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Profilo letterario di Alberto Moravia, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

Sintesi della produzione letteraria e della poetica di Alberto Moravia, con costanti e precisi riferimenti alle opere dell'autore

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

In vendita dal 12/12/2020

MicheleArdengo
MicheleArdengo 🇮🇹

4.1

(14)

38 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Profilo letterario di Alberto Moravia e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Alberto Moravia (1907-1954) La novellistica Moravia scrive, nell’arco della sua vita, un ingente numero di racconti di pregevole fattura, che ne fanno un ottimo autore di narrativa breve, soprattutto nel contesto della letteratura italiana. La prima novella risale al 1926 è intitolata La cortigiana stanca e apparve sulla rivista 900 di Massimo Bontempelli. Tra il 1935 e il 1939 scrive una messe piuttosto imponente di racconti che raccoglie nei volumi L’imbroglio (1937) e I sogni del pigro (1941); i suoi testi sono intonati alla narrativa di costume, predisposta a realizzare un quadro ambientale e psicologico, velato di un’implicita riflessione esistenziale, sulla società italiana del tempo, con una particolare attenzione per l’erotismo e le condizioni materiali ed economiche dei protagonisti. Ne emerge un ritratto dei ceti più umili come realtà vitali, disinibite nella loro volgarità di costumi, delineata con bonarietà, perlopiù senza sdegnoso distacco; la borghesia è invece descritta spesso, con il piglio del moralista, come una classe di individui gretti, meschini, che oscillano tra la sessuofobica repressione degli istinti e una licenziosità maliziosa, che assume sovente caratteri di depravazione. Moravia accresce la sua produzione novellistica con la pubblicazione di Racconti romani (1954), di ambientazione cittadina e interclassista, che continua a rivolgersi a una narrativa di analisi, di rappresentazione delle classi sociali, sempre orientate secondo i propri interessi tematici; smussa il suo aspro fervore critico nei confronti della borghesia, a favore di un’indagine psicoanalitica ed esistenziale più profonda. Seguiranno altre raccolte, ma l’apice estetico e letterario nella narrativa breve è stato ormai raggiunto dall’autore. I romanzi Gli indifferenti (1929) Capolavoro indiscusso dell’autore, fu composto durante la sua permanenza in un ospedale di Bressanone (1925-1926), la vicenda è caratterizzata dalla categoria dello spirito comune a tutti i personaggi del romanzo: l’indifferenza, vista dell’autore come l’incapacità di reagire e di affermare con passione i propri desideri. Il romanzo fu rielaborato più volte e nacque da una dimensione prevalentemente orale: il testo era, in origine, fissato precariamente su carta; l’autore ne ripeteva ad alta voce gli episodi e l’opera acquisì una natura letteraria solo in un secondo momento. Fu pubblicata a Milano nel 1929, con il contributo finanziario del padre e riscosse un incredibile successo. Il romanzo è narrato in terza persona, caratterizzato da un’impostazione nettamente dialogica a scapito delle descrizioni, che restano rare; questo lo rende quasi una tragedia in prosa. Moravia plasma la vicenda tenendo presente, con rigida attenzione, le tre unità aristoteliche di spazio, di tempo e di azione; quest’ultima, non a caso, si dipana nel breve lasso di tempo di 48 ore; l’opera coniuga in sé le caratteristiche della scrittura narrativa, ma anche i tempi e i ritmi del dramma. Nel ricco quartiere dei Parioli, vivono i tre membri della famiglia Ardengo: Mariagrazia, vedova, la figlia Carla e il figlio Michele; un personaggio che spesso si inserisce in questo focolare domestico è l’arricchito burocrate Leo Merumeci, amante di Mariagrazia. Leo è insoddisfatto del rapporto con la donna, alla quale è legato da ingenti crediti; e così, inizia a corteggiare Carla, riuscendo a sedurla e a proporle il matrimonio. La giovane non è innamorata dell’uomo, ma accetta la relazione, convinta di poter iniziare una nuova vita e di punire la madre, colpevole di non averla amata abbastanza. Mariagrazia interpreta il distacco di Leo come segno di un ritorno di fiamma per Lisa, una donna a cui, invece, è legato segretamente il figlio Michele. Michele si rende conto del disorientamento di Carla e degli intrighi di Leo, interessato alla villa di famiglia, così decide di uccidere il rivale; la pistola con cui tenta di sparargli si rivela scarica e il tentativo di omicidio fallisce. Moravia si focalizza, più che sulla volgarità e la grettezza dei due personaggi più anziani (Mariagrazia, Leo), sulla passività dei due giovani; l’autore, con quest’opera, desidera svelare le finzioni e il vuoto di valori della realtà borghese in cui vive. Ma all’immoralità, alla degradazione ipocrita non pare esserci rimedio, non c’è possibilità di reazione; l’atto eroico di Michele risulta, oltre che fallimentare, grottesco, velleitario, perché i personaggi sono schiacciati irrimediabilmente dalle convenzioni sociali, che soprattutto i giovani detestano ma alle quali si adattano, non essendo in grado di cambiare lo stato delle cose. Moravia, pur essendo un autore realista che si affermerà, col tempo, quale eminente intellettuale di sinistra, non crede nel potere della letteratura di cambiare il mondo: egli è sin da subito uno scrittore che adotta “l’etica del disimpegno”, che preferisce concentrarsi, come in questo caso, più sui drammi individuali che sulle tragedie collettive. La teatralità drammatica del romanzo è realizzata con il ricorso ingente, da parte dell’autore, al dialogo, spesso fittissimo e concitato, prevalente sulle parti descrittive o narrative. Anche quando non ricorre al discorso diretto, si percepisce distintamente il punto di vista dei personaggi, quasi venisse adottato un punto di vista soggettivo. Linguisticamente, Moravia sceglie un linguaggio piano ed espositivo, rinunciando all’ornamento stilistico. Secondo le dichiarazioni dell’autore, letture di riferimento per la composizione di questo romanzo sono Dostoevskij e Tolstoj, anche se più evidente è l’apporto di Gente di Dublino di Joyce e l’adozione, da parte del romanziere, dei moduli del dramma borghese ottocentesco, su cui modella l’intreccio del triangolo amoroso e l’ambientazione nell’intimità del salotto. Roma, a differenza di quanto avveniva ne Il piacere e nel Il fu Mattia Pascal, è presente sullo sfondo del romanzo, ma non è un personaggio centrale dell’opera: essa resta sullo sfondo, i personaggi la osservano dalla limitata visuale dei finestrini della macchina o dall’interno della propria villa. La mascherata (1941) Romanzo satirico che ha per protagonista un dittatore, chiara allusione a Mussolini; non a caso si propone come una parodia del fascismo. L’opera, che subisce la censura del regime, ci propone un Moravia più ironico e graffiante del moralista dei lavori precedenti. Agostino (1944) Con quest’opera, Moravia ritorna a conquistare il consenso dei lettori e dei critici. Il romanzo vede la luce nell’agosto 1942, quando la compagna Elsa Morante sta scrivendo Menzogna e sortilegio. Il libro è ostacolato dalla censura fascista e uscirà solo due anni più tardi, mentre l’autore è nascosto al riparo dai nazisti a Sant’Agata di Fondi, in provincia di Latina. Il romanzo si distacca dalle tematiche più espressamente sociali, per concentrarsi su una vicenda adolescenziale. Protagonista è il tredicenne Agostino, che durante la vacanza al mare in compagnia della madre vedova scopre il mondo degli adulti, a seguito della relazione della donna con un giovane. La gelosia di Agostino, che vorrebbe tutte le attenzioni concentrate su di sé, si sfoga in un atteggiamento canzonatorio, che la madre punisce con uno schiaffo; attraverso questo gesto, Agostino è traumaticamente separato dalla genitrice e si getta in una serie di avventure con un’orda di giovani del posto, riunita attorno al bagnino omosessuale Saro. A contatto con questo gruppo, l’ingenuo ragazzino viene introdotto in un orizzonte sconosciuto, scontrandosi con la maturità dei suoi coetanei, che lo iniziano alla scoperta della sessualità. Pur combattuto tra la sua natura di bravo ragazzo borghese e il desiderio di crescere velocemente, Agostino segue l’amico Tortima in una casa di appuntamenti, in cui non sarà accettato perché troppo piccolo. Moravia osserva la tematica sessuale alla luce della teoria psicanalitica, nell’evoluzione del soggetto dalla fase edipica verso l’individuazione di un oggetto del desiderio differente dalla figura materna. dell’esercito di liberazione ai danni delle due donne, proprio quando i pericoli sembravano essere superati. Rosetta, giudicata prima di questo dalla madre come una ragazza “stranamente” perfetta, ne rimane sconvolta e si getta in una sfrenatezza sessuale e in una vorace dissipazione, in parte placata dalla tremenda notizia della morte di Michele, precedentemente reso ostaggio dai nazisti. La noia (1960) Romanzo che inaugura una nuova fase della produzione narrativa dello scrittore, ridotto cinematograficamente da Damiano Damiani nel 1963. L’autore assorbe la lezione del noveau roman francese e caratterizza quest’opera, come le successive, per un maggiore impegno intellettuale, lontano da esplicite istanze politiche. La categoria della noia, di cui si tratta in quest’opera, non è altro che la trasformazione metafisica, meno connotata moralmente e ideologicamente, dell’indifferenza, parola chiave della produzione di Moravia. All’indagine dei tipi psicologici subentra la riflessione sull’incomunicabilità linguistica e sociale, che era già abbozzata ne Gli indifferenti. In questi anni, Moravia, che era stato modello della narrativa francese del I dopoguerra, viene influenzato dai romanzieri esistenzialisti d’Oltralpe, riprendendone le suggestioni e le inquietudini tematiche, che si interrogano sul significato della conoscenza (Sartre, Camus) Il racconto è svolto in prima persona dal trentacinquenne Dino, che si dedica alla pittura, avendo rinunciato ai vantaggi della sua ricca estrazione borghese. Con l’arte egli spera di ristabilire un rapporto con le cose, che gli pare di aver perduto del tutto. Ma la realtà avvizzisce davanti ai suoi occhi e la pittura si rivela così un fallimento. In questa situazione, Dino conosce Cecilia, una donna “difficile” che ha portato alla morte per disperazione il suo vicino, un pittore anziano, Balestrieri. Cecilia vive la stessa condizione di Dino di estraneità al reale, ma non come condizione patologica, bensì normale, ordinaria. Il suo linguaggio impersonale e neutro è chiaro esempio della sua impossibilità di comunicazione, se non nel sesso, codice comunque, per quanto potente, indecifrabile. Dino vede una folle e straordinaria via di uscita dal suo male, nella soddisfazione sensuale con lei, ma ciò è adombrato ben presto dalla consapevolezza di essere tradito dalla donna con un attore: egli rivive il dramma di Balestrieri e, pur andando avanti con le sue indagini gelose e sconnesse, la ragazza si mostra incapace di corrispondere; a porre fine al travaglio del protagonista è l’incidente d’auto che lo coinvolge, il quale assume valenza simbolica di liberazione dalla “noia”. Nell’epilogo, non a caso, egli paragona la contemplazione di un albero fuori dall’ospedale in cui è ricoverato al suo desiderio di comprendere Cecilia. Il romanzo è influenzato dagli studi sulla tautologia compiuti dal filosofo Wittgenstein ed è costruito per gran parte dai dialoghi inconcludenti e ripetitivi dei due personaggi. L’opera contiene lunghe scene descrittive in cui l’autore indulge in un gusto raffinato per la sensualità e l’erotismo, che gli valse la qualifica, all’epoca, da parte di alcuni esponenti della critica letteraria di “autore pornografico”. La vita interiore (1978) Romanzo emblematico dell’ultima produzione di Moravia, influenzato dalla letteratura esistenzialista di Camus (L’uomo in rivolta) e dalla crisi letteraria delle strutture narrative, scoppiata negli anni ‘60. Il libro fu colpito da due sequestri per oscenità, uno nel 1979 e l’altro nel 1980 e l’autore ottenne grossi biasimi, perché secondo alcuni lettori giustificava, almeno apparentemente, la lotta armata, allora vera e propria emergenza nazionale, e l’eversione sociale. Al centro del romanzo troviamo Desideria, ragazza di origini popolane cresciuta nel ricco quartiere dei Parioli, che, guidata dalla Voce (una specie di Super-io rovesciato), si slancia in una sistematica opera di dissacrazione di tutti gli insegnamenti e i valori borghesi correnti, fino all’incesto e viene coinvolta nelle azioni terroristiche di un gruppo sovversivo romano. Il racconto si svolge come se Desideria stesse riferendo la sua storia a un intervistatore, in tonalità crude e analitiche, lontane però da un’istanza autenticamente realistica: le azioni di Desideria sono vissute in una chiave interiore, simbolica. L’opera è molto complessa intellettualmente ed è un documento interessante della drammatica crisi ideologica e letteraria degli anni ‘70, per quanto il personaggio di Desideria stenti, nelle pagine del romanzo, ad assumere concretezza. Titoli meno noti della produzione romanzesca dell’autore Sconosciuto ai più, nonostante la lunga elaborazione formale, è il romanzo Le ambizioni sbagliate (1935), contenutisticamente in linea con il precedente. Dalle atmosfere simboliste e decadenti è La vita interiore (1949), un romanzo di scarsa fortuna critica, ambientato in Sicilia, mentre La disubbidienza (1948) riprende le tematiche de Gli indifferenti, nel contesto storico e politico della II guerra mondiale e del dopoguerra. Improntata a un’estetica simile a quella de La noia è L’attenzione (1965), che tratta del tema dell’incesto. Io e lui è un romanzo dall’umorismo graffiante, incentrato sul rapporto passivo di un uomo col proprio pene che lo avvia alla rovina. Gli ultimi testi della produzione di Moravia sono spesso ambientati in luoghi ameni o esotici, caratterizzati da una trattazione freudiana dell’eros e un impegno intellettuale elevatissimo che rende le trame dei romanzi sofisticate e contorte: è il caso dell’iper-letterario 1934 (1982), che parla del confuso turbinio di eventi che sconvolge Lucio, giovane colto, filosofico e depresso che cerca nell’amore una via di uscita dalla sua disperazione. Ritroviamo situazioni simili in L’uomo che guarda (1985), Il viaggio a Roma (1988) e il postumo La donna leopardo (1992), di ambientazione africana e incentrato sui temi dell’avventura e del tradimento coniugale. Oltre la narrativa: l’attività giornalistica e teatrale Sin dagli anni ‘50, Moravia assume il ruolo di alta coscienza morale e intellettuale del Paese, grazie al suo successo editoriale e alla propria lunga esperienza giornalistica: già nel ‘34 e nel ‘35 è negli Stati Uniti, dove tiene conferenze sul romanzo italiano nelle università. Successivamente, scrive su vari giornali e riviste reportage di viaggio (Un mese in URSS, Un’idea dell’India, La rivoluzione culturale in Cina, A quale tribù appartieni?, Lettere dal Sahara), tra il 1958 e il 1981 cura pagine di critica cinematografica. Nel dopoguerra si afferma come coscienza critica dei progressisti italiani, schierato vicino alle posizioni politiche del PCI; il suo impegno politico e umano è volto alla tutela e all’affermazione dei valori dell’umanesimo laico e razionale, di stampo illuministico. Egli si batté contro l’ingiustizia, a favore della libertà di pensiero, dei diritti civili e contro la violenza del potere; i suoi interventi sono raccolti in tre volumi L’uomo come fine (1963), Impegno controvoglia (1980), Inverno nucleare (1986). Negli ultimi anni della sua vita, lo scrittore ebbe modo di esercitare la propria autorità politica e morale dall’alto della sua dignità di europarlamentare indipendente nelle liste del PCI, deputato della II legislatura (1984-1989); da questa esperienza nascerà Diario europeo, curato da Enzo Siciliano (1993), raccolta di interventi e saggi precedentemente pubblicati su rivista. Moravia è autore di produzioni teatrali molto variegate quali La mascherata, di stampo satirico e umoristico, la tragedia di ambientazione rinascimentale Beatrice Cenci (1958), Il dio Kurt (1968) e La vita è gioco (1969), testi intonati a tematiche esistenzialiste. L’intera produzione “drammatica” di Moravia è raccolta in Teatro (1976) e L’angelo dell’informazione e altri testi teatrali (1986).
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