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PSICOLOGIA DELLE COMUNICAZIONI, Dispense di Psicologia Generale

la psicoanalisi, i meccanismi di difesa, i sogni, il complesso edipico, il comportamentismo, psicologia cognitiva, il modello cognitivo i pensieri automatici, la tecnica dell' ABC, la comunicazione non verbale, la prossemica, gli elementi della comunicazione. l'assertività, gli stili di comportamento,

Tipologia: Dispense

2019/2020

Caricato il 06/03/2020

federica-crugliano
federica-crugliano 🇮🇹

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Scarica PSICOLOGIA DELLE COMUNICAZIONI e più Dispense in PDF di Psicologia Generale solo su Docsity! La psicoanalisi nasce nel 19 secolo. la psicoanalisi nasce per curare determinati disturbi. La prima attenzione per Freud va allo studio del cervello nella sua struttura fisica,ma l'avvicinamento a Charcot fece spostare la sua attenzione alla mente. Gli studi sulla ipnosi lo portarono a teorizzare l'isteria come una patologia di natura psichica e non dovuta alla disfunzione fisiologiche. Il sintomo isterico: ricordi di grande impatto venivano dimenticati perche considerati inaccettabili, pero spingevano ad esprimersi e il sintomo è l'isteria. Come cura dell'isteria: l'ipnosi catartica. L'ipnosi catartica consiste nel riportare la mente sotto ipnosi allo stato che si trovava quando i sintomi si sono presentati per la prima volta, il forte impatto emotivo represso nella mente usciva fuori e i sintomi scomparivano. Freud utilizò la psicoanalisi per i pazienti con cui falliva l'ipnosi catartica. Freud divideva la mente in 3 istanze psichiche: - ES: Struttura totalmente inconscia. -SUPER-IO: Struttura quasi del tutto inconscia costituita dalla rapresentazione psichica delle regole e dei divieti morali delle persone. -IO:E' cio' che si avvicina alla concezione di se.Utilizzando meccanismi di difesa. IO: conscio: prende decisioni ed integra dati percettivi. incoscio: responsabile dei meccanisci di difesa. ES: incoscio: E' controllato sia dall'IO che dal Super-io. SUPER-IO: sia incoscio che incoscio: cosa fare e cosa non fare. Coscienza morale: cosa non fare. ideale dell’IO: cosa fare. I concetti fondamentali sono: disturbo mentale: presenza di conflitto inconscio E sintomo: l’angoscia di affrontare conflitti originati nell’infanzia e relegati attraverso l’uso di alcuni meccanismi di difesa. I MECCANISMI DI DIFESA. I meccanismi di difesa sono meccanismi diretti a preservare un senso di autostima quando l’individuo si sente minacciato o abbandonato. I meccanismi di difesa si divino in Maccanismi di difesa di alto livello: con il sintomo di nevrosi: e si utilizza la rimozione. La rimozione di fantasie, desideri sentimenti inaccettabili. Meccanismi di difesa primitivi: presenti nei disturbi di personalità’. con sintomi di organizzazione borderline e psicotica E si utilizza la dissociazione. borderline e’ un disturbo di personalità, e chi ha questo disturbo tende ad esprimere emozioni e stati d’animo intensi che possono cambiare in modo rapido, ciò starebbe alla base di un crollo psicotico con cui avviene una separazione mentale della realtà’. Meccanismi di difesa maturi: con sintomi di organizzazione sana: e si utilizza la repressione. La repressione tiene lontani dalla coscienza il pensiero. I sentimenti dolorosi vengono riconosciuti ma il soggetto rimanda il momento di affrontarli. Altri meccanismi di difesa sono: Conversione: rappresentazioni di un conflitto in termini fisici (paralisi ) Somatizzazione:trasferimento di sentimenti inaccettabili a parti del corpo. Introiezione: un oggetto esterno viene collocato entro i confini dell’IO Identificazione:un soggetto assume tratti, qualità’, caratteristiche di un altro. Negazione: questa difesa ha la funzione di impedire al soggetto che la utilizza di riconosce sentimenti o azioni dei quali il soggetto potrebbe essere responsabile. La negazione nevrotica consente di non prendere coscienza di un fatto psichico perché il soggetto ritiene potrebbe causargli vergogna o altri affetto dolorosi. Idealizzazione: L’individuo affronta conflitti emotivi interne o esterne attribuendo qualità’ esageratamente positive a se stesso o agli altri. Lo scopo della terapia e di portare il paziente a riconoscere i conflitti, accettarli e affrontarli. I compiti dell’analista e di far emergere impulsi e difese inconscio e di offrire un’interpretazione sui sintomi. Le tecniche utilizzate dall’analista sono associazioni libero ovvero viene chiesto al paziente di esprimere liberamente i suoi pensieri.La teoria e che se il paziente si trova in uno stato di comodità’ fisica lasciando vagare la mente, riduca le pressione che solitamente impedisce ai contenuti inconsci di venir fuori. Parapressie: lapsus, atti mancati, dimenticanze, rivela un conflitto inconscio. L’osservazione dei comportamenti del paziente durante la seduta. L’interpretazione della relazione di transfert, cioè il processo attraverso il quale il paziente rivive nei confronti nella relazione con i genitori. Analisi del controtransfert sarebbe l’atteggiamento emotivo dell’analisi nei confronti del paziente. I SOGNI. I sogni sono soddisfacimenti camuffati di desideri nel sonno le difese si indeboliscono consentendo l'accesso alla coscienza del desiderio. Il vero significato del sogno viene elaborato attraverso un processo di distorsione lavoro onirico, E trasformato in immagine accettabile per la coscienza. Il suo scopo e di l’appagamento del desiderio inconscio. La teoria dei sogni di Freud distingue tre stati mentali: inconscio stato più profondo sede di desideri impulsi ricordi. Pre concio: si differenzia dall'inconscio in quanto il soggetto può riportare alla coscienza ricordi. Coscienza basata sul principio di realtà. Il vero significato del sogno viene elaborato attraverso un processo di distorsione e trasformato in immagini accettabili per la coscienza, anche se apparentemente prive di significato. il processo psicoanalitico trova la definizione nella sequenza: sogno-libere associazioni- interpretazione che si può considerare parallela a : sintomo- difesa- conflitto. IL COMPLESSO EDIPICO I vari elementi della sessualità pregenitale vengono intorno ai 5-6 anni, la metà di tutti i desideri del bambino diventa il rapporto sessuale genitale con il genitore del sesso opposto, ed il genitore dello stesso sesso diventa un rivale. In superamento della fase edipica avviene in modo diverso tra bambino e bambina: nel bambino: il primo oggetto d’amore è la madre, e il padre è come un rivale, questo genera colpa. Dalla paura della punizione porta il bambino ad identificarsi con il padre dunque alla risoluzione del complesso epidico. Per la bambina: il primo oggetto d’amore è la madre, la scoperta del pene porta a sperimentare un senso d’inferiorità e si accusa la madre, il padre diventa soggetto d’amore ed il desiderio di avere un bambino dal padre sostituisce quello di avere un pene. A questo punto ci sono 3 possibili soluzioni: -cessazione di qualunque sessualità (nevrosi ) - ipermascolinità - femminilità definitiva. Nel 1922 il super- io è l’erede del complesso epidico. Il MODELLO CONGNITIVO Il modello cognitivo fu sviluppato da Aaron nei primi anni 60. Aaron riteneva che il pensiero fosse sia il problema psicologico fondamentale sia il suo rimedio psicologico. Invece che focalizzarsi sugli aspetti inconsci utilizò il coinvolgimento nelle analisi cliniche anche negli aspetti conosci e razionale dell’individuo e sviluppo alcune tecniche specifiche per operarvi funzionalmente. Prestazioni efficaci e rapide per aiutare le persone a risolvere difficoltà di adattamento o crisi evolutive, difficoltà relazionali, ansia da esame, difficoltà nella coppia o nella gestione dei figli. Tale modello emette una complessa relazione tra emozioni, pensieri e comportamenti, sottolineando come i nostri problemi tra i quali quelli emotivi siamo influenzati da ciò che facciamo e ciò che pensiamo. Non è la situazione di per sé a determinare ciò che la persona sente ma il modo in cui interpreta tale situazione. Sono i pensieri, la sua percezione che influenza le emozioni e il comportamento. AD ESEMPIO: e notte e due persone sono a letto in attesa di prendere sonno quando improvvisamente sentono un rumore. Uno dei due un po’ seccato e si volta dall’altra parte prova a riprendere sonno l’altro, invece si preoccupa, si alza dal letto e si dirige allarmato verso il luogo di provenienza del rumore. La prima persona dirà che al vicino sarà caduto qualcosa e domani le chiederà di fare più attenzione, mentre la seconda si chiederà che cosa sarà successo e se stanno rubando qualcosa. L'ipotesi è che sia il pensiero distorto o disfunzionale influenza l'umore e il comportamento del paziente la situazione che ognuno di noi vive non determina indirettamente le nostre reazioni emotive o comportamentali. Esiste invece un terzo elemento che agisce fortemente sulle nostre reazioni E cioè il pensiero. Prima ancora di dare un giudizio positivo negativo di un evento, nella nostra mente scattano i pensieri cosiddetti automatici. Sono loro la vera causa delle emozioni negative ho dei comportamenti disfunzionali che proviamo con il passare del tempo È con il passare del tempo le varie interpretazioni portano ad alcuni convincimenti che possono essere più o meno realtà. I 3 livelli di cognizioni sono: convinzioni profonde o schemi cognitivi, condizioni intermedie o pensieri automatici. LE CONVINZIONI PROFONDE, O SCHEMI COGNITIVI. Sin dall’infanzia le persone sviluppano alcune convinzioni su se stessi, sugli altri e sul mondo. Sono comprensioni profonde che sono considerate verità assolute nonostante l’interpretazione sia su basi razionali palesemente falsa. Così la credenza si mantiene Nelle strutture interpretative di base con cui la persona organizza il suo pensiero, è uno schema stabile che attribuisce un certo significato agli eventi. Essi possono riguardare noi stessi gli altri è la relazione di sé con gli altri. CONVINZIONI CENTRALI. Le convinzioni centrali di impotenza: sono in adeguato, sono un fallimento, ho bisogno degli altri. Minzioni centrali di non amabilità: non sono amabile,sono rifiutato, sono senza valore,sono diverso. Credenze di base di inadeguatezza: sono incapace, sono impotente, sono debole, sono bloccato, sono inutile, sono imperfetto, non sono abbastanza bravo. Di base e di non amabilità: non sono piacevole, nessuno mi vuole, sono diverso, non sono bravo abbastanza, sono cattivo, sono destinate ad essere abbandonato. Ad esempio una persona che ha uno schema di sé e del tipo non sono amabile penserà che nessuno mai potrà amarlo, e può interpretare la fine di una relazione non come un evento che può capitare a tutti e che di solito influenzato da più fattori ma come la prova che nessuno lo può amare. i contenuti degli schemi cognitivi vengono considerati come nella verità assolute. I PENSIERI AUTOMATICI. I pensieri automatici sono le condizioni più vicino alla consapevolezza conscia, sono delle parole che attraversano la mente in genere si accettano come veri. Sono facilmente modificabili. Sono pensieri corti, velocissimi. ad esempio: sarà un disastro producono emozioni negative, sono distorti e poco realisti agli eventi. IL MODELLO COGNITIVO. Convinzione centrale: sono grassa Convinzioni intermedie: atteggiamenti “e terribile essere grassa” Regole: devo sempre fare del mio meglio per dimagrire. Assunzioni negative: se non riesco a dimagrire la mia vita sarà uno schifo. Assunzioni positive: solo se riesco a dimagrire potrò essere amata. Pensieri automatici sono grassa come un maiale -situazione: pancia gonfia dopo aver mangiato. -Reazione: EMOZIONALE: sconforto COMPORTAMENTALE :saltare il passo successivo FISIOLOGICA: senso di gonfiore all’addome. Le distorsioni cognitive sono identificabili nei pensi automatici. -il pensieto dicotomico ( o tutto o niente) : una situazione o è un successo oppure è un fallimento non esistono grandi intermedi. Ad esempio se non sono magro sono brutto. Le cose sono viste senza grandi intermedi o tutto o niente. -L’ipergeneralizzazione: un evento negativo non è semplicemente qualcosa che in quella circostanza andata male, me la prova che la vita è fatta solo di eventi negativi. -l’astrazione selettiva (o filtro mentale): cioè il puntatore all’attenzione su un solo aspetto negativo ignorando tutto il resto positivo. Ad esempio il professore la Gallella borato e suggerisce alcune modifiche. Questo viene vissuto con me oggi inizio negativo senza tener conto dei giudizi positivi. -Lo squalificare il lato positivo: le esperienze positive sono trascurate sostenendo ciò che accade non conta. Vengono attribuite al caso o all’educazione. Ad esempio non credere i commenti degli amici dubitando che dicano ciò solo per gentilezza. -La lettura del pensiero: un soggetto può sostenere che altri individui siano formulando giudizi negativi ma senza alcuna prova evidente. Ad esempio: affermare che l’altro ci giudica male “ti ho già capito”. -Il riferimento al destino: l’individuo reagisce come se gli eventi futuri siano fatti già stabiliti. Ad esempio: il pensare che qualcuno lo abbandonerà “lo so già” insieme formano un salto alla conclusione. La catastrofizzazione: una brutta figura viene vissuta come una cosa terribile, un’umiliazione. Ad esempio: i disperarsi dopo una brutta figura come se fosse una catastrofe e non come una situazione semplicemente imbarazzante. L’etichettamento: il definire le cose o qualcuno, con un’etichetta globale. Come ritenersi un fallimento piuttosto che ammettere di essere incapace di fare una cosa specifica. -La personalizzazione: ritenere se stessi responsabili di qualcosa di cui in realtà sono soprattutto responsabili altre persone. Ad esempio: considerare che una momentanea assenza di amicizia è il riflesso della propria inadeguatezza piuttosto che è un caso “è colpa mia se è” LA TECNICA DELL’ABC La tecnica dell’ABC è molto diffusa in ambito cognitivista. Viene utilizzata in fasi diverse della terapia ma che si possono suddividere in due tipologie: ABC comportamentale e ABC cognitivo. ABC Cognitivo è utile per individuare insieme al paziente le sue convinzioni (Credenze) funzionali o disfunzionali. Nella colonna della A vengono inseriti gli antecedenti, ovvero situazioni, episodi ma anche stati emotivi. ad esempio: sto provando ansia. Colonna centrale di B vengono inserite le credenze pensieri più o meno automatici che il paziente produce per dare significato all’A antecedente. La colonna finale dei C rientrano le conseguenze in termini emotivi “cosa provo” e comportamentali ‘’cosa faccio’’ influenzata dalla credenza in B A: SONO A CASA B: NON SOPPORTTO DI STARE SENZA FAR NIENTE. MI SENTO INUTILE. C: EMOTIVE: NOIA COMPORTAMENTALE: ABBUFFATA. IL MODELLO COGNITIVO. Attraverso le esperienze che facciamo a partire dall'infanzia, ci formiamo delle convinzioni soggettive che condizionano il nostro modo di percepire e di interpretare gli eventi e di conseguenza condizionano le nostre azioni e il nostro comportamento. Ad esempio una persona con depressione può pensare di se “sono un fallito” (pensiero) e provare uno stato di tristezza (emozione) a sua volta la tristezza porta all’apatia e a sua volta nel comportamento che può essere interpretata dal soggetto come prova del proprio fallimento personale, la persona potrebbe pensare di se ‘’sto qui senza fare niente sono proprio un fallito’’ tale interpretazione può generare altra tristezza e così via. Possiamo considerare i disturbi emotivi come il prodotto di circoli viziosi che mantengono i sintomi nel tempo. È necessario, pertanto, intervenire sui pensieri automatici negativi,sugli schemi cognitivi al fine di regolare le emozioni dolorose, interrompendo i circoli viziosi . Studi scientifici indicano che se si sostiene una modificazione profonda delle convinzioni si hanno meno probabilità di ricaduta in futuro. L’intervento cognitivo consiste nel lavorare sui pensieri automatici e sugli errori di ragionamento. Si insegna al soggetto ad identificarli e a modificarli. Successivamente ci si sposta sulle convinzioni che sono valutate e modificate attraverso strategie specifiche. La modifica porta il soggetto a sviluppare reazioni emozionali e comportamenti meno disfunzionali. secondo il modello cognitivo la modifica dovrebbe ridurre il rischio di ricadute. Ogni famiglia ha un suo equilibrio interno. Amichevole ( saluto, espressioni di appartenenza) Intimo / affettuoso ( adulto- bambino ) Poi c’è la distanza interpersonale: il contesto è rilevante e in pubblico si riduce la distanza tra gli interlocutori, i mutamenti nella distanza come segnali delle intenzioni degli interlocutori (iniziare, continuare, terminare una conversazioni. le distanza si dividono in : intima 50 cm personale 1m sociale 1-3 m pubblica >3 m e in fine l’orientazione che è l’angolo in cui le persone si situano nello spazio: faccia a faccia, di fianco, con angolo variabile tra 45 e 180, piu in alto, piu in basso. La postura varia con lo stato emotivo, e rilevante per indicare l’intensità dell’emozione piuttosto che il tipo ed è meno controllabile del tono di voce. Inclinazione in avanti associata al contatto visivo segnala atteggiamento positivo. Posizionamento asimmetrica degli arti indica rilassamento. In una relazione con status diverso, la persona con status superiore si mostra piu rilassato. Gli uomini sono piu rilassati difronte a persone di sesso femminile. POSTURA DEL CAPO. Testa eretta- sicurezza Testa all’insù- superiorità, aggressività Testa abbassata e indurimento della mascella- superiorità Testa incassata- indifesa. Accavallamento delle gambe- distensione Posizione fetale- difficoltà Inginocchiarsi- riconoscere l’autorità POSTURA IN PUBBLICO : le persone che non sono interessate stanno in piedi poggiando su un piede soltanto, non orientano capo e busto nella stessa posizione. Le persone ai margini di una situazione tengono le mani su i fianchi. Le persone che stanno analizzando una situazione tengono il capo leggermente reclinato. Coloro che partecipano attivamente tengono il capo reclinato in avanti. COMPORTAMENTO MOTORIO GESTUALE. Gesti dotati di significato comunicativo. Cenni del capo: un accenno di assenso: continua a parlare pure. Annuire in rapida successione: voglio prendere la parola. Movimento delle mani: gesti simbolici o emblemi: salutare, indicare, chiamare. Gesti illustratori: illustrano quello che stanno comunicando. Gesti esprimenti dello stato emotivo: scuotere il pugno, grattarsi, dito sul mento. Gesti regolati dell’interazione; governano il flusso della comunicazione. Gesti di adattamento contribuiscono il patrimonio e sono usati per regolare il comportamento. L’espressione facciale comunica le emozioni. La cultura dette le regole dell’espressione delle emozioni: intensificazione( lutto ) disintensificazione ( ridere sotto i baffi ) neutralizzazione dissimulazione. Le sei emozioni fondamentali sono: felicità, rabbia, disgusto, tristezza, paura, sorpresa. COMPORTAMENTO VISIVO. Lo sguardo è importante nel processo comunicativo. Le tipologie sono: occhiata, sguardo, contatto visivo, evitare, distogliere, abbassare. Le funzione dello sguardo comunica atteggiamenti interpersonali, segnala l’instaurarsi di una relazione, segnala il congedo e il saluto. Nella comunicazione verbale fornisce feedback all’emittente, chiarisce al ricevente il contenuto, regola i turni della conversazione. La dinamica degli sguardi in un a conversazione sono L’inizio: sguardi si sincronizzazione Durante: movimenti per raccogliere feedback, prima di concludere invia un segnale. E il ricevente invia segnali di sostegno o di intenzione di intervenire. GLI ELEMENTI DELLA COMUNICAZIONE. Comunicazione dal latino comunico significa condividere. Comunicare non significare mandare messaggi, ma va intesa come un atto sociale e reciproco di partecipazione. La comunicazione può essere intesa come: trasmissione: passaggio di informazioni. e puo essere intesa anche come relazione mettere in comune, comprensioni. Comunicare significa trasmettere delle informazioni per mezzo di un messaggio utilizzando un codice. Lo schema della comunicazione è: E-C-D-R -E sta per emittente -C sta per codifica -D sta per decodifica -e R sta per ricevente. Il codice è tutto ciò che i comunicanti conoscono sul messaggio. Il Canale di trasmissione è il supporto fisico della comunicazione. La Circolarità della comunicazione: l’emittente forma il suo messaggio attraverso una codifica e lo invia attraverso il canele, e il ricevente scompone il messaggio per formulare la sua risposta. Se E e R non condividono il codice il messaggio è ricevuto in un quadro che differisce E e R, influenzando l’immagine che si fanno uno dell’altro. Le barriere della comunicazione sono : la limitatezza della capacità del ricevente, distrazione, non si spiega bene qualcosa, non si arriva a una conclusione, assenza di mezzi di comunicazione, scarse capacità di ascolto, incapacità di ascoltare comprendendo, ego. Paul watzlawick nel 1967 elenca 5 assiomi. Il 1 assioma: non si può non comunicare, qualsiasi comportamenti cosi come i silenzi hanno valore comunicativo. È possibile risponde non rispondendo, rifiutarsi di risponde, e non rispondere. MA NON E’ POSSIBILE NON COMUNICARE QUALCOSA. Il 2 assioma: all’interno di ogni comunicazione vanno distinti due livelli. Il primo è il livello del contenuto che dice che cosa stai comunicando. Il secondo è il livello della relazione, che dice che tipo di relazione vuoi instaurare. Il contenuto di un messaggio va interpretato alla luce della relazione tra i soggetti che interagiscono. Ad esempio: fai attenzione può essere inteso coma un raccomandazione ma anche come minaccia Il 3 assioma: la relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti. Palo alto sostiene che all’interno della comunicazione il feedback riveste un’enorme importanza poiché il processo di comunicazione non va più inteso come un processo unidirezionale, per cui l’emittente A invia un messaggio al ricevente B e B risponde indipendentemente dal segnale ricevuto. Il 3 assioma afferma che comunicare è una funziona ricorsiva, in cui il segnale inviato da A influenza in maniera determinante la risposta di B ed il nuovo segnale inviato da B, a sua volta, condiziona la risposta di A e cosi all’infinito. Il 4 assioma: Gli essere umani comunicano sia con il modulo numerico che con quello analogico. Linguaggio numerico: parole e segni arbitrali. Linguaggio analogico: comunicazione non verbale che servono soprattutto a trasmettere gli aspetti che riguardano la relazione tra i partecipanti. L’attività di comunicare comporta la capacità di coniugare questi due linguaggi. Il 5 assioma: tutti gli elementi di comunicazione sono simmetrici o complementari ,a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza. L’interazione simmetrica è basata sull’uguaglianza, dove il comportamento di un membro tende a rispecchiare quello dell’altro. La relazione complementare è caratterizzata dalla differenza di posizione (superiore o inferiore ) i diversi comportamenti dei partecipanti si rinforzano a vicenda, dando vita ad una relazione in cui i ruoli sono stati accettati ad esempio la relazione insegnante- studente. Quando si irrigidisce una delle due modalità si producono fallimenti comunicativi difficili da recuperare. Tipi di comunicazione: per frequenza: discontinua, episodica, seriale, continua. Per estensione: extrapersonale, intrapersonale, interpersonale ( di gruppo, binaria, globale.) La comunicazione è un processo circolare in cui ogni segmento è effetto dello stimolo e stimolo alla fase successiva. Gli scambi di comunicazione posso essere simmetrici o complementari . Simmetrici quando si crea un rapporto paritario ad esempio medico- medico Complementari quando uno dei due soggetti assume una posizione di superiorità. -Eccesso: uno sguardo troppo fisso e prolungato che risulta per l'altro invadente. L’osservazione del modo in cui le persone si guardano può dare informazioni sul loro rapporto: -Le persone autoritarie tendono a guardare molto l’altro mentre parla e meno mentre ascolta. -Chi ha bisogno di rassicurarsi cerca continuamente il contatto visivo. - L’eccessiva timidezza porta a tenere lo sguardo basso, sia quando parla sia quando ascolta. Il modo di porsi fisicamente con gli altri è legato fortemente fattori culturali. Contatto corporeo incluso l’auto contatto: come incrociare le braccia accavallare le gambe si modifica a seconda dell’intensità del legame. Distanza interpersonale: distinta in intima da 0 a 45 cm; personale da 45 a 125 cm; sociale da 1,20 a 3,65 m e pubblica >di 3,65 m, solitamente varia a seconda del tipo di relazione tra i partecipanti. L’orientamento nello spazio indica l’angolo in cui le persone si collocano l’una rispetto all’altra e da informazioni modi di stare in piedi, seduto, sdraiati, varia con lo stato emotivo. I gesti si esprimono con movimenti del capo delle mani e possono essere diversi tipi simbolici, illustratori, e regolatori. La voce è modo di parlare, il tono, il ritmo, la velocità danno informazioni sullo stato emotivo. La voce è difficile da controllare ed è il canale che meglio rivela gli stati emotivi e gli atteggiamenti. J. Wolpe nel 59 fù il primo ad utilizzare il termine anassertività, riferendosi all’incompetenza comportamentale della persona, che a causa dell’ansia non sa esprimersi in modo efficace (ansia primaria ) Ma egli prese in considerazione anche situazioni in cui l’anassertività deriva da una mancanza di apprendimento, in tal caso l’ansia non sarebbe all’origine del comportamento anassertivo , ma una conseguenza di essa ( ansia secondaria ). Più tardi l’assertività su definita come capacità del soggetto di utilizzare in ogni contesto relazionale che rendono altamente probabili risposte positive e riducendo la possibilità di quelle negative. È che la capacità di un individuo di riconoscere ed affermare le proprie esigenze con buona probabilità di raggiungere i propri obiettivi mantenendo positiva la relazione con gli altri. Nel 1981 Goldstein ha sviluppato esercizi per l’acquisizione di abilità sociali specifiche. Con tempo l’interesse per le problematiche inerenti all’assertività si è trasferito dell’ambito patologico a quello normale. Dopo un’analisi della lettura Galeazzi nel 94 indica i seguenti componenti : l’assertività positiva, l’assertività negativa, difesa dei propri diritti, l’assertività d’iniziativa, l’assertività sociale e la direttività. L’assertività positiva è capace di esprimere e ricevere approvazione stima e affetto. L’assertività negativa e capace di esprimere disapprovazione e critica gli altri. La difesa dei propri diritti e capace di proteggere i diritti e rifiutare richieste che rovinano la libertà personale. L’assertività d’iniziativa e capace di risolvere i problemi soddisfare i propri bisogni, ed a domandare favori. L’assertività sociale e capace sulle relazioni, posizione fianco a fianco ad esempio si tende ad assumere in un clima collaborativo ed amichevole, mentre quella frontale in un clima di competizione. La postura con i diversi di interagire con le altre persone stabilire nuove relazioni, iniziare e concludere una conversazione. La direttività: tende ad assumersi delle responsabilità e a guidare gli altri nelle situazioni interpersonali problematiche. GLI STILI DI COMPORTAMENTO. L’assertività si caratterizza per la presenza del rispetto e dell’auto-responsabilità, mentre nell’assertività questi due fattori sono assenti. Non esistono persone ma comportamenti assertivi. Tuttavia ogni persona ha il proprio stile che dente ad utilizzare in maggior modo. Anche i comportamenti passivi e quelli aggressivi possono essere considerati assertivi se scelti e non automatici o derivati da emozioni incontrollate. Un comportamento passivo conviene quando si ha poco tempo a disposizione per poter esporre le proprie opinioni e se il proprio livello emotivo non è inadeguato. Un comportamento aggressivo conviene quando vengono infrante delle regole ad esempio: genitore. O se si ha che fare con persone ostili o esigenti. Le caratteristiche dello stile asservito è accettare il punto di vista altrui, non giudica, ascolta gli altri ma decide in modo autonomo, non colpevolizza gli altri, non permette a gli altri di manipolarlo, è in grado di comunicare le proprie emozioni, si valuta in modo adeguato ( ha una buona autostima). I gesti sono aperti e cordiali, l’espressione del volto è attenta e corrisponde alla comunicazione verbale, il contatto visivo è diretto, la posizione è rilassata, aperta e comoda, la distanza interpersonale varia con il tipo di relazione in cui si è coinvolti, il tono della voce è modulato a seconda della situazione, volume adeguato. Caratteristiche di uno stile passivo. Ha difficolta nel fare o rifiutare richieste, ha difficoltà nel fare o accettare complimenti e nel comunicare i propri sentimenti, ha bisogno di approvazione altrui, ha spesso paura di sbagliare, ha difficolta nel prendere decisioni, dopo aver aggredito una persona sperimenta profondi sensi di colpa, giudica gli altri meglio di lui ( bassa autostima ) I gesti sono ripetitivi e rapidi, parla con le mani alla bocca, annuisce spesso, l’espressione del volto è povera, rigida, incongruente con la comunicazione verbale, lo sguardo è sfuggente, la posizione è chiusa il tono della voce è basso, è incerto, è ansioso. Gli scopi è essere accettati e giudicati positivamente degli altri, evitare gli abbandoni ed evitare il disprezzo. Le credenze e le convinzioni sono che se perdono il controllo si comportato in modo appropriato e i desideri e i bisogni altrui sono prioritari rispetto a i propri. Le caratteristiche dello stile aggressivo e che non accettato di poter sbagliare, raramente modificano le proprio opinioni, non chiede scusa di fronte a comportamenti errati, giudica e critrica gli altri. I gesti sono ampi e vistosi, agita le mani, batte i bugni, scaglia oggetti. L’espressione del volto è inadeguata, lo svolto è fisso e fulminate, la posizione è invadente il tono della voce è elevato e inadeguato. Gli scopi sono dominare su gli altri, deve essere riconosciuto come unico e speciale. Le convinzioni e le credenze sono che gli altri devono essere adeguati alla mia volonta, che se sfogano la sua rabbia poi si sentono meglio, che con le maniere dure si ottengono più risultati. La persona aggressiva è talmente irritante da provocare gli altri, reazioni violenti oppure sottomissioni, con conseguenza di perdita delle relazioni, fino al completo isolamento. Nel colloqui clinico si rivolgono domande al paziente per indagare il suo stile comunicativo, ad esempio: come reagisce se qualcuno la scavalca in una fila? Cosa fa se dopo l’acquisto di un prodotto tornando a casa il prodotto è difettoso? Cosa fa se al ristorante le portano una bistecca al sangue invece di ben cotta come l’aveva chiesta? Se il soggetto dichiara che in tali circostanze proverebbe ansia è opportuno il training assertivo. Il training assertivo può essere praticato in diversi ambiti e con diversi obiettivi. Generale: per individuare che possiedono normali abilità relazionali e con diversi obiettivi, ma desiderano migliorare il proprio stile di comportamento. Lavorativo: per migliorare e rendere eccellenti i rapporti professionali. Clinico: per soggetti con difficolta nelle relazioni interpersonali, che provano ansia nelle situazioni sociali ed evitano di esprimere i propri desideri e bisogni con la tendenza a prevaricare gli altri a dominare nei rapporti. Anchisi e Gambotto nel 1995 indicano cinque obiettivi: - Abilità di riconoscere le proprie emozioni. - Capacità di esprimere emozioni. - Raggiungimento della consapevolezza dei diritti a partire dal principio di reciprocità e dalla distinzione tra comportamenti assertivi, passivi e aggressivi che garantisce il rispetto di se e degli altri. - Capacità di autorealizzarsi. Giusti e testi nel 2016 individuano sei componenti dell’assertività: -immagine positiva di sé. - contatto con gli altri. -libertà espressiva. -gestione delle richieste. - gestione dei feedback. - gestione del conflitto. Essere assertivi significa rispettare se stessi e gli alti. L’autostima è essenziale per l’assertività poiché conferisca la sensazione di adeguatezza ed efficacia personale. Chi possiede una buona immagine di sé riesce a riconoscere le qualità altrui, non nutrendo nei loro confronti sentimentali di inferiorità (stile passivo ) o superiorità ( stile aggressivo ). alla base dell’autostima troviamo auto-valutazione attraverso le quali elaboriamo credenze su i nostri poteri,qualità e capacità: ci valutiamo positivamente. Da queste discende la motivazione ad agire. L’autostima è la somma delle valutazioni positive, vi sarebbe poi un’autostina globale: una sorta di valutazione complessiva, positiva o negativa. Ma siamo noi stessi che ci valutiamo cercando di stabilire se siamo meglio o peggio degli altri. Un primo ostacolo va dunque ricercato nell’immagine che la persona ha di sé e degli altri che lo porterà ad assumere uno stile passivo in presenza di svalutazione di sé ed aggressivo se presente una ipervalutazione. Assertivo : gli occhi, resta calmo, sorride e risponde: grazie mi fa davvero piacere che tu me lo dica. Ti ringrazio per avermelo detto. Grazie è piaciuto anche a me. Grazie mi fa piacere che lo pensi. Possiamo distinguere due tipologie di critiche la prima è quella costruttive non si riferiscono alla persona nella sua totalità ma di un atteggiamento azione specifica con lo scopo di ottenere che l’altro ne modifica alcuni aspetti Il secondo e manipolatore distruttivo contengono giudizi che hanno l’intento di indurre nell’altro senso di colpa vergogna e risentimento. AFFRONTARE LE CRITICHE: L’atteggiamento passivo: prova ansia perché teme di essere rifiutato e si sente in colpa. L’atteggiamento aggressivo: reagisce arrabbiandosi, non riesamina per capire se sono giuste o sbagliate e non si impegna nel correggere il suo comportamento. L’atteggiamento assertivo: cerca di comprendere il motivo della critica per rispondere alla critica: ascolta attentamente la critica per verificare se corrisponde realtà o si tratta di un parere personale, chiede chiarimenti mitica, se la ritiene valida e mezza e proprio errori, se non la ritiene valida esprime propri sentimenti. Le critiche manipolativi sono: rivolte alla persona nel suo insieme "sei un incapace" generalizzando il modellato con avverbi come: sempre, mai, ogni volta. Trasformando un comportamento un indicatore di caratteristiche generali della persona “a causa di un ritardo , Il capo afferma non sarai mai un serio lavoratore”. Ostacolando o interrompendo i tentativi di difesa, minacciando, valutando. Ingigantiscono gli errori. STRATTEGIE DI DIFESA. Disco rotto: ribadendo più volte la propria posizione e non perdendo di vista il proprio obiettivo. Inchiesta negativa: chiedere informazioni sulla critica “cosa ti fa pensare che io sia…” Evidenziare gil errori logici, i ragionamenti errati. IL CONFLITTO. L’interazione con gli altri implica comunicazione e dialogo che possono a volte essere fonte di conflitto. Conflitto deriva dal latino confligere e significa urtare. È un incontro tra persone che può assumere una forma positiva o negativa a seconda della motivazione con cui avviene l’interazione. È da considerare positivo se le persone coinvolte pur avendo opinioni e sentimenti differenti hanno rispetto per quelle altrui,sono sereni e sicuri non ricorrono a strategie scorrette. È da considerare negativo se la persone coinvolte considerano gli altri avversari, non danno valore ai propri bisogni o sentimenti, giudicano le critiche ricevute come attacchi personali. Nell’evoluzione di un conflitto è possibile distinguere tre fasi il primo è lo scoppio: nel corso del quale ci si rivolge richieste minacce rifiuti sfide la seconda: è la fase acuta che può assumere due forme: -Verbale in cui si manifesta un’escalation di offese. -E combattimento caratterizzato dal tentativo di danneggiare fisicamente l’avversario. E dall’ultima fase che la soluzione conclusione del conflitto. Per affrontare in modo assertivo le situazioni conflittuali si può far ricorso a due tecniche la negoziazione il problema solving. La negoziazione è una delle strategie più efficaci nella gestione delle situazioni conflittuali con essa ci si cerca di raggiungere un esito favorevole per tutti. In tale processo, le parti coinvolte concordato in un obiettivo che soddisfi tutti e mantengono un atteggiamento di reciproco rispetto.
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