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Psicologia dinamica. Tra teoria e metodo riassunto, Appunti di Psicologia Dinamica

Riassunto libro Barbieri G. L., Psicologia dinamica. Tra teoria e metodo, Milano, Libreria Cortina, 2009, per esame anno 2022/2023

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 02/11/2023

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Scarica Psicologia dinamica. Tra teoria e metodo riassunto e più Appunti in PDF di Psicologia Dinamica solo su Docsity! PSICOLOGIA DINAMICA La psicologia dinamica è un ramo della psicologia che si concentra sulle forze interne dell’individuo che orientano e regolano il comportamento delle persone. La psicologia sviluppa modelli interpretativi caratterizzati dalle seguenti dimensioni: ● Valenza soggettiva dell’esperienza; ● Dinamicità della mente; ● Ruolo delle interazioni primarie nello sviluppo delle psicopatologie: ● Focus sulla struttura di personalità. Possiamo pensare la psicoanalisi in relazione a due paradigmi scientifici: - Scienza positivistica: la scienza basata su leggi che non variano nel tempo e nello spazio, le quali si esprimono attraverso formule numeriche; le formule devono essere ripetibili; le osservazioni sono svolte in condizioni controllate (es. laboratorio). L’osservatore è visto come un fattore “inquinante”. - Paradigma della complessità: la realtà è sfuggente e si trasforma, quindi non è fissata e afferrabile → non si possono esprimere leggi; l’osservatore è centrale e serve sé stesso mentre osserva il fenomeno → è consapevole di influenzare ciò che sta osservando. La conoscenza psicoanalitica La psicoanalisi nasce nel 1899 in un contesto positivistico ma con il presupposto di avvicinarsi verso un’ottica complessa. Aspetti peculiari e in comune tra i vari modelli sono: ● Influenza dell’inconscio; ● Importanza del livello di realtà latente; ● Interpretazione dell’analista centrata su lapsus, sogni e sintomi; ● Concetto del determinismo psichico; ● Inscindibilità tra corpo e mente; ● Il dubbio come componente per la conoscenza; ● L’analista è parte integrante del sistema duale se stesso/paziente. Può la psicoanalisi essere considerata una scienza? Sì, se si rapporta alla teoria della complessità e la maggior parte dei parametri è rispettato. No, se si rapporta alla teoria positivista e sperimentale in quanto sussistono dei limiti. L’inconscio prima di Freud Puysegur, Liebault e la Scuola di Nancy - maggiori esponenti del metodo ipnotico ● Puysegur si era accorto che le sue pazienti, in stato di ipnosi, raccontavano aspetti della loro malattia che invece non riuscivano ad evocare nello stato di veglia, parla di “sonno magnetico” per far emergere le cause inconsce della sintomatologia. ● Liebault usava il metodo ipnotico per convincere il paziente della scomparsa dei sintomi. In effetti a risveglio i sintomi non erano più avvertiti. Osservava durante l’ipnosi una regressione del comportamento, cioè si comportavano e parlavano come se fossero tornati bambini. ● H. Bernheim, medico della scuola di Nancy, inizialmente usava il metodo ipnotico come pratica terapeutica, successivamente teorizza e sostituisce l’ipnosi con la “suggestione allo stato vigile”, da lui denominata come psicoterapia. Aspetti più significativi del nucleo iniziale della “psichiatria dinamica”, che verranno poi ripresi, sistematizzati e in parte superati da Freud: - Struttura duale della mente: contiene una parte cosciente e una parte inconscia → l’accesso alla parte inconscia è possibile attraverso la tecnica dell’ipnosi; - Nella mente agisce un’energia che determina il comportamento normale e patologico → la terapia deve agire su questa energia; - Alcune psicopatologie vengono poste al centro dell’attenzione (tra queste la “personalità alternante” e l’isteria); - Diventa fondamentale la relazione, il rapporto tra paziente e terapeuta. Radici culturali importanti per la psicoanalisi: ●Illuminismo ●Romanticismo ●Positivismo ●Marxismo ●Decadentismo. Janet ● Celebri sono alcune sue innovazioni nella conduzione della terapia: -l'indagine approfondita condotta sulla vita del paziente e sulla sua storia familiare; -la scelta di annotare durante i colloqui quello che il paziente diceva o faceva; -il rapporto tra il medico e il paziente concepito come una relazione a due, senza altri osservatori, nel privato del suo studio, per costruire un clima di fiducia e di intimità che favorisse l'attivazione di condizioni terapeutiche facilitanti e positive. ● AUTOMATISMO PSICOLOGICO → come oggetto dei suoi studi: manifestazioni patologiche caratterizzate da un disfunzionamento della mente che implica fenomeni quali la catalessi, il sonnambulismo, il “distacco” di una parte della personalità che pare rendersi autonoma dalla coscienza e seguire un cammino proprio. Componenti della pulsione: - Fonte → parte del corpo in cui si manifesta la pulsione (può variare); - Oggetto → il mezzo attraverso cui la pulsione viene soddisfatta (es. seno materno), può essere parziale o totale, ma anche reale o fantasmatico (varia molto); - Meta → la scarica della pulsione, è uguale per tutte le pulsioni. - La pressione/spinta (drang) → l’intensità della pulsione. Tipologie di pulsioni Inizialmente divide in: - Pulsioni di autoconservazione → hanno origine dai bisogni fondamentali, fanno riferimento al principio di realtà; - Pulsioni sessuali → hanno origine dal desiderio, mirano alla conservazione della specie e fanno riferimento al principio di piacere. Successivamente divide in: - Pulsioni di vita → comprendono pulsioni sessuali e pulsioni di autoconservazione, sono sforzi dell’eros; - Pulsioni di morte → la meta è la distruzione dell’oggetto, fanno riferimento a thanatos (una tipica pulsione di morte è la coazione a ripetere, cioè la costrizione a ripetere attraverso la memoria certi traumi). - Pulsione parziale. Plasticità delle pulsioni Si tratta di modificazioni delle pulsioni tramite: • la conversione nell’opposto: o attraverso la trasformazione reversibile attivo-passivo, oppure attraverso la conversione del contenuto della pulsione. • la sostituzione dell’oggetto: l’oggetto della pulsione viene sostituito con un altro. • la SUBLIMAZIONE: indirizzare una pulsione verso una meta non sessuale e verso oggetti valorizzati socialmente. Una pulsione può manifestarsi come: ● AFFETTO: componente pulsionale che viene percepita dal soggetto a livello emotivo; è l’espressione qualitativa dell’energia pulsionale e delle sua variazioni, che si manifesta in vari stati affettivi, piacevoli o dolorosi, vaghi o definiti. ● RAPPRESENTAZIONE : ciò che di un oggetto viene trascritto nei sistemi mnestici dell’individuo. In particolare, Freud distingue tra: a) rappresentazione di cosa, essenzialmente visiva, che si colloca nel sistema inconscio; nelle allucinazioni può sostituire l’oggetto assente ed essere investita al suo posto; b) rappresentazione di parola, non visiva ma acustica e verbale, riferibile al sistema preconscio-conscio. Freud sviluppa due modelli del funzionamento della mente: LA PRIMA TOPICA Corrisponde ad un modello topografico, nel senso che la mente qui è concepita come articolata in alcune parti, o “province”, definite: Inconscio, Preconscio e Conscio. INCONSCIO L’inconscio funziona secondo il processo primario → l’energia (libido) scorre liberamente tra una rappresentazione e l’altra= energia libera. Funziona secondo il PRINCIPIO DI PIACERE e il soddisfacimento della pulsione non può venire differito nel tempo, ma la scarica deve essere immediata (la dimensione del tempo non appartiene all'Inconscio, quindi la possibilità di una dilazione del soddisfacimento non è possibile). Vi sono, poi, altri aspetti tipici del funzionamento dell’inconscio: - la mancanza di reciproca contraddizione; - la mobilità degli investimenti, connessa all’energia libera che attraversa l’Inconscio; - la mancanza di riferimenti temporali: nell’Inconscio non c’è né il riferimento ad un tempo definito né la successione temporale; non esistono né il quando, né il prima, né il dopo; - la sostituzione della realtà esterna con la realtà psichica; - è importante ricordare la presenza di meccanismi mentali quali la CONDENSAZIONE → una rappresentazione può consistere nella sovrapposizione e nella fusione di diverse altre rappresentazioni, e lo SPOSTAMENTO → una rappresentazione inconscia può aver preso il posto di un'altra rappresentazione. - il nucleo dell’Inconscio sono le prime esperienze infantili rimosse. PRECONSCIO Il Preconscio è una zona intermedia tra l’Inconscio e il Conscio, in cui i pensieri nascosti e in generale i contenuti inconsci si possono riversare nel momento in cui riescano ad attraversare la censura, ciò che separa Inconscio e Preconscio. Se qualcosa arriva alla coscienza vuol dire che ha superato anche la seconda censura = è selettiva, funge da filtro che lascia transitare verso la coscienza alcuni contenuti e ne respinge altri. Funziona secondo il principio di realtà. Contiene elementi che sfuggono alla censura e rappresentazioni di parola. Altri aspetti tipici del funzionamento del preconscio: - ENERGIA LEGATA → non trascorre liberamente da una rappresentazione all’altra, ma si lega ad una rappresentazione; - CENSURA DEFORMANTE → la censura deforma i contenuti inconsci, che pertanto, una volta giunti nel Preconscio, sono trasformati tanto da non essere facilmente riconoscibili. CONSCIO Il conscio è la provincia psichica che comprende i contenuti mentali di cui il soggetto è consapevole. Costituisce il collegamento tra la realtà esterna e la dimensione psichica dell’individuo ( Sistema Percezione-Coscienza). Funziona secondo il principio di realtà. Aspetti tipici: CENSURA SELETTIVA → filtro che lascia transitare verso la coscienza alcuni contenuti e ne respinge altri. Il PROCESSO PRIMARIO L’inconscio funziona secondo il processo primario. Il funzionamento è basato: ● sull’uso di energia psichica libera che fluisce senza incontrare ostacoli passando da una rappresentazione inconscia ad un’altra, senza legarsi a nessuna di esse ● secondo il PRINCIPIO DI PIACERE; ● L’obiettivo è quello di stabilire attraverso le vie più brevi una IDENTITÀ DI PERCEZIONE → riproduzione allucinatoria delle rappresentazioni. ● non richiede l’attivazione del pensiero. IL PROCESSO SECONDARIO Il preconscio e il conscio funzionano secondo il processo secondario. ● Funziona con energia legata, che si “lega” in modo generalmente stabile alle rappresentazioni; ● Comprende le categorie di spazio e di tempo, che rendono possibile il differimento del soddisfacimento e la tolleranza della frustrazione, il pensiero vigile, l’attenzione, il giudizio e il ragionamento; ● L’obiettivo è quello di stabilire una IDENTITA’ DI PENSIERO → si misura con la realtà e ricerca il soddisfacimento del bisogno o del desiderio attraverso strategie attivate dal pensiero che possano risultare utili e produttive. Innanzitutto, secondo Freud le pulsioni sessuali si manifestano fin dalla nascita, ma la loro esistenza non viene riconosciuta. Presentano tre caratteristiche: • i primi impulsi della sessualità infantile si appoggiano ad altre funzioni fisiologiche, come la nutrizione; • le pulsioni sessuali sono orientate in direzione autoerotica, nel senso che l’oggetto investito dalla libido non è percepito dal bambino come esterno a se stesso; • sono legate ad una ZONA EROGENA: con questa espressione si intende una parte del corpo che, se stimolata, produce una sensazione di piacere collegabile ad un eccitamento pulsionale. SVILUPPO PSICOSESSUALE Freud considera il bambino come perverso polimorfo (perverso nel senso che ricerca il piacere senza alcuna finalità riproduttiva; polimorfo nel senso che ricerca il piacere tramite le zone erogene). Lo sviluppo psicosessuale è suddiviso in fasi secondo un modello epigenetico (ogni fase è condizionata da quella precedente). L’insoddisfazione in una determinata fase può portare alla FISSAZIONE. 📌REGRESSIONE : la direzione seguita nel corso dello sviluppo si inverte rispetto al percorso prestabilito e l’individuo fa ritorno ad una fase che aveva già attraversato. FASE ORALE Età: primo anno e mezzo di vita. Il piacere legato alla zona erogena della bocca è inizialmente connesso alla nutrizione. Successivamente il movimento ritmico delle labbra viene attivato dal bambino anche indipendentemente dall'assunzione di cibo. Quindi, mentre inizialmente l'oggetto della pulsione è esterno (il seno), in seguito viene sostituito da una parte del corpo del bambino (succhiandosi un dito). La meta è l’incorporazione dell’oggetto; si tratta di un aspetto fondamentale, perché costituisce il modello dei successivi meccanismi di identificazione. FASE ANALE Età: 1-3 anni. Comporta una nuova zona erogena: l'ano. È il periodo in cui gradualmente il bambino impara a controllare gli sfinteri. Il bambino può optare tra due possibili azioni: trattenere (atteggiamento narcisistico) o espellere le feci (rapporto oggettuale). Un aspetto importante è la prima percezione del mondo esterno: Il trattenere o espellere le feci si pone in relazione alle richieste-imposizioni di una realtà che non coincide più con il proprio corpo. In relazione al rapporto con l’oggetto, Freud introduce il concetto di sadico anale. L’accento viene posto sulla volontà di dominio sull’oggetto (sia interno-feci-che esterno- l’altro), che si può esplicare tanto nel controllarlo quanto nel distruggerlo. La meta è la conservazione o l’eliminazione di un’entità interna; si tratta della prima manifestazione dell’AMBIVALENZA, cioè della possibilità di percepire uno stesso oggetto come positivo e negativo, buono e cattivo e quindi di scegliere l’azione e l’atteggiamento da adottare. FASE FALLICA Età : 3-5/6 anni; Le pulsioni, che nelle prime due fasi funzionano indipendentemente una dall'altra, si unificano sotto il primato degli organi genitali. In quest'ultima fase, la libido si concentra nella zona erogena genitale, da cui proviene un piacere confermato dall'attenzione che il bambino rivolge al proprio pene. La manipolazione del genitale produce piacere, ma è anche segno di curiosità, di conoscenza, di esplorazione e di organizzazione del proprio schema corporeo. Freud denomina fallica questa fase, alludendo solo al genitale maschile, perché, secondo lui, in questo periodo sia il maschio che la femmina conoscono solo un genitale, quello maschile; perciò parla anche di primato del fallo. La fase fallica si riscontrerebbe anche nella bambina, benché in negativo. Lei non ha la consapevolezza di avere un proprio genitale, diverso da quello del maschio, ma crede di non avere il pene. L'identità femminile in questa fase è collegata alla percezione di una mancanza, di un'assenza. Da qui l'invidia del pene della bambina, collegata a un risentimento verso la madre che non l'ha dotata di un genitale come quello del fratellino e del padre (complesso di evirazione). Di conseguenza la bambina sceglie il padre come oggetto d'amore edipico. La fase fallica ha la sua manifestazione più significativa nel COMPLESSO DI EDIPO → nel bambino, intorno ai 4-6 anni, si nota un'attrazione nei confronti del genitore di sesso opposto e un'ostilità verso il genitore del proprio sesso. La meta sarà il superamento del complesso edipico. FASE DI LATENZA Età: 5-6 anni (periodo in cui si risolve il complesso edipico). Essa coincide con il declino degli impulsi sessuali e precede la ripresa della sessualità che ha luogo nella fase genitale. Si verifica una desessualizzazione delle relazioni oggettuali: la tenerezza prevale decisamente sui desideri sessuali. Emergono sentimenti come il pudore e la ripugnanza e si manifestano aspirazioni morali ed estetiche. La rimozione agisce sulle tendenze sessuali, producendo l’amnesia nei confronti della sessualità perversa dell’infanzia. La latenza è determinata organicamente ed ereditariamente, ma è condizionata in maniera significativa anche dall’educazione. La meta è quella di utilizzare la pulsione sessuale, opportunamente sublimata e inibita, per l’instaurazione delle relazioni sociali con i coetanei e con gli altri individui anche al di fuori della famiglia. FASE GENITALE Inizia con la pubertà. Si manifesta un intenso risveglio delle pulsioni sessuali: la maturazione biologica gioca un ruolo fondamentale e l’organizzazione libidica dell’individuo raggiunge la maturità e la completezza, inoltre centrale è la dicotomia maschile-femminile. La meta è il raggiungimento della capacità generativa attraverso la quale il soggetto acquisisce la possibilità di raggiungere la propria completezza e realizzazione, da intendersi come il congiungimento con un partner sessuale in funzione della riproduzione. 📌AUTOEROTISMO → Il bambino orienta le proprie pulsioni su di sé cercando il soddisfacimento. È vero che fin dall'inizio egli ha un rapporto con un oggetto esterno (il seno della madre), ma non lo percepisce come qualcosa di diverso da se stesso; al contrario, lo avverte come una fonte di piacere che gli appartiene. 📌NARCISISMO PRIMARIO → costituisce il passo successivo rispetto all' autoerotismo. L'appagamento è ancora orientato in direzione autoerotica, nel senso che non esiste alcuna percezione dell'oggetto esterno, ma rispetto alla situazione precedente ora il bambino acquisisce un'immagine unificata del proprio corpo, e ciò dipende dal fatto che le pulsioni, prima scisse, ora si coordinano e si unificano, sono meno caotiche, subiscono una prima reciproca integrazione. Il bambino investe tutta la libido su se stesso. A questo proposito concepisce il termine “STILE DI VITA” → organizzatore dell’immagine del sé, degli altri e della relazione sé altri. La linea dinamica e lo stile di vita del soggetto vengono osservati e analizzati con cura dal terapeuta, che si costruisce in tal modo un ritratto specifico del soggetto, da cui può desumere il nesso tra le singole manifestazioni di superficie del suo comportamento e del suo pensiero e la loro organizzazione coerente in vista di uno scopo. La psicoterapia adleriana La psicoterapia viene concepita da Adler come un percorso di educazione del paziente. ● In una prima fase ha luogo la comprensione della linea dinamica e dello stile di vita del soggetto, effettuata attraverso la ricostruzione dei ricordi infantili e lo studio dei meccanismi di compensazione attivati, del beneficio secondario della patologia, dello scopo fittizio perseguito. ● La seconda fase della terapia ha invece una funzione più propriamente terapeutica, in quanto consiste in una decostruzione dei meccanismi compensatori e della strutturazione patologica e onnipotente della mente del soggetto, in funzione della sua risocializzazione. La finalità perseguita dalla psicoterapia adleriana consiste infatti nel reinserimento sociale dell'individuo. Il trattamento non prevede un setting come quello freudiano: l'aspetto più evidente è la mancanza del lettino. Il paziente può muoversi, può sedersi dove preferisce, non è costretto all'interno di un setting rigido. L’interpretazione dei sogni Il sogno, come in generale tutte le manifestazioni dell'attività psichica dell'individuo, è orientato in una direzione prospettica, ovvero allude al futuro, non al passato del soggetto. Non è vero dunque, afferma Adler, che il sogno costituisca il soddisfacimento allucinatorio di desideri sessuali infantili, in quanto rappresenta uno scopo perfettamente sintonico con il piano di vita della persona. Anche gli affetti che caratterizzano il sogno sono normalmente legati al futuro, alle aspettative più o meno consce dell'individuo. MELANIE KLEIN Di questa autrice è molto importante, innanzitutto, spiegare il concetto di FANTASIA INCONSCIA → sono rappresentazioni mentali di istinti rivolti a un oggetto, oltre all’istinto possono rappresentare anche le difese che si oppongono agli istinti stessi. Infatti, dietro ad ogni manifestazione agiscono forze poste al di sotto della coscienza che si riferiscono a fantasie inconsce. La dimensione allucinatoria della fantasia è sempre presente, le fantasie inconsce accompagnano ogni attività e ogni funzione del pensiero individuale. Quindi qualunque azione, parola, pensiero è una manifestazione di una o più fantasie inconsce che ne custodiscono il significato nascosto e autentico. In Freud la fantasia spesso è pensata come una dimensione diversa e alternativa rispetto alla realtà, mentre secondo la Klein la fantasia accompagna ininterrottamente la realtà. Le fantasie inconsce sono innate e sono basate sulla primaria connessione corpo-mente. L’approccio teorico di Melanie Klein è definito MODELLO O TEORIA DELLE RELAZIONI OGGETTUALI → ponendo l’oggetto al centro, infatti, (anche nel caso delle fantasie inconsce) l’oggetto è considerato un elemento fondamentale e indispensabile. È importante sottolineare, però, che la nozione di oggetto della Klein è ben diversa da quella di altri autori: le fantasie del bambino hanno origini somatiche e ogni sensazione corporea produce un'esperienza mentale vissuta come relazione con l'oggetto che causa quella sensazione. Se si tratta di una sensazione piacevole, l'oggetto viene amato e percepito come oggetto buono; se invece la sensazione è dolorosa, l'oggetto viene odiato e vissuto come oggetto cattivo. ● OGGETTI ESTERNI → Gli oggetti esterni attraverso l’introiezione vengono trasformati in oggetti interni; gli oggetti interni attraverso la proiezione vengono espulsi nella realtà esterna e condizionano il modo in cui questa viene percepita e vissuta. ● OGGETTI INTERNI → Gli oggetti interni non sono innati, ma il risultato di una serie di introiezioni di oggetti del mondo esterno. Gli oggetti interni non sono semplici immagini, ma sono costituenti sostanziali dell’individuo. Inoltre va precisato che sono OGGETTI EMOZIONALI → legati alle emozioni piacevoli/spiacevoli provate dall’individuo. Gli oggetti interni sono vissuti dal bambino in modo tale da provocare sensazioni di piacere o di dolore a livello corporeo e somatico. Se il bambino ha fame, vive questa sensazione come un oggetto interno che lo fa soffrire e viceversa per gli oggetti buoni. Il bambino è in grado fin dalla nascita di instaurare relazioni oggettuali (primo oggetto e prototipo è il seno materno). INTROIEZIONE → fa proprie le rappresentazioni mentali di oggetti esterni/del mondo esterno fin dalla nascita. L’introiezione dell’oggetto buono e stabile è una difesa contro gli istinti di morte. ISTINTO DI MORTE → collegato a aggressività, sadismo, distruttività. ANGOSCIA → reazione alle minacce del mondo esterno e del mondo interno: - angoscia depressiva : angoscia derivata dalla paura di perdere la madre che soddisfa i propri bisogni e paura che la madre sia annientata dai propri attacchi sadici e distruttivi (angoscia attiva). - angoscia paranoide o persecutoria : angoscia derivante dall’essere aggredito dall’oggetto e dall'essere distrutto (angoscia passiva). Il mondo del soggetto funziona nella maggior parte dei casi nel seguente modo: proietta gli oggetti esterni cattivi e persecutori ed introietta gli oggetti esterni buoni. Alcune volte il soggetto tende a proiettare alcuni oggetti buoni, bonificando il mondo esterno, rendendolo meno persecutorio. Viceversa può introiettare l’oggetto esterno persecutorio cattivo: introiettandolo si tiene sotto controllo. POSIZIONE → concetto strutturale, indica un livello di organizzazione dell’Io e una modalità di instaurare delle relazioni con l’oggetto, con le relative angosce e difese. Sistemi di relazioni oggettuali e modelli di organizzazione della mente. ● POSIZIONE DEPRESSIVA → Integrazione dell’oggetto parziale buono e di quello cattivo in un unico oggetto totale che presenta la caratteristica dell’ambivalenza. Lo stesso oggetto è origine del male/dispiacere e del bene/piacere. Cambia la relazione con l’oggetto, il bambino che attacca con il suo istinto di morte la parte cattiva dell’oggetto rischia di distruggere anche la parte buona dell’oggetto stesso. Questo crea angoscia depressiva: timore di distruggere l’oggetto buono e insieme a ciò anche il danno subito dall’Io (oggetto introiettato e proprio mondo interno) a causa di tale perdita. ● POSIZIONE SCHIZO PARANOIDE Schizo: tendenza alla scissione dell’oggetto buono da quello cattivo. Paranoide: tipo di angoscia, persecutoria o paranoide. LE DIFESE → proiezioni, introiezioni e scissione orientano il neonato dando un’organizzazione alla realtà esterna e al suo mondo interno. ● DIFESE NEVROTICHE → rimozione, inibizione: arresto del pensiero e della capacità di simbolizzazione per difendersi da un possibile attacco aggressivo da parte di qualcuno in fantasia o in realtà, difesa di tipo psicotico e spostamento; ● DIFESE MANIACALI → negano le caratteristiche principali della posizione depressiva: dominio (negare la dipendenza dall’oggetto), trionfo (sensazione di grandiosità), disprezzo dell’oggetto (contro la sua perdita e relativa colpa) e diniego della realtà psichica (azzero la mente). Inoltre, il bambino attiva, all'interno della posizione schizo-paranoide, un quarto meccanismo difensivo ● L’IDENTIFICAZIONE → possibile grazie all’introiezione del seno buono per mantenerlo al riparo dagli attacchi dell’istinto di morte e dalle minacce della realtà esterna. Costituisce un riferimento importante attorno a cui il soggetto costituisce la propria identità. ● IDEALIZZAZIONE → consiste nell’attribuire valori esageratamente positivi all’oggetto. L’introiezione produce un’immagine esageratamente buona del seno gratificante, non realistica. Ha funzione difensiva, protegge mondo interno, è la via regia per l’inconscio del bambino. I simboli sono interpretati mediante il codice onirico. Tratta il paziente bambino nello stesso modo dell’adulto, cerca i conflitti inconsci, li interpreta e li rivela al bambino. Klein osserva, non interagisce materialmente nel gioco, ma chiede; osserva il transfert > possibile in età precoce, pertanto il bambino è analizzabile. INVIDIA → sentimento distruttivo, originato dalla pulsione di morte che il bambino manifesta in seguito al fatto di non essere onnipotente e autonomo. Se l’invidia è forte la scissione tra oggetto buono e cattivo non regge. Se è contenuta permette la gratitudine quindi la capacità di godere della bontà del seno. Difese nei confronti dell’invidia: ● Confusione tra oggetto buono e oggetto cattivo; ● Svalutazione dell’oggetto (richiama il disprezzo) ● Svalutazione di sé; ● Stimolazione dell’invidia negli altri idealizzando se stesso; ● Repressione dei sentimenti d’amore e intensificazione dell’odio. GRATITUDINE → favorisce l’Io perché consente l’introiezione dell’oggetto buono. GELOSIA → Il soggetto vuole possedere l’oggetto amato ed eliminare il suo avversario. Nasce dall’amore per l’oggetto e si manifesta nell’odio e nell’aggressività rispetto ad un oggetto diverso, avversario. La psicopatologia NEVROSI → difese nei confronti dell’angoscia persecutoria di natura psicotica tipica della posizione schizo-paranoide. Psicosi e nevrosi nascono dagli stessi nuclei psicotici, fondamentali per lo sviluppo dell’individuo. La patologia è presente se tali nuclei non sono elaborati in modo ottimale. Il disturbo psicotico corrisponde al fallimento dell’elaborazione della posizione schizo- paranoide e della posizione depressiva. ANNA FREUD L'assunto fondamentale su cui si basa l'approccio di Anna Freud alla psicoanalisi consiste nel principio secondo cui si può conoscere l'Es solo attraverso i suoi derivati che penetrano nel sistema Preconscio-Conscio. I contenti dell’Es e del Super-io si possono intercettare solo in presenza di tensioni (conflitti) con l’Io o con la realtà esterna; infatti il conflitto ci permette di conoscere il mondo interno della persona. Va considerato un altro aspetto della questione: i contenuti dell’Es percepiti dall’Io sono diversi dai contenuti inconsci originari in quanto deformati dai meccanismi di difesa. L’attività dell’analista appare all’Io come una minaccia, turba l’equilibrio costruito dal paziente. I meccanismi di difesa: ➢ RIMOZIONE: contenuti inaccettabili fuori dalla coscienza. ➢ REPRESSIONE: oscuramento di determinati contenuti psichici. Opera tra il Preconscio e il Conscio, è attivata coscientemente. ➢ FORMAZIONE REATTIVA: atteggiamenti coscienti che costituiscono il ribaltamento del contenuto inconscio (alleanza tra Io e Super-io). ➢ ISOLAMENTO: contenuto conflittuale isolato: meno doloroso. ➢ ISOLAMENTO DELL’AFFETTO: contenuto della mente sganciato dai suoi affetti, punto di vista razionale. ➢ ANNULLAMENTO RETROATTIVO: attivazione di un comportamento di segno opposto ad un comportamento precedente (funzione di annullare tale comportamento) oppure ripetizione dello stesso atto con significato opposto. ➢ PROIEZIONE: il soggetto espelle da sé e colloca nell’altro affetti, desideri e tratti di carattere generalmente negativi che rifiuta di riconoscere in se stesso. ➢ INTROIEZIONE: simmetrico alla proiezione. Il soggetto trasferisce dentro di sé aspetti del mondo esterno generalmente positivi. E’ alla base dell’identificazione. ➢ CONVERSIONE NELL’OPPOSTO: trasformazione della meta di una pulsione in forma contraria. ➢ RIVOLGIMENTO CONTRO SE’ STESSI: sostituzione dell’oggetto. ➢ SUBLIMAZIONE: processo di neutralizzazione delle pulsioni libidiche e aggressive, deviandole verso mete e oggetti accettati socialmente. ➢ NEGAZIONE: desiderio, sentimento o pensiero negando che ci appartenga. ➢ NEGAZIONE IN FANTASIA: tratti destabilizzanti nella fantasia. ➢ NEGAZIONE TRAMITE PAROLE E ATTI: capovolge attraverso parole e atti alcuni tratti destabilizzanti della realtà. ➢ LIMITAZIONI DELL’IO O STRATEGIE DI EVITAMENTO: angoscia viene evitata prima che si presenti. ➢ INIBIZIONE NEVROTICA: difesa contro un pericolo interiore o istinto destabilizzante. ➢ IDENTIFICAZIONE CON L’AGGRESSORE: il bambino avverte una sensazione di paura o di angoscia verso un oggetto e si identifica in lui. Il bambino diventa l’oggetto temuto e si trasforma da minacciato in minacciante. ➢ RINUNCIA ALTRUISTICA: investire i propri desideri sugli altri. ➢ ASCETISMO DELLA PUBERTA’: la pubertà si manifesta con la ripresa delle pulsioni, tale difesa permette l’annullamento degli istinti attivando un atteggiamento opposto (ascetismo).m ➢ INTELLETTUALIZZAZIONE DELLA PUBERTA’: coinvolgere il meno possibile l’istinto nella propria esistenza concentrando l’attenzione su astrazione e riflessione. Meditazione finalizzata ad alimentare i sogni ad occhi aperti. Adulti e bambini Il trattamento psicoanalitico del bambino, secondo Anna Freud, deve essere necessariamente diverso da quello dell'adulto a causa delle specificità della mente infantile. Aspetti da considerare: - L’egocentrismo: orienta la relazione del bambino con l’oggetto materno. La madre non è autonoma, ma esiste in funzione del figlio e dei suoi bisogni/desideri. Difficoltà ad instaurare relazioni oggettuali complesse. - Fragilità dei processi secondari di pensiero rispetto alla forza delle pulsioni e delle fantasie. - Valutazione del tempo: dipende dalla prevalenza dell’Es o dell’Io. Analisi infantile Anna Freud, insieme a Melanie Klein, si concentra su disegni, gioco e sogni per l’analisi infantile. Molto importante in Anna Freud, è il coinvolgimento della famiglia nella terapia: se il contesto familiare rimane immutato con le sue dinamiche patologiche la terapia non darebbe risultati. Un'altra componente tanto importante è il transfert. Per Anna Freud, il transfert si può sviluppare solo dalla risoluzione del complesso edipico, pertanto il bambino è solo osservabile ed educabile. La linea evolutiva fondamentale L’analisi del bambino è delicata e richiede la valutazione di una serie di aspetti espressi nella LINEA EVOLUTIVA FONDAMENTALE → sequenza di tappe che conducono dalla totale dipendenza alla conquista dell’indipendenza e autonomia. Ciascuno ha una propria linea evolutiva specifica che deve essere confrontata con quella evolutiva fondamentale per determinare le deviazioni e gli scarti. Le fasi evolutive sono: analoghi agli aspetti di maturità mentale e relazionale riscontrabili nel carattere genitale freudiano. La produttività del carattere, secondo Fromm, è connessa alla capacità dell’individuo di realizzare pienamente se stesso sul piano personale e sociale, di usare i propri poteri e di mettere a frutto le proprie potenzialità. L’orientamento produttivo del carattere investe le sfere dell’azione, del sentimento e del pensiero. Il potere creativo dell’individuo si manifesta a livello dell’azione nella produzione di oggetti; a livello sentimentale attraverso l’amore, che gli consente di unirsi agli altri individui e alla natura conservando integro il proprio Io; a livello del pensiero attraverso la ragione, che gli permette di cogliere il significato della realtà che lo circonda. La socializzazione Fromm distingue, nel processo di socializzazione, cinque tipologie di relazione interpersonale: simbiotica, di recessione, di distanza, distruttiva, di amore-ragione. Il concetto frommiano di amore si differenzia dall’amore inteso nell’accezione comune. Infatti non dipende dall’istinto, ma richiede lucidità e saggezza; non consiste tanto nell’essere amati quanto nell’amare; inoltre non è centrato sull’oggetto d’amore, ma sulla funzione dell’amore. Amare è un’arte che si riassume nell’atto del dare. La libertà Il rapporto dell’individuo con la libertà è tutt’altro che automatico e naturale, secondo Fromm. Le sue osservazioni nascono da considerazioni sulla scelta del popolo tedesco di sottomettersi al nazismo. L’individuo, secondo Fromm, ha a disposizione tre meccanismi di fuga dalla libertà: → l’autoritarismo, caratterizzato da brama di sottomissione e, simmetricamente, di dominio; → la distruttività, che mira all’eliminazione dell’oggetto; → il conformismo da automi, tipico dell’individuo che cessa di essere se stesso e adotta il tipo di personalità che gli viene offerto dai modelli culturali dominanti. La salute mentale Fromm parla di PATOLOGIA DELLA NORMALITÀ → nel senso che le persone considerate “normali” sono quelle che si sottomettono alla condizione diffusa di alienazione e di non-realizzazione individuale, mentre i nevrotici sono coloro che si oppongono all’omologazione sociale e non accettano di arrendersi di fronte all’alienazione socialmente condivisa. Altri concetti teorici e clinici ● La teoria delle pulsioni viene rivista e in buona parte accantonata da Fromm, secondo il quale la tensione e la scarica, attribuite da Freud alle dinamiche pulsionali e ai sottostanti processi fisiologici, in realtà sono da riportare alla costituzione stessa dell’uomo. ● Fromm parla di modalità dell’avere e di modalità dell’essere. La prima consiste nell’instaurazione di un rapporto con il mondo basato sulla proprietà e sul possesso. La seconda si contrappone alla prima in quanto è costruita su un rapporto autentico e vitale con il mondo, non limitata dal desiderio di appropriarsi di un sapere inteso come somma di semplici nozioni. ● Fromm riprende e rivede anche il complesso edipico. L’individuo, per evitare le tensioni connesse con la contraddittorietà della sua condizione, può cercare riparo nell’attaccamento alla madre. Essa, infatti, è la prima personificazione di un potere supremo che protegge dall’incertezza, dalla solitudine, dalla paura dell’ignoto. ● Un altro aspetto interessante della teoria di Fromm è la concezione del transfert. Questo è pensato non come una ripetizione di esperienze infantili, ma come un’espressione del desiderio di un idolo, inteso come aiutante magico; Il transfert è riscontrabile in molte relazioni interpersonali, non solo in quella analitica, e deriva dal fatto che la maggior parte degli individui, nell’inconscio, si sentono bambini e dunque desiderano una figura potente a cui affidarsi e sottomettersi. ● Fromm intende l’inconscio non come luogo ma come funzione. Esiste un filtro sociale che decide a quali esperienze sia consentito affiorare alla coscienza. Questo filtro varia a seconda delle culture e determina la formazione dell’INCONSCIO SOCIALE, che coincide con tutto ciò che la società e la cultura bandiscono in quanto pericoloso, sconveniente, immorale. KAREN HORNEY Nel sistema teorico di Karen Horney, il carattere è il riferimento determinante per comprendere i tratti specifici dell'individuo, anche quelli connessi alla sfera sessuale. L’ansia Alla base di molti atteggiamenti, comportamenti, pensieri non si trovano spinte di natura libidica, bensì strategie finalizzate a proteggere l'individuo dall'ansia. ANSIA → la conseguenza di una paura di fondo del soggetto nei confronti dell'ambiente, è una manifestazione prevalentemente nevrotica. In particolare Karen Horney distingue l'ansia-base, definita come "sensazione di sgomento davanti a un mondo potenzialmente ostile", e quindi consistente in una reazione a un pericolo ipotetico, e l'ansia manifesta, concepita come reazione a un pericolo reale. Sia l'una che l'altra possono essere consce oppure inconsce. In conseguenza dell'ansia, il bambino attua strategie, che diventano gradualmente atteggiamenti permanenti: - andare verso la gente → debolezza - andare contro la gente → ostilità - allontanarsi dalla gente → isolamento La nevrosi La concezione horneyana della nevrosi è orientata in senso decisamente più sociologico rispetto a quella di Freud. Alla base della nevrosi si trova una percezione individuale della realtà come avversa e pericolosa. Il soggetto prova sentimenti di paura, di ribellione, di isolamento emotivo, di incertezza e di ostilità nei confronti dell'ambiente e degli altri e allo stesso tempo nutre scarsa fiducia in se stesso. Il carattere nevrotico che ne deriva, pur nelle sue infinite varietà, ha alcuni aspetti costanti: ● le tendenze categoriche (si è in presenza di un pensiero non duttile e non dialettico, rigido e non adattivo); ● i conflitti di impulsi (che si possono solo scontrare, essendo preclusi il confronto e il dialogo); ● l'inclinazione allo sviluppo dell'ansia manifesta (quando gli obiettivi generici dell'ansia- base si agganciano ad aspetti concreti della realtà); ● il peggioramento delle relazioni con se stessi e con gli altri. I conflitti interni dell'individuo e quelli instaurati con l'ambiente esterno appartengono sia alla PERSONALITÀ SANA→ nell'individuo sano la disparità delle tendenze in conflitto è meno accentuata; PERSONALITÀ NEVROTICA → tali tendenze sono avvertite come reciprocamente inconciliabili. Inoltre nella normalità il conflitto è conscio, mentre nel nevrotico il conflitto è inconscio. Ancora, l'individuo non nevrotico può scegliere tra le due possibilità reciprocamente conflittuali, mentre il nevrotico si trova nell'impossibilità di effettuare qualunque scelta. Strategie: Una strategia attuata dal soggetto nevrotico per tentare di risolvere o almeno contenere i conflitti consiste nel reprimere alcuni aspetti della sua personalità, mettendo in risalto tratti del tutto opposti (formazione reattiva); Un'altra strategia porta a creare una distanza tra l'individuo e gli altri in modo da rendere inoperanti i conflitti stessi (isolamento); Una terza strategia è l'idealizzazione, e più in particolare la creazione di un'immagine idealizzata di ciò che il nevrotico pensa di essere; un'altra modalità difensiva attivata dal nevrotico è l'esternalizzazione, che consiste in una tendenza a vivere i propri processi interiori come se si svolgessero al di fuori di sé e a ritenere questi fattori esterni come responsabili delle proprie difficoltà (proiezione). In generale, la tendenza prevalente nel nevrotico consiste nel creare un equilibrio apparente nella propria personalità. Vi sono altre misure particolari adottate dal nevrotico: •Zone d’ombra •Compartimentalizzazione •Razionalizzazione •Autocontrollo eccessivo •Ragione arbitraria •Elusività •Cinismo La relazione madre-bambino è pensata da Winnicott in una prospettiva egoica → gli scambi tra madre e bambino sono controllati dall’Io (della madre e del bambino) e sono indipendenti da componenti pulsionali. Le modalità di relazione che si attivano tra madre e bambino sono la matrice di sviluppo e della strutturazione mentale del soggetto. Per studiare tali processi, Winnicott colloca idealmente ciò che emerge dall' osservazione su TRE ASSI → si tratta di tre dimensioni che si sovrappongono e si compenetrano reciprocamente. PRIMO ASSE Passaggio dalla dipendenza assoluta all’indipendenza (primi sei mesi di vita). Stato mentale di preoccupazione materna primaria: “stato di esaltata sensibilità” che le consente di adattarsi con maggior empatia ai bisogni del figlio. Alla base di tale disposizione mentale si trova il processo di reciproca identificazione e fusione tra madre e bambino (identificazioni incrociate). La madre rinuncia ad una parte del proprio sé adulto per sintonizzarsi con il figlio (dipendenza della madre). Dura per un breve periodo di tempo, in seguito la madre deve attivare un graduale processo di separazione dal figlio. Il bambino non esiste di per sé, esiste solo come parte di una relazione all’interno del sistema duale madre-bambino. La madre attiva un processo di ACCOMODAMENTO → processo che ha lo scopo di soddisfare le necessità del bambino e rendere possibile la formazione del suo senso di onnipotenza. Per raggiungere l’obiettivo la madre deve essere presente e tempestiva, ma invisibile. In tal modo il bambino ha la convinzione di essere l’autore del proprio soddisfacimento. La primaria modalità comunicativa tra madre e bambino, caratteristica della dipendenza assoluta, è definita comunicazione diretta ed è tipica dello stato fusionale. Sarà seguita successivamente dalla comunicazione indiretta, che è esplicita, intenzionale e avviene tra individui separati. In relazione alla comunicazione diretta si può parlare anche di RISPECCHIAMENTO → il modo in cui la madre viene vista dipende dal modo in cui lei vede il bambino. La madre funge da specchio perché il bambino vede se stesso nello sguardo della madre, è l’immagine del modo in cui il bambino viene pensato e amato dalla madre. La madre deve essere empatica, attenta, presente, tempestiva nel soddisfare i bisogni del bambino, ma anche essere in grado di somministrargli in modo graduale la giusta dose di frustrazione. La madre deve essere AMBIENTE FACILITANTE per il figlio. Il contatto del bambino con la realtà esterna deve essere posto in una cornice di prevedibilità che permetta l’uscita dalla dipendenza in modo graduale (de-accomodamento, che consiste in un progressivo venire meno del soddisfacimento completo dei bisogni del bambino). Dal settimo mese il bambino passa in modo graduale allo stato di DIPENDENZA RELATIVA → inizia a rendersi conto dell’esistenza della madre che lo accudisce, a distinguere il me dal non-me e a percepire gli oggetti come permanenti nel tempo e nello spazio. A partire dal terzo anno il bambino si avvia verso l’INDIPENDENZA. Egli sviluppa, attraverso le sue esperienze successive, le capacità che gli consentono di fare a meno delle cure della madre. SECONDO ASSE Comprende l’organizzazione della mente. Il bambino passa gradualmente da uno stato di inorganizzazione iniziale a uno di organizzazione. Inizialmente è presente il Sé centrale primario → nucleo innato potenziale della futura organizzazione mentale con dimensione contemporaneamente somatica e psichica, non comunica con l’esterno. Il Sé centrale primario si sviluppa, se presenti le adeguate condizioni, in Sé completo. L’Io è una caratteristica del Sé, ha la funzione di organizzare e integrare l’esperienza nel tempo e nello spazio. Esiste fin dalla nascita in forma abbozzata, all’inizio l’Io del bambino è la madre. Trasforma gli aspetti dell’Es impersonali in esperienze individuali. TERZO ASSE Si va dalla non integrazione all’integrazione. Fino ai sei mesi il bambino non distingue gli stimoli interni da quelli esterni (il bambino ha fame, egli è la fame). Le caratteristiche della mente infantile sono la dispersione e la frammentazione, quindi di non-integrazione . Le sue angosce sono incubi terrificanti che danno l’impressione di andare in pezzi (≠ disintegrazione → difesa attivata quando al bambino manca il necessario sostegno materno). Il raggiungimento dell’integrazione avviene in modo graduale nel passaggio dalla dipendenza assoluta alla dipendenza relativa mediante tre processi: ● HOLDING: sostenere. La madre sostiene il bambino in senso materiale (tenerlo in braccio, nutrirlo, lavarlo,..) e psichico (avere il figlio nella propria mente...). ● HANDLING: manipolazione corporea del bambino effettuata dalla madre. Le mani toccano il corpo del bambino e gli consentono di percepirsi come un’unità e acquisire uno schema corporeo. L’handling permette al bambino di percepire i confini del proprio corpo, membrana delimitante che separa il me dal non-me. Risultato dell’handling è la personalizzazione, il corpo è coeso e separato dall’ambiente esterno. ● OBJECT PRESENTING: offerta d’oggetto effettuata dalla madre, presentazione del mondo al bambino. In primo luogo la madre presenta se stessa come oggetto al figlio. Inizialmente la madre è percepita come oggetto soggettivo, manca la distinzione tra sé e la realtà quindi l’oggetto è parte di sé, sotto al suo controllo, ne è il creatore. Spazio potenziale o oggetto transizionale Il passaggio dalla dipendenza assoluta alla dipendenza relativa porta alla luce la dimensione del non-me. Si crea lo SPAZIO POTENZIALE → area intermedia tra la fantasia e la realtà. In questo luogo si collocano gli oggetti transizionali. ● OGGETTO TRANSIZIONALE : utilizzato come difesa contro l’angoscia della perdita dell’onnipotenza e la frustrazione connessa alla relazione con l’oggetto oggettivo. Rapporto privilegiato: non se ne distacca mai, investe la sua libido oggettuale (in quanto non-me) e narcisistica (in quanto me). Il gioco Si colloca nello spazio potenziale. È una disposizione mentale del bambino legata ad una condizione di parziale isolamento. Egli raccoglie oggetti della realtà e li usa al servizio del proprio mondo interno. Il gioco presuppone fiducia nell’ambiente e capacità di stare da soli in presenza di altri. Tale solitudine è possibile solo se l’oggetto buono si è installato adeguatamente e stabilmente nella realtà psichica del bambino. Il gioco porta alla crescita del pensiero e si connette alla CREATIVITA’ → atteggiamento produttivo e sano nei confronti della realtà che si contrappone all’ACQUIESCENZA → costruzione di sé modellata sull’altro. La permanenza dell’oggetto e l’aggressività Il bambino passa dalla relazione con l’oggetto all’uso dell’oggetto. AGGRESSIVITÀ → si manifesta nelle fantasie distruttive rivolte verso l’oggetto materno. Tale oggetto non viene però distrutto, ma sopravvive all’attacco. Tale sopravvivenza è la condizione indispensabile per la permanenza dell’oggetto. L’aggressività si connette alla distinzione tra madre-oggetto (bersaglio degli attacchi aggressivi, relazione centrata sull’Es) e madre-ambiente (che accudisce il figlio, relazione attivata dall’Io). Quando il bambino attacca la madre-oggetto prova angoscia legata al fatto che può distruggere la madre. La madre-ambiente contribuisce a dare fiducia al bambino e contenere tale angoscia trasformandola in senso di colpa. Il consolidamento del rapporto di fiducia tra madre e bambino permette di elaborare il senso di colpa e trasformarlo in sollecitudine (capacità di preoccuparsi) portando il bambino ad assumersi la responsabilità dei propri comportamenti. Il padre, lo spazio e il confine Winnicott rivaluta la figura del padre, che non è più considerato un semplice duplicato della madre, ma acquisisce importanti specificità. Il padre affianca la madre nel periodo di preoccupazione materna primaria, dedicandosi ai problemi materiali e quotidiani. Ruolo protettivo nei confronti del figlio e della madre. E’ il primo oggetto diverso dal bambino stesso, separato. Bersaglio privilegiato dell’aggressività del figlio quando esso elabora il senso di colpa, perché con lui non ha avuto la fusione. Ma nonostante gli attacchi egli risulta integro e percepito come indistruttibile, conferma dell’esistenza del mondo esterno. La figura paterna è il confine che contiene uno spazio in cui si collocano madre e bambino e contiene gli attacchi distruttivi del bambino. 3. ATTACCAMENTO INSICURO AMBIVALENTE → sbilanciamento del comportamento del bambino a favore dell'attaccamento, lasciando in secondo piano le attività autonome. Nella Strange Situation il piccolo evidenzia scarse capacità di esplorare l'ambiente autonomamente e di interagire con l'estraneo. La separazione gli provoca un notevole disagio e il ricongiungimento non viene vissuto con sollievo e come una situazione che fornisce sufficiente conforto. Il comportamento del bambino in questa fase si rivela ambivalente, in quanto mostra un'alternanza e una compresenza da un lato di desiderio di vicinanza e di contatto e dall'altro di manifestazioni di impotenza, rabbia o passività. Dalle osservazioni effettuate sulle madri dei bambini "ambivalenti" sono emerse, come caratteristiche evidenti, l'incoerenza e l'insensibilità, aspetti che fanno percepire la madre come un riferimento non dotato della sufficiente disponibilità e prevedibilità. 4. ATTACCAMENTO DISORGANIZZATO/DISORIENTATO → il bambino ha un comportamento che in gran parte potrebbe rientrare in una delle tre categorie osservate in precedenza (sicuro, insicuro evitante, insicuro ambivalente), ma si distingue da questi proprio a causa delle sue incoerenze. Secondo alcuni studi, la madre avrebbe vissuto situazioni traumatiche e lutti durante l'infanzia o nel periodo precedente la maternità, che non ha ancora elaborato. Questa situazione interiore la porterebbe ad assumere inconsapevolmente, nei confronti del bambino, un atteggiamento non rassicurante, ma intriso di ansia, che non gli consentirebbe di adottare una modalità relazionale di attaccamento coerente e univoca. 5. ATTACCAMENTO EVITANTE/AMBIVALENTE → i bambini hanno un comportamento nel corso della Strange Situation che presenta tratti contrapposti riferibili ora al modello evitante, ora a quello ambivalente. Questo tipo di attaccamento corrisponde a una strategia di difesa verso un genitore vissuto come minaccioso e fonte di pericolo. GLI STRUMENTI DI VALUTAZIONE l'ADULT ATTACHMENT INTERVIEW→ - Valutazione delle rappresentazioni di attaccamento in adolescenti e adulti. - Intervista semi-strutturata per le madri. - Strumento per valutare lo stato della mente dell’adulto in relazione alla propria esperienza di attaccamento in maniera indiretta. Vengono identificate 4 categorie di attaccamento: 1. Attaccamento Sicuro → caratterizza persone che mostrano una visione equilibrata, coerente e consapevole delle proprie esperienze di attaccamento. 2. Attaccamento Distanziante → si evidenzia nei soggetti che mostrano di non attribuire importanza alle loro esperienze di attaccamento del passato, soprattutto in relazione alla loro vita presente. 3. Attaccamento Preoccupato → si nota in individui che presentano un quadro confuso della propria esperienza di attaccamento e non appaiono in grado di fornire una rappresentazione chiara e coerente del proprio passato. 4. Attaccamento Non Risolto → si trova in persone che non sono state in grado di elaborare adeguatamente lutti, abusi o altri traumi gravi, i quali hanno provocato una disorganizzazione dell'attaccamento durante l'infanzia. Tra gli altri strumenti utilizzati per valutare le rappresentazioni di attaccamento ne ricordiamo due: Attachment Story Completion Task → consente di valutare le rappresentazioni mentali dell'attaccamento in bambini di età prescolare attraverso una serie di storie presentate e drammatizzate attraverso giocattoli che assumono il ruolo di personaggi; e la Security Scale → è uno strumento che consente di valutare la percezione di sicurezza del bambino in relazione ai genitori o alle figure di attaccamento. CURE MATERNE E PSICOPATOLOGIA Bowlby sottolinea l'importanza delle cure materne nella prima infanzia e nella fanciullezza per la salute mentale dell'individuo. La teoria bowlbiana ruota intorno alla concezione secondo cui l'insufficienza di tali cure può produrre esiti psicopatologici. DEPRIVAZIONE MATERNA: mancanza degli apporti emotivi e dell’accudimento della madre → ricadute sullo sviluppo fisico, emotivo, intellettuale e sociale. CIRCOLO NEGATIVO: figlio trascurato diventerà un genitore trascurante. CARATTERE ANAFFETTIVO: inibizione ad amare prodotta dalla rabbia e dalle fantasie distruttive connesse alle frustrazioni subite. TEORIA DELL’ANGOSCIA DA SEPARAZIONE: angoscia che si manifesta ogni volta che viene minacciata l’alleanza tra la madre e il bambino. ATTACCAMENTO E PRATICA PSICOTERAPEUTICA Analista deve essere la base sicura che il paziente non ha avuto durante l’infanzia. Alleanza terapeutica: relazione di fiducia con l’analista, base sicura. Ci sono 3 modalità di strutturazione della relazione analitica sulla base della tipologia di attaccamento del paziente. 1. Sintonia tra il paziente e l’analista → tra il paziente e l'analista è importante che si instauri una relazione amichevole, vissuta come rapporto di affiliazione. 2. Competenza autobiografica → in ciascun individuo è presente uno stato nucleare che consiste nel modo in cui egli si percepisce in riferimento a se stesso e agli altri. Una persona con stato nucleare sicuro si sente bene con se stessa e persegue i propri fini in modo razionale e produttivo; stati nucleari diversi (insicuro, problematico) provocano invece l'attivazione di strategie difensive e predispongono alle nevrosi. La conquista di una buona competenza autobiografica è il principale obiettivo della psicoterapia. 3. Elaborazione degli affetti. PETER FONAGY La teoria della mentalizzazione La MENTALIZZAZIONE (o funzione riflessiva) è la capacità fondamentale che consente di mettersi in relazione con gli altri. Dunque la mentalizzazione è una relazione psichica complessa che si realizza tra il bambino e la madre, e poi, più in generale, tra sé e l'altro, attraverso la quale il soggetto coglie gli stati mentali altrui attivando rappresentazioni di sé e dell’altro in contesti specifici. Si tratta di una serie di relazioni mentali reciproche, mediante le quali una persona percepisce non solo se stessa e l'altro, ma soprattutto i modi in cui è pensata dall'altro e l'altro viene pensato da lei. La mentalizzazione può essere IMPLICITA → automatica, intuitiva, emotiva ed empatia, inconscia; oppure ESPLICITA → conscia, attivazione di processi razionali di riflessione, osservazione e di auto-osservazione. La mentalizzazione si pone a diversi livelli in relazione a: → EMPATIA: consapevolezza degli stati emotivi dell’altro. → MINDFULNESS: attenzione per gli stati mentali nel momento presente. → MONITORAGGIO METACOGNITIVO: controllo e verifica delle attività mentali. → INTELLIGENZA EMOTIVA: alleanza di passione e ragione. Attaccamento e mentalizzazione Lo sviluppo della funzione riflessiva è legato all'attaccamento: ● Attaccamento sicuro: base solida e stabile per aprirsi alla mente dell’altro. ● Attaccamento evitante: evitamento dello stato mentale dell’altro. ● Attaccamento ambivalente: concentrazione sul proprio stato emotivo escludendo gli stati altrui. ● Attaccamento disorganizzato: mentalizzazione non integrata nell’organizzazione del proprio Sé. Nella prospettiva della mentalizzazione, Fonagy propone il concetto di funzione interpretativa interpersonale → insieme di funzioni mentali per processare e interpretare nuove esperienze interpersonali. Capacità di attivare la mente in direzione della mentalizzazione in prospettiva interpersonale. SVILUPPO DELLA CAPACITA’ DI MENTALIZZAZIONE La capacità di mentalizzazione non è presente alla nascita, ma si costituisce gradualmente nel bambino all'interno delle relazioni con il genitore. In riferimento alla primissima fase della vita, Fonagy parla di: - Sé pre-riflessivo o fisico (0 a 6 mesi) → Rappresentazione di Sé in termini fisici e corporei. - Sé riflessivo o psicologico (primi 2 anni) → Individuo riflette su sé stesso in termini di: sentimenti, intenzioni, credenze e desideri. - Mappatura rappresentazionale → rappresentazioni coordinate di sé e dell’altro. Nella costruzione del Sé, secondo Fonagy, sono coinvolti tre processi interpersonali: l. IL FAR FINTA: il bambino, intorno ai 3 anni, effettua giochi in cui "fa finta". Si tratta di un'attività Iudica importante, perché favorisce la capacità di mentalizzazione. Il far finta prevede la condivisione con almeno un'altra persona (presente nella realtà o solo 1.ASSUNTO DI BASE DI DIPENDENZA: convinzione magica che esiste un’entità, esterna al gruppo, in grado di soddisfarne tutti i bisogni. Leader come figura onnipotente che protegge il gruppo. 2.ASSUNTO DI BASE DI ATTACCO-FUGA: convinzione che il gruppo sia minacciato da un nemico esterno dal quale si deve difendere, attaccandolo o fuggendo da esso. Leader dai tratti di personalità paranoidi. 3.ASSUNTO DI BASE DI ACCOPPIAMENTO: convinzione inconscia che i problemi del gruppo possano essere affrontati e risolti solo da un essere o da un avvenimento futuro che sono attesi (prospettiva messianica). Bion definisce GRUPPO DI LAVORO → una particolare organizzazione mentale del gruppo, prevalentemente conscia, che funziona in modo analogo all'Io. Il gruppo di lavoro manifesta una reale capacità di collaborazione da parte dei suoi membri, basata su un approccio razionale al compito. Il leader del gruppo di lavoro viene scelto per la sua capacità di perseguire in modo produttivo lo scopo per cui il gruppo stesso si è formato. Può capitare che un gruppo abbia un leader dotato di qualità eccezionali e portatore di idee nuove, che viene definito da Bion mistico o genio. Il gruppo è così portato ad attivare una serie di difese verso il mistico che fanno riferimento all'establishment → inteso come l'insieme di elementi che danno stabilità al gruppo, ne impediscono ogni trasformazione e ne prevengono la distruzione. Il rapporto tra il mistico e l'establishment del gruppo non può non essere conflittuale, dato che il primo è portatore di un'idea nuova e di una capacità di pensiero che l'establishment rifiuta come distruttiva. A seconda delle modalità in base alle quali si struttura, il rapporto tra il mistico e il gruppo può assumere tre forme: ● Conviviale: mistico e gruppo convivono senza influenzarsi a vicenda. ● Simbiotico: il confronto tra mistico e gruppo produce trasformazione positiva per entrambi. ● Parassitario: la relazione tra mistico e gruppo produce impoverimento e danno per entrambi Il pensiero Secondo Bion, alla base di ogni attività di pensiero si trovano esperienze emotive e impressioni sensoriali non elaborate, non ancora pensabili. I nuclei emotivi e sensoriali grezzi sono filtrati dalla FUNZIONE ALFA → componente della personalità che elabora le emozioni in direzione della loro pensabilità e si trasformano in ELEMENTI ALFA → immagini inconsce, prevalentemente visive. Gli elementi alfa sono la prima tappa verso la formazione del pensiero. Tutto ciò che non si trasforma in elemento alfa viene espulso attraverso processi di identificazione proiettiva come ELEMENTO BETA → dato non trasformato, non pensabile posto nel protomentale. Il bambino, nelle fasi più precoci del suo sviluppo, non può trasformare le proprie esperienze emotive e impressioni sensoriali in elementi alfa, perché non si è ancora costituita in lui la funzione alfa. Questa si forma come riflesso della funzione alfa materna. Le emozioni e le sensazioni grezze e primitive del bambino vengono considerate da Bion anche come PROTOPENSIERI → nuclei mentali derivanti dall'esperienza della cosa in sé e non ancora elaborabili. Per studiare il pensiero, Bion mette in campo altri riferimenti teorici. Uno di questi è la preconcezione, che viene definita come uno stato di attesa che ha il suo modello nell'aspettativa innata del seno materno da parte del neonato. Se una preconcezione incontra la propria realizzazione (il seno materno è disponibile) dà origine ad una concezione (la concezione è alla base della formazione del concetto, risultato di un processo di astrazione dei contenuti di una o più concezioni), mentre se incontra una frustrazione (il seno è assente) produce un pensiero. Il pensiero si realizza in relazione alle seguenti condizioni: - TOLLERANZA ALLA FRUSTRAZIONE: permette di pensare all’oggetto che non c’è e a rappresentarlo come esistente. - OSCILLAZIONE CONTENITORE-CONTENUTO: capacità di attivare una relazione dinamica tra un oggetto che viene proiettato (contenuto) e un oggetto che lo contiene (contenitore). - OSCILLAZIONE PS (posizione schizo-paranoide) - OSCILLAZIONE D (posizione depressiva): modalità di destrutturazione (i contenuti sono scissi e frammentati) e ristrutturazione (i frammenti sono riuniti e integrati) dei contenuti psichici che rendono possibile il pensiero e la conoscenza. Il passaggio da PS a D è spesso reso possibile da un fatto scelto (o prescelto), un’emozione o idea che funge da catalizzatore. La psicosi Il funzionamento mentale non patologico si basa sulla funzione alfa e sulla BARRIERA DI CONTATTO → membrana semipermeabile, costituita dall'aggregazione degli elementi alfa, che separa il conscio e l'inconscio. La psicosi viene spiegata da Bion come un grave disturbo della capacità di pensare dovuto al deterioramento della funzione alfa e alla mancata creazione (o alla distruzione) della barriera di contatto, al cui posto si trova lo SCHERMO DI ELEMENTI BETA, costituito da un agglomerato di elementi beta, di vissuti non elaborati. Le caratteristiche della personalità psicotica, secondo Bion, consistono nell'intolleranza della frustrazione, nel prevalere di impulsi e di atteggiamenti distruttivi e nel timore di un annientamento. Il funzionamento mentale psicotico si caratterizza prevalentemente per il ricorso all'identificazione proiettiva patologica → deriva dall’invidia e dall’intolleranza alla frustrazione. Contenuti mentali intollerabili e parti della struttura psichica (Io e Super-io) sono evacuati all’esterno in modo caotico. A monte della psicosi si trovano, secondo Bion, sia una disposizione congenita sia una relazione con una madre priva dell'adeguata rèverie e quindi incapace di modificare ed elaborare le emozioni proiettate in lei dal bambino. Il mondo dello psicotico è caratterizzato da una mancanza di confini tra il sé e l'oggetto esterno, dalla sensazione di non esistere come persona, dalla convinzione di non riuscire a dare alcun senso né a se stesso né al mondo, da difficoltà di comunicazione, da un assetto mentale caratterizzato da onnipotenza e da onniscienza che boicottano il pensiero e l'apprendimento, dall'alterazione della capacità di simbolizzazione. Un altro aspetto del funzionamento mentale psicotico consiste nell'incapacità di sognare. Il deficit della funzione alfa e la mancanza della barriera di contatto che separa il conscio dall'inconscio e il sonno dalla veglia impediscono all'individuo di sognare. Quelli che in analisi vengono presentati come sogni da questi pazienti, sono in realtà allucinazioni. La conoscenza e i legami La conoscenza, come il pensiero, ha origine da esperienze emotive. A questo proposito Bion parla di congiunzione costante, intesa come connessione tra elementi emotivi che si presentano solitamente uniti. Bion sottolinea anche che la conoscenza è fondamentalmente un'esperienza relazionale. Non è concepibile senza una relazione tra due persone o tra due parti dello stesso individuo. Ogni conoscenza si instaura attraverso tre tipi di legami: ● L (love, amore, passione) ● H (hate, odio, aggressività necessaria per appropriarsi della conoscenza) ● K (knowledge, conoscenza) + più il negativo di ciascuno di essi che sono manifestazioni della parte psicotica della personalità. La conoscenza è infatti prima di tutto conoscenza di sé (il conoscere se stesso è definito da Bion funzione psicoanalitica della personalità) e capacità di pensare le emozioni. Le trasformazioni Durante l'analisi, tra i fatti, le emozioni, i pensieri e la comunicazione verbale del paziente hanno luogo trasformazioni e così tra ciò che ascolta e osserva l'analista, i suoi pensieri, le sue emozioni e le sue interpretazioni. Ogni trasformazione parte da uno stato iniziale → O: Origine, che identifica il nucleo inconscio di verità, origine di pensieri e emozioni, parte irraggiungibile. Da O inizia la trasformazione T. Le trasformazioni sono di tre tipi: ➢ TRASFORMAZIONI A MOTO RIGIDO: Trasformazione di pensieri in parole, transfert. ➢ TRASFORMAZIONI PROIETTIVE: Discorso dello psicotico. ➢ TRASFORMAZIONI IN ALLUCINOSI: necessità di allucinare qualsiasi cosa il soggetto desideri, per compensare il dolore derivante dalla frustrazione. Il prodotto finale è caratterizzato da certezza e ovvietà. Sogno e inconscio Il sogno è, per Bion, un tentativo di generare un nuovo significato a partire dalla percezione di un’esperienza emotiva. Sogno e pensiero vigile non si differenziano a livello qualitativo, ma dipendono dalla stessa matrice: dall’attivazione della funzione alfa che agisce sulle impressioni sensoriali e sulle esperienze emotive.
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