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psicologia dinamica. Tra teoria e metodo, Dispense di Psicologia Dinamica

Sintesi. ( Psicologia dinamica. Tra teoria e metodo)

Tipologia: Dispense

2018/2019

Caricato il 27/05/2019

S.ara94
S.ara94 🇮🇹

4.8

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Scarica psicologia dinamica. Tra teoria e metodo e più Dispense in PDF di Psicologia Dinamica solo su Docsity! PSICOLOGIA DINAMICA. TRA TEORIA E METODO CAP 1 RIFERIMENTI EPISTEMOLOGICI La psicoanalisi è in relazione con due modelli epistemologici: quello posi�vista e quello della complessità. Con l’accezione posi�vismo si intende a parametri ogge�vi e risulta� ogge�vi, che escludono la sogge�vità del ricercatore e formulano leggi universali. Il riferimento al paradigma della complessità propone una realtà non unitaria e integrata; si evidenzia come sia impossibile studiare una realtà fissa e immutabile; perché la realtà è in costante evoluzione. La psicoanalisi nasce a cavallo tra l’O�ocento e il Novecento, precisamente nel 1899 con la pubblicazione“dell’Interpretazione dei sogni” di Freud. Gli aspe� peculiari della psicoanalisi sono: • Un’idea di uomo il cui comportamento e il cui pensiero sono determina� più dall’inconscio che dalla coscienza. • Ogni manifestazione umana può essere le�a come discorso manifesto che rimanda ad un discorso latente. • Tra i due livelli latente e manifesto, esiste uno spazio che rende possibile l’interpretazione dell’analista; mediate lapsus, sogni, a� manca� ecc. • Il comportamento, il pensiero, le emozioni dell’individuo non sono mai casuali, ma dipendono da dinamiche inconsce rigorose che rimandano al cosidde�o “determinismo psichico”. • Tra il corpo e la mente, tra la sfera soma�ca e quella psichica esiste una con�nuità. • L’analista non si pone come osservatore esterno, ma è parte integrante del sistema con il paziente. CAP 2 L’INCONSCIO PRIMA DI FREUD Il conce�o di Inconscio non è nato con Freud ma è stato elaborato nell’ambito filosofico e in quello clinico da mol� studiosi che hanno preso le premesse dalle quali si svilupperanno i successivi appor� freudiani (XVIII secolo). 2.1 Mesmer Franz Anton Mesmer è stato uno dei pionieri di quella che è stata definita come “prima psichiatria dinamica”. Intorno al 1775 Mesmer ha teorizzato il MAGNETISMO ANIMALE una teoria centrata sull’ipotesi dell’esistenza di un so�le fluido che si troverebbe tra uomo e uomo, tra l’uomo e la terra e sopra�u�o all’interno del corpo di ogni individuo. Le condizioni di salute e di mala�a dipenderebbero dalla distribuzione di questo fluido. Per riportare l’individuo ad una condizione di benessere si applicavano dei magne� alle par� del corpo in cui si manifestavano i sintomi. Con par�colari tecniche il medico riportava l’equilibrio nella distribuzione di questo fluido, non solo facendolo defluire da una parte all’altra del corpo, ma trasferendolo anche da un individuo ad un altro. È nota al tal punto la modalità terapeu�ca di gruppo inventata da Mesmer, che consisteva nel far disporre in cerchio diverse persone intorno ad un grande contenitore riempito di acqua magne�zzata. Queste persone si tenevano per mano allo scopo di far circolare il fluido e di eliminare così gli accumuli patologici ridistribuendone le quan�tà in eccesso tra i partecipan�. I pazien� della terapia mesmeriana erano uomini e donne appartenen� alle classi aristocra�che, affe� gli uni da ipocondria e le altre dai cosidde� “vapeurs” ossia sorta di lieve nevrosi femminile, entrambe sindromi �piche di quel ceto che, negli anni dell’Illuminismo, stava a�raversando un progresso e inarrestabile declino. Un aspe�o interessante di questa terapia, nella prospe�va degli sviluppi futuri, è la “crisi” che i pazien� a�raversavano nel corso del tra�amento magne�co. La guarigione però non avveniva in maniera lineare e senza contraccolpi, ma lo stesso magne�zzatore provocava ar�ficialmente queste crisi, che altro non erano, a suo parere, che manifestazioni di mala�e laten� indo�e durante la terapia per poterle farle emergere, controllare e risolvere. Queste crisi afferma Mesmer richiamano in prospe�va le nevrosi di transfert che si a�va durante il tra�amento psicoanali�co che è stata analizzata e studiata da Freud. 1 Un altro aspe�o fondamentale del pensiero di Mesmer è il conce�o di “rapporto o risonanza”: affinché l’intervento terapeu�co abbia successo, tra il magne�zzatore e il paziente deve stabilirsi un rapporto emo�vo. Il magne�zzatore, infa�, a�raverso una serie di rituali e di soggezioni, accentuava la sensibilità del paziente, e l’intensa circolazione emozionale era una componente fondamentale dell’intervento terapeu�co. Anche il conce�o di “rapporto” richiama la dimensione affe�va intesa che cara�erizza nella psicoanalisi la relazione tra paziente ed analista. 2.2 Puységur, Liebault e la scuola di Nancy Il nome di Puységur è legato all’ipnosi, che produceva il “sonno magne�co o sonnambulo ar�ficiale”). Mediante pra�che ipno�che sui pazien�, ques� durante il “sogno magne�co”, erano in grado di parlare della propria mala�a, portandone alla luce le cause e definendone alcuni aspe�, che non erano possibili da stabilire nello stato di coscienza. Lo studioso venne a conoscenza di forze psichiche sconosciute, “inconsce”. Un primo approccio terapeu�co dell’ipnosi è stato effe�uato nella seconda metà dell’800 da Liébault, in un periodo in cui il magne�smo e l’ipno�smo erano messi all’indice della medicina ufficiale come pra�che prive di fondamen� credibili. Egli usava questa tecnica per convincere che i sintomi della mala�a (tubercolosi, ulcera, artrosi) erano scomparsi. Al risveglio i sintomi non erano più avver��. Hyppolite Bernheim, medico della scuola di Nancy, ha studiato il metodo di Liébault, e introdusse l’ipnosi nel suo ospedale riconoscendola come pra�ca medica. U�lizzerà sempre meno l’ipnosi, sos�tuendola con il nome di “psicoterapia”. 2.3 Aspe� della prima psichiatria dinamica Il nucleo iniziale della “psicologia dinamica” si deve a Ellenberger, che individuò alcuni aspe� significa�vi: • La psiche comprende due par�: una cosciente, e l’altra latente. • Con l’ipnosi si accede alla parte latente. • La mente agisce con un’energia che ne determina il funzionamento, la terapia agisce su questa energia. • La relazione affe�va tra paziente e terapeuta è fondamentale per il successo della terapia CAP 3 DALL’IPNOSI ALLA PSICOANALISI Sigmund Freud è nato in Moravia, nel 1860 la sua famiglia di origine ebraica, si trasferì a Vienna. Egli si laureò in medicina nel 1881, orientando i suoi studi sulla fisiologia e l’anatomia del cervello. 3.2 Charcot Nel 1885 Freud ha assunto una libera docenza in neuropatologia e si è trasferito nella clinica psichiatrica dove conobbe Charcot e ha partecipato con grande entusiasmo ed interesse alle sedute di terapia ipno�ca che questo medico effe�uava sulle pazien� isteriche. L’ISTERIA era considerata una mala�a soltanto femminile in quanto si supponeva fosse collegata a disturbi dell’apparato genitale delle donne e in par�colare dell’utero. L’isteria rientrava tra i misteri femminili e rafforzava le tradizionali credenze rela�ve all’esistenza di componen� occulte e diaboliche della donna, che quindi restava ogge�o di sospe�o, di supers�zioni e di discriminazioni. L’isteria era considerata qualcosa di simile ad un’epidemia che aveva ricadute a livello di insicurezza sociale, oltre che familiare. Charcot faceva risalire questa patologia a cause organiche ed ereditarie e la considerava legata ad un involontario fondamento di menzogne, quasi le pazien� fingessero, recitassero un copione, me�essero in scena una parte della propria personalità che non corrispondeva a quella auten�ca. 2 Di Breuer viene conservato il principio fondamentale della scomparsa del sintomo in relazione all’abreazione delle cariche emo�ve bloccate nel paziente e liberate a�raverso la rievocazione degli avvenimen� trauma�ci del suo passato. Secondo Freud, alla base dell’isteria e delle nevrosi in genere, non stanno genericamente esperienze trauma�che del passato, ma le cause sono + precisamente riconducibili alla sfera sessuale. Inoltre Freud sos�ene di non aver mai riscontrato l’esistenza di un vero e proprio stato ipno�co, come affermato da Breuer, ma ri�ene piu�osto che nelle pazien� si a�vino delle difese che mantengono fuori dalla coscienza un’idea inacce�abile. Ciò che a Freud sembra un limite del metodo catar�co è che esso elimina i sintomi, ma non può impedire a sintomi nuovi di prendere il posto dei preceden�. Inoltre, il metodo catar�co funziona solo sui sintomi isterici, ma non ha alcun effe�o sulla nevrastenia e si rivela raramente efficace con la nevrosi d’angoscia. Il distacco + significa�vo da Breuer è dovuto al fa�o che Freud era un ipno�sta piu�osto mediocre. Dato che non sempre riusciva nell’intento di ipno�zzare le sue pazien�, è stato costre�o a modificare la sua tecnica, a�raverso varie fasi che vengono descri�e in sequenza nei casi clinici inseri� negli Studi sull’Isteria. 1. Primo caso clinico -> Emmy Von N. -> si lasciava ipno�zzare facilmente 2. Secondo caso clinico -> Lucy R. -> manifesta una forte resistenza all’ipnosi, e così Freud ha deciso di applicare una pressione con la mano sulla fronte della donna per rilassarla e per o�enere, grazie a questa semplice modalità di sugges�one, la rievocazione degli even� del passato che stavano a monte dei suoi sintomi isterici. Freud a questo punto parte dal presupposto che le sue pazien� sapessero tu�o quello che poteva avere un significato nei confron� della patologia in a�o, e che fosse solo ques�one di costringerlo a dirlo. 3. Terzo caso clinico -> Elisabeth Von R. -> paziente difficile da ipno�zzare. Freud con Elisabeth ha fa�o un ulteriore passo importante. l’ha fa�a distendere con gli occhi chiusi per favorire la condizione di rilassamento e, in modo meno dire�vo e con un’insistenza decisamente inferiore, dopo averle applicato la mano sulla fronte, l’ha invitata a parlare di ciò che le passava per la mente, eliminando le cri�che, le re�cenze e comunicando anche le cose + insignifican�. Freud non mirava più dire�amente all’individuazione della causa, ma lasciava che questa emergesse con gradualità in mezzo ai diversi ricordi della paziente. La reminiscenza patogena era riconoscibile perché veniva descri�a come priva di importanza, oppure era riferita con notevoli resistenze. Dunque il “non sapere” del paziente, come nota Freud, è in realtà un “non volere sapere”. Un aspe�o fondamentale emerge dal suo testo “E�ologia dell’isteria”. Freud qui propone l’accento sul fa�o che i traumi che coincidono con le cause dell’isteria sono di natura sessuale. Si può tra�are di traumi veri e propri che vanno dalla violenza subito da un familiare alla vista degli a� sessuali compiu� dai genitori, oppure di fa� di minore en�tà, come una carezza ricevuta su una mano, che però si dilatano enormemente nella mente del sogge�o fino ad essere vissute come auten�che violenze. Si tra�a come afferma Freud di “traumi reali” che normalmente risalgono all’infanzia, benché la memoria del paziente sten� a varcare la soglia della pubertà per raggiungere fasi della vita più remote. I traumi sessuali dell’infanzia non determinano subito l’insorgere dell’isteria, ma cos�tuiscono solo una predisposizione all’isteria stessa. Dapprima sono privi di effe�o e acquisiscono una portata patogena solo + tardi, durante la pubertà, quando si riaffacciano come ricordi inconsci. Nel corso della pubertà, la ria�vazione pulsionale che vive l’individuo dopo il periodo di bonaccia sessuale della fase di latenza, investe le rappresentazioni trauma�che inconsce dotandole di nuova energia e di una carica destabilizzante che determina il sorgere della nevrosi. L’isteria è da ricondurre ad un confli�o psichico che promuove una difesa da parte dell’Io, imponendo la rimozione, cioè collocando quel contenuto mentale doloroso e destabilizzante nell’inconscio. Freud considera il trauma come un evento esterno che però diventa effe�vamente patologico e dà origine all’isteria nel momento in cui cos�tuisce un contenuto mentale inacce�abile che si pone in una relazione confli�uale con gli altri contenu� psichici. Nel sogge�o si possono creare fantasie allucinatorie, falsi ricordi dota� di un’intensità iden�ca a quella dei ricordi di fa� reali. I sintomi isterici non appaiono + come la filiazione dire�a di ricordi rimossi rela�vamente a episodi sessuali dell’infanzia, ma il referente del sintomo è una fantasia allucinatoria prodo�a soltanto durante la pubertà. 3.5.6 Il Complesso di Edipo La storia di Edipo deriva da una tradizione ripresa fa�a da Sofocle nelle sue tragedie. 5 I regnan� di Tebe, Laio e Giocasta, hanno avuto dall’oracolo una profezia secondo la quale il loro figlio avrebbe ucciso il proprio padre e sposato la madre, ed inoltre sarebbe stato la causa di spaventose disgrazie che si sarebbero abba�ute su di loro, fino a provocare la rovina del loro casato. Per questo mo�vo, quando nasce il loro figlio, Edipo, Laio lo affida ad un servo perché lo abbandoni. Il piccolo poi viene ritrovato e affidato ai regnan� di Corinto, Polibo e Peribea. Edipo cresce convinto che ques� ul�mi due siano i suoi reali genitori. Perciò, quando viene a sapere cosa prevedeva il suo des�no nei confron� di suoi padre e di sua madre, se ne va da Corinto. Durante il viaggio incontra il padre, Laio, e a seguita di una congiura lo uccide. Poi, dopo aver risolto l’enigma della Sfinge, un mostro che divorava chiunque non rispondesse corre�amente ai suoi indovinelli, la Sfinge stessa si ge�a in un dirupo e i ci�adini di Tebe, per riconoscenza, danno in sposa ad Edipo la loro regina, Giocasta, dalla quale avrà 4 figli. In tal modo, all’insaputa di Edipo, si era verificata la profezia. Quando emerge la verità, che Giocasta è la madre di Edipo, Giocasta si suicida ed Edipo si acceca. Il mito di Edipo, secondo Freud, rappresenta una stru�ura della mente umana, definita <<complesso edipico>>, trasversale alle diverse culture ed epoche storiche, che cara�erizza lo sviluppo del bambino e che consiste in un intreccio di desideri os�li, di morte, nei confron� del genitore dello stesso sesso e di desideri amorosi, libidici, verso il genitore del sesso opposto. Nel caso clinico di Dora il complesso edipico cos�tuisce un aspe�o fondamentale ed emerge dall’intreccio di relazioni. Il padre di Dora ha un amico, il signor K. Che cerca di sedurre la stessa Dora. Il padre della fanciulla, a sua volta, ha una relazione con la signora K, che dapprima lo assiste per la sua mala�a, la tubercolosi, e poi diventa la sua amante. L’amore inconscio che Dora proverebbe per il signor K, secondo l’interpretazione di Freud, non sarebbe altro che il risultato dello spostamento su un’altra persona dell’amore edipico che Dora inves�va su suo padre. 3.5.7 Il transfert Altro aspe�o nel caso clinico di Dora dal rilievo interessante è quello del <<TRANSFERT>>. Con l’espressione transfert, o traslazione, Freud intende la ripe�zione, la riedizione di dinamiche, di confli�, di relazioni interpersonali, di manifestazioni pulsionali che risalgono all’infanzia e che il paziente ria�va inconsciamente nei confron� dell’analista. L’analista diventa figura sos�tu�va di una persona importante nella vita del paziente, e in par�colare dell’infanzia del paziente stesso, nei cui confron� questo prova determinate emozioni e affe�. Ciò che accade durante la seduta tra il paziente e l’analista è la rappresentazione di ciò che nel passato è accaduto a livello pulsionale, affe�vo e interpretazione, tra paziente e, per esempio, sua madre o suo padre. In questo modo gli even� della seduta è come se acquistassero una portata seman�ca che li travalica e che li dota di una dimensione contemporaneamente a�uale e storica: il presente della seduta si apre a significare il passato del paziente e così l’analista diviene anche un altro da sé, ovvero una figura significa�va della storia del paziente. Quindi la relazione tra la paziente Dora e Freud ed i sen�men� che la cara�erizzano sono la trasposizione nel presente della seduta dell’analoga relazione tra Dora e suo padre e degli affe� che avevano preso corpo tra i due. 3.5.8 L’iden�ficazione Dora manifesta uno degli aspe� che cara�erizzano l’isteria, ossia <<l’IDENTIFICAZIONE>>. L’iden�ficazione è un processo psichico con cui “un sogge�o assimila un aspe�o, una proprietà, un a�ributo di un’altra persona e si trasforma, in tu�o o in parte, sul modello di questa persona”. Iden�ficare infa� significa “riconoscere per iden�co”. Iden�ficarsi è divenire iden�co ad un altro individuo. Nell’isteria l’iden�ficazione è un meccanismo psichico che si manifesta in maniera intensa e con grande frequenza. Infa� nel caso di Dora, quest’ul�ma si iden�fica con gran parte dei personaggi del caso clinico, per esempio la signora K, la governante di casa, con la cugina maggiore, con la propria madre e così via… Al di là della sfera isterica, l’iden�ficazione è una delle operazioni psichiche fondamentali a�raverso cui si forma il sogge�o umano. Nella relazione con altre persone, ogni individuo introie�a parte dell’altro come materiale u�lizzato per costruire la propria iden�tà. Si tra�a di un 6 processo complesso che non consiste in una semplice imitazione, ma che conduce ad un’effe�va appropriazione. CAP 4. LA METAPSICOLOGIA La metapsicologia è una serie di scri� teorici di Sigmund Freud che descrivono le modalità di costruzione e di funzionamento dei processi psichici e degli aspe� della dinamica psichica a�raverso l'uso di conce� per lo più simbolici e metaforici ripresi dal mondo della fisica. 4.1 Il proge�o di una psicologia (1895) Proge�o di una psicologia del 1895 è un testo esemplare del pensiero freudiano. L’opera nasce dal desiderio di comprendere l’a�vità psichica umana nel suo insieme. Tale opera è centrata sul tenta�vo di fornire una rappresentazione complessiva, per alcuni aspe� enciclopedica, del funzionamento della mente. La psicologia viene posta da Freud nell’ambito delle scienze naturali. I processi psichici sono considera� da Freud come sta� quan�ta�vamente determina� da par�celle materiali. Il punto di vista è quello che deriva da una sovrapposizione tra il conce�o di mente o di cervello (o sistema nervoso), tanto da ritenere che il pensiero, le emozioni e quanto appar�ene alla dimensione mentale possono essere spiega� in termini quan�ta�vi e fisiologici. I presuppos� su cui si basano gli studi di Freud sono: La nozione di <<Quan�tà>> (che coincide con quello di energia), intesa come ciò che dis�ngue l’a�vità dalla quiete. La funzione dei <<Neuroni>> considera� come par�celle sogge�e a variazioni quan�ta�ve, che vengono eccitate da quan�tà (energie) in movimento. Con il <<PRINCIPIO DI INERZIA>> Freud vuole affermare che i neuroni tendono a liberarsi della quan�tà di energia di cui sono inves�� per raggiungere uno stato di quiete. Successivamente il principio di inerzia si trasforma in <<PRINCIPIO DI COSTANZA>> inteso come la tendenza a mantenere costante la quan�tà di eccitazione. 7 2. Rappresentazione di parola, non visiva ma acus�ca e verbale, riferibile al sistema preconscio – conscio. 4.3 La prima topica La stru�ura della mente è rappresentata da Freud in due modelli che vengono defini� <<PRIMA TOPICA>> e <<SECONDA TOPICA>>. La prima topica è descri�a da Freud all’interno della sua opera l’Interpretazione dei sogni del 1900 e viene poi sviluppata in successivi tes�. La seconda topica è tra�ata nella sua opera L’io e L’es del 1922. La prima topica è ar�colata in par�, o province, definite: • INCONSCIO • PRECONSCIO • CONSCIO 4.3.1 INCONSCIO L’INCONSCIO è la parte primaria della prima topica, ed è la + importante e la + estesa della psiche umana. Paragonando la mente umana ad un <<Iceberg>>, la porzione visibile corrisponde al Conscio, mentre quella sommersa che è di gran lunga + grande della precedente, rappresenta l’Inconscio. Il Preconscio invece collega l’Inconscio e il Conscio, ossia rappresenta lo strato dell’iceberg che sta tra la parte emersa e quella sommersa. I contenu� dell’Inconscio sono i rappresentan� pulsionali, cioè sono la componente pulsionale che corrisponde alle rappresentazioni, e i contenu� rimossi. In relazione e in corrispondenza ai contenu� rimossi, l’Inconscio viene considerato come il “deposito del rimosso”. I processi psichici inconsci non si possono conoscere ma possono essere ricostrui� a�raverso i loro deriva�, come i sogni, i sintomi e gli a� manca�. L’Inconscio funziona secondo il <<Processo primario>>. Nell’Inconscio l’energia scorre liberamente, passando senza alcun ostacolo da una rappresentazione inconscia all’altra. Aspe� �pici del funzionamento inconscio sono: • La mancanza di reciproca contraddizione (nell’inconscio non esiste il No, un contenuto inconscio può significare contemporaneamente un conce�o e il suo contrario). • La mobilità degli inves�men�, connessa all’energia libera che a�raversa l’Inconscio. • La mancanza di riferimen� temporali (nell’Inconscio non c’è né il riferimento ad un tempo definito né la successione temporale, non esistono né il quando, né il prima, né il dopo). • La sos�tuzione della realtà esterna con la realtà psichica (la logica dell’Inconscio non coincide con quella del mondo esterno, ma segue delle proprie regole). • La presenza di meccanismi mentali come la condensazione (ossia la rappresentazione di una sovrapposizione oppure la fusione di altre rappresentazioni) e lo spostamento (rappresentazione inconscia che può aver preso il posto di un’altra rappresentazione). Il nucleo dell’Inconscio coincide con le prime esperienze infan�li rimosse. Le tracce mnes�che dell’Inconscio sono prevalentemente visive, ossia rientrano nelle rappresentazioni di cosa, e nell’analisi devono essere verbalizzate per divenire comunicabili e per poter essere condivise e conosciute. Si tra�a di una trasformazione di non poco conto, poiché consiste in una vera e propria traduzione da un codice analogico come quello dell’immagine ad un codice completamente diverso, digitale, come quello della parola. L’Inconscio funziona secondo il <<principio di piacere>>. L’Inconscio è la parte più grande della psiche che si trova sommersa poiché non è accessibile alla coscienza. Qui si ritrovano quell’insieme di pulsioni ed esperienze che sono spiacevoli o del tu�o in contrapposizione con la nostra parte logica e conscia. Per questo mo�vo tu� ques� materiali sono blocca� e possono affiorare solo nei sogni quando le difese sono affievolite, oppure so�o forma di sintomi. Un’altra cara�eris�ca dell’Inconscio è il suo ‘funzionamento primario’, cara�eris�co del bambino e che durante la crescita viene sos�tuito da quello secondario basato sulla logica. Il funzionamento primario è di �po emo�vo e procede a seconda delle pulsioni evocate dall’esperienza e da come esse si spostano. Le azioni sono mosse dalle emozioni che nascono 10 a�raverso l’esperienza. Lo scopo ul�mo di ques� spostamen� è l’appagamento del desiderio, per questo Freud sos�ene che l’inconscio funziona secondo il ‘Principio del Piacere’. 4.3.2 Il PRECONSCIO Il PRECONSCIO è pensato da Freud come una zona intermedia tra l’Inconscio e il Conscio, in cui i pensieri laten� e in generale i contenu� inconsci si possono riversare nel momento in cui riescano ad a�raversare la censura posta tra Inconscio e Preconscio. Questa censura è concepita come una barriera tenuta chiusa da un costante inves�mento di energia psichica. Il preconscio accoglie ciò che sfugge alla censura nel momento in cui, per mo�vi fisiologici o patologici, essa risul� meno efficace e a�enui la propria impermeabilità: il caso più evidente si riscontra durante il sonno, quando l’a�enzione vigile si riduce e alcuni contenu� inconsci passano a�raverso le maglie allentate della censura dando origine, ad esempio, al sogno. La censura posta tra Inconscio e Preconscio deforma i contenu� inconsci, che una volta giun� nel Preconscio, sono trasforma� tanto da non essere facilmente riconoscibili. L’energia del preconscio, non è libera come quella dell’Inconscio, ma è legata. Ciò significa che non trascorre liberamente da una rappresentazione all’altra, ma si lega ad una rappresentazione, come avviene nel Conscio. Il Preconscio non funzione in base alle leggi del processo primario, ma secondo quello del processo secondario. Il contenuto del Preconscio è cos�tuito non da rappresentazioni di cosa, ma da rappresentazioni di parola. Come la rappresentazione di cosa non coincide con il dato esterno ogge�vo, ma ne cos�tuisce l’immagine mentale, allo stesso modo la rappresentazione di parola non è la parola usata e condivisa nella comunicazione interpersonale, ma è l’immagine mentale del segno verbale. 4.3.3 Il CONSCIO Il CONSCIO è la provincia che comprende i contenu� mentali di cui il sogge�o è consapevole. Cos�tuisce il collegamento tra la realtà esterna e la dimensione psichica dell’individuo. Freud, per so�olineare l’importanza che la percezione della realtà esterna ha per la formazione della coscienza, parla di <<sistema percezione – coscienza>>. L’estensione del Conscio è inferiore rispe�o a quella dell’Inconscio e il suo funzionamento è condizionato dalla parte inconscia della mente. Il conscio, come il Preconscio, funziona secondi i principi del processo secondario e l’energia che lo a�raversa non è libera, ma è legata. Inoltre è in relazione con il principio di realtà. Anche tra Preconscio e Conscio esiste una censura, che però funziona diversamente da quella che esiste tra Inconscio e Preconscio, perché quella tra inconscio e preconscio è deformante mentre quella tra preconscio e conscio è sele�va. 4.4 Processo primario e processo secondario Con l’espressione <<processo>> Freud intende il modo di funzionamento dell’apparato psichico e delle porzioni in cui esso è suddiviso. Abbiamo due �pologie di processi: • Processo primario • Processo secondario PROCESSO PRIMARIO -> il processo primario cara�erizza il sistema inconscio. Il suo funzionamento è basato sull’uso di energia psichica libera senza incontrare ostacoli passando da una rappresentazione inconscia ad un’altra, senza legarsi a nessuna di esse. Il processo primario funziona secondo il <<Principio del Piacere>> e il soddisfacimento della pulsione non può venire differito nel tempo, ma la scarica deve essere immediata (la dimensione del tempo non appar�ene all’inconscio, quindi la possibilità di una dilazione del soddisfacimento non è possibile). L’obie�vo del processo primario è quello di stabilire “un’iden�tà di percezione”. Quest’iden�tà consiste nella riproduzione allucinatoria delle rappresentazioni alle quali l’esperienza di soddisfacimento originaria ha conferito un valore privilegiato. Un esempio: il la�ante prova sensazioni spiacevoli collegate a tensioni interne determinate dalla fame. 11 L’esperienza di soddisfacimento si ha quando, a�raverso l’intervento della madre, questa tensione interna viene eliminata mediante l’alimentazione. L’ogge�o che procura soddisfacimento (in questo caso il seno materno) diventa un ogge�o ele�vo, privilegiato, che trova una sua rappresentazione mentale nel sogge�o. Se in una successiva occasione l’ogge�o reale (il seno) non è presente quando la fame si manifesta nel bambino, egli lo a�ualizzerà secondo una logica allucinatoria, cioè lo concepirà come presente anche se effe�vamente non c’è. Si parla di <<soddisfacimento allucinatorio del bisogno>> (o del desiderio), perché l’ogge�o reale non è di fa�o disponibile, e quindi viene ricreato dalla mente del bambino come se invece fosse disponibile. Questa esperienza viene definita “allucinazione primaria” perché cos�tuirà un modello su cui si plasmerà ogni successiva operazione psichica di ricreazione allucinatoria dell’ogge�o assente. Il soddisfacimento a�raverso un ogge�o allucinatorio non è stabile né defini�vo e non ostacola la ricerca successiva dell’ogge�o reale di soddisfacimento da parte del sogge�o. Il processo primario funziona, nelle sue linee essenziali, sul modello dell’allucinazione primi�va e non richiede l’a�vazione del pensiero. PROCESSO SECONDARIO -> il processo secondario cara�erizza il Preconscio e il Conscio. Funziona con energia legata, che quindi non scorre secondo dinamiche incontrollate come nell’Inconscio, ma appunto si lega in modo generalmente stabile alle rappresentazioni. In questo modo si spiega la capacità del pensiero di soffermarsi sui conce�, di elaborarli, di vagliarli e di modificarli. Il processo secondario comprende le categorie di spazio e di tempo che rendono possibile il differimento del soddisfacimento e la tolleranza della frustrazione. L’energia legata consente l’esecuzione di operazioni mentali che vagliano le strategie possibili per scegliere la migliore, la + efficace o la meno dannosa. Al processo secondario fanno riferimento il pensiero vigile, l’a�enzione, il giudizio e il ragionamento. Il processo secondario riguarda non + esclusivamente la sfera mentale dell’individuo, ma anche la realtà esterna. Il principio di Realtà emerge dal conta�o con gli ogge� esterni e si affianca al principio di piacere, che non viene cancellato, ma che deve fare i con� con la realtà e quindi con l’inevitabile frustrazione. Mentre il processo primario è basato sull’iden�tà di percezione, il processo secondario si concentra sull’iden�tà di pensiero. Il processo secondario si manifesta con la realtà e cerca il soddisfacimento del bisogno o del desiderio a�raverso strategie a�vate dal pensiero che possano risultare u�li e produ�ve. La meta rimane, anche nel processo secondario, la scarica della tensione, ma questa può avere luogo in maniera + elaborata, facendo i con� con la frustrazione e ricorrendo al pensiero.Come l’iden�tà di percezione del processo primario consiste nel ricordo ad una stessa rappresentazione di cosa in presenza di esperienze analoghe (ad esempio la rappresentazione del seno in successive situazioni di fame), così l’iden�tà di pensiero del Preconscio e del Conscio consiste nel ricorso a simili modalità di pensiero, ad analoghe strategie per affrontare e risolvere situazioni ed esperienze reciprocamente assimilabili. Dai processi mentali dell’iden�tà di pensiero nasce l’Io, il mediatore tra realtà esterna e la sfera pulsionale dell’individuo. 4.5 Principio di piacere e principio di realtà Il funzionamento mentale dell’individuo è regolato, secondo Freud, da due principi fondamentali: • Principio di piacere • Principio di realtà. Il principio di piacere – dispiacere è un conce�o di ordine qualita�vo, che però appar�ene stre�amente legato a riferimen� di natura quan�ta�va rela�vi all’energia e alla tensione. Il <<PRINCIPIO DI PIACERE>> che è gene�camente primario, si concentra sulla scarica e sul soddisfacimento pulsionale o�enu� per via più breve ed immediata. Nella sua forma + semplice e automa�ca, tale principio è alla base del funzionamento del processo primario e cara�erizza la prima fase della vita dell’individuo in cui, secondo Freud, è assente qualsiasi confronto con il mondo esterno. In seguito l’individuo deve fare i con� con i limi� e gli ostacoli che la realtà oppone al soddisfacimento immediato della pulsione. Il piacere non è precluso, naturalmente, ma deve misurarsi con il suo differimento temporale e con la scelta di strategie da parte del sogge�o che gli consentano di raggiungere il proprio obie�vo. In 12 4.5 Pun� di vista (topico, economico e dinamico) La considerazione del funzionamento mentale si ar�cola per Freud secondo tre assi o pun� di vista, che sono: • Punto di vista TOPICO • Punto di vista ECONOMICO • Punto di vista DINAMICO 1. Punto di vista dinamico -> ogni fenomeno psichico è considerato come il risultato di un gioco di forze che si promuovono e si inibiscono a vicenda. Tali dinamiche si dispongono su tre polarità: • Interno/esterno • Piacere/dispiacere • A�vo/Passivo Ogni evento mentale può essere pensato come l’esito di un confronto – confli�o tra mondo interno e realtà esterna, tra la ricerca del piacere e il dispiacere conseguente ad una frustrazione, tra un a�eggiamento di a�vità e il suo opposto, la passività. 2. Punto di vista economico -> il funzionamento mentale è reso possibile da determina� impor� di energia; anche le rappresentazioni psichiche delle pulsioni sono cara�erizzate da un inves�mento energe�co, definito “importo d’affe�o”. Come già si è de�o, l’apparato psichico tende a mantenere il + basso possibile l’ammontare degli eccitamen�. Il punto di vista economico si focalizza sull’energia impiegata nelle nostre a�vità psichiche. 3. Punto di vista topico -> lo studio della mente trova un supporto fondamentale nella rappresentazione della stru�ura della mente, che si esplica nelle due topiche freudiane. I tre pun� di vista, quindi, quello dinamico, economico e topico, non sono reciprocamente alterna�vi, ma ogni evento osservato in prospe�va freudiana presenta: • aspe� dinamici, rapportabili ad un confli�o o comunque ad una dinamica di forze in gioco; • aspe� economici, rela�vi a inves�men� di energia • aspe� topici, riferibili alla stru�ura dell’apparato mentale. A ques� tre pun� di vista che restano i principali se ne aggiunge anche un quarto, definito <<gene�co>> che riguarda lo studio del processo di sviluppo psicosessuale dell’individuo. CAP 5 IL SOGNO 5.1 Lo studio del sogno prima di Freud <<L’interpretazione dei Sogni>> è il testo con cui Freud si indirizza verso la psicoanalisi. Quest’opera è stata pubblicata nel 1899 ma datata nel 1900. Il Sogno era stato ogge�o di studio anche prima di Freud. Nell’an�chità il sogno era osservato e interpretato in un’o�ca divinatoria oppure per trarne auspici rela�vi alla vita del sognatore, ricavando dal suo linguaggio cifrato alcuni indizi che alludevano a vicende future del sogge�o o riguardan� la comunità. Nell’epoca di Freud, alcuni scienzia� hanno posto l’a�enzione sul sogno, considerandolo come la conseguenza di una perturbazione del sonno. Più in par�colare il sogno sarebbe prodo�o da s�moli sensoriali esterni (come la luce, un rumore, il freddo o il caldo) o s�moli sensoriali interni (come la percezione ogge�va di �po prevalentemente acus�co o visivo, come un ronzio interno o immagini rela�ve all’esperienza diurna, oppure sensazioni corporee legate a difficoltà respiratorie, dolori ar�colari e così via…). 15 Si riteneva dunque che il sogno fosse prodo�o da cause tangibili, concrete, e pertanto fosse spiegabile in riferimento all’ambito soma�co, all’ambiente o alle esperienze del sogge�o. Non si pensava che il sogno avesse un significato proprio. 5.2 Il sogno come appagamento del desiderio Il Sogno con Freud acquista la dignità di un <<a�o psichico dotato di un auten�co significato>>. Tale significato non è però percepibile immediatamente, perché nel sogno sono individuabili due livelli: 1. livello MANIFESTO 2. livello LATENTE Il “contenuto onirico manifesto” è ciò che il sognatore ricorda, è la componente narra�va di superficie del sogno; i “pensieri onirici laten�” cos�tuiscono invece lo strato nascosto del sogno, a cui è possibile accedere solo in seguito ad un’analisi profonda. Il sonno comporta un distacco del sogge�o dal mondo esterno, che produce due conseguenze importan�: • da un lato favorisce la regressione, quindi l’a�vazione di modalità di pensiero + arcaiche di quelle della veglia; • dall’altro lato allenta la forza della censura nei confron� dei contenu� inconsci rimossi. Per tali mo�vi, alcuni di ques� contenu� non sono + del tu�o cela� e irraggiungibili, e quelli che riescono a passare a�raverso le maglie della censura danno origine al sogno, che non a caso è considerato da Freud la “via regia dell’Inconscio”. La tecnica freudiana consiste nell’uso delle <<libere associazioni>> in riferimento ad ogni segmento narra�vo del sogno. In par�colare Freud annota il sogno per non dimen�carne delle par�, poi lo suddivide in brevi sequenze e a ciascuna di esse associa ricordi e impressioni che emergono nella sua mente, lasciata libera il + possibile di recuperare materiale posto al di so�o della coscienza. Per o�enere questo scopo si dispone in uno stato mentale simile a quello del dormiveglia. Esempio del sogno di Irma -> Il sogno presenta evidentemente mol� elemen� lega� alla professione medica di Freud: sintomi, diagnosi, cure, figure di colleghi. Irma, la protagonista principale della situazione onirica, è, come Freud stesso ci informa, una sua paziente, peraltro legata a lui e alla sua famiglia da profonda amicizia. Proprio questa circostanza, nota Freud, è il punto di partenza per capire il “messaggio” del sogno. In seguito alla terapia, infa�, Irma è migliorata, ma non guarita, e ciò turba il medico, che teme di aver generato nella giovane aspe�a�ve eccessive sugli esi� del tra�amento, e di avere irritato la sua famiglia, fin dall’inizio sce�ca nei confron� della psicoanalisi. Ad accrescere il disagio del medico c’è poi l’osservazione dell’«amico O�o» (pseudonimo di Oscar Rie, pediatra dei figli di Freud), che dichiara di avere fa�o visita a Irma e di averla trovata in condizioni non perfe�e. Come reagisce Freud, nel sogno, a questa sua situazione interiore? In primo luogo c’è il tenta�vo di a�ribuire i persisten� malesseri di Irma a una causa fisica («è pallida, gonfia. Penso: dopo tu�o forse non tengo conto di qualche cosa di organico»): se davvero la mala�a di Irma fosse provocata da una condizione fisica, e non psichica, questo in qualche modo scagionerebbe Freud dalla responsabilità del parziale fallimento della terapia. Ripensando al suo sogno, Freud si rende poi conto del fa�o che la figura onirica della paziente condensa in sé i tra� fisici e psicologici di altre persone: la «grande macchia» che ha in gola richiama la mala�a sofferta da un’altra giovane donna amica di Irma e, pochi anni prima, dalla stessa figlia di Freud; l’allusione alle «donne che portano la den�era» ricorda invece a Freud un’altra paziente, la quale, benché di aspe�o giovanile, portava già una protesi dentaria. Il significato di tale sos�tuzione viene da lui interpretato pressappoco così: Irma non collabora abbastanza allo svolgimento della terapia («mostra una certa rilu�anza»), mentre altre donne lo farebbero meglio e si aprirebbero di più con l’analista («la bocca poi si apre bene»); in ul�ma analisi, quindi, se Irma non sta ancora bene, la colpa è sua («Le dico: “Se hai ancora dolori è veramente soltanto colpa tua”»). Nel sogno, dunque, in qualche modo Freud si “vendica” simbolicamente di Irma, ma non soltanto di lei: i suoi colleghi medici subiscono un analogo tra�amento. L’«amico O�o» (le cui informazioni sullo stato di salute di Irma sono state probabilmente percepite da Freud come un implicito rimprovero nei suoi confron�) viene accusato di avere pra�cato un’iniezione rischiosa («Non si 16 fanno queste iniezioni con tanta leggerezza... probabilmente anche la siringa non era pulita»); mentre il «do�or M .» – un altro collega a cui Freud aveva fa�o avere la documentazione su Irma – se ne esce con un parere medico grossolano e superficiale, secondo il quale l’infezione può essere eliminata con una semplice dissenteria («sopraggiungerà una dissenteria e il veleno sarà eliminato»). Quanto al terzo specialista presente nella situazione onirica, il do�or Leopold, si tra�a, come lo stesso Freud ci informa, di un parente del do�or O�o, anch’egli medico, di cui in più occasioni Freud ha apprezzato la prudenza e la me�colosità. E l’osservazione di Leopold («C’è una zona di o�usità in basso a sinistra») sembra confermare l’idea di una causa organica del malessere di Irma, e quindi “scagionare” ulteriormente Freud. Se il sogno, come sos�ene il padre della psicoanalisi, è l’appagamento di un desiderio, qual è il desiderio che Freud ha voluto inconsciamente esaudire con questa complessa situazione onirica? Semplicemente quello di liberarsi da ogni responsabilità per le condizioni di Irma, a�ribuendo a lei stessa o ad altre figure il parziale insuccesso del proprio metodo terapeu�co. Dopo aver riportato il sogno, Freud ne prende in considerazione un segmento narrato per volta e vi associa pensieri ed emozioni. Se non si riproducono associazioni, egli tralascia momentaneamente la sequenza onirica in ques�one, per ritornarvi in seguito alla luce di quanto è emerso dalle porzioni successive del sogno. Il percorso di analisi ma appare ricorsivo e non del tu�o lineare, dato che l’a�ribuzione di significato ad una sequenza non è mai defini�va, ma può venire confermata, annullata o arricchita da ciò che emerge in altre par� del sogno. Si può affermare che il sogno non è privo di significato, non è assurdo, ma è un fenomeno psichico pienamente valido, è il fru�o di un’a�vità mentale che può venire indagata nei de�agli. In par�colare il sogno è <<l’appagamento di un desiderio, o meglio, l’appagamento mascherato di un desiderio rimosso o represso>>. Nel sogno infa� entrano in gioco due tendenze psichiche di segno opposto: la prima tendenza plasma il desiderio espresso dal sogno e la seconda esercita una censura sui contenu� laten� del sogno stesso, imponendo loro una serie di deformazioni che rendono il tu�o difficilmente intellegibile. Nel materiale del sogno è individuabile il riferimento a: • impressione di fa� accadu� recentemente o addiri�ura nel giorno precedente • ricordi di even� passa�, di alcuni aspe� vengono pos� in primo piano e altri sullo sfondo, senza che questa gerarchia d’importanza superficiale rifle�a quella rela�va al significato profondo dei fa� stessi • contenu� riferi� all’infanzia, che intervengono anche in sogni il cui contenuto non evidenzia alcuna a�nenza con una frase così arcaica della vita del sogge�o. Freud non nega che il sogno non possa far riferimento a s�moli soma�ci che agiscono durante il sonno, ma si tra�a di cause seconde che hanno una funzione del tu�o accessoria e che vengono impiegate nella formazione del sogno nel caso in cui siano conciliabili con il contenuto latente del sogno stesso. In altre parole, la s�molazione soma�ca, interna o esterna, non è il fa�ore determinante del sogno, ma può essere inclusa nel sogno come suo contenuto, opportunamente deformato al pari di tu� gli altri, solo nel caso in cui la sua presenza sia sintonica con la rappresentazione onirica in a�o, che ha però la sua origine nelle dinamiche mentali profonde e non a livello corporeo. 17 5.6 I sogni d’Angoscia Se è vero che ogni sogno è l’appagamento di un desiderio, risulta difficile, almeno intui�vamente, applicare questo principio ai sogni d’angoscia. In realtà l’angoscia e il desiderio, secondo Freud, non sono inconciliabili, infa� anche i sogni d’angoscia possono essere l’appagamento di desideri laten�. Un esempio riportato nell’Interpretazione dei sogni appare emblema�co in merito all’angoscia. Una paziente racconta che sua sorella ha un figlio, Karl, mentre l’altro figlio, O�o, era morto qualche tempo addietro. Il sogno è centrato sulla morte di Karl, evento che produce nella paziente un’intensa angoscia. In seguito alle richieste di Freud, la paziente racconta che lei era rimasta orfana e quindi viveva presso la sorella. In quella casa si recava un uomo, un le�erato, di cui la paziente si era innamorata, ma la sorella si era opposta al loro amore, e così l’uomo non si era + fa�o risen�re. La paziente amava ancora quell’uomo e lo aveva rivisto a distanza di molto tempo durante le esequie del piccolo O�o. A questo punto Freud afferma che il sogno della morte di Karl, nonostante la componente d’angoscia, è un sogno di desiderio: il desiderio di rivedere l’uomo amato si sarebbe realizzato se Karl fosse morte, perché in quell’occasione l’uomo sarebbe ritornato dalla sorella. Si tra�a evidentemente di un desiderio inconscio rimosso. Esistono anche altre interessan� indagini di Freud sui sogni d’angoscia. Un’osservazione importante riguarda l’angoscia che si manifesta nei <<sogni di controdesiderio>>. Essi hanno come contenuto lo scacco di un desiderio oppure qualcosa di indesiderabile che provoca angoscia. Nella maggior parte dei casi, anche ques� sogni rappresentano la soddisfazione di desideri, però di natura masochista. la logica che li so�ende è: “si tra�a di una cosa che mi fa star male, ma in fondo me lo sono meritato, mi sta bene”. La punizione appare giusta e inevitabile, ed è quindi desiderata, almeno inconsciamente. Tra i <<sogni �pici>> (cioè quelli ricorren� e simili in tu� gli individui) alcuni sono collocabili tra i sogni d’angoscia, per esempio quelli centra� sulla morte di persone care. In riferimento a tali sogni, Freud afferma che può tra�arsi non di un desiderio rimosso a�uale, ma di un desiderio lontano nel tempo, legato a dinamiche familiari (esempio l’odio verso i fratelli) oppure + pre�amente edipiche (il desiderio di morte di un genitore). In ogni caso ques� sogni rappresentano casi par�colari, perché il pensiero onirico latente si so�rae ad ogni censura e deformazione e passa inalterato nel sogno manifesto; e per questo mo�vo la censura è impreparata e disarmata. Altro sogno �pico è quello di angoscia o di imbarazzo per la propria nudità. I desideri proibi� in questo caso sono quelli esibizionis�ci dell’infanzia, che poi vengono rimossi dalla morale e dall’educazione. In <<introduzione alla psicoanalisi, nuova serie di lezioni>> del 1932 Freud riprende la ques�one dei sogni d’angoscia. Dapprima afferma che il lavoro onirico può non essere riuscito completamente, e così una parte dell’angoscia è rimasta nel sogno; si tra�a in ogni caso di una quan�tà d’affe�o decisamente inferiore a quella che si trova nei pensieri laten�. Questa parte dell’angoscia rimane nel sogno manifesto perché per il lavoro onirico è + facile modificare i contenu� del sogno che i suoi affe�. Infine Freud prende in considerazione i sogni dei pazien� affe� da nevrosi di guerra, nei quali ricorrono con ossessiva regolarità le esperienze trauma�che vissute durante il primo confli�o mondiale. In riferimento a ques� sogni, nei quali non è riscontrabile alcun appagamento di desiderio rimosso, Freud afferma che sono esempi di realizzazioni oniriche in cui la funzione del sogno è venuta meno e quindi si tra�erebbe di eccezioni che confermano la regola. CAP 6 LO SVILUPPO INDIVIDUALE 20 6.1 La sessualità infan�le Per Freud le pulsioni sessuali si manifestano sin dalla nascita, ma la loro esistenza non viene sempre riconosciuta. L’educazione poi contribuisce a controllarle, a domarle, perché cos�tuiscono un fa�ore destabilizzante che, se non regolato adeguatamente, minaccerebbe l’esistenza della civiltà e delle sue regole. Prima di osservare le diverse fasi di sviluppo psicosessuale individuate da Freud, è opportuno ricordare che le manifestazioni sessuali infan�li hanno tre cara�eris�che comuni: 1. I primi impulsi della sessualità infan�le si appoggiano ad altre funzioni fisiologiche come la nutrizione (per esempio la suzione del seno materno produce nel bambino un piacere di natura sessuale). 2. Le pulsioni sessuali sono orientate in direzione autoero�ca, nel senso che l’ogge�o inves�to dalla libido non è percepito dal bambino come esterno a se stesso. 3. Le manifestazioni sessuali sono legate ad una <<Zona Erogena>>. Con quest’espressione si intende una parte del corpo (solitamente una porzione della pelle o della mucosa) che, se s�molata, produce una sensazione di piacere collegabile ad un eccitamento pulsionale. Secondo Freud, inoltre, la vita sessuale del bambino non può essere che perversa, in quanto non ha ancora i tra� della sessualità genitale e dunque non può portare alla riproduzione. Non solo, ma è perversa anche perché è rivolta ad ogge� parziali su cui si orientano le pulsioni parziali, proprio come nelle perversioni. Lo sviluppo psicosessuale di Freud è concepito secondo un modello epigene�co, cioè ogni nuova fase evolu�va si pone in con�nuità con quella che la precede e risulta condizionata da quella. Il percorso evolu�vo è stru�urato secondo una gradualità e un ordine prestabili�. Ogni nuova tappa da un lato dipende dal successo con cui la precedente tappa è stata superata e dall’altro lato pone le premesse per la successiva fase. La successione delle fasi di sviluppo psicosessuale individuate da Freud rifle�e lo sviluppo e la maturazione biologica dell’individuo. Le fasi sono: • Fase ORALE • Fase ANALE • Fase FALLICA (complesso di Edipo) • Fase di LATENZA • Fase GENITALE 6.2 La fase orale La fase ORALE cara�erizza il prima anno e mezzo di vita del bambino. Il piacere legato alla zona erogena della bocca, come si è visto, è inizialmente connesso alla nutrizione. Successivamente il movimento ritmico della lebbra viene a�vato dal bambino anche indipendentemente dall’assunzione di cibo: il piacere si scinde così dalla funzione fisiologica dell’alimentazione, e il seno materno può venire sos�tuito dal dito, dalla lingua, dalle labbra stesse. Mentre inizialmente l’ogge�o della pulsione è esterno (il seno), in seguito viene sos�tuito da una parte del corpo del bambino (per esempio egli può provare un analogo piacere succhiandosi un dito). Nella fase orale la meta è “l’incorporazione” dell’ogge�o, cioè si tra�a di un aspe�o fondamentale, perché cos�tuisce il modello dei successivi meccanismi di iden�ficazione cos�tu�vi della personalità dell’individuo. L’iden�ficazione è infa� rapportabile ad un’incorporazione di aspe�o dell’altro in sé stesso; l’Io, l’iden�tà si cos�tuiscono progressivamente a�raverso successive iden�ficazioni. 6.3 La fase anale 21 Compresa tra 1 anno e mezzo e i 3 anni di età, la fase ANALE comporta lo spostamento della maggior concentrazione di energia libidica su una nuova zona erogena: l’ano. La fase anale rappresenta il periodo in cui gradualmente il bambino impara a controllare gli sfinteri. Nella fase orale il bambino poteva optare tra il fare e il non fare, tra un’a�vità (nutrirsi) e una non – a�vità (non nutrirsi). Ora, nella fase anale, la scelta è + complessa in quanto riguarda le due possibili azioni di segno opposto, ossia il tra�enere o l’espellere le feci. Nella prima fase il meccanismo principale era l’incorporazione di un’en�tà esterna, ora, nella seconda fase, è la conservazione o l’eliminazione di un’en�tà interna. Si tra�a di un passaggio importante anche a livello psichico, poiché il bambino da un lato deve imparare a ges�re imposizioni materne di segno opposto rela�va all’evacuazione (espellere/tra�enere), dall’altro percepisce le proprie feci come un ogge�o che può essere buono oppure ca�vo, può cos�tuire un dono o trasformarsi in un’arma, in uno strumento di aggressione. Si tra�a della prima manifestazione dell’Ambivalenza, cioè della possibilità di percepire uno stesso ogge�o come posi�vo o nega�vo, buono e ca�vo e quindi di scegliere l’azione e l’a�eggiamento da ado�are. Gli aspe� + arcaici dell’ambivalenza possono essere fa� risalire al periodo tardo (dopo i sei mesi) della fase orale (de�a sadico – orale), quando con la den�zione il bambino può scegliere tra succhiare e mordere il seno buono/ca�vo, quindi tra un a�eggiamento di amore e uno di aggressione e di odio. In ogni caso la vera ambivalenza è una conquista della fase anale, quando le feci si caricano di un valore simbolico: la loro espulsione è un dono, è una parte di sé che viene offerta all’altro (alla madre nello specifico), ma può anche essere vissuta fantasma�camente come un gesto di aggressione. Simmetricamente il tra�enere le feci coincide con la scelta di conservare un proprio prodo�o, una parte di sé, o per ricavarne piacere, oppure per privare l’altro della gra�ficazione connessa al dono. In questa dinamica trova il suo primo nucleo la scelta tra un “a�eggiamento narcisis�co” manifestato nella conservazione delle feci per il proprio piacere personale, e un “rapporto ogge�uale” orientato verso il mondo esterno, quindi verso la madre, che si manifesta nell’espulsione delle feci (dono d’amore o aggressione – odio). Un altro aspe�o fondamentale legato alle dinamiche fisiologiche e psichiche di questa fase, implicito in quanto si è notato, è la prima <<percezione del mondo esterno>>. Il tra�enere o l’espellere le feci si pone in relazione alle richieste – imposizioni di una realtà che non coincide + con il proprio corpo. Il bambino poco alla volta percepisce che il suo comportamento provoca una reazione di approvazione o di cri�ca da parte del mondo esterno (dalla madre), e inizia così a cogliere, benché in modo approssima�vo, la dimensione temporale, in quanto la scelta di una tra le due opzioni che ha a disposizione produce una risposta posi�va o una risposta nega�va a seconda dei momen� e delle circostanze. L’ambivalenza produce a livello mentale l’alterna�va tra la passività e l’a�vità, prima delle dicotomie che condurranno, passo dopo passo, a quella tra maschile e femminile. In relazione al rapporto con l’ogge�o, Freud introduce il termine <<sadicoanale>>. L’agge�vo “sadico” non va nell’accezione di provocare sofferenza ma va inteso come il “controllare e distruggere per dominare”. L’accento viene posto appunto sulla volontà di dominio sull’ogge�o, che si può esplicare tanto nel controllarlo quanto nel respingerlo. Ciò avviene in primo luogo nei confron� delle feci, che possono venir controllate o distru�e ed entrambi le possibilità sono un segno di dominio su di esse: il bambino infa� può decidere di fare ciò che crede, quindi può disporre del des�no dell’ogge�o. Ma l’ogge�o è anche l’ogge�o esterno, la persona con cui il bambino si relaziona, che può essere controllata a�raverso l’amore oppure l’odio. Nel testo “Cara�ere ed ero�smo anale” Freud indaga sulle conseguenze di una fissazione e di una successiva regressione alla fase anale. Osservando alcuni suoi pazien�, Freud nota che alcune manifestazioni del loro cara�ere sono da collegare alle difficoltà di superamento della fase anale durante la loro infanzia. Ques� tra� di cara�ere sono la tendenza eccessiva all’ordine, all’os�nazione e alla parsimonia. Queste tre tendenze sono da collegare a dinamiche di natura anale. In par�colare l’ordine e la pulizia cos�tuiscono una Formazione Rea�va, nei confron� dell’interesse inconscio per le feci e in generale per ciò che risulta essere sporco. La parsimonia, come tendenza ad accumulare beni e ricchezze, è il risultato di una Sublimazione dell’orientamento a tra�enere le feci, sostenuta anche dall’iden�ficazione tra feci e denaro che emerge in diverse manifestazioni del pensiero arcaico come i mi�, favole e leggende; l’os�nazione sarebbe a sua volta una sublimazione del comportamento os�nato del bambino nel tra�enere (e molto probabilmente nell’espellere anche) le feci. 6.4 La fase fallica e il <<Complesso Edipico>> 22 parla in questo caso di <<Autoero�smo>>, il bambino, infa�, orienta le proprie pulsioni su di sé cercando il soddisfacimento. È vero che fin dall’inizio il bambino ha un rapporto con un ogge�o esterno (il seno della madre), ma non lo percepisce come qualcosa di diverso da se stesso; al contrario, lo avverte come una fonte di piacere che gli appar�ene. Nulla è pensabile al di fuori del proprio corpo. Il <<Narcisismo Primario>> cos�tuisce il passo successivo rispe�o all’autoero�smo. L’appagamento è ancora orientato in direzione autoero�ca, nel senso che non esiste alcuna percezione dell’ogge�o esterno, ma rispe�o alla situazione precedente ora il bambino acquisisce un’immagine unificata del proprio corpo, e ciò dipende dal fa�o che le pulsioni, prima scisse, ora si coordinano e si unificano, sono meno cao�che, subiscono una prima reciproca integrazione. Freud specifica che il narcisismo non è una perversione, ma è il completamento libidico dell’egoismo delle pulsioni di autoconservazione. Per esprimere lo stesso conce�o ricorrendo ad un’equivalenza matema�ca, si può dire che l’egoismo sta alle pulsioni di autoconservazione come il narcisismo sta alle pulsioni sessuali. La libido è inves�ta originariamente sull’Io del bambino, quindi in direzione narcisista; solo in un secondo momento una quota di questa “libido narcisista” sarà orientata in direzione ogge�uale (libido ogge�uale). Freud, per chiarire questo conce�o, ricorre ad una similitudine: la libido è come un’ameba che quando allunga i suoi pseudopodi li orienta in direzione dell’ogge�o, mentre quando li ritrae si orienta narcisis�camente sull’Io. Freud concepisce dunque le dinamiche narcisis�che e ogge�uali della libido come reciprocamente opposi�ve; quanto + una forma di libido si sviluppa, tanto + l’altra si riduce e si impoverisce. Il massimo sviluppo della libido ogge�uale si manifesta nell’innamoramento, in cui l’Io sembra abdicare al proprio narcisismo e svuotarsi per inves�re tu�a la propria libido sulla persona amata. Il massimo inves�mento della libido narcisis�ca si ha invece nella psicosi, condizione in cui l’individuo è incapace di a�uare vere relazioni ogge�uali. Quando parliamo di <<Narcisismo Secondario>> il sogge�o ha raggiunto la capacità di inves�mento libidico ogge�uale e quindi la libido può far ritorno all’Io. Il narcisismo secondario rispe�o a quello primario non cos�tuisce una condizione esclusiva, ma è il risultato di una scelta e si colloca all’interno di un’oscillazione tra l’inves�mento sull’ogge�o e quello sull’Io. Il narcisismo primario è il complemento libidico dell’egoismo delle pulsioni di autoero�smo. Si ha sensazione di completa autosufficienza e dall’ onnipotenza dei pensieri e desideri. La libido è inves�ta originariamente sull’ io, dunque in direzione narcisis�ca, e si tra�a per ciò di libido narcisis�ca, solo successivamente sull’ogge�o (libido ogge�uale). La massima manifestazione si ha con l’innamoramento. 1Ma si ripresenta con la genitorialità. Il massimo inves�mento libido narcisis�ca si ha invece nella psicosi. Quando il sogge�o ha raggiunto la capacità di inves�mento libidico ogge�uale, la libido può far ritorno sull’Io. Si parla così di narcisismo secondario. A�raverso l’ogge�o la pulsione raggiunge la sua meta. Lo sviluppo psicosessuale del bambino porta un passaggio da un ogge�o parziale (seno), a un ogge�o totale nella fase edipica (madre). La scelta d’amore narcisis�ca, secondo Freud, è alla base dell’Omosessualità. L’Omosessuale è una persona che sceglie il proprio partner iden�ficando sé stesso con la propria madre (con il padre se si tra�a di una donna) e, in modo complementare, iden�ficando il partner con sé stesso; l’omosessuale ama una persona del proprio sesso perché il rapporto intenso con la madre (o con il padre per la donna) ha portato a iden�ficarsi con lei (lui) e ad ado�arne la prospe�va sessuale. 6.8 L’evoluzione dell’ogge�o L’ogge�o, e in par�colare la sua funzione e la sua natura, cos�tuiscono una ques�one delicata e abbastanza complessa nella teoria freudiana. L’ogge�o secondo Freud è un correlato della pulsione e + in par�colare è ciò che a�raverso cui essa può raggiungere la propria meta. Lo sviluppo psicosessuale del bambino comporta una graduale passaggio dall’Ogge�o Parziale (il cui proto�po è il seno materno) all’Ogge�o Totale (la madre come persona). L’ogge�o totale compare nella fase genitale, in quanto l’inves�mento libidico, raggiunta la maturità sessuale, viene indirizzato sulla persona scelta come partner genitale. Nelle due fasi preceden�, quella fallica e quella di latenza, l’ogge�o compare come persona completa. Nella fase fallica si assiste alla transizione dall’ogge�o parziale a quello totale: le dinamiche edipiche sono instaurate con le figure genitoriali nella loro interezza, però buona parte dell’a�vità 25 1 fantasma�ca del bambino e della bambina è concentrata sui genitali (ogge� parziali) ed è intorno a loro che nascono i tra� centrali dell’Edipo, come il complesso di castrazione e l’invidia del pene. Nella fase di latenza, poi, il ragazzino amplia le sue relazioni interpersonali, coinvolgendo anche individui esterni alla famiglia, come i suoi coetanei. Il primo ogge�o con cui il neonato si relazione è esterno (il seno della madre). Egli però non è consapevole della sua esistenza come ogge�o indipendente da lui, in quanto l’autoero�smo impedisce la percezione di qualsiasi realtà diversa dal proprio corpo. La non consapevolezza dell’ogge�o esterno vale di fa�o anche per il narcisismo primario, in cui l’ogge�o è il proprio Io, vissuto sopra�u�o nella sua dimensione di corporeità. Come si è notato, la prima percezione vera dell’ogge�o si può far risalire alla fase anale. Le feci sono percepite come ogge�o da donare o da conservare e il mondo esterno è il des�natario del dono e il regolatore delle funzioni evacuatorie. A par�re dalla fase fallica poi si raggiunge la piena consapevolezza dell’ogge�o esterno, che è inves�to dalle pulsioni sessuali e aggressive edipiche. CAP 7 TRA SALUTE E PSICOPATOLOGIA 7.1 La psicopatologia della vita quo�diana Secondo Freud il funzionamento della mente del sogge�o nevro�co, e quello del sogge�o non nevro�co, sono fondamentalmente simili, si dis�nguono solo per ragioni quan�ta�ve. Non vi è una linea di separazione precisa tra la cosidde�a normalità e la patologia, il passaggio da uno all’altro e graduale e sfumato. Nella vita quo�diana ci sono comportamen� e a�eggiamen� che richiamano la psicopatologia, senza che però esista un’effe�va nevrosi. Freud definisce ciò come “sintomatologia della normalità”, riscontrabile in qualsiasi persona e riconducibile ad a� manca� che indicano una non perfe�a sintonizzazione con la realtà. Esistono anche <<A� Manca�> o Paraprassie (dimen�canze, lapsus, azioni sintoma�che e casuali), così defini� perché indicatori di una non perfe�a sintonizzazione con la realtà. Come il sogno, così anche l’a�o mancato è un a�o psichico pienamente valido, dotato di significato preciso, di un fine, di un’intenzione inconscia. Alla base di ogni a�o mancato si trova un confli�o, un’interferenza tra una “tendenza perturbatrice” e una “tendenza perturbata”. Le principali �pologie di a� manca� analizzate da Freud sono: • Dimen�canze (di nomi propri, di parole straniere, di sequenze di parole, di impressioni e di proposi�) • Lapsus (verbali, di le�ura, di scri�ura) • Le sbadataggini, le azioni sintoma�che e causali (piccoli ges� che si eseguono inconsapevolmente, come ba�ere ritmicamente una penna sul tavolo, a�orcigliarsi i capelli con le dita, accarezzarsi la barba). Il principio di fondo è che nulla avviene per caso, e dietro ogni evento, anche apparentemente fortuito, si cela un’intenzione, un significato: in questo consiste il “Determinismo psichico” di Freud. La dimen�canza di nomi, ad esempio, può essere causata da ricordi e argomen� dolorosi connessi dire�amente o indire�amente alla parola che non torna alla mente, e che spesso genera un falso ricordo, ovvero un nome sos�tu�vo, che si è ben consapevoli non sia quello che si sta cercando e che si impone ugualmente come copertura di ciò che è rimosso, o che in ogni caso non si vuole far emergere alla coscienza. Tra il nome sos�tu�vo e quello dimen�cato a volte ci sono relazioni di omofonia, oppure con�guità seman�che o ancora contestuali. Gli a� manca� sono il segno che il nostro Inconscio si sta manifestando contro la nostra volontà cosciente. 7.2 Il mo�o di spirito 26 I mo� di spirito sono radica� nell’inconscio, la sua funzione si spiega in relazione ad una situazione confli�uale, consistente nelle restrizioni imposte dalla civiltà, che censurano le manifestazioni dire�e dell’aggressività e della sessualità. I mo� si dis�nguono in: 1. Innocen� (gioca� sul piacere rasserenante che deriva da un gioco di parole gradevole o da una buona ba�uta, non aggressivi nei confron� di un’altra persona né dota� di riferimen� all’ambito sessuale); 2. Tendenziosi -> che comprendono a loro volta i: • Mo� os�li (che sono al servizio della pulsione aggressiva) • Mo� osceni (al servizio della pulsione sessuale). Il funzionamento del mo�o di spirito si basa prevalentemente su due meccanismi che fanno parte dell’Inconscio e che si trovano anche nel lavoro onirico e negli a� manca�: • Condensazione • Spostamento Ques� due meccanismi nel mo�o di spirito emergono in par�cole nei doppi sensi, nei giochi di parole, nelle ambiguità seman�che. La funzione del mo�o è in sintonia con la concezione quan�ta�va e dinamica dell’apparato psichico e con il principio secondo cui il piacere deriva da una scarica del surplus di tensione accumulata. Il mo�o è comunicabile, ha una portata sociale, e il suo scopo consiste nel raggiungere una piacevole a�enuazione delle tensioni sia un chi lo produce sia in chi lo ascolta. Gli argomen� tra�a� dal mo�o, spesso rimandano a tema�che mantenute inconsce e che pertanto richiedono un inves�mento energe�co che renda efficace ed impenetrabile la barriera della censura. Il mo�o di spirito e il sogno hanno alcuni aspe� comuni tra di loro, consisten� nel fa�o sopra�u�o che entrambi sono fenomeni psichici dota� di un significato e basa� sul linguaggio dell’Inconscio. Però vediamo che mo�o di spirito e sogno a loro volta si differenziano per le loro modalità di produzione e di fruizione. Il sogno infa� è un fa�o privato, individuale, asociale e cos�tuisce un appagamento allucinatorio dei desideri rimossi; il mo�o invece è comunicabile, ha una portata sociale e il suo scopo consiste nel raggiungere una piacevole a�enuazione delle tensioni sia in chi lo produce sia in chi lo ascolta. Un’altra differenza importante è rela�va alla formazione sia del sogno che del mo�o. Il sogno viene preparato dai pensieri inconsci che giungono alla coscienza deforma� dalla censura per non giungere al dispiacere. Il mo�o invece si forma partendo da pensieri preconsci, che vengono abbandona� per un momento all’elaborazione inconscia e poi sono subito riconsegna� alla coscienza per produrre piacere. La tecnica del mo�o, giocata prevalentemente sulla condensazione e sullo spostamento, ha la sua origine proprio in questa immersione momentanea nell’Inconscio. 7.3 Le psicopatologie: nevrosi a�uali e psiconevrosi Freud dis�ngue le psicopatologie in due categorie: 1. Nevrosi A�uali -> Nevrosi d’angoscia, nevrastenia e ipocondria 2. Psiconevrosi -> si divide a sua volta in: • Nevrosi di Transfert (isteria d’angoscia, isteria di conversione, nevrosi ossessiva) • Nevrosi narcisis�che (o psicosi: schizofrenia, paranoia) Solo le nevrosi di transfert, secondo Freud, sono curabili con la psicoanalisi. NEVROSI ATTUALI -> le nevrosi a�uali non hanno origine dai confli� infan�li, ma le loro cause sono riconducibili al presente e consistono in soddisfacimen� sessuali inadegua�. La loro eziologia si conne�e all’ambito soma�co. I sintomi di tali nevrosi non hanno una portata simbolica e quindi non rimandano ad alcun significato latente par�colare. Per tu� ques� mo�vi, le nevrosi a�uali non sono curabili con la psicoanalisi ma sono + propriamente di competenza neurologica. 27 • Omosessualità maschile -> deriva secondo Freud da una fissazione intensa alla figura materna durante l’infanzia. L’uomo si iden�fica con la donna, diventando sé stesso come ogge�o sessuale. Ama altri uomini come la madre ha amato lui, quindi ama egli stesso in una relazione ogge�uale. La fase fallica ed edipica hanno causato nell’uomo una forte angoscia, che si manifesta nell’ evitamento del genitale femminile per non subire la castrazione. A causare ciò è una carenza della funzione prote�va e orientante del padre. • Omosessualità femminile -> è riconducibile a un inves�mento sessuale estremamente intenso della bambina sulla madre, che non le consente poi di spostare l’inves�mento libidico sulla figura materna. Questo mancato spostamento sarà il mo�vo principale che orienterà le scelte sessuali successive. In altre donne si nota invece che la scelta omosessuale dipende da un odio intenso vissuto nei confron� della madre, che poi viene ribaltato, a�raverso una formazione rea�va, in amore. Infa� si nota che l’invidia del pene può giocare un ruolo a volta decisivo nelle scelte omosessuali femminili. CAP 8 LA TECNICA PSICOANALITICA 8.1 Dall’abreazione all’analisi delle resistenze La tecnica psicoanali�ca si è evoluta in Freud parallelamente alle sue ricerche e alle sue teorizzazioni. L’ambito clinico e quello teorico sono infa� sempre sta� collega� tra loro. Osservando le modalità di conduzione del tra�amento da parte di Freud si possono individuare tre fasi: • 1 fase -> il primo approccio alla terapia dell’Isteria, compiuta da Breuer, ha portato Freud a condividere la teoria e la tecnica del metodo catar�co. U�lizzando l’ipnosi, Freud e Breuer facilitavano l’accesso alla coscienza della paziente degli even� trauma�ci del suo passato che, verbalizza� e accompagna� dalle rela�ve emozioni, consen�vano <<L’Abreazione>> ovvero la scarica dell’importo di energia che non era stata liberata al momento in cui il sogge�o aveva subito il trauma. Tale �po di terapia consisteva nel prendere in considerazione un sintomo per volta. La storia degli even� collega� al sintomo veniva indagata a ritroso fino a individuarne la causa, l’origine e in tal modo il sintomo scompariva a seguito dell’abreazione stessa. Poi si analizzava un altro sintomo e così a seguire. L’a�eggiamento di Freud e Breuer nel corso delle sedute era par�colarmente a�vo: la 30 paziente veniva invitata a ricordare, le erano rivolte delle domande, sollecitazioni, a volte con insistenza, per costringerla a portare alla luce i ricordi sepol� nel suo Inconscio. • 2 fase -> nella fase successiva Freud si distacca de Breuer e dal metodo catar�co per approdare, a�raverso l’uso delle “Associazioni Libere”, alla psicoanalisi. Le associazioni libere consistono in una comunicazione libera e spontanea in cui il paziente dice tu�o ciò che gli passa per la mente, senza alcun filtro di natura morale, intelle�uale o logica, rela�vamente ad un elemento dato, come una parola, un’immagine, un ricordo, o anche in maniera del tu�o svincolata da riferimen� preesisten�. Un esempio di Associazioni libere è stato riportato in relazione al sogno di Irma e alle modalità di analisi del materiale Onirico. Inizialmente l’a�eggiamento di Freud rimane cara�erizzato da un a�eggiamento almeno in parte a�vo, infa� egli interviene per me�ere in condizione il paziente di ricordare, di portare alla luce il materiale rimosso con invi�, domande e sollecitazioni. In seguito l’a�vità lascia il posto alla passività dell’analista, che interviene il meno possibile e non orienta l’analizzando. È solo a�raverso le associazioni libere che Freud cerca di far emergere dall’Inconscio ciò che il paziente non riesce a ricordare. Il punto focale dell’analisi è ancora l’individuazione delle cause del disturbo, cioè degli even� trauma�ci ai quali è da ricondurre la nevrosi con i rela�vi sintomi. Il nucleo del percorso terapeu�co consiste nella conoscenza del passato e quindi divenire consapevole delle cause della propria nevrosi conduce il paziente all’eliminazione dei sintomi e successivamente porta alla guarigione. In questa prospe�va, anche l’interpretazione è orientata in direzione “storica”. • 3 fase -> nella terza fase ha luogo un’ulteriore modificazione nelle modalità di conduzione dell’analisi. Freud qui nota che la soluzione di cara�ere intelle�ualis�co ricerca nel modello terapeu�co precedente, secondo cui era sufficiente conoscere per guarire, si rivelava spesso illusoria. Inoltre andare alla ricerca dell’evento trauma�co del passato era un obie�vo spesso irrealizzabile, in quanto la verità storica era inevitabilmente filtrata e deformata dalle credenze e dalle convinzioni del paziente. Un altro aspe�o su cui si sofferma cri�camente Freud è il seguente: egli, spinto dalla necessità di individuare tale nucleo di verità, aveva prestata scarsa a�enzione alle modalità con le quali comunicava le proprie interpretazioni; infa� queste, se venivano presentate troppo precocemente, o in maniera eccessivamente dire�a, senza prestare sufficiente a�enzione alle componen� emo�ve in gioco, spesso risultavano destabilizzan� e difficili da acce�are da parte del paziente e di conseguenza, anziché agevolare il suo percorso di conoscenza, lo portavano spesso a innalzare nuove resistenze, rendendo ancora + impervio e difficoltoso il cammino anali�co. Queste osservazioni portano Freud a orientarsi verso una modifica importante rinunciando a cercare di individuare quindi primariamente un determinato evento o un par�colare problema colloca� nella storia remota del paziente e si concentra sul presente della seduta e sulla comunicazione verbale in corso; di conseguenza, Freud, usa l’interpretazione concentrandola questa volta sulle resistenze, che vengono portate alla coscienza del paziente. Dopo che l’analista ha individuato le resistenze e le ha comunicate all’analizzando, questo spesso riferisce senza difficoltà i fa� e le connessioni dimen�cate. Le 3 fasi della tecnica clinica hanno in comune tra di loro alcuni scopi, in quanto tu� e 3, dal punto di vista descri�vo, hanno come scopo quello di colmare lacune della memoria, e dal punto di vista dinamico, hanno lo scopo di vincere le resistenze e di far emergere i contenu� rimossi della mente. 8.2 Il se�ng Il SETTING è un aspe�o fondamentale della teoria psicoanali�ca. Quando si parla di se�ng si allude solo all’organizzazione degli spazi in cui ha luogo la seduta, ma anche a tu�o ciò che fa parte del “contra�o” e della relazione tra analista e paziente. L’ambiente deve essere il + possibile silenzioso e neutro, per evitare di distrarre l’a�enzione dell’analizzando. L’analizzando si stende su un le�no, posizione che favorisce il rilassamento e produce una condizione mentale orientata ad un a�eggiamento meno raziocinante e + orientato alla libertà associa�va. 31 Freud sta seduto dietro il paziente, in una posizione che gli impedisce di essere visto. Lo stesso Freud gius�fica questa scelta sostenendo che le espressioni del suo viso, prodo�e dai suoi pensieri inconsci, avrebbero potuto condizionare il paziente stesso. Infa�, il fa�o di non vedere il proprio analista genera nell’analizzando una sensazione di solitudine e di frustrazione, accentuata anche dal fato che Freud dichiara di intervenire e di parlare il meno possibile. L’effe�o emo�vo prodo�o nel paziente della solitudine e del silenzio da un lato gli conferma che sta vivendo un’esperienza par�colare, dotata di cara�eris�che proprie e specifiche; dall’altro lato favorisce nel paziente stesso l’a�vazione di dinamiche mentali produ�ve per l’analisi. Il silenzio, le mancate risposte dell’analista, il senso di isolamento rientrano in quello che Freud chiama <<As�nenza>> e che consistono nel distacco fra i due protagonis� dell’analisi, ossia paziente e analista. L’analista non è una persona che partecipa ad una normale conversazione, ponendo domande e dando risposte, ma la sua funzione è quella dello “specchio rifle�ente”. Il paziente non deve avere la sensazione di trovarsi difronte un interlocutore che agisce secondo la normale prassi comunica�va, in quanto il suo ruolo è quello di rinviare al paziente la propria immagine, che gli viene riflessa dall’analista-specchio. Il distacco, il silenzio, l’as�nenza favoriscono la disposizione mentale dell’analista cara�erizzata “dall’a�enzione flu�uante”, a�raverso cui l’analista si sintonizza sulla comunicazione del paziente non secondo un approccio razionalis�co, ma alla base di una comprensione empa�ca, intui�va, per alcuni aspe� pseudo-onirica, che aiuta a cogliere ciò che si trova al di so�o della superficie e del livello denota�vo della comunicazione verbale e gestuale. La Regola fondamentale della psicoanalisi, che deve essere scrupolosamente osservata dal paziente e sta alla base delle associazioni libere, consiste nel “dire tu�o ciò che gli passa per la mente, senza porsi problemi di natura logica, di ordine morale, di convenienza e di opportunità”. Si tra�a di una comunicazione diversa da quella ordinaria in quanto nel se�ng psicoanali�co l’analizzando non si deve sforzare di mantenere un filo condu�ore che conne�a le diverse par� del discorso, ma al contrario deve dar voce a tu�o ciò che si affaccia al suo pensiero, privilegiando ciò che in condizioni normali scarterebbe perché ritenuto poco per�nente, inu�le, privo di senso, vissuto con fas�dio, avversione e vergogna. Il paziente, afferma Freud, può immaginare di essere un viaggiatore seduto vicino al finestrino del treno e deve descrivere minuziosamente tu�o ciò che vede nel mutevole paesaggio esterno ad un altro viaggiatore che si trova nella parte + interna dello scompar�mento. Non deve tralasciare nulla, nemmeno i de�agli + insignifican�, contradditori e fas�diosi. Tu�o ciò che dice e fa il paziente appare significa�vo agli occhi dell’analista. Le interpretazioni devono essere comunicate al paziente non prima che in lui si siano stabili� un efficace transfert e una solida “Alleanza Terapeu�ca” con l’analista. L’alleanza terapeu�ca consiste nel legame di fiducia, di collaborazione instaurato con l’analista e nella consapevolezza che quello che si sta svolgendo è un percorso comune compiuto con impegno e responsabilità da entrambi i protagonis� dell’analisi. L’interpretazione è efficace quando il paziente è già di per sé vicino a cogliere la propria verità, che coincide con quella individuata dall’analista. È importante evitare la comunicazione precoce dell’interpretazione, perché, come si è visto, rafforza le resistenze. 8.3 Il transfert Nel corso della seduta psicoanali�ca, si crea un re�colo di intense relazioni affe�ve tra il paziente e l’analista che vengono interpretate dall’analista come manifestazione del TRANSFERT. Il Transfert è la riedizione, da parte del paziente, di a�eggiamen�, affe�, comportamen�, dinamiche pulsionali del suo passato, e in par�colare della sua infanzia, sulla figura dell’analista e sulla situazione anali�ca. Il paziente non ricorda nulla di quanto ha rimosso, però lo estrinseca inconsciamente nel transfert, lo riproduce e lo ripete. Per esempio non ricorda di aver provato un’intensa vergogna verso alcune sue a�vità sessuali unita alla paura di venir scoperto, ma può far riemergere transferalmente ques� contenu� mentali a�raverso la vergogna nei confron� dell’analisi e il �more che qualcuno possa sapere che si so�opone a questo �po di terapia, oppure non ricorda di aver assunto un a�eggiamento di sfida nei confron� dei genitori, ma assume lo stesso a�eggiamento verso l’analista. La COAZIONE A RIPETERE nel transfert è il modo di ricordare del paziente. Più intesa è la resistenza, maggiore è la frequenza con cui egli sos�tuisce il ricordo con l’azione. La tendenza a ripetere del 32 clan, quasi per esorcizzare il �more di una punizione per il gesto sacrilego. Il tu�o poi si concludeva con una grande festa. A questo punto Freud riprende un testo di Darwin in cui l’autore parla di una comunità primordiale nella quale il padre violento e geloso teneva per sé tu�e le donne e scacciava i figli maschi man mano che crescevano, per non vedere intacca� il proprio potere e il proprio monopolio sessuale. Freud conne�e questo evento alle dinamiche dei clan e ai loro comportamen� nei confron� del totem. Contro il padre possessivo e crudele descri�o da Darwin, i fratelli caccia� dalla comunità si sono coalizza�, hanno messo insieme le loro forze, hanno ucciso il padre e l’hanno divorato. Uni� hanno avuto così il coraggio di fare ciò che nessuno avrebbe osato da solo. Inoltre l’aver divorato il padre ha comportato un processo di appropriazione della sua forza e anche un fenomeno di iden�ficazione con lui (l’iden�ficazione consiste infa� nell’incorporazione simbolica dell’altro). Nei confron� del padre, quando questo era ancora in vita, i figli scaccia� evidenziavano un a�eggiamento ambivalente cos�tuito da odio e amore. L’uccisione del padre ha comportato poi un recupero dei sen�men� affe�uosi verso il padre, e ciò ha originato il pen�mento e il senso di colpa. Il padre morto, grazie all’iden�ficazione e alla colpa dei figli parricidi, è divenuto + forte di quanto fosse da vivo. Le proibizioni che il padre aveva imposto in passato con la sua presenza e la sua autorità, ora i figli le impongono a sé stessi. Si tra�a di un fenomeno definito “Obbedienza postuma”, in base al quale la ribellione nei confron� dell’autorità paterna si trasforma, dopo la morte del genitore, in un’acce�azione dei suoi divie� e in una rigida imposizione degli stessi divie� a sé e all’intera comunità. Il tabù dell’incesto e l’esogamia rifle�o il rimorso dei figli che ha generato il rifiuto di aver rappor� sessuali con le donne del proprio clan, rese disponibili dal parricidio. Il ricordo dell’assassinio ha fa�o sì che la comunità imponesse inoltre il divieto di uccisione dei propri membri. Il sacrificio e il banche�o totemico cos�tuiscono la riproduzione rituale dell’azione criminosa contro il padre. Il rito è effe�uato dall’intera comunità, come anche in passato il gesto parricida era stato compiuto da tu� i fratelli. L’orda paterna, con l’eliminazione del padre, è sos�tuita dal clan fraterno, che cos�tuisce il primo nucleo della società e della civiltà. Il clan, in quanto basato su vincoli di sangue, impone il divieto del fratricidio e della congiunzione sessuale con le donne del proprio clan, tabù che persistono anche nelle organizzazioni civili successive e che vengono sanci� dalle norme che vietano l’omicidio e l’incesto. Freud fa riferimento alla religione cris�ana, le cui basi antropologiche vengono interpretate da Freud in relazione al mito ora descri�o. La do�rina del peccato originale è di origine orfica: l’idea di un peccato che deriva da un evento risalente ai primordi dell’umanità è legata alla concezione mitologica secondo la quale gli uomini discendono dai Titani, che hanno ucciso e sbranato il giovane Dioniso-Zagreo. La scelta di Cristo di affrontare e di eliminare la colpa connessa al peccato originale è cos�tuita nel sacrificio della propria vita. La morte di Cristo è considerata da Freud come una sorta di contrappasso nei confron� del peccato originale, che doveva dunque consistere in un crimine efferato: l’uccisione del padre. A seguito di ciò è diventato Dio al posto del padre e questa sos�tuzione viene ricordata e celebrata a�raverso l’eucares�a, riproduzione dell’an�co banche�o totemico, in cui questa volta i fratelli riuni� si cibano della carne e del sangue del figlio, non del padre, per san�ficarsi e iden�ficarsi con lui. 9.3 La Religione Secondo Freud la religione è un’illusione che può avere avuto in passato un ruolo posi�vo ma che è des�nata a scomparire di fronte alla cultura e alla scienza moderna. La religione è un sistema di rappresentazioni creato con lo scopo di rendere sopportabile la miseria umana a�raverso il rinvio all’aldilà delle soddisfazioni e dei piaceri che sulla terra non sono realizzabili. I principi che stanno alla base dei diversi sistemi religiosi riprendono e rielaborano i limi� e la fragilità della condizione infan�le dell’individuo. Il bambino può sopravvivere solo grazie alle cure dei genitori. In par�colare la protezione è affidata al padre. Il riconoscimento che la condizione di inadeguatezza, di impotenza e di dipendenza dell’individuo dura tu�a la vita ha portato alla costruzione di un’immagine paterna onnipotente (divina) che assiste l’uomo durante l’intera sua esistenza. I bisogni religiosi nascono quindi dalla debolezza delle persone e dalla conseguente nostalgia del padre, la cui funzione è stata trasposta e rafforzata dal monoteismo nell’immagine di Dio. 35 Inoltre il sen�r religioso che in uno scambio di opinioni tra Freud e Romain Rolland viene definito “sen�mento oceanico”, affonda le sue radici, secondo Freud, nella condizione del la�ante che non dis�ngue il proprio Io dal mondo esterno. In seguito egli respingerà gradualmente all’esterno tu�o ciò che provoca dolore e frustrazione, mentre u�lizzerà ciò che è vissuto come buono e piacevole per costruire il proprio Io. Nell’adulto permane una parte di quella dimensione mentale indis�nta e totalizzante che precedeva la scissione tra mondo interno e realtà esterna e che includeva tu�o in sé. Proprio quella parte della propria mente è la fonte del senso di illimitatezza e di comunione con il tu�o che cos�tuisce il sen�re religioso, il “sen�mento oceanico” dell’esistenza umana. Secondo Freud esiste un’analogia fra la religione e la nevrosi e in par�colare la nevrosi ossessiva. Freud afferma che la nevrosi ossessiva è una sorta di religione privata e la religione è paragonabile a una nevrosi ossessiva universale dell'umanità. 9.4 L’individuo e la massa Freud, all’interno dell’opera “Psicologia delle masse e analisi dell’Io” (1921) ha analizzato le principali componen� sociali della mente umana. L’individuo viene osservato sulla base delle relazioni che instaura con gli altri. In “Psicologia delle masse e analisi dell’Io”, Freud ha analizzato le principali componen� sociali della mente umana. Egli Prende come riferimento Gustave Le Bon e la sua opera Psicologia delle folle; in cui sos�ene che l’uomo pensa e agisce diversamente da quando sen�rebbe in condizioni di isolamento. Le Bon sos�ene che vi sia un’anima colle�va che assorbe l’uomo annullandone la specificità. La massa gli perme�e un senso di onnipotenza, li lascia andare ad is�n� che, l’individuo da solo avrebbe censurato. Tra gli individui si a�ua il “contagio mentale” che aumenta la sugges�onabilità. L’uomo all’interno di una massa regredisce diviene barbaro e is�n�vo. Freud amplia i conce� sostenendo che la massa è tenuta insieme da una natura libidica, che origina il sen�mento di unità di gruppo. L’esistenza del gruppo è resa possibile dall’iden�ficazione, intesa come prima manifestazione di un legame emo�vo con un’altra persona. L’iden�ficazione è a�vata da ogni individuo verso gli altri membri del gruppo e sopra�u�o verso il leader. Il leader è il sos�tuto della figura paterna e diviene ogge�o di “idealizzazione”. Con l’iden�ficazione l’individuo si arricchisce delle qualità dell’ogge�o; mentre con l’idealizzazione il sogge�o si impoverisce, perché l’ogge�o viene sovrainves�to a spese dell’Io. 9.5 L’arte Connesse alla civiltà sono: l’arte e la crea�vità. L’arte per Freud è appagamento di desiderio, che perme�e di correggere gli aspe� insoddisfacen� e frustran�. L’arte si trova a metà tra il principio di piacere e di realtà. L’arte perme�e di consolare e di lasciar giocare le pulsioni umane des�nate a essere sopraffa�e dal principio di realtà. L’arte è dunque: ▲ Espressione di confli� ▲ Appagamento sos�tu�vo di desideri ▲ Sublimazione di contenu� inconsci ▲ Difesa e consolazione ▲ Strumento di a�vazione del pensiero magico e onnipotente. Connesso all’arte è il “perturbante”, ciò che appar�ene alla sfera dello spaventoso, ma che ci è noto e familiare. A�raverso la rappresentazione ar�s�ca possono riemergere contenu� rimossi che turbano l’individuo. L’arte porta alla luce contenu� inquietan�, con i quali si è costre� a misurarsi, anche se si trovano all’interno della finzione ar�s�ca. 36 PRIME REVISIONI DEL MODELLO FREUDIANO CAP 10. KARL ABRAHAM Karl Abraham è nato a Brema da un’an�ca famiglia ebrea. I suoi studi sono sta� inizialmente centra� sulla linguis�ca comparata, poi si sono orienta� verso la medicina, in par�colare verso l’istologia e in seguito la psichiatria. Nel 1907 incontra Freud che lo ha accolto nella società psicoanali�ca. 10.1 Il trauma e la psicopatologia Ben più di Freud Abraham ha dedicato la propria a�enzione anche alle nevrosi narcisis�che (o psicosi), sopra�u�o alla “Demen�a praecox” e alle psicosi maniaco-depressive. Karl Abraham ha condiviso con Freud l’idea secondo cui con il paziente psico�co non si può a�vare alcuna forma di transfert, ma allo stesso tempo ha ritenuto che si dovessero osservare e studiare le nevrosi e le psicosi so�o una medesima prospe�va esplica�va, con lo scopo di me�erne in rilievo con precisione le somiglianze e le differenze. In sostanza, la psicoanalisi, secondo Abraham, non è efficace nella cura della psicosi, ma cos�tuisce uno strumento u�le per comprenderne le manifestazioni e le cause. Vanno dis�nte le psicosi derivan� da una causa organica da quelle indo�e da un blocco della libido. Queste ul�me presentano regressioni che si spingono fino ai primissimi stadi dello sviluppo psicosessuale. In par�colare la “DEMENTIA PRAECOX” è cara�erizzata da una regressione allo stadio autoero�co e da un’eziologia di natura trauma�ca (trauma psicosessuale). Secondo Abraham, in sintonia con la tesi di Freud rela�ve alle cause dell’isteria, l’evento trauma�co che sta a monte delle manifestazioni psicopatologiche in generale, e di quelle psico�che in par�colare, è reale, risale all’infanzia del paziente e non è fru�o di fantasie inconsce. La ques�one + importante però consiste nel fa�o che l’individuo è convinto, a livello inconscio, di non aver subito del tu�o passivamente l’abuso, la violenza, in generale l’avvenimento trauma�co, di non essere una semplice vi�ma, ma di condividere una parte di responsabilità. In relazione alla seduta subita, il bambino percepisce qualcosa di simile a un desiderio sessuale e a un piacere, peraltro da lui considera� razionalmente inacce�abili. Ciò provoca un intenso senso di colpa che determina un blocco evolu�vo e la conseguente fissazione libidica a uno stadio precoce (autoero�co) dello sviluppo psicosessuale. Abraham amplia anche il conce�o di trauma affermando che esso non necessariamente coincide con un evento di natura sessuale, ma possono risultare trauma�ci anche fa� di altra natura, perché fortemente destabilizzan�. Un esempio può essere l’abbandono del bambino da parte dei genitori. Nel testo “Le differenze psicosessuali fra isteria e Demen�a praecox” Abraham ha chiarito che entrambe le patologie, la prima di natura nevro�ca e la seconda di natura psico�ca, hanno un’origine riconducibile a complessi sessuali rimossi. Esse si differenziano a livello della relazione ogge�uale, che nell’isteria è possibile, mentre nella Demen�a praecox non può venire a�uata, dato che la regressione si spinge, come de�o, fino allo stadio autoero�co e perciò la libido dell’individuo non può venire centrata su alcun ogge�o. La capacità di traslazione e di amore sessuale nella Demen�a praecox è del tu�o assente e il mondo circostante è del tu�o assente e il mondo circostante è come se non esistesse e ciò spiega la mancanza di a�accamento ai familiari e l’indifferenza nei confron� delle altre persone che si evidenziano nelle persone affe�e da questa patologia. Esse sono dedite al rimuginare, non hanno amici e vivono isolate. Possono mostrare un delirio di grandezza o al contrario un delirio di persecuzione: sono due facce opposte della stessa medaglia, che dipendono entrambe dall’inves�mento esclusivo della propria libido su di sé. Al centro del senso di grandezza onnipotente, ma anche dalla convinzione delirante di essere ogge�o di minacce o di a�acchi da parte di un persecutore, si trova un sé che cos�tuisce l’unico ogge�o di inves�mento libidico e che pertanto è anche ogge�o di una sopravvalutazione autoero�ca da parte del sogge�o stesso. Anche a monte dell’isteria si trova un trauma sessuale, ma l’individuo man�ene la capacità di traslazione della libido sull’ogge�o. Nel paziente isterico il confli�o pulsionale determina l’insorgere della mala�a e il rimosso emerge deformato nei sintomi che, secondo Abraham, sono da considerare alla stregua di un’a�vità sessuale anormale. 37 della libido ogge�uale patologiche Stadio orale precoce Succhiare / Incorporazione Autoero�smo Preambivalenza Demen�a Praecox Stadio orale tardo Mordere / Appropriazione Narcisismo primario Preambivalenza Melanconia (aspe� introie�vi - incorpora�vi) Stadio anale precoce Espellere / Annientare Amore parziale Preambivalenza Melanconia (aspe� proie�vi – espulsivi) Stadio anale tardo Tra�enere / Dominare Amore parziale ambivalente Ambivalenza Nevrosi ossessiva Stadio genitale precoce A�vità e fantasie fallico – edipiche Amore ogge�uale con esclusione della genitalità Ambivalenza Isteria Stadio genitale tardo A�vità e fantasie genitali Amore ogge�uale genitale Ambivalenza 10.3 La formazione del cara�ere Abraham riprende ed approfondisce le osservazioni già effe�uate da Freud in merito al “cara�ere”. Secondo la tradizione, il cara�ere deriva in parte da una disposizione innata, in parte dall’influenza dell’ambiente e in parte dall’educazione. Nella prospe�va psicoanali�ca invece il cara�ere viene considerato in relazione alla sessualità infan�le. In par�colare, alcuni aspe� di ciascuna delle fasi psicosessuali (orali, anale e genitale) vengono assimila� all’organizzazione defini�va della vita sessuale matura, altri vengono sublima� e altri infine sono impiega� nella formazione del cara�ere. Abraham parla infa� di cara�ere orale, anale e genitale. 10.3.1 Cara�ere Anale In merito al cara�ere Anale Abraham riprende ciò che afferma Freud ossia le cara�eris�che del cara�ere anale si ar�colano intorno a tre a�eggiamen� di fondo che si collegano secondo precise modalità alle dinamiche di espulsione e di ritenzione della fase anale: • La Tendenza all’ordine • L’os�nazione • La parsimonia Il cara�ere anale si manifesta con la tendenza all’ordine, os�nazione e parsimonia, la tendenza a conservare e collezionare tu�o, senza disfarsi di nulla, la contemplazione dei propri prodo� manuali e intelle�uali, il piacere di classificare tu�o. L’os�nazione si può presentarsi come intra�abilità e caparbietà, quindi in direzione asociale e improdu�va; oppure come perseveranza e precisione, quindi in una prospe�va socialmente posi�va. L’avarizia del cara�ere anale si sposta sul denaro e sul tempo. La perdita di tempo o giornate di riposo vengono vissute con ansia, sen�men� depressivi e senso di colpa. Questo meccanismo è definito “nevrosi della domenica”. In conclusione si evidenzia un cara�ere conservatore e avverso ai cambiamen�. 10.3.2 Cara�ere Orale Il cara�ere orale per Abraham si nota nella sfera sessuale e nel comportamento quo�diana. 40 In <<contribu� dell’ero�smo orale alla formazione del cara�ere>> Abraham sos�ene che l’ero�smo orale rimane u�lizzabile in misura superiore, a livello genitale e nella vita quo�diana, rispe�o a quello anale, mentre quest’ul�mo è maggiormente sogge�o alla rimozione e alla sublimazione. Le componen� orali della sessualità infan�le non hanno lo stesso bisogno di quelle anali di essere assorbite nella formazione del cara�ere e di venire sublimate. Dunque l’analità si manifesta maggiormente nel cara�ere degli individui e nelle a�vità sublimate rispe�o all’oralità, che invece si nota sopra�u�o nella sfera sessuale e nel comportamento quo�diano. Se lo stadio della suzione è stato superato senza problemi, l’individuo mostrerà la convinzione che tu�o debba andargli sempre bene, e che ci sia una persona sempre pronta ad alleviargli ogni possibile difficoltà. I sogge� hanno un grande o�mismo. Al contrario se lo stadio della suzione si è superato con frustrazione il sogge�o sarà pessimista. Infine il cara�ere orale si accompagna di solito ad una disposizione posi�va di apertura al nuovo, e anche ai piaceri intelle�uali. Tra� del cara�ere orale emergono anche nell’impulso os�nato a parlare (dare a�raverso la bocca). Anche il piacere intelle�uale di apprendere viene connesso da Abraham al piacere orale infan�le di succhiare e di incorporare. 10.3.3 Cara�ere genitale Il raggiungimento posi�vo dello Stadio genitale dello sviluppo libidico è alla base dell’inserimento completo dell’individuo nella comunità. Quando sono sta� doma� gli impulsi os�li e distru�vi (sadici) e quelli di avarizia e invidia (anali), solo allora l’individuo può entrare nella società con la necessaria apertura, disponibilità e tolleranza nei confron� degli altri. È necessario che l’individuo quindi abbia superato i tra� narcisis�ci originari e il predominio incontrastato del principio di piacere. Infine, ancora, l’individuo deve aver elaborato adeguatamente il complesso edipico con le rela�ve tendenze os�li e sessuali verso l’ogge�o. Tali tendenze permangono anche in seguito, ma vengono elaborate in vari modi e sublimate. Così il desiderio sessuale si affianca alla tenerezza, alla simpa�a e anche l’is�nto di morte lascia spazio a forme di aggressività meno intense, acce�abili quindi nella società. Inoltre gli impulsi amichevoli si estendono dalla coppia genitoriale ad una cerchia ben + estesa di persone. Però il raggiungimento della genitalità non cancella i tra� di cara�ere connessi alle fasi preceden� (orali e anali), dato che ques� vengono u�lizza� per a�vare qualità che rendano possibile una relazione posi�va con gli ogge�. Ossia, in altre parole, nessuna fase di sviluppo psicosessuale viene superata completamente, né scompare senza lasciare tracce, ma gli aspe� cara�eriali corrisponden� alle fasi più arcaiche sono u�lizza� in maniera funzionale all’ada�amento nei confron� della società: così, per esempio, dallo stadio orale derivano la fiducia e la disponibilità ad apprendere, dallo stadio anale derivano la costanza e la tenacia con cui si affronta la vita, dal sadismo (orale e anale) deriva l’energia per superare le difficoltà CAP 11 SANDOR FERENCZI Sandor Ferenczi è stato collaboratore di Freud, ha compito studi di medicina, psichiatria e di neuropsichiatria. La ro�ura con il maestro vi fu nel 1919 in seguito alle modificazioni che introdusse nella tecnica anali�ca. Tra gli allievi di Ferenczi ci sono Melanie Klein ed Ernest Jones. Ferenczi ha centrato la sua a�enzione sulle componen� sociali della nevrosi, riscontrando interessan� connessioni tra le nevrosi e le costrizioni imposte dall’autorità poli�ca. 11.1 Il transfert e l’iden�ficazione isterica. Il transfert è una difesa a�raverso la quale l’individuo nevro�co proie�a i propri affe� sulla persona dell’analista, distogliendo in questo modo l’a�enzione da sé e sopra�u�o dai contenu� del proprio Inconscio. Ferenczi precisa che il transfert non si manifesta solo verso l’analista nel corso della seduta, ma è più in generale una modalità affe�va che il sogge�o nevro�co a�va in ogni situazione interpersonale. L’espressione apparentemente immo�vata di affe� par�colarmente intensi che si nota in ques� pazien� rientra nell’ambito del transfert. Ques� “sen�men� oltre misura” derivano da even� del passato, da lungo tempo rimossi, che vengono messi inconsciamente in relazione con fa� e persone del presente e con mo�vazioni e affe� a�uali. I sen�men� del nevro�co sono 41 estremamente intensi perché l’affe�o connesso a complessi inconsci amplifica le manifestazioni emo�ve a�uali. In Ferenczi dunque il transfert è sinonimo di relazione ogge�uale abbinata ad uno spostamento (su un ogge�o differente da quello originario), in seguito al quale gli affe� prova� nel passato vengono amplifica� su ogge� del presente. Tale relazione transferale assume anche le forme dell’imitazione e del contagio psichico e in questo caso si parla di “iden�ficazione isterica”, fenomeno a�raverso cui il sogge�o isterico si appropria dei sintomi, dei tra� di cara�ere, delle modalità comportamentali e comunica�ve di un’altra persona, si commuove con estrema facilità, partecipa con grande intensità alle esperienze e alle emozioni altrui, riesce perfe�amente a me�ersi nei panni degli altri. A causa dell’iden�ficazione isterica, il sogge�o è portato a compiere ges� di bontà e generosità.A questo proposito Ferenczi nota come nei movimen� umanitari, nelle organizzazioni che si ba�ono per le riforme sociali e per i diri� dei più deboli si trovino spesso mol� nevro�ci: a�raverso l’iden�ficazione isterica essi avvertono con par�colare urgenza ed intensità i problemi degli altri e provano un incontenibile bisogno di intervento, spesso peraltro velleitario, derivante dal fa�o che i problemi degli altri, con i quali si iden�ficano, sono vissu� come propri. Il tu�o rientra nella tendenza allo spostamento dei nevro�ci, i quali, per so�rarsi ad alcuni contenu� psichici dolorosi, manifestano un interesse eccessivo, intriso di sen�men� estremamente intensi (amore, odio, disprezzo, entusiasmo) per persone e per cose della realtà esterna e in questo modo essi distraggono la loro a�enzione dal mondo interno, concentrandola sugli altri. In relazione a questa tendenza, va anche notato che, dietro le manifestazioni nevro�che di generosità e di altruismo, si trovano istanze fondamentalmente egois�che, dato che la loro gius�ficazione risiede sopra�u�o nel bisogno di evitare la propria sofferenza. In tale prospe�va, il transfert e l’iden�ficazione isterica appaiono tra loro stre�amente interconnesse. 11.2 Introiezione e proiezione L’introiezione e la proiezione sono studiate sia da Freud che da Abraham. Ferenczi riprende i termini di introiezione e proiezione ponendoli in un’o�ca par�colarmente interessante, che verrà poi sviluppata da Melanie Klein. Le osservazioni di Ferenczi sono centrate in primo luogo sulla sfera psicopatologica. Egli nota infa� che mentre l’individuo paranoico tende ad espellere dal proprio Io gli affe� e i contenu� psichici dolorosi, il sogge�o nevro�co orienta le proprie dinamiche psichiche in direzione opposta; egli infa� accoglie dentro di sé mol� aspe� del mondo esterno e li trasforma in fantasie inconsce. Nella paranoia prevale il meccanismo della <<Proiezione>>, mentre <<l’Introiezione>> cara�erizza il funzionamento mentale della nevrosi. Il nevro�co ha mol� interessi e curiosità, partecipa con grande trasporto ai problemi degli altri, si infiamma d’amore e di entusiasmo e si fa travolgere dal risen�mento o dall’odio. Il paranoico, al contrario, è chiuso e diffidente, si sente perseguitato, avverte gli altri come presenze os�li, e quindi tende a proteggersi da qualunque conta�o con l’esterno. La proiezione e l’introiezione non sono meccanismi psichici patologici, in quanto sono modalità di funzionamento della mente che ogni individuo a�va nel rapporto con il mondo esterno. La <<Proiezione Originaria>> ha luogo quando il bambino percepisce dentro di sé alcuni aspe� os�li, ca�vi, nel senso che non si adeguano ai suoi bisogni, non si conformano alla sua volontà. Ques� aspe� vengono proie�a� fuori di sé e formano il primo nucleo del mondo esterno. Si tra�a di un aspe�o fondamentale in quanto la proiezione è il meccanismo psichico a�raverso cui il bambino costruisce la realtà esterna, connotata inizialmente in modo del tu�o nega�vo, mentre il suo Io, depurato dagli affe� più dolorosi e destabilizzan� che sono sta� proie�a�, diventa il riferimento di tu�o ciò che è percepito come buono. La proiezione originaria è alla base della dis�nzione tra sen�men� e sensazioni: il sen�mento, che sono avver� come genera� dal sogge�o, si conne�ono alla dimensione interna, si riferiscono al Sé dell’individuo; le sensazioni, invece, che sono originate da s�moli provenien� dall’esterno, costruiscono l’idea di una realtà circostante, che coincide con il non-Sé e si cara�erizza per la prevalenza del dispiacere. L’introiezione è simmetrica alla proiezione ed entrambe segnalano l’avvenuto superamento degli inves�men� pulsionali autoero�ci, infa� presuppongono un rapporto con la realtà esterna. La libido è primariamente centrata sull’Io del bambino. Egli poi, in base alla sensazione di dispiacere, a�va la proiezione con la quale si libera di ciò che provoca dolore ed angoscia, collocandolo nel mondo esterno. Simmetricamente me�e in moto l’introiezione nei confron� dell’ogge�o percepito come buono. Dunque il processo parte dalle dinamiche pulsionali autoero�che e poi si espande ai primi ogge� con cui il bambino si relaziona. Il primo amore ogge�uale e il primo odio ogge�uale sono i “transfert originari” e cos�tuiscono la base di ogni successivo transfert e di ogni introiezione e 42 Con l’abbandono del grembo materno il bambino cerca l’appagamento assoluto iniziale. Lo stato di appagamento assoluto iniziale può essere o�enuto soltanto secondo modalità allucinatorie. Il periodo dell’onnipotenza magico-allucinatoria si differenzia da quello dell’onnipotenza incondizionata perché nel primo periodo (quello dell’onnipotenza incondizionata) la nascita dell’appagamento era automa�co, immediato e non richiedeva nessun intervento specifico, mentre in seguito, nel secondo periodo, per poter conservare la megalomania e il senso di onnipotenza, il bambino deve a�vare il desiderio, benché in modo inconsapevole, per o�enere il necessario soddisfacimento. È sufficiente desiderare intensamente e immaginare un ogge�o o una sensazione perché ques� si presen�no e quindi il desiderio si realizzi secondo modalità allucinatorie. Il bambino, quindi, deve inves�re le proprie mete in modo allucinatorio per poter appagare i propri desideri. Egli non mira a modificare concretamente la realtà, di cui peraltro non ha alcuna consapevolezza, perché essa, magicamente, sembra modificarsi da sé. Il soddisfacimento legato all’allucinazione è pero estremamente effimero. 11.4.3 Periodo dell’Onnipotenza con l’aiuto di ges� magici (patologia isteria) In questo terzo periodo il bambino inizia ad avere una primissima vaga idea dell’esistenza del mondo esterno. Dopo un po' di tempo, infa�, le dinamiche magico-allucinatorie non bastano più. L’appagamento del desiderio appare sempre più collegato a segnali della realtà esterna, come rumori par�colari e presenza intuite. Il bambino comincia ad avere una vaga idea del mondo esterno. L’appagamento pare sempre più collegato a realtà esterne. A�raverso il pianto, i ges� ecc, il bambino provoca l’appagamento, non a�ribuendolo alla madre, ma ai suoi ges�. Con il passar del tempo i ges� del bambino si perfezionano e riescono sempre meglio a fargli o�enere ciò di cui ha bisogno. 11.4.4 Periodo del pensiero simbolico Il mondo esterno gradualmente acquisisce agli occhi del bambino una dimensione ogge�va. Non si spezza ancora il legame primario tra l’Io e il non-Io. Il bambino percepisce la realtà secondo una prospe�va animis�ca, in cui da un lato ogni ogge�o gli appare vivo e dall’altro ritrova in ciascun ogge�o i propri organi e le proprie funzioni. Tra il corpo del bambino e il mondo esterno si crea una rete di corrispondenze morfologiche e funzionali che sono alla base del <<simbolismo>>. I simboli del sogno, dell’Inconscio e del mito hanno origine da questo periodo del pensiero simbolico. Mentre la dimensione dei ges� magici della terza fase era ancora isolata dagli ogge� esterni e quindi era di fa�o autoreferenziale, la capacità di creare relazioni simboliche rappresenta il primo e vero conta�o funzionale con la realtà. Nel periodo del pensiero simbolico si sviluppano le basi per il vero e proprio pensiero simbolico. Qui abbiamo la relazione simbolica tra par� del suo corpo e ambiente esterno e si inizia a percepire che è l’ambiente esterno a intervenire per soddisfare i suoi bisogni, non li riesce a soddisfare in modo onnipotente. Il bambino fa con�nui paragoni tra le par� del suo corpo e gli ogge� del proprio ambiente. Da una parte il bambino vede tu�o come una riproduzione della propria corporalità, dall'altra impara a rappresentare la molteplicità del mondo esterno con i mezzi del proprio corpo. Ferenczi scopre così l'origine del simbolismo, che considera una conseguenza dire�a dell’iden�ficazione con gli ogge�. 11.4.5 Periodo dei pensieri magici e delle parole magiche (patologia -> Nevrosi Ossessiva) Con l'acquisizione del linguaggio, il bambino trova un modo più economico per interagire con l'ambiente rispe�o all'uso del gesto e del simbolo. Il bambino apprende il linguaggio verbale secondo modalità imita�ve, vale a dire come riproduzione vocale di suoni e rumori prodo� dall’ambiente. Il bambino però in questo periodo non è ancora giunto alla riflessione cosciente per mezzo della parola, che è la massima espressione della mente e che perme�e la conquista di un efficace ada�amento alla realtà. 45 In questa fase il bambino conserva anche un senso di onnipotenza, dovuto al fa�o che i suoi desideri sono limita� e prevedibili dai genitori e quindi vengono soddisfa� con una certa precisione e tempes�vità. A�raverso i loro interven�, il padre e la madre contengono la frustrazione del bambino e mantengono la sua sensazione di onnipotenza, l’illusione di poter controllare il mondo grazie al potere magico dei suoi pensieri e delle sue parole. Il linguaggio non ha ancora raggiunto una dimensione seman�ca effe�va, ma è composto semplicemente dai suoni che forniscono al bambino il potere di modificare l’ambiente e di soddisfare i suoi bisogni. Nel periodo dei pensieri magici e delle parole magiche, nello sviluppo del bambino si stabilisce una relazione tra suoni e ogge�. L'onnipotenza non viene del tu�o abbandonata e la parola può essere caricata come traspare dal pensiero ossessivo di un valore magico. Solo il riconoscimento che i nostri desideri e nostri pensieri sono condiziona� perme�e la conquista di un senso di realtà adeguato che però non viene raggiunto una volta per tu�e ma rimane in confli�o con gli aspe� autoero�ci narcisis�ci della libido. E poiché il narcisismo come tale non cessa mai ma si preserva sempre inta�o accantoall'ero�smo ogge�uale, si può conservare l'illusione di onnipotenza nelle ques�oni d'amore per tu�a la vita, nella misura in cui ci si limita ad amare solo se stessi. 11.5 La Tecnica a�va La definizione di TECNICA ATTIVA vuole so�olineare l’infrazione, da parte di Ferenczi, dell’assunto fondamentale riguardante l’a�eggiamento dell’analista durante le sedute, ossia la passività. La tecnica a�va di Ferenczi consiste in una serie di “stratagemmi applicabili solo in casi eccezionali” finalizza� a far accedere più facilmente il paziente al proprio materiale psichico inconscio. Tale tecnica viene u�lizzata solo quando l’analista non nota alcun progresso nella seduta ed usa tale tecnica con la funzione di sbloccare il processo terapeu�co e di farlo procedere nuovamente. Non appena questo obie�vo è stato centrato, l’analista torna alla sua posizione passiva e rice�va. Ferenczi nota che diversi pazien�, sopra�u�o quelli affe� da isteria d’angoscia, non riescono a superare i pun� mor� dell’analisi se non vengono costre� ad uscire dal “rifugio sicuro” dei loro sintomi e a “so�oporsi in via sperimentale proprio alla situazione che cercavano di evitare in quanto spiacevole”. In altre parole, Ferenczi, per abba�ere il muro prote�vo che circonda il paziente e blocca qualsiasi progresso dell’analisi, elabora modalità di intervento finalizzate a far aumentare sensibilmente l’intensità dell’angoscia dell’analizzando. L’impressione è quella che l’analizzando abbia raggiunto un equilibrio e un ada�amento che gli fanno rifiutare qualsiasi cambiamento; perciò bisogna modificare, aggredire questa condizione di stasi, e ciò è possibile solo intensificando l’angoscia del paziente. Ed è proprio l’angoscia che a�acca la barriera prote�va che l’analizzando ha costruito intorno a sé, la incrina e in questo modo la terapia può procedere nuovamente secondo le modalità “classiche”. Per accentuare l’angoscia, Ferenczi agisce su due piani: • Da un lato aumenta in maniera dras�ca la frustrazione connessa alla regola freudiana dell’as�nenza, imponendo sopra�u�o le gra�ficazioni che il paziente desidera più intensamente; • Dall’altro lato costringe il paziente ad eseguire determina� a� da lui considera� spiacevoli e quindi probabilmente connessi a importan� contenu� rimossi. La tecnica a�va xò è applicabile solo se tra il paziente e l’analista si crea un’atmosfera di fiducia e un legame intenso, altrimen� il rischio più immediato consiste nell’interruzione della terapia. Tra gli esempi possiamo riportare quello di un caso clinico di Ferenczi. Egli aveva in cura una musicista che soffriva di una serie di fobie. Durante una seduta, l’analista ha insis�to finché la musicista ha acce�ato, dopo una lunga e decisa opposizione, di cantare ad alta voce una canzone che in passato aveva eseguito sua sorella, ripetendo anche i ges� languidi di lei. Questa strategia ha favorito il riemergere nella paziente di even� che erano sta� rimossi. In seguito Ferenczi l’ha obbligata a compiere altre azioni che destavano in lei un’intensa angoscia, come eseguire un determinato brano o frequentare i bagni pubblici. La ricerca della frustrazione come strategia terapeu�ca finalizzata a far emergere il rimosso ha comportato poi che, quando la paziente comincia ad ada�arsi alle imposizioni dell’analista e a ricavarne un certo piacere, Ferenczi le ordinasse di abbandonare quei “giochi”. 46 In sostanza la tecnica a�va, imponendo comportamen� sgradi� e vietandone altri considera� piacevoli, provoca un aumento dell’angoscia nel paziente, e ciò determina un’esacerbazione dei sintomi connessa ad un’intensificazione del confli�o interno. La ricaduta consiste in un turbamento della quiete di se�ori remo� della mente e in una spinta affinché i contenu� rimossi riescano a filtrare nella coscienza. Sempre all’interno della tecnica a�va, lo spirito da sperimentatore di Ferenczi, lo spinge ad effe�uare un’altra profonda ro�ura dello s�le psicoanali�co classico. L’a�vità ricercata nel corso del tra�amento fa elaborare a Ferenczi l’idea di far esprimere al paziente delle fantasie non spontanee, ma indo�e dall’analista. Nella tecnica a�va, l'analista chiede al paziente durante la seduta di dare libero sfogo ai suoi impulsi inconsci non solo a�raverso le libere associazioni, ma anche a�raverso a� e comportamen� che avevano lo scopo di mobilitare materiale inconscio nei momen� di stallo dell'analisi. Inoltre, la tecnica a�va prevede l'imposizione al paziente della privazione e della frustrazione a�raverso l'uso di comandi e di divie� da parte dell'analista (specialmente nei casi di coazione a ripetere) con lo scopo di "a�vare" il paziente perché si responsabilizzi; se si rafforza la capacità di tollerare il dispiacere, si rafforza l'Io e si aumenta il senso di realtà. 11.6 Lo s�le materno e la tecnica del bacio Con il tempo Ferenczi interviene sulla tecnica a�va per modificarla, anche a causa delle polemiche che egli stesso aveva a�rato su di sé. Ferenczi focalizza la sua a�enzione sulla necessità di sviluppare un’intensa “empa�a” nei confron� del paziente, cioè una capacità di me�ersi nei suoi panni, di provare le sue stesse emozioni, di condividere le sue angosce e di immedesimarsi con il suo punto di vista. Inoltre so�olinea che l’analista deve essere dotato di “ta�o”, vale a dire di fiuto, di intuizione, anche in relazione ai tempi ed alle modalità di comunicazione dell’interpretazione. Sos�ene che l’analista non deve più impar�re ordini o divie� al paziente, ma al massimo può dare suggerimen� e consigli. A�vo deve essere anche il ruolo dell’analizzando e non l’analista. L’analista deve soltanto limitarsi ad interpretare le tendenze nascoste del paziente e deve sostenere i suoi tenta�vi di superare le inibizioni nevro�che. Sarà proprio il paziente a chiedere all’analista se dovrà compiere un certo tenta�vo per superare, per esempio, una determinata difesa fobica. Il momento in cui è lecito passare dalla passività all’a�vità deve essere deciso dall’analizzando. Si tra�a di aspe� fondamentali, che poi verranno amplia� fino all’elaborazione dello “s�le materno” e della “tecnica del bacio” (definita in accezione nega�va da Freud). L’analista dev’essere come la madre i pazien� hanno avuto dei traumi causa delle condizioni della madre che era scarsamente empa�ca, quindi l’analista doveva chiudere tali vuo� riempiendo quanto non fa�o dalla madre, quindi si recupera il controtransfert. La “Tecnica del bacio” era disapprovata da Freud per mo�vi e�ci. È l’espressione che Freud dava allo s�le materno di Ferenczi. CAP 12 OTTO RANK O�o Rank fu allievo predile�o di Sigmund Freud. I suoi interessi, oltre che verso la psicoanalisi, sono sta� orienta� in direzione dell’antropologia, della filosofia, dell’arte e della mitologia. La sua opera più importante è “Il Trauma della Nascita”. Tale opera rappresenta il nucleo biologico unico e fondamentale che fa da substrato a tu�e le vicissitudini successive della psiche e determina l’origine dello stesso inconscio. È un evento originario, trasversale a tu�a l’umanità di ogni tempo e di qualsiasi paese, che plasma l’individuo, la sua mente e il suo modo di rapportarsi agli altri. Tu�e le fasi del processo di formazione dell’individuo e tu� gli aspe� della sua vita psichica dunque sono considera� in relazione al trauma della nascita. L’intera esistenza consiste in una lunga serie di tenta�vi di recuperare e di riprodurre il “paradiso perduto” cos�tuito dal grembo materno a�raverso sos�tui� di varia natura, reali o fantasma�ci. 47 12.7 Il mito e la Cultura Il trauma originario si ripercuote anche nella mitologia e nelle fiabe; anche la religione è la rappresentazione di una vita ultraterrena che ricrei il paradiso perduto alla nascita. Rank afferma che tu�e le produzioni culturali dell’uomo sono riconducibili alla stessa origine: il trauma della nascita. Nella prospe�va di O�o Rank si può affermare che tu�e le produzioni culturali dell’uomo sono elaborazioni del trauma della nascita. 12.8 La Psicoanalisi La psicoanalisi, nel suo percorso orientato alla guarigione, può essere rappresentata simbolicamente come una nascita ed è quello che O�o Rank definisce “fantasma della seconda nascita”, cioè il paziente nasce a una nuova vita dopo la mala�a e la guarigione genera un nuovo bambino spirituale nato dall’analisi (dall’analista). La situazione anali�ca è vissuta come un evento biologico prima che come evento psichico o evento metaforico: essa infa� ripropone un vissuto analogo a quello della gravidanza e il termine dell’analisi è una ri-nascita. La difficoltà connessa alla conclusione della terapia e al distacco dell’analista ripropone il desiderio di non abbandonare il corpo materno. Lo stesso analista ha il compito di far ripetere al paziente, questa volta con successo, la separazione dalla madre in passato non del tu�o riuscita e non sufficientemente elaborata. Il <<Transfert>> è pensato da O�o Rank come un inves�mento libidico verso la madre-analista simile a quello che cara�erizzava il periodo prenatale. Anch’esso, come in generale l’analisi, ha una portata sopra�u�o biologico. Il <<Se�ng Anali�co>> richiama a sua volta la situazione fetale: in un ambiente in penombra, il paziente in posizione rilassata si lascia andare ad uno stato mentale il + possibile isolato dalla realtà esterna e cullandosi in a�vità fantas�co-allucinatorie. Il compito dell’analisi è far distaccare la libido dall’ogge�o a cui era rimasta fissata (il corpo materno) a�raverso l’a�enuazione della rimozione originaria. In questo modo il paziente viene liberato dalla sua fissazione nevro�ca e l’analista lo aiuta a ripetere e ad elaborare il trauma della nascita. L’analista, come sos�ene O�o Rank, “fa ciò che l’individuo ha tentato di fare per tu�a la sua vita ossia superare il trauma della nascita nel senso dell’ada�amento culturale”. Le varie psicopatologie individuali, come si è visto, hanno un unico nucleo comune (il trauma originario e la perdita del paradiso prenatale) che poi si sviluppa secondo diverse direzioni. L’obie�vo della psicoanalisi consiste nell’eliminazione della coazione a ripetere il trauma della nascita e nell’orientare la libido verso l’ada�amento. 12.9 Osservazioni conclusive Aspe� del pensiero di O�o Rank: • Rank ha un orientamento verso le terapie brevi; • L’analisi, nella sua valenza terapeu�ca, non deve limitarsi ad un processo di conoscenza intelle�uale, ma deve cos�tuire un’esperienza emo�va auten�camente trasforma�va; • La precisazione del ruolo fondamentale del paziente, la cui volontà di guarigione è l’auten�ca forza dell’analisi. PSICOLOGIA INDIVIDUALE E PSICOLOGIA ANALITICA CAP 13 ALFRED ADLER Alfred Adler è stato il protagonista di una delle due grandi scissioni interne alla società psicoanali�ca, che hanno portato all’is�tuzione di altre�an� orientamen� teorici e clinici autonomi della matrice freudiana: la Psicologia individuale dello stesso Adler e la Psicologia anali�ca di Jung. Freud descrive la figura di Adler definendolo inizialmente come un “cervello notevole, con spiccate a�tudini specula�ve” e poi evidenziandone la sua scarsa a�tudine a comprendere il materiale inconscio e, a livello personale, la sua esplicita tendenza a “conquistarsi un posto a sole” a scapito 50 dell’autorità di Freud, il tu�o in sintonia con le affermazioni dello stesso Adler sulla <<volontà di potenza>>. In par�colare Freud giudicava il pensiero di Alfred Adler come un’elaborazione secondaria dell’Io nei confron� della psicoanalisi: in altre parole, come l’Io interviene sul materiale onirico dotandolo di senso e manipolandolo a�raverso l’elaborazione secondaria, in modo analogo Adler avrebbe deformato l’impostazione di fondo della psicoanalisi, cogliendone gli assun� dal punto di vista dell’Io e così alternandoli, traendone lo spirito più auten�co e, in sostanza, fraintendendo tu�o il sistema e il significato della psicoanalisi. Mentre la prospe�va di Freud mostra che dietro qualsiasi pensiero ed a�eggiamento cosciente ci sono tendenze inconsce e spinte libidiche, nella sua prospe�va Adler ha rovesciato il punto di vista di Freud me�endo in rilievo le componen� consce che traspaiono dietro le pulsioni libidiche e gli aspe� del pensiero che sembrano so�rarsi alla razionalità. 13.1 Il distacco da Freud Alla base della Psicologia Individuale si trova una visione generale dell’uomo diversa da quella di Freud. Al pessimismo di Freud, che considera l’individuo in perenne e insanabile confli�o con la società, Adler contrappone l’idea di una fondamentale sintonia tra l’uomo e la realtà in cui vive, tanto che considera la nevrosi come la conseguenza di un individualismo e di un egoismo sfrena� del sogge�o nel perseguimento delle proprie mete personali, che si prospe�ano come diverse e spesso opposte rispe�o a quelle colle�ve. La Psicologia Individua di Adler tende a so�olineare che ogni individuo va considerato e studiato nella sua unicità e irrepe�bilità. Un altro aspe�o di Adler fondamentale è che Adler stesso era socialista e quindi sosteneva la necessità che la psicoterapia dovesse essere un servizio garan�to a tu�e le classi sociali, quindi doveva essere gratuito per le fasce più deboli e questo era un ulteriore mo�vo di polemica verso la psicoanalisi classica, che era riservata a pazien� della borghesia benestante. Tra i mo�vi di dissenso di Adler nei confron� di Freud vanno ricorda�: • La rivalutazione dell’importanza delle relazioni interpersonali nella comprensione delle dinamiche psichiche della personale, che invece Freud aveva relegato sullo sfondo, assegnando il primato a un punto di vista introspe�vo centrato sul conce�o di pulsione; • Una visione più concentrata sul fine perseguito dall’individuo, quindi orientata prospe�camente “in avan�”, rispe�o a quella freudiana che era centrata sulla ricerca delle cause e quindi rivolta “all’indietro”, alla storia dell’individuo; • Una messa in discussione radicale della concezione di Freud che collocava la sessualità al centro della sua teoria, mentre in Adler alla base delle azioni e degli orientamen� umani si trova invece una forma specifica di energia, una forza che si realizza nella “Volontà di Potenza”. • Una polemica contro l’oscurità e la complessità teorica e anche terminologica del sistema freudiano mentre Adler da parte sua ha voluto semplificare non solo il linguaggio della sua psicologia individuale, ma anche l’apparato teorico so�ostante, che avrebbe dovuto risultare comprensibile a chiunque, non solo agli adde� al lavoro; • Una cri�ca delle interpretazioni freudiane, il cui impa�o sul paziente risultava spesso destabilizzante, e la scelta di fornire interpretazioni chiare e non trauma�che. La definizione adleriana di Psicologia Individuale, non è in contrasto con la concezione di unità inscindibile tra l’individuo e la società, ma tende a so�olineare che ogni individuo va considerato e studiato come unità irripe�bile. Adler crede che l’uomo sia in sintonia con la realtà, tanto che le nevrosi vengono considerate conseguenze dell’individualismo e del egoismo nel perseguire i propri scopi. 13.2 L’inconscio, il Sé crea�vo La concezione dell’Inconscio di Adler è ben diverso da quella di Freud. 51 Il termine inconscio viene u�lizzato dallo psicanalista Alfred Adler per designare quegli automa�smi del pensiero e del comportamento che sono sta� interiorizza� al punto da non essere più riconosciu� dalla coscienza vigile. Esso quindi assume un significato più ridu�vo rispe�o a Freud, essendo adoperato da Adler principalmente per qualificare tali processi mentali più che per indicare una zona psichica vera e propria. Il Sé crea�vo secondo Adler rappresenta la componente della personalità più a�va, costru�va, ed ha la funzione di unificare i tra� dell’esperienza e della memoria dell’individuo che danno coerenza alla propria immagine di sé. L’estrinsecazione del Sé crea�vo consente la realizzazione personale, che coincide con il raggiungimento dell’equilibrio migliore tra le esigenze della società e quelle della persona, equilibrio che determina la condizione di salute mentale. La ro�ura di tale sintonia e la predominanza degli aspe� individuali su quelli sociali cos�tuiscono la base delle nevrosi. 13.3 Sen�mento d’inferiorità, Compensazione e Volontà di Potenza Secondo Adler i nevro�ci e anche le altre persone con un comportamento par�colarmente insicuro, �mido o viceversa aggressivo, hanno sofferto durante l’infanzia di patologie fisiche (inferiorità d’organo) oppure in condizioni personali, familiari e relazionali problema�che che hanno prodo�o in loro un <<Sen�mento di Inferiorità>> nei confron� degli altri. Per reagire a questa condizione, l’individuo a�va più o meno automa�camente dei meccanismi di <<Compensazione>>. Adler ne parla anche in riferimento alla sua storia infa� da bambino era par�colarmente gracile e mostrava segni di rachi�smo e ciò l’ha spinto a reagire nella direzione di una compensazione posi�va per cui poi, con l’impegno e la volontà, ha o�enuto risulta� soddisfacen� in ambito spor�vo. La reazione individuale al sen�mento di inferiorità si presenta so�oforma di <<Volontà di Potenza>> conce�o già presente nella cultura e nella filosofia di quel tempo e che in Adler si riferisce alla tendenza aggressiva o autoprote�va finalizzata ad affermare la personalità dell’individuo, o almeno ad evitargli i traumi, le frustrazioni e le sofferenze. La volontà di potenza è l’a�eggiamento che sta alla base non solo delle conquiste e dei trionfi, ma anche semplicemente della sopravvivenza del sogge�o. Il sen�mento di inferiorità deriva dalle circostanze nega�ve della vita che generano insicurezza e tra queste circostanze possiamo ricordare sicuramente gli errori nell’educazione (troppo severa, prote�va o permissiva). 13.4 Linea dinamica e s�le di vita Il grado di inserimento di un sogge�o nella società prende il nome di <<Linea Dinamica>>. Si tra�a di un aspe�o importante da valutare da parte del terapeuta, perché gli perme�e di comprendere il modo in cui l’individuo rappresenta sé stesso e stru�ura la propria relazione con gli altri e con la società nel suo complesso. La linea dinamica comprende la volontà, le idee, gli interessi e tu�o ciò che riguarda la persona e che si riferisce sia al suo sen�mento sociale sia al suo orientamento individuale. La linea dinamica consente di studiare il cara�ere del sogge�o e di risalire alla sua infanzia, periodo in cui il bambino si crea uno schema di relazioni al contesto con cui si misura, uno scopo e un ideale. Per Adler lo <<S�le di Vita>> (o Piano di Vita) è l’insieme delle disposizioni a cui ciascuno resta fedele per tu�a la propria esistenza, più o cosciente. La linea dinamica e lo s�le di vita del sogge�o vengono osserva� e analizza� con cura dal terapeuta che si costruisce in tal modo un “ritra�o specifico del sogge�o”, da cui può desumere il nesso tra le singole manifestazioni di superficie del suo comportamento e del suo pensiero e la loro organizzazione coerente in vista di uno scopo. Le osservazioni di Adler sono orientate in una direzione prospe�va, ovvero verso il futuro, più che verso il passato del paziente; verso gli scopi, più che verso le cause. Come sos�ene lo stesso Adler è impossibile pensare, sen�re, volere e agire senza che uno scopo prefissato dia all’insieme una direzione voluta, e ancora, le leggi di una causalità precisa regolano unicamente la materia morta, mentre la vita è un divenire. Ogni manifestazione psichica può essere compresa solo in quanto preparazione in vista di uno scopo prefissato, scopo presente in modo conscio o inconscio, ma sempre incompreso nel suo 52 messi in evidenza sono i desideri della paziente, il suo bisogno di rivalsa e la sua volontà di elevarsi socialmente e sen�mentalmente. Il simbolismo onirico non ha rimandi sessuali come nella concezione di Freud e i simboli non sono fissi ma dipendono dallo s�le di vita della persona. Inoltre non sono simboli complessi ed astra�, ma di solito si tra�a di semplici paragoni e di analogie, che si basano sulla logica del “come se” e che quindi sono in una relazione di con�guità e di facile comprensibilità con even� precisi della vita del sogge�o. Se il sogno nella sua totalità o alcune delle sue par� rimangono oscuri e non intellegibili, si possono avanzare due ipotesi: o che il sogno tra�a contenu� futuri quindi ancora non comprensibili, e non necessariamente sintonici con il senso comune; oppure alcuni contenu� mentali che porterebbero un a�acco all’unità della personalità del sognatore sono mantenu� forzatamente al di fuori della coscienza. CAP 14 CARL GUSTAV JUNG Jung è uno psichiatra svizzero. Il sistema di pensiero di Jung viene considerato da Freud come dire�amente collegato alla cultura religiosa della sua famiglia ed in generale dalla svizzera; proprio la religione sarebbe la principale responsabile del fa�o che Jung non solo ha privato la sessualità della centralità che aveva nel pensiero freudiano, ma l’ha in buona parte eliminata dal proprio approccio allo studio della vita psichica. In questo modo gli aspe� fondan� della psicoanalisi sono sta� affossa� da Jung, tanto che l’energia libidica ha perso le sue cara�erizzazioni sessuali e il complesso edipico è stato rido�o ad un simbolo. Jung non ha operato un approfondimento o una semplice modificazione di alcuni aspe� della teoria di Freud ma ha elaborato un sistema di pensiero e una visione della realtà radicalmente diversi. 14.1 La Libido La libido in Jung non si conne�e alla sessualità, ma è + in generale energia psichica che viene u�lizzata in ogni ambito e in ogni a�vità mentale, e quindi può riguardare anche la sfera sessuale ma non in maniera esclusiva. Il conce�o di Jung della libido è simile a quello di energia teorizzato nella fisica. La libido di Jung viene intesa come “en�tà dinamica concepita come un flusso che scorre tra due poli psichici oppos�, come il Conscio e l’Inconscio, il pensiero e il sen�mento, l’introversione e l’estroversione, la progressione e la regressione. Maggiore è la tensione tra i due poli oppos� e maggiore è l’intensità dell’energia psichica. Quando uno dei due poli è raggiunto, la libido si dirige verso l’altro, secondo un andamento pendolare e ciclico. Esempi di questa tendenza oscillatoria della libido sono l’alternanza tra rabbia e calma o quella tra coinvolgimento e indifferenza. Se la libido viene costre�a in un ambito rigido o viene repressa eccessivamente, non scorre + verso l’esterno e tende ad accumularsi nell’inconscio, sovraccaricandolo. In questo modo si formano le fantasie e i sintomi nevro�ci. 14.2 L’inconscio colle�vo e gli Arche�pi Il conce�o di Inconscio di Jung si differenzia in maniera defini�va rispe�o a quello di Freud. Per Jung "inconscio" non è un luogo psichico come per Freud, ma un agge�vo che designa un insieme di "complessi" (cioè gruppi di rappresentazioni a tonalità affe�va molto elevata, rappresentazioni che l'Io può controllare o non controllare). 55 La stru�ura psichica dell’uomo può essere immagi nata come una montagna in gran parte sommersa dalle acque del mare, dove la porzione emergente, che coincide con la coscienza, e che viene definita Io, è assai meno estesa della parte sommersa, che corrisponde all’Inconscio. E fin qui non si nota nulla di differente rispe�o a Freud, il quale considerava a sua volta l’inconscio come la componente primaria, più estesa e più importante dell’apparato psichico. Inoltre sia Freud che Jung ritengono che l’Inconscio sia la matrice della coscienza. In Jung l’Io coincide con il Conscio e quindi non tu�o ciò che appar�ene alla coscienza è sempre e completamente cosciente. Alcuni contenu� mentali possono venire repressi se risultano destabilizzan� e scomodi. La <<Repressione>> consiste nel ri�ro dell’a�enzione da determina� contenu� mentali in modo che essi siano espulsi dalla coscienza in modo più o meno stabile. Queste memorie represse, insieme ai desideri respin� e alle esperienze infan�li dimen�cate, cos�tuiscono “L’INCONSCIO PERSONALE” che è collocato al confine tra la parte emersa e la parte sommersa dalla montagna. Nell’Inconscio Personale si trovano contenu� psichici di diverso �po come: • quelli che un tempo erano coscien�, ma poi sono sta� repressi; • quelli che si sono a�enuta d’intensità e sono diventa� troppo deboli per raggiungere la coscienza; • quelli che non sono sta� ancora del tu�o assimila� dalla coscienza. L’inconscio personale di Jung è più simile al Preconscio di Freud che all’Inconscio della prima topica di Freud stesso. La parte della montagna coperta dalle acque è invece L’INCONSCIO COLLETTIVO,uno strato profondo, arcaico e universale della psiche. È una sorte di grande contenitore delle esperienze dell’umanità che sono a disposizione di ogni individuo e cos�tuiscono un’eredità transgenerazionale e filogene�ca. L’inconscio colle�vo è l’origine degli is�n�, dei contenu� del pensiero, dei sen�men� e di tu�o ciò che riguarda la mente. I contenu� dell’Inconscio sono gli ARCHETIPI, immagini universali e impersonali. Tra gli arche�pi abbiamo: 1. la PERSONA -> si tra�a della maschera dietro cui ciascun individuo si rifugia nella società e di fronte agli altri. La persona è una necessità e perme�e di comunicare con le altre persone giocando sui ruoli reciproci, sulle rappresentazioni di sé e dell’altro, accondiscendendo alle a�ese dell’interlocutore e me�endo in campo i propri desideri e le proprie aspe�a�ve. Come ogni arche�po, la persona, se assunta secondo modalità troppo rigide, può condizionare il comportamento individuale in modo patologico. 2. L’OMBRA -> rappresenta la parte inferiore, più primi�va, is�ntuale e imprevedibile dell’individuo. Essa si esprime in direzione contraria alle convenzioni sociali, alla morale, alle norme e ai comportamen� condivisi. L’uomo deve imparare ad accordarsi con la sua Ombra, con il lato oscuro e sgradevole della sua personalità ed è solo in questo modo che può mantenere la sua salute mentale. L’ombra, se eccessivamente repressa, può acquistare forza e travolgere l’intera personalità. L’inconscio dell’uomo con�ene elemen� femminili, che cos�tuiscono l’Anima, così come l’inconscio della donna con�ene elemen� maschili, che cos�tuiscono l’Animus. 3. L’ANIMA -> arche�po dell’immagine colle�va femminile (la madre) che viene incarnata nel mito e nella le�eratura dei personaggi quali la Dea, la donna fatale e la fata. All’anima si riferiscono gli aspe� emo�vi e sen�mentali del maschio. 4. L’ANIMUS -> è l’arche�po che rappresenta la componente maschile della donna, cos�tuita dal pensiero, dall’aggressività e dal coraggio. Rimanda all’immagine del padre. 5. VECCHIO SAGGIO -> è l’arche�po che incarna gli ideali maschili della razionalità, della comprensione e dell’intelligenza. Si presenta nei sogni e nei mi� so�oforma di re, di eroe, di filosofo e di sapiente. La sua presenza se controllata perme�e di sviluppare armonicamente la personalità mentre se invece si potenzia eccessivamente, può spingere 56 l’individuo a credere di possedere la saggezza assoluta, tanto da ritenersi un profeta o un veggente. 6. GRANDE MADRE -> è l’arche�po che incarna gli ideali femminili dell’amore, della protezione, della dedizione e dell’aiuto. L’individuo però non deve lasciarsi sommergere da ques� come anche dagli altri arche�pi che non sono sta� ricorda�. L’essere posseduto dagli arche�pi produce una condizione che Jung definisce “Inflazione” e che determina nella persona la convinzione di essere un Dio, un saggio, un criminale, di essere onnipotente e così via. L’individuo da un lato deve superare la convinzione di poter controllare completamente la propria mente a�raverso la ragione e dall’altro deve anche so�rarsi al predominio della componente inconscia arche�pica. L’obie�vo perseguito deve consistere nel raggiungimento di una nuova posizione, a metà tra la consapevolezza e l’Inconscio. In questo modo emerge un centro della personalità diverso dall’Io, che Jung definisce SÉ, ovvero “Io totale”. L’io, come si è notato, è il centro della coscienza, quando accoglie alcuni tra� dell’inconscio colle�vo si amplia e così forma il sé. Il Sé è l'unità complessiva della personalità, che abbraccia coscienza e inconscio, mentre l'Io è il centro della mente cosciente. La funzione del sé può essere paragonata alla funzione di un magnete che a�ra gli oppos� (maschio-femmina, conscio-inconscio, bene-male) e li concilia, li integra in una sintesi diale�ca. Affinché si cos�tuisca il sé, l’individuo deve acce�are e riconoscere le sue componen� inferiori e irrazionali. Il sé dona al sogge�o la consapevolezza della sua unicità e irripe�bilità, ma anche quella sua in�ma appartenenza ad una dimensione che lo travalica e che lo me�e in conta�o con l’eredità arcaica dell’umanità intera. Il sé, nelle sue componen� sovraindividuali, viene dotato da Jung di tra� arche�pici e viene rappresentato nel sogno o nel mito con alcune immagini, tra le quali l’uovo, la croce, la ruota, l’ermafrodita e il mandala (cerchio magico, uno dei + an�chi simboli religiosi). 14.3 I �pi psicologici Il conce�o elaborato da Jung di <<TIPO PSICOLOGICO>> indica un modello di cara�ere derivante dai modi specifici che l’individuo a�va nel me�ersi in relazione con sé, con il contesto in cui agisce e con gli altri. I �pi psicologici, sos�ene Jung, sono lega� a due modalità di funzionamento mentale: 1. Introversione -> dipende dall’orientamento della libido verso l’interno del sogge�o ed è indice di una relazione nega�va nei confron� dell’ogge�o. Qui l’adulto è riflessivo, sensibile e poco socievole. 2. Estroversione -> è connessa allo scorrere della libido verso l’esterno e segnala una relazione posi�va verso l’ogge�o. L’adulto estroverso è o�mista, ama la compagnia, è dinamico ed è a�vo ed ha una concezione pragma�ca della vita. È necessario che l’introversione e l’estroversione si bilancino per raggiungere una condizione di equilibrio. I �pi psicologici, nel sistema di Jung, sono 4 e sono connessi ad altre�ante funzioni che l’uomo u�lizza per orientarsi nel mondo e queste funzioni sono: • Pensiero -> ovvero l’a�vità di conoscenza razionale della realtà; • Sen�mento -> inteso come valutazione del tono emo�vo dell’esperienza, il sen�re nel senso dell’inglese to feel. • Sensazione ->vale a dire la percezione a�raverso i sensi • Intuizione -> cioè la relazione con la realtà tramite l’inconscio Il sen�mento e il pensiero sono reciprocamente oppos�, così come la sensazione e l’intuizione. La prevalenza di una di queste 4 funzioni sulle altre cara�erizza un par�colare �po psicologico. 1. Il �po INTELLETTUALE si definisce in relazione alla funzione del pensiero e si basa su principi chiari e rigidi, sull’ordine e sulla logica e tende ad eliminare tu�o ciò che non si ada�a al proprio schema mentale. Il �po intelle�uale ha un forte senso del dovere ed è orientato a reprimere il sen�mento e può essere sia estroverso (quando è centrato sulla realtà esterna) oppure introverso (quando è rivolto sopra�u�o sulla propria realtà interna). 2. Il �po SENSITIVO è centrato sul sen�mento, nell’accezione vista sopra. È un individuo che percepisce con sensibilità ed empa�a le emozioni delle persone che lo circondano. È normalmente sincero, non acce�a di recitare alcun ruolo che non gli si ada� alla 57 Per Jung la PSICOTERAPIA si basa non su un percorso unico e predefinito, ma si può differenziare in base ad alcune variabili come l’età del paziente, il suo cara�ere e gli obie�vi che si propone di raggiungere. Il sintomo non è considerato come il risultato di cause che risalgono al passato ma esprime un disegno inconscio finalizzato a ricercare un ada�amento nei confron� di una situazione confli�uale vissuta nel presente. Centrare il percorso interpreta�vo della terapia sul passato può avere ricadute nega�ve sul paziente, poiché lo può allontanare dalla dimensione a�uale e reale. La nevrosi non è considerata in modo esclusivamente nega�vo da Jung perché con�ene in sé nuovi possibili percorsi a disposizione del paziente che lo possono aiutare ad affrontare la vita in modo da superare le difficoltà dalle quali al momento si sente sopraffa�o. Anche per questo mo�vo Jung indaga non tanto le cause delle nevrosi, ma il suo significato, le sue potenzialità in relazione alla personalità globale del sogge�o. Anche per Jung, come per Freud, la nevrosi si collega a una regressione a fasi infan�li dello sviluppo individuale, ma tale regressione non è considerata di per sé nega�va o patologica, in quanto può cos�tuire un segno del desiderio di un diverso approccio nei confron� della vita, di una ricerca di nuove modalità mentali e relazionali meno automa�che e più originali e personali. La terapia porta ad indagare, a cogliere queste potenzialità e, in base a quanto notato, a trasformare la tendenza regressiva in una progressione verso soluzioni non nevro�che ma socialmente ada�ve e posi�ve. Il <<Transfert>> nella prospe�va di Jung coincide con il transfert di Freud, ossia consiste nella ritualizzazione sulla figura del terapeuta delle relazioni e delle emozioni provate dal sogge�o nei confron� delle figure significa�ve dell’infanzia, e in par�colare dei genitori. La differenza consiste nel fa�o che per Jung il transfert non va spiegato, ma va vissuto dal paziente insieme al terapeuta. Il transfert dunque favorisce la crescita tanto del paziente quanto del terapeuta, e quest’ul�mo, a differenza di quanto sosteneva Freud, non si colloca al di fuori della relazione, non deve eliminare e censurare ogni tendenza controtransferale, in quanto fa parte del rapporto terapeu�co con il ruolo a�vo, con le proprie emozioni e con la stessa responsabilità che ha il paziente. Il terapeuta Junghiano ado�a una tecnica + a�va, pone domande, interviene durante le associazioni e coinvolge il paziente nel processo di interpretazione. Non assume alcun a�eggiamento di distacco, non funge da specchio rifle�ente, ma parla ed interagisce con la persona che ha di fronte. Le teorie prefissate e i metodi codifica� devono essere pos� in secondo piano, perché la componente più importante della terapia è la relazione tra il paziente e il terapeuta. Il terapeuta ha il ruolo di facilitatore, in quanto deve aiutare il paziente a scoprire da sé e ad accogliere in sé gli aspe� cela� della propria mente, le proprie emozioni nascoste, le par� scisse della propria personalità. La rimozione e le resistenze sono considerate in maniera par�colare da Jung. La rimozione non va eliminata, infa� il materiale rimosso non cos�tuisce la causa della nevrosi, ma con�ene in sé dei significa� nascos� che vanno individua� e porta� alla luce perché aiutano a capire le dinamiche mentali e il significato dei sintomi. Nemmeno le resistenze devono essere annientate, perché mentre per Freud cos�tuiscono un ostacolo, per Jung le resistenze sono considerate come il primo segno della parziale autonomia riconquistata dal paziente nei confron� del terapeuta. 14.7 L’Interpretazione Un aspe�o importante della modalità di interpretazione di Jung è il suo orientamento temporale. Mentre l’interpretazione di Freud era orientato e indirizzata verso il passato del paziente, l’interpretazione di Jung è centrata sul presente e sul futuro del paziente. I contenu� dei sintomi, dei sogni, delle fantasie sono orienta� in direzione prospe�ca, in avan�. Gli aspe� evidenzia� e studia� da Jung sono le tendenze an�cipatorie che traspaiono dalle formazioni dell’inconscio e che prospe�ano possibilità e aperture in relazione alle condizioni presen� del sogge�o. Per comprendere e interpretare i contenu� psichici, Jung usa il metodo dell’AMPLIFICAZIONE. Esso consiste in una tecnica associa�va che favorisce4 l’orientamento dell’o�ca del terapeuta in direzione prospe�ca. L’amplificazione è la procedura centrale del METODO ERMENEUTICO, che viene così definito per so�olineare non solo che si è in presenza di un approccio interpreta�vo, ma anche che questa interpretazione è aperta, non segue canoni rigidi e direzioni prefissate. Il metodo ermeneu�co prevede due �pologie di amplificazione. Abbiamo: 60 1. Amplificazione personale -> centrata sulle esperienze vissute dal paziente 2. Amplificazione impersonale -> indirizzata a cogliere materiale riferibile all’inconscio colle�vo. L’amplificazione impersonale è una prospe�va che si apre ad un’indagine più ampia, tanto che la persona impara a trovare in sé i fondamen� e i riferimen� profondi comuni a tu�a l’umanità. 14.8 Il Sogno Jung ha a�ribuito importanza anche all’interpretazione dei sogni. A differenza di quanto sosteneva Freud, Jung sos�ene che il sogno non sia l’appagamento mascherato di un desiderio rimosso ma lo considera un evento dotato di un suo significato e indirizzato verso una meta precisa. Anche nei confron� del sogno, Jung orienta la sua osservazione in senso prospe�co, cioè verso il futuro, più che verso il passato. Nel sogno si manifestano immagini arcaiche che appartengono alla componente impersonale della mente. Il sogno è stru�urato come un complesso, le cui componen� sono raggruppate a�orno ad un nucleo che le �ene unite a�raverso il suo potere costellante e le accomuna nella medesima tonalità affe�va. Secondo Jung il lavoro onirico, che è stato teorizzato da Freud, non è legato ad alcuna censura nei confron� dei contenu� laten� del sogno. Fenomeni come la condensazione e lo spostamento esistono, sono eviden�, ma non dipendono da una censura e fanno semplicemente parte del linguaggio del sogno e dell’inconscio. Allo stesso modo l’oscurità del materiale onirico non deriva dai meccanismi individua� da Freud, ma è intrinseca all’inconscio, al cui ambito appar�ene il sogno. In altre parole il sogno è oscuro perché è di per sé oscuro il linguaggio dell’Inconscio. Il sogno per Jung è un simbolo, u�lizza un codice simbolico, ed è appunto questo aspe�o che consente al terapeuta di a�ribuirgli un significato. Anche per Freud il sogno ha una dimensione simbolica che travalica la storia individuale del paziente, ma i referen� simbolici appartengono sopra�u�o alla sfera sessuale. Invece per Jung l’esplicitazione del simbolo non ha un codice di riferimento esterno a se stesso, appartenente ad un campo seman�co specifico, ma il simbolo onirico di Jung si colloca all’interno di un processo di autorappresentazione. Non riproduce desideri inconsci, ma raffigura più in generale la situazione interiore del sogge�o. Il sogno, nella prospe�va di Jung, non rimanda ad un significato latente che si cela dietro il significato manifesto. A�raverso l’amplificazione si scopre che il sogno non rinvia a pulsioni rimosse o a desideri censura�, ma rinvia ad un’a�vità psichica che crea immagini dotate di una precisa tonalità affe�ve e che trasme�ono valori, rapportabili non soltanto al campo sessuale, ma anche a quello spirituale, all’autoconservazione e ad altre dimensioni dell’individuo. I sogni hanno spesso la funzione di a�vare un meccanismo di compensazione nei confron� della vita e del pensiero cosciente del sognatore. Alcuni aspe� della propria esperienza che il sognatore percepisce come inquietan� vengono compensa� dai contenu� del sogno, che assumono una funzione di equilibrio nelle dinamiche psichiche del sogge�o. Il sogno, quindi, come già affermato, come il sintomo, la fantasia, gli a� manca�, è considerato un processo orientato verso una meta, che esprime simboli arche�pi. Rappresenta dunque il mondo degli arche�pi che perme�e di a�ribuire un senso auten�co alla rappresentazione onirica. I livelli di significato del sogno sono essenzialmente due: 1. Senso Immanente -> è cos�tuito dal sistema di significa� alla base del sogno stesso che rimanda alla vita e alle esperienze del sognatore. 2. Senso Trascendente -> nasce dal nucleo centrale del sogno inteso come complesso e rinvia alla dimensione arche�pica, che travalica l’individuo e lo me�e in collegamento con le esperienze primordiali del genere umano. La ricostruzione del significato del sogno è ar�colata e complessa ed inizia con l’interpretazione del senso immanente del sogno stesso e poi passa alla spiegazione della funzione del sogno nei confron� dell’esperienza del sognatore e infine allarga la portata del sogno arrivando ad integrarlo con la significazione di livello superiore dell’inconscio colle�vo. Il simbolo junghiano, come emerge dal sogno, è + oscuro e sfuggente del simbolo freudiano ed è in conta�o con l’a�vità cosciente dell’individuo ma è anche una manifestazione delle componen� 61 primordiali e arche�piche del genere umano. Non è riducibile a conce� chiari, univoci e razionali e il suo significato può essere formulato solo in maniera approssima�va. In merito alle interpretazioni Jung non impone mai le proprie al paziente, ma insieme elaborano un’interpretazione che deve nascere dalla loro reciproca collaborazione. CAP 15 MELANIE KLEIN Melanie Klein rappresenta una delle personalità in assoluto più importan� della storia della psicoanalisi e il suo metodo, la sua tecnica e tu�e le sue osservazioni teoriche sono state ogge�o di molte controversie in seno alla Società psicoanali�ca britannica e in generale nell’ambiente psicoanali�co internazionale, ma in contemporanea hanno prodo�o un notevole arricchimento di conoscenze e un significa�vo progresso a livello conce�uale e clinico. Ha prodo�o un arricchimento In par�colare intorno all’ idea di mondo interno, alle relazioni ogge�uali, agli studi sullo sviluppo del bambino e al modello di psicoanalisi infan�le. La sua formazione è avvenuta con Ferenczi e Abraham. 15.1 La Fantasia Inconscia La nozione di Melanie Klein di FANTASIA INCONSCIA affianca e integra in modo interessante il conce�o freudiano di fantasia. Per Freud la fantasia è uno scenario immaginario che rappresenta l’appagamento di un desiderio inconscio in modo deformato dall’a�vazione di processi difensivi. Più in de�aglio Freud dis�ngue tre �pologie di fantasia: 1. FANTASIE CONSCE -> definite anche sogni diurni, consistono in frammen� di storie che la persona si narra durante lo stato di veglia; 2. FANTASIE INCONSCE -> sono stru�ure so�ostan� ai contenu� manifes� della mente; il significato del sogno, del sintomo, ma anche dei ges� quo�diani è riconducibile a fantasie inconsce; 3. FANTASIE PRIMARIE -> sono stru�ure fantasma�che �piche, ovvero universali e preceden� le esperienze individuali, una sorta di patrimonio inconscio filogene�co condiviso da tu� come le fantasie di seduzione, di castrazione, di vita intrauterina, la scena primaria che rientrano tu�e in questa categoria. La nozione di Melanie Klein di fantasia inconscia si fa risalire alla polemica di Melanie Klein contro Abraham e Ferenczi a proposito del “�c”, considerato da quest’ul�mi come una pura scarica di energia senza ogge�o. Melanie Klein invece classifica il �c come una manifestazione di una fantasia inconscia rivolta in direzione dell’ogge�o. Dunque le fantasie inconsce sono rappresentazioni mentali di is�n� rivol� ad un ogge�o… Oltre gli is�n�, le fantasie inconsce possono rappresentare anche le difese che si oppongono agli is�n� stessi. Freud pensava che la fantasia consistesse in un appagamento allucinatorio del desiderio in seguito ad una frustrazione. Melanie Klein invece sosteneva che la dimensione allucinatoria della fantasia è sempre presente, indipendentemente dalla frustrazione, e che le fantasie inconsce accompagnano costantemente ogni a�vità e ogni funzione del pensiero individuale. Qualunque gesto, parola, pensiero non sono altro che la manifestazione di una o più fantasie inconsce che custodiscono il significato nascosto e auten�co di ogni nostra espressione. Sono innate e si basano sulla primaria connessione corpo-mente. In Freud la fantasia spesso è pensata come una dimensione diversa e alterna�va rispe�o alla realtà, mentre in Melanie Klein la fantasia accompagna ininterro�amente la realtà. Non solo, ma la fantasia inconscia mira ad esaudire gli is�n� senza alcun rispe�o della realtà stessa. 62 La POSIZIONE SCHIZO-PARANOIDE viene definita dalla Klein come il luogo dove avvengono le prime relazioni con gli ogge� parziali. Il confli�o di base che si instaura è quello dovuto all’opposizione tra pulsione di vita e pulsione di morte dove, secondo la Klein, l’Io immaturo del neonato è già sufficientemente in grado di proteggersi dall’angoscia provocata dalla pulsione di morte; mentre una parte di questa viene proie�ata sull’ogge�o esterno privilegiato, rappresentato dal “seno ca�vo”, l’altra parte viene mantenuta all’interno e trasformata in aggressività. Allo stesso modo della pulsione di morte, una parte della pulsione di vita è proie�ata sull’ogge�o esterno che, in questo caso, rappresenta il “seno buono”, mentre l’altra parte viene mantenuta all’interno e adoperata nel rapporto libidico con tale ogge�o. In questo modo, per proteggersi dall’angoscia, nell’Io del bambino si determina una scissione; da un lato un “Io buono” che cercherà di difendersi dall’angoscia provocatagli dal seno ca�vo, dall’altra un “Io ca�vo” il cui obie�vo è quello di scaricare la pulsione aggressiva verso il seno buono. Il fa�o che il bambino percepisce due seni dis�n�, uno buono e l’altro ca�vo, è da a�ribuire al fa�o che non è soltanto il suo Io a scindersi, ma anche la rappresentazione che ha del seno della madre. Quindi il termine “schizoparanoide” elaborato da Melanie Klein secondo l’e�mologia greca, il prefisso “schizo” indica scissione e vuole appunto significare il fa�o che il bambino scinde l’unico ogge�o reale in due ogge� differenzia�; “paranoide” vuol dire che, di fronte a queste due figure, il bambino è affe�vamente estremista, vivendole l’una come ogge�o di amore esclusivo, l’altra come ogge�o di odio integrale. Oltre alla scissione, alla proiezione e all’introiezione, secondo Melanie Klein, il bambino a�va all’interno della posizione schizo-paranoide, un quarto meccanismo difensivo, “l’iden�ficazione”. L’iden�ficazione è resa possibile dall’introiezione del seno buono, messo al riparo dentro di sé dagli a�acchi dell’is�nto di morte e dalle minacce della realtà esterna. Tale ogge�o buono introie�ato cos�tuisce un riferimento importante per l’individuo, in quanto funziona come una sorta di magnete a�orno al quale egli costruisce gradualmente la propria iden�tà. Senso buono installato stabilmente nel mondo interno, è la condizione per la costruzione di un Io stabile. Altre due difese compaiono nella posizione schizo-paranoide: • Idealizzazione • Diniego L’idealizzazione dell’ogge�o buono ha la funzione difensiva di proteggere l’individuo dalla percezione del seno ca�vo, le cui cara�eris�che persecutorie vengono negate (diniego). Se adeguatamente contenuta, l’idealizzazione ha una funzione importante per l’individuo, in quanto è alla base della credenza della bontà degli ogge� e di sé, condizioni essenziali per una buona relazione ogge�uale. Nell’età adulta, l’idealizzazione persiste, per esempio, nell’innamoramento, nell’apprezzamento este�co del bello, nella formazione degli ideali. I meccanismi di difesa (scissione, proiezione, introiezione, iden�ficazione proie�va o introie�va, idealizzazione, diniego) non sono esclusivi dell’infanzia, si a�vano in qualunque fase dellavita. 15.5 L’iden�ficazione proie�va Un conce�o fondamentale elaborato da Melanie Klein è quello di IDENTIFICAZIONE PROIETTIVA. Tale iden�ficazione viene definita proie�va perché la proiezione riguarda quelle par� dell’Io che poi, collocate nell’ogge�o, perme�ono al bambino di iden�ficarsi con l’ogge�o stesso. L’individuo può anche proie�are le par� di sé che avverte come pericolose in ogge� esterni(corpo della madre) sentendosi così alleggerito; l’odio che prima era rivolto contro una parte dell’Io ora è indirizzato verso l’ogge�o che con�ene quella parte dell’Io che vi è stataproie�ata. Tale ogge�o (madre) non è più percepito come un individuo separato, ma è diventato il séca�vo del bambino. Quelle par� dell’Io proie�ate verso l’ogge�o perme�o al bambino diiden�ficarsi con l’ogge�o stesso. 65 Se la madre accoglie i vissu� persecutori del bambino e li priva della loro carica sadica edistru�va, queste par� di sé possono essere reintroie�ate dal bambino, che le può ricollocareora trasformate in ogge� buoni all’interno di sé. A�uando così l’IDENTIFICAZIONE INTROIETTIVA. Le relazioni basate sull’iden�ficazione proie�va sono di �po narcisis�co: l’ogge�o viene ammirato oppure temuto a seconda che si siano proie�ate in lui le par� buone o ca�ve. Il meccanismo di difesa di iden�ficazione proie�va (i.p.) è un conce�o elaborato da M. Klein che, nel corso del tempo, ha assunto sempre maggiore importanza. In questo ar�colo si vuole riassumere la posizione kleiniana per poi approfondire aspe� più ampi che riguardano l'introiezione proie�va, sulla base di studi di altri autori. Iden�ficazione e proiezione sono meccanismi di difesa che Freud per primo ha ben descri�o: bas� pensare al bambino che si iden�fica col padre, processo fondamentale per la risoluzione del complesso di Edipo, o a quando ciascuno di noi a�ribuisce (proie�a) pensieri e a�eggiamen� propri ad altri che sono ben lontani da tale ordine di idee. Ma l'introiezione proie�va. me�e insieme ques� due conce� e ne crea un terzo nuovo. In pra�ca, nell'introiezione proie�va, proie�amo par� di noi, il più delle volte nega�ve, sull'altro, ma nell'immaginario del bambino queste par� entrano quasi fisicamente nell'altro, fino a possederlo. Nella visione kleiniana, l'introiezione proie�va rappresenta il primo caso di relazione ogge�uale aggressiva. Il bambino aggredisce l'ogge�o ca�vo e, nel contempo, lo controlla dal di dentro per impossessarsene. La mamma diventa ca�va, ma non è più vista come una persona "altra", ed ecco che anziché separazione c'è legame ancora più stre�o, confuso, persecutorio, disperante. E' come se cercassimo di eliminare le nostre par� ca�ve a�ribuendole all'altro ma, nel contempo, ci fosse una sorta di consapevolezza inconscia che fa intuire che tali par� ca�ve dell'altro, in realtà, sono nostre, e quindi non possiamo distanziarcene. L'introiezione proie�va ha varie funzioni: separa par� di sé indesiderate; espelle tali par� per farle provare all'altro come vende�a; controlla dal di dentro l'altro evitando la sensazione di essere separato da lui. In sintesi: impossessarsi dell'altro per distruggerlo e non perderlo, in un �pico rapporto sadomasochis�co. In tal modo escludiamo dalla consapevolezza emozioni dolorose �piche di una relazione a due, quali separazione, dipendenza, ammirazione con conseguente invidia, portando l'altro e noi stessi in un sistema solido, unito da un gioco perverso. Anche se in forme meno violente rispe�o al rapporto madre-bambino, capita spesso che nei nostri rappor� ci siano venature che ricordano dinamiche simili. Ma l'introiezione proie�va non è solo questo. Già la Klein an�cipa che non solo par� ca�ve ma anche par� buone partecipano a tale meccanismo. Se un'introiezione proie�va di par� ca�ve crea un legame persecutorio che non riesce a sciogliersi, un'introiezione proie�va basata su par� buone porta all'idealizzazione, di cui l'innamoramento è l'esempio principe. Lo psicoanalista che approfondisce in termini afferma�vi l'introiezione proie�va è Bion, allievo della Klein. Egli afferma che l'introiezione proie�va ha un ruolo fondamentale di comunicazione. Nel rapporto madre- bambino è infa� solo grazie all'introiezione proie�va che la madre riesce a comprendere qualcosa di quanto il bambino le comunica inconsciamente: arriva cioè a provare in se stessa le emozioni del bambino. Chi riceve l'introiezione proie�va ha il potere di entrare in empa�a con l'altro, modificando la relazione. Con�nuando l'esempio madre-bambino, se quest'ul�mo piange disperato e l'introiezione proie�va sulla madre ha presa, allora la madre entra nella stessa angoscia del bambino: tale sistema rimane uguale a se stesso, senza nessuna evoluzione né conoscenza. Se invece la madre ha la forza (consapevolezza) di reggere ciò che provano lei e il figlio, allora gli comunica che è possibile contenere l'angoscia. La sua funzione di contenimento è quindi fondamentale, ma deve passare a�raverso un'empa�a totale col figlio, per essere davvero un contenitore capace. Questo �po di relazione viene poi traslata da Bion nel rapporto analista-analizzando. L'analista, ogge�o di introiezione proie�va da parte dell'analizzando, entra in sintonia, provando ciò che prova l'analizzando, ma il suo compito è quello di fungere da contenimento: in tal modo egli diventa esempio di come si possa reggere l'angoscia modificando così l'a�eggiamento dell'analizzando. Quindi: introiezione proie�va come meccanismo alla base dell'empa�a. Vedere il rapporto di analisi come una relazione empa�ca è ormai diventato consuetudine e vari autori, di estrazione anche molto diversa tra loro, pongono l'accento su tale legame. Bas� pensare a Rogers, Kohut, agli analis� che si basano sul conce�o di campo, per non parlare di tu�o il filone junghiano. E qui si apre un nuovo ampio argomento: l'empa�a, ovvero sen�re come l'altro, non potrebbe essere una semplice proiezione, nella speranza di sconfiggere la solitudine? 66 Bion risolve la ques�one introducendo il protomentale, un conce�o che perme�e l'unione tra le singole men�, a�ngendo quest'ul�me da un'unica fonte. La relazione, basata sull'empa�a, perme�e poi ai singoli di tornare su un terreno comune. Protomentale, dunque, come collante base, simile all'inconscio colle�vo di Jung. Non a caso nell'ul�ma parte delle sue ricerche Bion si avvicina a Kant, nella ricerca di un sistema solido per una base comune che vada al di là delle singole individualità. Questa è la via seguita anche da altri ricercatori in ambi� diversi, per esempio Chomsky, nelle problema�che rela�ve al linguaggio, o Piaget, per la teoria sullo sviluppo della mente: entrambi postulano e cercano di dimostrare, un qualcosa di innato al di sopra dell'esperienza del singolo. La comunicazione, il senso comune, sono permessi proprio a causa di un "a priori" sovraindividuale. Senza l'acce�azione di un dominio comune non sarebbe possibile parlare di introiezione proie�va nel senso di Bion, come chiave per aprire una dimensione in cui i confini dell'Io sono allarga�. Piaget forse peccava di troppo inna�smo, non dando il giusto peso a tu�o quello che passa in un rapporto. Per me�ere insieme i due conce� di inna�smo ed esperienza si può dire che il bambino è predisposto a essere sogge�o, ma occorre qualcuno che si accorga di questo e ne renda il bambino stesso consapevole. Se un genitore tra�a il bambino fin dalla nascita come sogge�o, e questo accade quasi regolarmente, il bambino inevitabilmente diventerà sogge�o. Traslando ciò nell'ambito anali�co, se l'analista si pone nei confron� dell'analizzando in un certo modo che amplifichi le potenzialità del sogge�o, il sogge�o rinnovato potrà davvero esistere. De�o in altro modo: se l'analista si affida all'introiezione proie�va come strumento per espandere la propria percezione in un mondo non soffocato dal proprio io, tale introiezione proie�va funzionerà allo stesso modo anche per l'analizzando. Un fenomeno comune di introiezione proie�va che perme�e un allargamento dell'io avviene nell'innamorato: egli vede l'altro perfe�o, proie�a su di lui ogni qualità e al contempo sente che è parte di sé (…siamo un'unica cosa…), in un sistema chiuso in cui non esistono più singoli individui ma un'en�tà nuova: stupendo, finché dura. E' vero amore? Forse sì, e non mi interessa giudicare; il problema subentra quando, o per troppa consapevolezza, o per mancanza di fantasia, o per saggezza, o per non so cos'altro, non ci si innamora più in questo modo: l'introiezione proie�va non funziona più. O meglio: l'introiezione proie�va originale e inconsapevole, alla Klein, che lega madre-bambino è ormai perduta. Per troppa consapevolezza si è perduto il paradiso originale (fino a prossimo innamoramento?), ma rimane una possibilità, una introiezione proie�va alla Bion: un territorio in cui, pur non potendo dimen�care la propria individualità, siamo spesso sfiora� dall'empa�a. Che questo sen�re sia una semplice proiezione o un qualcosa che raggiunge la dimensione unica originale poco importa: è sicuramente vero dal momento che lo proviamo e ci fa stare bene. 15.6 La posizione depressiva Tra i 5-6 mesi nel bambino si verifica la POSIZIONE DEPRESSIVA che nello sviluppo infan�le segue la posizione schizo-paranoide e che, come questa, cos�tuisce un sistema di organizzazione delle relazioni tra l’individuo e l’ogge�o che si ripropone durante il corso della vita come modalità di funzionamento e di stru�urazione della mente. Nella posizione depressiva, la maggiore integrazione dell’Io e anche dell’ogge�o conduce il bambino ad una dis�nzione + precisa tra la realtà esterna e la fantasia. Un aspe�o fondamentale della posizione depressiva è l’integrazione dell’ogge�o parziale buono e di quello ca�vo in un unico “ogge�o totale” la cui cara�eris�ca nuova è quella “dell’ambivalenza”, 67 Contro l’angoscia connessa alla gelosia, il bambino a�va delle difese, in primo luogo la scissione tra la coppia dei genitori buoni (asessuali) e quella dei genitori ca�vi (sessuali), in secondo luogo tra il padre e la madre, uno dei quali viene idealizzato e l’altro viene assunto come ogge�o persecutorio. Interessante però risulta essere il modo in cui il bambino, sia maschio che femmina, esperisce in fantasia il corpo materno. È un corpo pieno di contenu� posi�vi come il la�e, il seno materno, il pene materno e i bambini. nei confron� del corpo materno, il bambino a�va fantasie di esplorazione, di conoscenza, is�n� libidici, ma anche desideri impregna� di invidia e di sadismo, vol� ad appropriarsi delle ricchezze interne della madre. Ques� a�acchi producono angosce psico�che e fantasie centrate su persecuzioni subite da parte del corpo materno e in par�colare dal pene paterno che vi è contenuto. Quando il bambino percepisce il padre come un ogge�o totale e come figura separata, non + come ogge�o parziale – pene contenuto nel corpo della madre, elabora la FANTASIA DEI GENITORI COMBINATI. Si tra�a di una figura unica che incorpora entrambi i genitori, uni� nel coito. I genitori come ogge� totali si uniscono sessualmente nella fantasia del bambino, e il bambino proie�a la propria aggressività contro questa figura genitoriale combinata, che è percepita come terrificante e minacciosa e sta alla base delle figure fantas�che dei mostri con tante teste e braccia che compaiono nei sogni, nelle allucinazioni, ma anche nel mito e nel folklore. La frustrazione derivante dall’assenza del seno materno colpisce allo stesso modo sia le femmine che i maschi, i quali mostrano le stesse fantasie di a�acco sadico al seno materno e lo stesso interesse per il pene paterno ele�o a ogge�o sos�tu�vo del seno. L’esito cos�tuito dalle scelte sessuali dell’adulto dipende dal modo in cui l’individuo elabora questa fase. Se il corpo della madre a�accato suscita eccessiva angoscia, il bambino può manifestare una fobia per il corpo femminile e la bambina può non iden�ficarsi con la madre per l’assunzione del proprio ruolo sessuale. Sia nel bambino che nella bambina Melanie Klein nota la contemporanea presenza del complesso edipico posi�vo (amore per il genitore di sesso opposto e odio per quello del proprio sesso) e la presenza del complesso edipico nega�vo (amore per il genitore del proprio sesso e odio per quello di sesso opposto). Al centro della nascita dell’Edipo Melanie Klein colloca la frustrazione connessa allo svezzamento. Come conseguenza la bambina si rivolge al pene paterno, che dovrebbe sos�tuire simbolicamente il seno perduto. Ma anche il pene paterno delude la bambina, la quale si rivolge di nuovo alla madre iden�ficandosi con lei perché possiede al proprio interno anche il pene del padre. Tale iden�ficazione si manifesta in fantasia con un’aggressione sadica causata dalla rivalità e dal desiderio di svuotare la madre dei suoi contenu� ed è a questo punto che nella bambina si sviluppa una fase fallica in cui l’assenza del pene viene negata perché la bambina stessa deve gra�ficare la made al posto del padre. Dunque inizialmente la bambina si pone in relazione di rivalità con la madre per ricevere al suo posto il seno-pene del padre e in seguito si iden�fica con la madre per paura della ritorsione da parte della madre stessa e per il desiderio di soddisfarla con il pene. Analoghe dinamiche di rivalità e di iden�ficazione con la madre si trovano anche nel maschie�o. Sia il bambino che la bambina amano ed odiano sia la madre che il padre. La forma posi�va e quella nega�va del complesso edipico si trovano sia nel maschio che nella femmina. Il complesso edipico si risolve prima della fase genitale e mentre Freud sos�ene che il superamento dell’Edipo dipende dall’angoscia di evirazione, Melanie Klein sos�ene che, oltre all’angoscia, abbiano un peso fondamentale in questo passaggio anche l’amore per i genitori e le tendenze alla riparazione evocate dalla posizione depressiva. 15.8 Il Simbolismo Melanie Klein in merito al simbolismo afferma che “Il simbolismo non è solo la base di tu�e le fantasie e le sublimazioni, ma è qualcosa di più: è su di esso che si edifica il rapporto del sogge�o con il mondo esterno e con la realtà nel suo complesso”. Il simbolo dunque per Melanie Klein rappresenta il mediatore tra l’individuo e la realtà, ed è a�raverso il simbolo che sono possibili la conoscenza, il linguaggio, la fantasia e le relazioni con gli ogge�, il sogno, il pensiero e la sublimazione. Non esiste a�vità umana né pensiero che non sia basato su simbolizzazioni. Fin dall’inizio della vita, e poi in modo esemplare con il gioco, il bambino rappresenta in modo simbolico la propria relazione con l’ogge�o, la propria angoscia, le proprie difese. Il simbolo è il 70 risultato di un’equivalenza, di una relazione. In par�colare la simbolizzazione nasce con la proiezione: gli ogge� esterni, a seguito dei processi espulsivi, sos�tuiscono e rappresentano simbolicamente quelli interni. Diventa così possibile instaurare una connessione, una relazione di equivalenza tra il dentro e il fuori e in par�colare tra il proprio corpo e gli ogge� del mondo esterno. L’ogge�o esterno sta per una parte del proprio corpo o un ogge�o interno. La simbolizzazione nasce quindi dall’aggressività e dalla necessità di liberarsi degli ogge� interni persecutori ed è possibile grazie allo sviluppo dell’Io che tollera l’angoscia già in età molto precoce. Nasce quindi dall’aggressività e dalla necessità di liberarsi di ogge� interni persecutori; è possibile grazie allo sviluppo dell’Io che tollera l’angoscia. L’a�acco sadico (is�nto epistemofilico) è il modello della conoscenza e della simbolizzazione. Il sadismo e la ritorsione degli ogge� aggredi� sono importan� per lo sviluppo del simbolismo infan�le. È possibile dis�nguere due livelli di simbolizzazione. 1. EQUAZIONE SIMBOLICA -> consiste in una perfe�a coincidenza e sovrapponibilità tra il simbolo e la cosa simbolizzata: il simbolo è dunque la cosa simbolizzata. Qui non esiste alcuna distanza tra ogge� e funzioni del mondo esterno da un lato e figure dei genitori, par� del proprio corpo, a�, contenu� del mondo interno dall’altro. 2. RAPPRESENTAZIONE SIMBOLICA (o simbolo vero e proprio) -> consiste in un’elaborazione più complessa; il simbolo “sta per” la cosa simbolizzata. Nell’equazione simbolica è il proprio genitale. L’equazione simbolica si conne�e alle dinamiche mentali della posizione schizo-paranoide, mentre la rappresentazione simbolica è legata a quelle della posizione depressiva. L’equazione simbolica nasce dalla confusione tra l’ogge�o esterno e l’ogge�o interno mentre quando la differenza tra i due ogge� è conservata, si ha il simbolo vero e proprio e quindi la rappresentazione simbolica. L’equazione simbolica è usata per negare la dis�nzione tra il sogge�o e l’ogge�o e la perdita dell’ogge�o; il simbolo auten�co è invece usato in relazione all’acce�azione della separazione tra ogge�o e sogge�o e della possibile perdita dell’ogge�o. Il riconoscimento del simbolo in relazione all’ogge�o separato dipende: • Dalla rinuncia a forme onnipoten� di iden�ficazione che negano la separazione • Dalla capacità di tollerare il tu�o per la scomparsa dell’ogge�o e quindi di acce�arne la perdita e la rappresentazione in absen�a. • Dalla consapevolezza della dis�nzione tra realtà esterna e mondo interno. I simboli aiutano a ricreare l’ogge�o interno danneggiato e quindi sono fondamentali nel processo di riparazione. Il gioco simbolico lascia trasparire l’a�vità della fantasia inconscia del bambino e gli perme�e di esternalizzare gli sta� interni persecutori. Il gioco, come prima a�vità simbolica, è estremamente personale e idiosincra�co, e quindi anche i simboli del gioco non presentano i tra� sociali �pici dei simboli auten�ci, non si rifanno quindi ad un codice condiviso. 15.9 L’Analisi infan�le e il Gioco Melanie Klein è stata indirizzata verso l’analisi infan�le da Ferenczi e da Abraham. Melanie Klein ha definito la sua analisi infan�le in merito al gioco come “Analisi del Gioco”. Infa� secondo lei il gioco è la forma di espressione + spontanea e naturale del bambino, che gli perme�e di esplorare il mondo esterno e lo aiuta a tenere so�o controllo l’angoscia, ad esprimere le proprie fantasie e ad elaborare i propri confli�. L’a�vità ludica lascia trasparire le dinamiche del mondo interno infan�le, i desideri, le angosce e sopra�u�o le fantasie inconsce. Il gioco ha una portata simbolica, dato che riproduce ed esprime a�raverso i simboli i contenu� del mondo interno. Per interpretare ques� simboli e quindi per a�ribuire al gioco simbolico Melanie Klein ricorre al “codice onirico” secondo cui il gioco usa lo stesso linguaggio del sogno. Interpretare il gioco è come interpretare un sogno in quanto sia il gioco che il sogno esprimono e rappresentano una determinata organizzazione di ogge� interni. Data l’incapacità del bambino di elaborare associazioni libere, il gioco diventa secondo Melanie Klein la via + giusta per accedere al suo inconscio. 71 Nell’analizzare un bambino Melanie Klein procede con gli stessi obie�vi di un’analisi rivolta ad un adulto ossia cercando di far affiorare i confli� inconsci, interpretando il materiale e rivela al bambino i significa� sessuali ed aggressivi del suo gioco, del suo disegno, delle sue parole, centrando l’a�enzione sul transfert. Tale analisi va condo�a lontano dalla famiglia. La stanza deve essere sobria e devono esserci dei gioca�oli: case�e, plas�lina, animali, figure umane maschili e femminili di 2 dimensioni (adulto- bambino); inoltre deve esserci un lavabo per giocare con l’acqua. Oltre al gioco può essere ogge�o d’analisi anche il disegno. Il modello di analisi infan�le della Klein si è contrapposto a quello di Anna Freud. Secondo Anna Freud: • Bisogna considerare che il bambino, a differenza dell’adulto, non ha scelto personalmente di affrontare l’analisi e non ha consapevolezza della propria patologia • Nell’analisi il bambino non produce alcun transfert effe�vo nei confron� dell’analista, perché non essendosi ancora lasciato alle spalle i rappor� reali con i genitori e non avendo ancora elaborato e superato il complesso edipico, non ha la possibilità di riprodurre sulla persona dell’analista le relazioni passate con le figure significa�ve e in par�colare con quelle parentali • L’analisi deve essere abbinata ad un’azione educa�va per rafforzare l’Io e il Super-Io del bambino. Secondo Melanie Klein invece: • Il bambino non ha consapevolezza della propria patologia, però soffre di angosce intense e quindi ha bisogno di un aiuto. • Il transfert si instaura con l’analista perché la ria�vazione inconscia in seduta delle relazioni con i genitori non riguarda in nessun caso, nemmeno nell’adulto, i rappor� con i genitori reali, ma si centra sulle relazioni con i genitori interni, ovvero con gli ogge� parentali introie�a�; • Nessuna prospe�va educa�va deve intralciare l’operazione anali�ca, perché si tra�a di due ambi� reciprocamente incompa�bili; inoltre l’analisi deve tendere non a rafforzare il Super- Io del bambino, ma ad a�enuare la severità. 15.10 L’Invidia Secondo Melanie Klein l’INVIDIA è un sen�mento distru�vo primi�vo, originato dalla pulsione di morte, che il bambino manifesta in conseguenza della delusione derivante dal fa�o di non essere onnipotente e autonomo. Il seno è desiderato con intensità e deve essere sempre disponibile, tanto che il neonato lo vorrebbe dentro di sé come presenza costante e di sua esclusiva proprietà. Poiché ciò non è possibile, egli indirizza la sua invidia distru�va contro il seno, e mira a gustarlo e a depredarlo dai suoi contenu� buoni a�raverso la proiezione violenta di par� ca�ve e distru�ve di sé. L’assenza del seno determina il desiderio di possederlo, ma dato che questo obie�vo non è realizzabile, si preferisce farlo a pezzi, rendendolo inservibile. L’invidia è sperimentata in termini di ogge� parziali anche se in seguito si può manifestare anche nei confron� dell’ogge�o totale. L’invidia si dis�ngue dalla gelosia in quanto l’invidia è basata su un rapporto tra due en�tà, il sogge�o invidioso e l’ogge�o invidiato, mentre la gelosia prevede una relazione con tre protagonis�: il sogge�o mira al possesso dell’ogge�o amato e per questo punta all’eliminazione dell’avversario. Mentre la gelosia nasce dall’amore per l’ogge�o e si manifesta con l’odio e con l’aggressività sadica nei confron� dello stesso ogge�o, la gelosia rivolge l’amore e l’odio su due ogge� diversi. Inoltre l’invidia si dis�ngue anche dall’avidità o bramosia in base alla quale il sogge�o cerca di appropriarsi di tu�a la bontà che può essere rivolta dall’ogge�o, senza prestare a�enzione alle possibili conseguenza. L’avidità è definita da Melanie Klein come un “desiderio imperioso ed insaziabile che va al di là dei bisogni del sogge�o e di ciò che l’ogge�o vuole e può dare”. Mentre l’invidia si basa sulla proiezione, l’avidità è giocata sull’introiezione. Gli effe� dell’invidia sono devastan�, l’ogge�o buono infa� viene trasformato in ogge�o persecutorio e può essere distru�o oppure essere reso ca�vo. 72 par�colare secondo Hartmann la persona è invece dotata di una razionalità e di una volontà che lo consentono di affrontare le pulsioni con un equipaggiamento decisamente superiore rispe�o a quanto teorizzato da Freud, tanto da poterle controllare e dominare. Da semplice mediatore tra Es e Super-Io, l’Io adesso viene pensato come una stru�ura della mente dotata di una propria autonomia e quindi fornita di un peso decisamente superiore nell’economia psichica e in generale nella vita della persona. Alla nascita esiste in ciascun individuo una MATRICE INDIFFERENZIATA DELL’IO E DELL’ES, da cui poi, gradualmente, ciascuna delle due istanze si sviluppa indipendentemente dall’altra. Si tra�a di un aspe�o fondamentale, non di un semplice de�aglio. Secondo Freud alla nascita l’io non esiste, il neonato è guidato soltanto dall’Es ed è del tu�o inerme di fronte alle pulsioni e alle loro dinamiche cao�che e imprevedibili; il principio di piacere domina incontrastato e il processo primario plasma una realtà incontrollabile dal sogge�o. Solo in un secondo tempo, quando il bambino gradualmente riesce a relazionarsi con il contesto circostante e a considerare l’ogge�o esterno come un dato indipendente e non come una semplice appendice di sé stesso, si forma l’Io. Per Freud-> individuo è dominato dalle pulsioni, in balia dell’inconscio. Io = mediatore tra Es, Super-io e realtà esterna. L’Io non ha una propria autonomia. Per Hartmann-> individuo è dotato di razionalità e di volontà che gli consentono di affrontare e controllare le pulsioni. L’Io viene pensato come stru�ura della mente dotata di propria autonomia. Hartmann sos�ene che l’io è (o meglio, può essere) indipendente dal confli�o. Più in par�colare, esiste una Sfera dell’Io libera da confli�, una porzione significa�va dell’Io che ne fa un’istanza dotata di un’essenza non esclusivamente confli�uale. Nella visione freudiana l’Io di una persona si trova inevitabilmente a dover affrontare i confli� che oppongono il desiderio incontenibile di mangiare dei dolciumi alle restrizioni imposte dall’Io e ai divie� del Super-Io. Secondo Hartmann il confli�o, in questo caso, si genera solo in relazione ad un eccesso, ma se il desiderio di dolciumi si a�ua in modo saltuario e con moderazione, l’Io non è coinvolto in alcun confli�o. Nella vita individuale esistono dunque ambi� in cui non necessariamente si manifestano dei confli�. Nella visione di Hartmann la relazione che l’individuo instaura con la realtà esterna e con il proprio mondo interno è meno turbolenta e più serena, almeno in alcuni se�ori, rispe�o a quanto sostenuto da Sigmund Freud. Secondo Freud l’Io è posizionato in una posizione subalterna nei confron� dell’Es e l’Io secondo Freud non possiede un’energia propria, ma u�lizza quella dell’Es, unica istanza psichica dotata di una propria energia. Freud aveva rappresentato questa situazione a�raverso l’immagine del cavaliere (Io) che poteva spostarsi solo domando e sfru�ando la forza di un cavallo selvaggio (Es). Secondo Hartmann invece l’Io, fin dalla sua origine, è dotato di un’energia propria, che viene definita “energia primaria dell’Io”. Inoltre ha la possibilità, in maniera analoga a quella ipo�zzata da Freud, l’energia dell’Es. questo secondo �po di energia a disposizione dell’Io deriva da un processo di neutralizzazione o deis�ntualizzazione dell’energia dell’Es che non va confuso con la sublimazione per una serie di mo�vi: • In primo luogo la neutralizzazione è un processo con�nuo, al contrario della sublimazione che viene a�vata soltanto in presenza di un eccesso pulsionale • La neutralizzazione è dire�a ad una deis�ntualizzazione equilibrata sia della libido che dell’aggressività, mentre la sublimazione riguarda prevalentemente la libido (così sos�ene Hartmann) • La neutralizzazione consiste in una vera e propria trasformazione qualita�va dell’energia, mentre la sublimazione comporta una semplice deviazione della meta e dell’ogge�o in relazione all’acce�abilità sociale, ma l’energia non viene sostanzialmente modificata. L’Io è considerata da Hartmann come il responsabile dell’a�vazione delle difese. Inoltre: - Le pulsioni posso venire modificate dall’esperienza; l’ogge�o non è solo il bersaglio che subisce passivamente l’inves�mento da parte delle pulsioni, ma contribuisce a plasmarle in modo tale da poterle elaborate. -L’Io (come Freud) è il responsabile dell’a�vazione delle difese. -L’aggressività è pensata come una forza indispensabile e posi�va, una volta neutralizzata, a dispostone dell’Io (non più in relazione all’is�nto di morte). 16.2 Principio di Piacere e Principio di Realtà 75 La nuova concezione dell’Io autonomo viene posto da Hartmann alla base del ribaltamento del rapporto tra Principio di Piacere e Principio di Realtà. Nel suo sistema di pensiero, non solo il principio di piacere perde il suo primato, ma addiri�ura il principio di Realtà sembra precedere quello di piacere anche dal punto di vista dello sviluppo individuale. Mentre per Freud il predominio dell’Es faceva sì che il rapporto del bambino con la realtà esterna fosse esclusivamente centrato sulla scarica immediata e sulla ricerca del piacere, secondo la concezione di Hartmann il principio di realtà potrebbe precedere il principio di piacere, in quanto sarebbe proprio l’aggancio primario alla realtà esterna ad assicurare la sopravvivenza del bambino. Il piacere quindi non è + pensato come risultato di una scarica pulsionale, ma deriva da un conta�o produ�vo e sintonico con la realtà esterna con la quale è indispensabile scendere a pa� per sopravvivere. Più che una visione pulsionale o relazionale, quella di Hartmann è una concezione ispirata a presuppos� di fondo di natura biologica: la sopravvivenza è un’esigenza innata, appartenente filogene�camente a tu� gli esseri e quindi condivisa anche dall’uomo. La necessaria connessione con il principio di realtà appar�ene al patrimonio gene�co dell’uomo come dagli altri animali ed è un bisogno primario, mentre la ricerca del piacere è secondaria e dipende dal rapporto con la realtà. Hartmann inoltre dis�ngue anche tra un “principio di realtà in senso + lato”, che coincide con quello ora accennato e precede il principio di piacere, garantendo la sopravvivenza al neonato, e un “principio di realtà in senso + stre�o” che segue il principio di piacere ed è legato alla maturazione del bambino. L’Io autonomo non più succube delle pulsioni è la conseguenza del principio di piacere che perde il suo primato, ma il principio di realtà lo precede nello sviluppo dell’individuo. Il piacere non è più pensato come risultato di una scarica pulsionale, ma deriva da un conta�o produ�vo con la realtà esterna con la quale è indispensabile scendere a pa� per sopravvivere. La sua è una concezione ispirata a presuppos� di natura biologica: la sopravvivenza è un’esigenza innata e primaria, la ricerca del piacere è secondaria e dipende dal rapporto con la realtà. 16.3 L’Ada�amento, la Tradizione e il Super-Io Hartmann a differenza di Freud da importanza alla realtà esterna e all’Ada�amento. Nel suo sistema di pensiero Hartmann ha collegato l’Io con l’Ada�amento, infa� l’Io rappresenta l’organo specifico dell’Ada�amento. È legato da un lato alla maturazione biologia e dall’altro alla storia individuale intesa come relazione tra gli aspe� gene�ci e quelli ambientali-relazionali. Il bambino quindi si trova sin dall’inizio ad interagire con il mondo circostante, che deve cos�tuire per lui un ambiente medio prevedibile (costruzione della realtà in merito al proprio ambiente). L’ada�amento è pensato da Hartmann come un rapporto tra organismo e ambiente che dipende da un lato dall’equipaggiamento originario della persona e dalla maturazione dei suoi appara�, dall’altro dalle azioni regolate dall’Io che sono tese a migliorare le connessioni con l’ambiente stesso. Una persona ben ada�ata, secondo Hartmann, è produ�va, capace di godere la vita e dotata di un equilibrio mentale: tre aspe� di fondamentale importanza ai fini della sopravvivenza. Hartmann dis�ngue tre �pologie di ada�amento: 1. Ada�amento AUTOPLASTICO-> si a�ua mediante modificazioni dell’individuo 2. Ada�amento ALLOPLASTICO-> che implica una modificazione dell’ambiente 3. Ada�amento definito DEL TERZO TIPO -> che deriva dall’impossibilità di a�vare le prime due strategie e consiste in un cambiamento di ambiente. Esempio -> se una persona percepisce una stanza come troppo fredda, può indossare un indumento più pesante (ada�amento autoplas�co), oppure può alzare la temperatura indicata sul 76 termostato (ada�amento alloplas�co), o, ancora, se non ha maglie pesan� a portata di mano e se anche il termostato non funziona, non può fare altro che cercare un altro luogo + caldo (ada�amento del terzo �po). L’ada�amento per Hartmann è considerato anche come un insieme di strategie che vengono tramandate da una generazione alla successiva a�raverso la Tradizione; aspe�o importante, perché in questo modo l’uomo non deve ogni volta affrontare ex novo l’ambiente. A questo proposito Hartmann introduce il conce�o di “Automa�smo Preconscio”, che consiste nell’a�vazione automa�ca di una serie di comportamen� ada�vi appartenen� ad una sorta di memoria filogene�ca indipendente dall’esperienza dell’individuo. In questa dinamica, il Super-Io gioca un ruolo fondamentale, in quanto secondo Hartmann è proprio il Super-Io il principale veicolo della tradizione, è l’anello di congiunzione tra le diverse generazioni, inoltre, trasme�e il sapere già acquisito e favorisce l’avanzamento degli individui nella società. La funzione del Super-Io secondo Hartmann non è soltanto quella indicata d Freud, ma al di là della sua portata morale e censoria, il Super-Io, secondo Hartmann, è + in generale l’anello di congiunzione tra le diverse generazioni, poiché è deputato a trasme�ere il sapere già acquisito e a favorire l’avanzamento degli individuo e della società, che altrimen�, ad ogni generazione, dovrebbero ricominciare da zero e inventarsi forme di ada�amento che invece, con il Super-Io, sono subito disponibili. La <<Condiscendenza Sociale>> ovvero la sintonizzazione dell’individuo con le linee guida della società in cui vive, è fondamentale per l’ada�amento e la sopravvivenza. Tale condiscendenza si cara�erizza per gli sforzi a�vi compiu� dall’individuo al fine di raggiungere l’ada�amento. L’ada�amento può assumere due forme opposte a seconda del �po di relazione instaurato con la realtà esterna: • Ada�amento progressivo -> sintonico con la società, che conduce ad una buona integrazione della persona nell’ambiente in cui vive e ad uno sviluppo delle sue potenzialità; • Ada�amento regressivo -> quando è o�enuto distaccandosi dal mondo esterno e rifugiandosi nella fantasia, nell’arte e in generale in a�vità mentali che non integrano, ma allontanano il sogge�o dalla società. I conce� di progressivo e regressivo modificano in Hartmann il loro conce�o rispe�o a quanto sostenuto da Sigmund Freud. Un comportamento o una disposizione personale erano considera� da Freud progressivi o regressivi a seconda che si adeguassero alla successione delle fasi di sviluppo psicosessuale dell’individuo oppure vi si so�raessero, orientandosi in direzione opposta. In Hartmann invece un comportamento, un tra�o di cara�ere, un a�eggiamento mentale sono considera� progressivi oppure regressivi in base al �po di rapporto con la realtà esterna. Per Hartmann nel neonato esiste uno stato di ada�amento naturale che precede l’inizio dei processi di ada�amento intenzionali e che si aggancia a funzioni originariamente ancorate agli is�n�, che poi si orientano al servizio dell’Io. In altre parole l’individuo si trova sin dalla nascita in uno stato di ada�amento con l’ambiente e i processi di ada�amento inizialmente hanno un ruolo del tu�o secondario, mentre in seguito si svilupperanno quando egli inizierà ad interagire effe�vamente e consapevolmente con la realtà esterna. Il rapporto tra individuo e ambiente non procede mai in perfe�a sintonia, ma viene regolarmente disturbato e quindi deve essere spesso riportato ad una condizione di equilibrio e tale equilibrio, a seconda del suo orientamento progressivo o regressivo e della modalità con cui viene o�enuto, può risultare posi�vo o nega�vo, sano oppure patologico. L’individuo, per sintonizzare le diverse componen� (fisiche, psichiche, relazionali) coinvolte nel processo di ada�amento, dispone di una “funzione sinte�ca” che viene descri�a da Hartmann come la capacità ada�va che perme�e di integrare i diversi aspe� della propria personalità con la realtà esterna per poter raggiungere un equilibrio. L’ada�amento interessa anche l’aspe�o clinico. La psicoanalisi è pensata come terapia orientata ad una “rielaborazione delle sintesi deficitarie” a�vate dall’ Io nella storia personale di ada�amento alla realtà esterna. Lo sviluppo dell’Io è dato da componen� gene�che, pulsionali e dal rapporto con la realtà. La psicoanalisi interviene quanto il deficit è dato dal rapporto tra pulsione e realtà. 77 Abbiamo: 1. RIMOZIONE -> man�ene al di fuori della coscienza desideri, fantasie, sen�men� e i generali contenu� mentali ritenu� inacce�abili. Rappresenta il meccanismo difensivo + forte ed efficace, ma è anche il + dispendioso, in quanto richiede un con�nuo inves�mento di energia per mantenere nell’Inconscio tu�o il materiale rimosso. La rimozione non agisce sulla pulsione ma agisce sui suoi rappresentan� idea�vi. 2. REPRESSIONE -> si differenzia dalla rimozione perché è a�vata coscientemente, mentre la rimozione è un qualcosa di inconscio. La repressione rappresenta il risultato di una strategia mentale che porta l’individuo a non pensare + ad un contenuto della mente che deve essere occultato in modo efficace. Mentre la rimozione agisce a livello della censura che separa l’Inconscio dal Preconscio, la repressione opera tra il Preconscio e l’Inconscio. 3. FORMAZIONE REATTIVA -> l’individuo assume a�eggiamen� coscien� che cos�tuiscono il ribaltamento del contenuto inconscio intollerabile. (desiderio di esibizionismo= comportamento pudico). È cara�eris�ca della nevrosi ossessiva. 4. ISOLAMENTO -> fa sì che un pensiero o comportamento sia privato delle sue connessioni con altri pensieri o comportamen�. A�raverso questa difesa, il contenuto confli�uale viene isolato e diventa così meno doloroso. Una forma par�colare di isolamento è “l’isolamento dell’affe�o”, che si evidenzia quando un contenuto della mente è sganciato dagli affe� che gli sono lega� e viene affrontato solo da un punto di vista razionale, senza alcun coinvolgimento emo�vo. 5. ANNULLAMENTO RETROATTIVO -> è una difesa che consiste nell’a�vazione di un comportamento di segno opposto ad un comportamento precedente, che in tal modo si cerca illusoriamente di annullare. L’Io si allea con una pulsione contraria a quella da cui il sogge�o si sente minacciato. 6. PROIEZIONE -> è un’operazione difensiva con cui il sogge�o espelle da sé e colloca nell’altro degli affe�, dei desideri o dei tra� di cara�ere che egli rifiuta e non riconosce in sé stesso. 7. INTROIEZIONE -> è un meccanismo difensivo simmetrico alla proiezione, a�raverso cui il sogge�o trasferisce dentro di sé degli aspe� che appartengono al mondo esterno. È alla base dell’iden�ficazione. 8. CONVERSIONE DELL’OPPOSTO -> consiste nella trasformazione della meta di una pulsione in modo che essa si manifes� in forma contraria a quella originaria. (sadico = sofferenza verso l’altro diventa masochismo = dolore su sé stessi infli�o da altri) 9. RIVOLGIMENTO CONTRO SÉ STESSO -> anziché agire sulla meta, si manifesta con la sos�tuzione dell’ogge�o della pulsione. 10. SUBLIMAZIONE -> è un processo di neutralizzazione delle pulsioni libidiche e aggressive, che vengono deviate verso mete e ogge� socialmente acce�abili dall’Io e dal Super-io. 11. NEGAZIONE -> consiste nell’esprimere un desiderio, un sen�mento o pensiero negando che ci appartenga. In merito alla negazione si possono dis�nguere due �pologie di negazione: - negazione in fantasia consente di evitare dolore e angoscia capovolgendo nella fantasia la realtà (una persona an�pa�ca ci appare simpa�ca) - negazione mediante parole e a� un bambino gracile si presenta agli altri come alto e forte, per allontanare la paura di altri ragazzi al� e for�. 12. LIMITAZIONI DELL’IO (o strategie di evitamento) -> si differenziano dalla negazione perché questa consiste nel percepire il dolore e poi nel negarlo, mentre le strategie di evitamento agiscono preven�vamente: l’angoscia viene evitata prima che si possa presentare, allontanando la sua possibile causa. La limitazione dell’Io porta dunque ad allontanare il rischio della sofferenza prodo�a da cause esterne e in questo aspe�o si dis�ngue “dall’inibizione nevro�ca” che è una difesa contro un pericolo interiore o un is�nto destabilizzante. 13. IDENTIFICAZIONE CON L’AGGRESSIONE (a�o di trasformazione della paura) -> è una difesa che spesso u�lizzano i bambini; spiega perché molte persone che sono state vi�me di abusi da parte di familiari durante l’infanzia, diventano a loro volta genitori abusan� nei confron� dei figli. 14. RINUNCIA ALTRUISTICA (altruismo) -> esempio rela�vo ad una sua paziente. I desideri non sono sta� elimina� ma inves�� sugli altri. È in parte un aspe�o della proiezione. 15. ASCETICISMO DELLA PUBERTA’ -> l’antagonismo dell’individuo nei confron� degli is�n� si manifesta come qualcosa di simile all’asce�smo, come diffidenza verso il piacere. 80 16. INTELLETTUALIZZAZIONE DELLA PUBERTA’ -> mentre nel periodo pre-puberale l’a�enzione è rivolta a tu�o ciò che è concreto e materiale, in seguito emerge un gusto verso l’astrazione e la riflessione. 17.3 Adul� e Bambini Il tra�amento psicoanali�co del bambino secondo Anna Freud deve essere necessariamente diverso da quello dell’adulto a causa delle specificità della mente infan�le. 1. Il primo aspe�o da considerare è l’EGOCENTRISMO che orienta la relazione del bambino con l’ogge�o materno; la madre inizialmente non è percepita come un essere dotato di una propria individualità e autonomia, ma esiste solo in funzione dei bisogni del figlio. 2. il secondo aspe�o riguarda l’IMMATURITA’DELL’APPARATO SESSUALE INFANTILE secondo cui tu�o ciò che riguarda la genitalità viene trado�o dal bambino nel linguaggio della propria sessualità pregenitale: per questo il rapporto sessuale dei genitori viene vissuto come un’aggressione e violenza. 3. Il Terzo aspe�o riguarda la rela�va FRAGILITA’ DEI PROCESSI SECONDARI DI PENSIERO di fronte alla forza delle pulsioni; queste finiscono col prendere il sopravvento sulla realtà. 4. Il quarto aspe�o ed ul�mo aspe�o fa riferimento alla diversa VALUTAZIONE DEL TEMPO, dove vediamo che l’adulto vive il tempo secondo parametri ogge�vi, il bambino lo percepisce sogge�vamente in relazione al rapporto tra Es e Io. 17.4 L’Analisi Infan�le Anna Freud con la collaborazione di Melanie Klein ha centrato una parte significa�va della propria a�enzione e della propria a�vità professionale sulla psicoanalisi infan�le. L’a�eggiamento di Anna Freud nei confron� dei bambini è cara�erizzata da una maggiore prudenza rispe�o a quanto sostenuto da Melanie Klein. Secondo la Klein gli effe� dell’analisi infan�le sono in qualsiasi caso posi�vi ed eliminano tu� i disturbi ed è per questo che è arrivata ad ipo�zzare un’estensione della psicoanalisi a tu� i bambini indipendentemente dalla presenza in essi di sintomi nevro�ci, in quanto ritenuta un’importante strumento di educazione. Anna Freud invece per valutare l’opportunità di a�vare una terapia psicoanali�ca, fa precedere il tra�amento vero e proprio da un periodo preliminare finalizzato a rendere analizzabile il bambino. Il bambino infa� non decide personalmente di so�oporsi all’analisi, come invece fa l’adulto, quindi non ha le sue stesse mo�vazioni ed inoltre è incapace di produrre associazioni libere, e ciò fa concentrare l’autrice sui disegni, sui giochi e sui sogni del giovane paziente. Ancora, il bambino non sviluppa un’alleanza terapeu�ca con l’analista come invece fa l’adulto, sopra�u�o perchè non comprende la propria patologia, non lo avverte come tale e si schiera dalla parte delle resistenze, che lo porterebbero ad un inserimento in una realtà sgradita e lo costringerebbero a rinunciare ai vantaggi secondari della mala�a. Un altro aspe�o fondamentale per la psicoanalisi infan�le consiste, secondo Anna Freud, nel coinvolgimento della famiglia nella terapia, in tempi diversi dal bambino. Anche i genitori devono so�oporsi all’analisi, in quanto l’intervento sul figlio verrebbe vanificato se il contesto familiare rimanesse immutato e conservasse le sue dinamiche patologiche. L’a�enzione di Anna Freud in merito all’analisi infan�le si manifesta in tan� aspe�. Il primo aspe�o da evidenziare è il modo in cui osserva e interpreta il materiale anali�co. Il gioco e i disegni non cos�tuiscono l’iden�co corrispe�vo delle associazioni libere e sono dota� di una componente simbolica che non può venire decodificata in maniera dire�a e meccanica, ma richiedono grande a�enzione, come sempre quando ci si trova in presenza di simboli. Un altro aspe�o ancora fondamentale è quello dedicato al “transfert”. Mentre Melani Klein era convinta che tra il bambino e l’analista si manifestasse un transfert analogo a quello dell’adulto, Anna Freud al contrario sos�ene che ciò non è possibile, dato che il complesso edipico, che pone i fondamen� delle successive relazioni ogge�uali, non è ancora vissuto dal giovane paziente, quindi, se si tra�a di transfer, questo va pensato in modo differente. La relazione del bambino con l’analista viene considerata da Anna Freud come la ripe�zione non di relazioni edipiche, ma di relazioni ogge�uali precoci, conformi ai diversi livelli di sviluppo psicosessuale studia� e teorizza� da suo padre, Sigmund Freud. La regressione al “narcisismo primario” si manifesta nel bambino con un ri�ro dal mondo degli ogge�, quindi transferalmente 81 con un distacco dalla persona dell’analista; in ques� casi si crea una vera e propria barriera contro l’analisi. La regressione alle “tendenze simbio�che” infan�li, si evidenzia, a livello di transfert, nel desiderio di fusione con l’analista. La ria�vazione di dinamiche orali emerge nelle con�nue richieste avanzate dal giovane paziente all’analista e nella sua permanente insoddisfazione. Infine il recupero di tendenza anali si mostra nell’os�nazione, nella ritenzione del materiale anali�co, negli a�eggiamen� provocatori e negli a�acchi os�li e sadici contro l’analista. Dunque Melanie Klein considera il transfert del bambino come la riedizione della sua relazione con gli ogge� parentali, sopra�u�o con i genitori interni, mentre Anna Freud vede il transfert come la ria�vazione di dinamiche psichiche arcaiche e pre-edipiche. Un altro aspe�o indagato da Anna Freud è l’esteriorizzazione, vale a dire il modo in cui il bambino riproduce nella relazione con l’analista i propri confli� interni. L’osservazione delle modalità relazionali che si a�vano nel corso della seduta fornisce materiale prezioso, perché l’analista stesso incarna le stru�ure psichiche che il bambino percepisce come inves�te da un confli�o. Infa� se l’analista si mostra tollerante nei confron� della libertà di a�vare fantasie, di agire, di pensare del bambino in seduta, egli diventa il rappresentante dell’Es del paziente. Se aiuta il bambino a verbalizzare e lo protegge contro l’angoscia, si trasforma in un Io ausiliario a cui il bambino si aggrappa per o�enere la necessaria protezione. Infine, proprio in quanto adulto, l’analista diviene un rappresentante del Super-Io del bambino e, sopra�u�o con i bambini par�colarmente piccoli, una sorta di Super-Io esterno. 17.5 La Linea evolu�va fondamentale La valutazione del bambino, nella prospe�va di un suo eventuale tra�amento psicoanali�co, cos�tuisce per Anna Freud una ques�one par�colarmente delicata. Nell’adulto, la libido e l’aggressività da un alto, e le controcariche che vi si oppongono dall’altro, sono fissate nella sua sintomatologia. Ciò non avviene invece nel bambino, infa� in lui libido, aggressività e controcariche si presentano in uno stato fluido e mutevole, tanto che quelli che in una determinata fase di sviluppo appaiono come sintomi, nella fase successiva possono scomparire. Per questo mo�vo, la valutazione del bambino richiede la considerazione di una serie di aspe� che trovano la loro espressione nella “LINEA EVOLUTIVA FONDAMENTALE” cos�tuita da una sequenza di tappe che conducono nella totale dipendenza alla conquista dell’autonomia e dell’indipendenza. Ciascun individuo ha una propria linea evolu�va specifica, che va confrontata con la linea evolu�va fondamentale per determinare le deviazioni e gli scar� e per valutare le potenzialità psicopatologiche delle mancate corrispondenze. Le fasi evolu�ve elaborate da Anna Freud sono essenzialmente 8: 1. UNITA’ BIOLOGICA DEL RAPPORTO MADRE-BAMBINO -> cara�erizzato dal narcisismo della madre che si estende fino al bambino il quale la include nel proprio ambiente narcisis�co. 2. FASE DEL RAPPORTO CON L’OGGETTO PAZIALE O RAPPORTO ANACLITICO -> l’ogge�o è inves�to in base alle impellen� pulsioni e viene disinves�to quando è o�enuto il soddisfacimento. 3. FASE DELLA COSTANZA DELL’OGGETTO -> tale fase viene raggiunta quando il bambino è in grado di conservare un’immagine interna posi�va dell’ogge�o indipendentemente dal soddisfacimento o dalla frustrazione dei suoi bisogni. 4. RAPPORTO AMBIVALENTE DELLO STADIO PRE-EDIPICO -> è cara�erizzato da dinamiche dinatura sadico-anale; in questa fase si nota la tendenza dell’Io ad a�accarsi agli ogge�d’amore dominandoli e controllandoli. 5. FASE FALLICO-EDIPICA -> si manifesta la possessività nei confron� dei genitori di sesso opposto e la gelosia e la rivalità nei genitori dello stesso sesso. 6. PERIODO DI LATENZA -> si verifica nell’a�enuazione delle pulsioni sessuali; spostamento della libido dalle figure parentali ad amici, coetanei, insegnan�. Cara�eris�ca è il romanzo famigliare. 7. PREADOLESCENZA -> le manifestazioni + significa�ve di questa fase riguardano il ritorno ad a�eggiamen� cara�eris�ci delle fasi preceden�, come l’inves�mento dell’ogge�o parziale e l’ambivalenza. 8. ADOLESCENZA -> è rappresentata da una ba�aglia per spezzare i legami con gli ogge� infan�li (genitori) per un inves�mento lipidico di persone del sesso opposto 82 Il profilo è stato inizialmente creato per la valutazione degli sta� nevro�ci, poi venne applicato anche ad altre patologie di �po borderline e psico�che. Si tra�a di un’operazione complessa di le�ura di materiale diagnos�co in una prospe�va psicoanali�ca. La funzione principale del profilo è quella di stabilire se il sogge�o ha bisogno di un intervento ed eventualmente di quale �po di intervento necessita. CAP 18 MARGARET MAHLER 18.1 Lo studio longitudinale Il principale contributo di Margaret Mahler è legato all’importanza dello “Studio Longitudinale”. Tale studio è un approccio fortemente innova�vo nei confron� dell’impostazione psicoanali�ca classica, perché basato su un’osservazione naturalis�ca e sull’idea che si potessero trarre inferenze sul funzionamento mentale infan�le a�raverso un’osservazione non mediata dal linguaggio verbale. A�raverso lo studio longitudinale Margaret Mahler cerca di studiare ed analizzare le fasi dello sviluppo della relazione madre-bambino. A�raverso ques� studi si può affermare che l’agire del bambino dipende da esperienze avute nei primi anni di vita, in cui si forma la stru�ura psichica di base. Da quando il bambino viene al mondo il suo sviluppo a�raversa una serie di fasi. 1. Prima Fase ->La prima fase è la FASE NARCISISTICA, in cui il bambino ha un momento au�s�co normale (mancanza di inves�mento nel mondo esterno) per poi passare ad una prima fase simbio�ca 2. Seconda fase -> FASE SIMBIOTICA -> in cui la madre è vissuta come un pre-ogge�o ancora fuso con lui. Da qui inizia il processo di separazione e di individuazione, che avviene per tappe e porta ad una differenziazione del Sé del bambino dalla madre. Questa fase è cara�erizzata dalla paura dell’estraneo e dall’esplorazione dell’ambiente. La conquista dell’individuazione avviene in modo graduale ed è importante per il genitore ges�re il bisogno di dipendenza e di autonomia del figlio, cercando di trovare il giusto equilibrio. 3. Terza fase ->La terza fase è il RIAVVICINAMENTO tra madre e figlio, con una forte ambivalenza da parte di quest’ul�mo. La madre deve essere in grado di ges�re ques� sen�men� di ambivalenza per perme�ere a suo figlio il cammino verso la differenziazione. 85 4. Quarta ed ul�ma fase ->L’ul�ma fase è quella che porta alla COSTANZA DELL’OGGETTO, che perme�e al bimbo di funzionare da solo e di reagire alle angosce legate alla separazione dalla madre. Margaret Mahler ha quindi voluto studiare lo sviluppo del bambino e la sua relazione con la madre, sia in situazioni non patologiche che in altre cara�erizzate da gravi patologie, come la psicosi au�s�ca e quella simbio�ca. La ricerca sulle modalità a�raverso le quali i bambini raggiungono la loro iden�tà individuale si è svolta presso il Master Children’s Center di New York. La ricerca è stata centrata su 38 bambini e le loro 22 madri. Le famiglie sono state scelte in base alla mancanza di patologie e alla disponibilità a recarsi dal Center almeno due volte a se�mane. Le coppie cos�tuite dalla madre e dal bambino sono state osservate per circa due anni e mezzo in un ambiente realizzato in modo che fosse il + possibile naturale, con panchine, sedie, gioca�oli per i bambini e dove le madri potessero rimanere in un’area abilitata a salo�o e poi interagire spontaneamente con i loro figli. L’osservazione, affidata a due gruppi con diversi ruoli, è stata stru�urata in modo da conciliare un’impostazione + dire�a e partecipata di ispirazione classicamente psicodinamica e una + formalizzata e distaccata, che faceva riferimento a scale numeriche e a parametri ogge�vi e condivisi che dotassero lo studio della necessaria validità e a�endibilità. 18.2 La nascita psicologica del Bambino Margaret Mahler dis�ngue la NASCITA BIOLOGICA in quanto evento dramma�co osservabile, dalla NASCITA PSICOLOGICA ritenuto un lento processo intrapsichico che porta gradualmente il bambino alla separazione-individuazione nei confron� della madre. Si tra�a di una conquista evolu�va che riguarda in primo luogo l’esperienza da parte del bambino del proprio corpo e dell’ogge�o d’amore primario (la madre). È un percorso che dura tu�a la vita, ma le sue principali conquiste avvengono tra il 4-5 e il 13-36esimo mese di vita. Per SEPARAZIONE si intende l’emergenza da una fusione simbio�ca con la madre, la conquista di un senso di dis�nzione da essa. Mentre con l’espressione INDIVIDUAZIONE ci si riferisce all’assunzione da parte del bambino delle sue cara�eris�che individuali. Entrambi le spinte verso la separazione e verso l’individuazione sono innate e operan� fin dall’inizio della vita, sono complementari e sinergiche, ma non coincidono. La separazione produce nel bambino un senso di angoscia. La normale separazione-individuazione è il primo requisito per lo sviluppo e il mantenimento, da parte del bambino, del proprio senso di iden�tà. Se tale processo presenta significa�ve difficoltà e blocchi, può portare da un lato “all’au�smo primario”, in cui il muro separa il sogge�o dall’ogge�o, dall’altro lato può portare ad una “psicosi simbio�ca”, cara�erizzata da un senso di fusione e dalla mancanza di differenziazione tra il sé e il non-sé. Nel rapporto con la propria madre il bambino si trova inizialmente in una condizione di narcisismo simbio�co o primario e raggiunge gradualmente la separazione-individuazione con la progressiva consapevolezza della dis�nzione dell’ogge�o materno da sé. Individua diverse fasi: 1. FASE AUTISTICA NORMALE (dalla nascita al secondo mese) 2. FASE SIMBIOTICA (dal secondo al quarto mese) 18.3 FASE AUTISTICA NORMALE (dalla nascita al secondo mese) Il bambino viene descri�o come privo della capacità di relazionarsi con l’ogge�o materno. Prima di entrare nella fase simbio�ca, il neonato è un sistema chiuso e si nota in lui un’innata mancanza di risposta agli s�moli esterni. Per ques� mo�vi tale fase viene definita da Margaret Mahler come AUTISTICA NORMALE dove i processi fisiologici prevalgono sui processi psicologici. La durata degli sta� di sonno supera quella dei periodi di veglia. La relazione che la madre instaura con il neonato è tesa a tamponare e a sanare i disagi conseguen� al trauma della nascita, e in questa prospe�va essa si sforza di affrontare e di soddisfare le carenze e i bisogni che prima venivano sana� dalla magica simbiosi della vita intrauterina. Come afferma Margaret Mahler il bambino è come “avvolto in una matrice extrauterina cos�tuita dalle cure della madre che lo alla�a”.La condizione del neonato è cara�erizzata da uno stato di “indifferenziazione” intesa come una non-dis�nzione tra l’Io e l’Es; tra la libido e l’aggressività; tra il Sé e il non-Sé. Il neonato presenta riflessi inna�, quali la suzione, la prensione e l’aggrappamento. La meta della fase au�s�ca è il raggiungimento da parte del bambino di un equilibrio omeosta�co dell’organismo, o�enuto a�raverso tenta�vi di liberarsi della <<carica proprioce�va- enteroce�va>> cioè della pressione e della tensione interna. 86 Questo obie�vo può essere raggiunto autonomamente con a�vità escretorie quali urinare, tossire, vomitare, ma anche a�raverso gli interven� della madre, che contribuisce alla conservazione dell’equilibrio omeosta�co del bambino a�raverso l’a�vazione di interven� tempes�vi vol� a garan�rgli il mantenimento delle condizioni riconducibili al narcisismo primario e all’onnipotenza allucinatoria. La madre, secondo la Mahler, ha la funzione di Io ausiliario del figlio, nel senso che si pone come mediatrice tra lui e la sua realtà esterna ed interna. Con l’affacciarsi della fase simbio�ca, la condizione primaria di onnipotenza allucinatoria incondizionata e assoluta del bambino transita gradualmente verso una successiva condizione di onnipotenza, sempre allucinatoria, ma condizionata da un’indefinita presenza diversa da sé, dalla quale dipende la soddisfazione del proprio bisogno. 18.4 FASE SIMBIOTICA (dal secondo al 4 mese) 18.4.1 INIZIO FASE SIMBIOTICA Il bambino e la madre, con il passaggio alla fase simbio�ca, cos�tuiscono un sistema duale onnipotente, chiuso verso l’esterno da un confine comune ai due individui. Il guscio au�s�co del bambino viene infranto ed egli costruisce con la madre un nuovo confine comune contro gli s�moli dolorosi, confine che non è prote�vo ma anche sele�vo e rice�vo. L’interno e l’esterno iniziano così lentamente a differenziarsi. La simbiosi è considerata da Margaret Mahler come una “fusione somatopsichica onnipotente, allucinatoria e delirante” in quanto si basa sull’illusione di un confine comune a due individui che in realtà sono separa�. In tal contesto simbio�co, uno dei momen� o�mali è quando la madre fa in modo che il bambino la guardi in viso: il volto materno in movimento è la prima percezione significa�va del figlio. Da tale incontro visivo dire�o compare il <<sorriso sociale>> primo segno dell’avvio di una fase di relazione con l’altro. Il sorriso è anche indice del fa�o ke il narcisismo primario non è così forte ed esclusivo come nell’au�smo normale; infa� la soddisfazione del bisogno viene da un ogge�o parziale appartenente all’unità duale onnipotente e simbio�ca cos�tuita dalla madre e dal bambino. Nel primo segmento della fase simbio�ca si formano le rappresentazioni precoci dell’Io corporeo del bambino, dovute alla mediazione tra percezioni esterne e percezioni interne. In par�colare, l’Io corporeo, nel secondo mese di vita, con�ene due �pologie di rappresentazioni del sé: • Un nucleo interno dell’immagine corporea con un confine rivolto all’interno del corpo • Uno strato esterno sensorio-perce�vo, che delimita il sé corporeo. La percezione del proprio Io corporeo si effe�ua quando avviene lo spostamento della carica proprioce�va-enteroce�va verso la “carica sensorio-perce�va” periferica, che si osserva nella successiva fase simbio�ca normale. Le sensazioni interiori del bambino formano il primo nucleo del Sé. 18.4.2 FASE SIMBIOTICA NORMALE Nemmeno nelle frasi + tarde della fase simbio�ca esiste una vera differenziazione tra il sé e l’altro, tra l’interno e l’esterno del proprio corpo. La madre è ancora percepita come ogge�o parziale. In questa fase si assiste alla formazione nel bambino di “isole di memoria”, cos�tuite dalle tracce delle tensioni dolorose e dalle sensazioni di sollievo legate agli interven� materni e alle scariche autonome del bambino stesso. Tali tracce si aggregano in isole di memoria stru�urate in maniera dicotomica secondo i riferimen� buono vs ca�vo, piacevole vs doloroso. Queste isole di memoria si collocheranno inizialmente fra il Sé e il Non-sé e cominceranno a popolare e, in certo modo, a creare lo spazio della unità duale, sos�tuendo i microeven� delle scariche liberatorie con + duraturi e riconoscibili engrammi mnes�ci. 87 • CRISI DI RIAVVICINAMENTO • MODELLI INDIVIDUALI DI RIAVVICINAMENTO: LA DISTANZA OTTIMALE Riavvicinamento Iniziale La madre qui non è + un campo-base a cui ricorre il bambino per la necessità di rifornimento emo�vo, ma viene coinvolta dal figlio nella sua scoperta del mondo. L’esperienza sociale, in questo periodo, include anke il padre, ogge�o diverso dalla madre e mai coinvolto nell’unione simbio�ca, e si espande fino a coinvolgere anche altre persone. Il bambino qui vuole ke la madre non esca dal proprio campo visivo: la sua assenza infa� provoca nel bambino stesso ipera�vità e irrequietezza (difese contro la tristezza e il dolore connessi all’assenza). Il gioco simbolico rivela in alcuni casi l’iden�ficazione del bambino con il padre o con la madre (quando fa uso di orsacchio�, bambole e altri gioca�oli). Il gioco della palla, allo stesso modo del gioco del rocche�o di cui parlava Freud, rappresenta simbolicamente la separazione dall’ogge�o e il suo ritrovamento. Verso i 17-18 mesi si può notare un’apparente acce�azione della propria separazione; il piccolo condivide gli ogge� possedu� e le a�vità con gli altri bambini anche se ogni tanto però manifesta for� crisi di collera. Crisi di Riavvicinamento Intorno al 18esimo mese, il bambino raggiunge un elevato livello di autonomia dalla madre. Questa condizione lo porta al centro di un confli�o tra il desiderio di essere grande e onnipotente e quello di avere a disposizione la madre che, quando necessario, interviene per soddisfare i suoi bisogni. Per tale ragione lo stato d’animo che si riscontra + spesso è quello di insoddisfazione e di collera. La Mahler parla a questo proposito di <<Ambitendenza>> tra evitare la madre e starle vicino. In questo periodo la madre viene usata dal bambino come un’estensione del suo Sé: si tra�a di una disposizione mentale che o�ene l’effe�o di negare la consapevolezza della separazione, avver�ta come par�colarmente dolorosa. Sempre in ques� mesi può ricomparire la reazione all’estraneo, anche nei confron� di persone prima considerate comunque amichevoli. Inoltre il bambino appare talvolta in preda al dubbio, sospeso tra scelte opposte e desideri confli�uali. Nel suo comportamento emergono segni di iden�ficazione con gli a�eggiamen� degli altri, sopra�u�o dei genitori; non si tra�a di semplice introiezione, come avveniva in precedenza, ma di un’iden�ficazione dell’Io a un livello + alto. Inoltre nel bambino si consolida la capacità cogni�va di capire ke la madre può essere momentaneamente in un altro luogo e può successivamente venire recuperata. Modelli Individuali Di Riavvicinamento: La DISTANZA OTTIMALE Verso il 21esimo mese i confli� di riavvicinamento tendono a stemperarsi e a diminuire. Le reazioni di angoscia vengono rido�e sensibilmente grazie alla messa a fuoco della <<distanza o�male>> della madre. In par�colare, nello sviluppo dell’individuazione si evidenziano alcuni fa�ori: • Sviluppo del linguaggio verbale • L’interiorizzazione di regole • Un progresso nella capacità di esprimere desideri e fantasie nel gioco simbolico In questo periodo emergono notevoli differenze individuali nell’elaborazione delle strategie per reagire alle diverse situazioni. Inoltre qui si nota come il maschio sia + autonomo, mentre la femmina mantenga una maggiore dipendenza dalla madre. 18.5.4 Quarta so�ofase: CONDSOLIDAMENTO DELL’INDIVIDUALITA’ E INIZIO DELLA COSTANZA DELL’OGGETTO EMOTIVO (3 anno) Le conquiste + importan� che cara�erizzano questa so�ofase riguardano: • La definizione, da parte del bambino, della propria individualità 90 • Un grado rela�vo di costanza ogge�uale L’ogge�o, definito “libidico” perché inves�to dalle pulsioni, è anche de�o “emo�vo” perché la cara�eris�ca fondamentale dell’acquisizione della costanza dell’ogge�o è cos�tuita dalla qualità effe�va del legame con esso. Il bambino acquisisce un senso stabile di iden�tà ed elabora i confini del proprio sé. L’immagine di sé che egli si costruisce in questa so�ofase dipende dalle iden�ficazioni che di volta in volta a�ua con l’ogge�o. Tali iden�ficazioni sono legate alla costanza dell’ogge�o emo�vo, la quale a sua volta dipende dal fa�o ke l’immagine materna sia stata inves�ta posi�vamente, sia cioè percepita come ogge�o buono. Solo a queste condizioni il bambino può integrare l’ogge�o buono e l’ogge�o ca�vo in un'unica rappresentazione. Parallelamente a questa conquista, egli integra le pulsioni libidiche con quelle aggressive. Così l’ogge�o d’amore non viene + rifiutato se non è del tu�o gra�ficante. La costanza dell’ogge�o emo�vo è resa possibile da alcuni condizioni come: • Il senso di sicurezza dovuto alla regolarità con cui la tensione provocata dal bisogno viene alleviata dalla madre; • L’acquisizione cogni�va della rappresentazione interna dell’ogge�o materno; • Altri fa� come la maturazione, l’esame di realtà e la tolleranza verso l’angoscia. Piaget, in riferimento agli ogge� inanima�, sos�ene che lo sviluppo della permanenza dell’ogge�o ha luogo tra i 18 e i 20 mesi. Margaret Mahler sos�ene che, nei confron� dell’ogge�o materno, il fenomeno presenta aspe� differen�, che consistono da un lato nel fa�o ke il bambino ha un conta�o con�nuo con l’ogge�o libidico e dall’altro nelle condizioni di par�colare eccitazione (desiderio, frustrazione…) che cara�erizzano ques� conta� con la madre. L’interiorizzazione delle regole e delle richieste parentali, che si evidenziava per alcuni aspe� già nello scorcio della so�ofase precedente, si consolida. Il bambino mostra una maggiore capacità di giocare da solo senza la presenza della madre, perkè conserva l’immagine di lei anke in sua assenza. Il gioco amplifica la propria portata e diventa gioco di fantasia, di ruoli e di simulazioni. Si perfeziona la percezione del tempo e dello spazio, e ciò si nota anche nella capacità di differire il soddisfacimento del bisogno e del desiderio. Le assenze della madre vengono tollerate anche per periodi lunghi, perché da un lato, come si è visto, il bambino ne conserva l’immagine, dall’altro perché la rappresentazione stabile del sé si è resa autonoma da quella dell’ogge�o. Il rapporto con il padre è importante, perché contribuisce a svincolare il bambino dalla relazione esclusiva con l’ogge�o materno e ad acquisire una maggiore autonomia ed inoltre concorre a fissare i tra� di base dell’iden�tà sessuale. 18.6 La Psicopatologia Lo scopo principale della ricerca della Mahler consiste nella capacità di capire in che modo i bambini privi di patologie raggiungano alcuni traguardi che invece i bambini psico�ci non riescono a conquistare. Si ri�ene che tanto più precoci sono i traumi e le frustrazioni nei primi mesi di vita, maggiore sarà la disposizione a sviluppare disturbi della personalità. Le cause sono iden�ficate con traumi par�colarmente intensi dovu� a mala�e, a separazioni prolungate dalla madre, a sollecitazioni ambientali dolorose oppure a even� che spingono il bambino ad una precoce separazione prima che ne sia mentalmente pronto. Le psicopatologie studiate sono: au�smo primario e psicosi simbio�ca (entrambe riconducibili alle modalità di stru�urazione delle relazioni con la madre nelle prime due fasi della vita: au�s�ca normale e simbio�ca). 1. AUTISMO PRIMARIO-> è una condizione che può essere rappresentata simbolicamente come un muro che separa il sogge�o dall’ogge�o e rende impossibile la comunicazione tra i due. I sintomi della psicosi au�s�ca dipenderebbero da traumi risalen� al periodo fetale, che hanno danneggiato la capacità del bambino di servirsi dell’Io materno adeguatamente e che lo spingono ad inves�re la propria energia esclusivamente sul proprio corpo. È riconducibile alla condizione mentale che precede il riconoscimento dell’unità duale madre-bambino; appare centrata intorno alla negazione dell’esistenza del partner. 91 2. PSICOSI SIMBIOTICA-> appare cara�erizzata da una fusione tra il Sé e il non-Sé che impedisce di fa�o la differenziazione tra il sogge�o e l’ogge�o. I sintomi possono venire interpreta� come una difesa a�raverso la quale il bambino reagisce e si oppone ad aspe� del processo di separazione-individuazione che non si sente in rado di affrontare. Si manifesta in tenta�vi di mantenere o di ritornare all’unità duale onnipotente madre-bambino a fronte di una separazione giudicata insostenibile; è centrata intorno alla negazione della distanza dal partner. CAP 19 EDITH JACOBSON Gli studi di Edith Jacobson sono focalizza� prevalentemente su alcuni aspe� interconnessi come: • le relazioni dell’ogge�o, • le iden�ficazioni, • lo sviluppo del Super-Io • la formazione dell’iden�tà individuale. 19.1 Io, Sé e rappresentazioni del Sé L’Io, in accordo con le teorizzazioni di Freud e degli Psicologici dell’Io, è una stru�ura psichica che, come nella seconda topica freudiana, affianca l’Es e il Super-Io e che, in primo luogo, come sostenuto dalla Psicologia dell’Io e da Hartmann, sovrintende alla percezione, al pensiero, alla memoria, al linguaggio, all’apprendimento e in generale a tu�e quelle che vengono definite “funzioni dell’Io”. Il SÉ indica la “persona come sogge�o dis�nto dal circostante mondo di ogge�” (Jacobson) e in generale “l’intera persona di un individuo, che comprende tanto il suo corpo, quanto la sua organizzazione psichica e le sue par�”. Il Sé è un’en�tà differenziata e organizzata, separata dall’ambiente, che resta la stessa nonostante si modifichi in relazione alle esperienze vissute dal sogge�o. Le RAPPRESENTAZIONI DEL SÉ sono rappresentazioni “Inconsce, preconsce e consce del sé corporeo e mentale nel sistema dell’Io”. La rappresentazione del Sé (immagine del sé) deriva dalle percezioni del nostro sé corporeo e mentale e dalla consapevolezza delle esperienze interne, delle sensazioni, dei processi emozionali e di pensiero. Tale rappresentazione non è stre�amente conce�uale, ma è sopra�u�o emozionale e sensoriale. Nelle primissime fasi della vita, quando il Sé non è stabile ma mutevole, la sua rappresentazione deriva dalle esperienze di piacere e di dolore e inoltre nelle rappresentazioni del Sé rimangono escluse tu�e quelle componen� rimosse, ke possono essere sos�tuite da elemen� di copertura. La rappresentazione del sé è realis�ca quando “rispecchia corre�amente lo stato e le cara�eris�che, le potenzialità e le abilità, la situazione e i limi� del nostro Sé corporeo e mentale”. Le dis�nzioni da un lato tra Sé e rappresentazioni (o immagini) del Sé e dall’altro tra ogge�o e rappresentazioni dell’ogge�o sono importan� in quanto sono mo�vate dalla necessità di dis�nguere tra il Sé e l’ogge�o reali e il Sé e l’ogge�o come sono sperimenta�, percepi�, vissu� e rappresenta� dall’individuo: in altre parole, bisogna evitare di confondere gli ogge� esterni e il modo in cui ques� sono introie�a� so�o forma di rappresentazioni. 19.2 L’iden�tà Secondo Erik Erikson l’iden�tà del sogge�o corrisponde all’iden�tà dell’Io che si forma al termine dell’adolescenza e viene poi elaborata durante tu�a la vita. Invece Edith Jacobson condivide in 92 Nel corso del secondo anno di vita ha luogo un graduale superamento dello stato simbio�co e una transizione verso l’iden�ficazione e la successiva autonomia secondaria dell’Io. Il bambino qui inizia a cogliere le differenze da un lato tra gli ogge� e dall’altro tra gli ogge� e il sé. Il narcisismo si modifica assumendo una dimensione più realis�ca (non più volta a controllare gli ogge� d’amore). Si ha il desiderio di somigliare ad alcune par� dell’ogge�o e a�uando così “un’iden�ficazione sele�va”, cioè centrata su alcuni aspe� dell’ogge�o. A�raverso l’iden�ficazione sele�va l’Io assume determinate cara�eris�che dell’ogge�o ammirato. Nel bambino si nota un compromesso tra: • Il bisogno di mantenere la situazione simbio�ca e di dipendere da ogge� prote�vi • Il desiderio di sciogliere i legami simbio�ci a�raverso un’espansione aggressiva, narcisis�ca e un funzionamento indipendente dell’Io. Comincia a svilupparsi l’iden�tà. Il bambino infa� si percepisce sempre lo stesso nonostante le varie esperienze. Solo a due anni e mezzo avverrà la vera maturazione dell’Io; il bambino infa� saprà camminare, parlare, e sviluppa le funzioni perce�ve. Le prime manifestazioni dell’iden�tà consistono nel sen�mento di essere lo stesso nonostante i cambiamen� connessi inevitabilmente alle varie esperienze. Edith Jacobson sos�ene che le influenze genitoriali s�molano la crescita dell’Io e aiutano il controllo, la parziale inibizione, la neutralizzazione e u�lizzazione delle pulsioni sessuali e aggressive a servizio dell’Io e del processo secondario. In tal modo esse contribuiscono fortemente allo sviluppo psicosessuale e alla maturazione dei sen�men�, del pensiero, dell’azione e del senso di realità, e promuovono la costruzione dei rappor� personali e sociali e di stabili iden�ficazioni con gli ogge� d’amore, nell’Io e nel Super-Io. In generale esse promuovono la graduale individuazione del bambino e del suo progredire da una situazione di dipendenza psicobiologica determinata verso un’a�vità indipendente dell’Io. Dunque, quindi, le pulsioni inizialmente sono indis�nte, poi si differenziano in libidiche e aggressive, e a quel punto possono fondersi reciprocamente e neutralizzarsi, me�endosi al servizio dell’Io e del Super-Io per la progressiva conquista del senso di realtà. Inizialmente il bambino elimina ciò che è spiacevole ed introie�a ciò che è piacevole. In seguito l’ambivalenza e la frustrazione producono una maggiore ar�colazione dei rappor� tra Sé e l’ogge�o. L’ambivalenza derivante da un lato dalla frustrazione e dalle proibizioni e dall’altro dalle richieste. L’iden�tà si forma in relazione alla somiglianza e alla differenza dagli altri. In par�colare la somiglianza si forma a par�re dalle mutue iden�ficazioni affe�ve tra la madre e il bambino. La differenza invece deriva dall’invidia, che produce il confronto con l’altro, e dalla frustrazione, che impone le differenze tra immagini del desiderio e immagine del Sé e degli ogge�. Nell’acquisizione dell’iden�tà hanno quindi un ruolo importante sia l’amore che l’aggressività. La scoperta della propria iden�tà è il prerequisito per passare dalle primi�ve fusioni e iden�ficazioni con ogge� d’amore alle vere relazioni ogge�uali e iden�ficazioni parziali e sele�ve con essi. Il consolidamento delle immagini degli ogge� e del Sé produce stabili inves�men� emozionali sia sugli ogge� che sul Sé. Prima il bambino acce�a la madre come ogge�o totale (un ogge�o unico che è buono ed anche ca�vo), poi passa alle relazioni con le altre persone (tra le quali il padre) acce�ate anche esse nella loro ambivalenza. La prevalenza degli inves�men� libidici su quelli aggressivi risulta fondamentale perché conduce alla stabilizzazione della normale autos�ma e al Sé unificato, basato sull’inves�mento libidico del bambino sul proprio Sé. Il processo che produce l’unificazione del sé presuppone lo sviluppo dell’Io, che porta “all’organizzazione e coordinazione, correlazione e interazione delle esperienze sensoriali, is�ntuali ed emozionali con i processi idea�vi e con le funzioni perce�ve ed esecu�ve”. Inoltre un’altra componente essenziale per la stru�urazione del Sé unificato è l’a�vazione delle iden�ficazioni sele�ve di cui si è già parlato. 19.7 Scoperta dell’iden�tà sessuale e costruzione dell’Io Durante la fase edipica il bambino manifesta un forte interesse genitale. Si sviluppa l’iden�tà sessuale. Il raggiungimento dell’eterosessualità si ha quanto si realizza l’iden�ficazione con il rivale edipico. Alla fine di questa fase si ha la neutralizzazione delle pulsioni, la libido viene indirizzata averso ogge� di interesse dell’Io e verso il Sé, producendone un rafforzamento (interessi del Sé). 95 La scoperta e la formazione dell’iden�tà sessuale è considerata da Edith Jacobson come la “componente + significa�va dell’iden�tà personale”. Al di là dell’a�enzione concentrata semplicemente sui genitali, l’autrice evidenzia come da un lato il bambino mostri un interesse + allargato per le a�vità sessuali proprie e altrui (come la scena primaria), e dall’altro come la paura di castrazione e i tabù lo spingano ad espandere la propria curiosità sulle cara�eris�che fisiche e psichiche generali, maschili e femminili, più che sulle pure differenze anatomiche. L’iden�tà sessuale, in altre parole, coinvolge l’intera persona corporea e mentale, e si può formare anche senza che il ragazzino e la ragazzina abbiano risolto i loro problemi edipici e le angosce di castrazione. Il fanciullo in fase pre-edipica, oscillando tra orientamen� omossessuali ed eterosessuali, tra a�eggiamen� passivi ed a�vi, nel corso dei suoi giochi è libero di assumere ruoli maschili e femminili, iden�ficandosi ora con il padre e ora con la madre. Dopo i 3 anni, raggiunta l’iden�tà sessuale nella fase edipica, scompare in lui la libertà di giocare con i diversi ruoli che precedentemente aveva a disposizione e incarnava con libertà. Il raggiungimento dell’eterosessualità ha luogo quando si realizza un’iden�ficazione stabile con il rivale edipico. Per esempio la bambina dapprima non riesce ad acce�are il proprio genitale e ri�ene la madre la responsabile della sua amputazione e solo dopo riuscirà ad acce�arlo quando si iden�ficherà con lei. Le iden�ficazioni con l’ogge�o d’amore di sesso opposto esistono ugualmente, ma vengono confinate sullo sfondo. Alla fine della fase edipica, le proibizioni sessuali e l’angoscia di castrazione producono a�accamen� affe�vi (sen�men� desessualizza�) e la neutralizzazione delle pulsioni. Sempre in relazione a queste dinamiche, si notano lo sviluppo dei processi di pensiero, la progressione delle funzioni autonome dell’Io, delle iden�ficazioni e dei rappor� ogge�uali, delle rappresentazioni del Sé e degli ogge� e lo sviluppo della sublimazione. La libido neutralizzata viene spostata su ogge� che rientrano negli “interessi dell’Io”, che sono defini� come gli scopi dell’individuo orienta� verso gli ogge�. Non tu�a la libido però viene inves�ta sull’ogge�o, infa� una parta è orientata in direzione narcisis�ca e si dirige sul Sé, producendo un rafforzamento delle rappresentazioni del Sé. In questo caso si parla di <<Interessi del Sé>>, scopi riferi� all’ambito egoico e narcisis�co. Gli inves�men� libidici quindi producono contemporaneamente un potenziamento di sé e anche dell’ogge�o. Il normale funzionamento dell’Io presuppone un inves�mento libidico egualmente distribuito e durevole sia sulle rappresentazioni ogge�uali che sul sé. Se l’aggressività è rivolta sul sé, nel sogge�o si manifestano i sen�men� di inferiorità e di autocri�ca, il masochismo secondario e il masochismo morale; quest’ul�mo consiste nell’internalizzazione delle cri�che e delle richieste genitoriali e accompagna la formazione del Super-Io. 19.8 Lo sviluppo del Super-Io Nel periodo edipico si manifestano confli� is�ntuali + intensi collega� ad una maggiore differenziazione stru�urale. Il superamento delle dinamiche edipiche si accompagna alla formazione del Super-Io e allo sviluppo di interessi sociali, intelle�uali e culturali nella fase di latenza. Durante il periodo edipico e sopra�u�o con il suo superamento, si osservano iden�ficazioni che nascono dire�amente dall’in�mità del bambino con il suo ogge�o d’amore e non hanno tra� rea�vi e difensivi. Altre iden�ficazioni sono invece effe�uate con i rivali pre- edipici ed edipici. La neutralizzazione delle tendenze proibite sessuali, aggressive e narcisis�che, che accompagna la soluzione del complesso edipico, produce la loro dislocazione su ogge� e scopi socialmente acce�abili. In questo snodo si colloca la formazione del Super-Io e si producono tra� di cara�ere, interessi e obie�vi del bambino. La maturazione del Super-Io si aggancia a quella dell’Io, che introduce l’esame di realtà, la consapevolezza di Sé e le a�vità dell’Io. Questa interconnessione tra le due stru�ure psichiche, il Super-Io e l’Io, non + considerate dalla Jacobson come necessariamente confli�uali, produce un interessante doppio fenomeno: da un lato le immagini di desiderio vengono orientate in direzione più realis�ca; dall’altro le fantasie grandiose di desiderio del bambino vengono mantenute nel Super-Io come in un rifugio e restano così per sempre al servizio dell’Io. Il Super-Io (come anke l’Ideale dell’Io) si forma in relazione all’Edipo, xò a ancora precursori + arcaici. Nel fondo del Super-Io e dell’Ideale dell’Io si trovano i grandiosi desideri del bambino pre- edipico e le sue credenze nell’onnipotenza dei genitori, e in fondo all’Ideale dell’Io si trovano le fusioni delle prime immagini infallibili degli ogge� d’amore genitoriali e del Sé. 96 Il Super-Io trova i suoi precursori anche a par�re dalle prime formazioni rea�ve pre-edipiche, cioè dalla repressione delle tendenze genitoriali e sadiche. In par�colare le formazioni rea�ve anali spostano l’aggressività del bambino sul sé, e determinano la nascita della vergogna, del disgusto, del piacere per le cose belle e pulite e l’acce�azione delle regole. I sen�men� di disgusto e di vergogna anali aiutano il bambino nella sua lo�a contro i desideri proibi� pregenitoriali e poi genitali, generando quella che l’autrice definisce “MORALE DEGLI SFINTERI”. Già prima della fase anale, la dis�nzione tra esperienze orai piacevoli e spiacevoli produceva valori posi�vi e nega�vi, a loro volta considera� dalla Jacobson precursori del Super-Io. I valori che stanno alla base del Super-Io e dei suoi precursori coincidono fin dall’inizio della vita con il piacere, contrapposto al dispiacere, poi con il controllo e la padronanza is�ntuale (orale, anale e urinaria) contrappos� alla so�omissione agli is�n�, e con la potenza e abilità fisica (componen� falliche) contrapposte alla debolezza e alla passività. Ancora, tra i precursori pre-edipici del Super-Io si trovano anche le arcaiche fantasie di vende�a del genitore (essere divorato, privato dal contenuto corporeo, castrato). Nella relazione con l’ogge�o edipico e nelle iden�ficazioni che consentono il superamento dell’Edipo e la transizione alla fase di latenza, è par�colarmente importante la capacità di tollerare la disillusione, che si sviluppa parallelamente alla capacità del bambino di controllarla a�raverso l’idealizzazione. Nell’a�vità dell’idealizzazione risultano fondamentali le differenze di genere. Infa�, è + difficile che l’idealizzazione sia sviluppata della bambina, a causa della sua fantasia di essere stata castrata dalla madre e della svalutazione con cui inves�re tanto la madre castrata quanto se stessa. La scoperta delle differenze sessuali aiuta invece il bambino che, dato che le donne sono castrate, si iden�fica con il glorioso padre fallico e ciò lo aiuta nell’idealizzazione. Con lo sviluppo successivo del Super-Io l’idealizzazione si sposta dalle persone idealizzate a valori, idee e scopi. L’ideale dell’Io è plasmato su immagini idealizzate dell’ogge�o e del Sé. Mentre l’Io si aggancia sempre + al principio di realtà, il Sé invece conserva una parte scissa ed idealizzata. Mentre le idealizzazioni che si a�vano con le altre persone vanno fa�e risalire all’Io, esistono anche le “iden�ficazioni del Super-Io” che consistono nell’interiorizzazione di modelli e dire�ve morali trasmessi dai genitori. Le iden�ficazioni del Super-Io contribuiscono alla maturazione dell’Io e promuovono la dis�nzione tra i genitori reali e le loro immagini idealizzate che sono alla base dell’Ideale dell’Io. Il Super-Io femminile, secondo la Jacobson, non è dife�oso e carente, come afferma Freud, ma è semplicemente diverso dal Super-Io maschile. A par�re dalla fantasia di castrazione femminile, parte una sequenza di a�eggiamen� e reazioni emo�ve della bambina che comprendono la negazione di quella supposta deficienza fisiologica, la successiva svalutazione della madre e di se stessa in quanto individui deficitari, il fiuto della madre come ogge�o sessuale d’amore in favore del padre fallico. Dato l’impossibilità di realizzare tale sogno d’amore con il padre, la bambina abbandona prematuramente le a�vità genitali, quindi si ri�ra la libido narcisis�ca dai genitali e la investe sull’intero suo corpo: la cura fisica della donna per essere + bella e affascinante va inquadrata in questa prospe�va. Così i confli� sono supera� da una precoce is�tuzione dell’ideale dell’Io materno che coincide con un’immagine di sé non aggressiva, pulita, non dedita alla sessualità. Da qui, la frustrazione risulta essere collegata alla castrazione, che porta comunque la ragazzina ad un orgoglio narcisis�co dei propri valori interiori, dell’integrità morale, delle disposizioni spirituali e culturali che cos�tuiscono quelle che sono le “rappresentazioni inconsce del pene interiore” della donna. Se la fanciulla regredisce cercando il pene paterno tale scelta inibisce e ritarda la formazione dell’Io indipendente e l’interiorizzazione, la depersonificazione e l’astrazione dei codici e�ci. In ogni caso, l’autrice Jacobson, sos�ene che una sana elaborazione del complesso edipico può implicare l’affe�o, piu�osto ke la paura del genitore dello stesso sesso, ed è proprio tale affe�o che spinge ad abbandonare i desideri incestuosi e le tendenze parricide e matricide. Anke per quanto riguarda il maschie�o, la risoluzione del complesso edipico non dipende soltanto dalla minaccia paterna di castrazione ma si tra�erebbe al contrario del desiderio di castrazione provato dal bambino nei confron� del padre che provoca il �more di ritorsione da parte di quest’ul�mo. In ogni caso sono comunque dinamiche che riguardano il mondo interno del bambino e ke non hanno riscontri nella realtà esterna. 19.9 L’integrazione delle componen� del Super-Io 97
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