Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

La Personalità: Tra Processo e Fattori Determinanti, Sbobinature di Psicologia della Personalità

Psicologia Comparatapsicologia socialePsicologia evolutiva

La comprensione moderna della personalità, dalla prospettiva dell'individuo alla dinamica interazione tra fattori determinanti. Viene discusso il concetto di processo, il ruolo di dati oggettivi e autoreferenziali, e le strategie di adattamento come intellettualizzazione, spostamento e sublimazione. Inoltre, viene introdotto lo sviluppo psicosessuale e la teoria dei tratti di Allport.

Cosa imparerai

  • Come funzionano le strategie di adattamento come intellettualizzazione, spostamento e sublimazione?
  • Quali sono i fattori determinanti della personalità?
  • Come si sviluppa la personalità attraverso i vari stadi psicosessuali?
  • Come emergono i tratti individuali nella personalità?
  • Che cos'è inteso per 'processo' nella personalità?

Tipologia: Sbobinature

2021/2022

Caricato il 05/10/2022

cristina-secone
cristina-secone 🇮🇹

4.4

(5)

5 documenti

1 / 44

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica La Personalità: Tra Processo e Fattori Determinanti e più Sbobinature in PDF di Psicologia della Personalità solo su Docsity! Psicologia della Personalità. Capitolo 1.  La personalità è un’organizzazione dinamica e complessa, in cui i sistemi psicologici, psicofisiologici e biologici interagiscono, determinando pattern di comportamento, di pensiero e di emozioni, caratterizzanti ogni individuo. È definibile attraverso 3 dimensioni: coerenza e continuità, casualità e distintività.  La psicologia della personalità studia le caratteristiche che accomunano tutti gli esseri umani: si è differenti da tutti gli altri individui, ma si può comunque essere simili a qualche individuo e completamente diversi da altri. Indaga su tre livelli: I. Primo livello: relativo agli universali umani, cioè gli aspetti tipici della specie umana e che definiscono ciò per cui ognuno è uguale a tutti gli altri; II. Secondo livello: relativo alle differenze individuali, ovvero ciò per cui ognuno è uguale ad alcuni individui e differente dagli altri; III. Terzo livello: relativo all’unicità di ogni individuo, quindi le dimensioni psicologiche che sono proprie di ogni individuo.  Ci sono tre diverse prospettive concorrenti:  Prospettiva dell’individuo: la personalità è l’insieme delle proprie inclinazioni e qualità, tenendo conto di unicità, integrità e stabilità (corrisponde al terzo livello di indagine);  Prospettiva dell’osservatore: la personalità è l’insieme delle caratteristiche psicologiche e comportamentali che inferiamo osservando gli altri;  Prospettiva dello scienziato: la personalità emerge dalle interazioni dell’individuo con l’ambiente e, secondariamente, a processi di apprendimento: media il funzionamento cognitivo.  Le teorie ingenue si basano su un insieme di rappresentazioni e credenze che ciascun individuo ha elaborato sulla base dell’osservazione del comportamento altrui: queste informazioni saranno utili per fare delle inferenze sulla personalità dell’altro (strategie che permettono di fare previsioni rispetto ad eventi futuri).  Le teorie scientifiche si basano su osservazioni oggettive del comportamento; formulano sulla base di queste delle ipotesi sottoposte a verifica sperimentale, servendosi di metodi che garantiscano riproducibilità. Necessitano di osservazioni sistematiche, rappresentative della popolazione generale. Integrano il metodo osservazionale con altri strumenti e tecniche di misura (ricerca sperimentale). Hanno come fine la trasduzione degli assunti teorici in applicazioni pratiche e la generalizzabilità del fenomeno osservato. Inoltre, si pongono come obiettivo l’analisi e lo studio di:  Struttura: si riferisce agli elementi che rimangono più o meno stabili, indipendentemente dal frame temporale o ambientale. L’unità di analisi distingue:  Tratto: stile emotivo e comportamentale che l’individuo esibisce in specifiche situazioni, in risposta alla stimolazione ambientale;  Tipo: deriva dalla combinazione di diversi tratti. Il sistema è costituito da elementi di base interconnessi a formare ad un’organizzazione della personalità. Nel sistema, il comportamento deriva dalle sinergie (o dal conflitto) delle unità di base.  Processo: fa riferimento alla dinamicità e flessibilità con cui si mettono in atto comportamenti diversi al variare della motivazione, dello stato emozionale e dell’ambiente di azione;  Fattori determinanti della personalità: la personalità emerge da un meccanismo complesso di interazione dinamica tra diversi fattori. Ricordiamo: 1) Fattori genetici; 2) Fattori disposizionali: le persone si differenziano in base ai loro tratti stabili; 3) Fattori socioculturali e ambientali; 4) Fattori legati all’apprendimento; 5) Fattori esistenziali; 6) Meccanismi inconsci; 7) Processi cognitivi: rendono conto della complessità del comportamento, tenendo conto della percezione degli stimoli.  Per la prospettiva psicoanalitica i primi anni di vita sono fondamentali per l’esistenza di un individuo e come il carattere di una persona sia già delineato al quinto anno di età. Per la prospettiva cognitivista il comportamento umano va studiato come orientamento al futuro, privilegiando gli obiettivi che l’individuo si pone. Per la prospettiva comportamentista presente, ambiente e feedback modulano il comportamento, facilitando la messa in atto di azioni e meccanismi di ricompensa e punizione. La generalizzabilità si riferisce al grado di applicabilità delle conclusioni di una ricerca effettuata su un campione di persone all’intera popolazione da cui quel campione deriva. Si serve di questionari in grado di misurare e valutare diversi aspetti del comportamento che possono correlare o no tra loro. La correlazione fornisce informazioni sulla relazione tra le variabili, definendone forza e direzione, ma non ci dice nulla per quanto concerne il rapporto di casualità tra le variabili. È utilizzata per fare previsioni e fornire spiegazioni, all’interno di un frame teorico di riferimento.  La ricerca sperimentale spiega le cause e gli effetti dei risultati ottenuti. Servendosi del metodo sperimentale, il ricercatore manipola una variabile indipendente, modulando i livelli che la definiscono: la variabile manipolata è quella che si ipotizza essere la causa del fenomeno. Assegna, con criteri che si rifanno alla randomizzazione, i soggetti sperimentali in maniera casuale ai gruppi sperimentali: ogni soggetto sperimentale ad un gruppo dovrà essere sottoposto alle stesse condizioni sperimentali (controllo sperimentale). Viene manipolata la variabile indipendente con lo scopo di vedere comparire un effetto misurabile sulla variabile dipendente.  L’approccio migliore sembra essere il pluralismo metodologico: lo studio dei casi consente di ottenere una comprensione più profonda della personalità, ma non consente di trarre conclusioni generalizzabili, il metodo correlazionale consente di esaminare eventi più complessi, ma non mostra le cause e gli effetti, mentre la ricerca sperimentale mostra cause ed effetti, ma a volte potrebbe esserci l’incertezza su quale aspetto della manipolazione sia importante.  Qualsiasi strumento da noi utilizzato, deve rispondere ai criteri di validità e attendibilità:  Validità: indica il grado con cui lo strumento di misura utilizzato misura effettivamente ciò che si vuole misurare. Possiamo distinguere 4 tipi di validità: I. Validità di costrutto: indica quanto lo strumento di valutazione rifletta il costrutto corrispondente; II. Validità di criterio o predittiva: un test ha validità predittiva se è strettamente in relazione con le altre misure dello stesso costrutto teorico; III. Validità convergente: indica quanto la scala correla con strumenti di misura che, in modo indiretto, misurano il costrutto; IV. Validità discriminante: un test ha validità discriminante se la scala utilizzata non misura ciò che non intende misurare.  Attendibilità: garantisce stabilità e replicabilità delle misurazioni effettuate, e quindi dello studio. Esistono 3 tipi di attendibilità: a. Attendibilità interna: indica il grado di coesione degli item all’interno di una stessa scala, e consente di tenere sotto controllo l’errore derivante dalla numerosità degli item utilizzati, garantendo la coerenza entro il test; b. Attendibilità inter-rater: indica il grado di accordo tra valutazioni effettuate da diversi soggetti che osservano lo stesso fenomeno, e viene garantita da un elevato livello di correlazione tra i giudizi degli osservatori (accordo tra osservatori); c. Attendibilità test-retest: indica quanto i punteggi ottenuti ad una stessa scala dello stesso soggetto, ma in momenti diversi, si mantengono stabili nel tempo, garantendo coerenza nel tempo. Capitolo 3.  Per tutto l’800 le Scienze Naturali hanno rappresentato il frame teorico di riferimento per lo studio e l’interpretazione dei fenomeni interni ed esterni alla persona, ma alla fine del secolo, alcuni studiosi criticano questo assolutismo teorico, in quanto fisiologia e neurofisiologia non possono spiegare da sole le manifestazioni della mente umana e la complessità con cui esse interagiscono con l’individuo.  Sigmund Freud nasce in Moravia nel 1856. All’età di 4 anni si trasferisce a Vienna, dove si laureerà in Medicina, e si specializzerà in Neurologia, specializzandosi nello studio dei disturbi nervosi. Nel 1900 pubblica L’interpretazione dei sogni, nel quale inizia a parlare del suo modello di mente, delle sue strutture e dei processi di funzionamento.  Il meccanicismo è basato su un approccio deterministico allo studio del funzionamento degli organismi e della vita. Si serve della ricerca empirica, dell’osservazione sistematica e della generalizzabilità della ricerca sperimentale. Si contrappone al vitalismo, secondo cui le scienze biologiche non possono spiegare la vita biologica perché essa è regolata da forze immateriali.  La teoria psicoanalitica di Freud va intesa come un modello scientifico dell’architettura generale che regola i processi e le strutture mentali da cui sono sottesi. La mente è parte integrante del corpo, e per capirne i meccanismi psicologici che la regolano è necessario studiarne il funzionamento fisiologico. Nell’approccio meccanicista, il corpo è un sistema di energia, e dato che la mente è parte del corpo, la mente trae energia dalle energie fisiche del corpo. La mente direziona queste forze, svolgendo un ruolo attivo sul comportamento dell’individuo. Esistono meccanismi specifici con cui l’energia mentale deve essere canalizzata e dissipata; il fine ultimo dovrebbe essere quello di raggiungere lo stato di quiescenza, secondariamente al processo di omeostasi: i bisogni creano uno stato di tensione che causa uno squilibrio omeostatico, e ne consegue che l’individuo viene spinto ad agire per soddisfare il bisogno, ridurre la tensione e ripristinare l’omeostasi. Secondo la teoria psicoanalitica, inoltre, l’uomo non nasce buono e non è la società a corromperlo: gli impulsi aggressivi e sessuali sono innati nell’essere umano e regolati dal principio del piacere. Queste tendenze biologiche innate devono essere controllate, e sarà la società a farlo, attraverso la costituzione di sistemi normativi di riferimento.  La psicoanalisi propone una concezione unitaria, olistica e dinamica della personalità. Secondo la psicodinamica, la personalità emerge dall’interazione tra processi e forze diverse che interagiscono tra loro. Questi processi sono dinamici e modificabili, e rendono conto dei meccanismi che regolano il comportamento. La dinamicità dei processi e delle forze rende conto dell’esistenza dei meccanismi di difesa: si tratta di strategie messe in atto per affrontare e gestire i conflitti che insorgono entro la personalità e/o nel rapporto col mondo esterno. I meccanismi di difesa un ruolo protettivo e proattivo, e rappresentano le modalità con cui stabiliamo le relazioni con il mondo esterno.  Il modello topografico della mente ci spiega come è organizzata la mente, cioè in tre regioni (stati psichici): 1) Conscio: comprende i pensieri di cui siamo consapevoli e che sono facilmente accessibili. Include le conoscenze che abbiamo di noi stessi e del mondo. È a questo livello che si esplica l’attività consapevole; 2) Preconscio: contiene contenuti psichici che non sono accessibili in un preciso momento, ma che possono essere recuperati con facilità. Tali contenuti possono arrivare al primo livello verso essi l’attenzione; 3) Inconscio: è al di fuori della consapevolezza, contiene eventi psichici (per lo più risalenti all’infanzia) che si stratificano e che o non hanno raggiunto il livello di consapevolezza o che sono tornati ad essere inconsci. Sono le rappresentazioni mentali delle pulsioni I. L’Io proverà ad affrontare concretamente la fonte della minaccia, incrementando gli sforzi per reagire al problema (ha un effetto positivo sull’angoscia reale); II. L’Io metterà in atto meccanismi di difesa: si tratta di strategie di regolazione dell’omeostasi psichica. Sono uno sforzo strategico dell’Io per escludere dalla coscienza eventi che provocherebbero angoscia.  I meccanismi di difesa, da Anna Freud, sono: 1) Repressione e rimozione: l’Io cerca di mantenere al di fuori della coscienza gli impulsi inaccettabili; 2) Negazione: ci si rifiuta di credere che un evento abbia avuto luogo o che esista una determinata situazione; 3) Proiezione: si tenta di ridurre l’angoscia attribuendo le proprie caratteristiche, valutate come inaccettabili da qualcun altro (proietta ciò che è dentro di sé); 4) Razionalizzazione: l’angoscia dall’aver messo in atto un comportamento ritenuto inaccettabile, viene ridotta attraverso un processo di giustificazione del comportamento stesso. Alla base c’è un processo di reinterpretazione di un comportamento e la sua ristrutturazione, in modo che diventi accettabile; 5) Intellettualizzazione: l’individuo ripensa ad eventi minacciosi in modo analitico, freddo e distaccato, separando lo stimolo valutato come minaccioso dalla risposta emozionale che normalmente esso elicita; 6) Spostamento: stretegia con la quale separiamo un impulso da un bersaglio perché ritenuto minaccioso e lo “agganciamo” ad un altro meno minaccioso; 7) Sublimazione: meccanismo di trasformazione, con cui gli impulsi verranno espressi attraverso la loro forma più accettabile.  La personalità si sviluppa attraverso una serie di stadi psicosessuali (sviluppo psicosessuale); gli eventi che si verificano in una specifica fase determinano gli stili di personalità e definiscono le differenze individuali. Sono soprattutto le esperienze che l’individuo fa durante l’infanzia ad avere effetti stabili sulla personalità adulta. Lo sviluppo della personalità va inteso in un’ottica stadiale: ogni stadio è associato ad una zona erogena, cioè ad una determinata parte del corpo che rappresenta il centro dell’energia sessuale per l’individuo. I. Fase orale: va dai 0 ai 18 mesi, durante questo stadio, la maggior parte delle interazioni del bambino con il mondo esterno si verificano attraverso bocca e labbra. Qui il bambino è completamente dipendente dalla figura di accudimento, infatti il conflitto sarà alimentato dalla pressione di diventare meno dipendenti. Distinguiamo: a. Fase orale incorporativa: il bambino è indifeso e dipendente. La qaulità dello sviluppo dipenderà da che tipo di esperienze farà il bambino; b. Fase orale sadica: inizia con la dentizione: il bambino trae piacere dal mordere e masticare. L’esito di questa fase potrebbe determinare la maggiore o minore tendenza all’aggressività orale da adulti. II. Fase anale: va dai 18 ai 36 mesi, durante questo periodo l’ano è la zona erogena, e il piacere deriva dalla defecazione. L’evento centrale in questo periodo è l’apprendimento del controllo degli sfinteri; III. Fase fallica: va dai 3 ai 5 anni, durante questo periodo, la tensione si sposta sugli organi genitali. Inizialmente la libido è auto- diretta, gradualmente si sposterà verso il genitore del sesso opposto: in questa fase può insorgere il complesso di Edipo, in cui, nei maschi, l’amore esperito nei confronti della mamma tende a trasformarsi in desiderio di possesso, e proverà sentimenti negativi nei confronti del padre, vedendolo come un rivale; IV. Periodo di latenza: dopo la fase fallica e fino all’inizio dell’adolescenza il bambino entra in questo periodo. Si ha una riduzione delle tensioni e delle pulsioni: di ciò è parzialmente responsabile l’emergere dell’Io e Super-Io. Le pulsioni sessuali e aggressive tenderanno ad identificarsi con l’inizio della pubertà; V. Fase genitale: fase in cui, se le pulsioni precedenti (orale, anale e fallica) sono gestite correttamente, passano sotto il dominio della sessualità genitale e restano concentrate per tutta la vita. L’individuo, in questa fase, diventa capace di amare gli altri non solo per motivi egoistici.  Freud ritiene che nell’inconscio siano depositate le ragioni della sofferenza degli individui: l’origine dei problemi va individuata nelle esperienze e nei ricordi infantili, in episodi di repressione delle pulsioni di base e nei traumi sepolti. Attraverso il metodo delle Associazioni libere, con il quale viene chiesto al soggetto di dire ad alta voce tutto ciò che ha in mente, potrebbe essere garantito al materiale inconscio di emergere gradualmente.  I test proiettivi si basano sulla presentazione di stimoli ambigui, e la logica che sottendono implica che le risposte date dai soggetti ad essi in realtà riflettano gli aspetti della propria personalità: l’individuo proietta alcuni aspetti della propria personalità sull’interpretazione che fornirà dello stimolo ambiguo somministrato. I test proiettivi maggiormente utilizzati sono il test delle macchie di inchiostro di Rorschach e il test di applicazione tematica.  Il test di Rorschach (1942) ha come finalità quella di arrivare ad una definizione del profilo della personalità del paziente che vi si sottopone, attraverso l’interpretazione delle risposte che il soggetto fornisce a stimoli per definizione ambigui. Rorschach arriva alla costruzione del test versando su dei fogli bianchi dell’inchiostro e ripegandoli su loro stessi. Si compone di 10 tavole, ognuna delle quali raffigura macchie d’inchiostro simmetriche:  5 tavole monocromatiche;  2 tavole bicolori;  3 tavole colorate. Le tavole vengono poi sottoposte al paziente una per volta, senza limiti di tempo, e il soggetto viene così invitato ad esprimere ciò che la tavola suscita nella sua mente.  Il Test di Appercezione Tematica (TAT) si compone di 30 tavole, ognuna delle quali raffigura immagini di personaggi implicate in varie situazioni di vita, servendosi del metodo di Associazioni libere. Al soggetto viene chiesto di inventare una narrazione partendo da ogni tavola. Ad ogni personaggio raffigurato si chiede di attribuire i pensieri, emozioni e intenzioni, specificando antecedentemente il finale della storia. L’interpretazione dei risultati è basata su:  analisi dei rapporti tra protagonista e ambiente;  analisi dei temi più o meno frequenti;  analisi dei sentimenti e degli atteggiamenti positivi e negativi. Capitolo 4.  I tratti sono disposizioni interiori verso particolari comportamenti: in ogni individuo è possibile rintracciare delle caratteristiche distintive che emergono nei diversi contesti d’azione. I tratti hanno due caratteristiche, che assicurano coerenza e stabilità nell’individuo:  Tendono a mantenersi relativamente stabili nel corso del tempo;  Tendono ad essere indipendenti dal contesto d’azione.  La prospettiva dei tratti si colloca all’interno di un frame di riferimento incentrato sulla ricerca delle differenze individuali, interessandosi:  All’individuazione di un numero specifico di disposizioni di personalità (approccio correlazionale);  Allo studio delle componenti biologiche e genetiche dei correlati neurali della personalità (approccio sperimentale).  Secondo l’approccio nomotetico, in ogni individuo è possibile riscontrare gli stessi tratti costitutivi fondamentali: a rendere conto delle differenze individuali sarà un criterio quantitativo. Per l’approccio psicolessicale, il lessico naturale che utilizzano le persone per parlare può essere visto come un tratto distintivo della personalità. Secondo l’ipotesi della sedimentazione linguistica, i termini che utilizziamo più frequentemente per descrivere noi stessi e gli altri, possono essere rintracciati nel linguaggio comune perché sono secondari ad un processo di interiorizzazione dell’immagine di sé e degli altri. Seguendo l’approccio statistico, è possibile studiare i tratti costitutivi della personalità mediante l’utilizzo di specifiche tecniche di analisi statistica: quella maggiormente utilizzata è l’analisi fattoriale. L’analisi fattoriale è un insieme di tecniche statistiche utilizzate per ricercare l’esistenza di variabili latenti (fattori) a partire da una serie di variabili osservate: ogni fattore sarà costituito da un gruppo di variabili fra loro correlate.  Secondo l’approccio life-span, durante lo sviluppo, la spinta motivazionale all’azione è secondaria a ripristinare l’omeostasi e ridurre la tensione: il bambino mette in atto un comportamento perché è elicitato da pulsioni e bisogni biologici. Gradualmente l’individuo si sgancia da questi meccanismi pulsionali e motivazionali e diventano indipendenti da essi. I tratti durante l’infanzia sono sovrapponibili a strategie adattive messe in atto dal bambino per soddisfare le motivazioni pulsionali, mentre nell’età adulta diventano funzionalmente indipendenti dalle motivazioni pulsionali (acquistano un’autonomia funzionale).  Secondo la teoria dei tratti di Raymond e Cattell, la personalità ci consente di fare previsioni sul comportamento degli individui con cui interagiamo in un determinato contesto. I tratti sono delle strutture psicologiche che rendono conto della personalità dell’individuo (tratti originari) e possono essere inferiti dall’osservazione del comportamento (tratti di superficie). Nel modello di personalità a 16 fattori, raggruppati da Cattell, troviamo i tratti raggruppati in tre categorie: I. Tratti di abilità: tratti che consentono all’individuo di funzionare in modo efficiente; II. Tratti temperamentali: includono gli aspetti emotivi e formali del comportamento dell’individuo; III. Tratti dinamici: riguardano gli aspetti motivazionali del comportamento dell’individuo.  Eysenck adotta un approccio nomotetico: l’obiettivo di una teoria dei tratti deve essere quello di identificare i tratti di base della personalità, utilizzando una metodologia scientifica. Secondo la teoria dei superfattori, la personalità è l’insieme delle caratteristiche emotive e motivazionali che definiscono il comportamento degli individui, facendo riferimento agli elementi non cognitivi del comportamento. I superfattori sono fattori gerarchicamente sovraordinati al livello più alto di organizzazione della personalità: sono dimensioni continue, definite da un’estremità inferiore ed una superiore, che definiscono uno spazio bidimensionale. I tre superfattori a cui facciamo riferimento sono: 1) Estroversione: un alto livello corrisponde alla disposizione ai tratti di socievolezza, impulsività e propensione al rischio, mentre un basso livello corrispondono i tratti relativi alla calma, alla riservatezza e all’essere avversi al rischio; 2) Nevroticismo: ad un alto livello corrispondono tratti di instabilità emotiva ed ansia, mentre ad un basso livello corrispondono tratti riconducibili alla stabilità emotiva; 3) Psicoticismo: un alto livello corrispondono tratti di comportamento antisociale, mancanza di empatia, condotte aggressive ed egocentrismo, mentre un basso livello corrispondono tratti riconducibili all’accettazione di norme sociali e a condotte empatiche. Capitolo 5.  Il modello dei Cinque Fattori (Big Five), da Costa e McCrae, comprende: 1. Estroversione: definisce la quantità e l’intensità della capacità di un individuo di interagire con gli altri; 2. Amicalità: definisce la propensione di un individuo ad interagire con gli altri ed instaurare rapporti interpersonali; 3. Nevroticismo: definisce la capacità dell’individuo ad adattarsi a situazioni di stress e instabilità emotiva; 4. Coscienziosità: definisce la modalità con la quale l’individuo si predispone a rapportarsi e orientarsi verso l’esecuzione di un compito; 5. Apertura all’esperienza: definisce il livello di ricerca proattiva dell’esperienza del soggetto. Amicalità ed estroversione differiscono su alcuni punti: l’estroversione ha a che fare con l’attenzione sociale, mentre l’amicalità si riferisce alla tendenza ad instaurare e mantenere relazioni positive con gli altri. Secondo il modello dei Cinque Fattori, i tratti hanno una base biologica che ne assicura stabilità e coerenza, inoltre si sviluppano indipendentemente dall’interazione dell’individuo con l’ambiente e vengono trasmessi geneticamente.  I cambiamenti individuali sono delle modificazioni a carico della personalità (e quindi anche del comportamento), che si verificano, per l’appunto, all’interno di un individuo in momenti diversi della vita. I cambiamenti normativi sono modificazioni della personalità che si verificano all’interno di una popolazione.  Gli studi etici importano questionari di personalità o termini lessicali riferiti alla personalità da una cultura all’altra. Hanno replicato la struttura di personalità descritta dal Big Five nelle diverse culture, indipendentemente dal livello di scolarità. Gli studi emici iniziano la ricerca direttamente in una determinata cultura, e si affidano alle interviste. Hanno dimostrato una minore conferma della potenza del Big Five, in qunato dimostrerebbero che ci sia una forte dipendenza dal contesto culturale di riferimento.  L’interazionismo si basa su diversi principi: il comportamento umano dipende dall’interazione dinamica tra stimoli ambientali e tratti di personalità. Uno stesso contesto eliciterà comportamenti diversi in persone con caratteristiche disposizionali diverse (sono queste a modulare l’esposizione del soggetto ai diversi contesti). I tratti sarebbero delle modalità di collegamento tra situazione e azione, e tendono a tenere conto delle differenze individuali.  Il sixteen personality factors (16PF-C), da Cattell, è un questionario self-report, che si pone come obiettivo la valutazione esaustiva della personalità e delle differenze individuali. È composto da 185 item, con 3 possibili opzioni di risposta; misura:  16 fattori primari bipolari, indipendenti tra loro;  5 fattori globali;  3 indici relativi allo stile di risposta. È prevista sia la somministrazione individuale, che la somministrazione di gruppo, mentre il tempo medio della compilazione va dai 30 ai 45 minuti.  Il Neo Personality Inventory, da Costa e McCrae, è uno degli inventari più utilizzati per la valutazione della personalità, ed è basato sul modello di personalità proposto dal Big Five. Capitolo 6.  Nella prospettiva biologica abbiamo due diverse posizioni:  Biologismo forte: assume una posizione riduzionista, secondo la quale i processi cognitivi ed il comportamento sono strettamente connessi a specifici sistemi biologici sottostanti, che hanno una specifica localizzazione. I geni contengono le informazioni di base per lo sviluppo dei sistemi biologici sottostanti il sistema psicologico;  Biologismo debole: esiste una relazione tra i processi cognitivi, il comportamento ed i sistemi biologici sottostanti: la complessità con cui questi sistemi interagiscono non può essere spiegata con un approccio locazionista. I geni sono elementi di un sistema biologico in continuo mutamento.  Il temperamento si riferisce alle differenze individuali, biologicamente connotate che possiamo riscontrare studiando e osservando il comportamento. Compare molto precocemente nel corso dello sviluppo dell’individuo, mantenendosi relativamente stabile nel corso della vita. Ha una base biologica che rende conto della sua limitata modificabilità, ed è caratterizzato da fattori geneticamente trasmissibili, e quindi ereditati. Gli aspetti formali del temperamento riguardano:  Emozioni: processamento degli stimoli emotigeni, risposta emotiva;  Processi attentivi: maggiore o minore reattività alla stimolazione ambientale, orientamento dell’attenzione;  Attività motoria: velocità di risposta, autoregolazione della condotta, frequenza di risposta. La personalità risulta dall’interazione dinamica tra processi biologici, componenti genetiche, ambiente, esperienza, apprendimento e processi di socializzazione.  Per ereditarietà biologica si intende l’insieme di processi biologici, secondariamente ai quali specifiche caratteristiche di cui sono portatori i genitori vengono trasmesse ai figli. È una stima di quanto le differenze fenotipiche che si osservano tra gli individui in una determinata popolazione possano essere attribuite a differenze geneticamente determinate. Il fenotipo si riferisce alle caratteristiche osservabili, manifeste degli organismi (manifestazione delle funzioni psicologiche o aspetti esteriori). Il genotipo si riferisce alla componente genetica di un organismo, quindi agli elementi geneticamente trasmessi: l’informazione veicolata dai geni modula e orienta il funzionamento biologico di un organismo. I geni, però, non hanno un controllo diretto e univoco sul comportamento. La genetica del comportamento è uno studio dei meccanismi attraverso cui il genotipo modula il comportamento e le caratteristiche psicologiche degli individui (caratteristiche fenotipiche). Lo scopo dei genetisti comportamentali è quello di fornire una stima del grado con cui i geni, l’ambiente e la loro interazione possono spiegare le variabilità con le quali si manifestano le caratteristiche fenotipiche. Il coefficiente di ereditabilità rappresenta la proporzione di varianza fenotipica osservata in un gruppo che può essere spiegata dal genotipo; può assumere valori da 0 a 1. Per valori al di sotto di 1 esiste una porzione di varianza non spiegata dai fattori genetici, mentre per valori al di sopra di 0, una porzione di varianza può essere spiegata da fattori genetici.  La genetica del comportamento utilizza due metodi di ricerca:  Studi sui gemelli: viene confrontato il grado di somiglianza tra gemelli monozigoti e gemelli dizigoti, con l’obiettivo di determinare il peso relativo di geni e ambiente nello sviluppo di caratteristiche fenotipiche;  Studi sulle adozioni: viene confrontato il grado di somiglianza tra figli e genitori biologici e figli e genitori adottivi, con l’obiettivo di determinare il peso relativo di geni e ambiente nello sviluppo di caratteristiche fenotipiche: il grado di somiglianza con i genitori biologici fornirà indicazioni circa il peso del genotipo, mentre il grado di somiglianza con i genitori adottivi sarà una misura del ruolo dell’ambiente. Secondo Buss e Plomin, il temperamento andrebbe inteso come tratti di personalità che si acquisiscono precocemente nel corso dello sviluppo e che non risentano dell’interazione dell’individuo con l’ambiente: il temperamento ha una forte connotazione genetica.  La teoria EAS individua tre tratti comportamentali: I. Emotività: tendenza a reagire con un’intensa risposta emotiva (secondariamente all’esposizione ad uno più stressor) e a sperimentare emozioni a valenza negativa (paura, rabbia); II. Attività: livello generale dell’organismo; riflette i livelli di stimolazione ottimali dell’individuo ed è osservabile nella forza e nella velocità dei movimenti; III. Socievolezza: tendenza ad instaurare i rapporti con gli altri, a ricercare gratificazione sociale e a condividere ed interagire con gli altri;  Secondo Chess e Thomas, il temperamento può essere inteso come lo stile in cui si manifesta il comportamento: ha le funzioni di mediazione, interfaccia e nel rapporto tra individuo e ambiente. Individuano tre profili temperamentali nei bambini:  Bambino facile: ha una regolarità nella routine e nelle funzioni biologiche, manifesta una rapida adattabilità ai cambiamenti e presenta un umore positivo;  Bambino difficile: ha un’irregolarità dei ritmi biologici, manifesta risposte negative verso stimoli nuovi e presenta un umore negativo e una resistenza al cambiamento;  Bambino lento: presenta delle risposte comportamentali di ritiro di fronte a stimoli nuovi e una scarsa reattività agli stimoli.  Si contrappongono i concetti di bontà di adattamento e di povertà di adattamento. La bontà di adattamento è la corrispondenza tra le caratteristiche temperamentali e quelle comportamentali del bambino le aspettative (provenienti dall’ambiente esterno). La povertà di adattamento è la divergenza tra il bambino e l’ambiente di sviluppo: l’ambiente è caratterizzato da richieste o aspettative eccessive o non in linea con il temperamento e le capacità del bambino.  Troviamo due tipi di ambiente:  Ambiente condiviso: fa riferimento ai fattori ambientali condivisi da fratelli e che accomunano fratelli cresciuti in uno stesso contesto familiare: favorisce lo sviluppo di caratteristiche simili della personalità;  Ambiente non condiviso: fa riferimento ai fattori ambientali non condivisi dai fratelli, pur vivendo nello stesso contesto familiare: favorisce lo sviluppo di differenze nella personalità.  L’interazione tra genotipo e ambiente si svolge attraverso due meccanismi: 1. Correlazione genotipo-ambiente: fenomeno secondo cui l’esposizione di un individuo ad uno specifico ambiente (le esperienze che egli compie) sono determinate da una predisposizione genetica. Può essere di tre tipi:  Passiva: i fattori ambientali e genetici correlano senza che vi sia nessun intervento dell’individuo;  Evocativa: l’individuo stimola ed evoca nell’ambiente di sviluppo il verificarsi di alcune specifiche reazioni;  Attiva: l’individuo seleziona e costruisce, modificando l’ambiente, le esperienze che risultano correlate con le sue propensioni geneticamente determinate. 2. Interazione genotipo-ambiente: si riferisce ai meccanismi diversi con cui individui diversi (con diverso genotipo) reagiscono di fornte a situazioni ambientali uguali, rendendo conto della suscettibilità degli individui. 3) Autotrascendenza: si riferisce alla tendenza ad essere creativi.  Le differenze individuali nei ritmi circadiani spiegano le differenze che caratterizzano i tipi diruni e i tipi notturni, e si riscontrano in differenze a livello fisiologico, cognitivo e comportamentale. I tipi diurni si caratterizzano da un uso più frequente di strategie di pensiero di tipo analitico, tendono ad essere più conformisti e tendono a mostrare una minore flessibilità caratteriale. I tipi notturni sono caratterizzati da punteggi più alti nei test d’intelligenza, da una maggiore propensione a mettere in atto comportamenti disinibiti e un maggior ricorso a strategie di pensiero creativo.  La psicologia evoluzionistica studia il funzionamento umano alla luce delle teorie darwiniane sull’evoluzione della specie e sui meccanismi di selezione naturale: hanno assicurato il successo riproduttivo, l’adattamento all’ambiente e la sopravvivenza del singolo e della specie. La selezione naturale non è regolata da meccanismi casuali, ma modula il differenziarsi di specifiche caratteristiche fenotipiche in risposta a specifici fattori ambientali (pressione selettiva). L’evoluzionismo spiega il comportamento ricorrendo a due determinanti casuali:  Cause prossime: chiamano in causa i meccanismi biologici che si stanno verificando mentre quel comportamento viene messo in atto (ad esempio, aumento del battito cardiaco mentre guardiamo un film di paura);  Cause remote: fanno riferimento alla funzione adattiva dei meccanismi biologici responsabili della messa in atto del comportamento osservato (perché abbiamo un incremento del battito cardiaco in presenza di stimoli nocivi). Capitolo 7.  Secondo la prospettiva ambientale, la personalità è la risultante delle tendenze di base che l’individuo apprende in seguito alle esperienze che fa all’interno del contesto sociale di riferimento. Il contesto influenza inevitabilmente le esperienze individuali che si fanno durante la vita. La prospettiva ambientale ha due frame teorici di riferimento: a. Approccio deterministico: la personalità è interamente determinata da variabili esterne, e le pressioni culturali hanno un ruolo fondamentale nell sviluppo della personalità; b. Approccio interazionista: la personalità risulta dall’interazione tra variabili esterne e interne.  La cultura può essere definita come il filtro attraverso il quale l’individuo fa esperienza del mondo. Emerge dall’interazione che si realizza nel corso dell’esperienza tra sistemi e credenze. I diversi contesti culturali stabiliscono i vincoli e le opportunità all’interno dei quali l’individuo costruisce la sua individualità: vanno concepiti come una “dimensione interna” all’individuo. Si distinguono:  Individualismo: l’individuo è un’entità autonoma, con i propri diritti, dignità e valori. Pone enfasi sull’autonomia;  Collettivismo: l’individuo è parte di un tutto ed un elemento di una rete di relazioni sociali. Pone enfasi sull’appartenenza e sulle obbligazioni reciproche.  Il behaviorismo nacque negli Stati Uniti nel 1913, da Watson. Si verifica uno spostamento dell’oggetto di studio: dalle variabili interne all’individuo (coscienza) al comportamento osservabile e misurabile. Le variabili ambientali sono le vere determinanti del comportamento, e la stabilità di questo dipende dalle situazioni in cui viene prodotto. L’oggetto di studio della psicologia deve essere il comportamento, che dervia dai processi di apprendimento, legati alle sequenze stimolo- risposta: l’organismo diventa una “situazione intermedia” tra input afferenti dall’ambiente esterno e output in uscita.  Il condizionamento classico (Pavlov) è un processo di apprendimento nel quale uno stimolo neutro, dopo ripetuti abbinamenti con lo stimolo incondizionato che elicita fisiologicamente una risposta specifica, la risposta incondizionata, viene associato a questo, diventando uno stimolo condizionato, in grado di elicitare la risposta condizionata. Ci sono due condizioni necessarie affinché si instauri: l’organismo deve rispondere con modalità automatiche e riflesse ad una specifica stimolazione e lo stimolo deve essere associato nel tempo e nello spazio ad un altro stimolo che di per sé non elicita nessuna risposta specifica.  Stimolo incondizionato: stimolo che provoca naturalmente una risposta automatica;  Risposta incondizionata: è un riflesso, una risposta automatica e fisiologica;  Stimolo condizionato: stimolo precedentemente neutro, presentato ripetutamente allo stimolo incondizionato;  Risposta condizionata: risposta che, dopo l’associazione ripetuta nel tempo e nello spazio dei due stimoli, fa seguito allo stimolo precedentemente neutro. La generalizzazione è la tendenza a rispondere a stimoli simili, ma non identici, allo stesso stimolo condizionato. La discriminazione è un aumento della capacità di rispondere in modi diversi a stimoli simili: aumenta la specificità della risposta. L’estinzione si verifica quando, per un numero sufficiente di volte, lo stimolo incondizionato viene disaccoppiato dallo stimolo condizionato e presentato ripetutamente da solo: conduce al progressivo indebolimento della risposta condizionata.  L’apprendimento emotivo è il processo tramite il quale si assegna a persone, eventi, luoghi o cose una specifica valenza, che sia negativa o positiva. I rinforzi primari hanno una valenza intrinsicamente positiva o negativa, e non secondaria ad un processo di apprendimento emotivo. I rinforzi secondari sono stimoli emotigeni a cui in seguito all’esperienza attribuiamo una valenza. Il condizionamento emotivo classico implica un’associazione appresa tra un evento neutro ed un evento emotigeno che eliciterà una risposta emotiva specifica (risposta emotiva condizionata). Si presentano due tipi di risposta:  Risposta autonomica: indurrà uno specifico livello di arousal;  Risposta valutativa: attribuzione consapevole della valenza alla situazione emotigena.  Il condizionamento strumentale (Skinner) è basato sull’associazione fra il comportamento volontario e gli effetti che derivano dalla sua messa in atto. Il comportamento può essere manipolato attraverso un sistema di ricompense e punizioni. Un comportamento seguito da un premio sarà messo in atto più frequentemente e probabilmente, rispetto ad uno seguito da una punizione. Seguendo la legge dell’effetto di Thorndike, la frequenza e la probabilità risentono dell’apprendimento della relazione tra la risposta e il risultato raggiunto. Il rinforzo è un processo attraverso il quale si ha un aumento della frequenza e della probabilità di un comportamento: è un evento che segue una risposta e che accresce la probabilità che venga messa in atto nuovamente. Il rinforzo potrebbe essere negativo o positivo. La punizione è un esito negativo di un comportamento che provoca la riduzione della probabilità che venga messa in atto la risposta. Serve fondamentalmente per ridurre o eliminare la probabilità di un comportamento. In quest’ottica troviamo 4 tipi di rinforzi operanti: 1. Primari: soddisfano i bisogni primari; 2. Secondari: acquisiscono le caratteristiche del rinforzo attraverso l’associazione con rinforzi primari; 3. Simbolici: rinforzi secondari che hanno valore di scambio; 4. Sociali: rinforzi fondati sul ricevere affetto, attenzione e approvazione da parte degli altri: sono la base dell’apprendimento sociale.  L’apprendimento sociale ha come obiettivo lo studio delle variabili esterne che regolano la condotta dell’individuo: il contesto assume un ruolo fondamentale nello sviluppo della personalità e della condotta  Il meccanismo dell’imitazione si forma durante lo sviluppo, quando l’individuo struttura la propria personalità attraverso l’osservazione e la successiva imitazione dei modelli sociali di riferimento. Questo meccanismo fa sì che i potenziali rinforzi ottenuti in seguito alla messa in atto di risposte imitative, conducendo all’apprendimento e alla capacità di modellare il proprio comportamento sulla base del comportamento osservato.  Il locus of control è il grado con cui l’individuo percepisce l’esito delle proprie azioni e la causa del proprio comportamento. Si differenziano le due dimensioni del locus of control:  Locus of control interno: l’individuo controlla le conseguenze del proprio comportamento, si attribuisce la responsabilità dei propri successi e dei propri fallimenti e ha, di norma, attitudini più positive;  Locus of control esterno: l’individuo crede che le conseguenze del suo comportamento sono al di fuori del suo controllo e attribuisce la colpa dei suoi fallimenti ad eventi o persone esterne.  Per Mischel, la personalità va intesa come un sistema complesso che emerge dall’interazione tra processi cognitivi e processi affettivi : questi processi vengono modulati da 5 classi di variabili cognitivo-sociali: 1. Competenze della persona: sono le abilità che l’individuo acquisisce nel corso della propria vita (capacità di manipolare il mondo fisico e lo sviluppo delle abilità sociali); 2. Strategia di codifica e costrutti personali: sono gli schemi che l’individuo acquisisce (strategie di codifica per comrendere la realtà circostante); 3. Aspettative: sono strategie di codifica della realtà che l’individuo acquisisce (assicurano continuità all’esperienza e rendono conto dell’efficacia del comportamento); 4. Valori soggettivi: spiegano come gli individui utilizzano le proprie aspettative nella messa in atto del comportamento; 5. Sistemi auto-regolatori: spiegano le modalità di azione e il comportamento conseguente che l’individuo pianifica sulla base degli obiettivi che si è posto di raggiungere. Dalle diverse modalità con cui queste variabili modulano la condotta individuale, possono emergere delle firme comportamentali, cioè specifici profili di relazione tra situazione e ambiente, che assicurano stabilità e coerenza intraindividuale. Possono essere usate anche per spiegare il funzionamento dell’individuo.  Secondo la teoria dell’apprendimento sociale, lo studio delle determinanti della personalità deve includere l’indagine sul ruolo che i fattori socialmente connotati hanno nello sviluppo e nella costruzione della personalità. Adottare un approccio di tipo cognitivo significa riconoscere l’origine sociale del comportamento e dei processi di pensiero, nonché riconoscere il ruolo dei processi cognitivi relativamente al comportamento. Lo sviluppo andrebbe analizzato all’interno di una prospettiva life-span, perché esso si realizza attraverso le esperienze che l’individuo fa nell’arco di vita.  Secondo il determinismo triadico reciproco di Bandura, il funzionamento globale della persona può essere spiegato secondo il principio del determinismo triadico, ed emerge dalla reciproca interazione di:  Ambiente sociale e fisico;  La persona (processi cognitivi);  Comportamento. Ogni fattore entra in rapporto con gli altri in modo bidirezionale, ed ha un ruolo casuale sugli altri. La forza che i fattori esercitano tra loro non agisce simultaneamente, ma ha origine da un fattore che influenza gli altri, attivandone la forza relativa. L’agenticità umana è la capacità dell’individuo di contribuire in modo attivo e in quanto agente casuale al proprio sviluppo: è la capacità di autodeterminazione e la capcità di esercitare controllo attivo sulla qualità della propria vita. Ha 4 diverse proprietà: 1) Coscienza: gli individui sono consapevoli di sé e del mondo intorno a loro; 2) Autoriflessività: gli individui riflettono sull’efficacia delle loro azioni e sull’adeguatezza dei loro pensieri; 3) Autoreattività: gli individui monitorano e regolano le loro azioni in accordo a standard personali e tramite autovalutazione; 4) Intenzionalità: gli individui agiscono intenzionalmente, elaborando i piani di azione e strategie di realizzazione degli obiettivi.  Bandura descrive 5 meccanismi cognitivi di base nella definizione della personalità: I. Capacità di simbolizzazione: capacità della persona di usare i simboli al fine di esercitare un controllo attivo sul proprio ambiente d’azione e attribuire significato alle proprie esperienze; II. Capacità vicaria: capacità di apprendere in seguito all’osservazione del comportamento altrui; III. Capacità di fare previsioni: capacità della persona di fare previsioni sull’esito delle proprie azioni future; IV. Capacità di autoregolazione: capacità di pianificare gli obiettivi e di effettuare una valutazione sulla propria prestazione, permettendo di definire gli obiettivi e valutare ‘on-line’ il proprio comportamento; V. Capacità di autoriflessione: capacità di riflettere in modo consapevole e di valutare i propri processi di pensiero, permettendo di arrivare all’autoconsapevolezza.  L’autoefficacia percepita è l’insieme di credenze ed aspettative che l’individuo elabora nel corso dell’esperienza e dell’interazione sociale: ha a che fare con la capacità di agire in modo goal-directed in situazioni future. Agisce sul comportamento attraverso processi cognitivi, decisionali, motivazionali e affettivi. Origina dall’esperienza personale, dalle esperienze vicarie (esperienze che si basano sull’osservazione di quanto il comportamento di persone che riteniamo simili a noi sia stato efficace), dalla persuasione verbale (incoraggiamenti da parte degli altri sulla possibilità di poter raggiungere un obiettivo) e dagli stati fisiologici ed affettivi (l’interpretazione che l’individuo fa del proprio stato emotivo). Affinché il comportamento sia goal-directed, è necessario che l’individuo sia flessibile dal punto di vista cognitivo e comportamentale.  L’apprendimento per osservazione (da Bandura) è una modalità di apprendimento che consente di acquisire conoscenze e capacità attraverso l’ osservazione di modelli di comportamento messi in atto da altri. È un processo di apprendimento attivo, in cui l’individuo, durante il processo di osservazione, elabora una rappresentazione mentale dell’azione che ha osservato e che recupererà ogni volta che si troverà a dover mettere in atto quello schema comportamentale. Garantisce la generalizzabilità del comportamento. È regolato da quattro processi: 1. Processi attentivi: alcuni comportamenti avranno una maggiore possibilità di essere osservati perché caratterizzati da aspetti che richiamano l’attenzione del soggetto; 2. Processi di ritenzione: mediano la codifica dello stimolo e la ritenzione in memoria della traccia mnestica; 3. Processi di produzione: riguarda l’acquisizione della sequenza dello schema di azione che compone il comportamento osservato e dei sotto-obiettivi raggiunti con quelli prefissati; 4. Processi motivazionali: sono dipendenti della fase dello sviluppo nella quale avviene l’apprendimento. Capitolo 9.  Secondo la prospettiva cognitiva esiste una realtà fisica, esterna e oggettiva, comune a tutti gli individui, ma l’esperienza che le persone fanno non può derivare esclusivamente da essa.  Secondo Kelly, la personalità può essere studiata attraverso l’analisi della modalità di elaborazione soggettiva del materiale , i processi di presa di decisione e i processi di memoria . Gli schemi assicurano continuità e coerenza, permettendo di collegare esperienze nuove a schemi preesistenti, e riducono l’ambiguità. Lo script è una rappresentazione mentale stereotipata, ben appresa e automatica: viene mandata in esecuzione in contesti familiari, e non necessita di un controllo online per essere eseguita. È formato da schemi di azione disposti già nella corretta sequenza di esecuzione, da categorizzazioni di eventi e dalla conoscenza astratta. Gli script: a. Influenzano le informazioni registrate ; b. Organizzano le informazioni su temi o argomenti ; c. Racchiudono conscenze e impressioni ; d. Aiutano ad interpretare situazioni nuove . Lo script updating avviene in presenza di contesti nuovi o dopo una rilevazione di un feedback di errore o incongruenza. In presenza di un contesto nuovo: 1. Individuazione dell’obiettivo ; 2. Progettazione o updating dello schema d’azione ; 3. Scomposizione del programma motorio in sotto-programmi ; 4. Problem solving . L’attribuzione si riferisce al processo di attribuzione di singificato che gli individui operano durante l’esperienza. È basato sulle inferenze che si possono trarre in seguito all’osservazione di eventi, nel tentativo di comprenderne le cause che li hanno elicitati; si applica anche nel guidare l’esito delle proprie azioni come positive o negative (locus di casualità interna o esterna).  La teoria dei costrutti personali di Kelly, poggia sull’assunto che l’individuo sia uno scienziato: formula ipotesi su cui fondare la propria condotta, osserva l’ambiente, trae inferenze e mira a formulare l’esito degli eventi con lo scopo di tenere sotto controllo la realtà e l’ambiguità. Il comportamento viene descritto in termini di ruolo attivo e proattivo dell’individuo nell’interazione con l’ambiente. Ogni individuo costruisce attivamente il proprio mondo attraverso rappresentazioni mentali soggettive della realtà, ovvero, i costrutti mentali. Il costrutto mentale è una variabile strutturale della personalità, con la quale l’individuo interpreta e categorizza gli eventi, attribuisce loro un significato e riduce l’incertezza. I costrutti mentali si sviluppano nel corso dell’esperienza e sono soggetti a continui aggiustamenti e aggiornamenti: non sono quindi da intenderli come costrutti statici. Un costrutto emerge da tre elementi, due dei quali saranno caratterizzati da una somiglianza rispetto al terzo, che sarà percepito come differente dagli altri due: la modalità con cui due elementi sono costruiti come simili formerà il polo di somiglianza, mentre la modalità con cui i due elementi vengono costruiti come contrapposti al terzo, formerà il polo di contrasto. Il sistema di costrutti che ogni individuo elabora, si costituisce in maniera gerarchica: 1) Costrutti sovraordinati: caratterizzati da ampiezza e inclusività; 2) Costrutti di livello medio: livelli medi di ampiezza e inclusività; 3) Costrutti subordinati: includono rappresentazioni altamente specifiche. Il sistema di costrutti rende conto dell’organizzazione della personalità del soggetto, nonché del suo comportamento. All’interno del sistema- persona, i costrutti sono indipendenti gli uni dagli altri. Secondo Kelly, sono 4 gli elementi che possono modulare il cambiamento dei costrutti mentali dell’individuo: minaccia, colpa, paura e ansia.  La valutazione dei costrutti personali (Role Construct Repertory Test), da Kelly, è un’intervista semi-strutturata che ha lo scopo di fare emergere le categorie semantiche attraverso cui la persona interpreta sé stesso ed il mondo. Il test restituisce una “griglia di repertorio”, cioè una tabella a doppia entrata in cui le righe corrispondono ai costrutti e le colonne agli elementi. I costrutti sono le categorie semantiche con cui la persona interpreta la realtà, mentre gli elementi sono le “cose” a cui si applicano i costrutti. Prevede due fasi: 1. Role Title List: prevede l’elaborazione di un elenco di persone che saranno sottoposte ad una valutazione della personalità (fase dell’elicitazione degli elementi); 2. Elaborazione dei costrutti. Nella prima fase si chiede al soggetto di indicare i nomi di persone che hanno un ruolo nella vita del soggetto. Nella seconda fase l’esaminatore seleziona tre figure dalla lista, chiedendo poi al soggetto di indicare perché due delle tre figure si somigliano tra loro e differiscono dalla terza. Capitolo 10.  La prospettiva umanistica pone una critica alle teorie precedenti, in quanto il funzionamento dell’individuo non può essere spiegato ricorrendo ai soli meccanismi inconsci, e alcuni comportamenti complessi non possono essere spiegati in termini esclusivamente comportamentisti. Dovrebbero esistere meccanismi più complessi che intervengono durante la vita dell’individuo e che siano in grado di spiegare delle caratteristiche complesse di personalità. La psicologia umanistica è configurabile più come un movimento, che nasce tra il 1930 e il 1970. Nei primi anni, nasce dall’esigenza di superare i modelli di funzionamento dell’uomo e della personalità. La psicologia umanistica, o terza forza della psicologia (termine coniato da Maslow) è una nuova prospettiva allo studio dell’uomo e delle determinanti del suo comportamento: nasce come modello alternativo ai due paradigmi dominanti del comportamento e della psicoanalisi. L’individuo persegue l’autorealizzazione e costruisce il proprio destino. Il fine della psicologia umanistica è il favorire uno sviluppo dell’individuo che tenga conto della dignità individuale e che promuova l’attivazione delle potenzialità latenti .  La fenomenologia è un movimento filosofico che nasce in Austria nella seconda metà dell’800, di cui i principali esponenti furano Brentano e Husserl. Pone l’accento sull’esperienza soggettiva che l’individuo fa del proprio mondo, quindi, sull’esperienza fenomenologica che caratterizza ognuno di noi. L’interesse è rivolto all’osservatore, al modo in cui l’individuo percepisce il mondo e la realtà circostante (importanza della soggettività nel processo conoscitivo). L’oggetto della psicologia devono essere le variabili interne all’individuo, i fattori psichici: i metodi e le tecniche sperimentali non si rivelano adatte ad indagare la complessità di questi fenomeni. I metodi di indagine, conoscitivi dell’esperienza umana e del vissuto individuale vanno indagati ricorrendo al metodo introspettivo.  L’esistenzialismo è un approccio filosoficonato verso la metà del 1940. Pone l’accento sull’esistenza e sull’esperienza individuale: si pone attenzione all’uomo come identità singola. Lo studio dell’individuo va affrontato focalizzandosi sull’alienazione, la ricerca di significato, l’angoscia interiore e l’autenticità. Nel suo processo di crescita e di costruzione della personalità, l’individuo segue una modalità di sviluppo basate sul principio di autodeterminazione che lo portano ad acquisire consapevolezza sul senso di sé e della vita. L’esistenza umana è caratterizzata da aspetti quali la libertà, la creatività e la responsabilità personale.  Le teorie olistiche e organismiche sono centrate sul concetto di organismo: ogni sistema biologico, individuo compreso, non può essere studiato tenendo conto solo delle singole parti che lo compongono. La complessità dell’organismo umano emerge da uno studio che considera la globalità dell’organismo. L’individuo è, infatti, una totalità Il processo di sviluppo del Sé è mediato da:  Variabili interne: tutte le esperienze vissute del bambino sono sottoposte ad un processo di attribuzione del significato e valutazione da parte del processo organismico: questo processo validerà come postive le esperienze che arricchiscono l’individuo;  Variabili esterne: riguardano la valutazione che il Sé riceve da parte degli altri (prima quelle che provengono dagli adulti di riferimento); tali valutazioni entreranno nel campo fenomenico. Con lo sviluppo del Sé, nel bambino inizia ad emergere il bisogno di considerazione positiva, cioè il bisogno che il bambino sperimenta circa la necessità di sentirsi accettato e amato da parte delle persone significative della sua vita: è una delle prime esperienze che il bambino ha di sé. Fondamentali diventano sia il rapporto che si instaura con i genitori, sia il feedback fornito dal bambino; potrebbero verificarsi due situazioni: a. Accettazione incondizionata positiva e amore totale nei confronti del bambino: considerazione di Sé incondizionata, lo sviluppo e la condotta saranno guidate da un processo di valutazione organismica e si percepirà come funzionalmente adatto al suo campo fenomenico; b. Accettazione positiva secondaria all’adeguarsi del bambino: condizioni di valore, definiscono i termini entro i quali il bambino può meritare una considerazione positiva, portando il bambino a percepirsi come individuo di valore, meritevole d’amore. In seugito si adeguerà alle richieste dei genitori.  La reintegrazione è il processo in seguito al quale l’individuo si riappropria delle proprie esperienze negate, attraverso l’utilizzo di tecniche che incrementano l’autostima e che portano alla riduzione delle condizioni di valore che hanno impedito l’esperienza congrua con il Sé reale.  Rogers sviluppa tre diversi approcci terapeutici:  Terapia non direttiva: il paziente ha un ruolo attivo e ha le risorse per affrontare il cambiamento. Il terapeuta entra nell’esperienza del paziente, senza fornire giudizi o valutazioni (e senza pregiudizi): utilizzerà un ascolto passivo e modalità comunicative volte ad incoraggiare l’emergere dei vissuti del paziente. Grazie a questa tecnica dello specchio il paziente non si sentirà giudicato e ciò stimolerà il processo di conoscenza di sé stesso;  Terapia centrata sul cliente: pone l’accento sulle caratteristiche disposizionali che comPrevedono che il terapeuta debba trovarsi in uno stato di congruenza del Sé, mentre il paziente esperisce ansia ed uno stato psicologico di disorganizzazione; il terapeuta deve fornire una condizione positiva incondizionata e una comprensione empatica;  Approccio centrato sulla persona: gli individui possiedono risorse e strategie cognitive per comprendere sé stesse e modificare il proprio modo di essere. Il ruolo del terapeuta dovrebbe essere mediato da sentimenti di genuità e trasparenza, dovrebbe fornire una comprensione empatica di cui la persona dovrà essere consapevole e dovrà emergere durante la terapia e un’accettazione positiva incondizionata.  La quarta forza della psicologia (da Maslow) è nota anche come psicologia transpersonale: delinea e definisce l’interesse degli psicologi allo studio degli aspetti più elevati e trascendenti che caratterizzano gli individui. Tali fattori mirano ad una realizzazione del Sé in un’ottica trans-umana.  Secondo la psicologia positiva (Seligman e Csikszentimihalyi), la personalità andrebbe studiata tenendo conto degli aspetti positivi della natura umana e delle risorse individuali, quali la creatività, l’ottimismo e la felicità. Queste risorse dovrebbero essere stimolate e dovrà esserne promosso lo sviluppo.  Il characters strenghts and virtues model (Peterson e Seligman) comprende 6 virtù nucleari, gerarchicamente sovraordinate: 1. Saggezza; 2. Coraggio; 3. Umanità; 4. Giustizia; 5. Temperanza; 6. Trascendenza. Ognuno di questi comprende 5 potenzialità del carattere (o punti di forza) che hanno un ruolo facilitatore sulle virtù nucleari. Le virtù nucleari possono essere appresi e continuamente modificati nel corso della propria esperienza di vita: l’individuo ha un ruolo attivo nella costruzione e mantenimento del proprio benessere.  Si distinguono due strumenti di misura di Sé: 1) Differenziale semantico: (Osgood, Suci e Tannebaum) è uno dei metodi più utilizzati per la valutazione del costrutto del Sé e della personalità. Consente di rilevare i significati che gli individui attribuiscono a determinati concetti. Ogni concetto viene associato ad una coppia di aggettivi a polarità opposta: per ogni coppia deve indicare su una scala Likert a 7 passi un numero a seconda del polo verso cui si posiziona. Il punteggio che si otterrà fornirà indicazioni su quanto il soggetto si senta rappresentato dai descrittori utilizzati; 2) Q-sort: (Stephenson) viene utilizzato per la valutazione del Sé reale e del Sé ideale. Ai soggetti vengono mostrati 100 cartoncini, ognuno contenente una descrizione o un aggettivo di caratteristiche di personalità. Si formeranno poi, con i cartoncini, 9 categorie, che verranno disposte in ordine crescente da quelle più rappresentative a quelle meno rappresentative della propria personalità. Capitolo 11.  Secondo l’approccio psicoanalitico, la personalità funziona grazie a tre istanze. Le istanze vanno intese come aspetti di funzionamento della personalità, come dei sistemi . Le tre istanze sono:  Es (Id): è presente fin dalla nascita, infatti rappresenta la componente originaria della personalità. Riguarda gli elementi ereditari, biologici ed istintivi della personalità. Le funzioni dell’Es sono situate completamente nell’inconscio. Tutta l’energia pulsionale dall’Es, che è, quindi, il motore della personalità. L’Es opera scaricando e riducendo l’eccitazione e la tensione, con l’obiettivo di ripristinare l’omeostasi: tale meccanismo è regolato dall’interazione tra il processo primario e il principio di piacere. Tramite processo primario, l’Es crea una rappresentazione mentale inconscia di un oggetto o di un evento che diventano funzionali a soddisfare un bisogno; l’unico scopo dell’Es è quello di soddisfare il bisogno per scaricare la tensione che il bisogno aveva creato. Non è regolato da norme e vincoli morali.  Io (Ego): si sviluppa a partire dall’Es, sfruttando parte della sua energia per il proprio funzionamento. Modula i meccanismi di funzione dell’Es nella misura in cui, pur permettendo di scaricare la tensione, tiene conto dell’ambiente esterno. Le funzioni dell’Io sono tutte collocabili nel conscio e preconscio, pur mantenendo contatti con l’inconscio. Segue il principio di realtà: il soddisfacimento del piacere non può prescindere da un’attenta analisi del contesto d’azione e del calcolo costi/benefici. In presenza di situazioni ambientali sfavorevoli , l’Io cercherà strategie alternative e riprogrammerà l’azione mediante il processo secondario. Modula l’impulsività dell’Es e la ricerca della perfezione del Super-Io.  Super-Io: compare alla fine dellosviluppo ontogenico dell’individuo. Le funzioni riguardano gli aspetti morali del
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved