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PSICOLOGIA DELLE ATTIVITA' SPORTIVE: ASPETTI EDUCATIVI E SOCIALI, Appunti di Psicologia Generale

Appunti completi del secondo semestre di PSICOLOGIA DELLE ATTIVITA' SPORTIVE: ASPETTI EDUCATIVI E SOCIALI (docente: prof. Flavio Nascimbene). Esame del primo anno del corso di Laurea di Scienze Motorie e dello Sport, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Argomenti Trattati: - La Psicologia dello Sport - Comunicazione e Leadership - L’approccio relazionale-ipertestuale - La Motivazione -Il Goal Setting -Il Team Building -Ipo/Iper attivazione

Tipologia: Appunti

2019/2020

In vendita dal 31/10/2020

GiuliaTriulzi
GiuliaTriulzi 🇮🇹

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Scarica PSICOLOGIA DELLE ATTIVITA' SPORTIVE: ASPETTI EDUCATIVI E SOCIALI e più Appunti in PDF di Psicologia Generale solo su Docsity! Psicologia Delle Attività Sportive Prof. Flavio Nascimbene Ansia: stato emotivo di Tensione che è ineliminabile negli sport Open Skills, che sono Imprevedibili e dove il movimento non può essere programmato. Causa Arousal. Martens: “Più importante ed incerto è il risultato, più si è soggetti all’Ansia Agonistica.” Mourinho: * ”Non faccio lavoro fisico, difendo la globalità del lavoro. Non so dove comincia il fisico e dove finisce lo psicologico e la tattica" * Ogni esercizio è con la palla perché il “correre per correre” comporta un dispendio emotivamente vuoto * In allenamento si riproducono le situazioni di una partita e si esige ai giocatori di pensare le situazioni. La velocità di gioco è la velocità mentale, la capacità di anticipare ciò che succederà e decidere la risposta migliore. * Si allena la concentrazione ”creando esercizi in cui i giocatori si vedono obbligati a pensare, a comunicare tra di loro, esercizi sempre più complessi che richiedono una concentrazione costante (…) gli undici giocatori devono sapere cosa fare quando hanno il pallone, e la stessa cosa quando ce l’ha l’avversario” Sacchi, allenatore, organizzava la giornata di stage di selezione e allenamento in questo modo: 1. SVEGLIA ALLE H. 8:00 2. ALLENAMENTO DIFFERENZIATO per i vari ruoli (difensori, centro-campisti e attaccanti) 50’ per la preparazione atletica, a secco. 3. ALLENAMENTO COLLETTIVO H. 1,5 a porte chiuse: esercizi specifici per attacco e difesa: 3 G. VS 4 G. (per la tattica). 4. RADUNO IN AULA per lavoro con gli PSICOLOGI (test, colloqui, prove volti a valutare la reazione spontanea alle situazioni altamente stressanti) 5. LEZ. TATTICA in aula con visione di filmati 6. Sonno H. 22:30 I metodi di allenamento di Sacchi e Mourinho costituiscono due modelli di lavoro psicologico con i giocatori Tennis Calcio Sport di situazione ad alta complessità tecnico- tattica, forte Open Skill (Ansia e Concentrazione) Sport di situazione ad alta complessità tecnico- tattica, forte Open Skill (Ansia e Concentrazione) Non Prevede il Pareggio (ansia-base) Alta Coordinazione Mentale di piu’ variabili individuali - di squadra - arbitro - pubblico - media - club) (Ansia) Durata Media Tendenzialmente Lunga (X: 75’-100’) (concentrazione) Professionismo: Alta frequenza allenamento / gara (rischio burn-out, infortunio) Numerose Pause (MOMENTI-CHIAVE: CAMBIO CAMPO, SERV.) (concentrazione) Lungo intervallo / pause / episodi (concentrazione) Precoce Alta Frequenza partita/ allenamento/ gara (Dai 12 anni: immaturità psicofisica) Precoce Alta Frequenza partita/ allenamento/ gara (Dai 12 anni: immaturità psicofisica) Bassa “protezione psicologica”: sport individuale, Tennista e Coach non possono dialogare durante la partita Fattori protettivi / di rischio: sport di squadra, sport mediatico, importanza e incertezza del risultato (ansia) LA PSICOLOGIA DELLO SPORT La Psicologia dello Sport è la disciplina psicologica che studia il comportamento umano nel contesto della reciproca influenza tra sport (inteso come attività fisica a scopo educativo, agonistico, ricreativo, riabilitativo o di promozione del benessere) e sviluppo psicofisico. La Scienza dello Sport si definisce in rapporto alle altre ed è nata tra il Dipartimento di Psicologia e quello di Educazione Fisica, tra il Laboratorio e il Campo di Gioco. Gli obiettivi della Psicologia dello sport sono la Promozione del Benessere Psicofisico e l’Ottimizzazione delle risorse psicologiche associate alla performance. Il Formatore e la Psicologia dello sportivo Il Formatore ha ruolo di psicologo nei confronti dello sportivo quando si verifica: • crollo della concentrazione dello sportivo in momenti-chiave della partita (o in partite- chiave) • attivazione delle competenze tecnico-atletiche solo quando si è in svantaggio • errori frequenti quando sta per concludere un’azione (senza ostacoli esterni giustificanti) • bassa tolleranza alla frustrazione (reazione aggressiva nei confronti di difficoltà o provocazioni, provvedimenti disciplinari) • scarsa adesione all’allenamento, rifiuto /indifferenza verso le indicazioni dell’allenatore • reazioni depressive (o altre emozioni disfunzionali) quando durante la partita viene sostituito/ tenuto in panchina • bravura tecnica ma bassa autostima / sicurezza / self-efficacy (senso di autoefficacia) (complesso inferiorità) • dislivello di prestazione in gara a confornto dell’allenamento (idem tra trasferta e casa) • disturbi del sonno nelle notti pre-gara (no cause medico-ambientali) • disturbi digestivi in periodi agonistici (no cause medico-ambientali) • infortuni ‘immotivati’ d.p.v. medico / paura di (ri)farsi male • stress nel giocatore in presenza di pubblico e/o figure significative • scarsa integrazione giocatore-gruppo (es: tournée / ritiri) e/o tra giocatore e nuovo contesto di vita • scarsa comunicazione del giocatore con i compagni nel corso della partita • gestione dei genitori dello sportivo in eta’ evolutiva (pre durante post partita) Abilità Psicologiche importanti nello sport Comunicazione e leadership Controllo dell’Attenzione Motivazione Goal Setting Gestione dell’Ansia Regolazione delle Immagini Mentali Modulazione dei Pensieri Modulazione dell’Arousal L’approccio Relazionale-Ipertestuale Con la Griglia di Lettura Qualitativa si prova ad osservare i fenomeni attraverso 4 parole chiave dell’Approccio Relazionale Ipertestuale 1. Contesto: il contesto relazionale significativo dello sportivo (sistema famiglia, amici, partner, e società sportiva, allenatore, dirigente, squadra) 2. Approccio: l'approccio allo sport è la posizione psicologica nei confronti del gioco nello sport, è il significato che si dà allo sport che si pratica (agon, mimincry, illinx, alea). 3. Strumenti: gli strumenti sono le metodologie, i metodi atletici, tecnici e mentali dello sportivo per raggiungere i suoi scopi e obiettivi (allenamento, preparazione mentale, alimentazione) 4. Ipertesto: le motivazioni sullo sport, senso che sostiene la pratica; la struttura ipertestuale che viene co-costruita da diversi soggetti attivi (viene scritta a più mani, come wikipedia). Lo sportivo, soprattutto in età evolutiva, ha le sue motivazioni, ma nel frattempo le hanno anche la sua famiglia, l’allenatore; la motivazione quindi non è solo quella interna allo sportivo, ma è costruita assieme ad altre motivazioni (per questo è una proprietà ipertestuale che si scrive a più mani). es: il bambino fa tennis perchè si diverte, il papà spera che diventi un campione, l’allenatore vuole che impari bene ma che non vinca subito. La Motivazione Motivazione: fattore psicologico che determina la scelta di intensità e la tenuta nel tempo di una determinata attività / impegno. • La scelta indica il perchè si voglia giocare con una squadra piuttosto che con un’altra, in un determinato ruolo, etc; • l’intensità indica quanto e come ci si mette in gioco in quello che si fa. • La tenuta nel tempo indica quanto questo impegno è sostenuto nel tempo. Una misura della Motivazione potrebbe essere “a che cosa si è disposti a rinunciare per questa attività?”. La motivazione ha sempre a che fare con un Perchè. Definizione Scientifica Essa è uno stato, e come tale è variabile; i motivi, le ragioni, sono la parte più fissa della Motivazione. In particolare: 1. Motivi Primari: sono quelli più stabili, fissi e si sviluppano e vengono interiorizzati nei primi 10 anni di vita. I Motivi Primari sono: - senso di competenza e autodeterminazione: sono alla base dell’Agonismo. Il bambino (dai 2 anni di vita), nel momento in cui escogita una soluzione indipendentemente dal genitore, sperimenta il senso di competenza, capisce cioè di essere capace di modificare la realtà a seconda dei sui bisogni e dei suoi desideri (“io ce la posso fare). Nel contempo si sperimenta anche l’autodeterminazione (“io posso scegliere cosa fare). - gioco/ piacere/ divertimento: le attività che procurano piacere sono le preferite del bambino, che cerca di evitare quelle che gli procurano dolore. Quindi, le attività che procurano piacere al bambino sono quelle più motivanti. Il Bambino quindi fino ai 10 anni gareggia con se stesso: gli interessa essere più abile, più forte e soddisfatto di quanto lo fosse prima. Gli altri bambini sono un mezzo o un ostacolo per ottenere il piacere; egli non considera gli altri alla pari di se stesso. A quest’età prevale l’egocentrismo, non avviene la collaborazione tra i bambini. 2. Motivi secondari: si sviluppano dall’undicesimo anno di vita in poi e sono: - Affiliazione: è il far parte di un gruppo, di una compagnia, squadra, cioè di un’organizzazione umana che dà identità all’individuo. L’adolescente ha bisogno di questo. - Potere: visibilità, l’essere riconosciuti - Conoscenza Teoria delle attribuzioni: Principio del Ribasso: funziona a partire dai 14 anni circa, quando un tipo di motivazione va a scapito dell’altra, più frequentemente la motivazione estrinseca va a scapito di quella intrinseca (es. l’allenatore promette premi in cambio della vittoria, spinge tanto sul rinforzo estrinseco, non esprime apprezzamenti sull’attività di per sè). Non sarà più motivante l’attività, ma i premi (fattori esterni). Questo è molto rischioso perchè i motivi estrinseci sono meno stabili. In questo modo si rende la Motivazione molto Instabile, variabile, in quanto indipendente dal soggetto. Principio Additivo: prevale fino ai 12 anni. Qualsiasi motivo venga rinforzato, il bambino lo percepisce come intrinseco e quindi si aggiunge e rinforza (o indebolisce, se negativo) sempre di più la Motivazione Intrinseca. Bisogna alimentare entrambe le motivazioni, intrinseca ed estrinseca, per rendere stabile la motivazione. Questo può essere effettuato attraverso rinforzi positivi nel corso del tempo. In uno sportivo può prevalere o la motivazione intrinseca o quella estrinseca; se però c’è uno sbilanciamento eccessivo, in entrambi i casi la situazione è nociva. es. In Tony Divertimento (motivazione intrinseca) prevale sulla vittoria (motivazione estrinseca). Il Programma di Obiettivi Efficace (Goal-Setting) Goal Setting: capacità di stabilire degli obiettivi di rendimento (ossia della prestazione che deriva dal confronto con se stessi, non di risultato che deriva dal confronto con gli altri: a livello di rendimento si può migliorare pur ottenendo risultati peggiori in certi momenti) per individuare degli aspetti legati al gesto e programmare gli apprendimenti successivi. Il Goal Setting aiuta a lavorare sulla Motivazione, poichè permette allo sportivo di Dosare la Spinta Motivazionale, di Orientarsi. Essendo un’abilità, il Goal Setting può essere allenato. Motivazione Motivazione Intrinseca: l’attività svolta è di per sè motivante, appaga producendo senso di competenza, autodeterminazione e piacere (motivi primari) Motivazione Estrinseca: l’attività svolta non è di per sè appagante, ma è un mezzo per ottenere qualcos’altro che è motivante (motivi secondari) Si effettua una Scheda degli Obiettivi: Ci devono essere dei criteri per stabilire il Goal Setting, ossia per stabilire gli obiettivi affinchè essi siano efficaci non solo a livello di apprendimento (per il miglioramento) ma anche per la motivazione. L’obiettivo, secondo questi criteri, deve essere: 1. Realistico: un obiettivo per essere efficace e motivante deve essere realistico, ossia effettivamente raggiungibile. Bisogna quindi all’inizio della stagione fare una valutazione dello stato atletico, tecnico, mentale e una stima rispetto al Potenziale. 2. Chiaro, Esplicito, Misurabile: deve essere spiegato e compreso dai soggetti coinvolti (chiaro), deve potersi tradurre in un comportamento osservabile, concreto (esplicito) e deve poter essere misurato tramite statistiche (misurabile). L’allenatore deve essere in grado di spiegare perchè non è stato raggiunto. 3. Proprio: deve essere personalizzato, su misura dell’atleta, che deve essere consapevole del proprio potenziale, capire l’obiettivo e sentirlo come proprio, essere convinto di volerlo e poterlo raggiungere. Ciò è fondamentale perchè solitamente gli obiettivi non vengono esplicitati e condivisi: l’allenatore può stabilire l’obiettivo, ma deve esplicitarlo all’atleta e lasciargli margine di scelta. Deve essere Coinvolgente la scelta dell’obiettivo: ciò in modo tale che lo sportivo realizzi il suo senso di competenza e di autodeterminazione. 4. Individualizzato e Coordinato tra i membri della squadra: lavorando con la squadra, ciascun giocatore deve avere obiettivi individuali che devono essere coordinati con quelli degli altri compagni. In questo modo si crea complicità tra i compagni, imparano a conoscersi poichè hanno tutti un obiettivo comune ma anche degli obiettivi individuali che sono chiari a tutti. L’obiettivo non deve essere un dovere fine a se stesso, ma deve far capire su cosa si debba lavorare. 5. Formulato Positivamente: l’obiettivo deve essere qualcosa da raggiungere, non da evitare. 6. Associato a Feedback dell’allenatore: durante l’allenamento l’allenatore deve dare dei rimandi riguardo all’obiettivo su cui si sta lavorando (Allenamento sede di Apprendimento - Gara verifica s/stress) 7. Definito in termini Temporali e Gerarchici: si devono stabilire gli intervalli di tempo entro cui si deve raggiungere un obiettivo (a breve termine: 3 mesi; a medio termine: 6 mesi; a lungo termine: 12 mesi) e stabilire una gerarchia dandosi delle priorità. Nome e Cognome Sogno della mia Carriera Obiettivi per la stagione: A livello Tecnico: - A breve Termine - A medio Termine - A lungo Termine A livello Atletico: - A breve Termine - A medio Termine - A lungo Termine A livello Psicologico: - A breve Termine - A medio Termine - A lungo Termine Dinamiche di Gruppo: di fronte alle difficoltà nei gruppi possono scattare delle dinamiche (es. preferenze, capro espiatorio) che fungono da difese di base ma spesso sono nocive. Questi meccanismi sono sempre esistiti nell’umanità ed il Team Building serve proprio a contrastare e prevenire queste dinamiche per far sì che non prevalgano. I Punti Centrali del Team Building sono: 1. Gli Obiettivi Efficaci: si tratta del Goal Setting, e comprende sia obiettivi individuali che obiettivi di squadra. 2. La Comunicazione: oggi si tende a rapportarsi con i social, non con le persone che si hanno intorno. Gli assiomi (principi generali validi per qualsiasi situazione di interazione tra 2 persone) della Comunicazione umana, secondo la Pragmatica della comunicazione umana, sono: • Non è possibile non comunicare, ogni comportamento comunica: qualunque cosa si faccia nel momento in cui si è in interazione con l’altro è comunicazione (es. non parlare in ascensore indica che non si vuole comunicare, ma si sta comunque comunicando perchè si invia questo messaggio). • In ogni comunicazione convivono 2 linguaggi, Digitale o Verbale (parole e numeri) ed Analogico o Non Verbale. Il linguaggio Analogico si divide in Prossemica, che indica la distanza tra i 2 soggetti, Cinetica, che indica i movimenti nello spazio (indica il livello di Arousal), e Metalinguaggio, ossia tutti gli aspetti analogici associati al discorso (volume della voce, gestualità, mimica facciale). Tra l’80 e il 95% i nostri messaggi sono di natura Analogica: l’Analogico (come parlo) determina il significato del Digitale (cosa dico), è un’istruzione su come interpretare ciò che viene detto. Lo stesso contenuto ottiene un’interpretazione diversa. Il linguaggio analogico è determinante per il significato che l’altro darà a quello che si dice; infatti esso è ambiguo (es. una persona piange o perchè si è commossa o perchè è triste), si presta alla libera interpretazione. Il linguaggio analogico si vive soprattutto attraverso il corpo; esso è prevalentemente emotivo. Il linguaggio digitale aiuta a definire in modo chiaro quello che succede a livello analogico, ma ciò spesso non è sufficiente. • Ogni comunicazione ha 2 aspetti: Contenuto, in linguaggio Digitale, e Relazione, in linguaggio Analogico: per capire la natura della relazione tra le due persone (pari, uno ha potere sull’altro, relazione armonica, tesa) che stanno interagendo bisogna fare attenzione al linguaggio analogico. La Metacomunicazione è il comunicare riguardo alla comunicazione, ossia il mettere in parole (tradurre in linguaggio digitale) ciò che è stato esposto in linguaggio analogico (es. si spiega il motivo per cui è stato utilizzato un determinato tono di voce). In questo modo si mette l’altro nelle condizioni di comprendere il vero significato del messaggio. • Ogni comunicazione ha una Punteggiatura di Scambi: ogni interlocutore scandisce la sequenza di scambi dal proprio punto di vista attraverso un’escalation (in modo sempre più marcato) contribuendo a creare un circolo vizioso (es. uno urla, l’altro chiude la porta, l’uno urla ancora di più, l’altro sbatte più forte). • Ogni comunicazione ha 2 modelli, Simmetria e Complementarietà: la Simmetria è il modello di interazione a specchio, poichè una posizione rispecchia, eguaglia l’altra (es. ad una provocazione aggressiva si risponde altrettanto aggressivamente); può essere negativa o positiva, se c’è empatia. La Complementarietà è caratterizzata dalla differenza tra le due posizioni, che non sono allo stesso livello dal punto di vista decisionale (la coppia è complementare e il rapporto funziona nel momento in cui c’è alternanza nella dominanza) 3. La Leadership: è una Funzione diversa dall’Autorità, che si verifica quando qualcuno dirige essendo stato scelto dall’esterno; infatti il Leader è scelto e riconosciuto all’interno della squadra. Essa è un tipo di relazione per cui un soggetto influenza (capacità di spronare, trascinare) gli altri più di quanto egli sia influenzato da questi ultimi. Nella Leadership conta maggiormente la squadra, poichè è lei che riconosce il Leader. Il Leader deve avere capacità di ascolto e comprensione delle esigenze della squadra e saper rilanciare un obiettivo. Ci sono diversi tipi di Leadership: - Cerchio/ Leadership Lassez Faire: ogni membro emette e riceve allo stesso modo, sono tutti alla pari, non c’è nessuno che abbia maggiore centralità e maggiore peso decisionale nella squadra. Il potere è diviso tra tutti i membri della squadra, compreso l’allenatore. In questo tipo di Leadership, la squadra e l’allenatore sono alla pari e non è utile alla crescita della squadra. Il Leader non mostra particolare interesse nello svolgere la sua funzione (se ne lava le mani). In contesti scolastici o oratoriali, in cui l’obiettivo è di tipo educativo/di aggregazione, non agonistico, un approccio del genere può essere favorevole perchè permette la vicinanza del leader ai giocatori. Viene adottata una comunicazione analogica di tipo Simmetrico. - Ruota/ Leadership Egemone : c’è una centralità enorme del Leader, si accentra in modo eccessivo ogni forma di idea, decisione, proposta che deve sempre passare per il controllo del leader, che dice quello che si deve fare senza mai spiegare il perchè. In questo caso il Leader è scelto perchè i giocatori hanno fiducia in lui, ma nello stesso tempo lo temono. Nello schema a Ruota inoltre tra i membri della squadra , al di fuori del leader, non c’è coesione poichè la preoccupazione prevalente è far piacere al leader, non il sostegno reciproco. Questo tipo di leadership è favorevole solo in contesto agonistico e solo se i risultati arrivano, altrimenti il leader viene espulso. La ruota può essere il modello più efficace nelle Situazioni Critiche, quando uno o pochi decidono per tutti. Il leader egemone adotta una comunicazione di tipo rigido, freddo, mediato da altre persone, basato su una Complementarietà rigida. - Il Modello Ideale è la Ruota nel Cerchio: Leadership Esperta/Partecipativa. In questo tipo di Leadership si ha sia collaborazione fra compagni, sia la centralità del leader che convince e trascina gli altri con la sua Competenza, senza ricattare e senza fare l’amicone. Egli sa ascoltare, osservare e nello stesso tempo argomenta le sue decisioni. Questa leadership è partecipativa perchè c’è dialogo, comunicazione, scambio di idee: il leader conduce lasciando degli spazi di scelta ai giocatori, che si sentono ascoltati e parti attive del processo. Scoperta Guidata: il Leader non Induce (non dà subito la soluzione), ma porta i giocatori a scoprire e capire loro la soluzione, guidati da lui. Egli dà uno spazio di partecipazione, dimostrando grandi capacità di ascolto. Si utilizza un tipo di comunicazione in cui si alternano momenti di Simmetria e momenti di Complementarietà; la comunicazione mister- giocatore spesso viene mediata da altre figure, che permettono agli atleti di esprimere liberamente le loro esigenze. 4. Il Clima di Gruppo: nelle dinamiche di gruppo in una squadra c’è sempre da una parte la competizione interna tra i membri, che si nota soprattutto durante lo Storming (fase conflittuale), dall’altra la collaborazione e cooperazione. C’è quindi un intergioco tra queste 2 componenti: una squadra che funziona bene vede prevalere la cooperazione sulla competizione, che deve pur esserci per far sì che i giocatori siano spinti a migliorarsi cercando di prevalere l’uno sull’altro sportivamente, in modo leale. Se prevalesse la competizione, prevarrebbe l’interesse individuale su quello comune (tutti contro tutti) senza regole. Verso l’esterno deve prevalere la competizione, anche se deve esserci cooperazione (nel rispetto delle regole AROUSAL Arousal: Stato generale di attivazione e reattività del sistema nervoso, in risposta a stimoli interni (soggettivi) o esterni (ambientali e sociali). L’arousal, dal punto di vista fisiologico, è associato all’incremento di ritmo cardiaco, tensione muscolare, frequenza respiratoria e pressione arteriosa. Esso comporta: • Incremento della vigilanza dell’attenzione (attivazione del SNC) • Preparazione della muscolatura alla prestazione (attivazione del Sistema Muscolo- Scheletrico) • Preparazione del Cuore e dei Polmoni alla prestazione (attivazione del Sistema Vegetativo Simpatico) Anche il formatore/allenatore è sottoposto a stress, ha un proprio Arousal, ma, mentre l’atleta sfoga nell’attività motoria il proprio incremento di Arousal, l’allenatore non ha questa possibilità. Egli quindi deve imparare delle tecniche per gestire il suo arousal, abbassando o incrementando il suo livello di attivazione per permettere una gestione accurata ed equilibrata della prestazione (Performance gestionale). Nella comunicazione analogica (gestualità) che l’allenatore attua per comunicare con i giocatori si manifesta l’arousal, sia in caso di Iperattivazione sia di Ipoattivazione. Per gestire la situazione, l’allenatore deve essere nell’IZOF. ANSIA L’ansia è la percezione soggettiva di tensione ed apprensione associato ad un elevato Arousal (Iperattivazione), con riferimento ad uno stato emotivo negativo. Il Rapporto tra Arousal e Prestazione dipende dalla lettura cognitiva (significato) che si dà all’attivazione. Quindi dipende da come una persona vive la situazione e l’Arousal stesso. A seconda della lettura che si fa degli indicatori fisiologici, si avranno diversi effetti. - Teoria dell’IZOF o Zona Individuale di Funzionamento Ottimale: Il rendimento ottimale non è conseguente di un livello di arousal ideale, generalizzabile a tutti, ma di un modello individualizzato. Per rendere al massimo delle proprie possibilità, bisogna trovare la propria zona di energia ottimale. Più conoscenza sul modo in cui si trova quella zona emotiva, più possibilità di fornirci strumenti per raggiungere questo livello energetico e per identificare eventuali ostacoli e facilitazioni personali/relazionali. Il culmine è quando si accede allo stato di Flow. Flow: è caratterizzato da: • Zona di Funzionamento Mentale Ottimale: senso di calma e determinazione, assenza di perturbazioni o tensioni. • Zona di Funzionamento Fisico Ottimale: percezione di forza, scioltezza, fluidità, sicurezza • Self-Confidence: fiducia in se stessi, atteggiamento più positivo rispetto all’efficacia del proprio rendimento, mantenendo una sensazione di controllo anche in situazioni ansiogene, che potrebbero sconfortare. • Concentrazione su obiettivi di rendimento: focalizzazione della concentrazione sul “qui ed ora”, con assenza di pensieri sul passato e sul futuro • Alto livello di Energia Psicofisica: sensazione di gioia, determinazione, carica fisica, con percezione di alta disponibilità energetica. • Coinvolgimento totale nel compito: integrazione ed impegno elevatissimo nel gesto, fusione con esso • Controllo Consapevole Sospeso: esecuzione quasi in automatico, senza controllo volontario, sequenziale, lento e dispendioso • Senso di Isolamento: sensazione di separazione dall’ambiente intorno alla situazione sportiva, percezione di totale accesso alle capacità • Integrazione tra Emisferi Cerebrali: emisfero sinistro (verbale, analitico, sequenziale- temporale, logico) ed emisfero destro (analogico, sintetico-olistico, atemporale, spaziale ed immaginativo). Quindi quando è necessario l’utilizzo di un emisfero, esso prevale sull’altro e viceversa, alternandosi tra di loro. Quindi, per quanto riguarda l’Arousal in correlazione con le fasi di apprendimento, bisogna considerare 3 fattori: 1. Complessità/novità del gesto motorio 2. Livello di expertise del giocatore 3. Lettura suggettiva dell’arousal, profilo delle emozioni, flow Applicazioni sull’insegnamento: considerando questi tre fattori si conosce il livello di arousal al quale portare il giocatore per far sì che egli raggiunga la prestazione migliore A. Quando è opportuno un livello Tendenzialmente Basso di Arousal: - in fase di apprendimento di un gesto oppure quando è fondamentale un’ampia analisi percettiva per decidere e reagire; - quando si deve eseguire un movimento accurato (ad es. durante l’esecuzione di una punizione difficile) - prima di una tecnica di visualizzazione (la notte prima di una gara importante o 30’ prima della Prestazione); B. Quando un livello Tendenzialmente Moderato di Arousal: - Prima di eseguire un compito ad elevato impegno e dispendio energetico, coordinazione fine dei movimenti e strategie complesse di percezione e decisione (un arousal eccessivo compromette la performance); C. Quando un livello Tendenzialmente Elevato di Arousal: - in attività più automatizzate, semplici o di minore precisione psicomotoria - può essere trasformato a proprio vantaggio da percezioni negative (ansia) ad eccitazione positiva e piacevole. IPO ed IPERATTIVAZIONE: Segnali e Strategie IPOATTIVAZIONE IPERATTIVAZIONE Segnali Tipici - Senso di mancanza di energia (ci si sente “spenti”) - Scarsa Concentrazione (distrazione, attimi di confusione, indecisione) - Troppa riduzione della tensione e dell’ansia (mancanza di stimoli) - Disinteresse, demotivazione, noia - Scarsa valutazione del tempo e incapacità di anticipazione dei comportamenti futuri - Senso di impotenza (“inutile tentare, tanto non ce la faccio” - ansia reattiva) - Ansia - Tensione e rigidità muscolare - Aumento di frequenza cardiaca/ pressione arteriosa, respiro irregolare, affaticamento precoce - Scarso controllo delle proprie reazioni emotive (es. scatti di rabbia) - Difficoltà di concentrazione / Attenzione spostata su fattori distraenti esterni (ambientali) o interni (idee negative, battito cardiaco, ecc.) Strategie Per Aumentare il proprio livello di prestazione: • Esercizi per mantenere alta la frequenza respiratoria (respirazione rapida e frequente) • Esercizi di mobilizzazione psicomotoria • Revisione mentale dei propri obiettivi e visualizzazione degli stessi (Linguaggio Interno) • Recuperare stati emotivi del passato tramite la Visualizzazione
 Per Abbassare la propria attivazione: • Esercizi per mantenere bassa la frequenza respiratoria (respirazione profonda e regolare) • Esercizi di rilassamento muscolare (per 5’, 30’ prima della prestazione o durante le fasi più stressanti della prestazione stessa) • Esercizi di focalizzazione dell’attenzione • Esercizi di deconcentrazione dai fattori distraenti • Sviluppo di un approccio mentale positivo Tecniche di Lavoro sull’asse Arousal-Prestazione I. Rilassamento Muscolare Progressivo (Jacobson): si procede con la contrazione sistematica e con l’aumento graduale dell’intensità dei gruppi corporei muscolari specifici indicati, mantenendo la tensione isometrica per alcuni secondi, prima di essere distesi. Gli obiettivi di questa tecnica sono il rilassamento e lo sviluppo della propriocezione, ossia riuscire a percepire i diversi livelli di tensione e rilassamento nelle varie aree del corpo. II. Training Autogeno (Schultz): costituisce un metodo di autodistensione attraverso la concentrazione psichica. Consiste in una serie di esercitazioni strutturate in autosuggestioni, con lo scopo di controllare le funzioni governate dal sistema nervoso autonomo e di sviluppare una serie di sensazioni partendo da calma, pesantezza e calore. III. Tecniche di attivazione IV. Tecniche Integrative Arousal- Visualizzazione: Chiudendo gli occhi, si ripensa ad un momento bello, si cercano di ricordare i minimi dettagli che siano rimasti particolarmente impressi. Si cerca quindi di recuperare le emozioni legate a quel momento e di quantificarle da 0 a 10 (es. (determinazione 10, felicità 10, energia 8). Individuando le emozioni dello sportivo, si può capire se egli si trova in uno stato emozionale piacevole o meno. (Profilo delle Emozioni e Zona Individuale di Funzionamento Ottimale (Hanin)
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