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Il dopoguerra e la nascita dei totalitarismi: Germania, Italia e Unione Sovietica, Dispense di Storia

La crisi della centralità d'europa dopo la fine della seconda guerra mondiale e la nascita dei totalitarismi in germania, italia e unione sovietica. Una panoramica della situazione geopolitica, economica e politica-sociale in europa, con particolare attenzione ai cambiamenti radicali che si ebbero in germania, italia e russia. Vengono descritti i sconvolgimenti istituzionali, la nascita dei totalitarismi e le principali forme di violenza politica, sociale e razziale che caratterizzarono questi movimenti. Inoltre una panoramica della situazione in russia, con la rivoluzione del 1917 e la nascita dello stalinismo.

Tipologia: Dispense

2022/2023

In vendita dal 24/05/2024

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Scarica Il dopoguerra e la nascita dei totalitarismi: Germania, Italia e Unione Sovietica e più Dispense in PDF di Storia solo su Docsity! Il dopoguerra e la nascita dei totalitarismi La guerra portò con sé la crisi della centralità d’Europa. L’Europa iniziò a perdere, con la guerra, quel ruolo di baricentro economico e politico del mondo che aveva ricoperto per secoli, e particolarmente grave fu nell’Europa centrale, dove il peso della sconfitta esasperò le difficoltà economiche e le tensioni sociali anche per via di una forte influenza chiamata spagnola. Il conflitto lasciò cosi numerose problematiche, le principali furono: - Sul piano geopolitico: poiché dopo il crollo dei 4 grandi imperi era necessaria la definizione di una nuova carta politica; - Sul piano economico: poiché si ebbe una forte inflazione ed un alto tasso di disoccupazione; oltre alla influente innovazione tecnologica, seguita da una crescente concentrazione industriale e della produzione di massa. - Sul piano politico-sociale: poiché si creò un forte inasprimento dei conflitti sociali, di fatti in tutti i paesi europei il movimento operaio e contadino intensificò le proprie lotte organizzando frequenti scioperi. Come ben noto gli unici vincitori del conflitto furono gli Stati Uniti, i quali con un’economia sempre in crescita e un territorio quasi intatto, disponevano di tutti i requisiti per ricoprire quel ruolo ormai mancante di centralità europea; obiettivo che il presidente Wilson cercò di perseguire con la redazione dei 14 punti Wilson, su cui si sarebbe fondata la politica internazionale del dopoguerra, in cui si indicava la necessità della creazione di un organo sovranazionale in grado di mantenere la pace e gestire le controversie internazionali (Società delle Nazioni Unite). Le difficoltà del dopoguerra emersero infatti durante la conferenza di pace di Parigi, dove il problema più spinoso era il trattamento da riservare alla Germania, la quale si vide costretta a risarcire i danni di guerra, a ridurre il numero del suo esercito e perdere inoltre alcuni territori. Cambiamenti radicali si ebbero inoltre per l’impero austro-ungarico, che frantumatosi completamente portò alla nascita di nuovi stati quali l’Austria, l’Ungheria, la Iugoslavia e la Cecoslovacchia, e per la Russia, la quale trasformatasi nel 1922 in Urss ( Unione delle repubbliche socialiste sovietiche), vide nascere sui suoi territori stati indipendenti quali ad esempio la Finlandia e la Polonia. Sul piano istituzionale si ebbero numerosi sconvolgimenti in particolare in Germania, Italia e Russia, dove si avrà la nascita dei totalitarismi. In Germania, fuggito l’imperatore nel 1918, venne proclamata la Repubblica guidata dal partito socialdemocratico, il quale si troverà in conflitto con il partito comunista; scontro che darà vita ad un clima di guerra civile. Superato questo periodo di scontri, la nuova repubblica si diede una Costituzione, approvata a Weimar, che trasformerà la Germania in uno stato parlamentare federale che troverà stabilità solo nel 1924, grazie ad aiuti economici statunitensi e al trattato di Locarno con la Francia, che ratificava i confini stabiliti a Versailles. Nel 1926 la Germania entrerà così nella Società delle Nazioni. Durante l’impegno del paese per superare la crisi del dopoguerra, approfittando anche della crisi del 1929, con un fallito colpo di stato a Monaco, si affermò nel paese l’ideologia nazionalsocialista, portata avanti da Adolf Hitler, il quale divenuto prima cancelliere, vinse nel marzo 1933 le nuove elezioni, aggiudicandosi così pieni poteri e dando vita al totalitarismo nazista, movimento che ebbe assoluto controllo della società e degli individui. Il nazismo attuò tre principali forme di violenza: - Quella politica contro gli oppositori del regime; - Quella sociale contro categorie sociali come zingari, omosessuali; - Quella razziale volta a purificare la razza tedesca, in particolare con la persecuzione fisica degli ebrei. La Ss e la Gestapo divennero così i principali strumenti repressivi con i quali il nazismo incarcerò o costrinse all’esilio ogni possibile oppositore, fino alla promulgazione delle leggi razziste di Norimberga, e alla persecuzione fisica degli ebrei, massima espressione dell’ideologia anti egualitaria di cui era pervaso il regime. Il dopoguerra italiano, invece, fu sconvolto da un’acutissima conflittualità sociale e politica che lacerò il paese per ben 4 anni. Il primo periodo del dopoguerra, dall’inizio del 1919 fino all’autunno del 1920, denominato biennio rosso, fu caratterizzato dalle grandi lotte contadine ed operaie; il successivo, dall’autunno 1920 all’autunno 1922, ebbe invece come protagonista il movimento fascista, che mise il paese a ferro e fuoco sino a conquistarne il governo. La grave situazione finanziaria, il ciclo di lotte sociali e sindacali e la delusione causata dalla cd. “vittoria mutilata” dell’Italia, portarono così ad una vera e propria crisi di sistema. Avvenimento decisivo per il dopoguerra italiano fu la fondazione nel 1919 del Fasci di combattimento, a opera di Benito Mussolini; partito di massa, che con l’uso della violenza (cd. Squadrismo) e con la capacità di proporsi alla borghesia e ai ceti medi come l’unico partito in grado di ristabilire l’ordine nel paese, conquistò il potere, trattando con gli esponenti liberali, tra i quali Giolitti e Salandra, la formazione di un governo che comprendesse anche il Partito nazionale fascista (1921). Nell’ottobre 1922 Mussolini impresse una forte accelerazione alla crisi politica organizzando la marcia su Roma, una sorta di colpo di stato attraverso cui ottenne l’incarico di formare un nuovo governo, che oscillava tra legalità e illegalità, utilizzando la violenza squadrista come arma di repressione politica, e avviando così il paese verso una vera e propria dittatura. Punto di partenza verso il totalitarismo furono le leggi fascistissime, volte ad annullare la libertà di stampa, emarginare i partiti politici non fascisti attraverso un Tribunale speciale per la difesa dello stato, e la stipula dei patti lateranensi tra Stato italiano e Vaticano. Il fascismo si sforzò di creare un’organizzazione totalitaria della società destinata ad intervenire in ogni aspetto della vita sociale e ad irreggimentare i cittadini in ogni fascia di età. Il fascismo ottenne, fino al 1938, un sostanziale consenso nei ceti dirigenti e nella media e piccola borghesia, mentre ottenne meno adesioni dalle masse popolari. Il progetto totalitario fascista non fu pienamente realizzato poiché rimasero sempre operanti strutture non pienamente controllate dal regime fascista, e rimase anche in vita un’opposizione antifascista quale il mondo cattolico e il partito comunista. Insieme alla Grande Guerra, un evento di portata storica che sconvolse la situazione russa fu la rivoluzione del 1917 seguita poi dalla nascita dello stalinismo. Le sue radici affondavano nei problemi strutturali e mai risolti della società russa, tra cui la debolezza di un apparato produttivo incapace di reggere una guerra di logoramento e la conseguente scarsità di beni primari; debolezze che portarono nel febbraio 1917 alla protesta popolare, fino a far precipitare la situazione tramite uno sciopero operaio a Pietrogrado, che paralizzò completamente la capitale, portando addirittura lo zar Nicola II a dichiarare lo stato d’assedio. In poco tempo il regima zarista non fu più in grado di riprendere il controllo della situazione, portando lo zar ad abdicare, segnando così la fine del regime zarista. Dopo la rivoluzione di febbraio si crearono così due centri di potere, il governo provvisorio che comprendeva tutte le forze politiche tranne i Bolscevichi, e il Soviet, un consiglio di contadini ed operai.
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