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psicologia archetipica di Hillman, Appunti di Psicologia Generale

basi teoriche di Hillman a confronto con Jung- saggio di silvia rochey

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 06/04/2024

Fiammettabonti
Fiammettabonti 🇮🇹

2 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica psicologia archetipica di Hillman e più Appunti in PDF di Psicologia Generale solo su Docsity! RIASSUNTO Psicologia archetipica – Hillman I PARTE James Hillman, negli anni Settanta, ha rivoluzionato la psicologia e la psicoterapia junghiana introducendo la sua "psicologia archetipica", ispirato dalle parole di John Keats che definisce il mondo come "la valle del fare anima". Questo movimento culturale, come Hillman stesso lo descrive, ha cercato di oltrepassare gli studi clinici e i modelli scientifici, inserendosi nella cultura dell'immaginazione occidentale e stabilendo connessioni con le arti e la storia della società. A differenza delle principali psicologie del XX secolo, radicate nell'Europa del Nord, la revisione di Hillman trova origine nel mondo mediterraneo, un luogo geografico, culturale ed etnico che diventa anche un luogo simbolico con le sue immagini, riferimenti, umanità sensuale e miti. Hillman enfatizza che le metafore di questo mondo mediterraneo sono i veicoli espressivi degli archetipi, le forme primordiali e irriducibili della psiche. Per Hillman, l'importanza fondamentale è che l'anima conservi la sua patologizzazione, definita come la capacità autonoma della psiche di creare malattie e disordini, offrendo una prospettiva deformata e tormentata sulla vita. Non esiste una cura, ma piuttosto una "ri-valutazione". La visione di Hillman sulla società è critica nei confronti di una cultura che evita la profondità, rimanendo perennemente inflazionata in un disturbo maniacale dell'umore camuffato da "crescita". La connessione tra l'orrore occidentale per la depressione e la tradizione dell'io eroico e della salvezza cristiana nell'ascensione verso l'alto è un punto centrale. La depressione, per Hillman, è il Grande Nemico, ma è anche l'ingresso nel profondo, dove si trova l'anima. Essa inumidisce l'anima arida e asciuga quella troppo umida, fornendo rifugio, confini, centro, gravità, peso e un senso di umile impotenza. La depressione, inoltre, fa riflettere sulla morte, diventando essenziale al senso tragico della vita. La visione in trasparenza, o psicologizzazione, è un principio strategico della psicologia archetipica, che esplora le implicazioni psichiche delle proposizioni provenienti da diversi campi. Questa strategia implica che la psicologia non può essere limitata a un campo separato, poiché l'anima permea tutti i campi e le cose del mondo, rivelando il sedimento fantastico all'interno dei fatti immediatamente evidenti. Il concetto di "fare anima" è centrale nella psicologia archetipica, ispirato da William Blake e John Keats. Hillman posiziona l'anima individualizzata, e il suo farsi, al centro del mondo. La visione curativa della psicologia archetipica è incentrata sull'anima nel mondo, che è anche l'anima del mondo (anima mundi). La tensione artificiale tra anima e mondo, privato e pubblico, interiore ed esteriore, scompare quando l'anima come anima mundi è situata nel mondo. L'atto di "fare anima" consiste nell'immaginare, poiché le immagini sono la psiche stessa. Questo processo può avvenire attraverso il lavoro artigianale, la riflessione, la religione o l'azione sociale, a condizione che queste attività siano immaginate dal punto di vista dell'anima e abbiano l'anima come interesse primario. La "psicopoiesi", o "fare anima", implica la realizzazione delle immagini, che sono la psiche stessa, e non solo la realizzazione del soggetto umano. La "deletteralizzazione" è parte integrante di questo processo, liberando gli eventi da una comprensione letterale e trasferendoli in una dimensione mitica. Il sogno è l'attività centrale dell'anima, dimostrando la presenza delle immagini a monte. Il sogno, secondo Hillman, è un "fare anima" ogni notte, trasformando le esperienze diurne in immagini e contribuendo alla costruzione di un "vascello immaginale", simile al corpo sottile o all'ochema dei neoplatonici. La noncuranza del sogno per l'esperienza mortale, compresa la morte fisica, evidenzia il suo interesse per gli eventi del mondo mortale che sono rilevanti per l'opus del suo destino. II PARTE PSICOLOGIA ARCHETIPICA ORIGINE La psicologia archetipica, sviluppata da James Hillman, presenta un approccio innovativo che va al di là della terapia individuale tradizionale. Secondo Hillman, la psicologia dovrebbe essere considerata come una terapia delle idee che coinvolge il rapporto tra l'individuo e il mondo, andando oltre l'interazione terapeuta- paziente. Per lui, la terapia non è limitata alle azioni degli analisti sui pazienti, ma è un processo interno continuo di esplorazione individuale dell'anima. In questa prospettiva, impegnarsi nel "fare anima" diventa una forma di terapia in corso. Hillman sottolinea che l'attenzione non dovrebbe concentrarsi solo sugli individui e i loro problemi, anche se considerati nell'"inconscio collettivo" di Jung, ma piuttosto sull'interazione tra l'individuo e il mondo, dove i problemi sono innanzitutto problemi del mondo. Egli suggerisce che affrontare i problemi personali può avvenire attraverso un interesse attivo verso il mondo circostante, partecipando alla risoluzione dei problemi e aprendosi agli altri. L'obiettivo è non solo comprendere i problemi del mondo, ma anche contribuire attivamente alla loro soluzione, interagendo con gli altri e aprendosi all'esterno. Hillman introduce una visione della psiche che non si limita al corpo o alla pelle, contrariamente al pensiero occidentale, ma vede il corpo come parte integrante dell'anima. Il rapporto psichico va oltre le interazioni individuali, coinvolgendo tutte le cose nel mondo, come architettura, traffico, arte, letteratura, politica, agricoltura e ambiente. Questo rappresenta un cambiamento radicale nella prospettiva psicologica. Gli archetipi, concetto già introdotto da Jung, sono forme condivise da tutta l'umanità, radicate nell'inconscio collettivo senza distinzioni di luogo e tempo. Essi costituiscono le fondamenta dell'anima, influenzando le prospettive attraverso cui percepiamo noi stessi e il mondo, manifestandosi in simboli che preesistono alla psiche individuale. IL CONCETTO DI IMMAGINE Jung afferma che "l'immagine è psiche", sottolineando che l'anima è composta da immagini che rappresentano innanzitutto un'attività immaginativa, manifestandosi principalmente nei sogni. Queste immagini sono considerate irriducibili, costituendo elementi primari. Quando si discute delle nozioni di "visibilità" e "udibilità" delle immagini, si fa riferimento alla concezione di esse come eventi distinti che si presentano ai sensi. Secondo Casey, "un'immagine non è ciò che si vede ma come si vede", indicando che l'immagine è modellata dalla prospettiva dell'immaginazione e può essere percepita solo attraverso un atto di immaginazione. Le immagini sono indipendenti dalla soggettività e dall'immaginazione stessa, emergendo e svanendo in modo spontaneo. Nel contesto della psicologia archetipica, le immagini non sono giudicate come buone o cattive, vere o false; piuttosto, stimolano un giudizio. In questo senso, la psicologia archetipica esamina i giudizi come ulteriori specificazioni dell'immagine, considerandoli come affermazioni psicologiche che non dovrebbero essere interpretate letteralmente solo da una prospettiva spirituale e distante dal contesto dell'immagine in questione. naturalismo e la comprensione letterale. Il rapporto tra l'anima e la morte, un tema ricorrente nella psicologia archetipica, diventa una funzione dell'attività metaforica della psiche. La consapevolezza umana risulta inadeguata a comprendere l'anima non a causa di peccati originari, nevrosi personali o resistenza del mondo oggettivo, ma a causa della natura metaforica dell'anima che ha una tendenza suicida, un'affiliazione al mondo infero, e un destino che rende la psiche intrinsecamente incapace di aderire a un concetto egocentrico della soggettività. La debolezza, l'inferiorità, la mortificazione, il masochismo e il fallimento, intrinseci alla modalità metaforica, minano la comprensione cosciente come controllo sui fenomeni. La metafora diventa quindi un mezzo attraverso il quale la psicologia archetipica si impegna nella missione di ri-animare e ri-immaginare la psiche culturale, richiedendo la patologizzazione come mezzo per indebolire la soggettività chiusa in se stessa e riportare l'anima alle sue profondità. Questa prospettiva metaforica rivitalizza aree come il corpo, la medicina, il mondo ecologico, l'architettura, i trasporti, l'istruzione, l'alimentazione, il linguaggio e i sistemi burocratici, considerandoli come immagini metaforiche. La psicologia archetipica trascende i confini del laboratorio e dello studio analitico, trasformando la soggettività personale in una psicologia delle cose, vista come oggettivazioni dotate di interiorità, frutto del dispiegarsi della fantasia. In conclusione, la psicologia archetipica riconsidera i concetti di fantasia e realtà, affermando che non sono più in opposizione e che la fantasia non è solo soggettiva ma sempre incarnata e messa in scena. La prospettiva metaforica suggerisce che tutto ciò che è fisicamente o letteralmente reale è anche un'immagine della fantasia. La psicologia archetipica abbraccia una base poetica della mente, superando i limiti della concezione tradizionale della realtà e dando vita a una psicologia delle cose come oggettivazioni delle immagini. d) Anima e spirito L'immaginare è considerato l'attività innata dell'anima mundi secondo la psicologia archetipica. In questo contesto, la fantasia è vista come una forza sempre in atto e non soggetta a un'epoché fenomenologica come proposto da Husserl. La psicologia archetipica afferma che l'epoché stessa è una forma di fantasia, un atto di isolamento e oggettivazione che la coscienza utilizza per rivolgersi ai fenomeni come oggetti isolati. La psicologia archetipica sostiene che non si può mai essere veramente fenomenici o oggettivi, poiché si è costantemente influenzati dalle dominanti animiche innate delle strutture della fantasia. Queste dominano le prospettive soggettive, organizzandole in "posizioni". L'unica oggettività a cui si può avvicinare è quella dell'occhio soggettivo rivolto verso l'interno, che esamina la propria prospettiva alla ricerca dei soggetti archetipici che governano il modo di essere nel mondo tra i fenomeni in quel particolare momento. La psicologia archetipica sostiene che la psicologia come scienza oggettiva diventa impossibile non appena si riconosce che anche l'oggettività è intrinsecamente poetica. Questa prospettiva poetica della mente, tuttavia, è in conflitto con la posizione dello spirito, che si presenta come oggettività scientifica, metafisica e teologica. La distinzione tra anima e spirito è fondamentale nella psicologia archetipica. La prospettiva dello spirito, con la sua retorica di ordine, numero, conoscenza e logica difensiva, è vista come una posizione che tenta di porsi al di sopra e al di fuori dell'animazione e della molteplicità dell'anima. La psicologia archetipica rifiuta di far coincidere il proprio stile con le richieste della prospettiva spirituale, che può essere filosofica, scientifica o religiosa. La psicologia archetipica riconosce che la prospettiva dello spirito deve parlare in termini trascendenti e ultimi, ma ritiene che il suo compito sia immaginare il linguaggio dello spirito come una retorica, anche se lo spirito è obbligato a prendere le proprie posizioni in modo letterale. Questa distinzione tra anima e spirito evita la confusione tra terapia psicologica e discipline spirituali, e consente alla psicologia archetipica di rifiutare prestiti dalle tecniche meditative e dal condizionamento operante che concepiscono gli eventi psichici in termini spirituali. IL ‛FARE ANIMA' La psicologia archetipica adotta il concetto di "fare anima" (soul- making) come aspirazione fondamentale, tratto da William Blake e John Keats. Questo concetto colloca l'anima individualizzata e il suo processo di formazione al centro del mondo anziché cercare vie di fuga o transcendenza. La visione curativa di questa psicologia è incentrata sull'anima nel mondo, considerando l'anima stessa come l'anima del mondo (anima mundi). Questo riduce la tensione artificiale tra anima e mondo, privato e pubblico, interiore ed esteriore. Il "fare anima" implica l'atto di immaginare, poiché le immagini costituiscono la psiche, la sua materia e prospettiva. Foggiare immagini è quindi equivalente al "fare anima". Questo processo può manifestarsi in forme concrete come il lavoro artigianale o in elaborazioni sofisticate di riflessione, religione e azione sociale, purché queste attività siano immaginate dal punto di vista dell'anima, con l'anima come interesse primario. Il "fare anima" è considerato una "psicopoiesi", ovvero un processo di "fare anima" attraverso la realizzazione delle immagini, che sono la psiche stessa. L'obiettivo è la realizzazione delle immagini come individuazione della realtà immaginale, andando oltre la mera realizzazione del soggetto umano. Il processo del "fare anima" è descritto come un vedere in termini figurati (imaging), che significa liberare gli eventi da una comprensione letterale e trasferirli in una dimensione mitica. Questo processo è associato alla "deletteralizzazione", rifiutando il livello ingenuo e dato degli eventi per cercare significati metaforici che hanno per l'anima. La domanda centrale del "fare anima" è: "Che cosa suscitano nella mia anima questo evento, questa cosa, questo attimo? Che cosa significano per la mia morte?" Il problema della morte emerge poiché la prospettiva dell'anima si distingue nettamente dalla prospettiva della vita naturale. Il "fare anima" comporta una fantasia metafisica, evidenziata nel rapporto tra psiche e morte, come illustrato in "The dream and the underworld" di Hillman. Il sogno è assunto come paradigma della psiche, mostrando che la psiche si interessa fondamentalmente delle proprie immaginazioni, trasformando le esperienze vissute in immagini, ossia in anima. Il sogno diventa un processo notturno di "fare anima", costruendo una "nave di morte" simile al corpo sottile o all'ochema dei neoplatonici. La questione dell'immortalità dell'anima non trova una risposta metafisica diretta, ma la prospettiva dell'anima nei sogni suggerisce un disinteresse e una noncuranza per l'esperienza mortale, accogliendo solo gli elementi del mondo mortale che hanno attinenza con l'opus del suo destino. IL PROFONDO E LA DIREZIONE VERTICALE La "psicologia del profondo", nota anche come psicologia archetipica, ha sempre avuto come suo punto focale la direzione verticale, esplorando gli strati profondi della mente e occupandosi di elementi come i ricordi sepolti dell'infanzia e i mitologemi arcaici. La metafora della profondità dell'anima è stata considerata seriamente, risalendo addirittura a Eraclito e al thesaurus di sant'Agostino. Questa prospettiva verticale è stata collegata anche alle discese nei sogni descritte da Freud nella "Traumdeutung", associandole ai miti del mondo infero come quelli di Ade, Persefone e Dioniso, sottolineando il fondamentale rapporto della psiche con il regno dei morti, che è anche il regno delle immagini o eidola. A differenza della psicologia del profondo, la psicologia archetipica non limita la direzione verticale all'interiorità introversa dell'individuo nell'"abisso" e nella "camera segreta" dell'io personale. Per la psicologia archetipica, la direzione verticale significa la capacità di cogliere l'interiorità di tutte le cose. Ogni cosa ha un significato archetipico, e l'interiorità si manifesta nel carattere fisiognomico delle cose del mondo orizzontale. Il concetto di profondo nella psicologia archetipica non si riferisce letteralmente a qualcosa nascosto, giù in fondo o all'interno, ma piuttosto incoraggia a guardare il mondo con occhi diversi, leggendo ogni evento in cerca di "qualcosa di più profondo" e cercando dentro le cose anziché cercare di estrarre un significato che vada oltre quanto appare evidente. Questa fantasia del profondo è alla base della psicanalisi, infondendo anima al mondo e promuovendo un immaginare che penetri sempre più profondamente nelle cose. Il concetto di profondo, quindi, è una metafora primaria essenziale per il pensiero psicologico. ‛NORD' E ‛SUD' La psicologia archetipica, in contrasto con molte psicologie del XX secolo che hanno radici nelle culture del Nord europeo ebraico-protestante, afferma le sue origini nel Sud, sia come luogo geografico, culturale ed etnico che come luogo simbolico. Questo "Sud" non è solo una località geografica, ma rappresenta anche la cultura mediterranea, i suoi miti, le sue divinità, l'umanità sensuale e concreta, il genere tragico e picaresco. Rappresenta un atteggiamento simbolico "al di sotto del confine", che evita una prospettiva moralistica nordica sull'anima e sull'inconscio. La psicologia archetipica si situa in una geografia pre-psicologica, in una cultura dell'immaginazione che precede la necessità della formulazione di concetti psicologici. Essa riconosce la "psicologia" come una necessità della cultura post-riformistica, spogliata della sua base poetica immaginale. Questo "Sud" simbolico non è solo una questione geografica, ma anche una prospettiva filosofica e culturale che abbraccia elementi non egoici, la molteplicità delle personificazioni dell'anima, l'elaborazione immaginale dei miti e la fenomenicità relativamente radicale dell'io. Questa prospettiva rende superfluo l'accostamento alle discipline orientali, poiché la psicologia archetipica ha già riorientato la coscienza verso concetti che le sono simili. L'approccio della psicologia archetipica mostra un parallelo con alcune filosofie orientali, dissolvendo l'io, l'ontologia, la sostanzialità e le interpretazioni letterali dell'io nella realtà psichica dell'immaginazione sperimentata direttamente. Questo processo di "svuotamento", simile a pratiche zen o a una via del nirvana, è stato attuato dalla psicologia archetipica con mezzi totalmente "occidentali", ma radicati nella tradizione del Sud. PSICOLOGIA POLITEISTICA E RELIGIONE Il compito di recuperare le prospettive del politeismo, secondo la psicologia archetipica, rivela quattro punti cruciali: a) Diversità Innata dell'Esistenza Umana: Un modello adeguato dell'esistenza umana deve spiegare la diversità innata, sia tra individui che all'interno di ciascun individuo. Freud e Jung basano i loro modelli sulla fantasia di una natura umana policentrica, in cui la libido di Freud e la struttura archetipica di Jung sono policentriche. La psicologia archetipica afferma che la diversità richiede una fantasia teologica altrettanto differenziata. b) Coscienza Politeistica nella Tradizione di Pensiero: La psicologia archetipica si erge come erede della tradizione di pensiero greca, rinascimentale e romantica, che ha radici in una coscienza politeistica. Afferma che senza una prospettiva politeistica, la coscienza moderna non può appropriarsi appieno dei prodotti immaginativi di queste epoche, e una psicologia politeistica è necessaria per la sopravvivenza culturale. c) Critica al Mito Monoteistico dell'Eroe: La psicologia archetipica critica il mito monoteistico dell'eroe, tipico dell'umanesimo laico, che porta a un'azione irriflessiva e all'autoaccecamento. La psicologia politeistica è vista come necessaria per ridestare la coscienza riflessiva e sviluppare una nuova prospettiva sulla psicopatologia. d) Prospettivismo Archetipico e Approfondimento della Soggettività: La psicologia archetipica richiede un approfondimento della soggettività oltre le prospettive di Nietzsche e le posizioni esistenziali. Sostiene che il pluralismo filosofico non basta e che la psicologia ha bisogno di specificare e differenziare ogni evento. Il prospettivismo archetipico va oltre il pluralismo e il relativismo, basandosi su configurazioni archetipiche definite come "Dei". Inoltre, la visione politeistica della psicologia archetipica integra aspetti religiosi e non religiosi. Gli Dei sono considerati principi fondamentali che conferiscono un significato transpersonale agli atti umani. Questi Dei sono immaginati come l'intelligibilità formale del mondo fenomenico, fornendo una collocazione e un valore a ogni cosa. La psicologia archetipica, sebbene coinvolta nella religione, non adora gli Dei in senso
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