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Storia e evoluzione del latino, Appunti di Grammatica e Composizione

La storia e l'evoluzione del latino, dalla sua origine come lingua indoeuropea fino alla sua differenziazione in lingue romanze. Vengono descritti i diversi strati della lingua, la pronuncia e i problemi di fonetica. Vengono inoltre presentati i concetti di diacronia e sincronia e la glottologia ottocentesca. Il documento può essere utile come appunti o sintesi del corso per studenti universitari di filologia classica o linguistica.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 24/10/2023

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Scarica Storia e evoluzione del latino e più Appunti in PDF di Grammatica e Composizione solo su Docsity! PROPEDEUTICA AL LATINO UNIVERSITARIO I STORIA DEL LATINO Indagare la storia della lingua > due punti di vista diversi ( Ferdinand de Saussure ):  DIACRONIA : studio della lingua attraverso il tempo, come una serie di rapporti successivi > studio dinamico che ha per oggetto le fasi della lingua > STORICITÀ  SINCRONIA : studio della lingua a prescindere dal tempo, come un complesso di rapporti simultanei > studio statico che ha per oggetto uno stato della lingua > SISTEMATICITÀ Linguistica generale > armonizzare diacronia e sincronia Rask e Bopp > GRAMMATICA STORICA E COMPARATA : dalla comparazione tra le forme del sanscrito e quelle delle lingue classiche e germaniche si risaliva a una forma unica originaria Affinando sempre più il metodo storico-comparativo, la glottologia ottocentesca accumulò e sistemò un enorme materiale, specialmente nel campo delle fonetica e morfologia Anomalie grammaticali : ECCEZIONI, residuo di un norma più antica Lingue europee e asiatiche con affinità genetiva > risalire a una lingua madre comune : INDOEUROPEO (concetto non etnico ma linguistico) : insieme di varietà dialettali parlate da tribù a struttura patriarcale, in una zona settentrionale del continente euroasiatico, tra il IV e il III millennio a.C.; migrazioni che portarono all’espandersi di tali dialetti in un territorio compreso tra l’India e l’Europa > ulteriore differenziazione (sanscrito, iranico, armeno, slavo, baltico, reco, germanico, italico, latino, celtico, tocario, ittita) Latino : - lingua indoeuropa - in epoca storica è solo la lingua della città di Roma, con poche varianti dialettali note - subì l’influsso dell’osco e dell’etrusco, con cui confinava, e del greco (< commercio, tecnica, cultura) - alfabeto latino derivante da quello greco occidentale, con qualche traccia di elementi etruschi - impero bilingue fasi di evoluzione: 1. LATINO PRELETTERARIO > fino al III secolo a.C. 2. LATINO ARCAICO > fino all’inizio I secolo a.C. 3. LATINO CLASSICO > I secolo a.C. 4. LATINO AUGUSTEO > 14 d.C. 5. LATINO NEOCLASSICO / IMPERIALE > primi due secoli dell’impero 6. LATINO CRISTIANO : particolare forma del latino imperiale attestato negli scrittori cristiani > II secolo d.C. 7. TARDO LATINO / BASSO LATINO > 524 Differenze sia diacroniche che sincroniche all’interno del latino:  LINGUA LETTERARIA > LINGUA DELLA PROSA e LINGUA DELLA POESIA > la differenziazione stilistica dei generi fu risolta sul piano lessicale > sinonimi  LINGUE TECNICHE  LINGUA D’USO > conversazione e corrispondenza  LATINO VOLGARE > indotti o semidotti; ci può dare un’idea approssimativa del parlato (le sue testimonianze sono necessariamente filtrate, e quindi in parte alterate, attraverso la lngua scritta) I diversi strati non erano completamente isolati, ma c’era un continuo ricambio fra loro Latino unitario nelle varie parti dell’impero, pur nella sua dicotomia, fino al disintegrarsi dello stato:  latino parlato > processo di differenziazione geografica > lingua parlata dai vinti : LINGUE ROMANZE / NEOLATINE (rumeno, italiano, francese, spagnolo, portoghese)  latino letterario > Chiesa, principale depositaria della cultura nel medioevo > LATINO MEDIEVALE : lingua liturgica dell’occidente Umanesimo > LATINO UMANISTICO Dopo il XVI secolo > scienza Concilio Vaticano II > LINGUA MORTA : latino abbandonato come lingua II LA PRONUNZIA Pronuncia opposta in ogni campo > centro urbano, dialetti delle campagne, province… Scomparsa di Roma > differenziazione secondo le tendenze fonetiche dei rispettivi sostrati  PRONUNCIA ECCLESIASTICA / SCOLASTICA  PRONUNCIA CLASSICA / SCIENTIFICA : pronuncia del ceto colto della città di Roma nel I secolo a.C. 3 cause di differenziazione: storiche, geografiche, sociali Ricostruzione: - Testimonianze dirette dei grammatici antichi > descrivere suoni della loro lingua + correggere errori - Testimonianze indirette degli antichi scrittori > giochi di parole + figure di suono - Scritture fonetiche delle iscrizioni - Termini latini passati in epoca antica in altre lingue - Dati della fonetica comparata IV PROBLEMI DI FONETICA APOFONIA INDOEUROPEA (funzionale : investire il dominio fonetico e morfologico-semantico) : alternanza vocalica, variazione del timbro vocalico che caratterizza gli elementi costitutivi della parola > modificare funzione morfologica e semantica della parola 4 gradi: 1. grado normale medio: ĕ 2. grado normale forte: ŏ 3. grado allungato medio: ē 4. grado allungato forte: ō Sia il grado normale che quello allungato potevano subire una riduzione  grado normale > scomparsa assoluta della vocale > grado normale ridotto: zero  grado allungato > vocale evanescente sc(e)và > grado allungato ridotto: zero / ă APOFONIA LATINA (meccanica : puramente fonetica) > riguardare solo vocali brevi > : mutamenti del timbro vocalico, che hanno luogo quando una sillaba con vocale breve, originariamente in posizione iniziale o finale di parola, viene a trovarsi per composizione o derivazione o flessione in posizione intermedia  in sillaba aperta > vocale apofonica passa a ĭ oppure ŭ (l’uno o l’altro dipende dai suoni adiacent ialla vocale apofonica); eccezionalmente passa ad ĕ, quando la vocale apofonica è seguita da rotante R oppure è preceduta in iato da i/e  in sillaba chiusa >  ă > ĕ; eccezionalmente ă > ĭ se è seguita da N velare e ă > ŭ se è seguita da L velare  ŏ > ŭ  ĭ, ĕ, ŭ rimangono tali  dittonghi > in sillabe interne:  -ei- > -e- > -i-  -ou- > -u-  -ai- > -ei- > -i-  -au- > -u- in sillabe finali: -ai, -ei, -oi > -ei > -i In quasi tutte le lingue le sillabe vicine all’accentata sono le più deboli > SINCOPE e indebolimenti In molti casi la sillaba apofonica coincide con quella tonica; quindi, l’apofonia risale a un’epoca preletteraria in cui non operava la legge della penultima > l’accento latino di epoca prelettearia aveva la sua sede fissa nella prima sillaba indipendentemente dalla lunghezza della parola Fenomeni di abbreviamento:  ABBREVIAMENTO GIAMBICO : in una parola di due sillabe, delle quali la prima sia breve e la seconda lunga, quest’ultima tende a diventare breve  nelle parole non monosillabe tutte le vocali lunghe finali seguite da consonante diversa da -s si abbreviano Fase preromanza > perdita della quantità vocalica > A E I O U > unica distinzione tra è (ĕ) ed é (ē), tra ò (ŏ) ed ó (ō) > stesso principio anche per ĭ ≠ ī e ŭ ≠ ū, ma in italiano è meno percepibile Semplificazione ĭ > ĕ, ŭ > ŏ (trasmissione per via orale) > si riconosce la quantità breve di i ed u latine se in italiano compaiono e ed o DITTONGAMENTO : trasformazione di una vocale semplice in dittongo  ĕ > ie  ŏ > uo SEMIVOCALI / SEMICONSONANTI : fonemi con natura intermedia tra vocali e consonanti > i + u > le vocali più chiuse e le consonanti più aperte Natura consonantica condizionata dalla loro posizione all’interno della parola:  in posizione iniziale prevocalica e mediana intervocalica  u > tra consonante e vocale alterna  i > dai grecismi > il greco non conose į, quindi usata come vocale  -u- > sparisce tra due vocali di timbro uguale se la seconda è atona Fenomeni di evoluzione delle consonanti latine:  ROTACISMO : sostituzione di s sorda a r in posizione intervocalica; si estese anche ad altre posizioni  -S CADÙCA : caduta della -s finale di parola davanti a parola iniziante per consonante > tendenza della versificazione tanto quanto del parlato  -M CADÙCA : caduta della -m finale di parola; mantiene consistenza prosodica davanti a consonante, ma cade davanti a vocale, diventando evanescente e poi appendice nasale della vocale precedente V PROBLEMI DI MORFOLOGIA RADICE : elemento irriducibile comune a tutte le parole della medesima famiglia, indipendente dalla loro categoria grammaticale; portatrice del significato più generale di una famiglia di parole (SEMANTEMA) Irriducibilità relativa > lingue indoeuropee > consonanti, le vocali possono variare (APOFONIA, valore semantico; in latino questa funzione semantica è operante solo nell’opposizione infectum/perfectum) DESINENZA : forma variabile, indica la posizione della parola nella flessione (nominale o verbale), ossia la sua funzione nella proposizione > specificare genere, numero e caso nei sostantivi; specificare persona e numero nei verbi DESINENZA ZERO : desinenza mancante, riducendo la parola al puro tema TEMA : elemento distintivo della flessione, sia nominale che verbale; radice + 1/+ suffissi > VOCALE TEMATICA : vocale che termina il tema Anomalie flessione nominale:  genitivo singolare in -as dei temi in -ā- (attestazioni rarissime) : genitivo singolare indoeuropeo dei temi in -a consevato in greco; -ae < -ai < -ā-ī  genitivo plurale in -um dei temi -o/e- : forma originaria -um < -ōm, -orum < -osum recezione analogica del gentivo plurale dei temi in -ā-  vocativo di deus > sino all’età di Augusto non s’incontra nessuna forma che valga come vocativo di deus; compare successivamente diue propriamente vocativo di diuos > la sua mancanza iniziale è spiegata dal fatto che gli antichi, in quanto politeisti, si rivolgevano alla singola divinità col solo teonimo, mentre usavano normalmente il vocativo plurale dī; il monoteismo cristiano ha bisogno del vocativo singolare  plurali eterogenei dei temi in -o/e- > il plurale in -i tratta un uso singolativo e figurato; quello in -a è un plurale collettivo e di senso proprio  vis, sus, bos > vis (: forza in movimento animata) non può essere sostituito da robur (: forza statica inanimata); sus al dativo e ablativo plurali ha subus, suibus; bos è un tema in -ou- > boumbouum (genitivo plurale), bubus (< *boubus)  parisillabi e imparisillabi > legge empirica > il genitivo in -um è quello dei temi in -i-, che hanno lo stesso numero di sillabe al nominativo e al genitivo; il genitivo in -um è quello dei temi in consonante, con nominativo avente una sillaba in più rispetto al genitivo Flessione verbale > desinenza dell’infinito -se > -re per rotacismo + II persona singolare dell’imperativo presente è uguale al puro tema > verbi latini divisi in 2 categorie: 1. VERBI TEMATICI : verbi con vocale di collegamento tra radice e desinenza > 4 coniugazioni : -are, -ēre, - ĕre, -īre; classificazione valida solo per l’infectum e non tiene conto dei verbi in -io, che vengono assimilati ai temi in -ĭ, la cui vocale tematica coincide o con -ī- o -ĕ- (> considerare 5 temi) 2. VERBI ATEMATICI : verbi senza vocale di collegamento tra radice e desinenza Principali verbi derivati:  FREQUENTATIVI / ITERATIVI / INTENSIVI : morfologicamente verbi in -ā- derivati dal tema del participio passato o dal supino > verbi durativi, valore evidente se sussiste l’opposizione con il verbo primitivo; se il primitivo è scomparso, contrasto dato da verbo frequentativo e composti momentanei; nessuna oppisizione > valore di iterazione, intensita, conato, intermittenza, attenuazione  INCOATIVI : verbi della III coniugazione con suffisso -sco (limitato all’infectum > nell’azione non è necessario distinguere fra stato e progressione); indicano l’inizio del processo verbale, un divenire graduale, un progressivo cambiamento di stato > opposizione a verbi di stato in -ē-, egualmente durativi; durativo > momentaneo = progressivo > ingressivo; talvolta gli incoativi derivano da un nome o da un aggettivo (DENOMINATIVO)  DESIDERATIVI : verbi con valore volitivo o conativo; 2 formazioni : -(s)sĕre + -ūrīre  CAUSATIVI / FATTIVI : verbi che “causano” o “fanno fare” l’azione espressa dalla radice; non sono proprio verbi derivati, ma temi in -ē- caratterizzati dal vocalismo radicale o; non è stata una categoria produttiva, dunque il latino ha ricorso ai composti di facio, verbi vari, perifrasi PERFECTUM : forma sincronica, ovvero che congloba morfologicamente due diverse forme verbali indoeuropee > perfetto + aoristo > indicare azione compiuta > ≠ infectum 4 tipi di perfectum: 1. PERFETTO IN -VĪ : formazione più tipica del latino; proprio dei temi in vocale lunga, dopo la quale il suffisso assume la forma semivocalica -ui; si trova in alcuni verbi la cui radice termina in vocale lunga; vocale breve > forma vocale -ui per il suffisso in quanto la vocale breve per apofonia si assimila alla u del suffisso 2. PERFETTO A RADDOPPIAMENTO > vocale del raddoppiamento ĕ (nel presente era ĭ); si perde nei composti per (1) omofonia con altre forme del presente, (2) formazione di un altro tipo di perfetto nel composto, (3) passaggio del perfetto senza raddoppiamento dal composto al semplice 3. PERFETTO AD ALTERNANZA VOCALICA RADICALE > alternanza solamente quantitativa e qualitativa insieme 4. PERFETTO SIGMATICO > esce in -sī; interessa la maggior parte dei verbi la cui radice termina in consonante Verbi anomali : verbi atematici + composti:  SUM > caratterizzato da 1) desinenza in -m II pers. Sing. 2) l’alternanza e/zero della radice *es-/s- : dal grado e derivano le forme atematiche es < *ess, est, estis, este, esse…, l’indicativo futuro e imperfetto (con rotacizzazione) ero < *eso, eram < *esam; dal grado zero derivano le altre forme 3) supplettivismo del perfetto fui deriva da una radice indoeuropea 1) interrogativo 2) relativo 3) indefinito Appartiene alla famiglia di qui/quis, < kuta (perdita della -a), la -a la ritroviamo nella particella correlativa ita, che deriva dalla radice di is, e ridotta in - ĭ per apofonia, utĭ  NE > forma rafforzata della particella negativa nĕ > negazione volitiva, quindi con congiuntivo e imperativo  DVM (1), DONEC (2) > (1) particella temporale indicante durata, la ritroviamo in enclisi negli avverbi inter-dum, non-dum…, e negli imperativimane-dum; (2) < *dōnēque, forse connesso con dēnique  SIMVLT(ATQUE) > avverbio indicante contemporaneità, quindi predisposto a collegare due proposizioni concomitanti  MODO < modō, è ablativo di modus usato avverbialmente, al limite tra paratassi e ipotassi  LICET > origine verbale, ha valore di congiunzione concessiva se unito paratatticamente a un congiuntivo concessivo  SI (1), NI (2), NISI (3), QVASI (4) > (1) < sei, particella di origine peonominale, è il punto di partenza per il valore ipotetico di “se”; (2) < ne- (negazione) + -i (particella epidittica), specializzazione ipotetica; (3) < ne- (negazione) + -sei, la negazione, premessa e conglobata a si, nega l’ipotesi in blocco; (4) < quam-sei, valore comparativo-ipotetico VII FONDAMENTI DI METRICA Poesia > (priorità) METRICA: indagine a posteriori, scoperta razionale delle leggi insite nel linguaggio dei poeti, strumento per l’analisi della creazione poetica RITMO : movimento regolato da un’intera misura > ritmica è qualsiasi cosa che lasci distinguere nel suo interno dei segmenti costantemente ripetuti e riducibili a una misura base RITMO VERBALE > discorso umano come “catena di sillabe” segmentabile in frasi, delimitate dalle pause interne al discorso e riconducibili a schemi sillabici (prosodici) determinati dall’alternanza di sillabe accentate e inaccentate (RITMO ACCENTATIVO) o di sillbe brevi e lunghe (RITMO QUANTITATIVO)  RITMO POETICO > nel discorso la ripetizione di tali schemi prosodici è attuata nel contesto (rapporto sintagmatico) > frasi : versi, discorso poetico  RITMO NELLA PROSA > nel discorso i moduli ritmici sono assenti dal contesto ma chiaramente riconoscibili (rapporto paradigmatico) > discorso prosastico, effetto ritmico della clausola, ovvero chiudevano i periodi secondo determinati schemi prosodici Latino : lingua quantitativa > versificazione basata sulla quantità, a partire dall’antico verso indigeno, saturnio > assunzione di schemi metrici greci quantitativi nei diversi generi letterari Affievolirsi dell’elemento quantitativo > ritmo legato all’accento di parola
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