccanismo della sublimazione -> spostamento di una pulsione sessuale o aggressiva verso una meta non sessuale o non aggressiva, psichicamente affine alla prima, senza diminuzione di intensità pulsionale. Adler -> fondamento della condotta umana è la compensazione del senso di inferiorità (pulsione del dominio e ricerca del controllo e del potere). Jung -> desiderio di autorealizzarsi, che si traduce nel processo di individuazione dopo che il soggetto ha raggiunto un buon livello di adattamento alla realtà. Risvolti applicativi: ✓ clinico-terapeutico -> ruolo delle motivazioni nel setting terapeutico e nel processo di valutazione clinica (motivazione intrinseca/motivazione estrinseca -> alleanza). ✓ Psicologia del consumo -> motivazioni inconsce che inducono una persona a comprare un determinato prodotto. C. TEORIA PULSIONALE ETOLOGICA Lorenz -> Le pulsioni sono specie-specifiche (e non consapevoli), ma influenzabili da esperienza e apprendimento -> l’ambiente agisce come modulatore, inibendo o esaltando gli istinti di base. Il comportamento istintivo è innato e specifico, ma lo stimolo scatenante può essere sostituito in particolari periodi critici nei quali si forma l’associazione tra stimolo ed innesco del comportamento istintivo. Nell’uomo -> periodi critici più lunghi e sfalsati, non sono assoluti. Risvolti applicativi: ✓ Pedagogia -> curriculum formativi sintonizzati con lo sviluppo (periodi critici). ✓ Psicoterapia -> nelle età estreme della vita la psicoterapia standard non è efficace, si hanno migliori risultati con altre tecniche di intervento o affiancando ad essa l’uso di farmaci o interventi sull’ambiente. D. TEORIA DELL’ATTIVAZIONE Piacevolezza e spinta ad agire dipendono dal livello di STIMOLAZIONE e dal grado di ATTIVAZIONE dell’organismo. Livello di stimolazione elevato -> ulteriore stimolazione vissuta come una punizione. Livello di stimolazione scarso -> stimolazione come premio o incentivo. Livello di attivazione ottimale per ottenere la massima efficienza comportamentale -> Regola di Yerkes. Risvolti applicativi: ✓ Psicologia dello sport -> Regola di Yerkes nella gestione dell’ansia pre-gara (si lavora perché l’atleta abbia un livello di attivazione basso e una concentrazione alta). E. Contributi cognitivisti -> motivazioni secondarie Miller, Galanter e Pribram -> le motivazioni sono concetti dinamici (le informazioni in entrata provocano una continua ristrutturazione dei piani progettati per il conseguimento degli obiettivi). McClelland -> i processi cognitivi catalogano gli stimoli in relazione a 3 motivi di base (successo, affiliazione, potere), determinando natura e intensità dei vettori motivazionali. I motivi impliciti che spingono all’azione sono originati dagli incentivi esterni che attivano specifiche reazioni emotive. Con l’apprendimento si sviluppa uno schema cognitivo che organizza queste reazioni emotive in categorie positive o negative delineando così gli stimoli da ricercare e quelli da allontanare. Con l’esperienza un numero sempre maggiore di queste situazioni si associa a questi forti incentivi, consolidando il motivo e trasformandolo in motivazione esplicita. Weiner -> Teoria dell’attribuzione -> il modo in cui le persone spiegano i propri successi e i propri fallimenti passati influenza fortemente i loro stati motivazionali futuri. 4 cause: abilità, sforzo/impegno, difficoltà, fortuna. Bandura -> la fiducia nelle proprie risorse è predittiva del successo nel comportamento futuro. Maslow -> Piramide dei bisogni -> gerarchia dei bisogni e delle motivazioni di carattere biologico e sociale: 1. Bisogni fisiologici; 2. Bisogno di sicurezza; 3. Bisogno di amore e di appartenenza; 4. Bisogno di riconoscimento; 5. Bisogno di realizzazione di sé; 6. Bisogno di trascendenza. E’ una teoria globale e dinamica. Harlow, Spitz e Bowlby -> le motivazioni primarie non si esauriscono solo nei bisogni fisiologici. Spitz -> sindrome da ospedalizzazione. Harlow evidenzia l’importanza del contatto materno rispetto alla sua funzione di nutrimento. Bowlby definisce l’attaccamento come un sistema motivazionale innato, inconsapevole, innescato dalla paura la cui funzione è la sopravvivenza della specie. Risvolti applicativi: ✓ socio-pedagogico -> Teoria dell’attribuzione (Weiner) -> gli elogi possono favorire l’attribuzione di abilità ed accrescere la motivazione, la stima di sé ed il livello degli obiettivi. ✓ scolastico -> l’apprendimento è influenzato dalle esperienze (fallimento o riuscita), dalle credenze precedenti (convinzione di capacità/incapacità o difficoltà del compito) e dalle relative emozioni a queste associate (senso di competenza o insoddisfazione). L’attribuzione dell’esito positivo alle proprie abilità (causa stabile) fa aumentare l’aspettativa di successo futuro, mentre l’attribuzione a cause esterne (causa instabile) la fa diminuire. ✓ Psicologia del lavoro -> erogazione di premi ed incentivi possono aumentare la motivazione, migliorare la prestazione e avere un riscontro nella produttività e nell’immagine aziendale. Metodologie di indagine: Studio delle motivazioni inconsce attraverso interviste in profondità, tecniche proiettive e strumenti di tipo quantitativo forniti dalla Psicologia sociale. TAT (individuazione bisogni prevalenti). Adjective Check List (serie di bisogni utili nella costruzione del profilo motivazionale). Test specifici per lo studio di motivazioni specifiche: Sensation Seekers (individui avidi di stimolazioni), Self-Appraisal Scale (direzioni e intensità dei vari sistemi motivazionali). Colloquio clinico (motivazioni ed alleanza terapeutica). Colloquio motivazionale -> counselling centrato sul cliente volto ad affrontare e risolvere il conflitto di ambivalenza in vista di un cambiamento del comportamento (processo di evocazione di motivazioni intrinseche al cambiamento). MOTIVAZIONE ED APPRENDIMENTO Motivazione è un costrutto multifattoriale nel quale entrano in gioco diversi aspetti interagenti tra loro: emotivi, cognitivi, meta cognitivi, psicologici, relazionali e didattici. La prospettiva più recente mira ad individuare modelli di spiegazione dei rapporti tra componenti motivazionali e strategici dell’apprendimento. A. TEORIA DEL RINFORZO Un rinforzo per presentarsi come motivante deve essere: contingente alla prestazione, specifico, credibile e appropriato. Hull -> i rinforzi sono efficaci quando appagano il bisogno (NEED) motivazionale del soggetto, riducendo l’impulso (DRIVE) generato dal bisogno. B. TEORIA DELLA MOTIVAZIONE INTRINSECA L’uomo è naturalmente disposto ad impegnarsi nell’apprendimento -> la motivazione intrinseca nasce da due bisogni primari: il bisogno di conoscenza e il bisogno di successo. Berlyne -> Modello della curiosità di apprendimento -> la curiosità è attivata da elementi di novità e complessità dell’ambiente, incongruenti con le precedenti conoscenze: si produce un conflitto che il soggetto cerca di superare e risolvere, guidato da una motivazione intrinseca che non richiede incentivi esterni . Altri studiosi associano al bisogno di conoscenza il bisogno di padroneggiare e controllare le situazioni (Need for competence). Prospettiva sulla autorealizzazione (Need for achievment) -> tendenza a portare a termine i propri progetti e a gestirsi in modo da non apparire ai propri occhi fallito. Gli individui non hanno solo bisogno di sentirsi competenti ma anche di sentirsi artefici delle proprie azioni e di scegliere liberamente compiti o attività in cui impegnarsi. Se il soggetto si percepisce come causa del comportamento, cioè come locus of causality, la motivazione sarà stabile o si accrescerà; tenderà a diminuire se invece sente che lo svolgimento dell’attività è imposto o controllato dall’esterno. C. TEORIA DELLA MOTIVAZIONE ALLA RIUSCITA La spinta ad apprendere è originata non tanto dalla curiosità, ma piuttosto dal desiderio di ottenere successo personale, non tanto come prestigio sociale o successo economico, ma come realizzazione di qualcosa che per gli standard personali è di altro livello. D. TEORIA DELLA MOTIVAZIONE DETERMINATA DAGLI OBIETTIVI Tolman -> il soggetto non apprende solo sulla base di stimoli-cause, ma anche in virtù di stimoli-fini che si rappresenta. Obiettivi come orientamenti che influenzano l’apprendimento: obiettivi orientati all’apprendimento (incrementare, attraverso l’impegno le proprie conoscenze e competenze) e obiettivi orientati alle prestazioni (ottenere giudizi positivi o evitare giudizi negativi sulle proprie competenze). Alcuni teorici considerano importante il ruolo degli obiettivi sociali che distinguono in: obiettivi orientati sul Sé ed obiettivi orientati sugli altri. Wentzel -> approccio multimeta -> il soggetto che apprende si pone più mete contemporaneamente, cioè è orientato nello stesso tempo da obiettivi cognitivi, di prestazione e di tipo sociale. L’abilità di autoregolazione permette di coordinare efficacemente mete differenti e risolvere eventuali conflitti tra di esse; riflette un buon adattamento all’ambiente ed è particolarmente funzionale all’apprendimento. Metodologie di indagine: in contesto scolastico -> osservazione, discussione con gli studenti, questionari (percezione di competenza, grado di motivazione, capacità di autoregolazione), interviste, Scala di Susan Harter (motivazione intrinseca/estrinseca dello studente). Risvolti applicativi: ✓ educativo-psicologico -> importanza della valutazione (effetti sula fiducia nelle proprie abilità), della relazione allievo-insegnante (instaurare relazioni positive) e della didattica motivante (mediatori didattici, laboratori, attività ludiche e di gruppo). MOTIVAZIONE ED EMOZIONI Motivazione (movere, muovere verso) ed emozioni (emovere, muovere fuori). Oggi si tende ad esaminare in maniera congiunta la dimensione motivazionale (cause) e quella emotiva (reazioni dell’organismo a seconda che lo scopo sia raggiunto o meno) del comportamento. Nel processo che attiva l’organismo per il raggiungimento degli obiettivi entrano a far parte non solo le esigenze motivazionali, ma anche l’attività cognitiva e l’attività comunicazionale. L’emozione assume un ruolo di mediazione fra l’individuo e l’ambiente. Il collegamento tra motivazioni ed emozioni riguarda la potenzialità che le emozioni hanno di modificare la relazione tra organismo e ambiente. Secondo le teorie attuali -> nell’organizzazione dell’esperienza emotiva, l’elemento cognitivo e motivazionale è presente dall’inizio del processo stesso. Ricci Bitti e Caterina -> Sistema motivazionale-cognitivo-emotivo suddiviso in 3 livelli gerarchici (leggibili sia nella dimensione filogenetica che ontogenetica): 1° livello -> organismi con strutture cerebrali meno evolute Aspetto motivazionale -> riflessi ed istinti Aspetto emotivo -> risposte fisiologiche di adattamento (arousal) Aspetto cognitivo -> schemi prefissati di comportamento (Imprinting) Struttura cerebrale -> vie dirette subcorticali • comportamento non appreso 2° livello -> animali che vivono in gruppi sociali e curano la prole Aspetto motivazionale -> motivazioni primarie Aspetto emotivo -> emozioni Aspetto cognitivo -> valutazione e conoscenza dell’ambiente Aspetto comunicazionale -> non verbale Struttura cerebrale -> corteccia • comportamento prevalentemente non appreso 3° livello -> specie umana, che possiede un linguaggio ed una comunicazione complessi Aspetto motivazionale -> motivazioni secondarie Aspetto emotivo -> emozioni secondarie Aspetto cognitivo -> valutazione delle regole sociali e dell’esperienza soggettiva Beck -> Teoria degli schemi -> connessione tra disturbi psicologici e disturbi del pensiero. Uno SCHEMA è una struttura cognitiva di raccolta, codifica e valutazione degli stimoli -> sulla base degli schemi, l’individuo si orienta, categorizza e interpreta le esperienze per dargli significato. Tradizione psicoanalitica classica -> l’inaccettabilità di alcune emozioni porta all’instaurarsi di meccanismi di difesa e di sintomi. Il trattamento è rivolto all’analisi ed elaborazione di strategie non funzionali. Psicosomatica -> evidenzia una continuità tra incapacità nell’elaborazione ed espressione delle emozioni ed insorgenza della malattia somatica. Il punto di vista neurofisiologico -> il fondo emozionale dipende dall’equilibrio neuroendocrino -> farmacoterapia interviene su questo equilibrio per il trattamento di disturbi di tipo affettivo (sindromi depressive e stati maniacali). Formazione aziendale -> lavoro sulle emozioni dei Team Group. LO SVILUPPO EMOTIVO Definizione: Le emozioni rappresentano un’importante componente nel sentire e percepire se stessi, gli altri, l’ambiente e le cose. L’emozione è un’esperienza complessa, multidimensionale e processuale, con una forte funzione di organizzazione cognitivo-affettiva che media il rapporto tra organismo e ambiente; è al tempo stesso una risposta fisiologica (SNC, SNA e sistema endocrino), motivazionale (orienta l’azione e modifica il comportamento in funzione di scopi e desideri), cognitiva e comunicativa (manifestazione delle emozioni), accompagnata da una dimensione sia soggettiva che sociale (relazioni interpersonali come sorgente principale delle risposte emozionali). Teorie dello sviluppo emotivo A. TEORIA DELLA DIFFERENZIAZIONE di Sroufe (1979) Da un’iniziale eccitazione generica emergono distinte emozioni grazie allo sviluppo cognitivo. L’interazione con le persone e col mondo permette al bambino di acquisire consapevolezza delle proprie emozioni secondo tre percorsi: 1. Sistema PIACERE-GIOIA; 2. Sistema CIRCOSPEZIONE-PAURA; 3. Sistema RABBIA-COLLERA. Durante la fase dell’attaccamento il bambino raffina l’espressività, le gradazioni, la comunicazione intenzionale delle emozioni. La tensione tra attaccamento e separazione e l’avvio del processo di individuazione favoriscono lo sviluppo di un’autocoscienza di stati interni emozionali (affetto per se stessi, vergogna, opposizione, aggressività intenzionale) che in seguito parteciperanno alla formazione di emozioni più complesse. Lo sviluppo emotivo è subordinato allo sviluppo cognitivo. B. TEORIA DELLO SVILUPPO DIFFERENZIALE DELLE EMOZIONI di Izard (1978-1991) Il neonato possiede un certo numero di emozioni fondamentali e differenziate (specifiche configurazioni vocali e facciali) basate su programmi innati ed universali. 9 emozioni di base: 1. INTERESSE, 2. GIOIA; 3. TRISTEZZA ; 4. DISGUSTO; 5. SORPRESA; 6. COLLERA; 7. DISPREZZO; 8. PAURA; 9. VERGOGNA (alcune già presenti alla nascita). L’emozione non consiste semplicemente nella risposta ad uno stimolo, ma costituisce una forma di organizzazione innata che motiva affetti e comportamento. 1°-2° mese -> emozioni per comunicare bisogni -> Reazioni senso-affettive (interesse, disgusto, trasalimento) 3° mese -> sviluppo processi percettivo-affettivi -> Reazioni percettivo-affettive (sorpresa, collera, paura) 9° mese -> sviluppo processi cognitivo-affettivi -> Reazioni cognitivo-affettive (timidezza, vergogna, paura) 2° anno -> espressione delle emozioni in accordo alle regole sociali -> Regolazione delle emozioni. Esistono relazioni reciproche tra cognizione ed emozioni con il primato dell’emozione sullo sviluppo di altri domini. C. TEORIA FUNZIONALISTA di Campos (1983) La capacità di esprimere emozioni è già presente alla nascita (antecedente ad ogni forma di apprendimento sociale) ma l’esperienza di queste avviene solo più tardi. Le emozioni hanno un significato adattivo: regolano il rapporto individuo-ambiente organizzando il comportamento a breve e lungo termine. Da un punto di vista evolutivo le emozioni hanno: a. Funzione BIOLOGICA (utili alla sopravvivenza); b. Funzione COMUNICATIVA (forniscono elementi aggiuntivi alla comprensione e valutazione della situazione negli scambi sociali); c. Funzione INFORMATIVA (informano circa il raggiungimento di desideri e scopi). Pribram -> due dimensioni dell’esperienza emotiva: 1. Dimensione PROTOCRITICA (esperienza diffusa di tensione o rilassamento); 2. Dimensione EPICRITICA (inizialmente capacità di localizzazione nello spazio e nel tempo, poi capacità di interpretarne la specificità). Bion -> influenza dei fattori sociali (-> rapporto madre-bambino -> processo che favorisce la comprensione dell’esperienza emotiva). Darwin -> universalità delle emozioni <- confermato da studi sulle espressioni emotive del neonato. Fasi della sequenza evolutiva delle emozioni: 1° periodo (0-2 mesi) -> emozioni presenti dalla nascita, regolate da processi biologici fondamentali per la sopravvivenza, prive di valore comunicativo intenzionale: a. Sistema edonico -> piacere e disgusto sollecitano il sistema gustativo; b. Reazione di trasalimento -> protegge da stimoli luminosi o acustici troppo intensi; c. Reazione di sconforto -> segnalano disagio alle stimolazioni dolorose; d. Reazione di interesse -> attenzione per gli stimoli nuovi. 2° periodo (2-12 mesi) -> grazie all’interazione sociale, il bambino inizia a comunicare le proprie intenzioni e ad attuare le prime forme di controllo emozionale -> si sviluppano vere emozioni con valore comunicativo: a. Sorriso sociale non selettivo (2-3 mesi) e sorriso sociale selettivo (dal 3° mese); b. Sorpresa di fronte a stimoli nuovi; c. Tristezza, collera, gioia (3-4 mesi); d. Paura, circospezione (5-7 mesi) in relazione alla capacità di locomozione e alle esigenze esplorative; e. Paura dell’estraneo (8-9 mesi). 3° periodo (12-36 mesi) -> emergono le emozioni sociali complesse, apprese e non immediatamente riconoscibili tramite indicatori mimici specifici (colpa, vergogna, orgoglio e invidia). Non sono attivate da stimolazioni fisiche dirette, ma hanno origine da forme di autoriflessione e richiedono una certa autoconsapevolezza e competenza sociale (derivano dalla cultura, dalle aspettative sociali e dalle norme di comportamento). E’ opportuno distinguere tra: • RICONOSCIMENTO delle emozioni -> saper distinguere e differenziare le espressioni altrui (fenomeno del riferimento sociale); • COMPRENSIONE delle emozioni -> capacità mediata dai comportamenti empatici, che implicano processi di risonanza affettiva grazie ai quali il bambino sa provare le emozioni degli altri, inizialmente in forma ancora indifferenziata e non cognitiva, ma ben presto secondo modalità più perfezionate. Fine del 2° anno -> capacità di fare finta. A 3 anni -> capacità di cogliere la differenza tra realtà e finzione. A 4 anni -> comprensione delle regole di ostentazione delle emozioni. Tra i 4 e i 5 anni -> capacità di mettersi nei panni dell’altro. Tra i 5 e i 6 anni -> capacità di spiegarsi i motivi che potrebbero indurre gli altri a non mostrare le emozioni che effettivamente provano. Tra i 7 e gli 8 anni -> capacità di comprendere che possono essere provate, nello stesso momento e verso le stesse persone, emozioni e sentimenti opposti (ambigui). Metodologie di indagine: dai self-report alle interviste, dalle griglie per osservare ai test proiettivi. • Misura dello STATO EMOZIONALE -> DES, Differential Emotion Scale • Misura dell’ESPRESSIVITA’ EMOTIVA -> EES, Emotional Expressivity Scale • REGOLAZIONE EMOZIONALE -> ERQ, Emotion Regulation Questionnaire • RICONOSCIMENTO DELLE EMOZIONI -> PAT, Perception of Affect Task • COMPRENSIONE DELLE EMOZIONI -> Compito di Cassidy • COMPRENSIONE DELLE EMOZIONI in bambini dai 3 agli 11 anni -> TEC, Test of Emotion Comprension • CONSAPEVOLEZZA DELLE EMOZIONI -> TAS20, Toronto Alexithymia Scale EMOZIONE E COGNIZIONE Cognizione ed emozione sono state considerate come due processi mentali distinti e di solito contrapposti, con il primato dell’aspetto cognitivo (razionale e obbiettivo) su quello emotivo (irrazionale e soggettivo). Recentemente si è imposta una concezione più ampia di intelligenza. Salovey e Mayer -> INTELLIGENZA EMOTIVA -> abilità di controllare i sentimenti e le emozioni proprie e degli altri, di distinguerle tra di loro e di usare tali informazioni per guidare i propri pensieri e le proprie azioni. Distinguono 4 livelli di abilità fondamentali: 1. Percepire ed esprimere le emozioni; 2. Usare le emozioni per facilitare il pensiero; 3. Capire le emozioni; 4. Gestire le emozioni. Goleman -> differenzia tra mente razionale (modalità di comprensione cosciente) e mente emozionale (sistema di conoscenza impulsiva). INTELLIGENZA EMOTIVA -> capacità di motivare se stessi, di persistere nel perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni, di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione, di modulare i propri stati d’animo evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare, di essere empatici e di sperare. Distingue tra competenze personali (capacità di cogliere i diversi aspetti della vita emozionale) e competenze sociali (modo in cui comprendiamo gli altri e ci rapportiamo ad essi). • Intelligenza emotiva personale -> consapevolezza di sé, autocontrollo, capacità di alimentare la propria motivazione; • Intelligenza emotiva sociale -> empatia, comunicazione. L’intelligenza emotiva si può sviluppare attraverso un adeguato allenamento e può essere migliorata nel corso di tutta la vita. QI ed intelligenza emotiva non sono competenze da ritenersi opposte, ma solo separate. Metodologie di indagine: test specifici per misurare la memoria emotiva come espressione dell’intelligenza emotiva (EQ-I -> qualità personali per un migliore benessere emotivo; Scala a fattori multipli dell’intelligenza emotiva -> capacità di percepire, identificare, capire, lavorare con le emozioni; Inventario della competenza emotiva -> individui all’interno di un’organizzazione o l’organizzazione stessa) e osservazione (rilevazione modalità di interazione con attenzione agli aspetti della comunicazione non verbale). Risvolti applicativi: ✓ scolastico-formativo -> educare anche la sfera emotiva attraverso lo sviluppo di 7 elementi fondamentali collegati all’intelligenza emotiva: fiducia, curiosità, intenzionalità, autocontrollo, connessione, capacità di comunicare, capacità di cooperare. (-> anche nei corsi di formazione aziendale sulla motivazione, la stima di sé e la comunicazione assertiva). ✓ clinico-psicoterapeutico: • approccio comportamentista -> decondizionamento per il trattamento di emozioni esagerate e disfunzionali. • approccio cognitivista -> possibilità di intervenire sulla sfera affettiva ed emozionale attraverso la trasformazione delle cognizioni che ne sono alla base. • Terapia multimodale di Lazarus -> Multimodal Life History Inventory analizza 7 modalità: 1. Comportamenti; 2. Risposte affettive; 3. Reazioni sensorie; 4. Immagini; 5. Cognizioni; 6. Relazioni interpersonali; 7. Bisogno di trattamento farmacologico. COSCIENZA E SONNO Definizione: la coscienza è un fenomeno che non può avere un riscontro empirico. Può essere definita come “presenza all’essere” facendo riferimento all’esperienza diretta che ognuno ha di essa e dei diversi vissuti che essa implica. Brentano -> intenzionalità quale caratteristica della coscienza di essere sempre rivolta a qualcosa -> la coscienza è considerata una funzione. Ammissione dell’esistenza di vari gradi di coscienza -> approccio fecondo allo studio dei fenomeni coscienti. Due correnti principali: • Riduzionisti -> coscienza come semplice prodotto dell’elaborazione del cervello, svalutano l’esperienza soggettiva o non le attribuiscono alcun contributo autonomo nella gestione del comportamento rispetto ai sottostanti processi nervosi; • Anti-riduzionisti -> sottolineano la peculiarità delle manifestazioni della coscienza e la loro irriducibilità al mondo degli ordinari fenomeni fisici. VEGLIA -> stato ordinario di coscienza, ci permette di essere consapevoli di una varietà di stimoli e di eventi che danno forma alla nostra esperienza consapevole. SONNO -> stato alterato di coscienza per eccellenza, è uno stato naturale e spontaneo in cui passiamo buona parte della vita, la sua regolazione avviene in base a fattori omeostatici e a fattori circadiani. Il tempo necessario all’appagamento del desiderio di dormire varia in base a diversi fattori dei quali l’età è il principale. Per il variare dei parametri fisiologici durante il suo svolgimento è stato convenzionalmente diviso in: • Sonno lento (slow waves sleep, NREM, ortodosso) suddiviso in 4 stadi; • Sonno rapido (fast waves sleep, REM, paradosso) -> SOGNO . Struttura ciclica del sonno -> 4-6 cicli (NREM-REM) da 60-90 minuti. L’organizzazione interna dei cicli varia nel corso della notte (-NREM,+REM). SOGNO -> fenomeno particolare della vita mentale caratteristico del sonno REM. E’ un esperienza mentale vissuta come se fosse reale, non soggetta a critica, con forti riflessi corporei e senza un riflesso motorio (muscolatura striata inibita). Vengono distinte: • REM fasica (anche fenomeni tonici) -> esperienze visive pure senza elaborazione concettuale (esperienza visiva primaria); • REM tonica (solo fenomeni tonici) -> attività mentale pensiero-simile con poche immagini visive (elaborazione cognitiva secondaria). Risvolti applicativi: ✓ clinico-terapeutico -> valutazione grado di tolleranza alla frustrazione ✓ pedagogico -> Mastery Learning L’AGGRESSIVITA’ Definizione -> insieme di azioni rivolte a colpire uno o più individui, tali da infliggere loro sofferenze di natura morale o fisica, a volte fino alla morte, ma può anche essere rivolta verso se stessi. Forme dell’aggressività -> verbale o fisica, esercitata in gruppo o singolarmente, accompagnata da forti emozioni o messa in atto freddamente. Può essere ostile o strumentale. • Teoria psicoanalitica: Freud -> sviluppo del concetto di aggressività (-> teoria del doppio istinto) Klein -> teoria del doppio istinto alle prime fasi dello sviluppo Adler -> tendenza volta a dominare la realtà • Etologia: Lorenz -> istinto innato, conservazione della specie (aggressività interspecifica e intraspecifica) Eibl-Eibensfeldt -> cause: cibo, difesa, gerarchia. • Cognitivismo: Dollard e Miller -> frustrazione come base per lo sviluppo di comportamenti aggressivi • Comportamentismo: Bandura -> Apprendimento per osservazione (modellamento, caratteristiche modello) Atto aggressivo -> variabili aggressore, modelli e norme culturali, stimolo e situazione, variabili di rinforzo e mantenimento. Metodologie di indagine -> Esperimenti sull’imitazione di condotte aggressive, Rorschach, PFS, BDHI Risvolti applicativi -> Bandura, prevenzione dei comportamenti violenti AGGRESSIVITA’ E FRUSTRAZIONE Dollard -> rapporto univoco tra aggressività e frustrazione Intensità dell’istigazione all’aggressività in rapporto diretto con la quantità di frustrazione Frustrazione in funzione dell’intensità, del grado di interferenza e del numero di risposte frustrate Aggressività palese e non palese -> previsione della punizione Forma di dislocazione dell’aggressività -> mutando il soggetto, la forma o autoaggressività Sears e Miller -> altre reazioni alla frustrazione (comportamento persistente, regressivo, volto alla ricerca di soluzioni sostitutive o sublimatorie) -> la frustrazione non sempre genera aggressività, che però è sempre conseguenza di una frustrazione Bateson -> variabili del carattere, prevedibilità, giustificabilità o arbitrarietà della frustrazione, contesto culturale e sociale influiscono sulle modalità di percepire e reagire alla frustrazione Metodologie di indagine: Insuccesso indotto, TAT, Rorschach, MMPI, Test macchie di Holtzman, PFS, BDHI Risvolti applicativi: ✓ clinico-terapeutico -> valutazione del grado di tolleranza alla frustrazione ✓ pedagogico -> Mastery Learning IL CONFLITTO Definizione -> situazione in cui forze di valore approssimativamente uguale, ma rivolte in direzione opposta, agiscono simultaneamente sull’individuo (Lewin, 1962) • Teoria psicoanalitica: Freud -> conflitto manifesto e conflitto latente, elemento centrale della teoria (sviluppo del concetto di conflitto) Adler -> nevrosi conflittuale • Comportamentismo -> tendenze appetitive e avversative e tipi di conflitto • Cognitivismo: Festinger -> dissonanza e riduzione della dissonanza (modi per ridurre la dissonanza) Alkoff -> misurazione del conflitto (tra due tendenze avversative è il più difficile) Brown -> studio del conflitto (gradiente di appetenza ed avversativo, potenziali di reazione, gradiente di generalizzazione) Il conflitto tra ruoli -> conflitto intra-ruolo e inter-ruoli Meccanismi per il superamento del conflitto -> separazione, compromesso (rimandare l’azione, ristrutturare un ruolo, mettere un ruolo contro l’altro), fuga (fuga dal campo o dalla situazione, rifugio nella malattia) Toby -> meccanismi istituzionalizzati per limitare le occasioni di conflitto (separazione nel tempo, gerarchia dei gradi di obbligatorietà dei ruoli, separazione dei ruoli) Metodologie di indagine: il sogno, il transfert, il colloquio, TAT Risvolti applicativi: ✓ clinico-psicoterapeutico -> il conflitto è alla base del lavoro psicoanalitico ✓ educativo -> tappe di vita particolarmente contraddistinte da situazioni di conflitto, orientamento e formazione CONFLITTO, COOPERAZIONE e COMPETIZIONE Lewin -> conflitto -> situazione in cui forze di valore approssimativamente uguale, ma rivolte in direzione opposta, agiscono simultaneamente sull’individuo Tendenze (appetitive ed avversative) e tipi di conflitto (tra due tendenza appetitive, tra una tendenza appetitiva ad una avversativa, tra due tendenze avversative, tra due tendenza che sono in sé sia appetitive che avversative) Lewin -> Teoria dei gruppi -> dinamiche di gruppo (conflitto entro i gruppi, conflitto tra gruppi) Cooperazione e competizione -> Concetto di interdipendenza (relazione orientata a raggiungere uno scopo) Lewin, Lippit e White -> leadership nei gruppi (democratica, autoritaria, permissiva) Scherif -> Teoria del conflitto realistico (competizione per risorse scarse o ambite -> sviluppo stereotipi, atteggiamenti pregiudiziali, aperta ostilità con comportamenti discriminatori) Metodologie di indagine: Action Research, test sociometrico (Sociogramma di Moreno) Risvolti applicativi ✓ Formazione -> T-Group o Training Group -> introduce un cambiamento in direzione di una acquisizione di coscienza rispetto al sé, ai rapporti interpersonali e alla capacità di relazionarsi e gestire il gruppo ✓ Contesti multiculturali -> teoria di Scherif -> favorire l’integrazione delle minoranze etniche ✓ Scuola -> progetti di cooperazione tra gruppi di etnia diversa Valorizzazione della cooperazione come modalità di gestione dei conflitti FRUSTRAZIONE E CONFLITTO Frustrazione -> stato in cui si trova l’organismo quando la soddisfazione di un suo bisogno viene impedita o ostacolata -> elemento inevitabile -> adattamento alla realtà Cause della frustrazione (ambiente fisico, ambiente sociale, ambiente familiare, personali) Tipi di frustrazione -> da impedimento, da dilazione, da conflitto Reazioni alla frustrazione (intensificazione dello sforzo, riorganizzazione delle strategie, sostituzione del fine, sublimazione, formazione reattiva, regressione, razionalizzazione, autismo, repressione, aggressività) Conflitto -> reciproca interferenza tra reazioni incompatibili Tendenze (appetitive ed avversative) e tipi di conflitto (tra due tendenze appetitive, tra una tendenza appetitiva ed una avversativa, tra due tendenza avversative, tra due tendenza che sono in sé sia appetitive che avversative) La risposta -> varia in rapporto ai vettori positivi e negativi e alle esperienze precedenti (stile di reazione) Erikson -> Teoria dello sviluppo psicosociale -> pressioni culturali e sociali creano conflitti (o crisi) la cui soluzione dipende dalle caratteristiche dell’individuo e dal supporto fornito dall’ambiente (fiducia-sfiducia, autonomia-vergogna, iniziativa-colpa, industriosità-inferiorità, identità-dispersione dei ruoli, intimità-isolamento, generatività-stagnazione, integrità-disperazione) Conflitto tra ruoli e conflitto intra-ruolo Situazione degli immigrati (rifiuto nuovo ruolo, ruolo intermedio, rifiuto gruppo d’origine) Meccanismi per risolvere il conflitto tra ruoli: separazione, compromesso (rimandare l’azione, ristrutturare un ruolo, mettere un ruolo contro l’altro), fuga (fuga dal campo o dalla situazione, rifugio nella malattia) Meccanismi istituzionalizzati (separazione nel tempo, gerarchia dei gradi di obbligatorietà dei ruoli, separazione dei ruoli) Processi di presa di decisione -> elementi reciprocamente conformi (consonanza) o in reciproca contraddizione (dissonanza) Festinger -> dissonanza e riduzione della dissonanza (modi per ridurre la dissonanza e controindicazioni sulla capacità di valutare e trarre profitto dall’esperienza) Tendenze in conflitto profonde, sconosciute all’individuo stesso -> vaste aree del comportamento saranno orientate da reazioni inconsce, limitando libertà e capacità di scelta Metodologie di indagine -> osservazione, insuccesso indotto, TAT, Rorschach, MMPI, Test macchie di Holtzman, PFS Risvolti applicativi: ✓ clinico -> Erikson (come Freud) -> problemi irrisolti dell’infanzia possono perdurare per la vita -> valutazione del grado di tolleranza alla frustrazione come indicatore di prognosi LA PERSONALITA’ Definizione: insieme delle caratteristiche psichiche e delle modalità comportamentali che definiscono il nucleo delle differenze individuali nella molteplicità dei contesti in cui la condotta umana si sviluppa. 1. Schema di riferimento teorico centrato sulla RISPOSTA 1.1. Teorie tipologiche 1.1. Tipologie somatiche -> costituzione morfologica 1.1. Kretshmer -> longilineo (carattere schizotimico), brevilineo (carattere ciclotimico) 1.2. Sheldon e Stevens -> endomorfo (viscerotonico); mesomorfo (somatotonico); ectomorfo (cerebrotonico) 1.2. Tipologie funzionali -> risposta fisiologica 1.3. Rotter -> soggetti a controllo interno e a controllo esterno 1.4. Friedman e Rosenman -> personalità TIPO A (iperattiva) e TIPO B (ipoattiva) 1.3. Tipologie psicologiche -> risposta comportamentale 1.5. Freud -> personalità come esito dello sviluppo relativo dell’Io 1.6. Jung -> 4 funzioni (pensiero, sentimento, sensazione, intuizione) e 2 orientamenti (introversione, estroversione) 1.2. Teorie dei tratti 1.4. Allport -> personalità come combinazione unica di tratti cardinali, centrali e secondari 1.5. Eysenk -> 4 livelli di organizzazione della personalità: 1. Tipi (tre dimensioni: estroversione- introversione, nevroticismo, psicoticismo); 2. Tratti; 3. Risposte ricorrenti; 4. Risposte specifiche ed occasionali 1.6. Cattel -> tratti di superfice e tratti fondamentali messi in luce attraverso analisi fattoriale 1.7. Costa e McCrae -> BIG-FIVE (5 fattori: nevroticismo, estroversione, apertura, gradevolezza, scrupolosità) -> NEO-PI-R (questionario di personalità per la misurazione dei big five) 2. Schema di riferimento teorico centrato sullo STIMOLO 1.3. Teorie interpersonali 1.8. Horney -> conflitti attuali individuo-ambiente -> 10 bisogni (risposte nevrotiche) in 3 categorie (personalità distaccata , aggressiva, compiacente) 1.9. Fromm -> ricerca di sicurezza vs desiderio di libertà -> adattamento come compromesso tra bisogni profondi ed esigenze ambientali -> 5 tipi: ricettivo, sfruttatore, accumulatore, mercantile (<- 4 tipi di personalità non produttiva), produttivo. 1.10. Erikson -> Teoria dello sviluppo psicosociale -> importanza del rapporto col sociale -> crisi psicosociali (fiducia-sfiducia-> madre; autonomia-vergogna -> genitori; iniziativa-colpa -> famiglia; industriosità-inferiorità -> vicinato, scuola; identità-dispersione dei ruoli -> gruppi e modelli di leadership; intimità-isolamento -> partner, amicizia; produttività-ristagno -> lavoro, vita famigliare; integrità-disperazione -> umanità) 1.4. Teorie dell’apprendimento 1.11. Dollard e Miller -> Teoria del rinforzo (ricompensa -> riduzione dell’IMPULSO -> rinforzo -> apprendimento dell’ABITO) -> estinzione, discriminazione, generalizzazione, anticipazione 3. Schema di riferimento teorico centrato sull’ORGANISMO 1.5. Lewin -> Teoria di campo -> il comportamento si spiega studiando lo SPAZIO VITALE, lo sviluppo della personalità è connesso alla DIFFERENZIAZIONE (struttura della personalità) 1.6. Teoria della percezione di sé -> Sé riferito, Percezione di Sé, Sé ideale Orientamento attuale -> descrizione diagnostica in termini di SINDROME o STILE con lo scopo di individuare schemi di comportamento che generalmente si trovano associati. Metodologie di indagine -> biografie ed autobiografie, inventari di personalità (MMPI, BPQ, 16PF), metodi proiettivi (TAT, Rorschach, Test basati su disegno e completamento di frasi), colloquio clinico. Risvolti applicativi: ✓ Clinico -> formulare ipotesi e pianificare eventi. Uno sviluppo adeguato della personalità è il risultato di un equilibrio tra la sfera cognitiva, emotiva ed interpersonale. Metodologie di indagine: Test Stanford-Binet, WAIS, test “culture free” (Matici progressive di raven, Matrici numeriche, Culture Fair Intelligence Test di Cattell), Sternberg Triarchic Abilities Test (STAT), Test delle nove figure di Witkin L’INTELLIGENZA Quando si parla di funzioni mentali superiori ci si riferisce agli aspetti che caratterizzano la specie umana, cioè il linguaggio e l’INTELLIGENZA. Stern -> intelligenza come capacità generale di adattare pensiero e condotta di fronte a situazioni nuove. Clapareide -> intelligenza come capacità di risolvere, con l’aiuto del pensiero, problemi nuovi. Piaget -> intelligenza come forma di adattamento, risultato di assimilazione ed accomodamento. Wertheimer -> l’intelligenza permette di ristrutturare i dati di un problema, non è solo di tipo logico-analitico ma anche di tipo sintetico-intuitivo (Intelligenza Creativa) Kholer -> distingue Pensiero Riproduttivo (riproduzione di schemi e strategie acquisiti) e Pensiero Produttivo (ristrutturazione cognitiva del problema tramite insight) Dunker -> ostacoli alla ristrutturazione del campo cognitivo (fissità funzionale, set mentale) -> si procede per insight parziali Cattell -> distingue Intelligenza Fluida (disponibilità adattiva e modificativa degli schemi logici) e Intelligenza Cristallizzata (disponibilità e facilità d’uso ottimale di schemi incamerati) Teorie cognitive -> spostano l’interesse dalle strutture generali dell’intelligenza alle componenti utilizzate nell’esecuzione di compiti analizzati attraverso le operazioni di codifica e di elaborazione dell’informazione Sternberg -> Teoria Triarchica -> include le variabili di motivazione e di personalità -> il modello spiega i meccanismi mentali con cui si eseguono gli atti intelligenti ipotizzando tre processi basilari: METACOMPONENTI (processi esecutivi che pianificano e controllano l’elaborazione dell’informazione), COMPONENTI DI PERFORMANCE (eseguono le strategie pianificate), COMPONENTI DI CONOSCENZA (regolano l’acquisizione di conoscenze). Metodologie di indagine: Test Stanford-Binet, WAIS, Test “culture free”, STAT, Test delle 9 figure Risvolti applicativi: ✓ educativo-pedagogico -> differenza tra pensiero produttivo e riproduttivo -> per favorire la trasmissione di significati e la creazione di alternative di significato è fondamentale comunicare con chiarezza le dimensioni e le relazioni semantiche, delimitando con precisione l’oggetto del discorso. Inoltre è opportuno canalizzare l’informazione, fornendo dei punti di riferimento che si agganciano alle informazioni che l’allievo possiede già nel suo bagaglio cognitivo e quindi stimolare e fare appello alle risorse dell’allievo. ✓ educativo -> Osservazioni di Sternberg -> gli studenti prediligono modi diversi di affrontare i problemi e di utilizzare le conoscenze (intelligenza non è solo adattamento all’ambiente ma anche selezione e modellamento attivo dell’ambiente che l’individuo cerca di cambiare nel modo più favorevole). ✓ didattico -> soluzione dei problemi come attività specifica di alcune discipline didattiche e come modalità generale di apprendimento (apprendimento per scoperta) -> dovrebbe essere acquisita da tutti gli studenti allo scopo di favorire o potenziare le abilità esplorative ed investigative. ✓ formazione -> Brainstorming (sospensione del giudizio, produzione del maggior numero di idee). LO SVILUPPO SOCIALE Definizione: la socializzazione è quel processo mediante il quale gli individui acquistano le conoscenze, le abilità, i sentimenti ed i comportamenti che li mettono in grado di partecipare, come membri più o meno efficienti, alla vita sociale (Brim). Il divenire sociale viene fatto coincidere con l’adattamento dell’individuo alla società e con l’assunzione di ruoli sociali, mediante processi di apprendimento sociale. Orientamenti teorici: A. Teoria dell’apprendimento sociale (paradigma skinneriano S-R) I bisogni fisiologici fondamentali sono soddisfatti dal caregiver -> il bambino associa tali rinforzi alla presenza della madre che diventa così un rinforzo secondario. Sears -> (fine 1° anno) rapporto di dipendenza dall’adulto vs l’adulto fa tutto per creare l’indipendenza nel bambino -> la frustrazione spinge il bambino a riprodurre i comportamenti materni che sono stati gratificanti -> attraverso l’imitazione ed le identificazioni si realizza il progressivo inserimento del piccolo nel mondo sociale. B. Approccio psicobiologico L’organizzazione dello sviluppo è quasi completamente mediata da fattori biologici innati. Moltz -> Teoria degli istinti -> MAP (Modelli di Azione Predeterminata) -> l’apprendimento consiste nel combinare unità di base in modelli diversi tra loro e d’ordine più elevato. Lo sviluppo del comportamento sociale è spiegato in termini di comportamenti istintivi che in determinati periodi critici ha più possibilità di affermarsi. Nash -> periodi critici nello sviluppo del comportamento sociale: imprinting (6 sett.-6 mesi); creazione di legami affettivi e sociali più vasti (fino a 3 anni). C. Teoria dell’attaccamento Bowlby -> ricerca della vicinanza (comportamenti di segnalazione e di accostamento -> contatto fisico e vicinanza con la madre, la cui funzione biologica è la protezione) come predisposizione innata da cui dipende lo sviluppo sociale. Harlow -> esperimenti scimmie allevate da surrogati di madre -> necessità di contatto è primaria ed indipendente rispetto a quella del soddisfacimento dei bisogni fisiologici. Ainsworth -> Strange Situation -> comportamento esplorativo vs bisogno di protezione materna (base sicura come criterio di attaccamento sicuro). D. Teoria dello sviluppo psicosociale Erikson -> importanza del rapporto con il sociale in ogni fase dello sviluppo; ad ogni fase fa corrispondere una crisi psicosociale il cui superamento e condizionato dal contesto socioculturale. Identificazione (aspetto fondamentale del processo di socializzazione) -> processo che porta il bambino a pensare, sentire ed agire come se le caratteristiche di un’altra persona (modello) fossero le proprie. Bandura e Walters -> identificazione ed imitazione si riferiscono allo stesso insieme di fenomeni del comportamento e allo stesso processo di apprendimento -> modo in cui vengono acquisiti i modelli del comportamento sociale (attraverso l’Apprendimento osservativo tramite la sola esposizione al modello). Apprendimento dell’identità del genere sessuale -> significato precoce riferito al corpo del proprio Io come maschio o come femmina (componente importante nel processo di sviluppo sociale). Freud -> scoperta delle differenze morfologiche dei genitale esterni di maschi e femmine. Kohlberg -> processo di sviluppo intellettuale che dipende dalla maturazione e dall’interazione con l’ambiente (categorizzazione). Famiglia -> soddisfacimento di bisogni espressivo-emotivi e sede di una particolare dinamica di rapporti interpersonali. Ackerman -> Psicodinamica della vita famigliare (unità emotivo-sociale) -> tre aree problematiche: dinamica di gruppo della famiglia, processi dinamici dell’integrazione dell’individuo nel suo ruolo famigliare, organizzazione interna della personalità individuale e suo sviluppo nel tempo. Boszormenji-Navy -> Teoria dei rapporti -> dinamica interna del gruppo (modalità di rapporto basate sullo scambio e sulla reciprocità contrapposte a quelle dell’irrelatezza) -> famiglia come sistema sociale le cui parti si influenzano reciprocamente, in un equilibrio sempre provvisorio, sintesi di due funzioni contrapposte: tendenza all’equilibrio e capacità di trasformazione. Gruppo di coetanei -> contribuisce al processo di socializzazione ed è importante soprattutto in adolescenza come schema di riferimento preciso nella transizione verso ruoli adulti . Scuola -> facilita il passaggio dall’imitazione di modelli personali a quella di modelli di posizione sociale. Metodologie di indagine: Strange Situation, Test del disegno della figura umana di Machover, Test del disegno della famiglia di Corman, Test del disegno dell’albero di Koch, CAT di Bellak Risvolti applicativi: ✓ clinico -> la modalità interattiva con cui l’individuo stringe legami sociali è influenzata dal modo in cui ha vissuto le prime relazioni sociali -> fornire al soggetto una base sicura al fine di incoraggiarlo ad esplorare le sue relazioni presenti e passate. ✓ educativo -> l’atteggiamento educativo dei genitori condiziona il modo di sentire, di comportarsi e di autogratificarsi -> formazione volta ad ottenere un corretto svolgimento della funzione materna -> le pratiche di cura dei figli hanno un influsso sull’apprendimento del comportamento sociale futuro. Una presenza attiva e rispettosa da parte delle figure significative, che evita l’eccessivo controllo ma senza trascurare l’offerta di parametri da tener presenti per una interiorizzazione dei valori, fa si che nell’adolescenza l’individuo costruisca personalmente la sua maturità e la sua etica basata sui principi morali criticamente accettati. IL GRUPPO DI PARI Definizione: Il gruppo è un luogo insostituibile di confronto e di scambio. La relazione con i pari rafforza i processi di identificazione, di differenziazione-individuazione e di integrazione relazionale. Piaget -> relazione asimmetrica (con l’adulto -> rispetto, riconoscimento di competenza, obbedienza) e relazione simmetrica (con coetanei -> cooperazione, condivisione di paure, desideri ed interessi -> discussione e confronto paritario). Generalmente si fa riferimento alla struttura: Relazione verticale (con adulti -> protezione, cure, apprendimento, sviluppo) e relazione orizzontale (con coetanei -> negoziazione, gestione dei conflitti, cooperazione). Le relazioni amicali -> legami caratterizzati da stabilità, costanza e selettività -> vedere se stessi attraverso un altro e sperimentare l’intimità -> autoconsapevolezza e sviluppo processi di socializzazione. Parten -> studi osservativi sulle interazioni tra coetanei: 2-4 anni -> spostamento da attività parallele a giochi cooperativi (scopo comune); 3° anno -> alternanza dei turni e complementarietà dei ruoli => attività di gruppo favorite dallo sviluppo della capacità di comunicare verbalmente e delle abilità simboliche. Nell’infanzia -> si sviluppano relazioni sempre più selettive basate sulla comunanza di interessi ed affinità. Montagner -> comportamento non verbale nelle dinamiche accettazione-rifiuto (aggressività e mancato controllo degli impulsi). Nella preadolescenza e nell’adolescenza -> le relazioni assumono uno specifico valore come stimolo di confronto e come fonte di sostegno e supporto all’autostima, assumono caratteristiche di stabilità, reciprocità ed intimità. Appartenenza a gruppi formali ed informali (valori di fedeltà ed intimità). Selman -> 5 stadi di consapevolezza dell’amicizia: gioco fisico momentaneo (3-5 anni); assistenza a senso unico (6-8 anni); cooperazione se tutto va bene (9-12 anni); condivisione intima reciproca (12-15 anni); amicizia autonoma interdipendente (dai 15 anni). Successione evolutiva del concetto di amicizia -> tre dimensioni: incremento della capacità di assumere la prospettiva altrui, percezione delle persone come entità psicologiche e non solo fisiche, rapporti sociali duraturi e non caratterizzati da incontri occasionali. Bigelow e La Gaipa -> dimensioni comuni a tutte le età: simpatia reciproca, condivisione, rafforzamento della propria identità. Bambini più grandi si aspettano un rapporto più leale, genuino, intimo e di accettazione. Definiscono tre stadi nella concettualizzazione dell’amicizia: 1° stadio -> attività comuni e vicinanza; 2° stadio -> ammirazione del carattere e della personalità; 3° stadio -> lealtà, genuinità, accettazione ed interessi comuni. PSICOLOGIA DELLE RELAZIONI SOCIALI Freud -> studio dei meccanismi che trovano la loro origine nella dinamica del gruppo e della folla. McDougall -> Pulsione sociale -> parte dell’agire umano è condizionato dall’ambiente sociale in cui vive. Schjelderup -> beccata tra galli -> ranghi (precisi stili di condotta), alleanze e coalizioni temporanee. Mayo -> studi sull’influenza dei fattori ambientali sulle prestazioni dei soggetti -> i risultati erano dovuti alla creazione di gruppi spontanei ed informali con il loro intreccio di relazioni interpersonali. Lewin -> gruppo come totalità dinamica basata sull’interdipendenza dei membri e sulla loro somiglianza. Effetti dello stile di conduzione sull’atmosfera del gruppo: stile democratico (creazione di sottogruppi che lavorano con alacrità in atmosfera rilassata), stile autocratico (genera distanza sociale e favorisce la ricerca di un capro espiatorio), stile liberale (dispersione in dibattiti permanenti). Merton -> definizione del gruppo in base a tre criteri: persone che interagiscono l’un l’altra secondo regole comuni, si definiscono e si percepiscono membri del gruppo, sono definiti dagli altri come appartenenti al gruppo. Newcomb -> fattori che portano alla creazione di sottogruppi: rassomiglianza (in gruppi di 15-20 persone), riconoscibilità o prestigio sociale (rassomiglianza verso un ideale) La popolarità dei membri -> tre linee di tendenza: attrazione fisica e attrazione legata allo status (più influenti nei soggetti giovani) e attrazione legata alla personalità dei soggetti. Bandura -> Determinismo triadico tra persona, condotta e ambiente -> apprendimento sociale e rinforzo vicario, auto- valutazione di efficacia, modelling. Richter -> trasmissione transgenerazionale degli stili di condotta e delle propensioni. Moreno -> Psicodramma e sociogramma. Il ruolo sociale -> limita e definisce lo spazio psicosociale di ogni soggetto (funzioni, obblighi, aspettative, comportamenti leciti ed illeciti). Due tendenze nella gestione di un ruolo: eterodirette (aspettative esterne) ed autodirette (come il singolo plasma il ruolo). Conflitto tra ruoli -> intra-ruolo o tra ruoli -> meccanismi per la soluzione del conflitto (separazione, compromesso, fuga). Col sedimentarsi alcuni ruoli si strutturano come parte dell’identità del soggetto. B. Conflitti psichici relativi allo SVILUPPO SESSUALE Trasformazioni psicofisiologiche della pubertà, corpo, mestruazione, masturbazione, conflitto adolescenziale tra bisogno ed autonomia, comportamento sessuale manifesto. C. Conflitti psichici relativi allo SVILUPPO INTELLETTIVO Pensiero ipotetico-deduttivo, primato della rappresentazione, intelligenza astratta, esigenza di dimostrazione/ controllo/elaborazione personale, marginalità sociologica. DIFESE (spinta a rigettare le immagini genitoriali per affermarsi al di fuori del mondo familiare): a. Narcisismo -> esaltazione del proprio io; b. Ascetismo -> condotta intransigente, rifugio nella spiritualità; c. Intellettualizzazione -> spostamento del conflitto sul piano del pensiero; d. Scissione -> posizione schizo-paranoide con controllo onnipotente e identificazione proiettiva e difese di idealizzazione per compensare; e. Il gruppo -> spazio in cui scissione ed idealizzazione possono operare senza provocare eccessiva disintegrazione ed isolamento -> 11-16 anni, gruppo omosessuale-paranoide -> 15/16 anni, gruppo eterosessuale-depressivo (-> identificazione introiettiva). ESITI del processo adolescenziale: a. Adolescenza ADEGUATA -> identificazione introiettiva -> l’adolescente diviene gradualmente adulto; b. Adolescenza RITARDATA -> mantenimento difese ossessive della latenza, negazione dell’introspezione e del conflitto; c. Adolescenza PROLUNGATA -> libidinizzazione degli stati egoici dell’adolescenza; d. Adolescenza SACRIFICATA -> passaggio, senza moratoria psico-sociale, dalla terza infanzia allo stato adulto; e. Adolescenza DISSOCIALE -> ancorati a difese maniacali, paranoidee, idealizzano solo se stessi (crollo di una grave idealizzazione dei genitori e bisogno di punizione) f. Adolescenza TOSSICODIPENDENTE -> funzioni regressive e difensive dell’uso di droga. LA VITA ADULTA IL GIOVANE ADULTO -> 20-40 anni -> periodo di forti contraddizioni: gratificazioni di nuovo tipo e residui di conflitti di infanzia e adolescenza. Acquisizione della propria identità di adulto (stile di vite) e contributo fondamentale alla sopravvivenza della specie (figli, famiglia, società). • Il rapporto amoroso con il partner -> intimità, impegno reciproco, fedeltà; • Il ruolo sociale del lavoro -> l’occupazione rende specifica una identificazione significativa del Sé; • La nascita di un figlio -> crea l’aumento in progressione geometrica dei rapporti e delle responsabilità famigliari. LA MATURITA’ NELL’ETA’ DI MEZZO -> 40-60 anni -> evoluzione del corpo dal punto di vista biologico e fisiologico e modifiche al comportamento cognitivo. Viene valorizzata la saggezza, si apprende a socializzare i rapporti umani, a divenire più elastici, al fine di trovare i modi di usare la propria esperienza personale nella vita quotidiana. LA CRISI DELL’ETA’ DI MEZZO -> intorno ai 40 anni -> centro della crisi sarebbe l’esperienza della considerazione della propria fine . La CENTRALITA’ GENERAZIONALE permette alla persona di età intermedia di collegarsi in modo soddisfacente e produttivo alle persone di ogni età. Jung (1930) -> rinascita del senso di individuazione della propria personalità, l’individuo si rigenera su nuovi livelli di consapevolezza, significato, comprensione. LAVORO e FAMIGLIA sono le componenti fondamentali della vita umana adulta. Il processo di socializzazione prosegue con modalità diverse. Polarità più comuni dei compiti evolutivi dell’età di mezzo: • GIOVANE-VECCHIO alla ricerca di un equilibrio tra di essi; • MASCHILE-FEMMINILE che permette un’espressione più totale del Sé individuale; • ATTACCAMENTO-SEPARAZIONE che fa assumere una concezione sempre più personale ed originale della realtà nella contrapposizione tra il bene e il male e della loro possibile esistenza in se stesso e negli altri. I RUOLI SOCIALI DELLA MATURITA’ -> lo sviluppo del contesto famigliare influenza e modifica la percezione del Sé (distacco dei figli; necessità di genitori anziani). L’INVECCHIAMENTO Definizione: l’invecchiamento è un processo irreversibile in cui si verifica, anche in assenza di malattie, il declino delle funzioni vitali. Esso viene influenzato dagli effetti di stress, malattie, incidenti. 1. Il rallentamento di alcuni processi psicomotori che può influire su alcuni aspetti del comportamento (risposte rapide); 2. Perdite affettive e stress emotivi possono modificare la personalità e riflettersi sulle abilità cognitive; 3. Malattia asintomatiche possono influenzare prestazioni fisiche e psicologiche. ASPETTI PSICOLOGICI DELL’INVECCHIAMENTO Lo STILE COGNITIVO ed una serie di elementi percettivi e logici connessi con l’intelligenza sembrano essere costanti nel tempo. Gli aspetti dell’intelligenza cristallizzata non si modificano, mentre gli aspetti dell’intelligenza fluida, connessi ai meccanismi biologici, tendono al declino. L’anziano utilizza blocchi informativi (esperienza passate sintetizzate in concetti astratti generali) per compensare il declino della velocità di risposta agli stimoli e di adattamento alle modifiche ambientali. Vengono conservate saldamente le memorie antiche, mentre si attenua la capacità di consolidare e ricordare le nuove esperienze (diminuzione dei ritmi di sintesi proteica nella cellule nervose). LA PERSONALITA’ DALLA MATURITA’ ALLA VECCHIAIA Emergono tendenze centripete che inducono a sottovalutare progressivamente gli aspetti della personalità condizionati dai ruoli, dalle aspettative e dalle interazioni sociali -> l’attenzione si sposta dal mondo esterno a se stessi e si afferma la consapevolezza che la vita volge al termine. TEORIE PSICOLOGICHE DELL’INVECCHIAMENTO E DISADATTAMENTO DELL’ANZIANO A. TEORIA DEL DISIMPEGNO, Cumming e Henry (1961) -> l’anziano tende a convincersi che la propria condizione ideale consiste nella rinuncia ad una serie di aspirazione e traguardi che caratterizzano la sua vita passata -> Permesso al disimpegno concesso dalla società che comporta una riduzione dei ruoli sociali rivestiti dall’individuo. B. TEORIA DELL’IMPEGNO, Havighurst (1969) -> il morale dell’anziano rimane elevato fino a quando egli riesce a restare attivo, malgrado la riduzione dei ruoli sociali a cui va incontro con l’età (i vecchi ruoli man mano perduti sono sostituiti con altri nuovi e con attività compensatorie). C. Secondo CANESTRARI e collaboratori (1967) -> le disposizioni all’impegno e al disimpegno, alla vita attiva e a quella contemplativa, coesistono sempre nell’individuo e giocano un ruolo più o meno importante a seconda dell’individuo e della situazione sociale -> sono tentativi personali di adattamento. I DISTURBI MENTALI NELLA VECCHIAIA sono considerati come il prodotto di diversi fattori fisiologici, psicologici e sociali. L’aumento della psicopatologia senile è legato ai disadattamenti connessi con la condizione anziana e alle disfunzioni della personalità che traggono prevalentemente la loro origine da fattori sociali. ASPETTI PSICODINAMICI DELLA VITA MENTALE DELL’ANZIANO Erikson (1968) -> stadi dello SVILUPPO PSICOSOCIALE -> tarda età come periodo di profonde trasformazioni (crisi psicosociale INTEGRITA’ PERSONALE/DISPERAZIONE). Canestrari (1979) -> la condizione di base della persona che raggiunge l’età del pensionamento è caratterizzata dalla FRUSTAZIONE -> esamina le reazione del soggetto ad essa e le principali circostanze che ne influenzano la vita mentale sul piano sociale, familiare, sessuale ed esistenziale in senso lato nella prospettiva di una ormai non lontana conclusione. Il mutamento, o addirittura il rovesciamento, di ruolo è spesso rapido e drammatico -> gravi ripercussioni, anche di tipo psicosomatico. Il sano funzionamento del meccanismo di identificazione viene impedito poiché l’identificazione richiede una rinuncia attuale per una soddisfazione futura -> l’anziano non ha futuro, solo passato e presente. Nel campo della sessualità può subentrare una condizione di avvilimento, una malinconia di vedere sfumata la propria libido. La morte assilla la maggior parte degli anziani, ma l’istinto di vita li fa aggrappare alla propria esistenza con grande tenacia. Le reazioni di adattamento dell’anziano non sono univoche né rigidamente fissate -> sono un tentativo di adattamento, una forma riorganizzata del comportamento che tende a mantenere un certo equilibrio, una condizione di efficienza. Possono comparire atteggiamenti di tipo regressivo, in particolare quando l’inversione di ruolo sociale è stata troppo rapida e l’anziano non ha avuto il tempo né i mezzi per riorganizzare la propria condotta. Infanzia, adolescenza, maturità e vecchiaia sono intimamente legate. Per queste ragioni il problema dell’anziano va affrontato su due piani: l’uno preventivo che mira a proteggere e potenziare il patrimonio creativo della personalità umana, l’altro assistenziale che è contingente, legato alla situazione “qui ed ora” dell’anziano. L’ASPETTO BIOLOGICO dell’invecchiamento riguarda il possibile insorgere ed acuirsi delle menomazioni mentali e fisiche; l’ASPETTO SOCIALE dell’invecchiamento riguarda la perdita dei ruoli produttivi (pensionamento). • In generale è possibile ridurre le carenze fisiche mediante interventi terapeutici, ma la riduzione dello svantaggio è direttamente collegata con la trasformazione dell’organizzazione sociale e delle strutture ambientali.
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