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Programma di storia Di tutto il terzo anno di un liceo, Dispense di Storia

STORIA TERZO ANNO LICEO: Riforma della Chiesa, Martin Lutero e la Riforma protestante, La frattura religiosa in Germania, Nascita Chiese Protestanti, La chiesa anglicana di Enrico VIII, Il concilio di Trento, La strategia cattolica per la riconquista delle anime, Controriforma e repressione delle eresie, guerre di religione e i nuovi equilibri tra le potenze, Inghilterra di Elisabetta I, Guerre religione e monarchia in Francia, Europa in recessione, Rivoluzione scientifica,

Tipologia: Dispense

2019/2020

In vendita dal 05/07/2023

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Scarica Programma di storia Di tutto il terzo anno di un liceo e più Dispense in PDF di Storia solo su Docsity! CAPITOLO 13 VERSO UNA RIFORMA DELLA CHIESA pag 432 La crisi della crisAanità Nel 1530 Carlo V riceve1e la corona di re d’Italia celebrando così il suo trionfo su Francesco I. Questo successo durò poco perchè in Germania i principi protestanE erano in aperta rivolta. Questo confli1o ebbe origine dalla crisi della vita spirituale e delle isEtuzioni della Chiesa all’inizio del 500. I fedeli in Italia e in Europa iniziarono a denunciare la corruzione degli ecclesiasEci e l’eccessivo interesse del vescovo di Roma per le faccende temporali. La protesta in Germania aveva dato origine a una riforma protestante. I papi del Rinascimento Dalla fine del 400 i pontefici erano scelE dalle maggiori famiglie aristocraEche. Non erano uomini di Chiesa ma ambivano al ruolo di pontefice solo per gesEre la poliEca. Ad esempio, Alessandro VI, dalla famiglia Borgia, si alleò con Luigi XII per garanEre a suo figlio Cesare il dominio dell’Italia centrale. MolE papi si comportavano come dei soldaE, ad esempio Giulio II (famiglia dei Della Rovere) fu chiamato il Papa guerriero per la sua predisposizione alle armi. I pontefici avevano l’obieWvo di promuovere la corte ponEficia a1raverso il mecenaEsmo. Anche Giulio II fu un grande papà mecenate, infaW alla sua corte vi furono arEsE come Michelangelo, Bramante e Raffaello. Leone X, il suo successore, aveva dato inizio alla costruzione della nuova basilica di San Pietro ed era ormai noto ai fedeli che egli era più interessato ad abbellire Roma che a porre rimedio alla corruzione e all’immoralità del clero. Un clero dipendente dal denaro: le indulgenze Gran parte dei vescovi e dei cardinali viveva alla corte di Roma dove si concentrava la vita poliEca e risiedevano negli splendidi palazzi faW costruire dai migliori architeW dell’epoca. I vescovi, che in teoria dovevamo abitare nelle proprie diocesi per occuparsi dei fedeli, abitavano a Roma. L’alto clero per far fronte alle spese ricorreva ai presEE bancari e in breve tempo si arrivò a sfru1are anche gli strumenE spirituali, così nacque la vendita delle indulgenze: in cambio di una certa somma di denaro il clero prome1eva ai fedeli la assoluzione dai peccaE e la riduzione della pena che avrebbero dovuto scontare nel Purgatorio (compravendita dell’aldilà) L’opposizione del clero locale L’assenza del vescovo implicava l’assenza di vigilanza sul basso clero. MolE preE non erano più in grado di occuparsi dei fedeli perché non sapevano dare spiegazioni sulle scri1ure sacre. Inoltre, pur avendo l’obbligo al celibato e alla casEtà, molE vivevano con le concubine e avevano dei figli. Inoltre, i preE si occupavano della raccolta delle elemosine, ma non le desEnavano ai bisognosi ma le usavano per mantenere le loro famiglie. La corruzione dei vescovi e dei preE provocò un forte moto di riprovazione tra i fedeli che iniziarono a contestare queste praEche e a interpretarle come il segno della degenerazione del clero. Soltanto i fraE degli gli ordini mendicanE seppero dare ai fedeli quello che volevano, infaW i fedeli si rivolgevano ai fraE per ricevere gli insegnamenE che i preE non erano più in grado di trasme1ere. L’esigenza di una riforma All’inizio del XVI secolo si iniziarono a presentare le condizioni per una riforma della Chiesa in diverse aree d’Europa. La riforma che stava per nascere era molto più pericolosa rispe1o alle eresie medievali. Innanzitu1o, c’era l’esigenza di una religiosità più inEma che in passato era stata richiesta anche dai predicatori come: John Wyclif, Jan Hus e dal movimento dei lollardi. Inoltre, anche l’umanesimo contribuì al rinnovamento della Chiesa, il grande umanista Erasmo da Ro1erdam dimostrava che la fede poteva essere ogge1o di meditazione personale. In Germania le tensioni erano amplificate anche da problemi di natura fiscale e poliEca. A differenza dell’Inghilterra e della Francia dove i sovrani erano riusciE a ridurre i privilegi fiscali della Chiesa, in Germania i privilegi economici della Chiesa erano rimasE intaW a causa del potere dei vescovi sulla nomina imperiale. MARTIN LUTERO E LA RIFORMA PROTESTANTE La campagna delle indulgenze in Germania In Germania si alimentò a livello locale un intenso mercato delle indulgenze quando un vescovo di nome Alberto di Brandeburgo ne vende1e innumerevoli. Il vescovo era già Etolare di 2 diocesi, ambiva alla carica di arcivescovo di Magonza con la quale sarebbe diventato un grande ele1ore imperiale. Poiché era vietato accumulare troppe cariche ecclesiasEche, egli pagò Papa Leone X chiedendo in presEto i soldi ai Fugger. Per resEtuire il presEto ai banchieri o1enne dal Papa la licenza di riscuotere ancora più violenta tra i contadini e lavoratori marginali che si ribellavano alle loro pessime condizioni di vita e chiedevano una riforma della società. I contadini e salariaE seminarono terrore nelle campagne compiendo violenze contro preE e vescovi ca1olici, ma anche contro i signori feudali incendiando i loro castelli e massacrandoli. Thomas Müntzer e gli anabaSsA Nacque un altro movimento che incitava la rivolta dei contadini ed era guidato da un ex seguace di Lutero, Thomas Müntzer. Egli comincia a predicare la nascita di una nuova società ovvero la comunità dei nuovi sanE in cui non esistevano né privilegi nobiliari né proprietà privata. con i suoi fedeli si definivano come "fratelli in Cristo" ma vennero chiamaE dai loro avversari anabaWsE perché non ritenevano valido il primo ba1esimo e sostenevano che ci si dovesse ba1ezzare di nuovo in età adulta perché si aveva più consapevolezza. Egli riuscì ad o1enere il potere in una ci1à in Turingia, organizzandola secondo i principi della sua do1rina. La reazione di Lutero e dei principi I principi decisero di reagire sia alla violenza nelle campagne sia alla riforma del movimento anabaWsta. Lutero si schierò con le autorità per porre fine alla rivolta e nel 1525 i principi si scatenarono contro i contadini, che sconfissero a Frankenhausen, in Turingia. Furono sterminaE centomila contadini e Thomas Müntzer fu fa1o prigioniero, torturato e decapitato. La guerra dei principi e la fraMura religiosa in Germania MolE principi avevano come obieWvo quello di rendersi più indipendenE dall’imperatore. Inizialmente Carlo V aveva cercato di trovare una soluzione di compromesso con i principi favorevoli a Lutero, autorizzando di scegliere la religione da professare nei loro territori. Nella dieta di Spira del 1529 Carlo V decise di riportare l’ordine vietando ai principi di seguire le idee di Lutero e imponendogli la resEtuzione delle terre so1ra1e alla chiesa e il rispe1o della libertà di culto per i ca1olici, ma i principi si ribellarono e lessero una protesta scri1a contro gli ordini imperiali e da questo momento presero il nome di protestanE. Nella dieta di Augusta i principi esposero una nuova professione di fede: la Confessio Augustana che proponeva una convivenza tra chiesa ca1olica e luterana ma non fu raggiunto nessun accordo. Allora nel 1531 i principi formarono un’alleanza militare de1a lega di Smalcalda a cui si oppose la lega di Norimberga che riuniva i principi fedeli al ca1olicesimo. Dopo la morte di Lutero, Carlo V vinse a Mühlberg nel 1547 ma subito dopo si arrese stringendo un pa1o con i luterani. Con la pace di Augusta nel 1555 ogni signore era libero di scegliere se essere luterano o ca1olico e i suoi suddiE avrebbero dovuto seguire quella fede o andarsene. L’esito di questa pace si può sinteEzzare con una frase: cuius regio, eius religio (la religione è di colui di cui è il regno). La Germania se1entrionale si schierò con la riforma mentre quella meridionale rimase fedele al ca1olicesimo. Con questo Carlo V pose definiEvamente fine al sogno di un unico impero CrisEano. CAPITOLO 14 LA NASCITA DI NUOVE CHIESE PROTESTANTI PAG 452 la riforma luterana nell’Europa seMentrionale Col tempo la riforma venne abbracciata oltre la Germania dai paesi scandinavi, I sovrani promossero questa nuova riforma con l’obieWvo di confiscare i beni della Chiesa ca1olica. I tesE luterani furono tradoW nelle principali lingue europee. Nello stesso tempo ci furono varie interpretazioni estremiste che non erano conformi al pensiero di Lutero. Lutero perciò decise di optare per un’organizzazione territoriale e gerarchica. La Germania e la Scandinavia si organizzarono secondo il modello delle LANDESKIRCHEN ovvero delle "Chiese territoriali" so1oposta all’autorità del principe locale. I pastori potevano vesEre abiE civili e potevano sposarsi: difaW Lutero sposò Katharina von Bora dalla quale ebbe sei figli. A Zurigo: la riforma di Zwingli In Europa ci furono grandi figure che si dedicarono a diffondere la do1rina protestante. Nelle aree svizzere di lingua tedesca il portavoce fu un parroco di Zurigo: ZWINGLI, Nel 1530 Il consiglio ci1adino impose ai sacerdoE di abbandonare la do1rina della Chiesa ca1olica per accogliere l’interpretazione del protestantesimo secondo Zwingli. Egli mise in discussione i sacramenE a1ribuendogli un valore simbolico. Ad esempio, secondo lui il ba1esimo rappresentava la scelta del credente di vivere in modo crisEano piu1osto che la liberazione dal peccato originale. E allo stesso modo nell’eucaresEa, in cui non vi erano presenE realmente il corpo il sangue di Cristo quindi secondo lui la comunione era una semplice rievocazione degli avvenimenE dell’ulEma cena. Egli impose un rito spoglio e intransigente eliminando musica e processioni e riducendo la funzione religiosa alla sola le1ura della Bibbia. Inoltre, era convinto che la religione e l’azione poliEca fossero collegate. Si oppose alla praEca del mercenariato, inoltre nel suo tentaEvo di uniformare alla sua do1rina tuW i cantoni della Svizzera non esitò a ricorrere alle armi. Zwingli entrò in contrasto con i luterani e morì nella ba1aglia di Kappel nel 1531. A Ginevra: la riforma di Calvino Nelle aree elveEche di lingua francese ci fu Giovanni Calvino. Egli pensava che l’uomo non potesse salvarsi con le sue opere ma solo per l’intervento della grazia di Dio. Credeva nella predesEnazione assoluta ovvero che l’uomo non può cambiare il suo desEno. Ciascuno deve agire onestamente e deve credere nelle scri1ure senza poter venire a conoscenza di quello che sarà il proprio futuro e se la sua fede sarà premiata. I calvinisE consideravano il lavoro quoEdiano come un impegno religioso e il guadagno doveva Essere trasferito nell’elemosina o in beneficenza, oppure reinvesEto in aWvità produWve uEli al benessere della comunità. Secondo lo storico Max Webber il protestantesimo calvinista ha favorito lo sviluppo di una mentalità economica nuova, cosEtuendo la base del successo del capitalismo moderno. A Ginevra venne costruita la Repubblica crisEana di Epo teocraEco dove la religione ispirava le leggi e il governo della ci1à. L’organo religioso supremo era il venerabile concistoro formato da sacerdoE e laici. Ogni carica ecclesiasEca aveva un compito: i diaconi si occupavano di amministrare i beni della comunità, i pastori si prendevano cura della Scri1ure, i do1ori erano responsabili dell’ortodossia della fede e gli anziani controllavano i comportamenE dei singoli ci1adini. Nell’organizzazione calvinista i pastori erano eleW dai fedeli, che dovevano seguire una disciplina religiosa e morale molto rigida. Il lusso era condannato. Ciò portò all’assenza di libertà di pensiero e la persecuzione degli oppositori poliEci del calvinismo. Il calvinismo si diffuse anche nei Paesi Bassi dove le chiese vennero chiamate "chiese riformate", mentre in Francia i seguaci furono deW ugonoW (nome dato dai ca1olici ai protestanE francesi). Arrivò anche in Inghilterra, in Scozia dove si diffuse grazie al predicatore convocazione del concilio perché voleva me1ere pace nei suoi domini. Il pontefice Paolo III nel 1542 organizzò il concilio di Trento che durò fino al 1563 con conEnue interruzioni. Il concilio iniziò ufficialmente nel 1545: il Papa e i cardinali temevano i conciliarisE, che intendevano ridimensionare la supremazia ponEficia. Quando l’assemblea ebbe inizio non vi fu alcuna speranza di riconciliazione tra ca1olici e protestanE, infaW un anno dopo giunse la noEzia della morte di Lutero e due anni dopo si svolse la ba1aglia di Mühlberg tra Carlo V e la lega di Smalcalda. Il Papà e la curia intendevano ribadire l’assoluta e universale do1rina ca1olica e per questo bandire la guerra contro gli ereEci protestanE. Anche la scelta della sede in cui doveva avvenire il concilio rivelava delle tensioni interne per quanto riguarda la parte ca1olica. Trento era un principato ecclesiasEco in territorio italiano ed era dipendente dall’impero, quindi era un punto di incontro tra Carlo V e il Papa che cercò più volte di spostare il concilio nei suoi territori. Al concilio parteciparono la maggior parte italiani, gli spagnoli, i francesi erano pochi e i tedeschi erano assenE per cui le possibilità di ricucire i rapporE con i protestanE erano quasi inesistenE. I lavori del concilio Nella prima fase del concilio si discussero le quesEoni teologiche: furono ribadiE i principi del ca1olicesimo e invece respinte tu1e le tesi protestanE. Fu confermato il valore delle opere, l’importanza della scri1ura e sopra1u1o della tradizione della Chiesa. Si stabilì infaW che solo la Chiesa aveva l’autorità di interpretare le sacre scri1ure e l’unica versione che veniva acce1ata era la traduzione di San Girolamo chiamata la “Vulgata”. Si ribadirono inoltre che i sacramenE erano 7, fu ribadita la do1rina della transustanziazione dell’osEa nella eucaresEa e anche il culto della Madonna e dei sanE che invece erano rifiutaE dai protestanE. Alla fine della prima fase Paolo III riuscì a spostare il concilio a Bologna nei suoi domini. La seconda fase si svolse di nuovo a Trento, con il Papa Giulio III e questa volta anche con i rappresentanE delle chiese protestanE che contestarono i decreE che erano staE approvaE precedentemente in loro assenza. La terza fase si occupò di quesEoni disciplinari e pastorali: La Chiesa di Roma confermò l’obbligo del celibato e ordinò ai vescovi di ritornare ad abitare nelle loro diocesi che dovevano visitare periodicamente (visite pastorali), inoltre fu anche proibito il cumulo di benefici. Invece per i giovani che volevano diventare sacerdoE furono isEtuiE i seminari. Nel 1564 Pio IV raEficò tu1e le decisioni con la bolla Benedictus deus e L’anno dopo fu reda1o il credo ufficiale della fede ca1olica, seguito nel 1566 dal catechismo ufficiale desEnato ai parroci affinché diffondessero le do1rine fondamentali della Chiesa. Il concilio, quindi ribadiva la totale centralità del ca1olicesimo romano. LA STRATEGIA CATTOLICA PER LA RICONQUISTA DELLE ANIME L’azione della Controriforma Negli anni seguenE la Chiesa ca1olica ebbe come obieWvo frenare la crisi interna al crisEanesimo riguadagnando la fiducia dei fedeli. Riorganizzando gli isEtuE ecclesiasEci e potenziando determinaE aspeW del culto ca1olico. I punE di azione principali furono: L’impegno dei vescovi alla guida delle diocesi, la fondazione di nuovi ordini religiosi per l’assistenza ai bisognosi, l’aWvità missionaria, una formazione più accurata dei parroci, la devozione popolare. Le decisioni del Concilio furono applicate grazie ai vescovi a cui fu imposto l’obbligo di visite pastorali nelle loro diocesi. La curia papale inoltre controllava l’operato dei vescovi mediante le visite apostoliche. L’arcivescovo di Milano, il cardinale Carlo Borromeo favorì la promozione ideologica della Chiesa: fondò nuovi seminari e agì sulla condo1a morale degli ecclesiasEci. Offrì degli spazi per l’assistenza caritatevole costruendo isEtuE per il sostegno delle persone in difficoltà e si impegnò anche nella costruzione di nuovi luoghi di culto. La fondazione di nuovi ordini: i gesuiA Molto importante fu anche la cosEtuzione di nuovi ordini religiosi: - I cappuccini che vollero rinnovare la regola francescana, - I barnabiE e gli scolopi che si occuparono dell’assistenza alla povertà infanEle, - Gli oratoriani che si specializzarono nell’istruzione degli indigenE, - I Fatebenefratelli per l’assistenza dei malaE. Inoltre, si vennero a creare anche ordini femminili come quello delle orsoline, quello delle carmelitane. Ma l’ordine religioso di maggiore influenza fu quello dei gesuiE o della compagnia di Gesù, fondata nel 1540 dallo spagnolo Ignazio di Loyola. L’ordine dei gesuiE era organizzato come un esercito ed era dipendente dal Papa. loro avevano tre voE comuni a tuW gli ordini monasEci ovvero la casEtà, la povertà e l’obbedienza. Per farne parte era richiesto uno sEle di vita molto severo e un lungo percorso di studi e penitenza. Quest’ordine ebbe anche una grande influenza nel mondo poliEco. La compagnia di Gesù fu molto importante per la diffusione del ca1olicesimo fuori dall’Europa, come ad esempio le missioni isEtuite in Asia e in America. Nel nuovo mondo il processo di evangelizzazione permise agli indios di migliorare le loro condizioni di vita all’interno delle Reducciones. Confessione e devozione La controriforma richiese di dare il potere di confessare, quindi di assolvere dai peccaE, solo ed esclusivamente ai sacerdoE. Nel Concilio di Trento si decise che i ca1olici fedeli avevano l’obbligo di confessarsi almeno una volta all’anno nel periodo pasquale. La Chiesa insiste1e sul fa1o che l’assoluzione dei peccaE dovevano darla i sacerdoE, perché in questo modo aumentava il proprio potere e controllo di ogni singolo crisEano e quindi dell’intera comunità. Legato a questa richiesta si ebbe un nuovo arredo nelle chiese: IL CONFESSIONALE in cui il fedele e il sacerdote erano separaE per evitare situazioni di inEmità e per mantenere il sacramento visibile a tuW. Inoltre, la controriforma esaltò la condivisione colleWva della fede a1raverso una liturgia più fastosa. Furono isEtuiE degli organismi ai quali era desEnata la gesEone degli evenE religiosi. LA CONGREGAZIONE DEI RITI ebbe il compito di organizzare le processioni e i Giubilei. Oltre alla liturgia fastosa si incluse anche l’esteEca dell’arte barocca che esaltava la monumentalità e anche la potenza del sacro. CONTRORIFORMA E REPRESSONE DELLE ERESIE Il sant’uffizio e l’inquisizione Nel 1542, con la bolla Licet ab iniEo, Paolo III isEtuì la congregazione del Sant’Uffizio una commissione stabile di cardinali che controllavano tuW i tribunali dell’inquisizione so1oposE ai vescovi locali. L’inquisizione colpiva non solo a chi esprimeva dissenso religioso o poliEco ma anche chi aspirava a una chiesa più pura. Gli ereAci italiani Spagna, sui domini italiani, sulle Fiandre e sulle colonie americane. uElizzò la religione come strumento di potere. Una nuova organizzazione del regno Filippo II riorganizzó il regno, con l’obieWvo di accentrare il potere nelle sue mani e ridimensionare il ruolo delle autonomie locali, delle cortes. Il sovrano predispose un arEcolato apparato burocraEco, che so1opose al proprio, controllo. Il governo fu stru1urato in o1o consigli diparEmentali con competenze specifiche su specifici se1ori della vita pubblica. Per la gesEone del territorio imperiale furono formaE sei consigli territoriali, che esercitavano la loro autorità sulle diverse province del regno. Le Cortes mantennero il diri1o di approvare o respingere le tasse proposte dal sovrano. Mentre le Cortes casEgliane acce1arono di buon grado il suo operato, altre tentarono una ribellione: fu il caso dell'Aragona nel 1590, la cui rivolta fu frenato nel sangue. La persecuzione contro marranos e moriscos Riprese le persecuzioni contro marranos e moriscos, cioè gli ebrei e i musulmani converEE, su cui c’era il sospe1o che conEnuassero a professare segretamente la loro religione. Le persecuzioni arrivavano a colpire chiunque avesse dei discendenE di origine ebraica o musulmana. Nel giro di pochissimi anni, queste minoranze furono costre1e a lasciare la Spagna, con conseguenze molto negaEve per il regno. Ebrei e musulmani, rappresentavano una parte molto dinamica della società spagnola: si dedicavano al commercio e alle aWvità finanziarie. Il loro esodo determinò, oltre che un impoverimento culturale, anche un grave danno economico. L'intolleranza religiosa, bloccò di conseguenza la diffusione di una mentalità rivolta all'innovazione imprenditoriale nel se1ore agricolo e mani- fa1uriero. Questo fu uno dei moEvi per cui la Spagna e i territori so1o il suo controllo furono incapaci di competere con i paesi in crescita economica del Nord Europa. Una spirale di debiA Il venir meno delle tasse che moriscos e marranos versavano alla corona e dei presEE che potevano offrire, aggravò i problemi economici e fiscali del regno. L'amministrazione di Filippo II inizió ad avere molto debiE dalla quale non riuscì ad uscire, se non imponendo nuove tasse o contraendo nuovi debiE con le grandi famiglie di banchieri tedeschi come i Fugger. Per risanare le finanze spagnole non erano sufficienE neppure le grandi quanEtà di metalli preziosi. Questo meccanismo era insostenibile e già nel 1557 Filippo II fu costre1o a dichiarare bancaro1a; i Fugger, si riErarono dai presEE alla corona, sosEtuiE dagli spregiudicaE banchieri genovesi. La poliAca estera: una prima fase di successi i primi anni di governo di Filippo II furono segnaE da una serie di successi. L'anno dopo la sua ascesa al trono, la vi1oria di san QuinEno contro l'esercito francese aprì le porte alla pace di Cateau-Cambrésis e alla conclusione della fase di guerre in Europa. Filipno II fronteggiò l'Impero o1omano nel Mediterraneo e nel 1570 gli O1omani conquistarono Cipro, la Spagna si unì in una Lega santa formata da Venezia e dallo Stato della Chiesa: il 7 o1obre del 1571, presso la ci1adina greca di Lepanto, la una durissima sconfi1a alla flo1a navale o1omana. La vi1oria di Lepanto venne celebrata come una moderna crociata. Gli O1omani ripresero ad agire nel Mediterraneo, nel 1574 conquistarono Tunisi e nella penisola balcanica. Nel 1581 riuscì a impadronirsi della corona del Portogallo. Alla morte dell'ulEmo re della dinasEa degli Aviz, la corona passò a Filippo: sia sua madre Isabella che la sua prima moglie Maria Manuela appartenevano alla dinasEa degli Aviz. Questo gli permise non solo di unificare la penisola iberica, ma anche di entrare in possesso dei territori oltremare, cioè il Brasile e le colonie portoghesi in Africa e Asia. Gli insuccessi: la rivolta dei Paesi Bassi. Filippo II dove1e affrontare una difficile crisi nelle province dei Paesi Bassi. I Paesi Bassi erano formaE da 17 province, quesE territori erano divisi in due aree molto diverse fra loro, Nelle province del nord, si erano affermaE gruppi mercanEli dediE al commercio mariWmo. In quelle province si era radicato con successo il Calvinismo. Nelle province meridionali, corrispondenE al Belgio, si parlava francese e la popolazione era prevalentemente ca1olica. Qui il ceto dominante era formato dall'aristocrazia feudale, che fondava il proprio presEgio e la propria forza sul possesso terriero. Filippo II, distante dal mondo fiammingo, era preoccupato della diffusione crescente del Calvinismo. IsEtuì anche nei Paesi Bassi l'Inquisizione e aumentò la pressione fiscale. Il malcontento verso la corona divenne insostenibile e unì ca1olici e protestanE, nobili e borghesi in un'unica protesta; nel 1566 scoppiarono violente rivolte in varie ci1à. I ribelli, isEtuirono anche una flo1a. Filippo II inviò nei Paesi Bassi un esercito guidato da uno dei suoi migliori generali, il duca di Alba Fernando. Egli cercò di riportare l'ordine con metodi brutali. Nel 1568 fece arrestare decapitare due capi ca1olici della rivolta. un altro ca1olico Guglielmo I d'Orange, sfuggì alla repressione del duca di Alba e rimase solo alla guida degli insorE. Nel 1576 le province del sud, si unirono a quelle del nord nell'Unione di Gand. Filippo Il inviò nelle province ribelli prima Giovanni d'Austria e poi Alessandro Farnese che, preferirono eseguire per via diplomaEca. riguadagnarono le province ca1oliche del sud, che formarono l'Unione di Arras. Le province protestanE del nord proseguirono invece lo scontro, dando vita all'Unione di Utrecht e proclamando nel 1581 l'indipendenza. E l’invincibile armata Filippo si scontrò anche con l’Inghilterra. nel 1554 Filippo aveva sposato la regina inglese Maria I Tudor de1a “la ca1olica” pensando di sfru1are questo matrimonio per estendere l’influenza spagnola sull’Inghilterra però Maria morì dopo pochi anni di regno e senza aver messo al mondo un erede quindi ascese trono Elisabe1a I. Filippo II le chiese di sposarlo ma lei lo rifiutò. La sovrana invogliò l’aWvità dei corsari che a1accavano e depredavano le navi spagnole cariche di oro e argento, inoltre offrì il suo sostegno ai protestanE olandesi in rivolta e fece giusEziare Maria Stuart. A questo punto Filippo Secondo decise di a1accare l’Inghilterra allestendo una flo1a chiamata l’Invincibile Armata per invadere le coste inglesi ma fallì. Perché la flo1a fu distru1a in parte dalle navi inglesi nel mare e in parte dalle burrasche Un bilancio negaAvo Queste sconfi1e resero la corona spagnola debole e incapace, tanto da perdere la centralità poliEca ed economica sia della Spagna che dei paesi so1o il suo controllo. L’INGHILTERRA DI ELISABETTA I Il lungo e fiorente regno di ElisabeMa I L’Inghilterra con l’incoronazione di Elisabe1a I, figlia di Enrico VIII e Anna Bolena ritrovò la stabilità isEtuzionale e religiosa. Le fazioni in loMa e la corona L’aristocrazia francese si schierò intorno a due fazioni: al casato dei Borbone(protestantesimo) a cui si opponeva la famiglia dei Guisa (ca1olica). Questo scontro fu condo1o con gli strumenE del diri1o sia con le armi. Lo scopo delle due famiglie era quello di imporre la propria influenza sui Valois. Caterina de Medici tenne le redini del potere. Per far finire gli scontri emanò l’edi1o di Saint-Germain con il quale veniva garanEta la libertà di culto agli ugonoW. Però nel 1562 Enrico di Guisa infranse l’accordo uccidendo un gruppo di ugonoW che si erano riuniE per pregare. Guerre tra crisAani: la strage di San Bartolomeo Il confli1o coinvolse anche gli altri StaE europei. il re Filippo Secondo e il papato appoggiare una fazione ca1olica mentre l’Inghilterra la Germania luterana e i cantoni svizzeri calvinisE sostennero gli ugonoW. La prima fase di scontri si concluse con la Pace di Saint-Germain con la quale agli ugonoW vennero concessi alcuni diriW civili e la loro influenza a corte aumentò. Caterina de Medici diede in sposa sua figlia Margherita di Valois a Enrico di Borbone ma durante le nozze la popolazione di Parigi chiuse le porte della ci1à e diedero la caccia, casa per casa, agli ugonoW. Questo evento si chiama Strage di San Bartolomeo e diede il via a molE massacri che provocarono tanEssimi morE a Parigi e nelle province. La guerra dei tre Enrichi Morto Carlo IX, suo fratello Enrico III di Valois fu suo successore che però non aveva avuto figli maschi. Quindi, si contendevano la successione il ca1olico Enrico di Guisa e l’ugono1o Enrico di Borbone. Enrico III fece uccidere Enrico di Guisa e poi morì lui stesso quindi al trono andò Enrico di Borbone. Enrico di Borbone si trovò in una situazione non molto semplice perché Parigi era in mano ai ca1olici che erano in maggioranza nel regno. A questo punto, Enrico di Borbone si convert al ca1olicesimo divenendo il primo re di Francia della dinasEa dei Borbone con il nome di Enrico IV. Pose fine alle guerre di religione con l’edi1o di Nantes che garanEva ai protestanE la libertà di culto in tu1o il paese tranne che a Parigi, la parità di diriW poliEci e il possesso per o1o anni di 142 piazzeforE (luoghi di sicurezza). Il regno di Enrico IV Gli obieWvi importanE per Enrico IV erano 3: 1. la pacificazione religiosa tra ca1olici e protestanE grazie all’edi1o di Nantes 2. Il rilancio dell’economia 3. Il rafforzamento della monarchia Nel regno, oltre all’agricoltura, furono rafforzaE anche il commercio e l’industria. Furono imposE dazi sui prodoW di importazione così da limitare il consumo di prodoW esteri. Questo fu chiamato mercanElismo perché lo stato proteggeva solo la produzione interna. Grazie alla costruzione di nuove strade e canali navigabili, anche la rete commerciale migliorò. Enrico IV rafforzò il potere anche con la paule1e che imponeva una tassazione sulle cariche giudiziarie e poliEche che i detentori dovevano trasme1ere ai propri eredi, in questo modo si favorì l’ascesa di una nobiltà di toga fedele al re così da togliere potere alla nobiltà di spada, cioè la tradizionale nobiltà militare del regno. Nel 1610 Enrico IV venne assassinato, dopo 20 anni di regno. La reggenza di Maria De Medici Maria de Medici fu il successore di Enrico IV perché suo figlio era ancora piccolo. Maria incontrò l’opposizione dell’aristocrazia che voleva riavere il proprio potere. Quindi fu costre1a a convocare gli StaE generali dove la nobiltà tentò di far abolire la paule1e ma la richiesta non fu acce1ata e i nobili proposero una tregua. Luigi XIII e Richelieu: la nascita dell’assoluAsmo Una volta grande, Luigi XIII prese il posto di sua madre, fece assassinare Concino Concini (collaboratore della madre) e allontanò sua madre da Parigi. Il sovrano chiamò al suo fianco il cardinale Richelieu che divenne Primo Ministro del re. I due, per quasi vent’anni, trasformarono la Francia in una monarchia assoluta, quindi sciolta dai controlli esterni. Agli intendenE fu affidata l’amministrazione giudiziaria e fiscale delle province periferiche: ogni provincia era controllata da un funzionario agli ordini del re. L’obieWvo del Primo Ministro era eliminare ogni forza che avrebbe potuto ostacolare la monarchia, tra cui gli ugonoW. Così revocò molE privilegi che gli erano staE concessi e a1accò la Rochelle. Scoppiarono anche le rivolte dei contadini molto difficili da reprimere. Per risolvere queste tensioni, Luigi XIII conEnuò la sua espansione territoriale e le conquiste militari in modo che i suddiE si fidassero completamente di lui. Grazie a questa poliEca espansionisEca, la Francia divenne lo stato militarmente più aggressivo del conEnente europeo dalla metà del Seicento alla metà del Se1ecento. CAPITOLO 17 PAG 546 L’EUROPA IN RECESSIONE Un’epoca di transizione Il XVII Secolo è cara1erizzato da una crisi generalizzata per l’Europa perché il vecchio conEnente fu colpito da caresEe pandemia travolto da guerre, da rivoluzioni e rivolte. A quesE fenomeni si aggiunse una fase di stagnazione demografica (crescita o decrescita prossima allo zero). Uno degli aspeW posiEvi sulla diversa gerarchizzazione dei rapporE tra gli StaE europei. Una crisi complessa e disomogenea Gli storici definiscono la Francia il “Grand Siècle” cioè il secolo del trionfo dell’assoluEsmo Reggio. In Europa centro-se1entrionale invece, la trasformazione fu più di Epo poliEco e militare. In Europa meridionale invece, ci fu una crisi economico-sociale. Cambia il modo di fare la guerra Tra le maggiori cause della crisi ci fu la guerra: le truppe di passaggio compivano razzie e saccheggi ai danni delle popolazioni e i regnanE non avevano sempre le risorse necessarie per pagare gli eserciE che quindi devastavano villaggi e ci1à in cerca di denaro. La rivoluzione militare si stava compiendo ed era cara1erizzata dall’uso delle armi da fuoco finanziate dai governi dei vari staE Europei che avevano pagato i migliori ingegneri per costruire forEficazioni e arEglierie ed esperE chimici per ideare gli esplosivi. UElizzo delle nuove armi da fuoco non richiedeva una specializzazione e quindi abbassò la paga dei soldaE, inoltre, la cavalleria corazzata fu sosEtuita dalla fanteria armata di picche e alabarde. Le caresAe e la crisi agricola 3. Concorrenza delle nuove potenze dell’Europa del nord, specializzate nella produzione manifa1uriera e nell’industria tessile. L’ascesa di nuove potenze economiche Le province unite e l’inghilterra conobbero una straordinaria prosperità: I governi riuscirono a ridurre i cosE di produzione e di conseguenza si imposero nei mercaE internazionali con prodoW a basso prezzo ma di buona fa1ura. In questa parte del gruppo c’era disponibilità di beni alimentari alternaEvi al grano e l’uElizzo delle vie di comunicazione e di trasporto era più efficiente. Anche le strade e le vie d’acqua furono un obieWvo primario da migliorare. Olanda, Inghilterra e Francia facevano giungere dire1amente i loro prodoW nei porE del Mediterraneo. LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA I caraMeri della nuova scienza Gli scienziaE iniziano a rapportarsi alle scoperte astronomiche, mediche, fisiche, alle innovazioni del metodo filosofico con nuovi edifici teorici basaE sulla libera e autonoma ricerca. Il punto di partenza fu la teoria eliocentrica di Copernico. Si inizia a studiare il mondo fisico con analisi qualitaEve e quanEtaEve dei fenomeni a1raverso degli strumenE di osservazione e misurazione precisi. Galileo Galilei e il metodo sperimentale Una figura centrale fu Galileo Galilei. nato a Pisa nel 1564, si trasferì a Padova dopo aver svolto studi di medicina dove, per 18 anni insegnò matemaEca all’università e contemporaneamente si dedicò allo studio della fisica e dell’astronomia. Galileo Galilei realizzò speciali strumenE, tra cui il cannocchiale, cioè un occhiale montato su una canna. Puntò verso il cielo e scoprì i satelliE di Giove, i monE della luna, le macchie solari e le fasi del movimento di Venere intorno al sole. Galileo Galilei iniziò a lavorare con il metodo sperimentale basato su due fasi di lavoro: 1. fase ipoteEca, dove osserva la natura e fa delle ipotesi e inizia a fare esperimenE 2. Fase deduWva, analizza i risultaE degli esperimenE e avvia le conclusioni nel caso in cui gli esperimenE confermano le ipotesi. Questo metodo è applicato ancora oggi delle branche della scienza che si occupano dei fenomeni della natura e della realtà. Galileo Galilei e la teoria eliocentrica Dimostrò in modo indire1o la teoria eliocentrica di Copernico. Nel 1632 scrisse il dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, cioè il sistema tolemaico e quello copernicano in cui dimostrò che le tesi di Tolomeo erano false. Queste ulEme erano appoggiate dalla Chiesa che si oppose alla novità, infaW l’inquisizione romana ammonì Galileo solo verbalmente ma successivamente lo minacciò di tortura. Galileo allora dichiarò di non credere più in queste idee ma ma fu condannato a restare fino alla sua morte nella sua villa di Arcetri dove morì nel 1642. La comunità scienAfica e le accademie A parEre dalla metà del Seicento nacque un avere propria comunità scienEfica che si basava sul laEno il metodo sperimentale e sul sistema dei breveW. Tra gli scienziaE si era aperta una concorrenza sia per ambizione personale sia per i commi1enE che finanziavano le loro ricerche. Nacquero le Accademie per lo scambio di informazioni scienEfiche (Accademia Reale delle Scienze di Parigi, Royal Society di Londra, Accademia dei Lincei a Roma) Cartesio e Newton Cartesio (matemaEco e filosofo francese) e Isaac Newton (matemaEco) del XVII secolo. Cartesio definì i principi della geometria analiEca e nel suo testo più importante, il discorso sul metodo, enunciò i principi fondamentali del razionalismo (“cogito, ergo sum”: l’uomo esiste perché è dotato di pensiero) Per Cartesio alla base della conoscenza c’è il dubbio infaW qualsiasi affermazione deve essere prima considerata falsa e messa in dubbio, quindi tu1o deve essere invesEgato e analizzato. Isaac Newton Invece, fu ele1o alla presidenza della Royal Society di Londra. Nel 1687 formulò le leggi della gravitazione universale. ebbe questa intuizione osservando una mela che cadeva dall’albero: la stessa forza che fa cadere un corpo nello spazio è quella che a1rae i corpi celesE tra loro. Approfondì le conoscenze matemaEche perfezionando il calcolo infinitesimale.
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