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Psicologia delle attività sportive, Appunti di Psicologia dello Sport

Psicologia delle attività sportive - Scienze motorie

Tipologia: Appunti

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Scarica Psicologia delle attività sportive e più Appunti in PDF di Psicologia dello Sport solo su Docsity! PSICOLOGIA DELLE ATTIVITA’ SPORTIVE MOTIVAZIONE Riguarda la direzione, l’energia e la persistenza delle azioni e delle attività. E’ sotto controllo dell’atleta e può cambiare repentinamente nel corso della prestazione. Il modello motivazionale descrittivo non si basa sua una teoria, ma su 1500 interviste condotte su atleti ed allenatori ai quali è stato chiesto d’indicare le ragioni che sostengono il coinvolgimento sportivo. La singola ragione più importante in assoluto è migliorare le abilità sportive. Tra le ragazze: divertirsi, imparare nuove abilità, gareggiare, far parte di una squadra, trarre piacere dalle sfide. Tra i ragazzi: trarre piacere dalle sfide, divertirsi, gareggiare e imparare nuove abilità. In generale, i fattori motivazionali sono sostanzialmente 8: 1. Riuscita e status: vincere, sentirsi importanti ed essere popolari. 2. Fare squadra (affiliazione) 3. Sentirsi in forma e fare esercizio fisico 4. Spendere energia per scaricare tensioni, muoversi e stare fuori casa 5. Rinforzi estrinseci: incoraggiamento da parte di genitori, amici e allenatore 6. Sviluppo e miglioramento di abilità sportive 7. Amicizia (stare con gli amici e fare nuove conoscenze) 8. Divertimento (piacere tratto dall’azione e desiderio di eccitamento) Tutte le ricerche successive hanno convalidato il modello motivazionale descrittivo, differenziato per il numero ampio di fattori: i giovani praticano sport per molteplici ragioni e anche nelle discipline individuali l’affiliazione un ruolo molto importante nella motivazione. Alcuni motivi accomunano tutte le fasce d’età fino alla vecchiaia: migliorare lo stato di salute, piacere di essere fisicamente attivi, bisogno di sentirsi in forma. Durante la gioventù prevalgono l’acquisizione di competenza sportiva e il bisogno di gareggiare. Gli adulti e gli amici ricoprono un ruolo importante fra i bambini e un ruolo minore tra gli adolescenti. L’approccio interculturale In Australia la dimensione del successo è correlata con quella della squadra e col lavorare in gruppo. Quindi nel fattore successo/squadra è rilevante il concetto di riuscire insieme. In America, tra i giovani il successo si associa prevalentemente all’acquisizione di uno status sociale (individuale). La rilevanza di altri fattori varia a seconda dell’età, del genere, dell’area geografica, del livello socio-culturale dei genitori. In Italia, tra i ragazzi prevalgono: da 9 a 11 anni la dimensione affiliativa, dai 12 ai 14 anni il desiderio di eccitamento ed entusiasmo, dai 15 ai 18 anni raggiungere la forma fisica e migliorare la prestazione sportiva. Le ragazze preferiscono sviluppare forma fisica/attività in tutte le età e crescendo anche il piacere dell’azione. Il fattore successo/status prevale nei ragazzi i cui nuclei familiari provengono dal Sud e sono di medio-bassa estrazione culturale. Tra di essi lo sport risulta, dunque, un mezzo per ottenere riconoscimento di uno status sociale più elevato. In Italia si distinguono 5 tipologie di atteggiamenti verso lo sport: 1. Entusiasti alla ricerca di successo e fama, per lo più all’interno di famiglie numerose, del Sud, di livello sociale medio-asso. 2. Bisognosi di socializzazione che prediligono sport di squadra, provenienti da famiglie del centro-nord, con livello culturale medio-alto. 3. Competitivi che perseguono la vittoria con agonismo, solo secondariamente con finalità di status sociale, tipologia trasversale e indipendente da fattori socio-culturali. 4. Individualisti alla ricerca di soddisfazioni personali (miglioramento fisico e nell’attività, dispendio di energie), senza alcun bisogno di socializzare. 5. Anticompetitivi che non danno importanza alla competizione e al piacere tratto dall’azione sportiva. Le femmine dimostrano necessità di rinforzi estrinseci, mentre i ragazzi ricercano affiliazione nella squadra. Provengono da famiglie del nord con livello culturale medio-alto. Alcuni forniscono il massimo impegno per ottenere il meglio da loro stessi quindi percepiscono il successo sportivo in termini di maestria nella prestazione. Altri vogliono assolutamente vincere ed essere i migliori quindi percepiscono il successo sportivo in termini di risultato. Ne scaturiscono 2 orientamenti: 1. Gli atleti orientati al compito scelgono attività con moderato livello di sfida, s'impegnano anche dopo un insuccesso poiché motivati intrinsecamente, intepretano il risultato in termini (positivo/negativo) di impegno (sufficiente/insufficiente), considerano il successo dovuto alla motivazione e all'impegno individuale e collettivo. 2. Gli atleti orientati al risultato scelgono obiettivi facili da ottenere per un risultato certo, se si stimano poco riducono l'impegno e ridimensionano l'importanza del compito da svolgere qualora sia troppo difficile o il risultato si improbabile; così facendo l'eventuale insuccesso non potrà influire negativamente sulla fiducia in sé stesso. Ritengono che il successo dipenda dal dal talento di base posseduto e dal proprio livello di abilità. La motivazione intrinseca è la spinta interiore che sostiene il desiderio di fare bene e l'impegno in un'attività dalla quale si trae soddisfazione per ciò che si fa e per come la si svolge. Stimola i comportamenti che permettono di sentirsi competenti e autodeterminanti nei confronti del contesto. Principi di base le attività intrinsecamente motivate sono autonome e autodeterminate. La percezione di competenze e l'eccitamento dovuto a situazioni di sfida sono fattori che sostengono la motivazione. L'impatto motivazionale dei feedback materiali o simbolici e di ogni forma di comunicazione dell'allenatore dipende dal significato di questi messaggi: devono essere percepiti ad alto valore informativo (per aumentare il senso personale di efficacia). La motivazione intrinseca ha una relazione positiva con l'orientamento al compito. Gli atleti motivati al compito traggono soddisfazione dallo svolgimento della prestazione, che considerano un fine valido a sé stesso; le caratteristiche intrinseche all'attività sportiva, come impegno intenso e sentirsi pronti a soddisfare le esigenze del compito, sono maggiormente rilevanti rispetto alle caratterisiche estrinseche, come i riconoscimenti provenienti dagli altri e il risultato. La motivazione intrinseca ha una relazione negativa con l'orientamento al sé. Gli atleti orientati al sé considerano l'attività sportiva come un mezzo per dimostrare la loro superiorità sugli avversari e attribuiscono una scarsa importanza ai fattori connessi alla qualità della prestazione e a quelli relativi alla padronanza del compito. La percezione di competenza e l'entusiasmo derivato dalla sfida sostengono la motivazione intrinseca degli atleti. Gli interventi dell'allenatore devono servire ad aumentare la percezione di efficacia personale, così l'atleta saprà che il suo impegno e le sue strategie sono adeguate al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Non importa se si tratta di rinforzi materiali (trofei, materiale tencico, denaro), o rinforzi simbolici (apprezzamenti personali), ciò che conta è il contenuto informativo di queste comunicazioni. (Cfr. slide 12 e 13). LO STRESS NELLO SPORT Lo stress è una risposta non specifica del nostro organismo a qualsiasi richiesta esterna (ambientale) o interna (bisogni biologici) che gli venga rivolta, denominata stressor e sintomo di un equilibrio che si sta rompendo/si è rotto rispetto a quella specifica condizione (Selye). 5 principali famiglie di stressor sono: 1. Ambiente stressor ambientali possono essere legati alle variazioni meterologiche/della temperatura; stimoli dolorosi; situazioni di pericolo reali e di incidenti. 2. Prestazione stressor da prestazione sono la pressione eccessiva (sentirsi sotto pressione per un evento, a tutti i livelli, che può portare crampi muscolari). 3. Contesto Sociale stressor sociali provenienti dalla famiglia, dalla amici/conoscenti, ambiente sportivo per assumere un certo stile di vita. 4. Deprivazione l'allenamento può richiedere di non mangiare certe sostanze prima/dopo, sarificare sonno. 5. Fattori Psicologici stressor psicologici dovuti a conflitti, imprevisti, incertezza. La condizione di apprendimento è l'esempio più tipico di stress. Altre definizioni di stress: • qualsiasi reazione che consente l'equilibrio dell'essere umano in risposta ad uno squilibrio; • una reazione che determina una condizione di ansia che può rappresentare un ostacolo all'attività puttosto che favorire la prestazione in una condizione di stress positivo. In generale, lo stress è la risposta a qualsiasi evento quotidiano. 2 tipologie di risposte: 1. adattamento (s. acuto) agli stressor/stimoli 2. distress o stress negativo in cui l'organismo non è in grado di soddisfare gli stimoli e reagisce con vari indici (tremore, sudorazione, gola secca, palpitazioni, gestione difficoltosa della gestualità, andare in bagno); se protratto nel tempo (s. cronico) può diventare il modo caratteristico di rispondere a quegli stimoli, fino a causare danni alla salute. MANIFESTAZIONI DI ANSIA NELLO SPORT • Bolt ai campionati del mondo • Zidane durante la finale dei campionati del mondo ha ceduto all'impulsività dando una testata al suo avversario Materazzi. • Nel triathlon alcuni atleti hanno avuto attacchi di panico nel gruppo serrato della partenza a nuoto, vivendo le gomitate della mischia in acque aperte. In generale vi sono persone che più di altre soffrono l'ansia e tendono ad offrire prestazioni inferiori al proprio standard nonostante talento e abilità acquisite. Un equilibro per quanto sia forte ha dei punti di rottura. Per evitare le nevrosi d'ansia è richiesto un autocontrollo, concentrazione sulla tecnica basata su orientamento al compito e autoregolazione. ANSIA L'ansia riguarda la percezione di minaccia che la persona avverte da una situazione oggettiva (ansia di stato), cioè uno stimolo o stressor (es. una prova di valutazione), che viene analizzata e percepita come una minaccia, ed è influenzata dal livello di ansia di tratto che l'individuo possiede. 1. L'ansia di tratto è intesa come un tratto della personalità. si manifesta come un fenomeno cronico di reazione costante, circoscritta ad una situazione ripetitiva e familiare, o come un fenomeno acuto e fluttuante, ma transitorio. 2. L'ansia di stato è collegata a particolari condizioni di prova o di minaccia. Persone che presentano elevati livelli di ansia di tratto è probabile che percepiscano il contesto come minaccia (ansia di stato). Mentre persone che presentano bassi livelli di ansia di tratto è probabile che non percepiscano il contesto come minaccia. L'ansia competitiva (stress agonistico) per Martens è la percezione di minaccia legata alla situazione competitiva oggettiva e dal livello di ansia di tratto competitiva. Viviamo almeno 2 tipi di ansia: 1. l'ansia somatica riguarda le modificazioni fisiologiche/affettive collegate all'avvicinarsi dell'evento sportivo. 2. l'ansia cognitiva riguarda i pensieri che una persona associa alle proprie azioni e reazioni, dai quali può dipendere il risultato della prestazione sportiva. E' studiato che i livelli di ansia somatica disturbano meno la prestazione in quanto aspettative negative sono correlate a prestazioni insoddisfacenti, ciò che pensiamo è più grave rispetto a ciò che accade fisiologicamente nell'organismo. Livelli elevati di ansia somatica devono essere ridotti perchè accrescono le preoccupazioni e possono deteriorare la prestazione sportiva. La paura di fallire e la paura della valutazione sono le principali fonti di minaccia che crescono all'aumentare dell'ansia di tratto. L'ansia di tratto competitiva è un predittore dell'ansia di stato somatica e cognitiva. Tramite l'allenamento abituato a determinati fattori le percezioni negative si possono ridurre. Elevati livelli di ansia di stato disturbano la coordinazione fine per l'eccessiva contrazione muscolare, non adeguata ai compiti che si devono svolgere. Alcune ricerche hanno evidenziato livelli di ansia in relazione ai diversi tipi di sport praticati. • Nel basket moderati livelli di ansia di stato favoriscono una buona prestazione. Il livello di ansia di stato misura la motivazione dell'atleta ad affrontare una certa situazione, la sua percezione d'importanza, la misura del suo impegno. • Nei tiri e negli sport di precisione in generale bassi livelli di ansia sono predittivi di un buon risultato poichè è necessario un estremo controllo, la tensione viene focalizzata su un punto molto ristretto. Martens distingue l'ansia in varie tipologie di sport • negli sport individuali si ha maggiore ansia di stato cognitiva e minor fiducia in sé, poichè l'altleta deve attribuirsi la totale responsabilità dell'azione di gioco • negli sport a valutazione soggettiva come la ginnastica, idem • negli sport di contatto come la lotta si ha maggiore ansia di stato cognitiva e somatica e minore fiducia in sé, in quanto la relazione con l'avversario è un elemento ansiogeno maggiore rispetto a quello che si avverte in sport in cui non ci si confronta in maniera diretta • atleti di basso livello hanno maggiore ansia di stato cognitiva e somatica e minore fiducia in sé rispetto ad atleti di alto livello, i quali riescono ad avere un maggiore autocontrollo. Ricapitolando L'ansia cognitiva è maggiormente legata alla prestazione rispetto all'ansia somatica. Livelli bassi/alti di ansia di stato in alcuni sport producono effetti relativamente negativi sulla prestazione (es. basket) mentre livelli moderati sono più efficaci in termini di risultato. La fiducia in sé è correlata positivamente alla prestazione sportiva. L'ansia somatica incide maggiormente su prestazioni di breve durata e di ridotta/elevata complessità rispetto a prestazioni di lunga durata e di moderata complessità. Minore è la durata della prestazione e non riuscire a eliminare i disturbi dell'ansia somatica in quel breve frangente, incide di più che in prestazioni di durata più lunga o negli sport di squadra. L'ansia somatica è bassa nei giorni prima della gara rispetto a quella cognitiva, ma aumenta in maniera importante 24 ore prima, proprio perchè si collega all'immediatezza del confronto e si intensifica gradualmente fino al momento della prova. ATTIVAZIONE Un certo grado di attivazione di tutto l'organismo e in particolare del sistema nervoso centrale serve a compiere le azioni quotidiane. L'attivazione si divide in 2 forme: 1. allenamento (dispendio di energia) 2. recupero di energia attraverso il riposo Il riscaldamento determina la condizione di attivazione necessaria a svolgere bene e in salute gli esercizi dell'allenamento, affinchè il corpo e la mente rispondano alle proposte di esercizio in maniera adeguata e protetta. L'attivazione consiste nel mettersi in condizioni di prontezza, è uno stato d'allerta. E' il pronti, via! Per Martens è sinonimo di energia psicologica-mentale in un'alternanza di consumo/ recupero. Rapporto tra prestazione e attivazione. Aspetti mentali nelle diverse tipologie di sport La teoria della U capovolta pone in relazione qualsiasi prestazione umana col livello di attivazione del sistema nervoso centrale. Non c'è una condizione di attivazione 0 che cresce in maniera lineare. L'attivazione deve crescere perchè se è bassa la prestazione non può essere positiva, ma scarsa (perchè siamo sonnolenti, poco reattivi dal punto di vista fisico, né mentalmente motivati e pronti). Quando l'attivazione diventa eccessiva l'ansia di stato competitiva è troppo elevata, quindi anche questo estremo ha un'influenza negativa sulla prestazione. Il livello di attivazione ideale è il livello intermedio: l'attivazione dovrebbe crescere come una curva a U-rovesciata fino a stabilizzarsi nel range in cui la persona si sente pronta/convinta; se continuasse a crescere la prestazione tenderebbe a calare in maniera subitanea per il sopraggiungere dell'ansia di stato competitiva a discapito della buona riuscita della prestazione. L'obiettivo di ogni atleta è conoscere sé stesso e stabilire il livello di attivazione ottimale. Il livello di attivazione intermedio si differenzia a seconda dello sport praticato. In base alle implicazioni psicologiche si differenziano 1. sport di lunga durata es. sport di resistenza richiedono un livello di attivazione intermedio e ritmo costante 2. sport di breve durata 3. sport di combattimento richiedono un livello di attivazione elevato perchè l'atleta dev'essere immediatamente pronto a combattere, livelli di attenzione elevatissimi e costanti per non perdere l'autocontrollo 4. sport di coordinazione del corpo nello spazio es. ginnastica, tuffi... richiedono un livello moderato di attivazione perchè i muscoli devono consentire movimenti controllati e armonici, soggetti a valutazione estetica 5. sport di squadra sono attività sportive complesse con richieste diverse in base a • assenza di contatto fisico (es. pallavolo), ma richiesta di prontezza di reazione • contatto fisico (es. calcio e pallacanestro) • contatto fisico di combattimento intenso (es. rugby e football americano) che richiede un livello di attivazione particolarmente elevato • azione tattica collettiva Sono stati raggruppati sport di squadra diversi in base ad aspetti mentali simili, per esperienza: • sviluppo del pensiero tattico collettivo: capacità continua di saper ragionare • azioni di precisione necessitano di una routine di allenamento specifico perchè a parità di abilità tecnica la differenza la fa un elevato livello di attenzione specifico al gesto atletico, la componente mentale è decisiva, quella motoria ridotta → sport di precisione es. tiri • sport di opposizione a prevalenza tattica vedono due (o coppie di) avversari contrapposti coinvolti in un pensiero tattico continuo • sport composti richiedono un atleta polivalente, in grado di gestire sport diversi con una grande flessibilità mentale, anche senza eccellere in uno di essi • sport rischiosi richiedono particolari abilità di controllo e di valutazione del pericolo. Le teorie successive riprendono le teorie precedenti. • la teoria bioinformazionale distingue le immagini in 2 aspetti: 1. le proprosizioni stimolo riguardano il contesto situazionale in cui avviene l'allenamento o la prestazione sportiva, quindi i luoghi, l'abbigliamento, gli strumenti utilizzati. Nelle discipline closed skill lo scenario è più facilitante per l'atleta. 2. le proposizioni risposta riguardano le azioni e gli aspetti fisiologici richiesti. I due tipi di proposizione si possono combinare tra sé. Immagini neutre non ci mettono nella condizione di “pronti”. Le immagini devono sempre essere motivanti e articolate per guidare l'intensità di azione dell'atleta; nel pensare “come se” tutti gli stati d'animo sono connessi in maniera utile al gesto tecnico che può essere realizzato con un buon grado di controllo. 3. la teoria del triplo codice usa immagini mentali articolate con l'esperienza individuale. Come nella teoria simbolica della ripetizione mentale assume importanza il significato che l'immagine riveste per l'atleta, connesso ad aspetti simbolici come il valore e la motivazione; g li antecedenti sono fonte di aspetti somatici come allerta, attivazione, concentrazione. Come si applica l'allenamento della ripetizione mentale La pratica sportiva è un'attività polisensoriale in cui l'atleta è abituato a percepire le sensazioni che il corpo gli invia e la componente ideomotoria è indispensabile per sviluppare un'intelligenza cinestesica (effetto motorio). L'atleta deve saper tenere sotto controllo emozioni e pensieri vissuti spesso in maniera estrema, per contrastare l'ansia, la fatica, ottimizzare le energie, sviluppare la tenacia e resistere al desiderio di abbandonare la prestazione. Richard Suinn (1980) ha ideato uno schema di allenamento alla gestione dell'ansia (AMT) basato sulla capacità di rilassarsi associata alla ripetizione mentale: gli atleti sono allenati a riconoscere i segnali fisico-muscolari della tensione attraverso l'uso dell'immagine e ad utilizzare il rilassamento muscolare profondo per eliminare le tensioni. La ripetizione visivo-motoria del comportamento (VMBR) è una tecnica di ripetizione immaginativa utile all'atleta per ripetersi un allenamento o una gara allo scopo di determinare quale sia stato l'errore e correggerlo nelle prestazioni successive, per allenare la tecnica, la strategia, l'approccio generale, per prepararsi molto bene alle parti più difficili della gara, per costruire la fiducia, per acquisire un senso di familiarità con la gara avendola ripetuta mentalmente varie volte. L'allenamento ideomotorio ha un grande valore pratico per l'apprendimento e il miglioramento della tecnica. Ricordare gli step compiuti per raggiungere la prestazione aumenta la motivazione; ripetersi un istante prima ciò che andrò a fare mantiene alta la concentrazione, centrata sul presente. L'atleta riduce lo stress imparando a migliorare la gestione delle proprie emozioni, a mettersi nella condizione di attivazione ideale (“pronti, via!”). L'allenatore deve fornire una spiegazione dell'esercizio che andranno a fare, delle sensazioni che dovrebbero avvertire facendo il movimento corretto; gli atleti si ripeteno mentalmente la sequenza da attuare tramite l'allenamento ideomotorio, immaginando la corretta esecuzione e le sensazioni connesse al gesto (come se); l'esercizio viene eseguito più volte; al termine l'allenatore fornisce un commento tecnico che conferma o corregge l'esercizio. Dopo una serie di ripetizioni e al termine dell'allenamento gli atleti dovrebbero soffermarsi a memorizzare mentalmente ciò che hanno fatto, per fissare nella memoria l'azione globale e le sensazioni connesse. I fattori che caratterizzano l'allenamento ideomotorio sono 6: 1. buona respirazione addominale che riduce le tensioni fisiche 2. vividezza dell'immagine (come se) 3. immaginazione accurata del gesto tecnico corretto 4. componente cinestesica dominante, sensazioni giuste correlate al gesto tecnico corretto 5. frasi affermative (dirci che cosa fare) poche parole con funzione di guida 6. 3 ripetizioni per prova sono sufficienti per confermare apprendimenti nuovi TEORIE DELL'ATTRIBUZIONE (& Definizione degli Obiettivi) La teoria dell'attribuzione riguarda gli approcci teorici che studiano il modo in cui interpretiamo i risultati delle nostre prestazioni. Le spiegazioni che diamo determinano quali saranno gli obiettivi futuri che ci prefiggiamo in un determinato ambito. Attibuzione di causalità e obiettivi costituiscono una relazione circolare che non ha un inizio né una fine, in quanto le due fasi si alternano all'infinito intervallate dalle fasi di apprendimento e dalle prestazioni. Gli stili attribuzionali riguardano il modo in cui attribuiamo senso alle nostre azioni/prestazioni. Le persone interpretano ciò che avviene nell'ambiente creando dei nessi causali che forniscono un senso agli eventi, affinchè possano vivere in un ambiente prevedibile (determinismo), formuliamo ipotesi e prendiamo decisioni in merito a quanto succede a noi stessi e nell'ambiente circostante. Chi ha studiato gli stili attribuzionali ha elaborato un modello che tiene conto delle caratteristiche di • stabilità: le cause e le interpretazioni che diamo alle azioni possono essere stabili o instabili • locus di causalità interno o esterno alla persona Combinando stabilità e causalità otteniamo 4 combinazioni: 1. locus di causalità interno e stabile l'abilità è il grado di competenza che una persona possiede nell'eseguire una certa azione, relativamente stabile 2. locus di causalità interno e instabile l'impegno è il grado personale di interesse che una persona investe nel fare una certa azione, dipende dallo stato d'animo interno e si può misurare qui e ora o protratto nel tempo. La causalità interna influenza fortemente la sfera emotiva. 3. Il fattore di controllo riguarda quanto mi sono sentito in controllo o fuori del controllo. L'autocontrollo aumenta l'impegno, la perdita di controllo può causare azioni impulsive. Un modo per fornire attribuzioni è dare delle interpretazioni autoconservative per preservare la nostra autostima. I successi si attribuiscono a cause interne (impegno/abilità personale) e gli insuccessi a cause esterne o alla difficoltà del compito. E' importante che gli allenatori forniscano feedback di rafforzo all'impegno e alla fiducia nelle abilità personali. Le interpretazioni autoconservative delle prestazioni sono più evidenti negli sport collettivi e di squadra in cui possono essere condivise con una o più persone. Nell'interpretazione dei risultati emergono differenze a seconda che il parametro analizzato sia il risultato oggettivo oppure la percezione soggettiva del risultato. .Risultati ben definiti determinano interpretazioni interne, mentre risultati ambigui favoriscono attribuzioni esterne. Nella ginnastica il risultato viene stabilito da un giudice esterno la cui interpretazione soggettiva può essere molto diversa a seconda dello stile dell'atleta, dell'umore del momento e del valore attribuito alla gara, specialmente quando il risultato o le cause sono ambigui. Gli stili attributivi possono essere influenzati dalle emozioni legate alle 4 tipologie di risposte che diamo alle nostre prestazioni: 1. abilità, 2. impegno, 3. azione altrui, 4. fortuna, correlate al successo o all'insuccesso. Sono collegati in maniera intensa ed inestricabile ad uno stato emotivo. OBIETTIVI La scelta degli obiettivi serve a: • incrementare la motivazione, cioè mettere la persona in condizioe di prontezza • determinare il grado di attivazione alla base della motivazione • favorire strategie di autosviluppo, cioè singole azioni protratte nel tempo, utili a motivarsi • dirigere l'attenzione verso l'obiettivo • incrementare la prestazione Gli obiettivi hanno 2 caratteristiche: 1. direzione al contenuto, cioè dirigere l'attenzione verso l'obiettivo 2. qualità/intensità qualità: energia/tempo per raggiungere l'obiettivo specifico intensità: passione che consente di superare eventuali ostacoli al raggungimento del fine Altre variabili sono: livello di abilità, impegno, feedback sociali (es. parere contrario del partner), complessità del compito, limiti situazionali (es. giocare a tennis d'inverno, vicinanza/parcheggio). L'interazione tra valutazione dell'obiettivo e inforzi ricevuti influenza il grado di soddisfazione, le aspettative future e l'impegno dell'organizzazione. Sono obiettivi efficaci quelli: • specifici es. dimagrire 1 kg in 7 giorni piuttosto che voler perdere peso in generale. Ne conseguono esercizi specifici • quantitativi/elevati cioè ben sostenuti e articolati • realistici cioè impegnativi ma relativamente facili da raggiungere • a breve/lungo termine : (singola seduta/stagione agonistica) vedersi in prospettiva da oggi a 2 anni come minimo è importante per tollerare la fatica • che guidano a incrementare attività, impegno, persistenza, strategie Il ruolo dell'allenatore è decisivo nel fornire feedback adeguati alle persone che ha di fronte, a seconda del livello di expertise ognuno deve accettare gli obiettivi ed esprimere un livello elevato di impegno nei propri comportamenti. L'obiettivo richiede un programma di allenamento tecnico-scientifico adatto all'atleta. La competizione migliora la prestazione fino al punto in cui bisognerà stabilire nuovi obiettivi. Come funzionano gli obiettivi? Le prestazioni migliorano con obiettivi di media difficoltà: impegnativi, ma relativamente facili da raggiungere, che non si basano sulla ripetizione secca né sull'emulazione di un campione, occorre capire qual è il livello dell'atleta e saper modulare i suoi comportamenti. Il miglioramento dipende dal rapporto tra difficoltà e orientamento motivazionale: • abilità sportiva e difficoltà dell'obiettivo • difficoltà dell'obiettivo e autoefficacia (convinzione di poter raggiungere quel traguardo) • obiettivo e probabilità di riuscita, orientamento al compito e orientamento al sé (concentrazione sull'azione presente e dimostrare di saper fare al meglio quell'abilità) Riassumendo, gli obiettivi devono essere SMART: • S = SPECIFICI • M = MISURABILI (quantificabili con un parametro che consente eventuali correzioni) • A = centrati sulle AZIONI (devono indicare azioni/comportamenti che l'atleta deve tenere) • R = REALISTICI • T = dal giusto TIMINIG (raggiunti in un tempo ragionevole) Gli stress fisici e psicologici sono influenzati prevalentemente dal risultato (grado elevato), dalla fiducia specifica, dai tratti psicologici caratteristici, la zona di comfort cioè l'ambito di situazioni e condizioni psicologiche in cui ciascuno di noi si sente a suo agio). La concentrazione ha 2 ambiti: 1. la direzione: esterna/ambiente circostante o interna pensieri/emozioni/umore 2. l'ampiezza o la selettività: ampia o ristretta/focalizzata Ne derivano 4 combinazioni: 1. esterna-ampia è la capacità di percepire il maggior numero di stimoli utili per poter svolgere il nostro compito senza confondersi, consapevolezza ambientale, “senso di”; 2. interna-ampia è la capacità di organizzare un sistema che permette di pianificare il compito, “pensiero tattico”; 3. ristretta-esterna è la capacità di concentrarsi su pochi stimoli creando un legame visivo col bersaglio ed escludendo altri elementi; 4. ristretta-interna è la capacità di ripetersi in mente una propria azione al fine di riprodurla. In condizioni ottimali siamo in grado di usare tutti e 4 i canali attentivi in funzione del compito, con una prevalenza del focus interno o esterno limitata a circostanze che richiedono spostamenti appropriati. Tuttavia ogni persona ha uno stile attentivo dominante/canale attentivo preferito. Lo stress influisce sull'attenzione facendoci restare connessi allo stile attentivo dominante in cui riponiamo fiducia, ma che può essere poco efficace in certe circostanze. Il rischio è un aumento dell'attivazione e della rigidità, rimuginare pensieri negativi, restare prigionieri di errori e farne altri. La scala attentiva che emerge dal questionario degli stili attentivi comprende 6 valori: 1. BET: esterno-ampio 2. OET: sovraccarico di stimoli esterni 3. BIT: interno-ampio 4. OIT: sovraccarico di stimoli interni 5. NAR: ristretto in funzione delle circostanze 6. RED: cronicamente ristretto, troppo focalizzato quando non serve Sono scale attentive positive: BET, BIT, NAR Sono scale attentive negative: OET, OIT, RED Sotto stress, BET → troppo reattivo/precipitoso BIT → troppo analitico RED → troppo focalizzato Vi è un'interazione tra livelli di autostima/leadership e stile attentivo che emergono dai test: La routine è un insieme integrato e predeterminato di azioni e immagini mentali tali da attivare la considizione di prontezza, i comportamenti funzionali, la conentrazione sul “qui ed ora” che abbassa lo stress. Ci sono delle domande che atleti/allenatori dovrebbero porsi: come mi preparo abitualmente alla gara? di che cosa ho bisogno per essere concentrato? COME SO CHE SONO PRONTO? La prontezza è un elemento indispensabile, un fatto fisico e mentale di cui occorre essere pienamente consapevoli. E' legata a la routine di azioni automatiche, consapevoli, costanti, che consente di raggiungere la migliore condizione possibile. Riguarda: quanto prima devo arrivare sul luogo della gara, quali pensieri/umori/sensazioni ho avuto e devo avere per fare bene, cosa mi piace dirmi/quali parole prediligo, quale musica consente a mantenere la giusta concentrazione, quali immagini sono favorevoli e il timing di ciascuno di questi elementi. DINAMICHE DI GRUPPO Il rapporto tra l'allenatore e l'atleta si sviluppa durante l'allenamento attraverso le situazioni e gli obiettivi che vengono riprodotti in maniera circolare. Le principali classi di abilità che riguardano gli allenatori sono: • la scienza: conoscenza degli aspetti della disciplina che si acquisisce attraverso lo studio; • l'esperienza: essere capaci di utilizzare la propria esperienza professionale per valutare quello che abbiamo fatto e poter migliorare la prestazione; • l'intuizione: è un'impressione immediata che viene prima del pensiero logico-razionale; l'allenatore deve sempre essere concentrato sull'atleta/la squadra per poter modificare l'allenamento/lo schema di gioco a seconda di ciò che percepisce dissonante; • l'espressione: componente umana, capacità di gestire le relazioni e di comunicare. Le principali classi di abilità che riguardano gli atleti sono: • le competenze: in generale riguardano il corretto stile di vita; AL approfondite/specifiche; • le esperienze: riguardano principalmente cosa significa “essere pronto” e la capacità di saper applicare le esperienze pregresse alle prestazioni future; • la motivazione = dedizione + impegno è indispensabile per sviluppare il talento. Ciascuna di queste abilità è funzionale all'altra, è auspicabile che siano tutte presenti nell'atleta. L'allenamento è una situazione stressante che consente di uscire dalla propria zona di comfort LA COMUNICAZIONE INTERPERSONALE Il comportamento ha un significato specifico e non ha un opposto (non si può “non comportarsi”), abbiamo sempre necessità di comunicare qualcosa a qualcuno e vi è sicuramente uno stato d'animo connesso ad un certo modo di comportarsi/comunicare. La curva dell'apprendimento Dopo qualche ora ricordiamo in media • 10% di ciò che abbiamo letto, che oscilla su valori maggiori o minori a seconda dell'abilità • 20% di ciò che ascoltiamo • 30% di ciò che guardiamo • 50% di ciò che diciamo Se combiniamo queste attività (es audiovisivi) ricordiamo molto di più. Se spieghiamo ad altri o chiediamo spiegazioni o parafrasiamo/ripetiamo con parole nostre ciò che hanno spiegato altri, grazie alla partecipazione attiva ricordiamo ancora di più. Con lo studio diventa professionale. La comunicazione interpersonale è un processo di scambio d'informazioni tra persone su un argomento comune, ha una finalità e si svolge attraverso un mezzo di comunicazione (voce, gesti). E' una relazione circolare in cui qualcuno invia un messaggio che un altro riceve e decodifica per poter rimandare una feedback, all'infinito finchè non s'interrompe. Le componenti della comunicazione 1. contenuto, “che cosa”, contenuto verbale della comunicazione, es. dell'allenamento 2. relazione, “come dico le cose”, metodologia di organizzazione del contenuto ed espressione, es. come si esprime l'allenatore in funzione della tipologia di atleta/squadra che ha di fronte La comunicazione non verbale prevede canali di natura cinestesica come la gestualità, la postura, il movimento, la mimica facciale, che determinano il modo in cui viene capito il contenuto espresso nella comunicazione verbale. La comunicazione verbale è caratterizzata da fattori come volume della voce, timing, frequenza di espressione, gestualità e postura (finalizzate a trasmettere convinzione). Quindi ciò che diciamo deve essere sempre in relazion e coerente con il modo in cui ci esprimiamo e viceversa. La coesione di gruppo negli sport di squadra riguarda la struttura del gruppo e i suoi processi ovvero le prestazioni: Le dimensioni del gruppo La produttività varia aumentando il numero degli appartenenti, in virtù delle maggior risorse disponibili (turnover). • piccoli gruppi sono ottimali per seguire obiettivi orientati al compito ad elevato impegno. Il numero ideale è 5, con combinazione di 3 e 2, piuttosto che coppie; • gruppi troppo piccoli mostrano una scarsa coesione sociale e scarso interesse reciproco tra le persone, che tendono a gareggiare tra loro; • gruppi numerosi favoriscono la coesione sociale e la nascita di legami tra simili; • gruppi troppo numerosi hanno la tendenza a costituire dei sottogruppi che possono chiudersi La dimensione ideali delle squadre è circa il 25% in più delle risorse necessarie alla prestazione. La composizione del gruppo • la posizione dei membri dipende dalle caratteristiche anagrafiche/biografiche, dalle capacità e competenze tecniche, dall'abilità di influenzare gli altri, dal tipo di gruppo; • la proprietà della squadra dipende dalle capacità e competenze dei membri, dal tipo di condizioni che sono imposte dal sistema dirigenziale della società sportiva; • i processi interattivi della squadra dipendono dal sistema dirigenziale, dalle caratteristiche e dalla posizione dei membri, determinano le prestazioni individuali e di squadra; → composizione del gruppo competenze tecniche e psicologiche (mentalità) simili (es. avere più leader) piuttosto che diverse, livello di compatibilità di tali competenze, servono a costituire la squadra.
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