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Proust - A' la recherche du temps perdu, Appunti di Letteratura Francese

Appunti delle lezioni sull'opera di Proust.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 23/11/2021

_Nicoletta_.
_Nicoletta_. 🇮🇹

3 documenti

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Scarica Proust - A' la recherche du temps perdu e più Appunti in PDF di Letteratura Francese solo su Docsity! 21/09/2020 Amore morte e resurrezione Albertine: personaggio talmente particolare che si può chiamare un passaggio della Recherche di Proust “romanzo d’ Albertine” Citazione tratta dal secondo romanzo della Recherche (A l’ombre des jeunes filles en fleurs) dove “Elle” sarebbe Albertine, piena di carisma e di carattere dominante. Vestita d'abbigliamento sportivo (nonostante sia una scena ambientata alla fine del 1800 [Belle Époque]) non comune, soprattutto per le donne. Lo sfondo ideale di Albertine sembra essere il mare, come immagine di libertà e autonomia. Première image: immagine prima e originaria; che torna nella mente ad intervalli come se fosse un fantasma della memoria, un oggetto d’amore del protagonista che bisogna inseguire e che viene ritrovato in tutte le storie d’amore precedenti e successive del protagonista. Quello che succede col passare del tempo è la riduzione di una persona in carne ed ossa ad una silhouette catturata in un’opera d’arte. Questi caratteri di Albertine si espandono su tutto il romanzo, sconvolgendone i piani: quando Proust immagina la strutta del romanzo non è presente il personaggio di Albertine (nel primo e nel secondo libro) diventando una variabile umana che quando arriva sconvolge l’intero progetto dell’autore, perché collegata ad un fatto biografico dell’autore stesso (nonostante la Recherche non sia un’autobiografia). Proust attinge alla sua esistenza e a quella delle persone che incontra, le mescola e le rielabora per poi creare qualcosa d’altro. In tutto il romanzo non viene mai rivelato il nome del narratore/protagonista se non dalla stessa Albertine che due volte lo chiama “Marcel”, cosa che trae in inganno; Il Marcel del romanzo ha sì dei tratti molto simili al suo creatore ma anche a molti altri personaggi della Recherche, infatti lo scopo di Proust non è affatto raccontarci la sua storia e/o la sua vita privata. L’autore Prima di scrivere la Recherche scrisse un altro romanzo, poi abbandonato, in terza persona che nonostante sia così apparentemente distante dalla sua stessa vita si rivela più autobiografico della Recherche stessa. Nasce nel 1871 in un sobborgo di Parigi dell’alta borghesia francese, che non deve fare necessariamente lo scrittore per vivere, da Adrienne Proust (importante medico, che divenne professore alla cattedra d’igiene dell’università di medicina, partecipando anche ad importanti conferenze per cercare di aiutare l’umanità a sconfiggere la peste, il colera, etc.) e Jeanne Weil (donna colta di origine ebraica nonostante gli studi irregolari, antitesi del marito che ha il vezzo di scrivere al figlio per citazioni letterarie). Il fratello minore di Proust seguirà la strada paterna, ma lui non solo non seguirà la stessa carriera ma sin da piccolo smentirà la visione scientista causa-effetto del padre. Da una parte non crede alla sua visione del mondo ma dall’altra si sente in difetto, non avendo lo stesso successo del padre lavorativamente ed economicamente. Grande malato che non riuscì mai ad essere curato dal padre, probabilmente causata dalla grande ansia provata dalla madre in gravidanza a causa degli sconvolgimenti precedenti alla rivoluzione della comune di Parigi, di cui lei stessa originaria trasferitasi poi ad Auteuil, dove poi nacque, proprio per scappare dalla violenza. Questa fragilità fisica di Marcel porta ad un attaccamento quasi morboso tra madre e figlio, dove la prima credeva il figlio non essere mai svezzato e il secondo, anche da adulto, non è mai riuscito a crescere e a staccarsi sia emotivamente che fisicamente dalla madre. A nove anni, Marcel ha un primo gravissimo attacco di asma, la malattia che lo tormenterà per tutta la vita, attribuita dai medici a cause psicosomatiche ed aggravata dal diffondersi dei pollini in primavera. Più tardi, per la salute cagionevole di Marcel, la famiglia iniziò vari soggiorni al mare in diverse località della Normandia. Proust usa questa fragilità come arma ricattatoria per ottenere delle facilitazione nella sua vita, come per esempio per farsi amare di più da sua madre (causata anche probabilmente dal senso di inadeguatezza causata dalla malattia stessa e in confronto alla vita del padre/fratello), per non andare ad eventi mondani e per chiudersi in casa quando iniziò a scrivere la Recherche. Iniziò a vedere degli specialisti ma puntualmente disattendeva le loro prescrizioni e non solo perché non credeva alle loro credenze, ma anche perché probabilmente inconsciamente non voleva curarsi per non perdere quella parte caratteristica di sé stesso. Aveva comportamenti sistematicamente ribelli: non si sposò mai, non si curò per le sue malattie, non lavorò mai e anche a scuola venne caratterizzato da idee troppo originali. Si fece una cattiva fama a causa della sua “provenienza”, venendo considerato un dilettante della riva destra di Parigi e non della rive Gauche, il lato della senna che all’epoca era il lato intellettuale della capitale, nonostante il talento che iniziò a mostrare già al liceo pubblicando per il giornale della scuola. E’ proprio al liceo però che si inizia a manifestare l’interesse sessuale/amoroso di Proust, nonostante il “lutto dallo svezzamento” che continuerà a portare avanti, innamorandosi di un ragazzo suo collega (Jacque Biset) e le lettere che scrisse sia a lui sia ad altri suoi amici venivano considerate sconvenienti ed eccentriche, nonostante fosse comunque ammirato per la sua genialità. La letteratura e l’arte saranno la valvola di sfogo per Proust per liberarsi dall’asfissia dell’inadeguatezza e dal bisogno morboso di essere sempre accettati, amati e protetti (dalla madre, dai compagni e dai professori). 24/09/2020 SI aggiunge un’altra tendenza molto rilevante nel romanzo proustiani, ovvero la passione per il mondo mondano. Alla fine dell’800 sussiste nella maggior parte delle famiglie medio/alto borghesi l’ansia di un’ascesa di un potere causato da un titolo nobiliare, che porta ad essere ricevuti nei circoli mondani esclusivi, dove si riuniscono le persone che contano. L’alta borghesia all’epoca aveva il potere politico ed economico, ma, nonostante ciò, voleva avere comunque il potere mondano, derivato solo dal titolo nobiliare indipendentemente dalla ricchezza economica e dal potere politico. Proust inizierà quindi a frequentare i salotti mondani gestiti e organizzati dalle madri dei suoi compagni di classe, nonostante sia consapevole che queste passioni per la vita mondana rischierebbe di disseccare il suo talento letterario e sprecare l’intelligenza per piacere alle persone diventando protagonista nei salotti. Inoltre, quando diventerà conosciuto nei salotti e sarà il momento di pubblicare il suo romanzo verrà snobbato dagli editori proprio per questa presenza mondana. Nel 1894 Proust conosce quello che sarà il suo primo grande amore, che poi rimarrà l’amico più importante della sua vita, Reinaldo Hahn. I due giovani si conoscono nel salotto di una pittrice e iniziano a scriversi lettere, dove è sempre evidente il tono ricattatorio di Proust, iniziando a fare viaggi insieme. Nonostante questo, non si tirerà mai indietro da fughe amorose al di fuori della loro relazione, arrivando poi a chiedere a Reinaldo di diventare quasi il suo schiavo d'amore, cosa che rifiuterà categoricamente. La storia d'amore finirà dopo questo rifiuto, senza però intaccare l’amicizia. Una dinamica che Proust mette in atto è l'allenamento alla separazione, già in atto con sua madre (morta da poco) ora tenta con Reinaldo. Questo causato dal suo pessimismo amoroso e dalla paura di essere vulnerabile e che può portare a sofferenze enormi (amore ambivalente). capaci di recuperare il tempo e la coscienza come unico elemento che vince la materia e porta alla Verità e alla felicità. (Biscotto della Madeleine) Proust nel 1909 scrive una lettera a Mme Strauss dove disse di aver scritto “l’inizio e la fine di un lungo romanzo”, la Recherche: probabilmente perché teneva molto a dare una struttura solida e compiuta al suo romanzo, scrivendo la fine dopo l’inizio, così da averlo come ancorato a dei pilastri (inizio: infanzia; fine: vecchiaia dei personaggi, che il protagonista farà fatica a riconoscere). L’opera sarà tutto ciò che per la vita dell’autore non è mai stato: è un risarcimento per ciò che non è andato bene nella sua vita, un’unità di parti sfilacciate; non a caso non cambierà mai né l’inizio né la fine scritte nel 1909. * La memoria involontaria e l’idea di raccontare l’esistenza dei personaggi nel tempo. -> Per Proust la realtà nella Recherche non è in tre dimensioni ma in quattro, dove la quarta dimensione è quella del tempo che muta i personaggi conosciuti dal protagonista e i loro io. * Nel 1910 aggiungerà però un tassello al finale che lo unirà ancora di più alla prefazione, nella sequenza “L’adoration perpetuelle”, nella quale torna protagonista la memoria involontaria che serve a dare al protagonista la spinta necessaria per iniziare a scrivere il suo romanzo. Da qui però non cambierà più nulla, se non quello che c’è all’intero della Recherche stessa. Proust immaginava il suo romanzo diviso in due macro-parti: Le temps perdu (come tempo perso, passato e sprecato) e Le temps retrouvè (vocazione letteraria); Anche il titolo doveva essere diverso: Les intermittences du coeur, che conserverà per una sezione dell’opera ma non come titolo dell’intera opera. Questo “titolo” però è comunque legato alla memoria involontaria: a causa dei flash di memoria dei tempi passati il cuore ha sussulti ed intermittenze, con sentimenti ed emozioni che ritornano con prepotenza quando si credeva di averli superati/dimenticati. Non solo in senso negativo: anche l’amore e la passione possono fare lo stesso effetto. Decide di iniziare a cercare un editore per farsi pubblicare ed invia il suo dattiloscritto a due principali editori: uno un po’ più commerciale e uno un po’ più prestigioso intellettualmente, venne però rifiutato da entrambi. La Nouvelle Revue Francaise rifiuta il dattiloscritto molto probabilmente a causa della fama negativa e provenienza della rive gauche di Proust. Non aiutò la lettera di accompagnamento che lui stesso scrisse e spedì insieme al dattiloscritto proponendosi di contribuire alle spese di pubblicazione se necessario: con questa affermazione la NRF lo considerò ancora di più un dilettante che sperava di comprarsi la pubblicazione. 01/10/2020 Incertezza temporale presente dall’incipit fino alla fine: non si capirà mai l’anno, il giorno o l’ora della storia narrata e nemmeno l’età del narratore, come per voler sottolineare il fatto che l’età sia un fatto puramente estetico senza significato. Fulcro della Recherche è la camera da letto: in cui viene scritta l’opera da Proust, in cui ci si rifugia nella vita di tutti i giorni, in cui si svolge la maggior parte delle azioni narrate nei vari capitoli (Incipit, La Prisonnière). Tra il sonno e la veglia le barriere razionali sono abbattute e ci si abbandona al sogno. Tutta la Recherche è basata sulla diffidenza di ciò che appare; la verità si trova al di sotto. Bernard Grasset è un giovane editore in ascesa e decide di pubblicare la Recherche, contento del fatto che Proust la volesse pagare personalmente, promettendo in cambio un grande lancio pubblicitario (1913). Il primo volume come l’avrebbe voluto Proust sarebbe risultato in 800 pagine, ma per ragioni editoriali è stato suddiviso in due, unendosi al “Le Temps Retrouvé”. La visione dell’amore del narratore nella Recherche non può essere definita la conseguenza della storia tra Proust e Agostinelli. Proust era convinto che l’amore fosse senza tenerezze e pieno di sofferenze. L’amore fuggevole è l’unica cosa a renderlo interessante, perché se si facesse prendere perderebbe tutto l’interesse: a prova di questo Proust si sempre innamorato di uomini eterosessuali, impossibilitati a ricambiare il suo amore. Nel taccuino del 1908 Proust prende questo appunto: “Nella seconda parte del romanzo la fanciulla sarà rovinata (economicamente) e io la manterrò senza cercare di possederla per un’impotenza della felicità”; in questa frase si condensa l’idea di amare persone (spesso più giovani, di classe economica e sociale inferiore alla sua) che sfruttano il suo amore senza lasciarsi possedere e lui stesso non sarà capace di gettare le basi per la sua felicità, sofferenza che sarà trasportata nella Recherche. -> Una malattia d’amore: innamorarsi è una sciagura, una malattia del corpo e della mente. In questi casi l’opera conferma la vita dell'autore e viceversa, nonostante non sia un’autobiografia, proprio perché erano pensieri ormai radicati nella mentalità di Proust senza via d’uscita. Nel 1913, dopo 6 anni, Agostinelli bussa alla porta di Proust dopo aver perso il suo lavoro per farsi assumere come autista. Proust aveva già un altro autista, ma per aiutare Agostinelli decide di assumerlo come segretario per battere a macchina il suo romanzo, ospitandolo inoltre a casa sua insieme alla compagna (Anna, presentata come moglie) di lui. La coppia però non è ben accetta dalla servitù di casa Proust: lei viene presentata come brutta e sgradevole, lui come un bel ragazzo ma donnaiolo, che tradisce spesso la compagna e che vuole a tutti i costi uscire dal suo status sociale. Il 1° dicembre 1913 la famiglia Agostinelli di nascosto decide di scappare da casa Proust. 02/10/2020 La fuga di Agostinelli fa ricadere Proust in uno stato di angoscia infantile causata dalla paura dell’abbandono. Proust non rincorre Agostinelli per la certezza del rifiuto e anche a causa della sua nevrosi, che lo obbliga a non affrontare la realtà cercando mille vie di uscita. Proust quindi spedisce il suo amico Albert Namias (?) in costa azzurra dal padre di Agostinelli, per promettergli una somma mensile in cambio del convincimento di Alfred di tornare a casa da Proust. La storia si conclude con un nulla di fatto, nonostante la cosa porti ad una ripresa corrispondenza epistolare tra Alfred e Proust, cosa che porta quest’ultimo a rincarare la dose sui regali (Aeroplano e Rolls Royce). Agostinelli si iscrive alle lezioni di volo, dove perderà la vita per una virata sbagliata che lo farà cadere in mare. In questo periodo (1913-1914) comincia a prendere forma il personaggio di Albertine e tutta l’estensione del personaggio stesso conosciuto come “Roman d’Albertine”. Inoltre, l'interruzione della pubblicazione causato dall’inizio della Prima Guerra Mondiale e la precedente chiamata alle armi (dove non parteciperà come soldato per motivi di salute) determinerà il rimaneggiamento definitivo e più profondo della Recherche, trasformandolo in un ciclo di 7 volumi. L’introduzione del personaggio di Albertine manda in crisi la struttura del romanzo: il narratore alla fine trova il senso della sua vita nell’arte ma Albertine manda in crisi questa struttura lineare e il bipolarismo della società descritta da Proust nel romanzo stesso, non rendendo chiaro la sua provenienza e muovendosi tra i vari strati della società, inoltre non invecchia e non partecipa al finale romanzesco in cui il narratore scopre l’arte. Proust inoltre inserisce dei richiami interni per unire i diversi episodi dei diversi volumi, per non perdere l’idea dell’universo compatto dell’intero romanzo. Nel primo volume non è ancora presente il personaggio di Albertine, tuttavia ci sono delle allusioni a quest’ultima. Du cotè de chez Swann: Il primo libro narra, nella parte iniziale, l'infanzia di Proust nel villaggio francese di Combray, descrivendo i vari rapporti psicologici con la madre, una presenza costante, con le sue prime letture intellettuali, e con gli abitanti. La prima parte è una sorta di preludio alla seconda sezione, quando sono protagonisti i membri della famiglia Swann, nel cui giardino il narratore andava da piccolo sempre a passeggiare. Viene introdotto il tema della Recherche interiore dell'autore, e dell'attenzione per i particolari del proprio passato, che cercherà di analizzare anche nella seconda sezione, dedicata a Charles Swann e al suo amore per Odette de Crècy. Il Narratore discute delle passeggiate quotidiane fatte verso Méséglise (o Swann) quando il tempo era incerto, laddove quando il bel tempo lo permetteva si addentravano dalla parte dei Guermantes: entrambe le direzioni sono "giacimenti profondi del mio terreno mentale". Il modo in cui Méséglise è associata con il cattivo tempo; questo è il lato degli odori, in particolare quello che il Narratore in lacrime riconosce nel biancospino; ma anche del desiderio carnale e del fallimento dell'intelligenza. È questa la parte in cui osserva la scena di lesbismo e sadismo tra la figlia di Vinteuil e la sua amica; è da questa parte, infine, che Gilberte Swann gl'indirizza un gesto osceno sputando sul ritratto del signor Vinteul. La parte dei Guermantes è associata invece come detto col bel tempo, il desiderio di vita mondana (sogna un giorno di poter partecipare a un ricevimento indetto dalla duchessa) e ad altre sensazioni intelligibili. Nella terza sezione del primo volume, intitolata "Nomi di paesi: Il nome" il narratore sogna a occhi aperti di viaggiare, visitando varie località. Combray rappresenta per l'autore un mondo infantile, chiuso e protettivo, che si contrappone ai paesi che invece vorrebbe visitare e sui quali fantastica a lungo, anche solo sui loro nomi, che gli ispirano suggestioni di vario tipo: è attraverso gli orari dei treni che vede per la prima volta Balbec e soprattutto Venezia. Questa parte fa eco al successivo volume All'ombra delle fanciulle in fiore; tale parallelismo sottolinea la delusione del sogno nascente del confronto con la cruda realtà: solamente l'arte è in grado di re-incantare il paesaggio e farlo vivere all'altezza delle aspettative del Narratore. All'ombra delle fanciulle in fiore (À l'ombre des jeunes filles en fleurs) è il secondo volume dell'opera che verrà pubblicato solo nel 1918, sei anni dopo il primo volume dell'opera, a causa dello scoppio della Prima guerra mondiale. Marcel è ormai cresciuto, e si trasferisce da Combray a Parigi, frequentando l'amico Charles Swann e la moglie Odette. Nel frattempo, lui si innamora di Gilberte, figlia della signora Swann. Nella seconda sezione (Nomi di paesi: Il paese), l'autore soggiorna per un certo periodo con la nonna e la domestica Frangoise in un hotel di Balbec in Normandia. Marce conosce il pittore Elstir, amico di Madame Verdurin, ed il giovane Robert de Saint-Loup, che è imparentato con la famiglia Guermantes e presenta Marcel allo zio, il barone di Charlus. Inoltre, Marcel fa amicizia anche con un gruppo di fanciulle, che si fanno chiamare “fanciulle in fiore”. Di questa comitiva fanno parte Andrée, Rosemonde e Albertine, le quali osservavano il protagonista già da un po' di tempo prima di conoscerlo. Tra queste ragazze l'autore si innamora di Albertine e inizialmente si diverte a farla ingelosire, facendosi vedere insieme all'amica Andrée. spiegazioni sperando ovviamene di essere rassicurato sui suoi sospetti. Dall’altra parte però il narratore è come se fosse stato istruito alla non-fiducia dall’esperienza amara dell’amore (Du còté de chez Swann), quindi nonostante tutto una parte di lui è comunque convinto del tradimento dell’amata. Nonostante la scenata di gelosia ad Albertine, e nonostante tutta la loro “storia” il narratore non dichiarerà mai il suo amore per lei, ma si nasconderà dietro una menzogna, dietro il suo “interesse” per André. Inizieranno poi, dopo quella discussione, e frequentarsi quotidianamente facendo dei giri per Balbec, soprattutto in automobile, fino a spingersi alla villa Vedurine. -> Troppo lontano (soprattutto per Albertine) se non fosse per l'automobile. 15/10/2020 Il cambiamento del punto di vista è il tema principale di queste pagine della Recherche, proprio perché nonostante il narratore fosse innamorato dei viaggi in treno, l’automobile lo affascinava. L’automobile non fa magicamente arrivare i passeggeri da un capo all’altro come fa il treno, ma fa vedere “il dietro le quinte” senza magie, ma in compenso si hanno i tentennamenti dell’autista stesso, costretto a fermarsi a chiedere informazioni, e “gli incroci di prospettiva” a seconda della direzione presa. Per una magia che va via ce n’è una che arriva. Contrapposizione tra l’abitudine e il desiderio di vivere, di piacere. L’abitudine è protettiva ma da un lato toglie la vitalità e il piacere di vivere. Per evitare l’abitudine dell’automobile il narratore iniziò a fare, da solo, delle passeggiate a cavallo. Il narratore raccontando del suo viaggio fa un paragone particolare: dopo un’introduzione mitologica racconta il suo primo incontro con un aeroplano, paragonando il suo pilota ad un semidio, unendo la modernità alla mitologia greca. Essendo tra l’altro ambiguo sul paragone stesso: “mi parve di vedere la figura di un uomo” -> come se la figura fosse un uomo con le ali (mitologia) o un effettivo pilota (moderno). 20/10/2020 L’abitudine viene interrotta bruscamente quando Albertine rivela al narratore di conoscere molto bene la famiglia Venteuile, specialmente la figlia, cosa che porta il Narratore ad una lunga riflessione, soprattutto sull’idea del tradimento omosessuale di Albertine, cosa che accende nel narratore una fiamma di gelosia molto più ardente e dolorosa che se fosse con un uomo. Quella gelosia era completamente diversa, secondo il Narratore, perché con un altro uomo poteva combattere, mentre con una donna non poteva combattere ad armi pari: non poteva né capire il piacere dato ad Albertine né capire come vincerla. -> la critica concorda sul fatto che l'omosessualità di albertine sia una maschera per nascondere l’omosessualità dell’autore; negli ultimi anni però è cambiata la prospettiva, data la presenza di uomini omosessuali nella Recherche stessa. Non è un modo per mascherare il tema dell’omosessualità maschile, ma è un modo probabilmente per Proust per avventurarsi nel mondo femminile sconosciuto (nel piacere), riconducibile soprattutto alla figura materna. Nonostante il fatto che Proust sia stato estraneo ai la sua vita. 10 “L’amore è inconsistente (senza una causa vera e concreta) e può nascere per i motivi più futili, però una volta che è nato ha una verità inconfutabile: inconsistente ma vero, esiste perché fa soffrire.” In Proust l’apparenza delle cose non ha nessuna importanza: una rappresentazione realista che voglia rappresentare le verità del mondo per Proust non avrebbe importanza, perché per lui Ja verità si trova altrove. Alba: correlativo oggettivo della sofferenza del narratore che proverà per tutta la sua vita, esattamente come il sole continuerà a sorgere. Il correlativo oggettivo è un concetto poetico elaborato nel 1919 da Thomas Stearns Eliot, che lo definì come “una serie di oggetti, una situazione, una catena di eventi pronta a trasformarsi nella formula di un'emozione particolare.” I colori descritti nell’alba in questione sono paragonabili ad un quadro espressionistico, proprio per evocare l’idea violenta e sofferente del sacrificio che dovrà affrontare il narratore. 22/10/2020 Claustrazione amorosa e miraggio dell’arte:_ contrapporre la prigionia d’amore e quella dell’ideale dell’arte, due poli, uno della malattia e uno della salvezza. Però alla fine del romanzo Proust mette in evidenza come serva attraversare il primo per arrivare al secondo: le sofferenze dell’amore non sono la fine della vita dell’essere umano, ma serve ad entrare profondamente all’interno di se stessi e ad estrarre dal proprio dolore una specie di legge universale. Questa bipolarità è il tema centrale del pensiero e della vita di Proust, non solo dell’opera, perché ciò che riscatta la sofferenza della vita è l’arte. La Prisionière è il culmine della capacità compositiva di Proust, in cui questa polarità è sempre attiva. Questo sarà l’ultimo romanzo tra i sette della Recherche che Proust abbia avuto il tempo di rivedere, consegnandolo poi all’editore per la pubblicazione. Fino alla notte prima di morire dettò alla sua cameriera delle aggiunte per La Prisionière. Le Roman d’Albertine nel suo insieme attraversa diverse stesure: il personaggio di Albertine entra in scena proprio nel periodo in cui Agostinelli entra in maniera stabile nella vita dell’autore (ma non è semplicemente e SOLO Albertine) prestandole caratteristiche di altri personaggi conosciuti dall’autore, compreso appunto Agostinelli. Nel Cahier 71 scrive la storia dei due personaggi. Nel 1915 aggiunge alla bozza psicologica del cahier materiale romanzesco su altri personaggi presenti nella Recherche, integrandoli alla storia dei narratore e Albertine, per arrivare al 1916 alla “bella copia” del manoscritto, aggiungendogli ancora in modalità collage altri dettagli, fino alla sua morte. Pubblicato nel 1923, questo è il primo volume dell'opera ad essere pubblicato dopo la morte dell'autore, avvenuta nel 1922, conla cura di Jacque Rivier (NRF) e Robert Proust, fratello dell’autore. Nel 1921 aggiunse anche un fatto biografico. La prisionière avrebbe dovuto chiamarsi Sodome e Gomorre III mentre La Fugitive Sodome et Gomorre IV; poi l’autore si rende conto che avrebbe potuto essere mal recepito dai lettori, quindi decide di cambiare. Nel luglio 1922 però viene pubblicato un libro intitolato “La fugitive”, quindi decide (dopo vari ripensamenti) di mantenere “La Prisonière” cambiando solo il quarto volume, in “Albertine disparu”. Trama: Il narratore racconta della sua convivenza con Albertine, di cui è molto geloso. Marcel, prima di sposare Albertine, è vittima di un senso di possesso e di gelosia morbosi nei suoi confronti. 11 Il narratore probabilmente prova questi sentimenti dopo aver saputo di alcune vicende di tradimento che riguardavano la relazione omosessuale del barone di Charlus; per questo motivo fa sorvegliare la ragazza, la accusa di avere relazioni omosessuali e, alla fine, prova ad imprigionarla in casa sua, approfittando dell'assenza dei suoi genitori. Questa prigionia sarà sopportata per poco tempo da Albertine, la quale deciderà di scappare di casa di nascosto. Infatti, alla fine del volume, Marcel scoprirà dalla domestica Frangoise che Albertine è andata via di casa e che gli ha lasciato una lettera di addio. La prisoniere viene suddivisa dai curatori del romanzo in gruppi di giornate, ma non si svolge effettivamente in cinque giorni, ma c’è una specie di suddivisione interna dove Proust utilizza la mattina come punto di riferimento. La divisione in cinque viene considerata dagli studiosi molto pertinente, essendo una suddivisione tipica delle tragedie teatrali, ripresa poi nel 600 da Racine (tragico francese che riprendeva nelle sue storie il tragico greco). Nella tragedia classica il destino del protagonista è già deciso senza possibilità di via di scampo e il susseguirsi degli atti sono solo i passaggi che il protagonista deve superare per compiere “il suo destino”, arrivando alla tragedia finale; lo stesso possiamo dire dei protagonisti del romanzo in questione: il modo in cui la coppia si è formata (il mondo oscuro dietro Albertine che il Narratore non può sopportare, insieme all’amore per la stessa) non può che portare ad un finale tragico. Il destino dell’eroe inoltre è inscritto nel suo carattere: l’amore non porta a felicità. Nei primi due gruppi di giornate si hanno dei racconti delle giornate tipo del narratore insieme ad Albertine; la terza è caratterizzata dal tema dell’arte; la 4 è un insieme di diversi pezzi di giornate mentre la quinta è l’insieme degli eventi che porteranno alla fuga di Albertine. Noi non sappiamo quanto duri effettivamente la convivenza dei due, abbiamo dei riferimenti molto vaghi a riguardo: questo perché Proust voleva ribadire il fatto che la vita umana non può essere scandita dal tempo “convenzionale” di un calendario, l’unica scansione che può essere “accettata” è il risveglio mattutino. INCIPIT: pg 69 Claustrazione amorosa: prigionia amorosa; Il racconto che avviene da dentro una reclusione. Malato d’amore e malato d’asma (autore e narratore) che fa entrare il mondo esterno attraverso un filtro (le tende); però questo filtraggio protettivo da un lato smorza l’impatto della realtà, dall’altro però attiva l'immaginazione per compensare ciò che i sensi non riescono a percepire. -> Compensazione sinestetica Vivere una vita indiretta e trasposta; il mondo arriva e riportato all’interno di un’interiorità dello scrittore. Inoltre il narratore usa sempre l’imperfetto per raccontare, questo probabilmente perché non è una narrazione normale con degli eventi lineari, preferendo invece restituire sulla carta la densità della vita più che gli eventi stessi. Cosa che non può essere meglio definita se non con l’imperfetto; usandolo anche in frasi dove sarebbe “suonato” meglio un altro tempo verbale come il presente. Inoltre si capisce che il narratore non abbia mai detto ai suoi amici della convivenza con Albertine, per la sconvenienza dell’intimità tra i due senza essere sposati. Il linguaggio utilizzato per descrivere il bacio tra il narratore e Albertine ha un carattere fortemente religioso, quasi paragonando la passione di cristo alla passione del narratore, ma con un significato diverso: il corpo di Albertine viene descritto come sacro, ma le sofferenze sono del narratore. 12 Pg.86 "Combien Albertine, medisais-je, m'épargnerait les angoisses de la séparation si, aucours d'une de ces promenades, voyant que je ne lui parlaisplus de mariage, elle se décidait à ne pas revenir, et partaitchez sa tante, sans que j'eusse à lui dire adieu!" # “Des qu'en entrant je les apercevais, l'atmosphére de la maisondevenait respirable. Je sentais qu'au lieu d'un air raréfié, lebonheur la remplissait. J'étais sauvé de ma tristesse, la vue deces riens me faisait posséeder Albertine, je courais vers elle.” Paradigma indiziario: indizi che il narratore deve seguire per arrivare alla verità. Ma gli indizi di un poliziesco portano alla verità, mentre nella Recherche gli indizi risente dell’incapacità del Narratore di conoscere la verità, dettata dal fatto che gli indizi della realtà sono ambigui e ingannevoli che resistono alla volontà di conoscenza del soggetto inquisitore. una conoscenza di sé stesso. 02/11/2020 Pg. 120-124 Il sonno di Albertine. Procedimento retorico: dalla comparazione alla metamorfosi. Da Donna diventa uno stelo in fiore. Albertine nonostante sia effettivamente presente è come se si fosse assentata, addormentandosi, come soggetto. Essendo presente e assente nello stesso tempo, il Narratore può averla accanto senza però rinunciare al sogno e alla piacevolezza della solitudine. 05-6/11/2020 Pg 127 “Voici de méme que je parlais maintenant à Albertine tantét comme l'enfant que j'avais été à Combrayparlant à ma mére, tantòt comme ma grand-mére me parlait.” Simultaneità di passato e presente; intermittenze e riverbero di azioni passate nel presente. Mondo interno inconscio e disorganizzato, nel quale alcune leggi logiche sono completamente sovvertirti. Nessuna contraddizione nel mondo inconscio, dove il Narratore si sente figlio e madre di Albertine*. (Bi-logicità dell’inconscio). “Il mio impuro amore per albertine” -> non solo in senso morale (concubinaggio) ma anche per il mescolarsi di vari sentimenti: passione carnale quasi incestuoso* e di profanazione. Albertine è come uno specchio dove il narratore vede riflesso la parte peggiore di se stesso, infatti non si sa mai molto di Albertine (che sarebbe la protagonista del romanzo) ma dell’io del Narratore. “Ces habitudes de vie en commun, ces grandes lignes quidélimitaient mon existence et à l'intérieur desquelles nepouvait pénétrer personne excepté Albertine, et aussi (dans leplan futur encore inconnu de moi, de ma vie ultérieure, commecelui qui est tracé par un architecte pour des monuments quine s'éleveront que bien plus tard) les lignes lointaines,paralléles à celles-ci et plus vastes, par lesquelles s'esquissaiten moi, comme un ermitage isolé, la formule un peu rigide etmonotone de mes amours futures, avaient été en réalitétracées cette nuit à Balbec où, après ce qu'Albertine m'avaitrévélé dans le petit tram, qui l'avait élevée, j'avais voulu à toutprix la soustraire d certaines influences et l'empécher d'étrehors de ma présence pendant quelques jours.” à Passato, presente e futuro si fondono. Il Narratore si è abituato alla convivenza con Albertine, nonostante dovesse essere una situazione momentanea, per allontanarla alle “cattive influenze” delle sue amiche. Ora però non vede altro futuro se non con lo stesso schema di questa storia. 15 “J'aurais pu dire (et je ne l'aurais pas voulu) à qui m'eùit demandé ce que signifiait cette vie de retraite où je me séquestrais jusqu'à ne plus aller au théatre, qu'elle avait pour origine l'anxiété d'un soir.” Nuova serie di giornate. (pp129-) pg137 “Ce sont surtout de tels étres qui nous inspirent l'amour, pour notre désolation. Car chaque anxiété nouvelle que nous éprouvons par eux enlève à nos yeux de leur personnalité. Nous étions résignés à la souffrance, croyant aimer en dehors de nous et nous nous apercevons que notre amour est fonction de notre tristesse, que notre amour c'est peut-étre notre tristesse et que l'objet n'en est que pour une faible part la jeune fille à la noire chevelure.” à Esempio perfetto nella prima parte della Recherhe con Odette e Swann. Quando Swann si rende conto che Odette ha la capacità di farlo soffrire i due ruoli si invertono: diventa lui l’innamorato quando si rende conto che Odette, una sera che lui si è trattenuto di più con la sua amante, se ne è già andata da casa Verdurin. Confronto tra le uscite attuali e le gite a Balbec tra il narratore e Albertine: non torna calmo e tranquillo come succedeva a Balbec. All’epoca li considerava come squarci di bellezza nella vita di tutti i giorni, nonostante fossero molto più rare. All’epoca Albertine le sembrava più sua, perché considerava solo il tempo che lei gli dedicava, mentre ora la gelosia lo attanaglia e si ossessiona dalle ore che passa SENZA di lui. L’amore all’inizio era nato grazie al desiderio, ma ciò che lo mantiene ora sono solo ansia e sofferenza: si desidera ciò che non si ha e quando si conquista, l’interesse permane solo se si ha qualcos’altro da conquistare. 09/11/2020 “Terza giornata” Contrapposizione tra le urla dei mercanti descritti dal Narratore e il quartiere alto di Parigi in cui vive il narratore: con Albertine inizia a conversare come all’inizio della Recherche, con dei versi della tragedia di Recine e le grida del mercato Parigino à Quartieri alti e quartieri bassi; tutto serve in questione dell’arte stessa. pg162 Rappresenta un punto di autoriflessione del narratore (e probabilmente di Proust stesso) sul proprio modo di scrivere e di costruire la frase. Questo perché prima di parlare con Albertine leggera il Figaro cercando un articolo che credeva sarebbe stato pubblicato, senza però trovarlo. Invece però ci sarà Albertine che improvviserà il suo piacere per il gelato che viene venduto al mercato in quel momento; rimanendo sgomento da quanto Albertine sia diventata intelligente grazie alui. “Auto-pastiche”: l’autore fa fare ad albertine una specie di imitazione comica del suo stile, facendo dire al suo narratore “questa è la mia opera (riferito ad Albertine); anche se io non parlerei così"; Nel discorso di Albertine si hanno simboli fallici (es. obelischi) misti alla dolcezza del gelato, tipici dell’omosessualità femminile (e probabile bisessualità). (169) Con questo discorso pieno di doppi sensi Albertine arriva a toccare la sua vita a Montjouvain con Mlle Vinteuil, quindi il narratore decide di interromperla. “Je sentis quelle fatigue était pour moicette présence perpétuelle, insatiable de mouvement et de vie,qui troublait mon sommeil par ses mouvements, me faisaitvivre dans un refroidissement perpétuel par les portes qu'ellelaissait ouvertes, me forgait -pour trouver des prétextes quijustifiassent de ne pas l'accompagner, sans pourtant paraîtretrop malade, et d'autre part pour la faire accompagner- adéployer chaque jour plus d'ingéniosité que Shéhérazade.” 16 Si rende conto che tutto quello che ha insegnato ad Albertine gli si ritorcono contro; ha insegnato molto ad Albertine, ma lei le ha dimostrato che riesce ad assorbire quello che le viene insegnato e a ritorcerlo contro di lui.(171) Shéhérazade à Protagonista del racconto delle mille e una notte; modello principale della Recherche, della memoria involontaria e per la struttura alla “opera mondo” -> racconto che raccoglie altri racconti. La scrittura serve per sopravvivere: al narratore come alla protagonista. Ma in questo passo il narratore è ancora incastrato nel labirinto nevrotico dell’amore: l’ingegnosità della protagonista gli serve solo per creare sempre più bugie e sempre più gelosie, cosa che lo avvicinano ancora di più alla sua fine, invece di salvarlo: inizia a realizzare di dover prendere una scelta, se stare con Albertine (il cuore) o smettere di vederla per garantire il riposo del corpo, sacrificando però il cuore, costretto a vivere nell’angoscia e nella gelosia. “Non, prenant la Sonate à un autre point de vue, la regardant en soi-méme comme l'oeuvre d'un grand artiste, j'étais ramené par le flot sonore vers les jours de Combray -je ne veux pas dire de Montjouvain et du còté de Méséglise,mais des promenades du còté de Guermantes- où j'avais moi- méme desiré d'étre un artiste. “En abandonnant en fait cette ambition, avais-je renoncé à quelque chose de réel? La vie pouvait-elle me consoler de l'art, y avaitil dans l'art une réalité plus profonde où notre personnalité véritable trouve une expression que ne lui donnent pas les actions de la vie?” (194) 12/11/2020 “La musique, bien différente en cela de la société d'Albertine, m'aidait adescendre en moi-méme, à y découvrir du nouveau: la variétéque j'avais en vain cherchée dans la vie, dans le voyage, dontpourtant la nostalgie m'était donnée par ce flot sonore quifaisait mourir dà c6té de moi ses vagues ensoleillées.” L’arte e gli artisti sono le uniche cose che permettono veramente di darci la verità del mondo attraverso la varietà. Noi conosciamo veramente noi stessi solo quando creiamo arte, anche senza saperlo, perché togliamo quelle sostanze non autentiche della vita di tutti i giorni, senza menzogne. Se lo facessimo creando arte, verrebbe una pessima opera d’arte. Unità retrospettiva. Due diversità: la prima à solo l’arte ci fa capire veramente l’altro, non l’amore. La seconda à ogni artista è diverso, ma anche in senso all’opera d’arte stessa, che riunisce diverse individualità. Ogni personaggio compare con la sua individualità e con la sua musica, così da far diventare la musica stessa parte integrante nella narrazione. Come se Wagner sia uno scrittore e le sue musiche siano dei romanzi. La musica di Wagner per il narratore è così: una musica che nella sua pienezza ne racchiude altre, che rappresentano un individuo diverso. 13/11/2020 La riflessione sull’arte del Narratore però non è mai disgiunta dallo sfondo narrativo, ma profondamente intrecciate in un passaggio tra l’uno e l’altra. “J'appris que ce jour-là avait eu lieu une mort qui me fit beaucoup de peine, celle de Bergotte.” (213) 17 La fine della Prisonière si vede costellata di presagi e segni premonitori sulla fine nefasta di Albertine, collegati tra loro. 1. “Mais je m'endormirai vite après car je suis comme une morte." Ce fut une morte en effet que je vis quand j'entrai ensuite dans sa chambre. Elle s'était endormie aussitòt coucheée ; [..]” 362 “devant ce corps tordu, cette figure allégorique de quoi? de ma mort? » à Dimostra che il destino del narratore è direttamente collegato a quello di Albertine; « Ces robes de Fortuny c'était celles dont Elstir, quand il nous parlait des vétements magnifiques des contemporaines de Carpaccio et du Titien » à riferimento con A l’ombre de jeunes filles en fleurs 2. « etcomme le proclament buvant aux urnes de marbre et de jaspe des chapiteaux byzantins les oiseaux qui signifient à la fois la mort et la résurrection » 370 è l'abito di Fortuny che porta Albertine 3. "Je l'embrassai une seconde fois, serrant contre mon ceur l'azur miroitant et doré du grand canal et les oiseaux accouplés, symboles de mort et de résurrection. Mais une seconde fois, elle s'écarta au lieu de me rendre mon baiser avec l'espèce d'entétement instinctif et néfaste [...] des animaux qui sentent la mort." « J'entendais pourtant toujours le bourdonnement des ailes165, qui tout d'un coup entrèrent dans le champ de ma vision. Là-haut de minuscules ailes brunes et brillantes frongaient le bleu uni du ciel inalterable. » à Il narratore e Albertine decidono di andare a fare una passeggiata a Versailles e sentono, e poi vedono, nuovamente un aereo che passa sopra le loro teste: probabilmente l’autore, tra i presagi inseriti per indicare la futura morte di Albertine, ha voluto inserire la morte del personaggio reale che quest’ultima ha ispirato, ovvero Agostinelli, morto in quel periodo per un incidente aereo. 20/11/2020 Albertine disparu c’est le roman plus obscur de la recherche, qui dérive d’une tentative de compensation causée par une absence à celle d’Albertine et en principe de la mère du Narrateur en regarde de toute la Recherche. Dans son ensemble toute la réorganisation de la recherche commence à partir de la matière narrative raconté dans Albertine Disparu : le départ e la mort de Agostinelli dans la vie de Proust. Albertine disparu c’est aussi le roman le plus troublé par rapporte à son histoire éditoriale : Proust est morte tandis que corriger la Prisonnière, donc il n’a pas eu le temp de corriger les deux derniers volumes de son roman, et ses corrections des éprouves par Proust sont été de faites des réécritures, donc on peut imaginer que si l’auteur avait eu la possibilité de les corriger elles peuvent étre vraiment différentes. Albertine disparu est composée des parts qui proviennes d’époques différents de la rédaction de la Recherche, donc il y a des problèmes éditoriaux : * Letitre: L'ampleur prise par les épisodes centrés sur le personnage d'Albertine, qui devaient initialement faire partie de Sodome et Gomorrhe, obligea Proust à découper 20 l'ensemble en deux tomes dont les titres devaient se répondre : La Prisonnière et La Fugitive. La publication d'une traduction de Rabindranath Tagore sous le titre La Fugitive contraignit Proust à changer ses plans. Il envisagea un temps de publier les deux tomes, indissociables sur le plan narratif, sous le titre de Sodome et Gomorrhe III, ou Sodome et Gomorrhe III et IV. Ce n'est que dans des dactylogrammes tardifs et longtemps crus posthumes qu'apparaît le titre « Albertine disparue ». Il y a aussi deux dactylographies, mais il y a une différence entre le deux : seulement une est corrigé par la main de Proust donc c’est plus ou moins sure que Proust avait donné le titre « Albertine Disparue » depuis La Prisonnière. Des motifs narratifs sont liés : 1- À V’article dans le figaro (mentionné aussi dans la prisonnière) : En 1908-1909, période où Proust travaille à un projet de Contre Sainte-Beuve, à la fois essai critique et récit d’une matinée, on trouve dans les premiers cahiers manuscrits (n° 2 et 3) plusieurs esquisses d’un autre thème : la mère du narrateur apporte à son fils, au réveil, un article que celui-ci a envoyé au Figaro. Les ébauches évoquent déjà la discrétion affectueuse de la mère, l’obscurité de la chambre, l’expulsion de la vieille bonne, la surprise du narrateur découvrant sa propre signature (qui est alors celle de Marcel Proust), ses commentaires sur l’accueil imaginé des lecteurs. Ces lignes doivent servir d’introduction à une conversation littéraire du fils avec la mère sur Sainte-Beuve et sa méthode critique. 2- Venise : Tout au long de la Recherche, Venise exerce un pouvoir considérable sur le narrateur : Le réve de Venise si longtemps caressé, fut longtemps un bonheur impossible et représente un péle esthétique très important, d’autant plus que le narrateur s’achemine vers sa vocation d’écrivain. Pourtant, le narrateur mettra longtemps avant de réaliser ce voyage tant désiré et lorsqu'il l’effectue enfin, vers la fin d’Albertine disparue, ce moment représente alors une sorte d'aboutissement et un tournant dans la vie du héros. 3- Poursuit de jeune fille : va revenir dans Albertine Disparu pour signifier l’une des étapes de l’oublie d’ Albertine par la part du Narrateur. Tous ces motives vont étre rattachés dans un noyau central qui est le départ et ensuite la nouvelle de la morte d’Albertine. Ce qui est frappante est le fait que la matière narrative est très rapprochée de l’existence. En particulier cette proximité était très évidente dans le manuscrite de 1914/1915, étaient la première rédaction du roman d’Albertine, après la mort de Agostinelli, et parfois on a observé que dans sa première rédaction il y a le méme mot qu’apparaissent dans la correspondance de Proust regardant Agostinelli. Le deuil pour la morte d’Albertine donc est très enrichie par pas seulement de la douleur par la morte d’ Agostinelli, mais aussi par la morte de la mère de Proust et de laquelle d’un ami de l’autour qui a perdu sa vie pendant la guerre mondiale ; d’abord l’histoire personnelle de l’autour va nourrir l’écriture de la Recherche en plus parts. Pendant 1920/1921 on sait que Proust s’occupe de la division du roman d’albertine et il est surtout 1922 qui s’occupe de la sortie de différents volumes de Sodome e Gomorrhe, avec très peur de n’avait pas le temps nécessaire pour corriger e donner à Gallimard tous les romans, créant beaucoup de querelles entre les proustiens, parce que les corrections d’ Albertine Disparue coupes beaucoup de pages raccourcissant considérablement le roman. Probablement parce que Proust été en train de penser à un remaniement de la dernière partie de la recherche : 21 Natalie Mauriac donc, la critique proustienne qui a découvert cette manuscrite, a décidé de publier la version coupée d’Albertine Disparu, comme Proust l’avait pensé. une autre hypothèse est que la version courte de le romans serait été destiné eu un autre éditeur, « L’ouvre libre », où il avait déjà publié des parties de Sodome e Gomorrhe, pour un public moins snob et moins sophistiqué de le quelle de la NRF. Albertine Disparue Dans ce roman il y a quatre chapitres : 1. C’estle chapitre de la douleur et de la jalousie rétrospective, comme sil doit faire un apprentissage pour s’habituer à l’absence d’ Albertine ; 2. Chapitre des étapes qui méènent le narrateur à oublier Albertine et d’élaboration du deuil : i) Le désir d’une jeune fille mystérieuse ii) Une conversation avec André : le narrateur se rencontre que la souffrance provoquée par cette découverte n’est pas si forte. iii) Le voyage à Venice du narrateur avec sa mère 3. Chapitre dédié a le voyage à Venice 4. Le retour à Paris du héros qui va renouer ses relations interrompues et va à découvrir un nouveau visage de Saint-Loup, qui est homosexuel et qui a une relation avec Morel, le musicien aimé par Charlus. Il y a aussi le retour à Combray du narrateur ou il va à découvrir que le deux coté ne sont pas si éloigné qu’il avait cru pendant son enfance. On pet dire que le parcours d’apprentissage du narrateur a mit un point final dans sa vie. Il va découvrir définitivement sa vocation et donc il se va dédier totalement a son ouvre. On voit aussi qu’il découvre aussi sa nouvelle vieillesse. “Mademoiselle Albertine est partie ! Comme la souffrance va plus loin en psychologie que la psychologie ! Il y a un instant, en train de m’analyser, j’avais cru que cette séparation sans s’étre revus était justement ce que je désirais, et comparant la médiocrité des plaisirs que me donnait Albertine à la richesse des désirs qu’elle me privait de réaliser, je m’étais trouvé subtil, j’avais conclu que je ne voulais plus la voir, que je ne l’aimais plus.” La souffrance concrète sur notre peu fait entendre beaucoup de notre personnalité profonde que la psychologie. Cette nouvelle douloureuse a l’effet de brisé la phrase architecturale du narrateur, avec phrase très courte et sin image et métaphores, parce que la brutalité de la réalité a détruit le travail de tissage de l’art de la phrase. Pour le narrateur l'amour est une perte de temps et des énergies, mais il faut souffrir pour connaitre vraiment nous-mémes. 23/11/2020 Résumé Le récit s’ouvre sur la disparition d’Albertine. La fugue de sa jeune amie le plonge dans un profond désespoir. Mème sil avait cru, à certains moments, ne plus l’aimer, il se rend compte que ce n’était que l’habitude qui avait pris le dessus sur leur relation en la rendant un peu ennuyeuse, et que le départ d’ Albertine le fait finalement souffrir davantage qu’il ne l’aurait imaginé. La lettre que la jeune femme a laissée à Frangoise lui fait en outre comprendre que la décision d’Albertine est irrévocable. Le narrateur recherche alors à atténuer sa souffrance en réfléchissant aux moyens qu’il pourrait mettre en ceuvre pour la faire revenir. Il est persuadé que la jeune femme a fait semblant de le quitter pour qu’il lui offre le yacht et l’automobile qu'elle lui avait demandés mais qu’il n’avait 22 lui tranquillise (c’est typique de la névrose du faire tous pur se protégé da la souffrance, en ce cas il veut se protéger de la vérité sur Albertine. à Pour le narrateur la vérité c’est la seule chose qui peut confirmer la réalité de choses, donc il ne la veut pas la découvrir directement : avec ca il ya comme un filtre entre lui e la souffrance. « Le plagiat humain auquel il est le plus difficile d’échapper, pour les individus (et méme pour les peuples qui persévèrent dans leurs fautes et vont les aggravant), c’est le plagiat de soi-méme. » à La fuite d’albertine n’a pas changé le narrateur, il fait toujours les mémes erreurs. N’importe qu’est qu’y passe dans notre vie, nous sommes destinés à continuer à faire les mémes erreurs. (La contrainte à répéter ; Freud) Saint-Loup donc demande une photo d’ Albertine, parce qu’il n’a lui jamais vu en présence, et le Narrateur s’occupe de la procuré. Quand Saint-Loup finalement regoit la photographie il a une expression étonnée, ne trouvant pas Albertine si belle comme la souffrance du Narrateur pouvait faire supposer. Cet étonnement provoque alors une série de considérations dans l’àme du narrateur : l’amour vers quelqu’un ne dépend aucunement de la beauté de cette personne. « Ce qu’on aime est trop dans le passé, consiste trop dans le temps perdu ensemble pour qu’on ait besoin de toute la femme ; on veut seulement étre sir que c’est elle, ne pas se tromper sur l’identité, autrement importante que la beauté pour ceux qui aiment ; » 37 Le narrateur est convaincu que la mission de Saint-Loup va succéder, chose que lui va a créer une panique intérieur, parce que il a une prémonition d’une possibilité qui lui donne une sorte d’avenue : la calme qui lui prouve maintenant (pour le succès de la mission) est une présage de la fin de la douleur et la fin de l'amour pour Albertine. Panique parce que on a tellement investi sur cette douleur que on a l’impression que si quelqu’un nous enlève de cette douleur nous allons nous abimer. 26/11/2020 « Et pourtant, quelque joie que piùt me donner au moment méme ce retour, je sentais que bientòt les mémes difficultés se présenteraient et que la recherche du bonheur dans la satisfaction du désir moral était quelque chose d’aussi naîf que l’entreprise d’atteindre l’horizon en marchant devant soi. Plus le désir avance, plus la possession véritable s’éloigne. De sorte que si le bonheur, ou du moins l’absence de souffrances, peut étre trouvé, ce n’est pas la satisfaction, mais la réduction progressive, l’extinction finale du désir qu’il faut chercher. » 51 Il parle de le possible retour d’Albertine et on sait que tous les actions du Narrateur ont été destinées à mener Albertine chez lui. Ensuite est évident une forme de pessimisme Schopenhauerienne : il ne faut pas désirer ; le seul bonheur possible est dans l’extension du désir. Il est impossible rejoindre la satisfaction du désir à les deux solutions possibles sont négative. Si la personne qu’on aime est loin, on souffre ; de méme si elle est chez nous, nous ne lui aimes plus et lui nous ennui. « Les liens entre un étre et nous n’existent que dans notre pensée. La mémoire en s’affaiblissant les relache, et malgré l’illusion dont nous voudrions étre dupes, et dont par amour, par amitié, par 25 politesse, par respect humain, par devoir, nous dupons les autres, nous existons seuls. » 52 à il n’y a pas une objectivité dans les liens dans un ètre et l’autre. (Pessimisme Proustienne regardant les relations humaines) Il était convenu que n’importe quel résultat de la mission lui on va enlever sa souffrance et son anxiété. «Mon ami, vous avez envoyé votre ami Saint-Loup à ma tante, ce qui était insensé. Mon cher ami si vous aviez besoin de moi pourquoi ne pas m’avoir écrit directement ? J’aurais été trop heureuse de revenir : ne recommencez plus ces démarches absurdes. » 55 Le Narrateur est toujours sfire d’ètre en une joue de ces avec Albertine, de stratégies, donc il veut trouver le vrai significat dans les paroles d’ Albertine. La lettre que le Narrateur écrit à Albertine, après de la sienne, est très proche de la véritable lettre que Proust a écrite à Agostinelli, donc il y a un rapprochement entre la vie et la fiction romanesque dans cette méme lettre. à En outre, quand Agostinelli c’est écrit à l’école d’aviation, il a utilisé le nom « Marcel Swann ». « Le résultat de cette lettre me paraissant certain, je regrettai de l’avoir envoyée. [..] J’espérai qu’elle refuserait de revenir. J'étais en train de calculer que ma liberté, tout l’avenir de ma vie étaient suspendus à son refus ; que j’avais fait une folie d’écrire ; [..] Mais aussit6t je changeai d’avis ; je souhaitais qu’Albertine ne revînt pas, mais je voulais que cette décision vînt d’elle pour mettre fin à mon anxiété, et je résolus de rendre la lettre à Frangoise. » 63 «À l’horreur de son mensonge, à la jalousie pour l’inconnu, s’ajoutait la douleur qu'elle se ft laissé ainsi faire des cadeaux. [..] Et pourtant, puisque je n’avais cessé de dépenser pour elle tant d’argent, je l’avais prise malgré cette bassesse morale ;» 72 L’aigle deviens un symbole de torture vers lui-mème, associée à Albertine. 27/10/2020 Quand Saint-Loupe retourne chez le Narrateur il décrive la maison d’Albertine, chose que lui provoque comme un choc, parce que l’anxiété causé par (et pour) la jeune femme et son départ devienne réel. En puis, le Narrateur commence à duiter aussi de son intermédiaire, ainsi que d’Albertine, et commence à penser si ne serait mieux faire tous seul, sin autres personne a lui aider. « Sil lui en était arrivé un, ma vie, au lieu d’étre à jamais empoisonnée par cette jalousie incessante, eilt aussitòt retrouvé sinon le bonheur, du moins le calme par la suppression de la souffrance. » 87 La violence de la souffrance e de la jalousie (aussi que de la névrose typique du Narrateur) lui porte à souhaiter que quelque chose de mal, comme un accident, poisse arriver à Albertine pour étre enlevé de la souffrance qu’elle lui provoque. à Autre présage involontaire. « Je laissai toute fierté vis-à-vis d’Albertine, je lui envoyai un télégramme désespéré lui demandant de revenir à n’importe quelles conditions, qu'elle ferait tout ce qu'elle voudrait, que je demandais seulement à l’embrasser une minute trois fois par semaine avant qu’elle se couche. Et elle eùt dit une fois seulement, que j’eusse accepté une fois. Elle ne revint jamais. [...] Non, pas la suppression de la souffrance, mais une souffrance inconnue, celle d’apprendre qu’elle ne reviendrait pas. Mais ne m’étais-je pas dit plusieurs fois qu’elle ne reviendrait peut-étre pas ? Je me l’étais dit, en effet, mais je m’apercevais maintenant que pas un instant je ne l’avais cru. » 88 26 Pendant que le narrateur apprendre de la mort d’ Albertine, Francoise lui donne deux lettres d’elle, où Albertine lui demande de revenir chez lui. On ne sait pas la raison de ce changement en Albertine, mais on sait que sa décision ne porte pas du bonheur dans le narrateur parce qu'elle ne peut pas revenir, donc il n’a pas du sens ètre heureux pour quelque chose que n’a rien à faire dans la réalité. Le narrateur aussi il unie le doleur de la morte d’Albertine (présent) à la mort de son grand-mère (passé) ; le mème qu'il a fait avec l'amour pour Albertine et Gilberte. à Il y a toujours une comparaison et une unification des sentiments. « Que de fois j’avais traversé pour aller chercher Albertine, que de fois j’avais repris au retour avec elle la grande plaine de Cricqueville, tantòt par des temps brumeux où l’inondation du brouillard nous donnait l’illusion d’étre entourés d’un lac immense, tantòt par des soirs limpides où le clair de lune, dématérialisant la terre, la faisant paraître à deux pas céleste, comme elle n’est, pendant le jour, que dans les lointains, enfermait les champs, les bois, avec le firmament auquel il les avait assimilés, dans l’agate arborisée d’un seul azur. » 94 Première phrase où l’architecture de la phrase est restauré après le choc de la mort d’Albertine et c'est la métaphore du style d’écriture du roman. Lui (le clair de lune) donnes un couleur uniforme et homogène è toutes les parts de la réalité : le style, l’écriture, la narration, la phrase, deviennent éléments harmoniques et incorporées. L’idée d’oublier quelqu’un qu’on aime encore ce ne pas une consolation mais nous fait peur, comme s’il est une punition pour avoir oublié, on fait sentir comme si on tombait dans le vide. 30/11/2020 Absence > Le deuil > L’oublie Oublie : pas de l’oublier de la personne disparue mais seulement l’indifférence ; il ne souffre plus à penser à Albertine. « Et g’avait peut- étre été mon tort de ne pas chercher davantage à connaître Albertine en elle- méme. » 117 Il y a un sens de regret dans l’amé du Narrateur regardant son jalousie et son égoisme, que-ils à portée à le conflit et en conséquence à la morte d’Albertine. Il a aussi un sens de culpabilité de n’avait pas eu comme un sorte de respect de l’artérite d’elle et de l’absence de volonté du vraiment connaitre Albertine : elle a plusieurs personnalités (seconde le Narrateur) mais il y a une Albertine réel, autre, qu’il regret de n’avais pas connu. Ce sens de culpabilité est connectable à la biographie de Proust pour la morte d’Agostinelli. « Et j’avais alors, avec une grande pitié d’elle, la honte de lui survivre. » Dans le rapport entre le narrateur et Albertine la honte a toujours été présent : la honte de montrer ses sentiments ; la honte d’avoir été méchant avec elle et maintenait la honte de lui survivre. (Méme sens de culpabilité qu’il a éprouvé avec la mort de sa grand-mère, et le mème dans la biographie de Proust avec sa mère.) Mais la jalousie du Narrateur survivre à Albertine (jalousie rétrospective) et aussi le fait d’utiliser un intermédier pour investiguer : donc il envoie son chauffeur, Aimé, a Balbec pour investiguer sur sa vielle obsession, cet a dire l’homosexualité d’ Albertine. à « C’est parce que ces images m’apportaient la terrible nouvelle de la culpabilité d’Albertine qu’elles m’avaient immédiatement causé une douleur physique dont elles ne se sépareraient plus. 27
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