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Propedeutica al latino universitario, Traina - riassunto, Sintesi del corso di Lingua Latina

Sintesi precisa del manuale di lingua latina per corsi universitari.

Tipologia: Sintesi del corso

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Scarica Propedeutica al latino universitario, Traina - riassunto e più Sintesi del corso in PDF di Lingua Latina solo su Docsity! PROPEDEUTICA AL LATINO UNIVERSITARIO - A. TRAINA, G. BERNARDI PERINI I LA STORIA DEL LATINO $1. DIACRONIA E SINCRONIA Diacronia = studia la lingua attraverso il tempo, come rapporti successivi. È uno studio dinamico, che ha per oggetto le fasi di una lingua. Sincronia = studia la lingua a prescindere dal tempo, come rapporti simultanei. È uno studio statico, che ha per oggetto uno stato di una lingua. Saussure in Cours de linguistique générale (1916) fa questa distinzione. ‘800 > nasce la grammatica storica comparata 82. L’INDOEUROPEO Insieme di varietà dialettali parlate da tribù in una zona settentrionale del continente asiatico tra il IV e il Il millennio a.C. + migrazioni > tra India e Europa > soppiantano le lingue indigene e si suddividono in: sanscrito, iranico, armeno, slavo, baltico, greco, germanico, italico 0 osco-umbro, latino, celtico, tocario e ittita. 83. LE FASI DEL LATINO L'alfabeto latino deriva dall’alfabeto calcidico di Cuma (un alfabeto greco occidentale). Influsso del greco attraverso il commercio, la tecnica e la cultura. Nella storia del latino si distinguono: - Latino preletterario — fino al Ill sec a.C. (poche iscrizioni, ricostruibile con metodo comparativo); - Latino arcaico — da Livio Andronico all’inizio del | sec. a.C. (Palliata prosa di Catone): - Latino classico — | sec. a.C. (Cesare e Cicerone); - Latino augusteo — (poeti augustei e Livio); - Latino postclassico o imperiale — I-II sec. d.C. (convergere lingua poetica e prosastica; divergere lingue letteraria e parlata); - Latino cristiano — dalla fine del Il sec. d.C. (scrittori cristiani — grecismi, semitismi, volgarismi); - Tardolatino o basso latino — ultimi secoli (524 morte di Boezio). 84. GLI STRATI DEL LATINO - Lingua letteraria — stilizzata; - Lingue tecniche — agricola, sacrale, giuridica, politica e militare; - Lingua d’uso — conversazione e corrispondenza; - Lingua volgare — indotti o semidotti, simile al parlato. La lingua letteraria a sua volta si divide in: - Lingua della prosa - Lingua della poesia Teoria e prassi greca = ogni genere aveva un dialetto. MA i Romani non avevano dialetti > problema — risolto sul piano lessicale + i SINONIMI non avevano differenza semantiche, ma STILISTICHE. Ex. gladius (usuale) / ensis (poetico) = spada, brando Agricola / ruricola (neoformazione ovidiana) Caballus (ronzino, lingua d'uso) / Equus (termine medio) / sonipes (destriero) | diversi strati si influenzavano a vicenda. Il solco tra lingua parlata e letteraria si approfondisce in età imperiale, soprattutto perché il latino era parlato in un immenso territorio e subiva molte differenziazioni diatopiche. Il latino subisce quindi un processo di differenziazione geografica. 85. IL LATINO DOPO ROMA La Chiesa salva il altino letterario — latino medievale o mediolatino = lingua internazionale dell'Europa occidentale. Età merovingia (intorno al ‘700) — lingua caotica, inadatta alla comunicazione > Riforma di Carlo Magno - riduce lo sfaldamento delle strutture fonetiche e morfologiche, recuperando il materiale antico. Umanesimo - latino epurato dal logicismo medievale, ricondotto a modelli classici. Latino umanistico = si irrigidisce e si aliena. Pascoli cerca di dare vita poetica al latino. Dal XVI secolo — la poesia = accademia, MA prosa latina = divulgazione scientifica. Anticlassicismo romantico. Chiesa romana capitola con il Concilio Vaticano Il. Il LA PRONUNZIA 81. STORIA DELLA QUESTIONE Inizialmente urbanitas vs. rusticitas e peregrinitas Il sec d.C — latine loqui minacciato dal barbare loqui Roma scompare come centro politico e culturale + la pronuncia si differenzia secondo le tendenze fonetiche dei diversi sostrati. Umanisti — questione sul piano teorico. Pronuncia classica o restituta # pronuncia ecclesiastica. 82. LA PRONUNZIA CLASSICA Non esiste una sola pronuncia, ma questa si può differenziare per cause: - Storiche - Geografiche - Sociali. Pronuncia classica — pronuncia del ceto colto di Roma nel | sec. a.C. | mezzi per ricostruire la pronuncia classica sono: 1. Testimonianze dirette dei grammatici (descrivono i suoni o correggono gli errori dei contemporanei); 2. Testimonianze indirette degli scrittori antichi (fanno giochi di parole o usano figure di suono); Scritture fonetiche delle iscrizioni (incolti scrivono come parlano); 4. Trascrizione delle parole latine in greco e viceversa; w Velare + nasale. Si discute se la g iniziale di parola si sentisse (dura) o se fosse caduta nella pronuncia. 811. IL GRUPPO QUU Ex. equus, sequuntur -> li pronunciamo ecuus, secuuntur MA classicamente vi erano due grafie e due pronunce diverse: 1. Popolare — qu> c + ecus, secuntur + VANTAGGIO: allinea la desinenza ai nominativi di Il decl. 2. Colta—mantiene la labiovelare e la 6 originaria > equos, sequontur + VANTAGGIO: mantiene uniformità fonetica del paradigma. Nel | sec. — compromesso grafico: pronuncia con una sola u, ma scritta con due. QUINDI — se trovo equos, sequontor leggo la o, ma se trovo equus, sequuntur leggo una sola u. 812. -S- INTERVOCALICA È sempre sorda. Esisteva la s intervocalica sonora, ma entro il IV sec. a.C. si rotacizza Ex. *ausosa > aurora *cinisis > cineris Resta la s intervocalica sorda: - Parole non indoeuropee (rosa) - Introdotte tardi (basium < gallico) = -S-< -SS- (causa < caussa, casus < cassus) - Rotacismo non avvenuto per dissimilazione con altra r (miser, Caesar) - Composti (de-sipio, de-sino) 813. IL GRUPPO NS Tendenza a eliminare la n davanti la s, allungando la vocale precedente. Ipercorrettismo — aggiunta di n davanti la s, anche sove in origine non c'era Ex. formonsus La pronuncia grafica ns si è generalizzata nell’insegnamento scolastico del latino, mentre la fonetica romanza procedeva a ridurre ns> s. > insolita divergenza tra pronuncia scolastica ed esito romanzo (di solito coincidono). II. LA QUANTITA’ E L'ACCENTO 81. ANIMA UOCIS L’accento ha il compito di contrassegnare la parola > è il mezzo che consente di scandire in parole le catene foniche + funzione CENTRALIZZANTE. 82. ALTEZZA E INTENSITA” INTENSITA' = forza con cui aria in emissione viene spinta dagli organi fonatori. ALTEZZA = frequenza delle vibrazioni a cui sono sollecitate le corde vocali al passaggio dell’aria. ACCENTO INTENSIVO (italiano) # ACCENTO MELODICO (latino) Latino > dibattito: - Scuola tedesca — intensivistica - Scuola francese — melodistica MA fonetica sperimentale + accento = variazione sia d'altezza che d’intensità Anche se > ogni lingua tipizza solo delle caratteristiche fonetiche per i propri fonemi. 83. LA NATURA DELL’ACCENTO LATINO Accento greco di natura melodica, divide l'accento in: - Acuto (sillaba che alza iltono) - Grave (sillaba che atona) - Circonflesso (sillaba che dal tono alto scende al tono basso) I latini adottano la terminologia melodica greca, ma hanno una coscienza intensiva + contraddizione > comprensibile negli autori del tardo impero, ma non in Cicerone e Quintiliano > latino classico = accento melodico. Lingue romanze = accento intensivo. Epoca preletteraria = intensivo (ma discutibile). 84. FONEMI E SILLABE PROSODIA = parte della fonetica che studia i fattori costitutivi della catena parlata SILLABA = segmento della catena parlata, costituito da una vocale, che si combina con una consonante precedente o seguente o entrambe. 85. DURATA E QUANTITA’ QUANTITA’ = dimensione temporale del suono. Durata che l'orecchio percepisce; durata relativa. DURATA = fatto obiettivo, esiste anche quando l’orecchio non lo percepisce. È: - Massima nella vocale - Minore nella consonante di chiusura - Minima nella consonante di inizio. In latino è durata della vocale e della consonante di chiusura ha un VALORE DISTINTIVO, diventa quindi QUANTITA”. ® SILLABE APERTE- escono in vocale ® SILLABE CHIUSE — escono in consonante. 86. LA QUANTITA’ DI SILLABA La sillaba APERTA è BREVE se la vocale è BREVE; è LUNGA se la vocale è LUNGA. La sillaba CHIUSA è sempre LUNGA. DITTONGO # successione di due vocali in una sillaba, MA è unione di una vocale sillabica e una asillabica + il dittongo è quindi una sillaba chiusa + sempre LUNGO. 87. CONFINI SILLABICI E QUANTITA’ DI POSIZIONE Regole diverse dall'italiano per i confini sillabici: ® Due consonanti consecutive + due sillabe diverse Ex. vir-tus Le consonanti graficamente composta vanno scomposte e ripartite Ex. ec-si-tus ® iintervocalica è sempre consonantica ed era pronunciata doppia > divisa ex. mai-ius e h* ignorata ® simpura è norma generale ex. ma-gis-ter e consonanti consecutive più di due > solo l’ultima nella sillaba seguente ex. decs-ter MA muta+liquida insieme Ex. ma-gis-trum ® sc+e/iegnsono due fonemi distinti + due sillabe diverse ex. dis-ce-re; mag-nus ® qu-è inscindibile ex. a-qua; e-quus e gu-prevocalico = labiovelare sonoro solo se preceduto da n; senza la n è una g velare e u vocale ex. ar-gu-0 quantità naturale # quantità di posizione + una vocale breve per natura si allunga davanti a due consonanti. È un equivoco nato dal significato della parola ‘posizione’, che traduceva il latino positio, ma questo termine derivava dal greco thesis, che significava convenzione. | grammatici antichi non possedevano il concetto della quantità consonantica, ma sentivano che in certi casi la vocale breve si trovava in sillaba lunga. Occlusiva + liquida — unico gruppo consonantico, iniziale di sillaba e privo di valore quantitativo. Pà/trem In sede metrica la prima sillaba viene a volte misurata come lunga > -tr- si può scindere, dando luogo a una sillaba chiusa e lunga Pàt/rem 88. LE LEGGI DELL’ACCENTO LATINO 1. legge del trisillabismo — l'accento non può risalire oltre la terzultima sillaba; 2. legge della baritonesi — solo la penultima e la terzultima possono essere accentate, l’ultima no; 3. legge della penultima — penultima lunga > accentata; penultima breve > accento su terzultima; 89. ENCLISI E EPECTASI A volte le parole enclitiche hanno un accento proprio + ortotonesi — autonomia tonica > si appoggiano a una parola precedente, non perché prive di accento, ma perché tendono a privarsene o per l’esiguità del corpo fonico. Conosciuta anche come alternanza vocalica o movimento vocalico, è un fenomeno che riguarda tutte le lingue del ceppo indoeuropeo. Consiste in una variazione di timbro vocalico che caratterizza gli elementi costitutivi della parola. Questa variazione fonica modifica la funzione morfologica e semantica della parola. Il movimento vocalico era regolato secondo una gradazione quantitativa (normale/allungata) e timbrica (medio/forte): Grado normale medio — è Grado normale forte - 6 Grado allungato medio — è 4. Grafo allungato forte -6 WNbE Sia il grado normale che forte potevano subire una riduzione: 1. Grado normale ridotto — zero 2. Grado allungato ridotto — zero o shwa Questo sistema cessa di essere produttivo già nello stadio più antico del latino che conosciamo. 82. APOFONIA LATINA (E SINCOPE) Mutamento del timbro vocalico che si ha quando una sillaba con vocale breve, originariamente in posizione iniziale (a) o finale (b), viene a trovarsi, per composizione o derivazione o flessione, in posizione interna. La vocale apofonica breve, qualunque sia il timbro originario, cambia info ù. . SA b. eques > equites a. facio > conficio I I . citi ita > itidem medius > dimidius co caput > capitis locus > ilico pi pi » manus > manica taberna > contubernalis lege > legite l'evoluzione inf o ù avviene solo in sillaba aperta. In sillaba chiusa — l'evoluzione verso î è arrestata dalla consonante di chiusura allo stadio è. Facius > confectus Annus > biennium Cerno > discerno In sillaba chiusa — l'evoluzione verso ù si compie solo a partire da è. Montem > promunturium In sillaba chiusa e aperta — mutamento di timbro può essere condizionato dalla qualità dei fonemi contigui. Evoluzione dei dittonghi interni tendenzialmente: ®* ai>ae * au>ò ma il dittongo è una sillaba chiusa, la a subisce una normale evoluzione e ae>ai>ei>i caedo > *decaido >*deceido > decido * au>eu>u claudo > *exclaudo > *excleudo > excludo ci sono casi in cui l’apofonia è assente: 10 5 facio>calefacio—è un giustapposto 5 ago>perago-siè formato quando l’apofonia non era più produttiva 5 paro>comparo- nellatino parlato esisteva l’apofonico *compero > comparo è frutto di ricomposizione analogica 5 neco>enico (lingua popolare) > eneco (latino classico) — diversi livelli stilistici © anas>anites>anates — assimilazione della a con la a iniziale 5 amo>adamo-deamo -redamo — composizione tardiva ! L’apofonia non ha mai turbato una 6 nei composti verbali voco > invoco morior > emorior si tratta di una vera e propria riduzione, che può arrivare alla sincope: calidus/caldus valide/valde solidus/soldus uideo > prouidens > *proudens > prudens 83. NATURA E CAUSE DELL’APOFONIA LATINA Apofonia indoeuropea — è funzionale = incide sui valori grammaticali e semantici della parola Apofonia latina — è meccanica > se c'è la vocale è sicuramente breve, ma se non c'è non è detto che sia lunga (v. casi senza apofonia), anche se tutte le vocali lunghe rimangono intoccate dall’apofonia. Le sillabe immediatamente vicine alla sillaba accentata sono le più deboli + debolezza = atonia, turbamento = accento. MA in conficio, dimìdium, attìngo > sillaba tonica = sillaba apofonica > nel latino preletterario la sede dell’accento non era regolata dalla legge della penultima. Sede tipica dell’apofonia è la seconda sillaba. Una vocale breve in sillaba iniziale rimane intatta, come deve accadere in sillaba accentata > l’accento del latino preletterario aveva la sua sede fissa nella prima sillaba. 84. ALTRI FATTI DI VOCALISMO Imperativo di capio e lego coincidono (cape, lege) > capio esce in î*capi MA l'accento protostorico ha influito Di>èé Sempre per influenza dell’accento protostorico + nomi neutri in -e della 3 declinazione *mari > marè Influsso dell’accento protosillabico e tendenza delle sillabe finali a ridurre la durata della propria vocale > apocopi di -è nei tipi duc(e) e illic(e) Se la sincope colpisce una -i- che appartiene altema, il nominativo si assimila a quello dei temi consonantici e si vanifica la distinzione tra parisillabi e imparisillabi della 3 declinazione. *art(ils>ars *urbli)s>urbs // *reg-s > rex Caduta del genitivo locativo — desinenza in -î si agglutinava ai temi della prima declinazione in -a- e della seconda in -d/è > formava i dittonghi -ai ed -ei + che evolvono in -ae e -î-+ omofonia completa tra locativo e genitivo. Loc. Roma-i > Romài D Romai > Romae 11 Gen. RomG-î> Romaî Loc. Delè-7 > Delei D Delî Gen. Del-î Legge dell’abbreviamento giambico per ragioni ritmiche > bisillabi di struttura giambica (breve, lunga) si trasformano in pirrìchi (breve breve) + doppioni prosodici sfruttati in poesia. L’abbreviamento giambico è responsabile di -a nel nominativo di | declinazione a partire da parole giambiche *ròsa > ròsà Vocalis ante vocalem corripitur — vocale lunga tende ad abbreviarsi se è seguita da un’altra vocale Polisillabi uscenti in consonante diversa da -s abbreviano la vocale dell’ultima sillaba Amàt / amàas audît / audimus Davanti la -m l’abbreviamento è ancora più antico. > Si nota quindi la tendenza riduttiva insita nella lingua 85. ALCUNI ESITI ITALIANI DEL VOCALISMO LATINO i i E È A A òÒ ò ÙU Ù i e Je € a° WI 9 o u in in in in sillaba sillaba sillaba sillaba libera implicata libera implicata Mitto > metto Decem > dieci Pirum > pero Focum > fuoco Crucem > croce Allotropi dotti: vezzo / vizio foga / fuga intiero / integro 86. LE SEMIVOCALI i e u sono semivocali in posizione iniziale prevocalica e mediana intervocalica iecur, maior lauare, suadeo, aqua i grecismi rispettano le norme del greco 87. ALCUNI FATTI DI CONSONANTISMO ® Rotacismo-s>rin posizione intervocalica. La s sorda si sonorizza poi si muta in r. IV sec a.C. Questor > quaero *tempos > (tempus) > temporis Si estende a volte per analogia anche in posizione non intervocalica Honos > honor labos > labor e -scaduca- nella metrica di Ennio si nota che la s non fa posizione. -s arcaico cadeva davanti a consonante e persisteva davanti a vocale > instabilità del fonema. 12 Deum — arcaismo, ma si era banalizzato nella formula pro deum fidem > terza forma = diuom da diuos > arcaismo autentico. I. IL VOCATIVO DI DEUS Fino all’età augustea non si incontra nessuna forma di vocativo di deus. Da Orazio compare in poesia diue. In età imperiale troviamo deus (nominativo usato come vocativo) frequente nei cristiani. Interpretazione di Wackernagel - gli antichi, politeisti, si rivolgevano alla singola divinità con ilteonimo e usavano soltanto il vocativo plurale dî. Il cristianesimo poi avrà bisogno del vocativo singolare di deus. MA questa spiegazione non tiene conto del vocativo diue e del frequentissimo vocativo femminile dea. Interpretazione di Svennung — motivazione fonetica: sia in greco che in latino i nomi a struttura fonetica identica mancano di vocativo (reus e meus) > dee, *ree, *mee si sarebbero contratti in *de, *rè e *méè, rischiando di confondersi con dé, rè e mè. IV. I PLURALI ETEROGENEI DEI TEMI IN -O/E- Loci — senso figurato < (in origine) plurale singolativo Loca — senso proprio < (in origine) plurale collettivo > il suffisso -a del neutro plurale è un antico suffisso collettivo indoeuropeo (ecco perché in greco il neutro plurale può accordarsi con il verbo singolare). In latino questa opposizione è viva in qualche passo arcaico, ma spesso i due plurali sono interscambiabili. Classicamente, la differenza tra loci e loca è tra senso proprio e figurato. Il senso figurato si è innestato sul singolativo. (in italiano avviene lo stesso: frutti/frutta, bracci/braccia, diti/dita — il senso figurato scaturisce dal singolativo). ! Un caso particolare — iocus — unico plurale attestato arcaicamente è ioci. loca arriva da Levio, forse dovuto alla concinnitas con il sinonimo dicta e con l’antonimo seria. L’unica differenza tra ioci e ioca sembra che ioci ha anche l’accezione di ‘atti scherzosi’, forse per influsso di /udi. V. VIS, SUS, BOS Vis — è difettiv Sing. Plùr. spesso al genitivo e al dativo singolari viene sostituito N. vîs N. virés dalle rispettive forme del sostantivo neutro «ròbur -oris». A. vim A. virès L'intera declinazione singolare è irregolare, mentre quella G.ròboris G. virium plurale si declina normalmente come i sostantivi del tipo D.ròbori D. viribus «ovis -is». A. vi A. viribus Vis e robur indicano due concetti diversi. Vis > forza in movimento, di genere animato. Robur > forza statica. Sus — ha una doppia forma del dativo-ablativo plurale: e Subus- etimologica e Suibus- analogica sui sostantivi della III decl. Bos — due forme del genitivo plurale: 15 e Boum< *bou-om- etimologica e Bouum-analogica VI. PARISILLABI E IMPARISILLABI Genitivo in -ium — temi in-i Genitivo in -um — temi in consonante La regola dei parisillabi e imparisillabi è empirica e si fonda sul fatto che: e itemiin-i hanno lo stesso n° di sillabe nel nominativo e nel genitivo singolare (puppis, puppis) ® ltemiin consonante hanno una sillaba in più nel genitivo (rex, regis / princeps, principis) MA alcuni temi in -i sono diventati imparisillabi dopo l’apocope o la sincope della vocale tematica al nominativo singolare: 1. Neutriin-alie-ari animal(i), animalis 2. Aggettivi in -as e -is *nostra-t(i)s > *nostrats > *nostrass > nostras, nostratis 3. Alcuni monosillabi *part(i)s > *parts > *parss > pars, partis > TEMI MISTI Alcuni temi in consonante si presentano come pai abi: 1. Temiinr(pater, mater, frater) — in indoeuropeo avevano l'alternanza è/è/zero è il latino ha abbreviato la vocale al nominativo e negli altri casi ha generalizzato il grado zero 2. luuenis, senex, canis, panis, mensis — antichi imparisillabi che sono diventati parisillabi aggiungendo una -i al nominativo o ricavando i casi obliqui da un tema diverso 84. LA FLESSIONE VERBALE La desinenza dell’infinito -se > -re (rotacismo) L’imperativo pres. 2° pers. sing. = tema Due categorie: 1. Am-a-se > amare 2. es-se Mon-e-se > monere Leg-e-se > legere Aud-i-se > audire *ei-se > ire *fer-se > ferre In (1) - vocale tematica tra radice e desinenza — VERBI TEMATICI In (2) - no vocale tematica — VERBI ATEMATICI La scolastica divide i verbi tematici in 4 coniugazioni, ma sarebbe meglio parlare di temi in a, e, i... MA questa classificazione escluderebbe i verbi in -io della Ill coniugazione + sono temi in -i la cui vocale tematica coincide parzialmente con i temi in -î (dove questa si è abbreviata) o con i temi in -è (dove la î si è aperta). Ci sono quindi 5 temi divisibili in due categorie: 1. Temiin vocale lunga > perfetto e supino prevedibili 2. Temiin vocale breve > perfetto e supino variabili Resta fuori il verbo dare — a non è vocale tematica, ma radicale e rimane sempre breve. 16 85. I PRINCIPALI TIPI DI VERBI DERIVATI I FREQUENTATIVI Chiamati anche iterativi o intensivi. Sono verbi in -a- derivati dal tema del participio perfetto o del supino. Dai verbi in -ito il suffisso si è esteso a temi del presente e fu utilizzato per creare una serie di frequentativi di secondo grado (cano / canto /cantito). Semanticamente, sono durativi (specto = ‘sto a guardare’). Se il primitivo è scomparso + opposizione tra frequentativo e composti momentanei (specto / conspicio) Se il verbo primitivo indica stato, il frequentativo indica continuità o consuetudine. Indica quindi > iterazione (cursito), conato (prenso), intensità (presso), consuetudine (cenito, cubito) e l’attenuazione (dormito ‘sonnecchio’). Il INCOATIVI Verbi della III coniug. In -sco che indicano l’inizio del processo verbale MA in realtà indicano processi verbali che si realizzano progressivamente. > indicano un divenire graduale, un cambiamento di stato. La progressione può concentrarsi in un momento > il valore passa da progressivo a ingressivo (da durativo a momentaneo) -> questo mutamento d'aspetto spesso è segnato con l'aggiunta di preverbi (rubeo — rubesco — erubesco). Quando il valore ingressivo predomina sul progressivo + forma del composto (doleo / condolesco; taceo / obticesco ‘ammutolisco’) Raramento gli incoativi si oppongono a verbi di stato con temi diversi da -è (meminimi/meminiscor ‘mi torna in mente’). A volte derivano da un nome — denominativo (irascor < ira). Se non è chiaro il rapporto oppositivo o quello derivativo, l’incoativo perde la sua caratterizzazione semantica (quiesco), mentre il valore dinamico è ancora percepibile (cresco, nosco ‘prendo conoscenza’). Il suffisso -sco è limitato all’infectum; al perfectum è uguale al verbo di stato. Quando il perfectum assunse il valore temporale di passato si distinse l'aspetto complessivo (comprendente uno spazio di tempo concluso — ‘dormii per due ore’) da quello ingressivo (‘mi addormentai’). Il. DESIDERATIVI Due formazioni diverse con valore volitivo o conativo: 1. -—(s)sere < congiuntivi sigmatici in -so (faxo, amasso) Capesso ‘voglio prendere’; facesso ‘voglio fare’ 2. -urire < urus del participio futuro (anche se con diversa quantità di u) Cenaturio ‘voglio pranzare; empturio ‘voglio comprare’ IV. CAUSATIVI Detti anche fattitivi. 17 5 Dalgradoederivano le forme atematiche, l’ind. fut. e imperf.; 5 Dal gradozero derivano tutte le altre forme. 3. Il suppletivismo del perfectum (fenomeno per cui, nell'ambito di uno stesso paradigma, le diverse forme derivano da radici diverse) — fui < radice indoeuropea che indica il divenire (forse fio). A questa radice appartengono anche fore e fuam. Possum < *pot(e)-sum. Il primo elemento è potis. Il perfectum potui < verbo di state *poteo il cui infectum raffiora nel latino volgare per normalizzare alcune forme anomale di possum (potebam e potere). Il VOLO, NOLO, MALO Volo ha due caratteristiche: 1. Alternanza vocalica radicale + *vel/vol + non ha origine indoeuropea. Ubbidisce a una legge fonetica latina: = Selalè palatale (davanti aio 1) resta è; = Selalè velare (davanti ad a, o, ue consonante) é> 6 > ù 2. Suppletivismo nella Il pers. sing. del pres. Indic. > vis < veis Il perfetto volui è analogico di potui. Nolo = *ne-volo > neolo > nolo Malo = *mag(i)s-volo > mauolo > maolo > malo Il. FERO Suppletivismo del perfectum > tuli < tetuli < *te-tol-ai era il perfetto di tollo. Tollo prende l’accezione secondaria di ‘sollevare’ e riceve il perfetto sustuli. Anche /atus < *tla-tos è della radice di tollo con gradazione vocalica diversa. IV. EO, NEQUEO, QUEO Eo — alternanza vocalica radicale indoeuropea e / zero. Ha esteso ovunque il grado pieno, tranne al supino - -itum e al nomin. sing. del participio pres. -iens. Nel grado pieno c'è un'alternanza secondaria, tutta latina: - Davanti a vocale + i cade *ei-0 > eo - Davanti a consonante > ei >T *ei-s > Îs Il participio presente aggiunge un’alternanza e/o del suffisso: - Il nom. sing. ha il grado î radicale e il grado e suffissale *i-ent-s > iens; - Gli altri casi hanno il grado ei radicale e il grado o suffissale —*ei-ont-is > euntis. La radice *ei/i era imperfettiva + non comportava il perfectum. Il perfectum ii è di formazione recente sul modello dei perfetti in -ui. Il vero perfetto classico di eo è veni. Anche /’infectum di eo era fragile + nella Vulgata le forme monosillabiche di eo sono sostituite dalle forme di vado. Queo e nequeo — origine discussa > forse la locuzione neque it > nequit è stato il punto di partenza per la flessione di nequeo, che poi è stati falsamento scomposto ne-queo secondo il modello nescio/scio. V. EDO 20 Forme atematiche si confondevano con sum è primo verbo a essere regolarizzato introducendo delle forme tematiche. Ma nemmeno la normalizzazione del paradigma salva il verbo nelle lingue romanze che preferiscono il composto comedo o il sinonimo manduco. Il perfectum edi è di innovazione latina sul modello emo/emi. I composti di edo mantengono le forme atematiche. VI. PROBLEMI DI SINTASSI 81. ILLOCATIVO Romae, domi — ai Latini apparivano come forme avverbiali Carisio — dice che è genitivo Altri — genitivo per la Il decl. e dativo per la l e la III. Grammatica umanistica — ellissi > Romae < in urbe Romae Confronto con il sanscrito, in cui il locativo era un caso vitale > si introdusse il termine locativo accanto al genitivo + MA genitivo e locativo non hanno nulla in comune. L’indoeuropeo aveva 8 casi: oltre ai 6 latini c'erano lo strumentale e il locativo + funzioni sintattiche ereditate dall’ablativo (che è un caso sincretico): - Ablativo propriamente detto - Ablativo strumentale - Ablativo locativo La desinenza del locativo era -i: - Compare neitemi in -o/e (Tarenti< *Tarentei) e in consonante (ruri) - Diventa -e nei temi in -a (Romae < Roma-i) Delle forme locative latine rimangono avverbi locali e temporali: hic, ibi, ubi, ruri, domi, heri, vesperi. il valore avverbiale è confermato anche dal fatto che non sopportano le determinazioni aggettivali: Romae MA in ipsa Roma 82.1 PRONOMI INDEFINITI Sono più numerosi che in italiano perché devono supplire la mancanza dell’articolo indeterminato. Sono 5, da un minimo a un massimo di indeterminatezza: Quidam (<*quis-dam)-—individua ma non specifica Aliquis (alius + quis) — afferma l’esistenza di persona o cosa non individuabile Quispiam (quis-piam) — indefinito della probabilità Quis (enclitico) — indefinito della possibilità Quisquam (quis-quam)— pone in discussione l’esistenza di qualcuno o qualcosa. PUAWGSWNDE La stessa differenza corre tra i rispettivi avverbi di luogo e tempo. L’indefinito originario è quis, corradicale del relativo qui e risalente all’indoeuropeo. Il latino crea una ricca serie sinonimica tramite la composizione con altri pronomi (alius) o con particelle (-dam, -piam, -quam). 21 83. FACIO CON L’INFINITO: UN ASPETTO DEL CAUSATIVO Facio con l'infinito è attestato sin dal latino arcaico in due filoni di opposto livello stilistico: la lingua poetica e la lingua d’uso. Facio + infinito — surrogato perifrastico dei causativi. 54. L'ASPETTO VERBALE L'aspetto definisce il processo verbale in rapporto alla durata. In latino vi sono due opposizioni: incompiuto/compiuto e durativo/momentaneo. I INCOMPIUTO / COMPIUTO L’azione in via di svolgimento (scribo ‘ sto scrivendo) vs. l’azione giunta a compimento (scripsi ‘ho scritto’). Varrone > infectum / perfectum Il valore originario aspettuale del perfectum spiega il valore temporale di presente dei perfetti memini ‘ho richiamato alla memoria — ricordo’, novi ‘ho appreso — so’, consuevi ‘ho preso l'abitudine — soglio”. Il valore durativo dell’infectum è sempre rimasto vivo. Il valore compiuto del perfectum ha generato due valori temporali: - Valore assoluto - Valore relativo di anteriorità Morfologicamente il perfectum latino è sincretico > unisce le formazioni di perfetto e di aoristo Semanticamente la puntualità dell’aoristo si prestava a essere resa in latino dai composti (DA CAPIRE) Il valore temporale inizia a prevalere su quello aspettuale + creazione di una forma perifrastica habeo + participio perfetto > passato prossimo romanzo. Il DURATIVO / MOMENTANEO Aspetto durativo = processo verbale nel suo durare indefinito Aspetto momentaneo = processo verbale condensato in un punto: - Aspetto ingressivo — momento iniziale - Aspetto egressivo o terminativo — momento finale Il latino ricorre ai preverbi perfettivizzanti che, pur mantenendo il significato originario, aggiungono al verbo l'aspetto momentaneo. Clamo / exlamo, conclamo AI perfectum dei verbi semplici si parla di durata conclusa + aspetto complessivo vs. momentaneo o puntuale. 22
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