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primo sguardo e atto atomico, Schemi e mappe concettuali di Pedagogia dell'infanzia e pratiche narrative

descrive brevemente gli elementi essenziali degli argomenti trattati.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

Caricato il 19/03/2024

anita-caso
anita-caso 🇮🇹

3 documenti

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Scarica primo sguardo e atto atomico e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Pedagogia dell'infanzia e pratiche narrative solo su Docsity! LA NONVIOLENZA, ALDO CAPITINI. Nonviolenza è la traduzione letterale del termine sanscrito ahimṣā, composto da a privativa e himsa «danno, violenza»; la parola implica una sfumatura intenzionale che si potrebbe rendere con «assenza del desiderio di nuocere, uccidere». Si caratterizza eticamente nella volontà specifica di non-fare danno a chiunque, né alla natura in ogni sua espressione. I nonviolenti moderni sottolineano l'importanza di scrivere il termine senza il trattino tra le parole "non" e "violenza" al fine di sottolinearne l'aspetto propositivo e non il semplice rifiuto della violenza. Il Mahatma Gandhi, rifacendosi alla dottrina tolstojana della "non resistenza al male con il male", basata proprio sul Discorso della Montagna di Gesù, utilizzava l'espressione non-violenza per porre l'accento su ciò che di negativo (la violenza) bisognava sforzarsi di eliminare al fine di costruire un mondo di pace: «In effetti la stessa espressione “non-violenza”, un'espressione negativa, sta ad indicare uno sforzo diretto ad eliminare la violenza» n Italia è stato Aldo Capitini, fondatore del Movimento Nonviolento, a proporre di scrivere la parola senza il trattino separatore, per sottolineare come la nonviolenza non sia semplice negazione della violenza bensì un valore autonomo. D'altra parte, già l'espressione "resistenza passiva" non veniva condivisa da Gandhi, che preferiva parlare della non-violenza come di una "resistenza attiva" contro il male. Inoltre Gandhi voleva che fosse coniata una parola indiana per il movimento di indipendenza del suo Paese. Satyagraha fu la parola che infine venne scelta. Letteralmente significa forza della verità (Satya: Verità; Graha: forza). Gandhi adottò tale termine distinguendo la “nonviolenza del debole” (di chi non ricorre alle armi per pura viltà) dalla “nonviolenza del forte” (di chi può usare la violenza, ma preferisce ricorrere alla forza dell'amore); solo la seconda era per Gandhi vera non-violenza e satyagraha. Come già per Tolstoj, anche secondo Gandhi e Capitini l'autentico nonviolento non può rivelarsi tale solamente nei riguardi degli altri esseri umani, ma deve esserlo anche nei confronti degli animali. Perciò, siccome nonviolenza significa non-uccidere (ed evitare di essere conniventi con delle uccisioni), questi tre padri della nonviolenza erano convinti vegetariani.[6] Altra personalità di spicco della nonviolenza italiana è stata il sociologo Danilo Dolci; la sua opera educativa si contraddistinse per l'utilizzo del metodo maieutico, con cui mirava al potenziamento di quelle persone generalmente poste ai margini della società, per convertirle in primi agenti di cambio attraverso un loro diretto coinvolgimento. La nonviolenza attiva è un metodo di azione e uno stile di vita. Questo metodo di azione, secondo l'Umanesimo universalista, coniuga la coerenza interna del pensare, sentire e agire nella stessa direzione, con la coerenza sociale di trattare gli altri nel modo in cui si vorrebbe essere trattati. Quest’ultima definizione indica qual è la forma di agire e i parametri precisi che definiscono questa metodologia d’azione nella condotta personale e sociale: 1. Un comportamento interno ed esterno basato sulla coerenza: “Agisco sulla base di ciò che penso e sento essere il meglio per la mia vita e di quelli che mi circondano”. 2. Un modo di trattare gli altri basato sulla seguente regola di condotta di base: “Tratto gli altri come vorrei essere trattato”. 3. Il rifiuto, la denuncia e il vuoto alle differenti forme di violenza che si esprimono intorno a me. 4. Il credo secondo cui niente sia al di sopra dell’essere umano e nessun essere umano al di sopra di un altro. È una pratica che permette all'essere umano di esprimersi e realizzarsi pienamente, di superare la sofferenza in sé e negli altri, registrando una profonda sensazione di leggerezza, libertà e felicità. L'azione nonviolenta apre e gestisce i conflitti. Cammina nel conflitto, sfida l'ingiustizia e lavora per il cambiamento. Assume su di sè dolore o situazioni spiacevoli senza infliggerli ad altri. Il potere della nonviolenza viene dalle qualità spirituali dell'amore, della comprensione, dell'abilità comunicativa, del coraggio, e della perseveranza.
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