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Leopardi, Manzoni, Verismo e Verga, Naturalismo, Decadentismo, D'Annunzio, Pascoli, Svevo., Slide di Italiano

Riassunti di: Leopardi, Manzoni, Verismo e Verga, Naturalismo e Zolà, Decadentismo, Baudelair, Poesia simbolista, D'Annunzio, Pascoli, Futurismo, Italo Svevo. Ovviamente nei riassunti dei vari autori ci sono anche le spiegazioni di alcune poesie.

Tipologia: Slide

2019/2020

Caricato il 23/11/2021

Giorgia74_
Giorgia74_ 🇮🇹

4.8

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Scarica Leopardi, Manzoni, Verismo e Verga, Naturalismo, Decadentismo, D'Annunzio, Pascoli, Svevo. e più Slide in PDF di Italiano solo su Docsity! v Leopardi ha trovato il modo di esprimere la sua delusione verso alla vita che promette gioia e pienezza. Il suo lamento non è una rassegnazione ma è una protesta contro tutto ciò che toglie l'umanità. Leopardi studia le tendenza del suo tempo e ne capisce le loro conseguenze pericolose. Questo pessimismo è dato dall'insoddisfazione del piacere che l'uomo ricerca e questo piacere deve essere continuo e infinito ma appunto non riesce a trovarlo. NATURA: La natura viene vista come una madre benigna che da un rimedio all'uomo per la sua infelicità ma Leopardi si rende conto che la natura mira alla conservazione della specie sacrificando il bene del singolo e quindi da sofferenza. Per cui per Leopardi la natura non è più benevole ma indifferente verso le sue creature. Questo porta a una generalizzazione del dolore che diventa per tutti, assoluti e quindi la colpa non è più dell'uomo (PESSIMISMO COSMICO). Per cui ne deriva l'abbandono della poesia e del titanismo ma una contemplazione della verità della vita. Il bello poetico secondo Leopardi A questo punto della meditazione leopardiana si verifica la svolta fondamentale, e la teoria filosofica dell'indefinito si aggancia alla teoria poetica. Il bello poetico, per Leopardi, consiste nel “vago e indefinito”, e si manifesta essenzialmente in immagini del tipo di quelle elencate nella teoria della visione e del suono. Anche certe parole sono poetiche, per le idee indefinite che suscitano: “lontano”, “antico”, “notte”, “etero”. Leopardi aggiunge poi una considerazione importante: queste immagini sono suggestive perché evocano sensazioni che ci hanno affascinati da fanciulli. La “rimembranza” diviene, dunque, essenziale al sentimento poetico. Poetica dell’indefinito e poetica della “rimembranza' si fondono. La poesia non è che il recupero della visione immaginosa della fanciullezza attraverso la memoria. Leopardi osserva che, maestri della poesia vaga e indefinita , erano gli antichi: essi, perché più vicini alla natura, erano appunto immaginosi come fanciulli. Questo carattere “fanciullesco” è rivelato dal ricorrere spontaneo di immagini vaghe e ignote. | modemi, invece, per Leopardi, hanno perduto questa capacità immaginosa e fanciullesca. Ai modemi, che si sono allontanati dalla natura per colpa della ragione, e per questo sono disincantati e infelici, la poesia d'immaginazione è ormai preclusa. Ad essi resta solo una poesia sentimentale, che nasce dalla consapevolezza del ‘vero”e dall’infelicità. Pur conscio di appartenere a quell'età modema, e pur accettando il predominio di una poesia fondata sul pensiero e sulla consapevolezza dell’infelicità, che si esprime attraverso il patetico, Leopardi non si rassegna ad escludere il carattere immaginoso dai suoi versi. Così come non si rassegnerà a rinunciare alle illusioni, continuandole a vagheggiare attraverso la memoria e a nutrire di esse la sua poesia. GINESTRA: Il ritorno al titanismo lo si trova ne “La ginestra”, la lirica che chiude il suo percorso poetico. Qui Leopardi cerca di costruire un'idea di progresso proprio sul suo pessimismo. La consapevolezza della reale condizione umana può indurre gli umili a unirsi per combattere la natura maligna. La ginestra o fiore del deserto rappresenta proprio la pietà verso la sofferenza umana. Esprime un'esistenza di arte di poesia ispirata al vero storico. L'arte deve avere come obiettivo il vero storico, deve ispirarsi alla storia e deve prestare attenzione agli aspetti della vita morale dell'uomo. L'uomo si sente coinvolto, interessato a quello che l'opera letteraria propone. Viene rifiutato il fantastico, la mitologia. Il poeta deve attingere dalla storia, che propone una miriade di spunti di argomenti possibili da sfruttare. La storia, le vicende del passato propongono delle situazioni particolari della vita dell'uomo che sono sempre attuali. La stola propone gli stessi drammi , anche se in circostanze completamente diverse. Il repertorio della storia è un repertorio immenso. Nella storia si ripete costantemente il dramma dell'umanità, il dramma dell'uomo. Si colgono degli eventi che sono del passato, ma che ripropongono degli eventi attuali. La letteratura no deve proporre dei fatti fantastici perché deve avere anche il fine di educare. Manzoni dice che bisogna ispirarsi alla storia perché propone il dramma di sempre. Qual è il confine tra opera letteraria e opera storica? Manzoni dice che c'è una differenza tra storico e scrittore: lo storico si deve basare sulle conseguenze dei fatti, mentre lo scrittore si deve basare sul verosimile. Scrive queste sue idee in un testo teorico "lettera a Monsier Chovet" Monsier Chovet aveva criticato la tragedia di Manzoni "il conte di Carmagnola" anche per il mancato rispetto dell'unità di tempo. In risposta a questi attacchi Manzoni scrive nel 1820 una lettera di risposta in cui si difende Manzoni dice che la storia ci da avvenimenti che sono conosciuti soltanto nell'esterno. La letteratura dovrebbe inventare in modo credibile quelli che sono gli aspetti della vita morale dell'uomo per dare una visone più completa, più precisa del periodo storico che si vuole rappresentare. La poesia è la letteratura vanno a integrare il resoconto dei fatti di cui ci parla la storia, viene spiegato che cosa spinge l'uomo a fare determinate scelte. È chiaro che il poeta pur documentandosi deve inventare, ma deve investire in modo credibile e questo è il verosimile. La poesia drammatica è intesa come teatro e secondo Manzoni il genere migliore per raccontare quelli che gli uomini hanno sofferto è il teatro, la tragedia. Manzoni ha l'obiettivo di coinvolgere il lettore, prima ci prova con gli inni sacri, poi ci prova con le tragedie e infine ci prova con il romanzo, quando scrive questa lettera è convinto che per esprime il vero poetico il miglior modo è la tragedia, invece non ha molta fiducia nel romanzo. Dice che i romanzi di oggi hanno un grave difetto: inventano per adattare i fatti ai sentimenti. Con il romanzo storico cambierà le caratteristiche del genere. Critica i romanzi che si basano sul falso. Questa lettera è una dichiarazione di poeta e come il poeta debba raccontare il verosimile. Questa lettera è un altro manifesto del romanticismo La storia e il progresso, secondo Manzoni, erano oscurati dal trionfo del male e dell’ingiustizia. Questo pessimismo storico-politico, incontrandosi con il cattolicesimo, si indirizzò verso una concezione della storia come realizzazione di un fine ultraterreno, che obbedisce ai disegni della Provvidenza divina. Manzoni fonde i principi illuministici di valorizzazione della ragione e le idee liberali con il cattolicesimo, cui assegna la funzione di rinnovamento morale e civile della società. Per Manzoni, l'opera d’arte deve unire la verità e l'invenzione, il vero storico e il vero poetico: l'uno è costituito dagli avvenimenti di un'epoca e l’altro dai pensieri, dai sentimenti e dalle passioni che hanno generato quegli eventi. L'analisi di vicende del passato offre anche lo spunto per riflettere sul presente e proporre soluzioni possibili. Nel romanzo | promessi sposi, la formula poetica manzoniana si realizza in pieno: lo scopo del romanzo (l'utile) è l'insegnamento morale che il lettore può trarne; l'oggetto della narrazione è il vero storico, rappresentato attraverso le vicende inventate ma verosimili dei personaggi, molti dei quali realmente esistiti; il verosimile, cioè l'intreccio degli avvenimenti, svolge il ruolo di interessare il lettore e di avvicinarlo al vero. v La poetica dell'autore si basa su tre principi fondamentali: scientificità, 'rmpersonalità e la funzione TECNICHE: al veri "I di fare d ice dell altà di iaieni STRANIAMENTO: sociale. Con “scienti letteratura deve fare da osservatrice della realtà, attraverso descrizioni La tecnica dello straniamento «consiste nell'adottare, per narrare un dettagliate ed accurat fatto e descri t0 di vist si t ti Invece, il principio di “impersonalità” riguarda il fatto che l'autore deve utilizzare il gergo tipico dei ce scrivere una persona, un punto di vista completamente personaggi e, soprattutto, non intervenire con commenti oppure altre analisi personali nella estraneo all'oggetto». narrazione. DISCORSO INDIRETTO LIBERO: Infine, la funzione sociale: migliorare la realtà con la scienza (come positivismo) Un misto tra discorso diretto e indiretto. . IMPERSONALITÀ’: Il fare in modo che l’autore non sia presente nel testo,quindi descrivendo la realtà così com'è senza alterazioni,il descrivere le X cose attraverso gli occhi dei personaggi per fare in modo che il lettori N assista ai fatti in prima persona. x y REGRESSIONE: 4 la regressione è l'eliminare il narratore tradizionale che fa da voce all'autore e metterci un narratore che vive in quel mondo,sa come funziona e sa anche come si esprimono i personaggi. la riduzione all'essenziale del racconto: vengono eliminate le analisi psicologiche della narrativa romantica; Zolà esprime il suo modo di vedere e da i suoi giudizi. Verga ciò non succede perché il narratore è all’interno di quel mondo. Per Zolà la scrittura può cambiare la realtà. Per Verga non si può cambiare (pessimismo) e bisogna riprodurla solo oggettivamente. Zolà si distacca dall'oggetto mentre Verga si immerge in esso. Zolà è un borghese e vive in un realtà piena di conflitti sociali e politici. Verga è un gentiluomo del sud arretrato con una borghesia parassitaria. Prende luogo dopo l'Unità nel 1863, dove un piccolo villaggio siciliano sia sommosso dalla rapida trasformazione della società italiana. La partenza di ‘Ntoni per il servizio militare porta alle difficoltà economica della famiglia e c'è un distacco tra la famiglia Toscano e il sistema sociale perché aumentarono le tasse e c’era crisi della pesca. All'interno del villaggio ci sono varie classi sociali e i Malavoglia da proprietari passano a poveri. AI contrario,don Silvestro aumenta di classe sociale usando arti subdole e intrighi per prendere potere. | fatti narrati sono da un punto di vista soggettivo del personaggio che deformano la realtà. ‘Ntoni è uscito dalla tradizione del suo villaggio ed è entrato in contatto con la modernità e non riesce a ritornare nella miseria. In opposizione a lui c’è il nonno tradizionalista. _ TEMA DI FONDO: » Nei Malavoglia si incentra il tema di fondo, ovvero l'equilibrio di un mondo tradizionale spezzato dall’insoddisfazione della propria condizione sociale. Nei paragrafi dopo c'è la “fumana del progresso”,cioè la trasformazione dell'economia e società dell’Italia post unitaria. Questa è data dalla lotta per i beni materiali quindi dai bisogni dell’uomo. v PROBLEMA FORMALE: Per far si che l’analisi sia esatta e veritiera deve seguire delle norme, ovvero il principio dell’impersonalità e che la forma sia adatta al soggetto di cui si parla, infatti in ogni romanzo c'è una forma diversa in base alla classe sociale rappresentata. v POSIZIONI IDEOLOGICHE: Verga crea anche un insieme di romanzi nel 1878 in cui la classe sociale dei personaggi si innalza progressivamente,per fornire un quadro generale della società italiana. PRIMO romanzo (MALAVOGLIA): Parla della ricerca del benessere economico e beni materiali da parte di una classe sociale bassa. SECONDO romanzo (MASTRO-DON GESUALDO): Parla di un muratore che diventa nobile e ricco con il suo lavoro TERZO romanzo (DUCHESSA DI LEYRA): Figlia di Gesualdo che aveva l'ambizione aristorcratica. QUARTO romanzo (ONOREVOLE SCIPIONI): Tratta il successo polituico QUINTO romanzo (L'UOMO DI LUSSO): Parla del figlio di Scipioni che trasformava la sua ricchezza in solo consumo. Verga finì di scrivere solo i primi 2 romanzi perché esaurì la creatività,per il suo pessimismo e perché trovò difficoltà di applicare i principi veristi i un contesto sociale più elevato. Il terzo paragrafo contiene invece la posizione ideologica dello scrittore verso la "fiumana del progresso". Verga esprime la sia ammirazione per la grandiosità del processo arrivando persino a ripetere uno dei principi basilari dell'ideologia borghese moderna formulato da Adam Smith: l'individuo, perseguendo il suo interesse personale, coopera inconsapevolmente al benessere di tutti. Verga insiste proprio sugli aspetti negativi: l'avidità, l'egoismo, i vizi, la meschinità, ... Difatti i protagonisti dei cinque romanzi sono proprio dei "vinti" cioè schiacciati dalle leggi della modernità. ‘Ntoni nel finale emblematico lascerà per sempre il villaggio per andare verso il progresso. ’ SUPERAMENTO IDEALIZZAZIONE ROMANTICA: Verga proietta sui Malavoglia e propri ideali legati alla tradizione rurale, ma in realtà, questo mondo è qualcosa di negativo, in cui tutti devono lottare per la sopravvivenza. Crea dunque un’opera realista con un’idealizzazione romantica. Nella prima parte del suo pensiero, emerge in Verga una componente di nostalgia romantica per la realtà della campagna, ma il termine si avrà il superamento di tali tendenze perché per lui il mondo romantico non è scomparso ma mai esistito. : BIPOLARISMO: Un polo è rappresentato dai Malavoglia che sono caratterizzati dalla fedeltà ai valori puri; dall’altro la comunità del paese, pettegola e cinica, mossa dall’interesse. Si alternano costantemente, quindi, due punti di vista opposti, quello nobile e disinteressato e quello gretto e ottuso. Questo gioco dei punti di vista ha un importantissima funzione; l'ottica del paese ha il compito di “stranire” sistematicamente i valori ideali proposti dai Malavoglia. | valori dell’altruismo e onestà vengono stravolti e appaiono “strani” ( Padron ‘Ntoni viene visto come un ingenuo e viene fortemente criticato perchè non ha applicato la legge dell'interesse). DECADENZA, LUSSURIA E CRUDELTÀ’: Le opere decadenti hanno presente un senso di stanchezza verso il periodo in crisi in cui vivono. MORTE: » Le opere dell’epoca sono composte da malattie sia fisiche che mentali per rappresentare la condizione storica e il malessere di Per cui riguardano le epoche storiche decadenti sfociando nella lussuria tutti. per non cadere nella noia. VITALISMO E SUPEROMISMO: ne al fascino verso la morte e la malattia c’è il vitalismo da una parte l'esaltazione della vita senza limiti e freni per cercare il godimento,teorizzato da Nietzsche. Dall'altra la volontà di annientamento, teorizzata invece da Schopenhauer, che in D'Annunzio e nel decadentismo diviene un modo per frenare l'attrazione morbosa per la morte. Poi c'è il vitalismo superomistico che porta al superuomo al ritirarsi dalla vita comune per creare una vita perfetta. Un esempio è D'Annunzio che vive come un principe tra oggetti e opere d'arte. Con questo loro vorrebbero rifiutare l'aristocrazia per essere diversi quando in realtà si comportano come dei nobili stessi. Anche le cose sono diventate più corrotte e impure. Queste cose attraggono i poeti decadenti perché ricordano la morte,argomento molto discusso nel Decadentismo. I decadenti amano tutto ciò che è corrotto e impuro. EROI DECADENTI: Artista maledetto: Colui che rifiuta la società non rispettando i valori sociali, scegliendo il male per andare contro la società L'Esteta: Seguace della poetica dell'estetismo, è colui che trasforma la sua vita in un'opera d'arte, sostituendo alle leggi morali, le leggi del bello. Egli ha orrore della vita comune, si isola volontariamente circondato dall'arte. E' anche questo un modo particolare di rifiutare le convenzioni e la visione borghese. Inetto a Vivere: Persona che ha troppi pensieri che bloccano i suoi sentimenti e azioni per cui seppur ha voglia di vivere non ne è capace e quindi osserva la vita degli altri. Donna fatale: La donna che domina l’uomo e lo tortura,è crudele e lo distrugge, Da qui nasce la paura della donna per 2 motivi: -Crisi della virilità= Data dalle trasformazioni sociali -Emancipazione= Riduce il potere maschile mettendo in crisi l'uomo. Il fanciullino: Colui che rifiuta l'essere adulto, usando forme infantili. In questo modo egli costruisce un nuovo rapporto con il mondo e un nuovo linguaggio poetico (il fanciullino è infatti espressione dell'irrazionalismo). Superuomo: proposto all'inizio da D'Annunzio, manipolando le teorie di Nietzsche. Il superuomo è colui che è superiore alla massa di uomini mediocri, colui che conquista mete eroiche privo di dubbi e incertezze, arricchito anche di una valenza politica (irredentismo d'annunziano) perché vuole riportare l’Italia alla sua grandezza passata. Baudelaire si colloca al confine tra l'età romantica e raccoglie in sé »i temi fondamentali del Romanticismo ma al tempo stesso apre la strada alla letteratura successiva, di cui anticipa molti aspetti. LE OPERE IN PROSA: Oltre che poeta, Baudelaire fu autore di numerose opere in prosa, tra cui la lunga novella La Fanfarlo (1847), che narra della sconfitta umana di un giovane intellettuale (proiezione autobiografica dello scrittore) nella relazione con una ballerina. Tra il 1856 e il 1857 si colloca la traduzione dei Racconti straordinari di Poe, che avevano affascinato Baudelaire per la loro atmosfera allucinata e "nera". La traduzione baudelairiana ebbe il merito di diffondere in Europa la conoscenza dell'autore americano, fino allora pressoché ignorato, e destinato poi a divenire un classico ad esercitare profonde influenze nella letteratura tardo-romantica e decadente. Restano inoltre preziosi frammenti artificiali (L860), dedicati agli effetti provocati dall ‘hashish e dall'oppio, specie sulla Si aggiunge ancora una vasta serie di saggi di critica letteraria e artistica, in cui brilla l'intelligenza la, polemica e paradossale dello scrittore. Ma l'opera prosastica più importante sono i poemetti in prosa raccolti postumi in volume nel 1869 con il titolo Lo spleen di Parigi (probabilmente il più aderente alle intenzioni dello scrittore). Si tratta di componimenti che inaugurano un genere nuovo, brevi prose in cui si alternano o si mescolano parti narrative (aneddoti, sintetiche novelle, apologhi), riflessioni saggistiche, creazione artistica frammenti lirici, aforismi, paradossi sarcastici (Glossario) e pungenti, parabole morali in assenza del bizzarre e oniriche; il tutto è caratterizzato da uno stile che, sia pure verso, si avvicina alla poesia e giustifica la definizione di "poemetti" (petits poèmes). VITA: nacque a Parigi nel 1821. Suo padre morì quando lui aveva solo 6 anni e godette per un breve e felicissimo periodo della tenerezza esclusiva della madre. Ma quando lei si risposò con un ufficiale in carriera, si sentì tradito. Con la maggiore età entrò in possesso della cospicua eredità paterna, ma il patrigno, per evitare che sperperasse tutto il denaro acquisito, lo mise sotto la tutela di un notaio, dal quale riceveva un modesto stipendio mensile. Baudelaire cominciò allora a lavorare come giornalista e critico d'arte e di musica. Nel 1848 partecipò alla Rivoluzione Parigina per spirito di contestazione e di rivolta. Si diede poi alla vita elegante e dispendiosa del dandy, vivendo in un lussuoso appartamento con l'attrice mulatta Jeanne Duval. Via via, incalzato dai debiti e dagli usurai, si immerse nella vita squallida e miserevole della metropoli e si diede all’alcol e alla droga. AI tempo stesso, però, avvertì un fortissimo senso di colpa e bisogno di riscattarsi. FIORI DEL MALE: | Fiori del Male sono una raccolta poetica di Baudelaire. La prima versione dell’opera, che conteneva 100 poesie, suscitò grande scandalo, tant'è che il tribunale ne ordinò il sequestro poiché troppo esplicita in alcuni suoi passi. Dopo la condanna, Baudelaire ne realizzò una seconda versione suddivisa in sei sezioni: Spleen e ideale, | fiori del male, La rivolta, Il vino, La morte. Il titolo allude, con la parola fiori, alla bellezza che solo l'arte sa realizzare; la parola male, al degrado e alla volgarità della società contemporanea. Nella corruzione del mondo contemporaneo solo l'arte è in grado di produrre la bellezza. Egli intuisce che al di là delle apparenze, c'è una realtà più profonda e autentica alla quale può giungere solo con la poesia. Per rivelare queste zone egli ricorre a un linguaggio nuovo e allusivo, capace di intravedere le misteriose corrispondenze e analogie che legano tra loro le cose più diverse. Allora le parole perdono valore convenzionale e vengono riscoperte nel loro significato allusivo e fonico. Diventano simboli che rimandano a un’altra realtà. Questa raccolta poetica ha una precisa organizzazione: nella prima parte il poeta, per fuggire dallo spleen, ossia da uno stato di depressione e noia, di disgusto per il mondo e per la vita borghese, si protende verso la bellezza e la purezza, ma ciò risulta vano e quindi ripiomba nuovamente in basso. Nella seconda sezione, il poeta entra a far parte della vita squallida della città industriale. Nelle sezioni successive, invece, il poeta cerca delle vie di evasione dalla sua condizione: la fuga verso l’esotico, i paradisi creati con l'alcol e l’oppio, il vizio e la sregolatezza. Sono tutti però tentativi vani, allora, infine, il poeta si appella a Satana. Però risulta inutile anche questo, allora il poeta si rivolge alla morte, vista come la possibilità di poter esplorare l'ignoto. La poesia baudelairiana ha un carattere molto provocatorio, ad esempio la figura del fiore era sempre stato simbolo di bellezza e gentilezza, mentre ora sono il male, il vizio, la correzione, immagine quindi di una condizione degradata e disperata. In tutta l’opera si nota l'atteggiamento conflittuale del poeta nei confronti del contesto sociale in cui vive, e allo stesso tempo denuncia la degradazione portata dalla vita moderna nelle città industrializzate, in cui si sono persi i valori del passato. La degradazione porta infelicità e noia, che nasce dalla consapevolezza che la realtà moderna ha ridotto gli uomini a cose e ha svuotato la vita del suo senso. La noia è peggio dell’infelicità, può ridurre il mondo alla catastrofe. Egli dice che non esistono più evasioni valide dalla noia. Sul piano tematico, nei Fiori del Male vi sono tematiche tragiche, come la disperazione, l'orrore, espressi attraverso immagini e termini non di carattere poetico. Caratteristico dei Fiori del Mate è l'uso continuo di immagini metaforiche. In Francia si era diffusa la figura del Bohemien (dalla Boemia, luogo abitato da zingari), un artista anti-borghese, che ha in comune col Dandy inglese la sua stravaganza e la libertà d'azione, invece risulta essere isolato nella società e non appartiene al mondo aristocratico/borghese, ma alla classe proletaria. v e creò l'oltreuomo ma D'Annunzio ne diede sbagliata, quella del superuomo ovvero un uomo sopra degli uomini comuni. a creare una nuova conoscenza quindi era sul campo 2 il superuomo voleva creare stupore con l’estetismo moralità. à che è codificata con l'irrazionalità MO: > valore assoluto e vede la letteratura più importante della vita. a in un mondo di arte e bellezza poiché in quel tempo gli artisti furono ori dei borghesi. gando dei personaggi esteti che rappresentavano il desiderio del poeta lussuria. CRISI DELL’ESTETISMO: n crisi in D'Annunzio nel 1890 poiché capisce che isolarsi in un mondo ario porta all’impotenza perché non può opporsi davvero alla borghesia e suo romanzo “Un ritratto allo specchio”. Andrea Sperelli, un giovane aristocratico proveniente da una famiglia di lla propria vita un’opera d'arte lo distruggerà moralmente e creativamente. ella mente di Andrea e infatti è un romanzo psicologico con dei simboli ) SPECCHIO: in crisi nel rapporto con la donna. Andrea è diviso tra due immagini femmin Elena Muti, femme fatale, che incarna l'erotismo IL FANCIULLINO: V Pascoli pensa che in ogni persona ci sia un fanciullino quindi una sensibilità nel sorprendelsi delle piccole cose come i bambini. La differenza tra poeta e uomo comune è che il poeta da voce al suo fanciullino e perciò si divide dal decadentismo che vede la distinguersi dalla massa. D'Annunzio crede che le persone comuni siano inferiori agli intellettuali mentre Pascoli il contrario perché il poeta è un uomo co piccole. Parla della vita umile dal punto di vista del fanciullino. Superuomo e fanciullino coincidono per quanto riguarda l'essere un qualcosa per distinguersi dalla massa anche se in 2 prospe Due sono gli elementi principali nella poetica del fanciullino: IMPRESSIONISMO = Contrario del verismo,l’artista rappresenta la natura per come gli appare soggettivamente e non per com. SIMBOLISMO = il simbolo non è immediato, non ha un legame logico né un richiamo immediato. Pascoli utilizza il simbolo in ur Agosto; la notte in cui muore il padre corrisponde con la morte di San Lorenzo. La simbologia astronomica è forte: la morte in ci cielo sembra piangere, partecipare al dolore della famiglia, dove le lacrime sono associate alle stelle cadenti. arte: Valore assoluto più importante della moralità e nel superuomo serve anche come propaganda. Portatrice di bellezza nel mondo. IL NIDO FAMILIARE: Il nido rappresenta la famiglia tra cui anche le persone defunte al suo inte un forte attaccamento. Lui è molto ossessionato da questi lutti tanto da non vivere la realtà ester persone fuori dalla famiglia,infatti qualsiasi altro tipo di relazione è come i questo è anche una forma di castità. Per lui l’amore è qualcosa di proibito e misterioso e infatti lo osserva da lc li ha solo con le sorelle. Quando una di loro si sposa,Pascoli avrà una forte depressione perché p il nido, lui infatti rinunciò anche il matrimonio con sua cugina per questo n erres, la donna pure, che rappresenta agli occhi del protagonista l'occasione di un'elevazione spirituale. Sperelli è in realtà attratto da uta (Andrea ricollega i fili e capisce che lei si è sposata con un uomo ripugnante ma ricco per non distruggere economicamente la ria Ferres, la donna-angelo, come un sostitutivo, poiché rappresenta l'oggetto di un gioco erotico più sottile e perverso. Andrea rivela laria, la quale lo abbandona, lasciandolo solo con il suo vuoto e la sua sconfitta. > capisce che lei si è sposata con un uomo ripugnante ma ricco per non distruggere economicamente la famiglia. si distanzia da Andrea per la sua perversione anche se è il suo alter ego che vorrebbe diventare. 10 tra il suo egoismo/cinismo e sentimentalismo/amorevolità. TÀ! nportanza alla sua vita che alla letteratura ma questa fase sarà superata dal superuomo. rare ai valori morali e all'etica. SIMBOLI: | simboli sono illogici e soggettivi e quindi ricordano il mistero, l'ignoto. Le cose e natura sono nominate con nomi scientifici proprio come farebi la prima volta e immedesimandone. Quindi i legami tra le cose si creano solo se si lascia la stare la logica e Tra “io” e “mondo esterno” non c'è alcuna differenza per Pascoli, perché dell'io si confonde con la realtà oggettiva. La sua visione del mondo è pi simile a quella dannunziana. l'infanzia e la purezza. ‘Poema paradisiaco” si cerca di ritornare nel passato quando si era innocenti e recuperare l'infanzia e la RAFA CARTA Tin conca di marta a nacetalmia CRISI POSITIVISMO: Inizialmente credeva che il mistero si potesse svelare con la scienza e infatti le sue prime scientifici. Poi però anche con la creazione del fanciullino realizza che la scienza non può scoprire q VITA: Gabriele d'Annunzio nacque a Pescara nel 1863 da una famiglia borghese. Egli studiò nel collegio Cicognini di Prato, una delle scuole più aristocratiche del tempo in Italia. Precocissimo, esordì a sedici anni con un libretto di versi, Primo vere, che suscitò un certo interesse. A diciotto anni, raggiunta la licenza liceale, si trasferì a Roma per frequentare l'università che presto abbandonò per vivere una vita mondana e nelle redazioni di giornali. Infatti, per alcuni anni, esercitò la professione di giornalista collaborando per alcuni giornali, soprattutto “La Tribuna” di Roma, con articoli di cronaca mondana ma anche di letteratura. A Napoli, trasferitosi per sfuggire ai creditori, scrisse sul “Mattino”, un importante giornale fondato da Matilde Serao. dell'arte. LA GUERRA E L’AVVENTURA FIUMANA: L'occasione tanto attesa per l'azione eroica gli fu offerta dalla Prima guerra mondiale. Allo scoppio del conflitto d'Annunzio tornò in Italia ed iniziò un'intensa campagna interventista con le radiose giornate di maggio. Arruolatosi volontario, attirò nuovamente su di sé l’attenzione con imprese clamorose, la “beffa di Buccari” (un'incursione nel golfo del Carnaro, in Istria, con una flotta di motosiluranti), il volo su Vienna. Nel dopoguerra d'Annunzio si fece interprete dei rancori per la “vittoria mutilata” che fermentavano tra i reduci, capeggiando una marcia di volontari su Fiume. Scacciato con le armi nel 1920, sperò di proporsi come “duce”, ma fu scalzato da un più abile politico, Mussolini. Il fascismo poi lo esaltò come padre della patria, ma lo guardò anche con sospetto, confinandolo praticamente in una villa di Gardone, che d'Annunzio trasformò in un mausoleo eretto a se stesso ancora vivente, il “Vittoriale degli Italiani”. Qui trascorse ancora lunghi anni, ossessionato dalla decadenza fisica e vi morì nel 1938. LA merloa DELL'AZIONE: LA POLITICA E IL TEATRO: Per questo, nel 1897, tentò la vita da parlamentare, come deputato dell'estrema destra, in coerenza con le idee espresse nei suoi libri, in cui disprezzava i principi democratici ed egualitari. Il suo sogno era quello di restaurazione della grandezza di Roma e del dominio di una nuova aristocrazia. Ciò non gli impedì, nel 1900, di passare allo schieramento di sinistra. Cercando uno strumento con cui agire più direttamente sulle folle, d'Annunzio a partire dal 1898, si rivolse anche al teatro che poteva raggiungere un pubblico più vasto. Ma i sogni attivistici ed eroici erano destinati a restare confinati alla letteratura. Nonostante la sua fama stesse toccando punte “divistiche”, sebbene il dannunzianesimo, a causa dei creditori inferociti, nel 1910 fu costretto a fuggire dall'Italia e a rifugiarsi in Francia. Attraverso la sua produzione di versi e le sue opere narrative, acquisì subito notorietà in campo letterario. Molto spesso le sue opere suscitavano scandalo per i contenuti erotici. Anche la sua vita fatta di continue avventure galanti, lusso e duelli fu altrettanto scandalosa. Sono gli anni in cui d'Annunzio si crea la maschera dell’esteta, dell'individuo superiore che rifiuta inorridito la mediocrità borghese per rifugiarsi nel mondo ESORDIO: L'esordio del giovane d'Annunzio avviene sotto il segno di due scrittori: Carducci e Verga. Infatti, le prime due raccolte liriche, Primo Vere e Canto Novo, si rifanno a Carducci. La prima opera letteraria, la raccolta di novelle Terra Vergine, invece, è influenzata dal Verga verista. Primo Vere è la prima raccolta di liriche, pubblicata quando l’autore era appena sedicenne. Innanzitutto, l’opera è interessante per la strategia promozionale fatta dall'autore stesso che diffonde in contemporanea con l'uscita della sua creazione la notizia di una sua precocissima morte a causa di un incidente a cavallo. Ciò dimostra come, anche se ancora in piena adolescenza, d'Annunzio conoscesse già i meccanismi della pubblicità e del sistema economico del tempo. Canto Novo riprende da Carducci la metrica barbara e porta all'estremo il tema della fusione tra io e natura. Compare anche il vitalismo esasperato, che mostra fin da subito, da contrapporsi al fascino della morte. ** Per Terra Vergine, invece, il poeta verista non è così influente. Di Verga c'è solo il rimando alla propria terra d'origine, le campagne abruzzesi per D'Annunzio. L'opera presenta l'intromissione del narratore e il mondo descritto è non problematico; questo va contro le regole verghiane. Fin dall’esordio, quindi, il giovane d'Annunzio presenta una propria personalità e sopratutto aspetti del Decadentismo Italiano del quale diverrà uno dei portavoce. Le Laudi sono una raccolta di poesie divisee in cinque gruppi differenti: Maia, Elettra, Alceyone, Merope e Asterope. LAU DI JM queste c'è un avvicinamento tra io e natura e si vuole diffondere id verbo vate ovvero l’intellettuale che manipola e guida la massa. Questa raccolta doveva raggruppare le sue liriche e essere una celebrazione di se. y Fanno parte della fase superomistica. MAIA: Il primo volume è Maia (1903), non è una raccolta di poesie ma un lungo poema (8000 versi) in cui c'è il vitalismo e il voler provare ogni aspetto della realtà anche moderna e industriale.C’è libertà nelle rime nella lunghezza, nei versi. Il 1 libro Maia è incentrato su il culto degli eroi dell’ antichità che sono però rivisitati in chiave superomistica, su tutti svetta la figura di Ulisse rappresenta il super uomo. C'è un viaggio in Grecia avvenuto veramente da D'Annunzio dove avviene perfettamente la fusione tra uomo e natura. 4 / Y / ELETTRA: / Il 2° libro Elettra celebra gli eroi della storia e della cultura come Dante, / Garibaldi, Vittorio Emanuele terzo fino ad innalzare il nazionalismo aggressivo / / ed imperialista. f Vv f ALCIONE: Alcione è il terzo volume e il tema non è celebrativo ma lirico perché ha la fusione io- natura quindi la fusione tra sentirsi parte della natura e un atteggiamento di contemplazione e evasione. Questo libro è come una vacanza estiva in cui le liriche si susseguono per stagioni e stati |__ d'animo e l'estate è quella che consente la piena vitalità. Alcyone costituisce una tregua del superuomo, il suo momento di riposo di abbandono alla natura, infatti, il tema fondamentale sarà il panismo (identificazione dell'uomo con la natura). Y MEROPE e ASTEROPE: Il 4° Libro Merope è ispirato alla guerra in Libia del 1912. Il 5° Asterope rimasto incompiuto però è l' espressione degli ideali bellici nazionalistici di D'Annunzio. SERA FIESOLANA: Il poeta si trova a Fiesole e descrive la sera che sta per arrivare in campagna. Non è una narrazione ma solo degli accostamenti di immagini naturali come paesaggi e piante che richiamano i temi amorosi e l'immedesimazione dell'uomo con la natura e le cose perché per D'Annunzio “le cose sono i simboli dei nostri sentimenti”. Nella prima strofa si usa la parola “fresche” per indicare un'idea di freschezza,pace e dolcezza. Qui D'Annunzio si rivolge a una donna incorporea e ideale. Nella seconda strofa si usa la parola “dolci” che descrive la campagna. Nella terza strofa il poeta pensa a paesi misteriosi e c'è una personificazione delle colline nelle labbra della donna pronte ad aprirsi per rivelare un mistero. Questo è il mistero della natura in cui il poeta si abbandona. PIOGGIA NEL PINETO: Scritta 1902. Siamo alla fine dell'estate e il poeta con la sua ragazza Ermione, passeggiano nella pineta che ricopre la spiaggia toscana. Quando inizia a piovere il poeta invita Ermione a tacere per ascoltare il rumore delle gocce che diventano sempre di più. Oltre al suono della pioggia,ci sono anche i suoni degli animali come cicali e rane. D'Annunzio e Ermione,camminando,si mimetizzano con la foresta diventando essi stessi alberi e erbe per far capire che non c'è confine tra uomo e natura. Il dialogo con la natura arricchisce l'animo umano e lo predispone ad una pace che lo riempie di forza. La coppia protagonista della lirica dannunziana si inoltra nel bosco noncurante della pioggia proprio per mettersi in ascolto della natura. In un'atmosfera così rarefatta la realtà lascia il posto alla fantasia e alla metamorfosi: tutto si trasforma e si identifica con la natura. Ciò che colpisce più di ogni altra cosa è l'utilizzo delle parole che rendono un'idea di musicalità e di sonoro: per esempio vengono riprodotti i rumori che rendono meglio l'idea dello scròscio della pioggia, viene anche riprodotto abilmente il canto delle cicale per esempio, il verso della rana nel momento stesso che ha smesso di piovere. Molto importante è anche la resa del colore della vegetazione circostante attraverso l'utilizzo di parole molto vivide, precise e dettagliate che rendon: l'idea di come sia la vegetazione circostante. Molto ricorrente è per esempio l'uso del verde come colore per rendere l'idea delle piante che sono presenti nel luogo descritto. L'ASSIUOLO: Fa parte di Mirice. Come titolo è l’assiuolo, l'uccello rapace per certi versi simile alla civetta, il cui verso si sente lugubre, nelle notti di luna. Secondo la credenza popolare quel suono è un annuncio di disgrazia e di morte. L'inizio non è mai drammatico, qui è una notte chiara, bella e incantevole e invece in questa notte incantevole il poeta ode venire dai campi la voce di questo assiuolo, che più passa il tempo più diventa “voce, singulto, pianto”, climax ascendente. Anche il cuore sembra trovare in quella voce l'eco della sua angoscia misteriosa e di questo sentimento di morte. Questa è una lirica estremamente musicale, ricca di armonia e di melodia, suoni che si diffondono nel cielo di perla. Ogni strofa si conclude con quel “chiù”, grande valore simbolico. Va letto ogni volta con un tono diverso di voce. Il motivo conduttore della lirica, ricchissima di suoni onomatopeici, è il verso dell'assiuolo, voce desolata che emana tristezza. Il linguaggio usato è fortemente connotativi, oltre a trasmetterci informazioni precise suscita suggestioni, allusioni, il senso del mistero, dell'angoscia, dello sgomento. 4 TEMPORALE: Pascoli vuole rappresentare il nido famigliare con un casolare bianco che è l'unico elemento umano presente nella poesia. Questo casolare però è lontano e quindi il soggetto è in pericolo,inoltre assomiglia ad un'ala di gabbiano. Il cielo è pieno di nubi nere con tratti bianchi e un color rossastro che rappresenta il tramonto NOVEMBRE: La prima strofa presenta l'immagine di una giornata di straordinaria limpidezza e luminosità; sembra primavera, visto LAMPO: che lo sguardo, istintivamente, Cerca, gli albicocchi po fiore. Improvvisamente, nel silenzio che prepara il temporale un lampo squarcia la Nella seconda strofa subentra l'inganno: altri segnali (il ramo notte stecchito, il cielo senza uccelli, il terreno cavo ai passi umani) La casa appare bianchissima e poi viene inghiottita dal buio come un occhio A IZ ; che si chiude per la paura. Nela ELE GEbIamO i cenarazione CONcualva: la lle Questa opera non deve essere interpretata paesaggisticamente ma Riva nt Sesta. S9) Son eni Seca metaforicamente perché il lampo è simbolo delle rivelazioni improvvise di gelida aria che annuncia il sopraggiungere dell IRSA angoscia nell'uomo davanti al dolore dell’esistenza. l'estate dei morti: dunque siamo all'inizio di novembre, come già il titolo dichiarava. —__— Lo svolgimento tematico e psicologico della poesia si attua dunque nel contrasto fra il principio e la conclusione: dai simboli della vita (la chiarezza del sole, la luminosità dell’aria) si giunge all'estremo opposto, dove la freddezza autunnale diventa un emblema della morte. v CANTI DI CASTELVECCHIO: Composti nel 1903 nello stesso anno di Alcyone di D'Annunzio, rappresenta una raccolta che inaugura il Novecento in Italia. GELSOMINO NOTTURNO: Si ha una narrazione dei piccoli eventi naturali che scandiscono la notte, dall'arrivo della sera all'alba; tale narrazione è però accompagnata da riferimenti delicata alla vicenda d'amore dei due giovani sposi, dalla quale nascerà il figlio Dante Gabriele Giovanni (i primi due nomi in omaggio al poeta preraffaellita Dante Gabriel Rossetti; l'ultimo nome in omaggio a Pascoli). | temi sono sempre gli stessi: la natura, le stagioni, ciclo vita e morte. L'autunno è la stagione con cui definisce le myricae in quanto simbolo di morte. È la dimensione della memoria, del doloroso passato, dei cari perduti che permea interamente i Canti; la raffigurazione della natura si carica così delle ansie, delle inquietudini e delle angosce del Il gelsomino notturno è un componimento che mette in evidenza il simbolismo pascoliano, dato che è costruito su un alternarsi di detto e non detto e sulla corrispondenza tra elementi (oggetti, suoni, odori). poeta. Egli ha tentato di ricostruire un “nido” che potesse sostituirsi a quello della sua infanzia, distrutto tanto precocemente e atrocemente. E' dedicato alla madre infatti immagina dei dialoghi con lei. Y ARANO: Questo brano rappresenta una immaginaria passeggiata compiuta da Pascoli nella campagna toscana. La nebbia conferisce un sentimento di malinconia alla poesia assieme ai contadini che svolgono operazioni agricole ripetendo gesti secolari. La strofa conclusiva si concentra sulle immagini del passero — il quale sa che quando i contadini se ne saranno andati potrà beccare le sementi tra le zolle e gode a questo pensiero — e del pettirosso, il cui verso squillante ma sottile richiama il tintinno degli oggetti d'oro, in un'associazione di suono e colore. Vi è il tema della lotta fra l'uomo e la natura e infine c'è l'umanizzazione degli uccelli i quali sopravvivono rovinando il lavoro faticoso dei contadini. > ]»- La poesia viene definita istantanea, poiché si riferisce a momenti e istanti precisi nella prima notte degli sposi, collegati tramite simbolismi. L'erotismo è dato dalle varie analogie con la natura ed è drammatizzato con le esperienze di vita di Pascoli. Infatti egli accosta la sua tristezza all'atto della fecondazione perché i due coniugi hanno un'intimità che Pascoli non ha mai avuto. L'apertura del fiore fa riferimento alla fecondazione e viene terminata con il suo sgualcimento che fa riferimento alla perdita della purezza della donna. La nascita di una nuova vita per Pascoli non è una cosa serena. X AGOSTO: Fa parte della raccolta di poesie Myricae. Questa lirica fu scritta dal Pascoli per ricordare la figura del padre Ruggero, il quale fu assassinato il 10 agosto 1867. La parte centrale di X agosto racconta invece la storia parallela e tragica del ritorno a casa di una rondine e del padre di Pascoli, Ruggero, entrambi uccisi prima di poter riabbracciare la propria famiglia, che rimane ad aspettarli inutilmente. La morte del padre è stata un evento traumatico nella vita di Giovanni, che in X agosto sembra quasi paragonare la morte del padre a quella di Cristo. La rondine è infatti un chiaro richiamo a Ruggero e la sua figura è esplicitamente collegata alla morte di Gesù in croce. Questo serve al poeta per mostrare l'assoluta innocenza del padre; il caso non sarà mai risolto e Pascoli non avrà mai una spiegazione sul motivo che spinse i due uomini appostati ad uccidere Ruggero. Uno dei temi che è presente nella poesia è quello del nido, visto come rifugio dai dolori della vita (in questo il dolore molto forte provato dal poeta in seguito alla morte del padre Ruggero). I nuovi intellettuali tendono a negare i ruoli tradizionali * | CREPUSCOLARI: Non formano una scuola unitaria ma accomuna solo dei poeti malinconici e che odiano i poeti giovani come Pascoli e D'Annunzio che rovinavano la poesia. Usano un linguaggio basso e quotidiano,infatti parlavano di quotidianità in contrapposizione ai contenuti nobili. Il poeta crepuscolare si isola dalla società e quindi il pubblico è indifferente a lui. * Il movimento dei futuristi, invece, dichiara esaurito il ruolo umanistico degli intellettuali e propone agli artisti una nuova funzione: quella di interpreti del nuovo e di esaltatori della macchina e del progresso industriale; *| VOCIANI, respingono sia il semplice rifiuto dei crepuscolari, sia quella dei futuristi. | vociani gravitano intorno alla rivista Fiorentina “La voce”; essi non sono un gruppo omogeneo ma esprimono le esigenze spirituali e morali di cui si faceva carico la rivista, e si dedicano all'impegno civile per colmare un vuoto profondo. Agli inizi del 900, a causa della trasformazione artistica- culturale, cambiarono gli spunti della poesia e prosa riprendendoli dal Decadentismo. La lirica abbandona gli schemi rigidi basati sulla metrica e PARTITO INTELLETTUALI: In questo periodo c'è molto dinamismo e attivismo in ogni settore. — > Gli intellettuali volevano trasformare la cultura e la letteratura italiana per migliorare la società condannando le classi dirigenti. Ci sono delle tendenze antidemocratiche e antisocialiste che rifiutanc larima. i valori borghesi che sono meschini La prosa è più soggettiva ed evita la struttura articolata del ; ghesi c ceti i] n rari a romanzo. Da D'Annunzio ai futuristi c'è il culto dell’eroismo e della forza più la propaganda a favore della guerra. Quindi si diffonde il nazionalismo che spingerà l’Italia nel conflitto. > AVANGUARDIE: Inizialmente il termine avanguardia indicava un gruppo di soldati che precedono il grosso dell'esercito, superano la linea di fronte ed affrontano i maggiori pericoli. Poi le avanguardie sono diventate movimenti intellettuali/culturali che voglio rinnovare la cultura della società e trovare una nuova arte che fosse soggettiva. Negano la tradizione, memoria,gusto,società di massa che per loro è materialista. Volevano un’arte che esprimesse l’inconscio,la rottura dal passato,e la voglia di modernità. Criticano il mercato culturale che mercifica l'arte estetizzandola ancora di più,mentre per loro l’arte deve essere quasi illeggibile e provocatoria, quindi non la si estetizza. Le avanguardie ebbero un insuccesso perché c'era al loro interno una forte contraddizione ovvero il disprezzo della società di massa ma la loro voglia di avere anche la loro approvazione. | principali movimenti d'avanguardia furono: l'Espressionismo, il Futurismo, il Dadaismo e il Surrealismo. Comune di tutte le avanguardie è l'opposizione al Naturalismo e al Decadentismo: all'arte come rispecchiamento oggettivo della realtà si oppone l’arte come visione soggettiva ed espressione dell'inconscio. L'industrializzazione determina una crisi del tradizionale ruolo dell’intellettuale. D'annunzio vi si adatta attraverso la spettacolarizzazione della propria vita esibita e offerta all’imitazione della massa borghese. FUTURISTI: | Questo movimento nasce nel 1909 quando Filippo Tommaso Marinetti pubblicò sul quotidiano | “Le figaro" il primo Manifesto futurista. Essi vogliono bruciare le biblioteche e musei per distaccarsi del tutto con il passato. | Volevano un rinnovamento di tutto e volevano il progresso,il culto della macchine e della | velocità,la violenza e la guerra. | Non volevano la tradizione. L'arte avrebbe dovuto esaltare la bellezza della velocità e della macchina e partire dal presente | quindi dalla realtà industriale. Ì Glorificavano la guerra, la violenza e la lotta e anche il maschilismo. | Per cui c'era un forte nazionalismo che poi in Italia fece da base al fascismo. I MAESTRI LETTERARI: Dal punto di vista letterario Flaubert fu molto importante per la sua formazione. CU LTU RA DI Da lui prese gli eroi che sono sognatori per creare una realtà più bella, personaggi vii me dei propri stereotipi,irrisione fredda nei personaggi. SVEVO Anche Bourget fu per Svevo influente, soprattutto per quanto riguarda la ricostruzione della psicologia dei personaggi e della loro interiorità. > Tra i romanzieri russi Svevo fu affascinato da Turgheniev che nei suoi componimenti presenta diversi personaggi “inetti”, sognatori ed inconcludenti, ma anche da Dostoievskij che nei suoi romanzi si addentra nelle zone segrete della psiche dei personaggi. Grazie ai soggiorni in Inghilterra, ma anche grazie all'ottimo rapporto con Joyce, Svevo venne a conoscere i grandi umoristi inglesi, come Swift e Dickens, da cui riprese l'atteggiamento ironico e l'umorismo che poi elaborò nella Coscienza di Zeno. L'amicizia con James Joyce fu molto importante per Svevo, tuttavia non si può dire che la sua letteratura fu influenzata da lui. Negli anni passati, secondo la critica, vi erano degli elementi in comune tra il “flusso di coscienza” dell’Ulisse di Joyce e la confessione di Zeno. Tuttavia la critica attuale ha screditato la critica precedente confermando il fatto che sono state utilizzate due tecniche completamente diverse. I RAPPORTI CON LA PSICOANALISI: Le nuove correnti del mondo intellettuale ebbero sull'autore una decisiva influenza: condivise con il marxismo l'atteggiamento critico verso la società borghese e industriale (che porta all’alienazione) e che tutti i fenomeni sono derivati dalle classi sociali e la psicologia debole è derivata dall'essere in una classe sociale disprezzata. Non concorda con il marxismo sul fatto che ci voglia la rivoluzione per cambiare la politica. Si interessò della psicoanalisi come strumento per conoscere il comportamento dei suoi personaggi, più che come metodo curativo I MAESTRI DI PENSIERO: SCHOPENHAUER, NIETZSCHE, DARWIN: LA LINGUA: Svevo viene quindi a rendere proprie alcune parti dei pensieri di questi filosofi Per lungo tempo la critica ha sostenuto che Svevo scrivesse male ed infatti la sua prosa è adattandoli ai propri personaggi. molto distante dal “bello scrivere” della tradizione letteraria italiana. La lingua Di Schopenhauer prende il lato dello smascheratore implacabile degli quotidianamente parlata dallo scrittore non era l'italiano ma il dialetto triestino. Svevo autoinganni, infatti nei suoi romanzi, Svevo mira sempre a smascherare gli conosceva perfettamente il tedesco e dunque tracce di costrutti della lingua tedesca si autoinganni dei suoi personaggi (smascherare le debolezze). riconoscono nella sua scrittura. La sua prosa in realtà è efficacie nel rendere le tortuosità Prese la teoria del pessimismo radicale=il dolore doveva essere liberato con della psiche in cui si addentra la sua ricerca. In “Una Vita” e “Senilità”, che sono narrati in la rinuncia a vivere,la non volontà. terza persona, domina il discorso indiretto libero dove si riflette la caratteristica espressione del personaggio. In “La coscienza di Zeno” , che è narrato in prima persona da Da Nitche riprese l’idea che la vita non era unica ma dagli impulsi si creava un Zeno stesso, la critica ha evidenziato come nel romanzo la scrittura riproduca il linguaggio flusso vitale,inoltre la critica alla borghesia. tipico di un borghese triestino che utilizza l'italiano. Allo stesso modo, sotto influenza darwiniana, Svevo presenta il comportamento dei suoi personaggi come prodotto di leggi naturali immodificabili che non dipendono dalla volontà dell'uomo. “UNA VITA” L'IMPOSTAZIONE NARRATIVA: IL TITOLO E LA VICENDA: Il primo romanzo composto da Svevo fu Una Vita, pubblicato a proprie spese nel 1892 presso un piccolo editore triestino. Il titolo originario dell'opera era Un inetto, ma, il suo editore riteneva tale titolo poco accattivante e decisero di nominarlo Una vita. Tuttavia il romanzo ebbe poco successo. Narra di un giovane,Alfonso Nitti, che dopo la morte del padre, va vai dal suo paese per lavorare a Trieste poiché ha pochi soldi. Alfonso è un appassionato di letteratura. Il padrone della banca,Maller,propose ad Alfonso di lavorare li e qui conobbe Macario che era intelligente e sicuro di se (contrario dell’inetto) con cui fece amicizia. Conobbe anche la figlia di Maller,Annetta, che anche lei è appassionata di letteratura e quindi l'aiuta nel creare un romanzo ma fu sedotta da Alfonso. Qui il giovane potrebbe trasformare la sua vita sposandola a invece fugge da lei impaurito con la scusa della madre malata. Quando ritornò la madre si ammalò veramente e morì,per cui ritornò a Firenze e vide Annetta fidanzata con Macario. Alfonso si ingelosì e si sentiva giudicato dalla banca per cui Macario lo superò. Dopo essere stato trasferito ad un compito di minore importanza, Alfonso affronta indignato il signor Maller, ma commette errori irreparabili: scrive ad Annetta per chiederle che cessino le persecuzioni nei suoi confronti, ma il gesto viene visto come un ricatto. All'appuntamento che egli ha chiesto alla ragazza si presenta il fratello che lo sfida a duello. Alfonso, sentendosi “inetto”, decide di cercare una via di scampo nella morte. LE ALI DI GABBIANO: Nel brano “le ali del gabbiano” l’autore presenta l'opposizione tra Macario, il lottatore, e Alfonso Nitti, il contemplatore. Mentre Macario si dimostra sicuro di sé e in grado di far avanzare la Narrazione data da una voce fuori campo che si rivolge ai personaggi in terza barca, Alfonso appare timido e timoroso. _ . n persona. Macario fa notare ad Alfonso Nitti il volo del gabbiano: “Il gabbiano" gli dice “è fatto per essere Il lettore vede le cose come Alfonso per cui sa solo ciò che lui conosce per cui si un predatore perché ha un cervello piccolo e ha lo scopo di aggredire (ruolo del lottatore) i pesci passa da un romanzo realistico a uno psicologico. (le prede, i contemplatori)”. Il gabbiano ha le ali perché è nato con esse, ma chi non è nato con Oltre al punto di vista di Alfonso,abbiamo il narratore che smaschera gli inganni » le ali non può averle anche volendo. Il messaggio che egli sottintende è che Alfonso Nitti può dell'eroe. compiere solo voli pindarici (inutili in concreto). VI è dunque l'opposizione tra l’intellettuale (il Questa operazione di correzione è fatta con determinazione, tanto che il racconto contemplatore), che si nutre di cose astratte, e il lottatore (il gabbiano), che si ciba di cose sembra assumere le vesti di un vero e proprio processo alle menzogne, alle concrete. doppiezze, alle velleità e alle costruzioni fittizie del protagonista. Il romanzo si regge tutto su questa opposizione di due punti di vista antagonistici. L’INETTO E | SUOI ANTAGONISTI: Alfonso Nitti inaugura il personaggio dell’inetto, quindi un eroe debole, insicuro e quindi incapace alla vita. Questa debolezza è derivata dalla declassazione e la condizione intellettuale,infatti Alfonso fu declassato e era legato a una cultura umanistica. Queste due cose lo rendono diverso e inferiore dalla società borghese che volevano solo il profitto e produzione. Alfonso però si trasforma ai suoi occhi come un orgoglio e privilegio spirituale, quindi si crea una maschera che nasconde le sue frustrazioni. | suoi antagonisti sono coloro opposti a lui quindi virili e forticome Maller che è il capo e padre possente e forte e Macario che ha tutte le doti che Alfonso non ha come la sicurezza di se, intelligenza, l'essere adatto alla vita. Per questo Macario ruba la donna a Alfonso che per lui rappresentava una scalata sociale
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