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Dante Alighieri: Nascita, Famiglia e Contesto Storico a Firenze, Dispense di Letteratura Italiana

La nascita di dante alighieri a firenze, in una famiglia di nobiltà decaduta, e il contesto storico della città durante il suo periodo di vita. Firenze stava vivendo uno dei momenti più difficili della sua storia, con lo scontro tra guelfi e ghibellini, e la situazione economica era molto fiorente. La battaglia di montaperti e la morte di manfredi di svevia segnarono un punto di svolta per la città e la fazione guelfa. In questo periodo, dante entrò in contatto con l'ambiente del dolce stilnovismo all'università di bologna, e scrisse opere come 'vita nuova' e 'convivio'.

Tipologia: Dispense

2019/2020

Caricato il 11/01/2022

RobertaMarco2104
RobertaMarco2104 🇮🇹

2.5

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Scarica Dante Alighieri: Nascita, Famiglia e Contesto Storico a Firenze e più Dispense in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Dante Alighieri nasce a Firenze nel 1265 presso una famiglia di nobiltà decaduta (latifondista possedente territori che però subiranno presto una profonda crisi). Nell'anno in cui nacque Dante, Firenze si trovava a vivere uno dei momenti più difficili della sua storia: lo scontro fra le due fazioni politiche dei Guelfi e dei Ghibellini, i primi sostenitori del Papa e della chiesa mentre i secondi sostenitori dell'impero. In seguito i Guelfi si trasformarono in rappresentanti del territorio e i Ghibellini in rappresentanti del commercio. Tuttavia la situazione economica di Firenze era molto fiorente, nonostante le divergenze politiche Firenze riuscì ad affermarsi come potenza economica. Grazie alla nascita di due banche nel 1252 viene permesso al fiorino di diventare una moneta di prestigio e ricchezza. La situazione comincia a divenire più complicata nel 1250 anno della morte dell'imperatore Federico 2° di Svevia d'appartenenza ghibellina, sovrano e poeta di Firenze che abilmente riuscì a far convivere in armonia l'intera società. Alla sua morte non vi sono eredi in grado di continuare ad esercitare il potere sul regno e quindi si assiste ad un forte indebolimento dei ghibellini che si ritrovano costretti a fuggire da Firenze conferendo più potere alla fazione guelfa. Tuttavia nel 1260, Manfredi, figlio naturale di Federico 2° tentò di riorganizzare la fazione ghibellina attuando una battaglia militare nei pressi di Siena “BATTAGLIA DI MONTAPERTI” in cui vengono sbaragliati i guelfi senesi e di conseguenza adesso la fazione guelfa si trovava costretta a fuoriuscire da Firenze. Molti autori fiorentini tratteranno di questo avvenimento storico componendo dei testi politici come Guittone D'Arezzo che attacca i fiorentini per essersi schierati dalla parte dei tedeschi ossia i ghibellini, ma anche San Francesco, Petrarca riprenderanno queste tematiche). Ma nel 1266 nella battaglia di Benevento Manfredi venne ucciso per volere del papa Clemente 4° e del sovrano Carlo di Valois che si uniscono in un'alleanza contro i ghibellini che vengono sconfitti. (quest'alleanza tra papato e Francia durerà sino al 1870 quando Roma verrà liberata dall'influenza papale e annessa al territorio italiano). Sarà la figura di Corradino di Svevia, nipote di Federico 2°, che tenterà di ridare potere ai ghibellini e di opprimere l'alleanza tra papato e francesi ma nel 1268 viene decapitato durante la battaglia di Tagliacozzo, a Napoli e il sogno per i ghibellini di dominare svanisce. Nel frattempo che la fazione guelfa e la chiesa riacquistavano poteri si inizia a delineare un contrasto economico tra i magnati (ricchi) che cominciano ad indebolirsi e le arti formate da commercianti e artigiani che tentano di affermarsi. (arti del popolo grasso: commercianti e artigiani; arti del popolo minuto: ceto popolano). E così pian piano i ricchi furono allontanati dal controllo della città. La figura del podestà subisce delle variazioni, viene identificato come l'ente più importante della città e capitano del popolo che rimane in carica per solo un anno ma l’incarico viene spesso affidato a cittadini appartenenti ad altre città onde evitare tensioni interne. Viene introdotta la figura del priore, il rappresentante delle arti. Ogni quartiere ne aveva uno e manteneva il potere per un massimo di sei mesi al fine di evitare che qualcuno venisse escluso dalla vita politica. La posizione di Dante in questa situazione risulta ambigua poiché essendo di discendenza nobile si ritrova a dover lasciare la città, tuttavia vuole prendere un ruolo nella politica fiorentina e per questo gli viene data la possibilità di entrare in una corporazione scegliendo l'arte dei medici e speziali. Nel 1300 riesce a diventare uno dei sei priori di Firenze all'età di 35 anni. Nel frattempo a Firenze si verifica un incremento della popolazione ed un'espansione economica attraverso cui le banche si interessano nell'incassare anche le tasse della chiesa e per questo motivo papa Bonifacio 8° inizia ad intromettersi nella questione fiorentina. Anche lo stato francese lo farà soprattutto mosso da motivi di commercio. Un primo obiettivo della Firenze in crescita è quello di giungere al commercio con Roma senza grandi intoppi quali possono essere Pisa e Siena e per questo decide di dichiaravi guerra nel 1269. In seguito Firenze cercherà pure di avere un accesso diretto al mar adriatico e per ottenerlo si scontra con Pisa e Arezzo. Si assiste contemporaneamente ad una divisione interna per diversi interessi tra guelfi bianchi (Cerchi) e guelfi neri (Donati e appoggiati dal papa). Dante decide di appoggiare lo schieramento dei bianchi assumendo ruolo di ambasciatore che tenterà di capire quali siano gli obiettivi di Bonifacio 8°. Nel 1301 si reca a Roma per incontrare il Papa e tentar di giungere ad un compromesso ma in questa esperienza verrà incastrato perché Carlo di Valois (mandato dal papa a Firenze) concede libero potere ai neri che approfittando della situazione condannarono tutti gli appartenenti allo schieramento dei bianchi. Tra i condannati bianchi si ritrova anche Dante il quale viene accusato di baratteria ossia usare illecitamente il denaro pubblico e di ribellione contro la figura del pontefice. Sempre durante la sua assenza da Firenze viene saccheggiata la sua casa e viene costretto a pagare una grande somma di denaro come ammenda ed inoltre sarà condannato a due anni di confino. Egli essendo fuori città non pagherà la multa e per questo motivo l'accusa contro di lui peggiora perché nel caso di ritorno a Firenze sarà mandato al rogo e tutti i suoi beni saranno confiscati dallo stato. Più volte tenterà di organizzare con altri fiorentini esiliati delle iniziative per tornare in patria ma tutte falliranno fino a rendersi conto che gli ideali politici per cui lottano sono molto utopistici, lontani dalla realtà e allora preferisce non tornare mai più a Firenze. Da questo momento comincia per lui una vita errabonda, costretto a chiedere ospitalità di casa in casa, a cercare “un tozzo di pane” e a svolgere le mansioni più umili per sopravvivere in luoghi spesso non favorevoli alle condizioni di vita, posti colmi di malattie e briganti. Si sposterà allora a Verona presso gli Scalieri, poi a Treviso da dove però grazie
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