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PRIORATO DI SAN'ANDREA, Dispense di Storia dell'arte medievale

La storia sul priorato di sant'Andrea

Tipologia: Dispense

2022/2023

Caricato il 03/05/2023

elisa-arcidiacono-1
elisa-arcidiacono-1 🇮🇹

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6 documenti

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Scarica PRIORATO DI SAN'ANDREA e più Dispense in PDF di Storia dell'arte medievale solo su Docsity! DIOCESI DI PIAZZA ARMERINA RECUPERI E RESTITUZIONI Acquisizioni culturali e vestauri nella Diocesi di Piazza Armerina a cura di Giuseppe Inpuglio Filippo Salamone testi di Maria Rita Basta, lancredi Maria Bella, Angelo Giunta, Giuseppe Ingaglio, Sergio Intorre, Francesco La Morella, Santo Mangiameli, Rosa Oliva, Laura Ragusa, Paolo Russo EDIZIONI LUSSOGRAFICA 2uooa Oddyig rp vano P egesdonaia PUO) DION - U[fALO]A] DT OIONULS ITEASIPOLIL NIOSSINE 1]8 0 EDIPuy JUES Ip OIBIOIX] UEIT) PPP IMEISSI IeASIpaLti VJISSIRE I} Puy Aure IP TU] UZIO PPI Î DIA DIABTAZ TPAAIUBE, 019odIg 0IUEG fp AMPIO.HPP OIZIOL UM TP SUPIISI LIE pa 2U91I0IS SPUSOIA “EUMIDILIV EZZEI] È ESIPUY JUES ESP PT x AOTONSAIY DIZANOTIY I DMOVISIN I sepiea, 17 addasnto) EUIITUTY Ezzei] Ip 159905C] CPP 0ORSNTE ps apeamno orsomined. | sod msodo1d 3 esseutaIg 68 o) €09 F SI AOIGNI] Appendice ponendovi a guida alcuni tra i più fidati suoi collabo- ratori ed affidandogli nuove prerogative, concedeva infatti priori ci fratribus ecclesie s. Andree de Platia ...} ordinis s. Atugustini e alle sue pertinenze il definitivo scioglimento dalla giurisdizione della diocesi di Ca- tania e sanciva l'indissolubile legame con la chiesa patriarcale di Gerusalemme: sof ferosolymisano Pa tviarchae subsitt. Il Priorato veniva così sempre più ad essere un riverbero dell'Istituzione gerosolimitana in Sicilia, E quando nel 1291 si spense definitivamente il tentativo della Cristianità di riconquistare i luoghi santi, l'Ordine del Santo Sepolcro si insediò presso la chiesa San Luca a Perugia, Casa Madre ed Arci priorato dal 1187, a Barletta in Puglia, ove esisteva un Priorato dal 1160, ed appunto a Piazza Armerina, ove — secondo le fonti — presso la chiesa Sant Andrca veni vano curati i pellegrini di Terra Sanra?. Per res un quadro della vita e delle opere che animarono nei secoli l'attività del Priorato è utile ricordare che il regolamento della comunità del convento annesso era il medesimo adottato dai Canonici di 5. Agostino che custodivano il Santo Sepolcro a Gerusalermme8; la let teratura storica restituisce un verosimile affresco, i cui protagonisti (presbiteri, frati conversi e cavalieri arma- ti che officiavano la chiesa) si adoperavano in opere di carità, contribuendo economicamente alle spedizioni delle crociate! Tale prosperità cconomica c la suddetta rilevanza nel contesto storico-sociale di allora erano però desti nate a declinare: sin dagli ultimi decenni del XIIT secolo il cenobio cominciò a sperimentare — come iluire accadde in molti casi analoghi — un progressivo impa- verimento insieme ad una diffusa involuzione, finché nel 1446, per regia ordinanza e decreto papale, il Priorato passò nelle mani di quattro cappellani cura- ti, Esso venne saldamente legaro alla Corona di Sicilia, dopo il definitivo tracollo. dell'Ordine del San- to Sepolcro, quale bene di resto patronato. Giovan Luca Barberi, procuratore fiscale e notaio della Can- «celleria, all'inizio del XVI secolo osservò che il confe- rimento della reggenza del Priorato era divenuto di pertinenza reale in quanto ereditato direttamente ex collationibus et testamento dicti quondam Simonis comitis Buiere ed alla prestigiosa carica di Priore — nominato direttamente dal Re — si succedevano i più illustri personaggi del panorama ecclesiatico!!; il conte Simone Aleramico concludeva infatti inequivo- bilmente il diploma di donazione con una intenzio- ne specifica: Moe donum fascio pro anima ineliti com. tis Rogerii et pro incolumitate et statu gloriosissimi reg Rogerii domini mei, ei filiorum cius, et pro anima patris mei comitis Henrici, et pro salute anime mec ct omnium parenti meorumi®, Le traversie di quesvente s'inse riscono all’interno del particolare status ecclesiastico, in Sicilia introdotto dal privilegio giuridico della “Legazia Apastolica”, che peraltro assunse nuovi con- notati nel Cinquecento e che determinò complessi rapporti fra Curia Romana e Corona di Sicilia: poiché sottratti alla giurisdizione vescovile, il Priorato e l’an- nesso convento non vengono infatti menzionati nelle visite pastorali; ciò nondimeno un compito analogo ebbero le saerae regiae visitationes, ivi effertuate — in ca RECUPERI F RESTITUZIONI nome del re, proprio in quarito il bene era di patro- nato regio — dla un regio visitatore, il quale controlla- va il legittimo possesso dei beni ecclesiastici e la loro regolare gestione, ispezionava beni immobili ed arre- di sacri, emanava decreti per reprimere illegalità e ripristinare la disciplina. Fsse costituiscono pertanto un patrimonio documentario di straordinaria portata, cronologicamente esaustivo anche sc forse non sem- pre del tutto attendibile!?. Proprio nel caso del Priorato piazzesc, furono quattro le “regie visite” che lo interessarono: le inedite del Reverendo Monsignor Francesco Vento (1542), del Reverendo Jacopo Arnedo (1557) e di Monsignor Pietro Manriquez {1576)14 e quella di Giovanni Angelo De Ciocchis (1743), l'iunica edira!>. analisi di rale documentazione — di recente offer- ta in altra sede dallo scrivente e qui in breve ripropo- sta nei suoi caratteri salienti — permette di estendere la conoscenza delle vicissiadini storiche del Priorato ad un'epoca, quella della prima modernità, altrimenti pressappoco ignota, perché non sufficientemente attestata dalle fonti a stampa. Le regide visitaziones conséntono in primo luogo di monitorare la ricchez- za dellente che sovrintendeva alla custodia del Priorato;-vagliandone gli introiti: fe suddette ricogni- zioni offfono infatti preziose notizie circa le uscire sostenutevper amministrazione ed anche riguardo alle artigolate relazioni economiche, sviluppatesi attorno ad esso. Molteplici erano i soggetti obbligati al Priorato €, tra gli altri, enti ceclesiastici e civici, singoli proprieta 68 ri terrieri e possidenti di Piazza e del suo circondario, T'Arnedo riferisce l'ubicazione dei beni immob (case, magazzini, cortili, giardini, orti, vigne, terre, chiuse, etc.), per il ui usufrurto venivano pagati con- tributi annuali e, di ognuno, i canoni versati!“ il cir condario cra quindi pressoché tutto allocaro e consi derevoli crano i guadagni percepiti dal Priorato, il cui potere amministrativo € giurisdizionale su buona parte del comprensorio pia: sino alla metà del Cinquecento. Vincolati all'ente erano il feudo «di Gallinica», quello di «Rantimemi» e quello «della Frattula»; giungevano profitti anche dal territorio «della Chiappa» e da Butera. Afcuni dei soggetti obbligaci al Priorato erano anche d’elevata estrazione sociale: ad esempio il «juris doctore Pietro d'Argento» aveva in affitto in contrada Sani'Andrea, nei pressi del Priorato, un giardino «con flumara € terri vacui», All'ultimo quarto del XVI secolo, secon- do il Manriquez, tutti gli introiti fruttavano 376 once annue (per oltre 120 complessivi censuari), cifra sen- sibilmente più cospicua rispetto a quella annotata dall’Arneda: ciò indica quindi una ripresa cconomica ed un sensibile accrescimento del patrimonio con cui Pente si affacciava al XVII secolo!7, Tl marcato aumento della riccherra del Priorato era quindi conseguente alla maggiore produttività del patrimonio fondiario: alla metà del XVI secolo all’en- © tè afferiva infatti um'ancora cospicua parte dell’econo- mia cittadina e del suo territorio, peraltro in nea espansione urbanistica. Se infarti mons. Vento aveva dichiarato — nell'incipir della sua trattazione — che il Priorato insisteva «extra menia Civitatis Placie ad miliare unum scptentrionem versuse, solo una quin- dicina d’auni dopo P'Arnedo lo dichiarava ancora ex stens extra menia Civitatis Placie» ma cad miliare dimi- dium versus septentrioner: la città s'era perciò espansa, almeno verso nord, di qualche centinnio di metri!8. La grande vatictà delle proprietà citate nelle “sacre regie visite”, delle contrade ove esse insistevano e delle condizioni d'uso aiuta a quantificare l'economia. Altrettanto interessanti sono i nomi dei soggetti men- zionati come a vario titolo in rapporto con l'ente, i quali evidenziano quanto eterogenea fosse la popola- “ione della ci avevano coabitato, nei secoli passati, genti di provenienza anche ampiamente extraisolana, e alcuni nomi — come Aurelius de Mes- sana, Helisabet de Cathafano, Andreas de Cremona, (riferiti dall’Armedo) o Antonio Zebedeo, Jacopo Antiochia, Alberto di Solonienda, Symon Lo Blanco e Joanne Pisano {menzionati dal Manriquez) — con- tribuiscono di certo ad avvalorarne la compresenza e la permanenza intergenerazionale. D'altro canto però, comparando i dati regis nelle rclazioni delle regiae visituziones. emerge con un quadro d'insieme senza dubbio pet altri rmante, già indizio del lento ma progressi- tà: in chiare aspetti dis vo declino che incominciò alla metà del XVI secoli anche il Priorato e il suo ente — ed è un fenomeno di grande scala — era stato incapace di reagire ai mali che ne avevano impoverito gradualmente il prestigio!?. Ed in questo caso aveva giocato un ruolo sinistro anche la particolare congiuntura, che lo aveva dappti- Appendice ma esclusivamente legato ad un Ordine di Terra Santa, poi ad esso sottratto per il venir meno dei pre- supposti originari ed infine incluso fra i beni ecclesia- , stici di giurisdizione regia. Simili vicissitudini econo- miche e vicende analoghe a quelle del Priorato di Sant'Andrea avevano affrontato anche altre pre monastiche, pur esse legare ad Ordini di Terra Santa: basti pensare, ad esempio, alla Commenda di San Giovanni della medesima città o al forte legame che con fa Palestina aveva vissuto la chiesa di Santa Maria di Bethlerm in Terrana (Caltagirone), anch'essa poi ridotta a “commenda” AI degrado dei costumi, alla decadenza culturale e spirituale che segnarono ad un certo punto la vita del convento (secondo una linea di tendenza ben nota nella storia della Chiesa e della società in Europa), ed ancora al decadimento economico -. che, già spesso latente negli anni presi in considerazione dalle “sacre visite” ma ancora non eccessivamente progredito, sarebbe di Îì a poco pervenuto ad un punto di non ritorno — corrisposero ugiialmente un progressivo impoverimento ed un deterioramento dei beni immobili amministrati. L'esame delle ricognizioni regie è risultato infatti di fondamentale importanza innanzitutto per l'aggiornamento delle conoscenze circa lo starus dei manufatti architettonici: alla metà del XVI sceolo la chiesa necessitava infatti di numero- si interventi di consolidamento del tessuto murario, di un parziale rifacimento della copertura lignea e del- l'allargamento degli spazi attigui (cappelle, sacrestie, ete.). Le precise prescrizioni dei regi visitatori rendo- va 44 salme annuali di frumento, guello «di Larmi» (0 «di li armi», a seconda delle attestazioni) 41 salme annuali c solo 9 il piccolo, «lo molinello»”/. T loro proventi rappresentavano una costante fra le entrate del Priorato: infatti, circa un ventennio dopo, il Manqriquez ne certificava un profitto di 110 once annuali, testimonianza d'una produzione se nori accresciuta, corramente almeno non diminuita?8. La loro paiticolare condizione amministrativa, che li immunizzava da ogni subaflitto, aveva contribuito a mantencine la rendita?!. La ricchezza del Priorato non consisteva però solo Ile proprietà fondiarie € negli altri beni sotto pro- pria reggenza, ma anche nei “beni mobili” posseduti, che in particolare fa relazione del De Ciocchis con- sente di censire. Della maggior parte delle suppelletti- li sacre non si conoscono purtroppo le sorti: le ricor- renti espressioni “all'antica” ed “all'antica assai”, dal- I Pultimo visitatore utilizzate per qualificamne il decoro (a loro volta volgarivzazione di analoghi termini latini adoperati dai predecessori), nc inquadrano attendibil- mente l'esecuzione entro i secoli di maggior splendo- re. Alla metà del XVII secolo il Priorato possedeva quindi ancora un ricco patrimonio ed alcuni ogpetti in uso (fra i quali alcuni calici) appartenevano verosi- milmente alle dotazioni basso-medicvali: doveva trat- tarsi di manufatti di raffinata lavorazione, forse non provenienti da opifici lontani ma di certo riferibili ad una dignitosa «produzione minore e più differenziata, in cui emerse sopratturto una committenza ecclesia- stica che favorì la possibilità di aggiornamenti locali delle singole botreghe»80. Proprio il rinvenimento a Piazza Armerina d'un reliquiario d'argento dorato {attribuito al XIII secolo o al massimo agli inizi del XIV), dall’enigmatica provenienza — forse collegabile al Priorato — e dall'incerta destinazione, ha indotto ad ipotizzare potenziali rapporti (sato il profilo dei motivi decorativi e delle tecniche) con alcuni pezzi provenienti da Agira, dev'era certamente un insedia mento gerosolimitano e dove convivevano cultura orientale ed occidentale: la conservazione di quest'og- getto «contribuisce ad ampliare il panorama della produzione orafa isolana e dei suoi aggiornamenti, culturali è tecnici»?! "lali evoluzioni potrebbero esse- re stare generare proprio dal trasferimento in Sicilia di alcuni Ordini di Terra Santa, peraltro diffusamente insediati nel territorio di Piazsa Armerina, c le stesse vicende del Priorato — così enigmatiche circa la co- struzione, la decorazione e l'arredo — potrebbero aver Appendice visto in opera un'eterogenea varierà di esperienze arli- stiche; esse — su differente scala - documentano quel potenziale movimento di scuole c maestranze fra lon- tane regioni geografiche cd il conseguente scambia culturale, di cui alcune testimonianze, riferibili ad altre realtà, sono state «presentate dai più aggiornati studi??. _ In altra sede, infatti, a riguardo delle considera zioni sul manufatro architettonico, e qui breve- mente ripetuto, È già stato evidenziato come episo- di artistici, loc: grandi centrì di produzione dell'Europa basso zati in aree periferiche rispetto ai medioevale, furono ciò non di meno luogo di‘ riqualificazione culturale, in cui vennero prodotti innovativi «testi di maggiore impegno plastico, pit- torico, architeitonico»34, E questo conferma quan- to recentemente Bresc ha ribadito a proposito d'un caso parzialmente analogo a quello piazvese, relati vo alla diocesi di Mazara del Vallo, chiamando nuo- vamente in causa la presenza sul territorio siciliano di chiese a carattere “rurale” {quale fu in qualche mado anche il Priorato piazzese per via dell’ubic: zione topografica e dell’ampio patrimonio fondia- rio): ciò contribuisce a rivalutare la loro funzione, pur modesta, nell’ambito delle processioni e delle vie dei pellegrinaggi tra Europa ed Oriente e il loro ‘ondario apporto al tessuto connettivo della i e del territorio. TI S. Andrea, con planimetria a croce comunissa (fis. 6) ed articolato su due livelli (la lunga navata ed il soprelevato transetto criabsidato) (fig. 7), è stato 6. Priorato di Sant'Andrea, pianta della chiesa allo stato attuale {rilievo effsttnaso nel maggio 2005) 7. Piazza Armerina, Priorato di SuntAndrea, vedusa della nava- ta dell'ingresso principale. differentemente collocato dalla critica nel panorama artistico dei secoli che ne interessarono l'edificazione e la decorazione (Agg. 8-9). Se sostanzialmente si concorda con la Bresc-Bautier, a cui pare uno tra /es premiers exemples d'une importation d'une art nouvenu ITUZIONI RECUPERI FE RES 8. Piazza Armerina, Priorat 0 Piazza Armerina, Priorato di Sant'Andrea, portale de spetto principale. 10 principale, capitello. qui anngnee le goibique en Italie du Sud, è vatravia carrefour non soltanto dal punto di vista storico lecito préporre anche legami ipotetici con manufatti sociale ma anche da quello più specificamente artisti- di Terra Santa e con alte e più remote aree geografi. | co. Si può supporre quindi che il complesso cantiere del Sant'Andrea, il suo progetto, la sua realizzazione, sia stato luogo d’elaborazione e di sc ambio nella anzi- detta circolarità artistica e che il probabile ruolo di che, che — in ordine a temi architettonico-scultorei, maestranze e tecniche - attestino la specifica vocazio- ne del Priorato ad essere, sindalla sua costruzione, - andava comunque anteposto il completamento del campanile (fig. 11), che pertanto non è databile che dalla metà del XVI. «Non molti anni dopo il decadimento architetto- nico dell’edificio chiesastico era in progressivo avan- zamento: ilManriquez ordinava infatti che venisse colmata la disura magia, covata nel muro del por- nche se nòn meglio identificabile, così alia cisuras‘paricolarmente impegnativo dovette pol' essere l'intervento eseguito all'angulis ipsius ecclesiae subtus portam parvulam, volto quindi ad oriente, che andava rifatto per evitare maxi periculum et damnum quod evenere possit totius parie- tis. oscura descrizione del Manriquez consente rut- tavia un'interpretazione: se si sta parlando del versan- te orientale, esso non può che l’unico rivolto a sud-est (fig. 12), dove ruttaggi sono presenti due difformità parietali, la prima delle quali, sita a circa un metro e mezzo dall'angolo con il pro- spetto principale (ig. 13), è una vera e propria discrepanza magna (si estende dallo spiovente del tetto fin quasi ad un metro da terra), mentre la seconda, meno marcata, è posta sulla testata del tran- setto destro all'angolo sud-ovest. Se nel 1694 gli introiti dell’ente, sotto la direzio- ne del Priore Giuseppe Migliazzo, erano intorno ai 1377 scudi (le-uscite intorno ai 385 scudi, per un utile di 990 scudi)!, fa situazione va lentamente peg- giorando e nel 1754 il Priorato godeva di un utile di 363 scudi al netto42, Eppure ciò non impedì alcune opere di manutenzione e perfino di rifinitura, se tale mino COME 727€ ere identificato con Appendice 12. Piazza Armerina, Prinvato di SantAndica, prospetto prin pale e prospetto meridionale. RECUPERI E RESTITUZIONI Giovanni Filingeri (o Filangeri, appartenente alla famiglia dei Principi di Cutò), eletto Priore nel 1707, visitando la chiesa e Fannesso monastero nel 1714, «ne riparò le fabbriche, e nel 1730 vi fece eseguire varii abbellimenti» 93. Alla metà del XIX secolo l'eca- nomia dell'ente non era ancora del tutto estinta: le entrate della chiesa al 1841 erano stimabili attorno ai 1397 scudi44; nel 1847 il Sant Andrea veniva presen- tato come «una delle ricche commende spettanti al regio patronato, che dona la somma di 350 oncie libere ogni anno, oltre a 147 oncie di gravezze, che le sono state imposte», ma della gloriosa istituzione che era stato ormai portava solo la denominazione. Nel 1862 Vittorio Emanuele IT sceglie come priore il sacerdote Vincenzo Crisafulli, il quale fa «riparare le fabbriche dell'Eremo di Santa Maria di Platea, (Piazza Vecchia) e quelle del tempio di S. Andrea»46; ma a poco più di cento anni dall'ultimo intervento di manutenzione l’edificio necessitava di nuovi lavo- ri di salvaguardia. Il Firivrato si mostra oggi al suo interno in una vesre risolittamente essenziale, spoglia da'opini arredo che ne ricordi, anche solo approssimativamente, la ricchezzài passata. Eppure, almeno sirio al XTX secolo, la chiesa-doveva presentarsi ancora considerevolmen- “TArnedo aveva ad esempio prescritto una nuova aéquasantiera c nuovi lampadari bronzei per Paltare maggiore e per quello di s. Andrca; esisteva un pulpito, che all’epoca andava già restaurato e di cuisi sconosce tanta l'ubicazione quanto i materiali costruttivi: esso di certo andava reso più funzionale alla liturgia. Ed ancora alla metà del Cinquecento era stato prescritto un sobrio coro ligneo presso l'altar maggiore (oggi ne è invece spoglio) ed un buon arma- dio per la sacrestia piccola, probabilmente da desti narsi alla custodia delle reliquie. Due decenni più avanti il Mangriquez attendeva ancora che venisse procurata un'erc para argentea sive eburnea în qua reponantur religuiaf?, da ubicwe all’interno della chie- sa, e che venissero realizzate anche due «/tarertas o altari portatili; il diritto di detenere reliquie in chiesa cra già stata concesso da Papa Urbano IV tra gli spe- ciali privilegi concordati all'Ordine del Santo Se- polcro e alle sue case né va tralasciato che il Concilio tridentino aveva ribadito, per l'irreprensibilità del culto, che la consacrazione avvenisse su altari conte- nenti appunto reliquie. In chiesa andavano inoltre poste nuove lapidi su alcune sepolture, di cui oggi non v'è traccia, e dispersi dovettero andare anche i confessionali, dei quali il De Ciocchis aveva auspica- to il restauro: : Degli affreschi parierali sè offerta in altra sede un'analitica descrizione®: basti ricordare che si suole ripartirli in quartro grandi raggruppamenti e che proprio ai primi decenni del XII sec glo, lo stes so arco cronologico cui è stata assegnata l'edificazio- ne del Priorato, è possibile far risalire i quattro frammenti più antichi, esito d'una raffinata arrività decorativa. Il secondo gruppo, idealmente com- prensivo del ciclo con “Storie di S. Andrea” e di altri frammenti, assegnati tutti alla fine del XII secolo ed agli inizi del XIII (per un totale di circa otto sogger- ti), venne verosimilmente realizzato nel periodo di maggior fervore economico del Priorato e di grande opero: pittoriche, che videro all'opera maestranze locali cd extraisolane di matrici culturali differen per ciò che attiene all'apparato pittorico documen- tano una collocazione del Priorato non necessaria- mente solo tributaria nei confronti della Penisola e dell'Oriente. All’originario slancio che aveva carat terizzato le prime fasi d’edificazione e decorazione della chiesa (di cui esigua testimonianza sono in esterno alcuni elementi plastici e talune tracce pit- toriche, come nei portali del transetto, figg. 14-15), era succedaa una vivacità creativa promossa dal- lente, che aveva de fcio dato vita ad un “laborato- rio” di sperimentazione artistica per la decor: del monumento (riguardante — è bene ricorda:lo — non soltanto la decorazione scultorea e pittorica, ma anche le arti minori e gli arredi sacri). I cicli ad affresco, che testimoniano 4 priori un'attenzione particolare alla voc dello spazio sacro, non erano tuttavia gli unici ele- menti dell'apparato pittorico: i regi visitatori aveva- no descritto alcune pregiare tovaglie “supraconae”, il che lascia intendere che esistessero anche le “conae”, cinè iavole dipinte, verosimilmente collo- cate sopra gli altari laterali, forse veri e propri polit- tici; nel suo complessa il ciclo iconografico della chiesa era stato nei secoli ben strutturato nella sedi mentazione di raffigurazioni pittoriche tipologica mente diverse: su tavola, su patete e su tela. Alloggi tà del suo convento. Le suddette campagne , anche azione zione Îiturgic Appendice 14. Piazza Avinerina, Priorato di Sant'Andren, portale del inn seito settentrionale. RECUPERI FE RESTITUZIONI 81). Giù in una bolla del 25 ottobre 1261 Urhano IV dichiarava la chie- sa di S.Andrea «Priorato dipendente dal Santo Sepolero di Gerisalem- meri cli. 1, Doxez e]. CUIRAUD, Op. cit, p. 9 (Reg. 26, fol, 5, n. 16). Si vedano anche: C. Matzza, Ufr ciclo del mauro Duecento con Storie di SantAndrea, in AAVV, Federico e la Sicilia, Dalla terra alla corona, vol, IL, Siracusa-Palermo 1995, p. 500; G. BRESc-Bauniks, full AU baie TV en finoee de l'Ovdro di Salino-Storlero (1261-1260), a Man es dle l'Evole Trangaise de Rome. Moyen Age — Teraps Moderne, 85,1 (1973), p. 294; «Usbanus Quarrus XXI bullue iu Bellarwan Privilegio- remi ae Diplamatsan Romanorum Pontificum. Amplissima Collecio cui e cessare Pnstificumi omnia Vitae, Notat, ci Iudices opporsuni, Opera er Stu dio, Caroli Coeguelinas, vol. U1, asc. LIL Romae MDCCXL. 7 Cli. 8 MauiroLICO, Mira Sagra intitolara Mare Occano di tut- se le Religioni del mondo. Divisa in cingiue libri, Messina 1613, pp. 9 35; Privitera, Ordini Couallereschi. Storia e Decorazioni, Corunia 1982, pp. 18:23: R. Calla, L'Ordine Equestre del S. Sepolcro in Sicilia, Alcamo 2002. $ Molte comunità di canvuici regolari di 5. Agostino nacquero dopo il concilio lateranense del 1059 e successivannente alcune di esse si unirono ad altre in congregazioni: una fra queste, derta “Uet Santo Sspolaro”, si sviluppò a Gerusalemme intona al 1114 e i suoi membri, ierne a cavalicii, assunsero la salvaguardia del Sanw Sepolcia «ivan te i peuni decenni del Regno di Gemsalemme (cit. AAVV, 2 Santo Sepolcro di Cerusislemme. Splendori, miserie Bergamo 1949, pp. 65-87; E. Jos1, «Gerusalemme», in AAVV, E vol. VI, Firenze 1951, p. 216; B. Racarmi, «Santo Sepolcro», in ARAN, Enciclopedia Cattalica, vol, XI, Firenze 1953, pp. 358-363; V. Privitera, Ovdini Cavallereschi. Storia e Decarazioni, Catania 1982, pp Ai ROOCELLA, 7 Gnese Prionaro di S. Arudrea è è Monasteri dei erina. Piazza Armerina 18853. era e nobile, Messina 1634. 1LG.L. Baresi, Benefoia Ecclesiastica, a cnta di I. Peri, vol. IL Pa- lermo 19655 p. 41; cli anche 1 T. WHITE jr. Il Mdonuchesineo larino vel- da Sicilia norziuinna, Cacania 1984, p. 358 [Ladn Monasticism in Nor- man Sicily, Cannviidge, Massachusetts 1938], A restimonianza di come la carica di priore fosse prestigiosa ed ambita cf. V. AMICO, "De Abba iis ct Prioratibus Ord. $, Augustivi”. in Sicilia Sacra disquisitionitmo, nsiiis ilustvata... Ancore abbate Netine er Regio 1 Fistoriagrapho don Roc- cho Pirro. Edizio tertia, emendata vt continuatione aucta cura, ei studio sididi Antonini Mongitore, Accescre Addizione et Nositiae Abbatianem Ordine savcti Benedict, Cistercensi, ct aliae, quae desidlesabantia;, Ar» tore P.Daniina Viso Maria Amico, Palermo 1733, pp. 1329-1332; V Awico, in ETh, Fovelli, Siculi Pracdicatorum Ordinis, De rebus sica decas prima. Cviicis Antimadcerstonibus, atque Auctario AB ST DD, Vi. 10M. Amaico, et Statella. A Catana Benedectino — Carinensi Priove, iti pu- Catanensi Academia civilis Historiae Profissore. Mustrato, Cavania 1749-1753; 8, Desoco, Gran Prina di 5, Andrea, in G. Giuliana {a cure di), La Diusì di Piazza Armerina. Note di religione, storia, arte e Poltlrre, Cofragirone ‘967, p. 60. Tta i vari priori di maggior impurtane Ta vanno sicontati: Ottaviano Preconio, priore dal 1560, che divenne vescovo di Cefalù; Antonia lombardo, che venue poi norainara dap- prima vescovo di Mazara nel 1573 e quindi arcivescovo di Messina; il Cardinale Scipione Rebiha, di nobile e illustre famiglia, rettore dell’In- quisizione e padre conciliare all'asse cridentina: Ludovico Ludovisi, - divescovo di Talora, elerco priore nel 1631; Teodoro Trivolzio, di no- bile casara milanese. 12 (LA. Gartr, Ch Aleramiei e... cit, pp. 80-81. 13 Sull'argomento si veda l'articolo dello scrivente: Splendore e de- cadenza del Priorato di S, Andrea a D'iazza Avtaerina. Anadici di te ‘scie regiue visitatianes, in «Synaxds. Rivista della Studio Teologico San Paolo di Catania», XXV/2 (Firenze, ottobre 2007), pp. 147-179. A riguardo Apostolica si veda: P CoLCURA, Le sacre regie miste alle chio- in «Archiva Eoclesiae. Bolletrino dell'Associazione Arch vistica coclosiascioai, NXIT-XXtH! {19/9-80), Ciuà del Varicano, p. 445; M_ Ayvarn, G. Gianaizzo (a cura di), 2a Sicilia, Einaudi, Torino 1987; S.FODALE, La Legaaia Apostolica nella storia della Sicilia, în S, Vacca a cnra di), Le Legazia Apostolica. (hicsa, porere e società i Sicilia in cià me- dicuale e moderna, Caltanisserta-Roma 2000, pp. 11-22; G. ZITO, Le Logazia Apostolica nel Cinquecento: avvio delle contvanerste e delle polemsi- che, in S. Vacca (a cura di), La / egazia Apostolica... ci, p. 125 14 Ci ASP (Archivio di Stato di Palermo), Aegistro, rispercivasuen ). ce n 1305 (E 132r), x 1309 (f£ 201r-3051), 1. 1314 (Ff 1235-15 15 GA. DE CIOOCIIS, Svenze Megiae Visirationis per Sicilian, vi III, Willis Nei, Palermo 1836. 16 CEL ASP. Regiuiro, 1309, fE 296v. e seguenti, «Andreas De Trio- lu», per una casa nel quartiere Castellina, pagava due taruui annuali; «lu- fiano de Lamuro», per un “carodio” nel medesimo quartiere ne pagava uno; «Prancisous de Criximiano» versava annualmente dodici tarcni por un “magazeno” e il signor De Lauria» altri tre per un deposita; cinque carcni erano versati dal signor «Satariano» per la fruizione di unz case nello stesso quartiere. «Marcus de Bonura» versava un tareno per l’affir- xo di un “viridario” siro in contrada Sant'Andrea così come «Thomeus de f'arinata» solo cifre decimali per una vigna in contrada Ramhaldo, Il siguor «Gagliolo» pagava due tareni per una terta affittava in contrada Monte e «Petrus lo Segio» due tareni per una “lausura” vicino al fiume Jozo. . 17 Che ASD Registro, n. 1314, F_139r— 102£. 18 Cf. rispettivamente ASP. Region, x 1305, £ 132rodr 1309, £ 2911 !° Ch. G. Paxco, Storia del Afonachesimo in Italia. Dalle ovigini al la fine del Medioevo, Milano 1983, p. 298. 20 Quescultima, probabiimente fondara nel 1160 od affidata an- ciressa ai canonici regolari di $. Agostino, divenne approdo di crociati e cavalieri, Venne dotata di nmerase cliiese alle sue dipendenze (5. Ma- ria a Modica, S. Giorgio a Buscemi, $. Pietro a Calò, 5. Tommaso di terbury a Messina, S. Basilio a Nicosia, S. Maria in Lambaccar a Ca- tania) e nel 1504 venne ridotta a “comment? Se nel 1568 possedeva ancora un introito annuo di 237 once (conero le 173 del l'riorara di V'inzza: ct, T. FAZZZLLO, De rebus siculis decades diuce, Palesno 1568, p. 658), già nel 1591 il declino economico l'aveva portava ad averlo di 180 {1030 ne percepiva il Priorato di S. Andrca: cf G. Cartuvale, (Zita? rie et Descrittiune del Rogno di Napoli 1591, p. 135), Se però di la metà del XVII secolo pare che il Priorato non custodisse più reliquie, la chiesa di lertana ne era invece ancora provvista (cit. P Carrara, Si suore Descriprio et Delineazio, in qui ultevioris Regni Siciliae Urbes, 0p- pda, littova, qui iliam fuerint derninatti, terapla, Sanctorum Corpara, Avchi- episopatus, Eviscopamas, Archimandritarus, Abbate, Preposiiunae, Prio- vati, aliag: memorabilia breviter describuntan ae delineantur, Palermo 1653, pp. 26-33, 105-115), Sull'argomento ci, ariche C. Cazkera, Lu chiewa chi Sunta Maria di Becblem în ‘terrano. Dinamiche storiche e aspet- ti monumentali, Università di Catani, Facoltà di Lettere c Filosofia, na. 2003-04 (tesi di laurea, relatrice chiarma profisa Claudia Guastella) 21 CI ASP, Registro, r. 1314, £ 13% 22 CR N. De Mari, Lveiteptiora raomastica, in GM, Grasselli, È Tarallo (a cura di), Grida è monasteri d'Italia, Casale Monferrato 1995, pp. 59-62. Sull'argomento cfr. anche: M. LiuweRs, L. RIDART, Repreie- sation ev gestion de l'ispuco dans l'Occidente médidual, in 1.-Ph. Genet, Ro- ine st ln gendse de l'Etar moderna: une comparason t;pologigne, Actes du Colluque organisé par l'I°cote liuigaise de Rome etle Laboratoîre de me dicvistique accidentale de Paris (Rome, 31 janvier 2 février 2002), Ru- ma 2007, pp. 115-171, Alcune riflessioni potenzialmeme utili ai fini del nec discorso sono ollerte da: E SOGLIANI, Proposte di ricostruzione Appendice dell'arredo di atvuni eombienti monastici fia DU e XI secolo sulla base dei ai risultati di scavo nel monastero voleurnense, in i De Ribeis, E Marazzi (a cura di), Monasteri in Europa vvidentale (secoli VIITIDI: topografia e struttura, Avii del Convegno Ineemazionale (Musco Archeologica dî Ca- stel Sai Vincenzo, 25-26 settembre 2004), Roma 2003, pp. 523-549. 2 Cfr SL BOCTARI, L'wubitertura della contea..., cit, p. 20, Quello del Priorato nun è l'unica caso; basti pensare, ad esempio, proprio alla chiesa della Natività di Betlemme che aveva anciressa wa chiostro ed il corpo del convento sviluppato a sinistra (ci. DL PRINGLE, The Chierehes of che Crusader Kingdora offerusalem. A Corpus, val. I, Carabricige 1993. 98, pp. 137-156; sull'argomento cf. anche D, PRINGLE, Te Cieoches efibe Crasader Kingdom of Jerusalem. A Corpus, vol. III The City ofe ritsallera, Caiubridge 2007). Forzioni delli costrizione conventuale, lor- se la canonica, sono atresrate ancora al 1851 presso il Cavisto Provviso- rio del Comune di Piuzsa: «si carica casamento composte di cinque sran- ze supetiori e due corridoi e quatrro bassi. Nuovi fabbricai verbale del 4 marzo 1853, Decreto n. 126 del 1853», Se il riferimento cra cfcriva. mente alla porzione di canonica, annessa al braccio settentrionale del bile cutd'oggi sia pur sala per esigue wucce murarie, la si de- finiva «nuovo fabbricato» perché costruita ev 2020 in quel periodo a per- ché una superstite ala del convento era stati all'epoca riadattata. Sui ver- ssuie settentrionale del suciderto fabbrica l'ipotesi avanzata trova una possibile conferma: l'edificio, vernsinailerente eretto alla metà del secolo scorso sui resti di una procsistenza cenobitica; mostra tracce di un portale a qurto se sto, di modesta manifatiuva in pietra arenarie, ipotizzabile in- gresso serrencrionale all’ala con- vencuale (fig. 16). M Cir T. BELLA, Splendore edecadenza, .,cit, pp. 170-174 25 Ch. ASP Registro, © 1505, È 1327. Dei quarto mu lino, citato nel diplonia del 1148, le “sacie visite” non fan- no alcuna menzione. 26 Chi GI. Barerra, Op, 16. Piazza Armerina, Prionto di cit, p. 39 E SAN MARTINO DS Arelrea, fabbricato sercentrionale, StuccItIS, Le Storia dei Feudi e portale. transetto, vi I i I i i | RECUPERI È RESTITUZIONI dei Tisoli Nobiliari di Sicilia, dalla loro origine ai nostri giorni (1925). La- var compilato su documenti ed ati ufficiali e legali, Palermo 1929, vol. VI, quadro 852, pp. 400-404 e val. X, quadro 1724, p, 68. Vengono menzionati — ulineno come toponimo - nella denominazione d'una ba ronia viva sino ef tardo XVII secolo. 27 Cir, ASP, Registro, s. 1309, I 290s. 28 Cfr ASP, Registro, r. 1314, f. 1391. 29 Al tesoriere e depositario i mulini rendevano sette saline anonie di frumento c i «conductores et ingabellavores et artendatazij dicorum mo- tendinorim (...] rencantur ad umim maiale seu porcuta dandum dictis canonici: seu preshyteris servitiijs diciae ecclesiae dedicaris» (ASB Registro, 1 1314, £ 129). Per un inquadramento sull'utilizzo delle risorse idriche dei plssi comentuali cli, H. BRESC, Moulins er paroirs: liguipement ty dsiligue de la Sicile (XHe-XIMe sites) iu L. Balletto (a cura di), Oriente è Occidente ma Medicevo cd Età moderna, studi în onore di Go Pistarino, Genova 1997, p. 143-163; R SQUATRITI, La gestione delle risor idriche nei complesi monastici altomedievali;in F. De Ruibels, E Marazzi (a cura di). Monasteri in l'sonpa occidentale... cit., pp. 275-287. 30 ©, GUASTELLA, // Religquiario con smalti di Piazza Armerina, iu AAVV, Vederico e la Sicilia. Dalla terra alla corora, vol. IL, Siracusa-Pa- lermo 1995, pp. 206. 30 idem. 32. «Les sransfert aire ggographique bien plus vaste, puisqu'un préré aux ordrcs militaires un ròle davs l'evistenco è Jerusalem de l'atelier de sculprute dic de Pesplana- de dis Temple ctf dans Le dernier ciers di XIle sitcle» (D. Cangaz, LOr- de die Tomple dans da busse vallée duo Rbbre (1124-1312), Ordres militai- res, ovosadis et socilzà méidionales, Collection d'histoîte el d'archéologie médiétalos, 17, Lyon 2005, pp. 274-272): € questo — a proposito di alcu ne somiglianze stilistiche fia la produzione sculiuea del Saint: Tophime a Saint-Gilles ed il chiostro della chiesa dell'Ospedale di Gerusalemme — deve condire a «'interrager sur le réle pussible des deux ordres milita res dans [è transfert de sculpreurs provengau.en Terre sainte». 33 CRT. Delia, H Friovare di $, Andrea a Piazza Armerina, ta Oe- cidente e Terna Santa. Parte primma..., cit, pp. 99-109. 34 AIC. QuINTAVALLE, Il Medinewn delle Cattedrali... cit., p. 28. Si veda anche: E, Castri NUOVO, C. GINZBURG, Centro e periferia, in Sto- ria dell'asse italiana, L Materiali e problesni, I Questioni e meradi, Tori 10 1979, pp. 285-384. 35 CR H. RESO, Lesservisoines de la grido: l'&vtché de Mazara (1430- 1450), în 1), Coulon, C. Ottea-Frows, E Paggs, D. Valérian, Chemins t'artstes cu d'idées one d'allleurs pu jouer sur une sé dosstre-mer: Etudes sur la Mediternande medituale offerees è Michel Brlurd, Byzanrina Sarbonensia, 20, Paris 2004, pp. 75-85. 36 G. BRESC-RAUTIER, Les pussnsioee der dglisos..., cit, p. 32. Non sempre l'Europa del Nord giunse el Sud varcando l'arco alpino, perché quelle che potremmo chiamme le sue rotte di penetrazione paterono se- guire icincrari mediterranei, che nella Terra Santa e a Cipro eubero due tappe di primaria irmporvanzae (V. PACE, Presenze Muraper nell'arte del- Pihalia merieiomale. Aspetti della scultura nel Regnum” della prisma metà Ael XVI secolo, in V. Pace, M. Bagnoli (a cura di), 1 Gorico essapeo in Îta- lia, Nupioli 1994, p. 221). 37 La somiglianza del portale principale del Priorato (fig, 9) con quello archiacuto della cappella del castello di Margat in Palestina, ser- rato anch'esso e segnato da una leggera strombarura, 0 cuu Î porcale ra rictianale della cattedrale di San Giovanni Batrista a Gibler sono tra i pi palesi silerimenti selicii (el. P_1PbscHAnES, Terna Suna Romaarica, Mir lano 1990 [Tirne Seiizze romane, St. Léger Vauban 1964)). Anche la cap- pelia templare dell'omonima cittadina di Margat nel Kent, per Cadei attribuibile cal magistero archisertonico cistercense in una fase silisrica che si può collocare nel primissimo Duecento», ha il portale sertemsio nale leggermente archiacuto, con strombatura custituita dalla sovrappo- sizione di più aschi - concentrici el a progressivo aggetto — esattamen- te came accade per il portale di S, Andrea (A. Cana, Architettura sacra remplare, in G. Viti, A, Cadei, V. Ascani fa cura dî, Adonaci in Armi, Vaarchivettara sacra dei iamplavi armavensa il Medirermanzo, Ari del Con vegno “Templari e San Bernardo di Chiaravalle” (Certosa di Firenze, 25-24 ottobre 1992), Firenze 1995, p. 43); cd ancora la comice all'im- posta degli archi, suwastante i capicell, con decorazioni vegetali perd- tro somiglianti a quelle dell'unico rimasto del Priorato (fig, 10), colma pure ia questo caso gli angoli deremulnati dalla sovrapposizione degli ar- chi. Sall'agomento cfi. anche: N. KenA4n: KEDAR, La Tovzzanta, in M. D'Onofrio fa cuea di), Le soultumi d'età normanna ira Inghilterra e Ter vit Santa. Questioni sioringrafiche, Roma-Bari 2001, pp. 225-252, Sui contartì fra macseranze e scambi di tecniche e di terni cfi. anche il re- cente coneriburo di N. PROUTEAU, Batir es assidger ce semips des Cisa des Megan see Puilisazion du savoîv faire iechnigute de l'aume, in N Pio teu, Ph. Sénac (a cura di), Chodtiens es piusubnans en Meditertande mé- dituale (VIMIe-XTMe sidele), Echanges et contaess, in “Civilisation Medit vale” XV, Poiriers 2003, pp. 159-174; E. Alani, Relations iconagreph que entre Ciatalagne et Orient: mabilité des modiles in “Les cabiors de Saine-Michel de Cita”, XXXVIII 2007, pp. 57-70. 38 A, CADEI, Arebitettana sacra semplare..., cit, pi 34. Quella iu la
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