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Psicologia Generale : appunti completi ( VOTO 30/30 ), Sbobinature di Psicologia Generale

In questo documento troverai gli appunti completi per preparare l'esame di Psicologia Generale. Suddiviso in 9 moduli, ciascuno dei quali tratta argomenti specifici : a partire da uno sguardo storico (Strutturalismo - Funzionalismo - Comportamentismo - Cognitivismo etc.) - Metodi di ricerca - Colloqui clinico - Cenni di Psicopatologia - Sistema attentivo - Funzioni cognitive ed esecutive - Percezione e Linguaggio - Apprendimento (memoria) - Memoria VOTO : 30/30

Tipologia: Sbobinature

2022/2023

In vendita dal 19/03/2023

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Scarica Psicologia Generale : appunti completi ( VOTO 30/30 ) e più Sbobinature in PDF di Psicologia Generale solo su Docsity! PSICOLOGIA GENERALE Introduzione Modulo 1 I temi d’interesse della psicologia sono molteplici, tuttavia si possono evidenziare tre oggetti principali dello studio degli psicologi: le funzioni cognitive, le funzioni affettive e il comportamento. La ricerca psicologica è rivolta all’individuo, i gruppi ed alle comunità con potenziali applicazioni dei risultati in diverse aree e contesti. Ne consegue la necessità di specializzazione con specifici interessi, oggetti e metodi, per rispondere ai diversi quesiti delle scienze psicologiche (psicologia clinica, sociale, delle organizzazioni, del lavoro, neuropsicologia, ecc..) Obbiettivo: descriverne il funzionamento in termini fisiologici e individuare le condizioni di sofferenza patologica per poter poi intervenire. Non tutte le variabili possono essere studiate in modo sperimentale. Infatti oggi la psicologia si avvale anche di metodiche neurobiologiche e neurofisiologiche oltre ai tradizionali strumenti comportamentali a quelli fisiologici. Possiamo dunque considerare la psicologia come quella scienza che si interfaccia con differenti discipline scientifiche, ampliando conoscenze nelle aree del funzionamento umano. Si articola quindi maggiormente anche la figura professionale dello psicologo, le cui competenze devono seguire un percorso che prevede una specializzazione nei diversi ambiti disciplinari. • Disciplina che si occupa di aspetti specifici del comportamento e aspetti cognitivi dell’uomo • Psicologia = Scienza del comportamento : applica un metodo scientifico. Ciò significa che formula delle ipotesi cercando di applicarle attraverso strumenti • Studio delle Funzioni cognitive (linguaggio- percezione) e affettive applicate attraverso il comportamento (prendere decisioni). • Studio dei metodi e degli strumenti inquadrate all’interno di teorie • Test psicometrici : misurano variabili psicologiche. Consentono di fare una valutazione inerente al costrutto (modulo 3) Anosognosia : mancanza della consapevolezza riguardo alla patologia ( National Library of Medicine ) Dinieco o Anosognosia? C’è sempre una risposta psicologica ad un fattore così grave, tuttavia dire quanto dipende da un danno celebrale è molto complesso; dunque gli approcci riabilitativi tengono presente entrambe cose. Non è bene contrastare nell’immediato una reazione di difesa, poiché il paziente in quel momento ha bisogno di tale reazione. Stiamo parlando di tutte le situazioni in cui è presente un grave danno celebrale. Consapevolezza di se e del disturbo di cui siamo affetti. • Res cogitans e Res extensa D’Amasio - “l’errore di Cartesio” : La scissione mente-corpo è un errore: dobbiamo considerare corpo e mente come un un’unico sistema. La mente non esiste senza corpo. L’organo della mente è il cervello, dunque quando pensiamo e parliamo dei neuroni/scambi chimici stanno comunicando tra loro. * GLI ORIENTAMENTI SCIENTIFICO – APPLICATIVI IN PSICOLOGIA Uno sguardo storico (Framework) STRUTTURALISMO Esponente : WILHELM WUNDT Primo ricercatore ad avere istituito un laboratorio (Lipsia) sperimentale di psicologia facendo di quest’ultima una disciplina scientifica autonoma. Pose le basi per un ragionamento scientifico nello studio dei processi psicologici. L’oggetto di studio dello strutturalismo sono i processi mentali. Egli pose particolare attenzione ai processi sensoriali e percettivi elementari che determinano l’esperienza complessa cosciente, individuati attraverso il metodo l’introspezione. (Legata all’analisi dei processi sensoriali e percettivi di base) LIMITI: Tuttavia il metodo dello strutturalismo riscontra debolezze sul piano dell’oggettività dei dati raccolti e della sua applicabilità in determinati ambiti di studio (disturbi psicopatologici), con difficoltà di replicare gli esperimenti. In contrapposizione a questi limitI, altri autori cercarono di concentrare il loro oggetto di studio utilizzando strumenti più obbiettivi, partendo da una considerazione: * Errore di Cartesio: le funzioni del corpo sono quelle più rilevabili e gli oggetti più semplici da investigare; le funzioni mentali sono considerati come parti integranti dell’organismo. Quando parliamo di bios /vita parliamo anche di funzioni mentali FUNZIONALISMO Primi esponenti: WILLIAM JAMES - JAMES ANGELL L’oggetto di studio della psicologia non sono le strutture della mente come invece era stato per i ricercatori dello strutturalismo. Il loro interesse riguardava le operazioni mentali che potevano essere osservate. Si fonda sulle ricerche sull’adattamento dell’uomo all’ambiente di Charles Darwin (selezione naturale) Ne deriva un’osservazione e ricerca sulle funzioni mentali, come parte integrante dell’attività biologica dell’organismo e dunque mente e corpo non devono essere considerate entità separate bensì come unica entità biologica che produce risposte integrate. COMPORTAMENTISIMO Primo esponente: JOHN B. WATSON Dal punto di vista dell’influenza in termini di ricerca ma anche applicativi, vi è un approccio chiamato comportamentismo, in continuità col funzionalismo. Qui gli autori giungono ad una riflessione operativa: Cos’è che possiamo investigare nel nostro campo psicologico? PSICOLOGIA DELLA GESTALT Oggetto di studio: fenomeni percettivi Gli psicologi della Gestalt hanno effettuato delle ricerche per spiegare come i processi mentali agiscano nell’elaborazione degli stimoli ambientali. Tale ricerca si origina dalla consapevolezza che il riduzionismo dello strutturalismo e l’eccessiva enfasi posta dal comportamentismo sull’apprendimento per associazioni stimolo- risposta, non erano in grado di rispondere alla domanda su come la complessità degli stimoli ambientali viene rielaborata attraverso i processi mentali. La psicologia della Gestalt ha portato un rilevante contributo per una psicologia sperimentale finalizzata alla spiegazione delle variabili psicologiche interne, attraverso l’applicazione di misurazioni oggettive. Ne derivano infatti molte delle attuali conoscenze su meccanismi e processi alla base delle rappresentazioni sul mondo. COGNITIVISMO Esponente: ULRIC NEISSER ———> Si rifece a metodologie comportamentiste per lo studio dei processi cognitivi partendo dal presupposto che i processi sono osservabili in modo indiretto, misurandone le variabili comportamentali a questi associati. Sarebbe quindi possibile fare delle inferenze sulle caratteristiche di un determinato processo psichico osservando e misurando i comportamenti del soggetto in determinate condizioni costruite ad hoc. Dunque l’oggetto di studio sono i processi mentali, analizzati attraverso metodologie oggettive. Non viene dunque posto il ritorno all’introspezione come nello strutturalismo, in quanto l’interesse del ricercatore è focalizzato nuovamente sul funzionamento della mente, la cosiddetta “black box”. - Il cognitivismo ha portato a un grande sviluppo delle conoscenze rispetto a processi mentali, da cui derivano tecniche terapeutiche oggi utilizzate per trattamenti di diversi disturbi psicologici - Ha fornito dati sul funzionamento di processi psichici, ponendo le basi per le nuove scienze cognitive e neuropsicologiche Uno psicologo molto influente sulle cui intuizioni scientifiche si basano i moderni approcci dell’età evolutiva e della neuropsichiatria infantile è JEAN PIAGET Sviluppa l’epistemologia genetica ———> studio e ricerca dell’architettura dei processi cognitivi connessa con la strutturazione della coscienza in età evolutiva. Processi cognitivi: parte integrante del processo di adattamento tramite il quale si struttura un equilibrio tra sé e l’ambiente; ciò avviene tramite due processi tra loro complementari - Assimilazione (assimilo, informazione nuova incorporata a schemi preesistenti nella mente del soggetto) - Accomodamento (processo complementare al primo, dove vado a riorganizzare le strutture preesistenti) Sviluppo dell’individuo: passaggio da uno stato di equilibrio inferiore ad uno stato di equilibrio superiore, fino a raggiungere forme di adattamento sempre più valide alla realtà. Lo sviluppo cognitivo, secondo Piaget, procede attraverso processi successivi di differenziazione: QUATTRO STADI PRINCIPALI: I. STADIO SENSO MOTORIO: Dalla nascita fino ai due anni. In questa fase il processo conoscitivo si attua mediante le prime esperienze sensoriali e motorie. II. STADIO PREOPERATORIO Dai 2-7 anni. E’ questo il periodo in cui si sviluppa pienamente il linguaggio che consente la formazione dell’attività simbolica. III. STADIO DELLE OPERAZIONI CONCRETE: Dai 7 ai 12 anni. In questa fase l’individuo acquisisce una capacità particolarmente importante per lo sviluppo del pensiero astratto. L’individuo apprende la reversibilità del pensiero (o pensiero reversibile), definita dalla possibilità di invertire la sequenza delle operazioni mentali consentendo il ritorno alla fase iniziale. IV. STADIO DELLE OPERAZIONI FORMALI: Dai 12 anni. E’ in questa fase che si assiste al pieno sviluppo del pensiero astratto, delle capacità ipotetico - deduttive. PSICOLOGIA DINAMICA Esponente: SIGMUND FREUD, fondatore approccio psicoanalitico Si muove fuori degli orientamenti visti fin ora. Freud elaborò una teoria sul funzionamento della mente e dello sviluppo dell’individuo, in ottica di normalità e patologia. Da essa derivò un’applicazione di intervento detta PSICOANALISI, basata sul principio del determinismo psichico secondo cui nulla si verifica casualmente nell’organizzazione mentale (ciò che mi è accaduto oggi è legato a ciò che mi è accaduto in passato) bensì ogni evento psichico è legato a variabili che lo hanno preceduto e che lo spiegano. La Psicoanalisi nasce nel contesto dell’intervento clinico associata ad intuizioni legate all’ascolto e all’osservazioni del rapporto paziente e clinico, con utilizzo del metodo di associazioni libere e dell’interpretazione. Approccio applicativo e non solo teorico Troviamo diverse strutturazioni che riguardano il funzionamento e l’organizzazione dell’apparato psichico: Nella teorizzazione psicoanalitica di S. Freud, l’apparato psichico era concepito come organizzato in differenti sistemi in relazione tra loro. Egli propose in periodi successivi due modelli di funzionamento dell’apparato psichico con diverse componenti, modelli definiti “topiche” Nella prima topica venivano descritti tre livelli: • L’inconscio: composto da contenuti rimossi dal campo della coscienza, i quali continuano ad esercitare influenzare il funzionamento mentale. • Preconscio: qui sono posti quei contenuti che pur non facendo parte della coscienza possono comunque entrarvi. • Conscio. Questo livello rappresenta la coscienza dell’individuo con i pensieri, gli affetti e tutto ciò di cui è possibile avere consapevolezza Nella seconda topica Freud propone un’ipotesi strutturale dell’apparato psichico, secondo la quale l’apparato mentale sarebbe costituito da tre istanze tra loro in interazione dinamica. • L’istanza dell’Es: istanza primaria dell’io che comprende l’insieme delle pulsioni di tipo libidico e aggressivo che rimangono a livello dell’inconscio; ricerca del soddisfacimento immediato del bisogno (pulsione). Con il procedere della crescita si svilupperebbero due istanze psichiche: 1. L’Io (Ego) : regola l’apparato motorio e percettivo, le funzioni di osservazione, giudizio e memoria. All’io è legato lo sviluppo del principio di realtà, al fine di promuovere il processo di adattamento. Dunque, l’Io ha la funzione di programmare il soddisfacimento delle pulsioni in funzioni delle esigenze/condizioni della realtà esterna. Un funzione particolarmente importante dell’Io sarebbe quella di controllare i meccanismi psichici di difesa, ossia degli strumenti, la cui utilizzazione avviene in modo prevalentemente non consapevole, per far fronte all’ansia associata ai conflitti interiori ed a conflitti con l’ambiente esterno. 2. Super-Io: rappresenta una sorta di coscienza morale - con un funzionamento prevalentemente non consapevole per il soggetto - in grado di definire giudizi in rapporto al sistema di valori interiorizzato. PRINCIPALI MECCANISMI DI DIFESA • Rimozione: gli impulsi ed i sentimenti sgradevoli vengono rimossi dalla coscienza e mantenuti a livello inconscio. Tali contenuti rimossi continuano ad agire sul funzionamento psichico. • Introiezione: aspetti del mondo esterno vengono “incorporati” dall’individuo. • Proiezione: attribuzione di propri sentimenti e contenuti psichici spiacevoli all’esterno. • Negazione: rifiuto del riconoscimento della realtà esterna che può comportare la difficoltà a riconoscere l’esperienza percettiva. (Meccanismo connesso con un funzionamento arcaico) • Formazione reattiva: un contento temuto e rifiutato e respinto a livello inconscio viene sostituito con un contenuto di valenza opposta. • Fissazione: comporta un arresto nelle fasi dello sviluppo. L’angoscia eccessiva provocata dal passaggio ad una determinata fase dello sviluppo produce una fissazione in una fase che in termini evolutivi potrebbe essere superata. • Regressione: l’individuo mette in atto modalità comportamentali che appaiono caratteristiche di fasi di sviluppo precedenti alla fase evolutiva correntemente raggiunta. • Spostamento: le pulsioni non accettabili sono spostate su motivazioni e fantasie accettabili a livello cosciente. LA PSICOLOGIA OGGI La psicologia necessita di un continuo confronto con le altre discipline scientifiche con le quali condivide l’oggetto di studio, l’uomo. Oggi è sempre più una neuroscienza cognitiva, in quanto le moderne metodiche permettono di spiegare funzionamenti complessi. Ad esempio lo studio della plasticità cerebrale, intesa come processo di adattamento, ha fornito rilevanti contributi al fine di interventi riabilitativi neurologici. Processi organici e psichici sono quindi fortemente interconnessi nella complessità psicologica dell’individuo. DMN (Default Mode Network) : Co-attivazione, in condizioni di riposo, di alcune aree anteriori e posteriori dell’encefalo tra loro un connessione. È stato interpretato da alcuni come un sistema sentinella con il compito di mediare la vigilanza relativamente al presentarsi di stimoli nell’ambiente per i quali è stata richiesta la risposta da parte dell’organismo. Oggi si parla di CONNETTOMICA: Ricerca finalizzata ad individuare le mappe di connettività Le nozioni del DMN, di plasticità celebrale ecc sono alla base delle potenzialità applicative dell’intervento psicoterapeutico. ! NON esiste più la scissione tra mente e corpo METODI DI RICERCA IN PSICOLOGIA Modulo 2 La psicologia si colloca nel contesto delle discipline scientifiche. Il ricercatore in psicologia formula delle ipotesi circa l’esistenza di determinati fenomeni e le loro relazioni, applicando una metodologia che consenta di verificarne la veridicità. L’obbiettivo è proprio quello di elaborare un’ipotesi per poter di giungere alla formulazione di teorie in grado di spiegare il funzionamento sano e patologico dei processi psicologici. Teoria: insieme logico ed organizzato delle ipotesi e dei fatti formulati ed integrati dal ricercatore all’interno di un sistema coerente. Si tratta di un collante che da significato ai fatti e che può promuovere la spiegazione di fenomeni più ampi. Possiamo concepire la teoria come la matrice semantica che consente di attribuire un significato ai fenomeni osservati e di predirne il verificarsi attraverso l’applicazione di procedure di ricerca idonee. Consideriamo la memoria a breve termine, a lungo termine, episodica e semantica. Immaginiamo di svolgere delle ricerche che valutano questi sottoinsiemi della memoria. La conoscenza di queste funzioni mi permette di capire come funziona la nostra mente. Matrice semantica : ciò che osservo sono i fenomeni Una teoria mi permette di poter anticipare degli eventi Ad esempio la diagnosi è associata ad una prognosi, la quale a sua volta è associata a una terapia. Si tratta dunque di individuare un intervento terapeutico con il quale posso prevedere che si possa curare una patologia. Quando parliamo di scienza non parliamo di un ambito statico: essa è per definizione in movimento, ossia in progresso continuo. Ciò significa che occorre mettersi nelle condizioni di poter sempre progredire e migliorare le conoscenze. Per quanto riguarda i fatti scientifici (non episodi, ma conoscenze scientifiche) essi dipendono in modo diretto dagli strumenti che utilizzo per osservarli e studiarli. Risonanza magnetica funzionale: richiedo alla persona operazioni mentali ed osservo quali aree del cervello sono implicate • Una teoria scientifica non è mai finita, è sempre aperta a miglioramenti in funzione delle conoscenze che possono cambiare. La teoria deve avere i requisiti della falsificabilità, nel senso che dev'essere tanto aperta da permettere alle conoscenze di entrare e portare cambiamenti. Deve tuttavia essere intesa come necessariamente “finita” in quanto è strettamente connessa e dipendete dalle osservazioni che possono verificarla, ovvero confutarla (ciò che posso osservare con gli strumenti che io ho, per cui in quello momento mi da delle risposte che possono modificarsi nel tempo). La teoria finita, a differenza delle ideologie, non è assoluta. Come afferma Popper, la teoria è valida in funzione delle conoscenze che io applico fino a quel momento. Anche Freud sosteneva che tutto ciò che io sto ipotizzando ora, probabilmente sarà spazzato via dalle conoscenze che otterrò in futuro. Esempio Dunque una teoria può essere considerata scientifica solo se questa è falsificabile, ovvero può essere modificata o messa in discussione da scoperte successive alla formulazione. Deve perciò consentire di formulare ipotesi sulla sussistenza di relazioni tra eventi verificabili attraverso l’applicazione del metodo scientifico. OBBIETTIVO del metodo scientifico: Individuare relazioni non casuali tra eventi Ricercare le cause dei fenomeni psicologiche vuol dire verificare la sussistenza di nessi non casuali con i fattori supposti esserne alla base FASI DI UN PROTOCOLLO DI RICERCA 1. Definizione del problema. Prima di poter formulare delle ipotesi è fondamentale avere una conoscenza approfondita del problema e della tematica sulla quale si intende lavorare. Nell’esecuzione della ricerca è dunque fondamentale l’Analisi dello stato dell’arte, ossia la raccolta di informazioni sull’argomento che io voglio trattare. Lo studio dei dati esistenti deve consentire al ricercatore di formarsi un’idea strutturata dell’argomento che intende trattare mettendone in evidenza le relative conoscenze consolidate. Informazioni: tutto quello che si conosce su quell’argomento 2. Formulazione delle ipotesi sperimentali. Primo passo operativo. 3. Progettazione dell’esperimento. 4. Esecuzione dell’esperimento - raccolta e registrazione dei dati. 5. Interpretazione dei dati in funzione dell’obiettivo della ricerca (verifica delle ipotesi). Non significa osservarli bensì applicare formule e analisi statistiche per verificare se la mia ipotesi è vera o meno. 6. Comunicazione dei risultati alla comunità scientifica attraverso le pubblicazioni. FORMULAZIONE DI IPOTESI L’ipotesi è in sostanza una supposizione sull’esistenza di una relazione potenziale tra fenomeni o variabili. Tale relazione non è nota all’inizio dell’esperimento, ma è ipotizzata dal ricercatore sulla base del lavoro eseguito sulla lettura preesistente. Approccio conservativo: L’obbiettivo del ricercatore è quello di verificare l’ipotesi alternativa rispetto a ciò che conosce fino a quel momento. L’ipotesi sperimentale è alternativa all’ipotesi che deve essere confutata ovvero verificata dal ricercatore, in virtù della quale la relazione tra due o più fenomeni sarebbe casuale. Questa seconda ipotesi è definita nulla in quanto indica la nullità della relazione tra le variabili nei termini definiti dal ricercatore. Pertanto, allo stato dell’arte, non essendo nota la relazione come supposta dal ricercatore, questa non può essere provata e, dunque, è nulla. (L’ipotesi nulla è conservativa; per portare a qualcosa di nuovo devo confutare l’ipotesi nulla) Tale condizione deve essere messa in discussione dal ricercatore attraverso l’esecuzione dell’esperimento, così da poter proporre la propria ipotesi sperimentale per spiegare la relazione osservata tra le variabili in gioco. - Esegue l’esperimento (raccolta e registrazione dei dati) - Elabora i dati attraverso l’applicazione di procedure di analisi statistica codificate - Interpreta i risultati - Comunica i risultati alla comunità scientifica. Altra caratteristica del metodo sperimentale è la possibilità di controllare l’effetto di possibili fattori confondenti che possono “inquinare” la relazione tra le due variabili. (Stabilità delle condizioni di valutazione; validità e affidabilità degli strumenti di valutazione; selezione casuale del campione; misurazione delle variabili interferenti e inclusione nell’esperimento) Variabili interferenti (tutto ciò che può inquinare il risultato dell’esperimento) * Esempio: supponiamo che in laboratorio voglio studiare come un farmaco influisce su una variabile. Il farmaco è la mia variabile indipendente; la pressione arteriosa, ad esempio, è la mia variabile dipendente. In questo modo posso manipolare la variabile indipendente. Non sempre però la variabile indipendente può essere manipolata dallo sperimentatore Chiaramente non posso manipolare la personalità in questi termini. Posso però farlo facendo dei gruppi differenti per caratteristiche determinate. Sto così applicando un METODO OSSERVAZIONALE / DIFFERENZIALE: non posso manipolare direttamente la mia variabile e di conseguenza non è possibile giungere a una definizione certa di relazione tra le due variabili, mentre è più corretto definirla in termini di associazione. La differenza sostanziale rispetto al metodo sperimentale è l’assenza della manipolazione della variabile indipendente da parte dell’esaminatore. Una particolare applicazione del metodo osservazionale è l’osservazione naturalistica: in questo caso il comportamento del soggetto sperimentale è osservato nell’ambiente in cui si verifica naturalmente. • METODO DI OSSERVAZIONE NATURALISTICA: in nessun modo posso manipolare le variabili; mi consente di osservare gli eventi per come accadono e decodificarli in seguito. Un aspetto particolare è rappresentato dalla potenziale soggettività del ricercatore nella raccolta dei dati, di grande importanza quando gli strumenti di rilevazione sono scarsamente strutturati. Dunque l’osservatore modifica il sistema osservato (limite) Metodo specificamente applicato nello studio del comportamento animale. • METODO DELL’INCHIESTA : exit poll In questo caso l’interesse del ricercatore non è trovare relazioni causali tra variabili bensì di descrivere degli atteggiamenti o associazioni tra fenomeni. La scelta del metodo e del disegno sperimentale è connessa con il modello statistico da applicare ai dati al fine di validare/ falsificare le ipotesi di partenza: - Statistica descrittiva: applica formule che servono a descrivere, fotografare i dati - Statistica inferenziale: applica modelli matematici complessi, al fine di poter fare delle previsioni in termini probabilistici sull’occorrenza di un determinato fenomeno nella popolazione generale, analizzando il comportamento idi un campione * DISEGNI SPERIMENTALI IN SINGOLO E DOPPIO CIECO (single / double blind) • Single Blind ———> il soggetto sperimentale non conosce la condizione sperimentale in cui è inserito • Double Blind ———-> sia il soggetto sperimentale che lo sperimentatore non conoscono la condizione sperimentale in cui il soggetto è inserito Ciò consente di limitare i potenziali effetti confondenti determinati dall’intervento soggettivo del soggetto sperimentale e del ricercatore. SCALE PER LA MISURAZIONE DELLE VARIABILI: Le scale misurano le variabili al fine di rilevare sia la presenza/assenza di un determinato attributo o fenomeno che l’intensità con cui questo si esprime. • Nominali (o categoriche): utilizzate per variabili qualitative come ad esempio il sesso. Con queste scale si rileva qualitativamente un determinato attributo o qualità (presente/assente; si/no; positivo/negativo; caldo/freddo, etc...) permettendo la determinazione dell’uguaglianza/differenza tra attributi. • Ordinali: utilizzate per variabili qualitative come l’appartenenza a determinate classi (scolarità, graduatorie, etc...) mutualmente escludentesi. ( incompatibili, non possono verificarsi simultaneamente) Queste scale sono utilizzate per misurare l’ordine dei valori e consentono di stabilire una gradualità (maggiore o minore) • Ad intervalli: utilizzate per variabili quantitative, consentono l’applicazione delle diverse operazioni matematiche. Tra gli intervalli la distanza è la stessa (ad esempio rispondendo ad un test in funzione di una scala Likert da 1 a 5 punti con l’intervallo di 1 punto). Oltre alle funzioni delle scale precedenti, le scale ad intervalli consentono la definizione della distanza. • A rapporti: utilizzate per variabili quantitative consentono la definizione in termini di rapporto tra i diversi attributi. Obbiettivo: Traduzione di un concetto generale in un insieme di operazioni concrete I. Assegnare un valore ad una variabile indipendente II. Misurare una variabile dipendente Aspetti critici: • Le procedure applicate nell’esperimento devono far variare esclusivamente le variabili indipendenti, in quanto, come già detto, variazioni di altre variabili producono rumore e inquinano la comprensione della natura della relazione tra variabile dipendente e variabile indipendente Mancata randomizzazione del delle condizioni sperimentali: è necessario randomizzare l’ordine delle condizioni e far sì che le due condizioni sperimentali abbiano la stessa probabilità di essere presentate per prima o per seconda. ANALISI DEGLI EFFETTI Una volta eseguiti i passi precedenti (ipotesi sperimentale, scelta del campione, manipolazione variabile indipendente e misurazione di quella dipendente) bisogna analizzare i dati raccolti al fine di determinare la fondatezza dell’ipotesi formulata sulla relazione tra le variabili sperimentali. Oggi abbiamo a disposizioni diversi software di analisi statistica —-> SPPS: Statistical Package for Social Science Per stabilire se l’ipotesi sperimentale è vera, i modelli matematici devono rispondere alla seguente domanda: Quanto sarebbe ampio un determinato effetto o una differenza se la relazione tra le variabili fosse casuale? Ossia devono verificare se l’entità dell’effetto, della differenza o del cambiamento osservato è significativa. E’ accettato nella comunità scientifica che se la probabilità che un determinato cambiamento sia dovuto al caso è inferiore al 5% o all’1% (dall’applicazione dei modelli statistici indicato con p<0.05 o p<0.01), si può ritenere che la manipolazione della variabile indipendente ha determinato un effetto significativo sulle variazioni osservate nella variabile dipendente. Il passo successivo consiste nell’interpretazione dei risultati in funzione delle ipotesi formulate; costituisce la fase che precedete la stesura di un articolo scientifico. Principi etici: La conduzione delle ricerche è sottoposta a regolamenti etici che garantiscono sia il soggetto sperimentale sia lo sperimentatore sulla sicurezza dei metodi e degli strumenti utilizzati. - La ricerca deve essere infatti approvata da un Comitato Etico - Prima di partecipare alla ricerca il soggetto deve esprimere il proprio consenso informato. - Lo sperimentatore deve informare il soggetto sugli obiettivi, i metodi che saranno utilizzato e i vantaggi/ svantaggi derivanti dalla sua partecipazione alla ricerca. Dichiarazione di Helsinki: Documento internazionale che garantisce il rispetto dei principi etici INDAGINE CLINICA IN PSICOLOGIA Modulo 3 La psicologia è anche una psicologia applicativa che ha come obiettivi la prevenzione, la diagnosi e il trattamento delle condizioni di disagio psicologico e di disturbo conclamato, attraverso l’utilizzo di strumenti di valutazione clinica e dispositivi di intervento validi e affidabili. Gli strumenti per la valutazione psicologica sono specifiche tipologie di colloquio e di test psicoemetrici, in funzione degli obiettivi diagnostici. Entrambi richiedono un elevato livello di collaborazione e una motivazione adeguata affinché possano essere eseguiti in modo ottimale. Le qualità psicologiche non sono osservabili direttamente, è dunque necessario utilizzare strumenti di valutazione che mostrino un buon grado di validità e di affidabilità. Per tale motivo è fondamentale adottare procedure standardizzate di valutazione e d’interpretazione che consentano di raccogliere dati e di codificarli riducendo ad un livello scientificamente giustificabile la probabilità di commettere errori. Valutazione psicometrica e applicabilità del test Risulta essere sufficiente realizzare un campionamento, ossia selezionare una parte di un gruppo/ popolazione seguendo delle regole chiare e non derogabili. Nel campionamento che decido di prendere in esame devo assicurarmi che possono entrare tutti i tipi e le qualità appartenenti all gruppo di riferimento, secondo : • L’ampiezza del campione: più è ampio più probabilità ho nella verificabilità • La scelta degli elementi che fanno parte del campione deve essere casuale, non sono io a deciderli Il campione deve essere rappresentativo della popolazione di riferimento: deve poter quindi includere tutte le qualità di esemplari appartenenti a tale popolazione Posso così ottenere una stima: si parla perciò di una statistica = probabilità Normalità statistica : Gauss (media - moda - mediana) * Il concetto di normalità si basa su dei parametri matematici applicati alla statistica Ma com’è possibile applicare lo stesso test a più persone? Devo adottare delle strategie : tarare il test sulla popolazione di riferimento che mi interessa esaminare Tarare = procedura che permette di raccogliere ed ottenere dati normativi su un determinato parametro che mi interessa. Dati in funzione dei quali io posso classificare un singolo dato del soggetto, capendo così se si colloca all’interno di quella popolazione o meno. Possiamo incontrare un dato critico se il soggetto non fa parte di tale popolazione (soggetti sani - soggetti con problemi psichiatrici) Deviazione standard: variabilità dei dati, ossia quanto si possono discostare i dati dalla media. In funzione di ciò io posso capire se il punteggio del soggetto è lontano dalla media. SCELTA DEI PARAMETRI DI VALUTAZIONE Durante un esperimento si eseguono diverse osservazioni ——> il ricercatore deve individuare degli indici che gli consentano di concentrare in un unico valore l’informazione contenuta in una distribuzione di punteggi anche molto ampia. • Misure di tendenza centrale ———-> indici di posizione più noti - Media aritmetica ———> addizione dei singoli valori del campione ÷ numero di osservazioni - Mediana ———> valore centrale/ punto medio di un insieme di valori disposti in ordine crescente - Moda ———> valore più frequente all’interno di una distribuzione Come scegliere l’indice migliore? Probabilmente il migliore è la mediana poiché consente di non tener conto di quel valore che appare notevolmente diverso da tutti gli altri. Possiamo anche eseguire un procedimento matematico e individuare quell’indice che si discosta in misura minore dai singoli punteggi del campione. Dobbiamo quindi calcolare lo scarto medio ———> media delle differenze di ciascun punteggio dalla media o mediana Si sceglierà la misura di tendenza centrale che meno si discosterà dal punteggio ottenuto • Misure della variabilità ——> altri parametri critici per comprendere le caratteristiche di una distribuzione Due gruppi di soggetti sottoposti ad una prova cognitiva potrebbero avere indici di tendenza centrale simili, ma mostrare differenze evidenti : diversa variabilità o dispersione Campo di variazione (range) : misura della dispersione dei punteggi che si ottiene sottraendo al punteggio più alto, il punteggio più basso Deviazione standard o scarto quadratico medio : consente di stimare la variabilità della distribuzione di una popolazione di punteggi intorno alla media (o di altri indici di posizione) Quantifica l’importanza delle differenze DS = (radice quadrata di ) Varianza ——-> media dei quadrati degli scarti di ciascun punteggio dalla media di tutti i punteggi (elevazione al quadrato lo scarto di ciascun punteggio/N ) Punteggi standard Supponiamo di avere i dati di tutta la popolazione, ossia i dati del campionamento, e gli ambiti in cui essi ricadono in funzione di 1 o 2 punteggi standard dalla media dove ricadono la maggior parte dei punteggi. I punteggi che vanno oltre la deviazione standard (area maggiore) rappresentano il dato critico (2,5%). La media è un punteggio virtuale, ma che rappresenta la maggior parte della popolazione riguardo a quel test. Man mano che mi allontano dalla media avrò sempre meno soggetti che avranno quel punteggio, ma ancora dentro le due deviazioni standard dalla media. Il dato critico è quel dato molto raro rispetto alla popolazione, che mi fa capire che quello specifico soggetto non rientra in essa. Da qui posso applicare altri test che esaminano più funzioni nelle aree in cui abbiamo riscontrato dati critici, per qualificare meglio quel dato. In un test cognitivo possono avere influenza alcuni fattori durante la fase di taratura: • come l’età, la scolarità e l’appartenenza di genere (sembra che su alcune variabili cognitive uomo e donna hanno prestazioni differenti) in base alla taratura che ho fatto. [ Io già mi aspetto che una persona anziana abbia prestazioni diverse da una giovane, in termini di media. ( anche se un atleta di 50 anni rispetto a un sedentario di 20 può avere prestazioni ancora positive) Ma anche da un punto di vista cognitivo mi aspetto che una persona giovane sia più brillante rispetto a una persona più grande. ] Grazie ad applicazioni matematiche (modelli di regressione) posso ricavarmi dei punteggi per correggere il punteggio del soggetto in funzione dell’età / scolarità e differenza di genere. Valuto dunque se su quei punteggi le tre variabili hanno un effetto significativo. Se si applicherò altri modelli (punteggi) per far sì che il modello stesso possa dirmi come posso modificare quel punteggio senza più tenere in conto tali variabili. Questo per far sì che il punteggio sia reale indipendentemente dalle diverse variabili. Punteggio grezzo = prestazione grezza del soggetto Punteggio standard = punteggio corretto in funzione delle variabili Punteggio cut off / soglia = sotto/sopra (in base al test) al quale il punteggio del soggetto si rivela essere normale o critico (punteggio borderline) —————> Punteggio critico in funzione del punteggio cut off Considerando la media meno due deviazioni standard dalla media ottengo un punteggio sotto alla media; viceversa se aggiungo dalla media due deviazioni standard ottengo un punteggio che rientra nella media (nella popolazione) MEDIA 9,16 DEVIAZIONE STANDARD 3,42 Ma quindi la realtà che osservo è soggettiva o oggettiva? Soggettiva Da qui nasce il Pregiudizio: quando ho poco tempo per osservare la realtà, in virtù di darle significato, applico le mie coscienze Il test psicometrico mi permette invece di ottenere una valutazione oggettiva e standard, in quanto non dipende da me, di un campione di comportamento ovvero di una determinata qualità. All’interno di molti test vi sono scale di controllo per verificare ad esempio se il soggetto sta rispondendo spontaneamente. Ricordiamoci che è importante la collaborazione con il paziente, nonché la sua motivazione. TEST DI PERSONALITA’ Nel DSM (American Psychiatric Association) i tratti di personalità sono definiti come “modi costanti di percepire, rapportarsi e pensare nei confronti dell’ambiente e di sé stessi, che si manifestano in un ampio spettro di contesti sociali e personali” I test di personalità hanno l’obbiettivo di misurare le caratteristiche della personalità di un individuo sia in termini di funzionamento fisiologico (normale) che di alterazione patologica Distinguiamo i test di personalità tra: OGGETTIVI: - Costruiti da stimoli molto strutturati, costanti e riproducibili - Singola risposta - Codifica oggettiva delle risposte - Trasformazione delle risposte in punteggi PROIETTIVI: - Stimoli non strutturati, costanti e riproducibili - Risposte aperte - Codifica quantitativa più complessa - Si basano sul principio dell’appercezione: funzione altamente complessa in virtù della quale gli stimoli nuovi sono elaborati attraverso l’applicazione di conoscenze derivanti dall’esperienza passata del soggetto.(Attribuzione di senso) Il soggetto ha proiettato elementi della propria esperienza interna sullo stimolo esterno, i quali non facevano originariamente parte dello stimolo. —————> processo che avviene in modo spontaneo. Un famoso test proiettivo è il test di Rorschach, composto da dieci tavole raffiguranti stimoli simmetrici senza senso. Nella prima fase viene richiesto al soggetto di dire cosa vede negli stimoli presentati; nella seconda fase, denominata dell’inchiesta, si esaminano in modo analitico le risposte del soggetto. Alessittmia: Disturbo che compromette la consapevolezza e la capacità descrittiva degli stati emotivi; I pazienti alessitimici (oltre sul punteggio 60) oltre alle difficoltà nel riconoscere, nominare e descrivere i propri stati emotivi, presentano stati emotivi attenuati o completa incapacità di provare emozioni. Solo una piccola parte degli item riguarda realmente le caratteristiche del costrutto di alessitimia, mentre la maggior parte degli item riflette caratteristiche generali della personalità che possono essere presenti o meno in individui con elevati livelli di alessitimia, come l’eccessiva preoccupazione per la salute fisica. SCALA LIKERT Una scala Likert è una scala ordinata dalla quale gli intervistati scelgono l'opzione che meglio corrisponde alla loro opinione. Viene spesso utilizzata per misurare il gradimento degli intervistati, chiedendo loro in che misura sono d'accordo o in disaccordo con una particolare domanda o affermazione. TAS – 20 Toronto Alexithymia Scale G.J. TAYLOR, R.M. BAGBY, J.D.A. PARKER, 1992 Seguendo le istruzioni sotto elencate indichi quanto è d’accordo o no con ciascuna delle seguenti affermazioni segnando una x sopra il numero corrispondente. Segnare una sola risposta per ciascuna frase. 1 = NON SONO PER NIENTE D’ACCORDO 2 = NON SONO MOLTO D’ACCORDO 3 = NON SONO NÉ D’ACCORDO NÉ IN DISACCORDO 4 = SONO D’ACCORDO IN PARTE 5 = SONO COMPLETAMENTE D’ACCORDO 1. Sono spesso confuso/a circa le emozioni che provo 1 2 3 4 5 2. Mi è difficile trovare le parole giuste per esprimere i miei sentimenti 1 2 3 4 5 3. Provo delle sensazioni fisiche che neanche i medici capiscono 1 2 3 4 5 4. Riesco facilmente a descrivere i miei sentimenti 1 2 3 4 5 5. Preferisco approfondire i miei problemi piuttosto che descriverli semplicemente 1 2 3 4 5 6. Quando sono sconvolto/a non so se sono triste, spaventato/a o arrabbiato/a 1 2 3 4 5 7. Sono spesso disorientato dalle sensazioni che provo nel mio corpo 1 2 3 4 5 8. Preferisco lasciare che le cose seguano il loro corso piuttosto che capire perché sono andate in quel modo 1 2 3 4 5 9. Provo sentimenti che non riesco proprio ad identificare 1 2 3 4 5 10. È essenziale conoscere le proprie emozioni 1 2 3 4 5 11. Mi è difficile descrivere ciò che provo per gli altri 1 2 3 4 5 12. Gli altri mi chiedono di parlare di più dei miei sentimenti 1 2 3 4 5 13. Non capisco cosa stia accadendo dentro di me 1 2 3 4 5 14. Spesso non so perché mi arrabbio 1 2 3 4 5 15. Con le persone preferisco parlare di cose di tutti i giorni piuttosto che delle loro emozioni 1 2 3 4 5 16. Preferisco vedere spettacoli leggeri, piuttosto che spettacoli a sfondo psicologico 1 2 3 4 5 17. Mi è difficile rivelare i sentimenti più profondi anche ad amici più intimi 1 2 3 4 5 18. Riesco a sentirmi vicino ad una persona, anche se ci capita di stare in silenzio 1 2 3 4 5 19. Trovo che l’esame dei miei sentimenti mi serve a risolvere i miei problemi personali 1 2 3 4 5 20. Cercare significati nascosti in films o commedie distoglie dal piacere dello spettacolo 1 2 3 4 5 COLLOQUIO CLINICO Tre fasi principali del colloquio, tutte di eguale importanza: Fase di apertura : fase in cui si attua l’accoglienza del paziente; cercare di capire la sua domanda; è qui che dobbiamo motivare la persona raggiungendo un accordo sugli obbiettivi del colloqui formulando un contratto Fase centrale: in questa fase si discute delle sofferenze del paziente (più ricca in termine temporale). Può rivelarsi una fase molto critica. Fase conclusione : diagnosi. In conclusione di un singolo colloquio può rivelarsi una riorganizzazione di senso di ciò che è stato detto durante colloquio. Non parliamo di colloquio psicoterapeutico ma di diagnosi E’ fondamentale monitorare e sostenere il lavoro del paziente in modo che per lui/lei sia sostenibile la relazione con noi. Il soggetto che ha sofferenze psicologiche spesso aspetta tempo prima di comunicarle in quanto può essere molto doloroso parlare di sé, oppure perché non capisce cosa gli stia accadendo e per questo si sente disorientato Esistono due tipi di colloquio: • Fenomenologico descrittivo; fa riferimento dell’identificazione dei segni e dei sintomi, ossia ciò che osserviamo nei comportamenti del paziente e ciò che egli riferisce. Non segue una teoria, è più “oggettivo”. Il colloquio è molto strutturato con domande predefinite che possono essere poste anche con modalità di intervista. Le domande possono essere poste a risposta aperta (come si sente?) E quindi prevedere una risposta libera da parte del soggetto, oppure a risposta chiusa (si sente triste?) E prevedere risposte specifiche si/no. Approccio a-teorico DSM V : Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi mentali Propone una classificazione di tipo categoria dei disturbi mentali • Psicodinamico: ha l’obbiettivo di capire il funzionamento della personalità e le cause del problema. Indaga quindi non solo la presenza/assenza di segni/sintomi ma è orientato all’esplorazione delle dinamiche profonde della personalità approccio interpretativo/psicodinamico al fine di individuare la causa e i meccanismi d’azione psicologica dei sintomi e dei comportamenti disfunzionali. PDM : Manuale Diagnostico Psicodinamico (incentrato sulla valutazione dei processi) Quando parliamo di depressione non parliamo solo di tristezza, bensì di un quadro nosografico definito da classi di segni e sintomi che ci permettono di fare una diagnosi. Una condizione diventa significativa quando influisce non solo sulle aree di funzionamento che riguardano la sfera cognitiva, affettiva e comportamentale, ma anche su quella razionale e lavorativa. Le due tipologie di colloquio possono essere concepite come complementari: è dunque l’integrazione tra i due modelli di colloquio che deve essere considerato l’approccio migliore ai fini della diagnosi. Le cause possono essere le stesse delle allucinazioni • Disturbi dell’affettività Affettività: Funzione mentale responsabile dell’espressione di emozioni e sentimenti, soggetta a variazioni in funzione degli eventi che l’individuo esperisce. Per cui modificazioni dell’affettività non giustificate da eventi specifici possono rappresentare un’alterazione patologica della funzione: • Depressione : si assiste ad una diminuzione del tono dell’umore con sentimento di tristezza persistente. Segni e sintomi: rallentamento del pensiero, pessimismo, sentimenti di colpa, ideazione suicidaria, malessere generalizzato, riduzione del desiderio sessuale, riduzione o aumento dell’appetito, alterazione dei ritmi del sonno, apatia. • Disturbo maniacale : elevazione del tono dell’umore con euforia immotivata (contrario rispetto alla depressione) Segni e sintomi: accelerazione del pensiero, ottimismo immotivato, sensazione di benessere, riduzione del bisogno di alimentarsi e di dormire. I sintomi del disturbo depressivo e maniacale possono alternarsi in momenti diversi nello stesso individuo come accade nel disturbo bipolare. FUNZIONI COGNITIVE Modulo 4 • Principale oggetto d’indagine della psicologia ———> funzioni cognitive Sostengono l’attività di abilità cognitive complesse • Esigenza di conoscere l’organizzazione del cervello umano in quanto : l’encefalo costituisce il sostrato anatomico delle funzioni cognitive Infatti ad ogni atto psichico corrisponde un’attività cerebrale ———-> supponendo l’esistenza di una funzione mentale con una propria organizzazione specifica, allora deve essere supposta anche l’esistenza di una corrispondente organizzazione anatomo -funzionale nel cervello. A tale proposito possiamo affermare che la memoria non è un sistema monolitico, bensì è costituita da diverse componenti con caratteristiche funzionali specifiche. Lesioni delle aree dell’encefalo possono determinare deficit di consolidamento e immagazzinamento dell’informazione. ————-> stretta relazione tra organizzazione psichica e organizzazione celebrale FUNZIONI STRUMENTALI E FUNZIONI DI CONTROLLO Le funzioni complesse sono mediate dall’attività di reti o framework funzionali che comprendono regioni celebrali topograficamente anche molto distanti tra loro. A tal proposito consideriamo il fenomeno della diaschisi osservabile in seguito ad una lesione celebrale Un danno celebrale che coinvolge un’area specifica può avere effetti a distanza in regioni non contigue sul piano anatomico alla regione colpita dell’evento. Tali regioni dunque, seppur distanti, sono connesse all’area inizialmente danneggiata, costituendo con essa una rete funzionale composta da nodi. Il nostro cervello è costituito da una rete complessa di comunicazione tra diverse aree, le quali hanno una determinata funzione, finalizzata alla esecuzione di compiti fondamentali. FUNZIONI STRUMENTALI ———-> operano all’interno di domini specifici (linguaggio, memoria ecc) consentendo la definizione delle caratteristiche formali e il significato degli stimoli. Operazioni connesse a modalità video-percettive e motorie specifiche. Un danno a una di queste funzioni non compromette le altre (Un danno alla funzione linguistica non compromette per sé la capacità di riconoscimento degli oggetti) Questa selettività del danno è dovuta al fatto che le funzioni strumentali sono contenuti all’interno di distretti cerebrali discreti la cui lesione causa una disfunzione della funzione cui quel distretto è dedicato e non di altre. ≠ Diverso vale per le FUNZIONI DI CONTROLLO ———> supervisione dell’accuratezza dei processi mentali. Facilitano l’implementazione di processi funzionali al raggiungimento di obbiettivi e di promuovere l’adattamento dell’individuo al proprio ambiente. Coinvolte nel monitoraggio, nel coordinamento e nella verifica dei processi; nella selezione e inibizione degli stimoli; nella manipolazione e ordinamento dell’informazione. • Nella categoria di tali funzioni rientrano i sistemi attentivi, il sistema delle funzioni esecutive e la memoria di lavoro (working memory) Un indebolimento delle funzioni di controllo può determinare alterazioni significative in tutte le altre abilità cognitive ———-> sono quindi trasversali rispetto alle funzioni cognitive di genere Esempio: Conoscere il significato o il suono corretto di una parola, non garantisce l’efficacia della comunicazione (conoscenza strumentale). Dobbiamo essere in grado di selezionare le parole più congrue con gli obiettivi e il contesto in cui ci troviamo, per poi riunirle in una frase che sia coerente. Si tratta di operazioni messe in atto in tempi brevissimi ———> un individuo sano non ha la percezione della difficoltà del linguistico compito richiesto Tuttavia in condizioni di stanchezza è probabile che la difficoltà emerga; in questo caso eventuali lapsus o errori non sono ascrivibili a dei deficit, piuttosto a una minore efficienza dei sistemi di controllo in seguito alla quale si riducono le capacità di selezione della parola giusta, di ordinare e tenere a mente le informazioni ecc.. I concetti, i segni ed i simboli non sono distribuiti in modo causale nella nostra mente e nel nostro cervello. Immaginiamo l’esistenza di una rete virtuale di cui le parole costituiscono dei nodi in connessione tra loro. Nodi che rappresentano concetti tra loro associati per una qualità semantica sono tra loro maggiormente interconnessi rispetto a nodi che rappresentano concetti con grado di associazione minore. Esempio: La parola cane può essere immaginata come più fittamente connessa con la parola “mammifero”, rispetto a quanto lo sia con la parola “aereo”. Questa organizzazione implica che quando è attivato il nodo riferito alla parola “cane” è più probabile che sia attivato anche il nodo riferito alla parola “mammifero” piuttosto che il nodo relativo alla parola “aereo”. Si distinguono quattro componenti del sistema attentivo : - 1. Attenzione selettiva : capacità del sistema di focalizzare l’attenzione sullo stimolo rilevante, ossia quello che c’interessa; ci consente l’attivazione della riposta adeguata inibendo risposte inadeguate e stimoli interferenti. • TEST DI STROOP Campione di stimoli che costituiscono un altro test utilizzato per valutare l’attenzione selettiva, in particolare l’integrità dei processi di inibizione ———-> doppio processo che vede coinvolto il Sistema attentivo superiore VERDE ROSSO MARRONE BLU VIOLA MARRONE ROSSO BLU Sono mostrate delle parole corrispondenti a nomi di colori, scritte con un inchiostro diverso da quello indicato dalla parola. Al soggetto è richiesto di denominare il colore dell’inchiostro con cui è scritta la parola e non di leggere la parola stessa, nel tempo più breve possibile. Poiché la lettura è un processo fortemente automatizzato, dobbiamo inibire tale processo per attivarne uno non automatico (il colore dell’inchiostro). ————> Si usa nella selezione del personale : come per le forze armate, dove è necessario essere molto efficienti, al fine di verificare l’attenzione. La velocità non deve essere a tradimento dell’accuratezza. ! Inibizione e focalizzazione sono in correlazione tra loro. • Subtest del test delle Matrici Attentive Osserviamo un sub-test per valutare l’attenzione selettiva: All’esaminato è stato chiesto di barare velocemente i numeri 1-4-9; per far ciò deve individuare rapidamente le caratteristiche distintive degli stimoli bersaglio, inibendo quelle non distintive. Alcuni numeri sono infatti senso - percettivamente simili. Nel portare a termine questo compito, il soggetto in condizioni di arousal molto bassa avrà prestazioni inferiori rispetto ad un soggetto in condizione di arousl ottimale. - 2. Attenzione sostenuta: capacità di mantenere un costante livello di vigilanza (seguire nel tempo una lezione; guidare) per cui l’ impegno attentivo dev’essere protratto. I livelli di attivazione dell’attenzione sostenuta tendono a diminuire con il passare del tempo. Esempio: somministrazione di compiti in cui si richiede al soggetto di rilevare la comparsa di stimoli target su segnali di rumore di fondo ——-> stimoli non - target ( es comparsa di stimoli più o meno luminosi ) La comparsa di stimoli luminosi più intensi rispetto a stimoli luminosi più deboli. - 3. Attenzione divisa : capacità capacità di utilizzare l’attenzione per sostenere l’esecuzione di compiti diversi contemporaneamente Esempio: ascoltare una lezione prendendo contemporaneamente appunti - 4. Attenzione alternata : capacità di spostare (Shifting) l’attenzione tra rappresentazioni mentali e processi cognitivi divisi rispetto all’obiettivo (verso stimoli differenti) Test che viene proposto in ambito neuro-psicologico per valutare la capacità di shifting : Trail Making Test Sono rappresentate le serie automatiche dell’alfabeto e della numerazione. Il compito del soggetto consiste nell’unire in modo alternato ed in ordine crescente i numeri alle lettere il più velocemente possibile. Deve dunque “muoversi” tra rappresentazioni mentali differenti in modo flessibile. Lavorare e attivare rappresentazioni interne. Nel momento in cui ci viene chiesto di alternare numeri e lettere, dobbiamo pescarli in modo alternato ed eliminarli man mano per far si che non interferiscano. Capiamo dunque cosa s’intende per attenzione alternata ——> shiftare rappresentazioni mentali diverse In conclusione possiamo affermare che il sistema attentivo costituisce un complesso composto da processi automatici e volontari, sostenuti da un’attivazione tonica (sostiene la prestazione per un tempo prolungato) e fascia ( che orienta il sistema nervoso verso stimoli rilevanti ), con qualità e compiti specifici • In termini neurobiologici l’attenzione è un sistema di attività neuronali collocati in diverse regioni corticali e sottocorticali • A livello corticale sono coinvolte le regioni della corteccia prefrontale e parietale, per cui eventuali lesioni causano deficit attentivi N.B : riduzioni delle capacità attentive si osservano in numerose condizioni non neurologiche che comprendono condizioni fisiologiche ——-> conseguenti a stress psico-fisico o ad abuso di sostanze o di alcol LE FUNZIONI COGNITIVE MECCANISMI DI APPRENDIMENTO E SISTEMI DI MEMORIA Modulo 5 Introduzione Meccanismi di apprendimento e dei processi mnesici ——> strettamente interconnessi • I meccanismi dell’apprendimento sono alla base della sopravvivenza dell’individuo • L’apprendimento non è un fattore puramente cognitivo in quanto è caratterizzato dalla motivazione ad appendere, determinata dalla necessità di adattarsi in modo funzionale all’ambiente in cui si vive • Ciascun individuo è regolato da spinte che lo muovono verso il raggiungimento di un obbiettivo : per cui l’apprendimento può essere inteso come lo strumento per raggiungere tali obbiettivi consentendo all’individuo di acquisire le tecniche ed i comportamenti più utili (nuove conoscenze) • Capacità di apprendimento in rapporto diretto con la motivazione, nonché connessa con la capacità di memorizzare Non esiste un solo meccanismo di apprendimento Condizionamento classico O Pavloniano ( dal nome del ricercatore Ivan Pavlov) • Nell’apprendimento per condizionamento classico (CC) l’ individuo apprende associazioni tra determinati eventi, ossia: la comparsa di stimolo e il verificarsi di una risposta. • Ciò significa che acquisisce una nuova associazione tra lo stimolo e la risposta che non erano tra loro in precedenza collegati. • Una caratteristica importante di tale meccanismo di apprendimento è la generalizzazione • Negli esperimenti in laboratorio lo SC deve MECCANISMI DI APPRENDIMENTO Impliciti Condizionamento classico Condizionamento operante Modeling Espliciti Metacognizione Processi metacognitivi di controllo In virtù della relazione tra sensazione e percezione e sui processi bottom - up e top - down, possiamo affermare che la questione percettiva non è così lineare come suppone il realismo ingenuo. Tant’è che sono state sviluppate 3 osservazioni che mettono in discussione tale prospettiva: 1. Assenza di percezione soggettiva in presenza di stimolazione sensoriale ——-> ad esempio lo spettro visivo dell’uomo non consente di vedere i raggi ultravioletti, il cui effetto è però evidente sulla nostra pelle 2. Presenza di percezione soggettiva in assenza di stimoli nella realtà ——-> in alcune condizioni le distorsioni sono talmente forti che anche esserne consapevoli non consente di correggerle (come l’esempio delle bande di Mach ) 3. Riduzione della corrispondenza tra stimolo presente nella realtà e percezione -——> percezioni che non corrispondono pienamente alla realtà una volta che questa è stata verificata. (Riconoscere in uno sconciato, una persona a noi nota9 Tutto ciò ci fa comprendere che non evi è una relazione diretta tra lo stimolo fisico ed il prodotto della percezione. • I processi percettivi determinano dunque dei fenomeni che sembrano corrispondere ad una ricostruzione interna e soggettiva degli stimoli, ovvero delle configurazione di stimoli presenti nell’ambiente. A ciò contribuiscono sia le caratteristiche fisiche degli stimoli, sia le caratteristiche specifiche del sistema percipiente ( che lo percepisce ) • Si tratta di un processo attuato molto rapidamente • Le percezioni si strutturano senza la necessità di utilizzare particolari risorse attentive, ma attraverso un meccanismo di “pop - up” ——-> le percezioni semplicemente si verificano • Tali inferenze percettive sarebbero il frutto di proiezioni mentali da parte del soggetto accettate dalla realtà, e conseguenza delle aspettative che ha il soggetto su ciò che deve essere percepito in determinate condizioni (Gregory) • Il processo percettivo ha come compito primario quello di risolvere l’ambiguità presente negli stimoli ambientali, ricostruendo una realtà connotata di significato e prevedibile • Più è destrutturata la realtà, più la ricostruzione dell’individuo di essa è determinata dalle caratteristiche interne e non dalle caratteristiche fisiche degli stimoli In questa immagine abbiamo dei tratti disegnati, ma non delle figure specifiche: Si tratta di un’illusione : percezione distorta di uno stimolo presente, differente dalle allucinazioni ——-> percezione di uno stimolo quando non è presente (segni chiari di disfunzione) ; queste, contrariamente alle illusioni, sono di tipo patologico È interessante in quanto gli stimoli ci ingannano —-> La nostra mente deve anticipare gli eventi attraverso le informazioni che ha, per poi utilizzarle velocemente. PERCEZIONE VISIVA : RICOSTRUZIONE DELL’UNITA’ DELL’OGGETTO Processo attivo che dipende dall’elaborazione delle radiazioni che dagli oggetti giungono alla retina in modo discreto • Per poter percepire un oggetto come figura che risalti rispetto allo sfondo, è la rottura dell’omogeneità della stimolazione proveniente dal campo visivo. Grazie a questo riusciamo a percepire la profondità e di conseguenza a collocare gli oggetti nello spazio Rubin individuò alcune condizioni che permettono di individuare una figura rispetto alle altre: a) Grandezza relativa delle parti : area più piccola percepita come figura b) Rapporti topologici : aree incluse in aree più grandi tendono ad essere considerate figure c) Caratteristiche dei margini : area con margini convessi percepita come figura rispetto ad una coi margini concavi Wertheimer propose le Leggi della segmentazione del campo visivo, secondo la quale gli stimoli tendono ad essere uniti per rappresentare la figura : La vicinanza delle parti : più oggetti sono vicini, più tendiamo a percepirli come figura; la somiglianza; la chiusura dei margini; la continuità di direzione; la buona gestalt; l’esperienza passata Sembra che alcune caratteristiche siano più determinanti di altre ———> Kohler afferma che quando le condizioni sono percettivamente destrutturate, l’esperienza passata può esercitare grande influenza nel determinare il prodotto della percezione; con un’elevata strutturazione tale fattoressa riduce Percezione della profondità La percezione della profondità e della tridimensionalità degli oggetti dipende da una serie di processi : • Fisiologi ———> Convergenza, Accomodazione, Visione binoculare (ciascun occhio invia informazioni diverse sulle caratteristiche degli stimoli osservati; la visione binoculare produce un’unica immagine che deriva dalla fusione delle due immagini) • Psicologici ——-> Grandezza relativa; Sovrapposizione; Disposizione di luci e ombre; Luminosità; Prospettiva aerea lineare; Densità di tessitura ——> interagiscono per determinare la percezione della distanza e della profondità PROCESSO PERCETTIVO Modello di Lissauer Lissauer formulò un’ipotesi sui disturbi del riconoscimento visivo degli oggetti in individui con lesioni celebrali. Fece una distinzione tra agnosia appercettiva e agnosia associativa In generale l’agnosia visiva rappresenta un disturbo della percezione, nel riconoscimento degli stimoli (associata ad una modalità centro percettiva). Può essere determinata da un’interruzione del processo percettivo nelle fasi iniziali di strutturazione delle proprie caratteristiche ———> agnosia apparcettiva Può anche essere conseguente ad un’alterazione del processo di riconoscimento dell’oggetto in una fase più avanzata, in cui si deve recuperare l’informazione semantica ———> agnosia associativa. Processo appercettivo : codifica strutturale dell’oggetto ——-> le sue caratteristiche fisiche - Le informazioni sensoriali dell’oggetto vengono elaborate per costruirne la struttura, con propria forma, dimensioni ecc… Consente di individuare un oggetto e differenziarlo rispetto agli altri. Per riconoscere effettivamente l’oggetto e attribuirgli un nome seguiamo il processo associativo. - Durante tale processo dobbiamo confrontare la codifica strutturale dell’oggetto con le informazioni immagazzinate nella nostra memoria, decidendo se si tratta di un oggetto noto o sconosciuto ——-> Riconoscimento in termini di matching (giudizio) di familiarità (le persone che presentano lesioni in alcune aree hanno difficoltà ad elaborare tale procedura) - Dopodiché recupero informazioni semantico - contestuali per definire gli attributi dell’oggetto e attivarne il nome. Assimilazione —> processo di consolidamento degli schemi, per fissarli bene all’interno dei nostri circuiti PROCESSAMENTO ED ELABORAZIONE DELLE PAROLE La comprensione uditiva delle parole è un atto che avviene in modo automatico. Allo stesso modo il processo di lettura è talmente automatizzato che quasi non possiamo fare a meno di leggere le parole che osserviamo. Le lettere sono degli stimoli che devono essere identificati correttamente e distinti dalle altre lettere e dagli stimoli non verbali presenti nel nostro ambiente. Secondo Gaskell e Marslen - Wilson, la comprensione uditiva procede progressivamente attraverso la segmentazione degli stimoli verbali che ascoltiamo. Udendo una parola è come se venissero formulate delle ipotesi sulla forma finale della parole partendo dalla prima sillaba (processi automatizzati, molto rapidi) Il processo di comprensione richiede tre fasi : (in funzione dello stimolo, suono) 1. Fase di accesso : attivazione degli elementi che fanno parte della coorte delle parole possibili 2. Fase di selezione : riduzione del numero dei candidati ad assumere la forma finale della parola 3. Fase di integrazione : inserimento della parola nel contesto della frase Anche il processo di lettura delle parole avviene attraverso tre fasi : Esistenza di una doppia via per la lettura ——-> una via lessicale (diretta) e una via fonologica (indiretta), le quali hanno in comune la fase iniziale : 1. Analisi visiva : riconoscimento dei grafemi —-> fonemi e morfemi in forma scritta 2. Successivamente la rappresentazione grafemica sarà sottoposta ad un’elaborazione lessicale 3. La rappresentazione grafemica ( nella via diretta ) attiva direttamente la rappresentazione ortografica nel lessico ortografico d’entrata, dove sono immagazzinate tutte le parole conosciute dal soggetto Si tratta dunque di un procedimento di confronto tra stimolo letto e stimoli memorizzati, attraverso il quale viene verificato se la parola letta è notta. Per la successiva produzione della parola letta è necessario eseguire una codifica fonologica della rappresentazione attivata, la quale avviene nel lessico fonologico d’uscita. Le parole sono mantenute attive nel buffer fonemico, per essere poi prodotte attraverso l’articolazione. Nella via indiretta, la processazione della parola scritta è di tipo fonologico : la stringa di lettere è divisa in segmenti grafemici che sono convertiti in segmenti fonemici. I fonemi sono successivamente assemblati ricostruendo foneticamente la parola scritta. Alterazioni nelle diverse fasi dei processi della lettura determinano le dislessie (DSA, disturbi specifici dell’apprendimento) NEUROPSICOLOGIA DEL LINGUAGGIO Broca e Wernicke sono due importanti ricercatori a cui si deve l’iniziale strutturazione dei modelli neuropsicologici • Il modello di Wernicke prevedeva l’esistenza di un centro sensoriale per la comprensione uditivo - verbale localizzato nell’are di Wernicke ( lobo temporale sinistro ), connesso con il centro verbo - motorio localizzato nell’are di Broca. Secondo tale modello era possibile prendere diverse forme di disturbo acquisito del linguaggio ———> afasia : riduzione dell’efficienza dei sistemi di comprensione e produzione verbale in soggetti con lesioni nelle aree del linguaggio • Modello proposto da Lichteim ———> simile a quello di Wernicke La differenza è che egli concepisce il centro dei concetti (proposto da Wernicke, in cui sarebbe rappresentato il significato delle parole) in connessione con l’area di Wernicke per la comprensione delle parole, e con l’area di Broca per la produzione delle parole. Ciò, contrariamente ai modelli precedenti, ha consentito di tener conto non solo gli elementi senso - motori del linguaggio, ma anche degli attributi semantici. Con il progredire delle conoscenze, l’idea di localizzare una precisa funzione linguistica in una corrispondente area dell’encefalo, è stata rivisitata. L’approccio attuale dei fenomeni afasici segue un’impostazione di natura funzionale, che vede nell’attività di reti neuronali il sostrato neurobiologico del linguaggio. Le afasie possono essere suddivise in : - Fluenti : conseguenti a lesioni anteriori dell’encefalo, con difficoltà nella comprensione - Non fluenti : conseguenti a lesioni posteriori dell’encefalo, con deficit nella capacità di produzione linguistica sempre lo SI affinché l’apprendimento sia efficace • Stimoli che hanno una relazione simbolica con lo stimolo condizionato possono far ricavare la risposta. Per tale ragione si suppone che esso sia uno dei meccanismi in grado di spiegare lo sviluppo delle fobie Paure irrazionali nei confronti di situazioni o stimoli rispetto ai quali appaiono sproporzionate. Possono determinare stati di angoscia e di panico di rilievo clinico , tipicamente associate a condotte di evitamento rispetto alla condizione o stimoli temuti. • Possono essere stabiliti dei condizionamenti di ordine superiore utilizzando lo stimolo condizionato nel modo in cui inizialmente era stato utilizzato lo stimolo incondizionato ———-> stimolo condizionato utilizzato come una sorta di stimolo naturale Attraverso tale meccanismo possono essere stabilite catene di associazioni che consentono all’individuo di anticipare il verificarsi di un evento. Questo meccanismo facilita all’individuo la comprensione dell’ambiente che lo circonda attraverso la previsione su ciò che potrà accadere. ——-> sorta di apprendimento implicito c h e consente di acquisire e mettere in atto delle riposte in modo automatico. L’apprendimento instauratosi per condizionamento classico non ha una duratura illimitata Dopo un certo numero di prestazioni dello stimolo condizionato senza lo stimolo incondizionato, la risposta tende a presentarsi con minore frequenza (attuazione) fino ad estinguersi (estinzione) Tuttavia può presentarsi il recupero spontaneo dell’apprendimento somministrando al soggetto il solo stimolo condizionato dopo un periodo di riposo • Applicazioni cliniche : Utilizzato nel trattamento dei disturbi d’ansia, in particolare delle fobie specifiche e nell’inibizione di condotte maladattive (comportamenti disfunzionali) I comportamentismi si sono dedicati allo studio e all’applicazione di queste tecniche, in particolare : - Alla desensibilizzazione sistematica ( elaborata da Wolpe ) ——> soggetto in condizione di rilassamento, gradualmente esposto allo stimolo ansiogeno - Condizionamento aversivo ———> comportamenti disfunzionali associati a stimoli che producono reazioni spiacevoli nell’organismo Recentemente il CC è stato applicato nel trattamento di un disturbo del linguaggio in seguito ad una lesione celebrale nelle aree dell’emisfero sinistro ———-> il paziente presentava afasia ( disturbo di produzione e comprensione linguistica caratterizzato dalla difficoltà di trovare le parole per denominare gli oggetti ) Il paziente è stato sottoposto ad un training sperimentale di condizionamento classico e ad un training di controllo. Nel primo veniva presentata l’immagine della parola target immediatamente seguita dalla denominazione registrata della stessa; mentre nel secondo la presentazione degli stimoli era invertita. In entrambi i training al soggetto era chiesto di ripetere la parola la cui pronuncia era registrata. L’obiettivo della ricerca era dimostrare che attraverso un meccanismo di condizionamento classico il soggetto potesse recuperare l’associazione stabilita tra stimolo e ripetizione del nome dello stimolo in modo automatico. I risultati documentano un miglioramento nella denominazione nella condizione sperimentale effettiva rispetto alla condizione di controllo. Ciò è possibile in quanto abbiamo ricostruito una rappresentazione prototipica, la quale procede attraverso esperienze. Man mano che facciamo esperienze nuove, dobbiamo verificare la congruenza che l’esperienza attuale ha con quella precedente e, nel caso in cui l’esperienza attuale sia effettivamente nuova, dobbiamo aggiungerla, sostituirla o integrarla alla conoscenza vecchia. Solo in questo modo possiamo costruisci il concetto di ciò che stiamo osservando, che tenga conto delle molteplici informazioni che su di esso abbiamo appreso durante la nostra esperienza. Per cui l’utilizzo dei processi cognitivi di selezione, astrazione e sintesi sono essenziali per la formazione della rappresentazione interna dell’oggetto Altro punto di rilievo è la proceduralizzazione degli apprendimenti di abilità Esempio: abbiamo il ricordo di quanto fosse complesso inizialmente guidare un’autovettura; infatti le fasi iniziali del processo di apprendimento della guida richiedono molte risorse attentive e sono sotto il controllo di processi intenzionali. Il conducente esperto esegue invece le procedure in modo sostanzialmente automatizzato con un carico attentivo ridotto rispetto al principiante. (Così come sciare, andare in bicicletta ecc) Per spiegare tale apprendimento J. Anderson teorizzò il modello Adaptive Control of Though, il quale procede attraverso 3 fasi: 1. Fase cognitiva : vengono analizzate le informazioni relative al compito e memorizzati i diversi elementi 2. Fase associativa : le conoscenze generali acquisite nelle fasi precedenti, vengono applicate nel concreto 3. Fase di automatizzazione : velocizzazione delle procedure comportamentali Tale modello ci permette di introdurre il concetto di interazione tra le diverse componenti della memoria I SISTEMI DELLA MEMORIA Legame tra apprendimento e memoria ———> strettamente interconnessi. Deficit della memoria causano interferenze con i processi di apprendimento. L’acquisizione di abilità procedurali passa attraverso alcune fasi in cui è necessario un impegno attivo del soggetto che deve immagazzinare le muove informazioni utilizzando processi intenzionali. Una volta appresa l’abilità, questa può essere attuata utilizzando meccanismi di recupero automatici, in modo implicito. Memoria procedurale ——-> concettualmente opposta a quella dichiarativa PROCESSI DELLA MEMORIA “La memorizzazione delle informazioni deve essere intesa come un meccanismo passivo incluso nei processi di pura registrazione del materiale? Alcuni ricercatori hanno sostento l’ipotesi che la memoria operi attraverso meccanismi di registrazione del materiale incontrato Ipotesi della riapparizione di Neisser, secondo la quale i ricordi sono da considerare eventi mentali “chiusi” ———> ossia copie finite del materiale studiato e successivamente immagazzinato. Tale ipotesi è supportata dai dati di alcune ricerche volte allo studio dei flash di memoria. ——> ricordi accurati e vividi per il soggetto che li riporta ( l’accuratezza è soggettiva ) Lo stimolo che entra in contatto con il soggetto è sottoposto a diversi livelli di analisi che ne determinano la successiva memorizzazione ———> vediamo gli step La presenza di uno stimolo è registrata a livello dei sistemi sensoriali : • Inizialmente il sistema analizza il grado di sorpresa dello stimolo, il quale dev’essere sufficientemente elevato da attirare l’attenzione dei sistema senza però superare la soglia di shock, che può determinare la rimozione dello stimolo stesso • Una volta valutato il livello di sorpresa, ne è valutata l’importanza. Se questa è sufficientemente alta allora lo stimolo andrà incontro ad ulteriori processi di elaborazione; altrimenti non sarà memorizzato. • La costituzione di un flash di memoria consente il recupero di informazioni fedeli agli eventi originari. SISTEMI DI MEMORIA Memoria implicita Memoria Procedurale Ci permette di consolidare e riattivare schemi comportamentali complessi Senza impegnare le risorse attentive implicate nei processi intenzionali di recupere Memoria dichiarativa Messa in opera di processi di riattivazione dei ricordi Consapevolmente Memoria semantica Mantenimento delle informazioni sul significato degli stimoli, esperienze Costituisce le nostre conoscenze enciclopediche L’esempio dei flash di memoria mette in luce la capacità del sistema della memoria di riprodurre in modo relativamente fedele le informazioni contenute nella realtà esterna In questo caso la memoria sembrerebbe operare come un sistema di registrazione passiva costruendo delle tracce degli eventi registrati; per cui tali tracce di memoria sarebbero simili a repliche di esperienze precedenti Confutazione : Alcuni studi hanno indagato la possibilità che la memoria operi attraverso schemi piuttosto che tramite tracce distinte ——-> Bartlett riteneva che tali schemi fossero strutture organizzate ma flessibili in grado di modulare il comportamento in funzione delle esigenze richieste dalla situazione Diverse ricerche hanno convalidato tale ipotesi, evidenziato che il sistema implementa attivamente operazioni che determinano le caratteristiche del memorandum Principali studi dell’attività degli schemi mnesici • Anderson e Pichert ——> Selezione delle informazioni coerenti con i propri interessi Esaminarono l’effetto del cambiamento di prospettiva sul recupero di informazioni contenute in un racconto: ai soggetti era richiesto di leggere le vicende dei vari personaggi cercando di assumere il loro punto di vista. Documentarono che il grado di accuratezza del ricordo variava in funzione della prospettiva del personaggio assunta ——-> i soggetti avevano messo in atto un meccanismo di selezione dell’informazione attivo in fase sia di acquisizione, sia di recupero. • Kintsch e Bates ——-> L’informazione è convertita in forma più astratta Hanno verificato che le persone tendono ad astrarre, ossia a formare rappresentazioni mentali sei significati ritenuti rilevanti • Alba e Hasher ——-> Interpretazione delle informazione in relazione alle conoscenze acquisite; Integrazione delle informazioni per renderle coerenti con lo schema Hanno documentato che gli individui interpretano i dati proposto nel materiale di studio e riferire il prodotto dell’interpretazione come dato realmente presente nel materiale originario. Nella strutturazione del memorandum sono presenti anche operazioni di integrazione. Queste discussioni evidenziano il fatto che la memoria non è un puro meccanismo di registrazione, bensì si avvale di processi attivi applicando schemi flessibili al materiale di studio, i quali consentono di ottimizzare le risorse disponibili per la memorizzazione Relazione tra MBT e MLT • Buffer episodico, momento di congiunzione tra memoria a breve termine e lungo termine La relazione tra i due sotto - insiemi fu inizialmente descritta da Akitson e Shiffrin come di natura seriale Il modello è seriale poiché prevede che l’informazione sia elaborata dalla MBT prima di giungere alla MLT • Gli stimoli sono dapprima registrati attraverso processi senso - percettivi che consentono di mantenere l’informazione per un tempo brevissimo ——-> si tratta di registri differenziati dalla MBT, deputati alla codifica del materiale in funzione delle specifiche caratteristiche fisiche. • • In seguito l’informazione accede alla MBT • Dopodiché la ripetizione dell’informazione e la sua elaborazione favoriscono il passaggio alla MLT Tale modello predice un deficit di MLT se è presente un deficit della MBT - Amnesia Anterograda : deficit di acquisizione di una nuova informazione - Amnesia Retrograda : deficit per il recupero di informazioni precedentemente assimilate Effetto Primacy e Recency La distinzione tra MBT e MLT è ben rappresentata dagli effetti di priorità (primacy) e di recenza (recency) che si osservano quando ad un soggetto è chiesto di ricordare una lista di parole eccedente la capacità dello span. - Ai soggetto è letta una lista di parole tra loro non correlate semanticamente - Viene richiesto di riprodurre il numero maggiore di parole che ricorda. Si è osservato che sono dapprima rievocate le ultime parole della lista (effetto di recenza), poi le prime (effetto di priorità) e, successivamente, il soggetto cerca di recuperare le parole collocate nelle posizioni centrali. - Si ritiene che la rievocazione delle prime parole della lista sia connesso a processi di MLT. - Le ultime parole sono invece mantenute attive all’interno della MBT e per questo immediatamente riprodotte. - Se ai soggetti immediatamente dopo l’ascolto della lista viene fatto eseguire un compito interferente come un calcolo, nella successiva rievocazione l’accuratezza per le ultime parole sarà minore (paradigma di Brown-Peterson) ———> l’effetto recency si attenuerà a causa dell’interferenza con i meccanismi di reiterazione Caratteristiche del ricordo La MLT si differenzia in • Memoria semantica : luogo in cui sono immagazzinati i significati dei simboli, i concetti e i fatti che hanno perduto le caratteristiche di riferimento spazio - temporale ——-> conoscenze enciclopediche Recupero di informazioni spazio temporali legate all’evento • Memoria episodica : ricordi che sono ancorati contesto spazio - temporale in cui appresi e alle esperienze dirette del soggetto Conoscere il significato di un evento specifico Memoria semantica L’informazione all’interno del sistema non è immagazzinata in modo casuale. L’idea di organizzazione possiamo farcela se immaginiamo una rete in cui i concetti sono interconnessi in funzione del grado di associazione semantica L’attivazione di un concetto facilita l’attivazione di un altro concetto ad esso associato semanticamente in misura maggiore rispetto ad un concetto che condivide con il primo un basso grado di associazione. Nel ricercare un’informazione all’interno del nostro sistema semantico iniziamo da un “nodo” che viene attivato; da questo l’attivazione si propaga a nodi ad esso connesso, iniziando da quelli più vicini ——-> concetti più “vicini” semanticamente sono anche più “vicini” nella rete Modello di propagazione dell’attivazione (Quillian) A sostegno di ciò alcuni esperimenti hanno studiato il priming semantico ——-> effetto di facilitazione nel processamento di uno stimolo quando questo è preceduto da un altro stimolo ad esso associato per caratteristiche percettive, semantiche o contestuali. - Si presentano al soggetto parole esistenti e parole non esistenti, di solito anagrammandole (neologismi) - Viene chiesto di indicare se la parola è vera o non vera ( A-B ) - Vengono in realtà usate coppie di parole: cioè viene presentata una parola che è associata alla parola target ———> grande distanza semantica (contestuale) Nei soggetti sani, quando presento prima la parola “tappo” alla parola penna (con vicinanza semantica), rispetto a una parola lontana semanticamente, la persona è più veloce a riconoscere la parola vera. (Compito decisone lessicale) Pane - forno Tappo - penna Cane - gatto Come già detto, la nostra memoria funziona come una rete semantica : quando io penso alla parola tappo, probabilmente attivo anche una rete di associazioni all’interno della quella è più probabile che ci sia la parola penna che la parola “cavallo” Il nodo è dunque pre attivato ——-> tutto questo in maniera implicita Dunque questi esperimenti evidenziano che in tempi più brevi viene riconosciuta la parola bersaglio se preceduta da una parola associata semanticamente, rispetto a quando è preceduta da una parola ad essa non associata. In generale le conoscenze riguardo agli oggetti, sono connesse a fenomeni percettivi e ad atti motori mediati all’attività di aree specifiche tra loro in connessione Esistono due modelli principali proposti per spiegare i processi neuro - cognitivi coinvolti nella memoria semantica, i quali implicano previsioni diverse in termini clinici : • Distributed Only View : sistema semantico costruito da una rete neurale e composta da aree celebrali distribuite in diverse regioni dell’encefalo, che mettono in comunicazione le informazioni codificate in ciascuna di essa ———> relazione diretta tra aree che codificano le caratteristiche sensoriali e le aree motorie linguistiche Un deficit focale non implica un deficit complessivo • Distributed plus - hub View : oltre alle reti di regioni celebrali distinte, afferma anche l’esistenza di una zona di convergenza ( hub ) connessa con tutte le altre aree della rete. Qui sarebbero rappresentate le conoscenze semantiche non dipendenti da una caratteristica sensoriale o motoria specifica dell’oggetti. Ciò spiegherebbe la capacità dell’uomo di categorizzare gli oggetti che condividono aspetti semantici ma non attributi fisici. Una lesione celebrale che danneggia l’hub determina un problema semantico Demenza semantica: sindrome neurodegenerativa in cui si osserva un’atrofia nelle regioni anteriori dei lobi temporali, associata a un degrado delle conoscenze semantiche relative agli oggetti —-> la persona affetta non è in grado di denominare oggetti a causa della perdita di informazioni su di esse Memoria episodica Sistema di memoria che si occupa dell’acquisizione, della ritenzione (mantenimento) e della rievocazione dell’informazione con le coordinate spazio - temporali caratterizzanti il momento dell’acquisizione. Il sistema viene tipicamente colpito dall’amnesia su base organica ——> deficit dei processi di consolidamento dell’informazione Pane - ornof Tappo - annep Cane - ottag Cane - forno Sale - penna Sole - gatto Nell’esperimento di Graf e Schacter a persone con amnesia e individui sani erano presentate coppie di parole associate semanticamente e coppie di parole tra loro non associate, con il compito di costruire frasi di senso compiuto. - Ai soggetti era in seguito presentata la prima parola di ciascuna coppia e le prime tre lettere della seconda parola. (Compito di memoria implicita) - L’istruzione data era di completare la seconda parola (stem completion) della coppia. - Ipotesi : se è vero che si è stabilita un’associazione tra le due parole, allora la presentazione della prima parola è più probabile che attivi la rappresentazione della parola ad essa associata rispetto alla rappresentazione mentale di una parola ad essa non associata (effetto priming). I risultati confermano l’ipotesi evidenziando che le persone con amnesia hanno l’effetto priming che si osserva negli individui sani. Secondo il modello classico di Tulving, la memoria episodica, semantica e procedurale funzionano in base a tre livelli distinti di consapevolezza : 1. Livello autonoetico per la memoria episodica: livello di consapevolezza associato ad esperienze dirette e personali 2. Livello noetico per la memoria semantica, poiché vi è piena consapevolezza dei processi mnesici senza che ci sia un’esperienza diretta da parte del soggetto 3. Livello anoetico per la memoria procedurale, poiché non è necessario essere consapevoli per utilizzarne le informazioni Cenni di neurobiologia dei meccanismi di apprendimento La relazione tra apprendimento e processi neuronali è ben evidenziata dal concetto di plasticità neuronale: • Capacità delle reti neurali di modificare le proprie caratteristiche funzionali e strutturali, modellandole in funzione delle esperienze e delle sollecitazioni proveniente dall’ambiente. - Si tratta di un processo di adattamento attraverso il quale il cervello potenzia le connessioni necessarie e inibisce i collegamenti non necessari • Le informazioni tra neuroni sono trasmesse attraverso le sinapsi ——-> durante l’apprendimento si stabiliscono numerose sinapsi tra i neuroni. Le connessioni che non sono stimolate vengono gradualmente depotenziate o depresse Depressione sinaptica a lungo termine (LTD) LE FUNZIONI ESECUTIVE Modulo 7 Il dominio esecutivo ha una natura multicomponenziale, nel quale rientrano attività di monitoraggio, supervisione, ordinamento, verifica, manipolazione dell’informazione, pianificazione ed organizzazione ——-> non devono essere considerate funzioni monolitiche (implicate in quasi tutte le abilità cognitive) Seguendo la differenziazione tra funzioni di controllo e funzioni strumentali si può affermare che le funzioni esecutive rientrano nel dominio delle funzioni di controllo. A una riduzione dell’efficienza di tali funzioni derivano ripercussioni significative del deficit nella vita quotidiana Due importanti definizioni di funzioni cognitive: • OWEN : insieme dei processi mentali implicati nell’elaborazione di schemi cognitivo- comportamentali innovativi in risposta a condizioni ambientali nuove e impegnative • BADDELEY: Meccanismi cognitivi che promuovono l’ottimizzazione della prestazione in situazioni che richiedono la simultanea attivazione di differenti processi ——> multitasking In generale possiamo dire che le funzioni esecutive: - Impegnano molto il sistema e sostengono abilità complesse, fortemente impegnate nelle funzioni di adattamento dell’individuo al proprio ambiente - Consentono di modificare gli schemi d’azione e, dunque, il comportamento, in relazione alle mutevoli richieste provenienti dall’ambiente circostante - Permettono di analizzare molteplici stimoli nell’unità di tempo e di mettere in atto rapidamente numerosi programmi di risposta Consentono quindi di prendere decisioni vantaggiose per se e per gli altri Come si declina l’attività neuronale nell’ambito cognitivo? Secondo Cools e D’Esposito le abilità esecutive sono declinate attraverso due funzioni fondamentali delle regioni celebrali prefrontali, in equilibrio dinamico tra loro (nell’individuo sano): • Stabilità cognitiva: capacità di mantenere stabile l’informazione nel corso del tempo, inibendo l’interferenza esercitata dall’informazione non pertinente per garantire il mantenimento di quel processo (deficit → disturbo dell'attenzione) • Flessibilità cognitiva: Utilizzo flessibile delle informazioni e delle risorse attentive; Aggiornamento degli schemi cognitivi, ossia la capacità di risoluzione di problemi in condizioni non affrontate in precedenza (deficit → comportamento perseverativo) ——> shifting - updating L’adattamento è sostenuto dall’equilibrio dinamico tra uso di funzioni di stabilità e di flessibilità cognitiva. MOTIVAZIONE ED EMOZIONI Modulo 8 La motivazione e le emozioni sono tra loro strettamente interconnessi. La “spinta” ad agire è spesso diretta al conseguimento di obiettivi associati ad emozioni positive ovvero all’evitamento di condizioni che possono causare emozioni negative. La ricerca di emozioni piacevoli e l’evitamento di emozioni spiacevoli costituiscono intrinsecamente dei fattori motivazionali ——-> “motore” del comportamento umano MOTIVAZIONE La motivazione è uno stato interno che implica processi consapevoli e inconsapevoli che spingono all’azione; la motivazione e la pianificazione di un comportamento finalizzato sono influenzate dalla capacità di anticipare ricompense e punizioni (Rolls) La motivazione, dunque, ha origine da una modificazione delle condizioni interne all’organismo, essa determina una spinta endogena all’assunzione di un determinato comportamento finalizzato a ristabilire l'omeostasi (equilibrio fisiologico dell'individuo) e quindi a mantenere livelli ottimali di funzionamento dell'organismo. Gli esseri viventi tendono infatti verso un naturale equilibrio (omeostasi) la cui rottura produce uno stato di tensione. Per cui la motivazione nasce dalla necessità di ridurre tale tensione soggettiva. I processi motivazionali sono dipendenti dagli effetti esercitati dagli stimoli appetitivi (piacevoli) e aversivi (spiacevoli); il rinforzo e la punizione giocano dunque un ruolo fondamentale nel determinare l'avvio o l'inibizione del comportamento. Riferimento: Teoria delle pulsioni di Freud: la pulsione è una sorta di tensione o eccitazione fisiologica che muove l’individuo ad attuare condotte idonee per favorirne la scarica consentendo il ripristino dell'equilibrio preesistente. (Esempi di pulsioni semplici: senso della fame, della sete, bisogni di natura sessuale). I comportamenti dell’uomo non sono determinati esclusivamente da pulsioni semplici, esistono anche bisogni complessi come i desideri di conoscenza, di auto-realizzazione o di democrazia. SCALA DEI BISOGNI DI MASLOW Teoria di Maslow: il comportamento dell’uomo è regolato da alcuni bisogni che lo “spingono” ad attuare comportamenti idonei per consentirne la soddisfazione. Le motivazioni fondamentali che muovono l’individuo verso la realizzazione di obbiettivi sono di natura sia biologica sia psicologica Egli individua una serie di bisogni organizzati in modo gerarchico, visualizzati come una piramide. SVILUPPO DELLE EMOZIONI Esistono emozioni innate (fin dalla nascita) la cui maturazione segue uno schema tipico e emozioni acquisite attraverso l'esperienza con gli stimoli ambientali. LEVENTHAL ha individuato tre livelli di funzionamento del sistema emozionale costituito da emozioni che si differenziano nel corso dello sviluppo dell’individuo: • Livello sensori-motorio: la gamma emozionale del soggetto è costituita da una serie di programmi espressivo-motori universali innati, associati ad attivazioni motorie e vegetative, determinate da modificazioni interne. Esempio: nei primi mesi di vita il bambino reagisce con risposte tra loro molto simili a variazioni dell’equilibrio interno determinate dalla fame, dalla sete, dal freddo, etc... • Livello schematico: si organizza in una fase successiva dello sviluppo; in conseguenza delle esperienze, l’individuo amplia gli schemi a disposizione e ne diversifica l’espressione in funzione delle caratteristiche degli stimoli con cui entra in contatto Esempio: il bambino apprende a differenziare le risposte emozionali in funzione degli stimoli che incontra. • Livello concettuale: rappresenta la stretta interazione tra il sistema delle emozioni e il sistema cognitivo. Lo sviluppo delle funzioni esecutive e delle capacità di astrazione permette all’individuo di: rievocarne la rappresentazione; apprendere la relazione tra emozione e situazione specifica; modularne l’espressione in funzione del contesto. Nel modello di Leventhal emozioni divengono sempre più interconnesse con il sistema cognitivo. Da schemi comportamentali innati l'individuo ne sviluppa di complessi e acquisisce la capacità di non attivarli in modo automatico in risposta a stimoli ambientali. Alcuni schemi di risposta emozionale considerati da Leventhal particolarmente attivi nelle fasi iniziali della vita si manifestano indipendentemente dall’apprendimento anche nell’adulto. EKMAN e FRISEN: eseguirono una serie di studi su una tribù della Nuova Guinea, con l'obiettivo di esaminare se le modalità di riconoscimento e di espressione delle emozioni fossero simili a quelle occidentali. Ai partecipanti era richiesto di indicare tra i diversi volti di occidentali che esprimevano emozioni diverse, quello che mostrava l’emozione attribuita al personaggio del racconto. I risultati documentarono che i membri della tribù erano in grado di indicare con accuratezza l’emozione corrispondente. Successivamente venne svolto anche l’esperimento inverso con un gruppo di studenti americani ottenendo i medesimi risultati. La ricerca interculturale dimostrò come l’espressione delle emozioni, non sia strettamente dipendente da apprendimenti culturali. CARATTERISTICHE QUALITATIVE DELLE EMOZIONI Molti ricercatori hanno cercato di rispondere alla domanda : “l'uomo piange perchè è triste o è triste perchè piange?”. • Teoria di JAMES: l’esperienza emozionale deriva deriva da un'attribuzione di significato ad un insieme di risposte fisiologiche connesse con l’attività degli organi interni (aumento della frequenza respiratoria e cardiaca, aumento della sudorazione, etc). L’elaborazione di queste risposte, che hanno valenza di feedback sensoriale, da parte delle strutture cerebrali determina le emozioni. Ciascuna emozione, dunque, è associata a modificazioni neurofisiologiche specifiche che ne consentono il riconoscimento. (risposta: siamo tristi perchè piangiamo) Critiche: emozioni diverse sono caratterizzate da variazioni fisiologiche molto simili (Cannon). • Teoria di SCHACTER: l’esperienza emozionale è connessa a due fattori: - Fattore fisiologico: variazioni dell’attività degli organi interni che producono risposte tipiche ma generalizzate e ne determinano l’intensità; - Fattore cognitivo: interpreta gli stati fisiologici e ne determina le caratteristiche qualitative. • Dibattito attuale: incentrato sul ruolo dei processi cognitivi nell’esperienza soggettiva delle emozioni, ovvero su quanto è importante che una determinata situazione sia elaborata cognitivamente in termini di vantaggio/svantaggio per produrre il vissuto soggettivo dell'emozione. EKMAN e FRIESEN definirono in modo descrittivo e qualitativo le proprietà delle emozioni: • Nell’esperienza emozionale è presente una modifica di aspetti motori come la mimica facciale e il tono della voce • Le emozioni sono accompagnata da variazioni dell'attività del sistema neurovegetativo che comportano una modifica della frequenza del respiro, del battito cardiaco, della sudorazione, etc. • Sono caratterizzate dal vissuto soggettivo che le qualifica come paura, rabbia, tristezza, etc. • Si manifestano con caratteristiche fisiologiche, somatiche e comportamentali simili negli individui della stessa specie • Le risposte emozionali possono essere controllate dal sistema cognitivo. (Sono arrabbiato ma posso controllare la rabbia; inibire una riposta per attivarne una più adattiva) →Conclusione: Le emozioni sono caratterizzate da componenti specifiche che coinvolgono l’organismo nel suo insieme Gli indici elencati da Ekman si presentano simultaneamente in tutte le situazioni in cui si provano emozioni. SISTEMA EMOZIONALE E SISTEMA COGNITIVO Vi è una forte relazione tra il sistema emozionale e il sistema cognitivo Sistema emozionale: è un sistema operativo di emergenza che consente risposte rapide (elaborazione veloce), disponendo di un numero limitato di schemi operativi parzialmente innati; si basa su un apprendimento automatico - inconsapevole. Sistema cognitivo: sistema complesso che consente di analizzare le informazioni in modo più esauriente (completo) e di adottare schemi più flessibili che possono essere modificati in corso d’opera; per far ciò le risposte richiedono tempi più lunghi di elaborazione; si basa su un apprendimento consapevole. Proprietà comuni ai due sistemi Sono entrambi sistemi funzionali all’adattamento e si basano sul lavoro integrato di diverse componenti che devono: - analizzare informazioni; (quali sono le caratteristiche degli stimoli) - elaborare risposte; - apprendere e dare agli stimoli un significato soggettivo (emozionale) o oggettivo (cognitivo). L'organismo è strutturato per dare priorità agli stimoli emotigeni (che provocano emozioni) rispetto a stimoli che non hanno tale caratteristica (stimoli neutri) ——-> gli individui tendono infatti a codificare più rapidamente uno stimolo che veicola stimoli emozionali; si ritiene dunque che gli stimoli emotivamente salienti abbiano un vantaggio evolutivo rispetto agli altri stimoli. A tale proposito Anderson and Phelps svilupparono una ricerca rivolta a persone con lesioni dell’amigdala sinistra (nucleo sottocorticale del sistema limbico coinvolto nell’elaborazione emozionale). I dati dello studio indicano che le parole con valenza emozionale sono riconosciute in tempi molto brevi e che a loro è dedicata un’attenzione maggiore rispetto a quanto accade per le parole neutre. EMOZIONI E PROCESSI DECISIONALI I processi decisionali non seguono sempre una direttrice razionale, in alcune circostanze le decisioni sono prese in modo semiautomatico sulla base di analisi parziali degli stimoli presenti nella situazione e non sempre la scelta del soggetto dipende segue un principio razionale e oggettivo di vantaggio. Ruolo del sistema emozionale nei processi decisionali: Modelli neurobiologici → mettono al centro la corteccia prefrontale e il sistema limbico. • McLean: i lobi frontali rivestono una funzione fondamentale nell’integrare le informazioni provenienti dalle diverse afferenze sensoriali (feedback sensoriale) al fine di promuovere scelte adattive. Sostiene che alcuni indici di variazione fisiologica vengono registrati e interpretati a livello cerebrale grazie all’interazione tra le strutture prefrontali e limbiche. Nell’interpretazione l'individuo confronta la risposta associata a ciascuna delle possibili alternative comportamentali, anticipa dunque il risultato della risposta. Il processo di anticipazione viene meno in seguito a lesioni frontali. PIANIFICAZIONE L'integrità della pianificazione è fondamentale per il corretto svolgimento delle quotidiane attività lavorative e sociali e per attribuire la corretta priorità ai diversi impegni. Pianificare correttamente un'attività significa scomporre il programma in una serie di step intermedi che devono essere soddisfatti progressivamente per raggiungere l'obiettivo finale. Dobbiamo dunque pianificare correttamente la nostra attività, attraverso la formulazione di un piano di azione che implica l’anticipazione del comportamento e la verifica in astratto degli esiti possibili della scelta. Per far ciò tutte le componenti (shifting- updating - inibizione) * devono essere attive Lesioni alla corteccia prefrontale → difficoltà di assolvimento compiti quotidiani, disorganizzazione del comportamento. Test per l'esame neuropsicologico I test che valutano la pianificazione richiedono in generale di formulare un piano di azione • Test della Torre di Londra: viene chiesto al soggetto di produrre delle configurazioni utilizzando delle palline su tre pioli seguendo determinate regole, risulta dunque importante dedicare del tempo alla valutazione del problema prima di eseguire il test; inoltre richiede di individuare i diversi step necessari per il raggiungimento della configurazione finale e mantenerli attivi fino al completamento dell'azione. Limiti: non presenta una gran validità ecologica (ovvero la capacità del test di fornire informazioni sul funzionamento del soggetto nel proprio ambiente) • Behavioural Assessment of Executive Functions (BADS): nasce dai limiti del test della Torre, include due test di pianificazione: - Zoo Map Test: viene mostrata al soggetto una mappa di uno zoo con l’istruzione di visitare un certo numero di siti rispettando determinate regole (stesso costrutto del test della Torre), il materiale di stimolo è ideato per riprodurre condizioni simili a quelle naturali. - Six Elements test: valuta la capacità del soggetto di pianificare in modo corretto le azioni di natura diversa richieste contemporaneamente dalla consegna (multitasking) e la capacità di shiftare l'attenzione in modo flessibile tra le diverse informazioni. MULTITASKING Nella vita di tutti i giorni ci troviamo ad affrontare diversi compiti con scadenze temporali; la nostra efficienza dipende dalla capacità di portare a termine tutti i compiti in modo ottimale, capacità sostenuta dalle funzioni esecutive. Nella condizione di multitasking viene richiesta la capacità di eseguire diversi compiti in rapida successione tenendo a mente contemporaneamente informazioni di natura diversa. Le capacità di pianificazione e di multitasking sono tipicamente ridotte nelle persone con lesioni dei circuiti cerebrali prefrontali ——-> sindrome disesecutiva, con disorganizzazione del comportamento Disturbi delle funzioni esecutive possono derivare anche da: -  Lesioni di strutture sottocorticali (talamo, gangli della base, cervelletto) - Invecchiamento fisiologico (riduzione d'efficienza sopratutto in compiti che implicano un gran uso della memoria di lavoro) MODELLO FUNZIONI ESECUTIVE MIYAKE ( e collaboratori ) Il modello afferma la struttura multicomponenziale del dominio cognitivo: gli autori hanno esaminato gli elementi comuni a una serie di prove, rilevando che alla base delle funzioni esecutive agiscono tre fattori principali: * • Updating: funzione di aggiornamento continuo dell’informazione all’interno della memoria di lavoro, necessaria per consentire l’ingresso di nuova informazione e rimuovere l’informazione non più utile; • Shifting: funzione di spostamento e utilizzo flessibile dell’attenzione tra caratteristiche diverse dello stesso stimolo, tra stimoli diversi o tra diverse operazioni/rappresentazioni mentali; • Inibizione: capacità di resistere all’attrazione esercitata dall’informazione interferente e di inibire le risposte automatiche e/o apprese. Esperimento: sono stati somministrati tre test ritenuti sensibili all’updating, tre alla capacità di shifting e tre all’inibizione. I dati esposti documentano che i tre fattori sono identificabili e distinguibili ma sono anche tra loro associati; sono dunque separabili ma non completamente indipendenti, ossia sono tutte tre co-presenti. ! In un compito di pianificazione sono, infatti, all’opera sia la memoria di lavoro (updating), sia la flessibilità cognitiva (shifting), sia la capacità di inibire l’informazione interferente e condotte di risposta impulsive o inappropriate (inibizione). Tale modello è stato sottoposto ad ulteriori studi : Alcuni autori hanno esaminato i lavori presenti in letteratura sui correlati neurali delle funzioni esecutive con l’obiettivo di valutare se fosse possibile differenziare la distribuzione delle attivazioni cerebrali in funzione dei tre fattori esecutivi (updating, shifting e inibizione). Conclusioni: • Updating: associato all’attività delle porzioni anteriori e dorsali della corteccia prefrontale e dei lobi parietali; • Shifting: associato all’attività lobi parietali • Inibizione: associata all’attività delle regioni orbito-frontali e mediali della corteccia prefrontale. Dunque l’esistenza di una differenziazione delle funzioni cognitive trova una corrispondenza nell’organizzazione celebrale SISTEMA ATTENTIVO SUPERVISORE Teorizzato da Per comprendere il funzionamento del Sistema attentivo supervisore (SAS) è necessario definire : • I processi automatici: molto rapidi e “reperibili", non pienamente sotto il controllo volontario; richiedono un impegno relativo dell’attenzione e della memoria di lavoro (guidare, camminare). • I processi sotto il controllo intenzionale: sotto il controllo volontario, richiedono maggiori risorse attentive e hanno tempi d’implementazione più lunghi. Il SAS è un sistema di controllo esecutivo che agisce attivando o inibendo gli schemi automatici contenuti nel Contention Scheduling System (CSS), un sistema responsabile dei programmi d'azione e di routine. In alcune situazioni infatti gli schemi automatici devono essere “disattivati” al fine di non interferire con la formulazione di una nuova risposta più funzionale. Il SAS dunque interviene quando la situazione richiede l’utilizzo di schemi nuovi, di non routine. Ha per questo un ruolo fondamentale nel processo decisionale. Esempio: test di Stroop → sub-test “interferenza” (modulo 4) Deve essere inibita l’attivazione di un programma comportamentale di routine, la lettura, per poter generare una nuova risposta. Attraverso questi studi riguardo i processi decisionali, è stato osservato il fenomeno del Framing effect: Si verifica quando dobbiamo prendere decisioni rapidamente e senza avere la possibilità di eseguire un’analisi completa degli elementi presenti; consiste in una distorsione (bias) del processo decisionale determinata da variazioni formali dello scenario che non incidono sui contenuti della situazione. → se la situazione è espressa in termini di guadagno il soggetto tende ad assumere una prospettiva decisionale più conservativa, evitando di compiere scelte rischiose; se invece la situazione è espressa in termini di perdita il soggetto tende a compiere scelte potenzialmente rischiose (paradigma malattia asiatica Tversky e Kahneman) Si tratta dunque di un fenomeno legato alla forma con cui vengono presentati gli stimoli e non ad un’analisi di contenuto effettiva In funzione di questi dati è stata formulata la teoria del prospetto ( prospect theory ), secondo la quale alla base dei processi decisionali vi è l’interpretazione soggettiva della situazione. L’interpretazione dell’effetto è relativa alla percezione di valore dei due scenari, il“guadagno” (positivo) e la dita” (negativo). Il guadagno suscita un'attrazione, determinando un comportamento di approach (avvicinamento), favorendone la scelta; la perdita, invece, produce una risposta di avoidance (evitamento), determinando il rifiuto della scelta. L’interpretazione cognitiva del framing effect è proprio in questa direzione. PERCEZIONE SOCIALE: EMPATIA E TEORIA DELLA MENTE Modulo 9 Le relazioni con gli Altri sono componenti fondamentali della vita dell’uomo. Le capacità di “pensare” l’altro e di assumerne la prospettiva, sono alla base delle possibilità di agire correttamente nelle relazioni interpersonali ——-> ci consentono di acquisire una “cognizione sociale” (funzionare correttamente all’interno delle relazioni), richiede alcune abilità: riconoscimento e percezione delle emozioni, teoria della mente, abilità comunicativa, ragionamento morale, capacità di problemi solving LA PROSPETTIVA DELL’ALTRO EMPATIA: capacità di inferire e condividere stati emotivi ——-> costrutto multidimensionale che comprende due componenti: • Componente emotivo\affettiva: indica la risposta emozionale del soggetto in reazione ad uno stato emotivo\affettivo percepito o osservato in un’altra persona (contagio emotivo, condivisione del dolore) Esempio: commuoversi quando una persona ci riporta esperienze personali dolorose • Componente cognitiva: indica la capacità di assumere la prospettiva dell’Altro attraverso la comprensione che l’Altro ha stati mentali, desideri e credenze proprie (teoria della mente o mentalizzazione) → questa capacità evolve con lo sviluppo delle funzioni cognitive ed esecutive raggiungendo la sua maturazione con l'emergere del pensiero astratto. Esse non sono da considerare nettamente separate (nella persona sana) in quanto alcune condizioni richiedono un’elaborazione sia cognitiva che emozionale. Componente emotiva/affettiva La componente emotivo/affettiva dell’empatia riguarda l’abilità di comprendere e condividere con l’altro le emozioni e i sentimenti. ——-> ridere osservando un altro ridere, o commuoversi osservando il pianto di un’altra persona. Imitare l’emozione dell’altro sembra essere un comportamento che avviene in modo quasi automatico nell’uomo. Il sistema sembra possedere delle caratteristiche biologiche che lo predispongono a “riflettere” le emozioni dell’Altro. Dimberg (e collaboratori) fece, intorno a ciò, uno studio sulle modificazioni delle attività dei muscoli facciali coinvolti nell'espressione emozionale, attraverso l’esame elettromiografico ——> Emozioni negative quali la rabbia, risultarono associate a variazioni di attività del muscolo corrugatore del sopracciglio, mentre l’osservazione di emozioni positive quali la gioia, furono trovate associate all’attività della muscolatura zigomatica Il Contagio emotivo è dunque un particolare fenomeno per cui, in modo quasi implicito, l'emozione dell'altro viene condivisa e vissuta anche dall'osservatore. L’uomo sembra possedere un apparato che gli consente di “attivarsi” implicitamente al verificarsi di eventi emozionali che coinvolgono gli altri ———> le emozioni sono fondamentali nel processo di adattamento poiché spesso segnalano una situazione in cui è necessaria una risposta immediata, questo può valere anche per emozioni provate da un altro. Esempio: emesi associata a disgusto (molti vedendo una persona vomitare vomitano a loro volta), il disgusto indica che lo stimolo con cui si è entrati in contatto è potenzialmente nocivo, per cui deve essere allontanato; l'osservazione di un altro che rimette può fornire questa informazione all'osservatore preparando l'organismo ad attivare un programma d'azione volto a proteggerlo da conseguenze dannose. • Le emozioni sono fondamentali anche per instaurare e sostenere interazioni sociali valide e durature. Esempio: l'importanza della condivisione del sorriso nelle relazioni quotidiane in particolare nei legami affettivi significativi. CONDIVISIONE DELL’ESPERIENZA DEL DOLORE Il dolore ha una funzione cruciale ai fini della sopravvivenza poiché rileva l’esistenza di una minaccia potenzialmente seria ai danni dell’organismo. L’esperienza del dolore produce modificazioni di indici neurofisiologici (dell’attività muscolare e del comportamento), queste variazioni avvengono anche quando si osserva una persona mentre questa prova dolore, in particolare se si tratta di una persona a cui siamo legati. Le reazione nell'osservazione del dolore altrui sono diverse in funzione di fattori biologici, psicologici e psicosociali Studi hanno documentato, attraverso metodiche neurofisiologiche e di neuroimaging, che l’osservazione del dolore dell’altro produce variazioni di attività cerebrale in regioni che partecipano all’esperienza del dolore personale. L’esperienza del dolore consta di due componenti mediate da un network neurale denominato “la matrice del dolore”: - Componente sensoriale: si riferisce all’analisi della localizzazione e dell’intensità del dolore → corteccia somato-sensoriale; - Componente emotivo\sensoriale: relativa all’attribuzione negativa (di sgradevolezza) → corteccia anteriore del cingolo e corteccia dell’insula. Alcuni autori come • Bufalari e collaboratori: esperimento sul ruolo svolto dalla corteccia somato-sensoriale nei processi empatici relativi al dolore Tre condizioni sperimentali in cui il soggetto osservava: a) una siringa che penetrava il dorso di una mano; b) un bastoncino che esercitava una pressione nel punto della condizione a); c) una mano in posizione statica. Risultati: Nella condizione “a” - in cui viene simulata una potenziale situazione dolorosa per l’altro - si registra un incremento dell’ampiezza dei potenziali evocati a livello della corteccia somato-sensoriale primaria dell’osservatore • Singer e coll: esperimento sul ruolo della corteccia dell'insula e la corteccia anteriore del cingolo. I soggetti : a) facevano esperienza diretta di uno stimolo doloroso; b) osservavano un segnale indicativo del fatto che una persona alla quale erano legati da un legame affettivo, stava per ricevere una stimolazione dolorosa Risultati: sono giunti alla conclusione che la condivisione dell’esperienza del dolore sul piano soggettivo corrisponderebbe ad una “condivisione” del network cerebrale stesso implicato nella percezione e nell’elaborazione di tale esperienza. I NEURONI SPECCHIO Neuroni attivi in modo indifferenziato sia quando è il soggetto ad eseguire un gesto finalizzato all’afferrare un oggetto, sia quando il soggetto osserva un altro eseguire lo stesso gesto Il gruppo di ricerca guidato da Rizzolatti, fece una scoperta che avrebbe in seguito cambiato radicalmente il modo in cui intendiamo il sistema motorio. ——-> i ricercatori stavano eseguendo delle registrazioni dell’attività cerebrale di uno scimpanzé. Nell’eseguire l’esperimento i ricercatori si accorsero che alcuni neuroni erano attivi quando la scimmia osservava lo sperimentatore eseguire un’azione finalizzata alla prensione di un oggetto. La variazione era associata al momento in cui l’oggetto era effettivamente afferrato; inoltre erano gli stessi neuroni che si attivavano anche quando era la scimmia ad eseguire la stessa azione. I ricercatori hanno dunque individuato i neuroni specchio, che sono connessi in modo intrinseco non tanto con le caratteristiche fisiche degli stimoli ma con l’interazione tra l’attore e un determinato stimolo. Tali ricerche spinsero i ricercatori a verificare se anche nell’uomo esistesse un sistema simile ——> Fadiga e coll., attraverso la stimolazione magnetica transcranica TMS, hanno documentato come l’osservazione di azioni eseguite con la mano dirette all’afferramento di oggetti producevano nell’osservatore una facilitazione dei potenziali evocati motori registrati nei muscoli necessari per eseguire quel movimento. In conclusione possiamo riassumere che: •  i neuroni specchio sono un sistema di neuroni dedicato alla rappresentazione dell’azione, la cui attività “pre-allerta” i neuroni della corteccia motoria primaria responsabile del movimento; • anche nell'uomo sembra essere presente un sistema neuromotorio che “prepara” l'individuo a riprodurre schemi comportamentali quando questi sono finalizzati; tale sistema potrebbe essere alla base dei meccanismi di imitazione; • a livello dell’azione sembra esistere una condivisione di rappresentazioni che si riflettono nell’attività di circuiti neurali simili quando siamo noi stessi a eseguire un gesto finalizzato e quando quel gesto è osservato in un altro; •  è possibile ipotizzare che attraverso un meccanismo di “risonanza” questo sistema consenta all’individuo di anticipare le azioni e le intenzioni dell’altro. Osservando le diverse tipologie di compito, emergono alcune differenze: • Compiti di false credenze: richiedono la messa in atto di meccanismi cognitivi per comprendere la differenza tra le informazioni a disposizione del personaggio della storia e quelle di colui che ascolta o osserva. L’esaminato deve “ruotare” la propria prospettiva per differenziare la propria esperienza, dall’esperienza dell’altro. • Passi falsi: oltre all’operazione delineata col compito precedente, richiedono anche la capacità di comprendere lo stato emozionale dell’altro. Questi compiti riproducono la situazione della “gaffe” ovvero il compiere un’azione non tenendo conto che può “urtare” la sensibilità dell’altro. Alla luce dei modelli proposti è stato ipotizzato che la ToM sia costituita da almeno due componenti: • Cold social cognition: componente puramente cognitiva, impegnata particolarmente nelle situazioni di false credenze • Hot social cognition: componente affettiva, necessaria per la risoluzione di compiti di passi falsi dove è richiesta l'elaborazione delle emozioni dell'altro. RELAZIONE TRA TEORIA DELLA MENTE E FUNZIONI ESECUTIVE Possiamo affermare che la costruzione della teoria della mente sia un processo graduale nel bambino, il cui sviluppo procede parallelamente con la maturazione di altre funzioni cognitive. Esistono molte evidenze di una relazione significativa tra abilità di ToM e funzioni esecutive e altrettante evidenze di una associazione tra l’attività delle regioni prefrontali e l’esecuzione dei compiti di ToM. I compiti di Tom richiedono abilità di alto livello come la memoria di lavoro, l'inibizione della prospettiva personale e l'integrazione delle informazioni della memoria a lungo termine con quelle contestuali relative all'altro. • Fish e Happe: studio condotto con bambini affetti da autismo (disturbo pervasivo dello sviluppo caratterizzato da deficit della comunicazione, disturbi cognitivi e dell’interazione interpersonale). Gli autori mostrarono che un trattamento riabilitativo focalizzato sul potenziamento delle capacità esecutive migliorava sensibilmente le prestazioni di ToM nei bambini esaminati. ————> Questo dato pertanto indica una relazione causale tra l’effettuazione del training esecutivo (la variabile indipendente “funzioni esecutive”) e le funzioni di ToM. • Costa e coll.: studio su persone con malattia di Parkinson dal quale emerge una relazione significativa tra abilità di ToM e funzioni esecutive. ! L’analisi della letteratura non consente di trarre una conclusione univoca sulla relazione fra funzioni esecutive e abilità di ToM, tuttavia diversi dati indicano l'esistenza di un’interazione: In particolar modo alcuni studi evidenziano come l'attività delle regioni corticali prefrontali siano importanti per il sostenimento dei processi di ToM, regioni a loro volta coinvolte nella mediazione delle funzioni esecutive. Finestra di dialogo RELAZIONE TRA DISTURBI DI TOM E QUALIT À DI VITA NELLE PERSONE CON ESITI DI TRAUMA CRANIOENCEFALICO Ricerca eseguita allo scopo di esaminare i fattori che incidono sulla qualità di vita in coloro i quali assistono le persone con esiti di trauma cranioencefalico grave (TCE). Le persone con TCE presentano spesso disturbi cognitivi e comportamentali che influiscono sul benessere proprio e dei familiari. La ricerca si propone di valutare quanto la ridotta efficienza di questi processi potesse determinare variazioni significative della qualità di vita nei caregiver. Qualità di vita ———-> percezione individuale della propria posizione nella vita nel contesto culturale e di valori di riferimento, in relazione ai propri obiettivi, aspettative, principi e interessi. La definizione prende in considerazione l’impatto della malattia e del trattamento sulle dimensioni fisiche, emozionali e sociali, valutato dalla prospettiva del paziente. Durante lo studio sono state esaminate 20 persone con TCE e 20 caregiver: - Ai soggetti con TCE sono stati somministrati dei compiti di ToM del genere dei passi falsi. - Ai caregiver è stato somministrato un questionario deato per valutare la qualità di vita connessa con la salute. I risultati mettono in evidenza come una riduzione di questa componente dell’empatia, la ToM, possa esercitare un impatto rilevante sulla percezione del proprio benessere e, quindi, sulla qualità di vita del familiare che si prende cura del malato.
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