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Psicologia cognitiva mente e cervello, Sintesi del corso di Scienze Cognitive

capitolo 4: Rappresentazione e conoscenza nella memoria a lungo termine

Tipologia: Sintesi del corso

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Scarica Psicologia cognitiva mente e cervello e più Sintesi del corso in PDF di Scienze Cognitive solo su Docsity! CAPITOLO 4 RAPPRESENTAZIONE E CONOSCENZA NELLA MLT Ruoli della conoscenza nella cognizione La conoscenza è un insieme di determinati fatti, tecniche e procedure che la cultura sviluppa. Es. la conoscenza della chitarra, di come ordinare un pasto al ristorante, ecc. la conoscenza opera per lo più al di fuori della consapevolezza. Il grosso delle nostre conoscenze, quelle che più influenzano la nostra vita quotidiana, sono relativamente banali, e riguardano cose come i vestiti, la guida e l’amore. Così, la conoscenza è informazione sul mondo immagazzinata in memoria. In assenza di conoscenze non saremmo in grado di categorizzare le cose. La categorizzazione è la capacità di stabilire che una qualche entità percepita appartiene a un certo gruppo di cose, che condividono alcune caratteristiche chiave. Saremmo come una macchina fotografica che registra immagini senza aver la capacità di cogliere quello che significano. Lo scopo della categorizzazione è quello di permetterci di trarre inferenze, ossia di derivare informazioni non esplicitamente presenti in un singolo membro di una categoria, ma disponibili grazie alle conoscenze sulle caratteristiche del gruppo o dei gruppi a cui appartiene. Una macchina fotografica non sarebbe in grado di inferire che la scatola impacchettata potrebbe contenere un regalo o uno scherzo; e nemmeno noi se avessimo perso le nostre conoscenze. Le inferenze ci permettono di andare oltre a quello che vediamo. Nessuna conoscenza significa nessuna azione appropriata. Non sapremmo che una scatola impacchettata significa un regalo da scartare. Riusciremmo a leggere ugualmente il nostro nome sulla torta anche se questo fosse parzialmente nascosta da qualcuno. Senza conoscenze non è possibile completare una percezione parziale, mentre si può fare grazie alle conoscenze. Le conoscenze influenzano la percezione. L’abilità di comprendere il linguaggio richiede conoscenze, per riconoscere le parole e comprenderne il significato. abbiamo bisogno di conoscenze per comporre i significati delle parole in una frase. Le conoscenze sono alla base di ogni attività di pensiero: presa di decisione, pianificazione, soluzione di problemi, e ragionamento in generale. Le conoscenze rivestono diversi ruoli: nella categorizzazione, nelle inferenze, nell’azione, nella percezione e nell’attenzione, nella memoria, nel linguaggio e nel pensiero. Registreremmo passivamente immagini come una macchina fotografica e non saremmo in grado di fare altro. Non capiremmo alcunché della situazione e di come comportarsi in essa in modo appropriato. Dato che le conoscenze sono essenziali per l’adeguato funzionamento di tutti i processi mentali, senza di loro il nostro cervello non potrebbe fornire nessuno dei servizi cognitivi che normalmente si svolge. Rappresentazioni e loro formati Le conoscenze si basano su rappresentazioni. Una rappresentazione è uno stato fisico (come i segni su una pagina, le connessioni neurali in un cervello) che si riferisce a un oggetto, evento o concetto, veicolando alcune informazioni su di esso. Es. la mappa della metropolitana. È una rappresentazione, perché sta per le varie linee, fermate e collegamenti e veicola informazioni su di loro: l’ordine delle fermate e le direzioni relative. Ma la rappresentazione implica più di questo. Memorie e rappresentazioni Una proprietà basilare dei cervelli è che immagazzinano le esperienze percepite, ossia permettono i ricordi. I criteri per una rappresentazione sono: • Criterio di intenzionalità: una rappresentazione dev’essere intenzionalmente costruita per riferirsi a qualcos’altro. Mentre guardiamo la lampada di lava per la prima volta non diciamo che oggetto simpatico, devo ricordarmelo per tutta la vita. Il nostro cervello immagazzina le informazioni automaticamente, anche quando non stiamo cercando di fissarle nella nostra memoria. Questo suggerisce che abbiamo un obiettivo inconscio di immagazzinare informazioni riguardanti le nostre esperienze, indipendentemente da quali siano i nostri obiettivi consci. Dal punto di vista dell’evoluzione, è come se la capacità di immagazzinare informazioni fosse così importante da non potere essere affidata alle sole intenzioni consce delle persone, troppo inefficaci (alcuni di noi non riescono neppure a ricordare di portare fuori la spazzatura). L’evoluzione ha quindi affidato parte dell’immagazzinamento delle informazioni nel cervello a meccanismi automatici inconsci. L’intenzione di catturare informazioni è intrinseca al sistema cerebrale, a prescindere dal fatto che cerchiamo di catturarle consciamente o meno. • Criterio di veicolare le informazioni: una rappresentazione deve portare in sé informazioni riguardo a ciò a cui si riferisce. Il nostro ricordo della lampada di lava porta informazioni su di essa: dettagli sulla sua forma, colore e funzione. Inoltre, siamo in grado di categorizzare basandoci sul ricordo. Se vediamo un'altra lampada di lava identica, saremmo in grado di dire che appartiene allo stesso gruppo di oggetti. Il nostro ricordo della prima lampada veicola informazioni riguardo a come essa appariva, siamo in grado di usare quelle informazioni per riconoscere oggetti simili. Tutti i tipi di abilità cognitive, sono rese possibili dal fatto che il cervello costruisce intenzionalmente ricordi che veicolano informazioni riguardo al mondo esperito. Quattro possibili formati delle rappresentazioni Una rappresentazione ha un formato: tipo di codice con cui una rappresentazione è registrata. Si riferisce agli elementi che la compongono e a come vengono disposti, ma anche alle caratteristiche dei processi che operano su di loro per estrarre informazioni. Le rappresentazioni possono avere una specifica modalità: cioè possono basarsi su un qualche sistema percettivo o motorio, oppure essere amodali, cioè prive di un fondamento percettivo o motorio. E poi hanno un contenuto: l’informazione che trasmette. Rappresentazioni con modalità specifica: le immagini Molte prove scientifiche supportano la presenza di immagini nel cervello umano. Alcune prove derivano dall’anatomia del cervello: nella scimmia si verificò nell’area V1 del lobo occipitale di sx lo stesso pattern di attivazione cerebrale del pattern visivo. Il pattern di attivazione cerebrale è simile al pattern visivo, suggerendo che il cervello stia usando una qualche forma di rappresentazione simile a un’immagine nell’elaborazione visiva precoce. Lo schema di attivazione cerebrale sulla superficie del cervello raffigura grosso modo la forma dello stimolo, cioè la disposizione spaziale nel cervello è analoga alla disposizione degli stimoli spaziali nell’ambiente. L’esistenza di molte di queste strutture anatomiche organizzate topograficamente nel cervello suggerisce che esso si avvalga di immagini. MGS soffriva di attacchi epilettici localizzati nel lobo occipitale dx, regione che elabora la metà sx del campo visivo. Per ridurre gli attacchi epilettici, MGS optò per la rimozione del lobo occipitale dx. Oltre alla riduzione degli attacchi epilettici, un altro risultato fu la cecità nel suo campo visivo sx. Molte ricerche hanno mostrato che le immagini visive sono rappresentate in parte nei lobi occipitali del cervello e che, almeno in alcuni casi, il cervello rappresenta queste immagini topograficamente. Il campo delle immagini mentali di MGS potrebbero riferirsi a diverse torte differiscono in qualche modo, dovrebbero essere, in generale, piuttosto simili tra loro. Gli schemi statistici colgono queste intuizioni. Per queste due ragioni, le rappresentazioni statistiche della conoscenza stanno guadagnando un vasto consenso tra i ricercatori. Formati multipli per le rappresentazioni nella percezione e nella simulazione. Un formato descrittivo e astratto è alla base di tutte le rappresentazioni della conoscenza. Non è plausibile che un singolo formato assolva ruoli nei processi che costituiscono la cognizione; è più probabile che servano formati differenti: immagini, rilevatori di caratteristiche, simboli amodali e schemi statistici. Quando immaginiamo una scena, ad es. la festa di compleanno, il cervello costruisce un’immagine visiva piuttosto irregolare, per lo più nella corteccia occipitale. A mano a mano che questa immagine viene elaborata, i sistemi di rilevazione delle caratteristiche in certe regioni dei lobi occipitale, temporale e parietale estraggono proprietà significative. Alla fine, si attiva uno schema statistico nei lobi temporali per rappresentare l’immagine e le caratteristiche precedentemente estratte, e per collegare tra loro tutte queste informazioni. (Fig. livelli di elaborazione nel corso della percezione di una scena: un’immagine irregolare nei lobi occipitali; l’estrazione di caratteristiche nei lobi occipitale, temporale e parietale e l’integrazione di queste informazioni attraverso uno schema statistico, ad es. nei lobi temporali.). siccome i neuroni che rappresentano il vettore statistico sono connettivi (cioè, devono integrare diverse informazioni), i neuroni attivi nell’immagine assieme ai neuroni attivi nell’analisi delle caratteristiche son tutti collegati con i neuroni che rappresentano il vettore statistico. Simmetricamente, ogni elemento nel vettore statistico sviluppa collegamenti all’indietro con l’immagine e le unità delle caratteristiche che lo hanno attivato. Nell’insieme, il susseguirsi di fasi di elaborazione determina una rappresentazione a più livelli della scena percepita. È possibile far andare indietro il film nel processo di simulazione: uno schema statistico può riattivare l’immagine e l’informazione delle caratteristiche, anche quando la scena originale non è più presente. Per es., se il giorno seguente un amico vi ricorda quanto fosse buona la torta, le sue parole attivano il vettore statistico. In modalità top-down, questo vettore statistico riattiva parzialmente alcune caratteristiche estratte dalla torta, assieme ad alcuni aspetti dell’immagine che la rappresentava. La struttura associativa che collega tutte queste informazioni permette di simulare l’esperienza originaria. Mentre un elaborazione bottom-up produce una rappresentazione statistica attraverso il sistema percettivo. Questa capacità top-down permette di generare immagini mentali e di ricordare eventi passati. Dalla rappresentazione alla conoscenza categoriale La conoscenza categoriale si sviluppa a partire da rappresentazioni di singoli membri di quella categoria, che poi vengono integrate tra loro. Es. esistono 5 torte molto simili tra loro, ma differiscono in qualche dettaglio, generano schemi simili, ma non identici. Quindi, le unità connettive comuni in tutti gli schemi consentono di integrare i 5 ricordi. Dato che tutti e 5 i ricordi condividono queste unità, tutti i ricordi diventano associati a questo “centro”. (le unità connettive condivise dagli schemi statistici formano una rappresentazione della categoria della torta). Il risultato è la rappresentazione di una categoria. A un livello, tutti i membri di una categoria diventano collegati tra loro, in virtù delle unità che condividono. A un altro livello, le unità condivise centrali costituiscono una rappresentazione statistica della categoria, e non solo di un suo membro. Dato che tutti i membri di una categoria sono collegati con un centro comune, il centro comune costituisce il meccanismo attraverso il quale, in momenti successivi, si possono ricordare i membri della categoria. Quando questa struttura associativa funziona in modalità top-down, il centro riattiva l’immagine e l’elaborazione delle caratteristiche associate a un membro della categoria, simulandolo. Durante questo processo si potrebbero mischiare assieme i ricordi di diversi membri della categoria. E quindi, il membro che viene simulato potrebbe essere, in molti casi, più vicino a un membro medio della categoria, che a uno specifico. E questo è un meccanismo per la generazione di prototipi. Il potere inferenziale delle conoscenze basate su categorie Le conoscenze categoriali colgono e integrano diverse informazioni relative a ciascuna categoria. Quando ci imbattiamo in un nuovo membro di una categoria, attiviamo le conoscenze rilevanti di quella categoria, ricavandone una gran quantità di informazioni utili per interagire con la nuova entità. Probabilmente non sapevamo bene come interagire con la torta al nostro 3° compleanno, ma grazie alle conoscenze categoriali man mano le nostre conoscenze categoriali ci rendono esperti sul come trattarla: spegnere le candeline, tagliarla, mangiarne una fetta. Anche solo sentire la frase torta di compleanno attiva le nostre conoscenze categoriali sulle torte di compleanno; pur non sapendo se si tratta di una torta di cioccolato o di una torta paradiso, capiremmo comunque di cosa si sta parlando. Quando ci imbattiamo in qualcosa associato a una categoria vengono attivate altre conoscenze. Siccome le nostre conoscenze categoriali contengono diversi tipi di informazione che vanno oltre ciò che è immediatamente percepibile con i nostri sensi, ci consentono di trarre diverse inferenze utili e di svolgere diverse funzioni intelligenti. La natura multimodale della conoscenza categoriale ✓ Le torte vengono guardate, gustate, odorate, toccate, manipolate. Non udite. ✓ Le chitarre vengono udite, viste, toccate, usate. Non gustate né odorate. A seconda della categoria, risultano salienti diversi profili di informazioni tra le sei modalità(=sensi: vista, udito, tatto, olfatto, gusto, azione). Emozioni e motivazioni offrono ulteriori modalità di esperienza che contribuiscono alle rappresentazioni categoriali. I ristoranti sono associati alla sensazione di fame, i cuscini a quella di sonno, ecc. il nome stesso apre le porte alla conoscenza relativa a quella categoria. L’aspetto critico è ovviamente l’integrazione: come riesce il cervello a combinare il nome della categoria e tutte le informazioni rilevanti. Una proposta è stata avanzata dalla teoria della zona di convergenza. Una zona di convergenza primaria (anche nota come area di associazione) è un gruppo di neuroni connettivi che associa e integra tra loro le informazioni derivate dall’analisi dell’immagine e delle caratteristiche in una qualche modalità, ad es. la vista. Damasio propone inoltre che le zone di convergenza di livello più alto nei lobi temporale, parietale e frontale integrino il nome della categoria alla conoscenza categoriale proveniente dalle diverse modalità. In generale queste zone di convergenza di livello più elevato integrano i neuroni connettivi che si trovano nelle zone di convergenza primarie relative a modalità specifiche. Quindi una zona di convergenza nel lobo parietale potrebbe integrare i neuroni connettivi delle aree visive e motorie, che a loro volta integrerebbero specifiche caratteristiche visive e motorie. Oppure, le zone di convergenza nel lobo temporale anteriore sx potrebbero integrare i nomi delle categorie con la conoscenza categoriale. In ogni parte del cervello le zone di convergenza integrano la conoscenza categoriale in vari modi, per consentire di cogliere gli aspetti multimodali dei membri di ciascuna categoria. Il risultato è che tutte le caratteristiche rilevanti fra le diverse modalità rilevanti per una categoria vengono integrate, e possono essere così recuperate tutte assieme. Quando pensiamo alle torte, le zone di convergenza di livello più alto attivano il loro aspetto, il loro sapore, il loro profumo, la loro sensazione tattile e il modo con cui mangiarle. Ne segue che le conoscenze dovrebbero essere rappresentate da simulazioni nelle aree con la modalità specifica del cervello. Le simulazioni che rappresentano le torte dovrebbero quindi avere origine non solo nel sistema visivo, ma anche in quello del gusto e nel sistema motorio. Meccanismi multimodali e conoscenze categoriali: prove comportamentali Alcuni studi si sono concentrati sul meccanismo percettivo della commutazione di modalità, che consiste nello spostamento dell’attenzione da una modalità a un’altra, per es. dalla vista all’udito. In uno studio, i partecipanti dovevano rilevare se uno stimolo, che poteva essere una luce, un tono o una vibrazione, si presentava a sx o a dx. il tempo necessario a rilevare un tono era inferiore quando lo stimolo precedente era anch’esso un tono, rispetto a quando era una luce o una vibrazione. La commutazione di modalità comporta quindi un costo. Alla luce di questi risultati, Pecher e coll. 2003, ipotizzarono che il costo associato alla commutazione di modalità si dovesse riscontrare non solo a livello percettivo, ma anche nell’elaborazione categoriale. Questo risultato è in accordo con l’idea che i meccanismi percettivi siano coinvolti nella rappresentazione della conoscenza categoriale. I meccanismi percettivi giocano un ruolo nella rappresentazione delle conoscenze categoriali. Meccanismi multimodali e conoscenza categoriale: prove neuroscientifiche Gli esperimenti comportamentali però non misurano direttamente i meccanismi cerebrali. Gli studi di neuroimaging forniscono invece molte prove a sostegno del fondamento percettivo delle conoscenze categoriali. Es. in uno studio di Chao e Martin (2000), ai partecipanti era chiesto di osservare alcune immagini. I risultati della fMRI hanno mostrato che quando vedevano oggetti manipolabili come i martelli, il circuito per la prensione dell’emisfero sx si attivava solo quando i partecipanti vedevano immagini di utensili, e non quando vedevano immagini facce, animali o edifici. Nel complesso questi risultati dimostrano che la rappresentazione categoriale di un oggetto è distribuita nei sistemi cerebrali percettivo e motorio. Strutture nella conoscenza categoriale Le conoscenze categoriali non sono una massa indifferenziata di dati; contengono molte strutture diverse: Esemplari e regole Esemplari: sono i ricordi di singoli membri della categoria. Sono le strutture più semplici tra quelle presenti nelle conoscenze categoriali. La prima volta che vediamo un tipo di cane che non ci è familiare, e ci viene comunicata la sua razza, immagazziniamo un ricordo di quel cane assieme al nome della sua razza. E così accade se vediamo altri cani di quel tipo: associamo il ricordo di ciascuno di loro al nome della razza, e anche con altri ricordi relativi a quella razza. Al protrarsi del tempo e dell’esperienza, emergerà un insieme di ricordi di esemplari della categoria, tutti integrati in un magazzino di memoria assai dedicato. Questo tipo di contenuti è relativamente semplice, perché ogni tipo di ricordo è immagazzinato in modo indipendente rispetto agli altri. Ai partecipanti a uno studio erano descritte 2 categorie di animali immaginari: costruttori e scavatori. E una regola stabiliva se un certo animale fosse costruttore o scavatore. La regola è una definizione precisa dei criteri che stabiliscono l’appartenenza a una categoria. Un animale è costruttore se ha 2 0 3 di queste proprietà: zappe lunghe, spigoloso, maculato; altrimenti è uno scavatore. Nella fase di test dell’esperimento, ai partecipanti erano mostrati alcuni degli animali che avevano visto prima e alcuni nuovi. Uno di questi era una corrispondenza positiva: era un costruttore che differiva per una sola proprietà da un costruttore studiato in precedenza. L’altro nuovo costruttore era una corrispondenza negativa: era un costruttore che differiva per una sola proprietà da uno scavatore studiato in precedenza. Se i partecipanti usassero solo regole per categorizzare i costruttori, le corrispondenze positive e negative dovrebbero essere ugualmente facili da categorizzare, dato che entrambe possiedono 2 delle 3 proprietà dei costruttori. Tuttavia, se i partecipanti immagazzinano ricordi di esemplari per categorizzare i costruttori allora la mammiferi e alberi; i tipi naturali non viventi includono acqua e oro. Gli artefatti includono utensili e tessuti; i luoghi oceani e parchi; gli eventi pasti e feste di compleanno; gli stati mentali emozioni e idee; i tempi notte e estate; le proprietà verde e costoso. Anche molte di queste categorie più specifiche all’interno dei domini sembrano essere conosciute in maniera universale. Tuttavia, al crescere della specificità delle categorie diminuisce la probabilità che siano conosciute in tutte le culture (es. canottiera, trita carne, cibi ricchi di vitamina C). Distinzioni tra i domini di conoscenze categoriali nel cervello Di solito solo alcune conoscenze sono perse a causa di danni cerebrali, mentre altre sono preservate. Il deficit per cui i pz mostrano meno conoscenze degli artefatti che degli animali o viceversa suggerisce che questi 2 tipi di categorie sono rappresentate da aree del cervello diverse e circoscritte. Ci sono anche deficit per le categorie numeriche e per le categorie astratte. Alcune prove sia comportamentali sia neurologiche suggeriscono che la rappresentazione di una categoria è distribuita tra i sistemi cerebrali specifici per modalità che elaborano le sue proprietà. Nella cultura occidentale, molte persone vedono animali (modalità visiva) più spesso di quanto ci lavorino (sistema motorio). Invece la conoscenza degli artefatti si basa molto di più su informazioni motorie che su informazioni visive (se proviamo a descrivere un cacciavite quasi non possiamo fare a meno di muovere le mani). Quindi lesioni al sistema visivo potrebbero causare maggiori deficit per gli esseri viventi che per gli artefatti, mentre lesioni al sistema motorio potrebbero causare maggiori deficit per gli artefatti. Di solito un pz non perde solo una categoria bensì molte, es. cibi e esseri viventi e strumenti musicali. Cree e McRae hanno individuato più pattern di deficit categoriali: insiemi di categorie per i quali i pz con lesione cerebrale esibiscono simultaneamente una conoscenza più povera del normale; la sola perdita dell’elaborazione visiva o di quella motoria non può spiegare tutti questi diversi pattern. Una conclusione che emerge da queste ricerche è che diversi tipi di categorie sono rappresentati in diverse aree del cervello. In accordo con la prospettiva della simulazione multimodale, la rappresentazione di una categoria sembra, almeno in parte, essere distribuita tra le aree cerebrali con modalità specifica che elabora i suoi membri. Sempre più studi suggeriscono che i diversi domini di conoscenze categoriali sono distribuiti in maniera differente tra le aree cerebrali con modalità specifica. Le differenze intuitive che esperiamo a seconda dei diversi domini riflettono quindi importanti differenze nell’implementazione neurale sottostante. Tassonomie e la ricerca di un livello base Tassonomia: insieme di categorie contenute l’una dentro l’altra che differiscono tra loro per livello di astrazione, dove ogni categoria di livello inferiore è un sottoinsieme della categoria di ordine superiore. La categoria degli oggetti include oggetti viventi e artefatti. La categoria artefatti include utensili, veicoli, vestiti ecc. la categoria utensili include cacciaviti, martelli, seghe ecc. la categoria cacciaviti include cacciaviti a taglio, a croce, a cricchetto ecc. in questi esempi le tassonomie sono il risultato dei processi di apprendimento formali. Ma alcune tassonomie si ritrovano universalmente tra le culture e non dipendono da apprendimenti formali. Il livello base nelle tassonomie è un livello che è più importante di altri nella cognizione umana. Molte ricerche psicologiche hanno indicato che i livelli intermedi di una tassonomia sono i più importanti. I ricercatori hanno riscontrato che le categorie intermedie sono elaborate più velocemente delle categorie ad altri livelli. Quando i partecipanti devono abbinare l’immagine di un oggetto al nome di una categoria (es. barboncino, cane, animale), abbinano più velocemente i nomi del livello intermedio (in questo caso cane). I ricercatori hanno anche trovato che i bambini imparano i nomi delle categorie del livello intermedio prima dei nomi delle categorie degli altri livelli. Molte altre ricerche hanno riportato risultati simili. Sulla base di risultati come questi, Rosch e colleghi si sono riferiti alle categorie di livello intermedio come al livello base, cioè il livello di una tassonomia che viene usato più frequentemente. Appreso più facilmente ed elaborato nella maniera più efficiente. Sui nomi delle categorie ai livelli più alti e più bassi c’è molto meno accordo tra le diverse culture. Per es. nelle culture in cui si mangiano le larve di farfalla esistono molte categorie per diversi tipi di larva, cosa che non avviene nelle culture in cui non si mangiano. Le categorie del livello intermedio sono importanti perché i loro membri (a differenza dei membri appartenenti alle categorie dei livelli più alti e più bassi) di solito condividono una configurazione comune di parti fisiche, e questa configurazione è diversa da quella di altre categorie allo stesso livello. Per es. i cervi hanno 4 zampe, 2 orecchie, zoccoli appuntiti, una coda e altre caratteristiche fisiche disposte in un certo modo; i biologi hanno usato queste descrizioni morfologiche per definire le categorie naturali. Ai livelli più alti, non c’è una struttura morfologica comune all’interno di una categoria; molti mammiferi non hanno alcuna somiglianza con i cervi. Ai livelli più bassi, la morfologia è condivisa tra diverse categorie, rendendo confondibili le diverse varietà. La morfologia delle categorie di livello intermedio è saliente perché i nostri sistemi visivi di rilevazione delle caratteristiche nel corso dell’evoluzione si siano specializzati per identificare le caratteristiche che distinguono le diverse morfologie. Sebbene esista una tendenza generale delle categorie di livello intermedio a essere psicologicamente più importanti delle categorie agli altri livelli, esistono così tante eccezioni che molti ricercatori ritengono che non vi siano sufficienti basi empiriche per sostenere che le categorie di livello intermedio siano categorie basilari. L’importanza attribuita a un livello tassonomico riflette un’ampia varietà di fattori intervenienti, e si diversifica a seconda dei bisogni e delle circostanze. Es. l’agente che ha organizzato il viaggio a Londra non dice il cane subirà una quarantena di 6 mesi, ma dirà che tutti i mammiferi non umani che entrano nel regno unito subiranno una quarantena di 6mesi. O ancora, quando le persone diventano esperte di un dominio sono in grado di elaborare le categorie tassonomiche di livello più basso in modo altrettanto efficace di quelle di livello intermedio.
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