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Proemio - Giovanni Boccaccio, Decameron, Sintesi del corso di Letteratura

Il proemio del Decameron di Giovanni Boccaccio, in cui l'autore spiega il pubblico a cui è dedicato il libro e lo scopo per cui l'ha scritto. Vengono inoltre introdotti i temi dell'amore e della Fortuna, nonché la struttura dell'opera. Il proemio è importante per comprendere il contesto storico e culturale in cui è stato scritto il Decameron.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 13/01/2022

lucia-bovenga
lucia-bovenga 🇮🇹

4.5

(11)

18 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Proemio - Giovanni Boccaccio, Decameron e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura solo su Docsity! Proemio Giovanni Boccaccio scrivendo il proemio sembra quasi voler dare una giustificazione al Decameron, attraverso il quale spiega a quale categoria di pubblico fosse dedicato questo libro e lo scopo per cui l'ha scritto. Il libro è dedicato alle sofferenze causate dall'amore e specialmente alle donne che per il solo fatto di esser tali non hanno la possibilità di svagarsi. Boccaccio usa, inoltre, il termine di "peccato della Fortuna" per spiegare la condizione femminile e usa questo termine probabilmente per evidenziare un tema che poi si rivelerà ricorrente nel romanzo e cioè la Fortuna, intesa come destino, che regola la vita dell'uomo, ma soprattutto la capacità di quest'ultimo di cambiare il corso degli eventi imponendosi sulla volontà della prima. Questa capacità, chiamata "industria", si rivelerà soprattutto negli uomini della classe emergente (mercanti e nuovi borghesi) della quale fa parte il Boccaccio. Questi "nuovi ricchi" non erano, però, stati del tutto accettati dai ceti nobili, quindi Boccaccio, con questo libro, vuole nobilitare questa classe alla quale sente di appartenere. Proprio per aver riconosciuto la capacità dell'uomo di interagire col proprio destino possiamo definire questo autore come un preumanista, infatti nel trecento era ancora fortemente radicata l'idea che l'uomo fosse una "pedina" nelle mani del destino che si divertiva a muoverlo secondo un disegno preciso e, soprattutto, prestabilito. Il secondo tema dichiarato in questo proemio è la trattazione dell'amore in tutte le sue forme a partire da quelle più serie (amore cortese) per il quale si ispira ai romanzi della grande tradizione, a quelle più frivole (amori più "terreni") per i quali si ispira ai fabliaux francesi adottando un linguaggio piuttosto esplicito che fu considerato scandaloso per molto tempo. In qualsiasi forma egli parli d'amore, lo presenta sempre come una fonte di dolore per l'uomo, anche se Boccaccio introduce una "novità" nella letteratura trecentesca: parla dell'amore visto con gli occhi di una donna. Dal proemio possiamo, inoltre, cominciare ad intuire la struttura dell'opera in cui il narratore si identifica con l'autore stesso, ma la narrazione delle varie novelle viene poi delegata ai dieci giovani che, alcune volte, passano la parola ai personaggi delle novelle che raccontano altri aneddoti. I modelli narrativi usati in tutto il romanzo sono esplicitamente dichiarati dal Boccaccio in questo Proemio e sono: novella, favola, parabola e testo breve.
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