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Psicologia Generale, McGraw-Hill, Sintesi del corso di Psicologia Sociale

Riassunto completo ed esaustivo del libro "psicologia generale" di R. Feldman, G. Amoretti, M. Ciceri

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

In vendita dal 04/10/2021

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Scarica Psicologia Generale, McGraw-Hill e più Sintesi del corso in PDF di Psicologia Sociale solo su Docsity! - Psicologia Generale - Capitolo 1 LA STORIA E I METODI LE RADICI DELLA PSICOLOGIA Le radici della psicologia possono essere ricondotte agli antichi greci e romani. Per secoli tuttavia quelli che oggi costituiscono gli oggetti di studio della psicologia sono stati indagati dalla filosofia e dalle scienze della natura o biologiche. i La PSICOLOGIA È NATA rendendosi autonoma proprio da queste 2 scienze: la filosofia e la neurofisiologia: * La progressiva autonomia della psicologia dalla filosofia è stata resa possibile dal passaggio dallo studio della mente sul piano filosofico allo studio della relazione tra mente e corpo sul piano naturalistico. * Riguardo alla neurofisiologia, l'autonomia della psicologia è stata resa possibile dal passaggio dallo studio del cervello sul piano meramente fisiologico allo studio dell'unità cervello-mente e delle sue interazioni con l’ambiente. L'OGGETTO della psicologia è lo studio scientifico del comportamento e dei processi mentali, dell'essere vivente nel suo rapporto con l’ambiente, mentre lo esperisce, vi agisce e lo rappresenta. In altri termini: l’uomo-soggetto della propria attività mentale e fisica. I PRECURSORSI 1. R. DESCARTES (1596-1650) Cartesio teorizza la separazione mente/corpo (1637), quindi suddivide la realtà in res cogitans (mente) e rex estensa (corpo). Le due realtà entrano in contatto e comunicazione tramite la ghiandola pineale (epifisi). 2. F.J. GALL (1758-1828) F.]. Gall introduce la frenologia. Propone una visione modularistica delle funzioni psichiche, che vengono collegate a zone precise del cervello. Le facoltà cognitive sono precisamente localizzate in una sede cerebrale. L'utilizzo o la dotazione innata di una facoltà sviluppa in modo specifico la corrispondente sede cerebrale, che crescendo si deforma. Valutando la morfologia del cranio di un individuo si possono individuare le regioni che presentano peculiarità e da esse dedurne la personalità dell'individuo stesso. 3. G.T FECHNER (1860) G.T. Fechner pubblica Elementi di Psicofisica, in cui si parla del rapporto tra mente e corpo. Era interessato alla relazione tra mente e corpo, ma anche a quella tra uno stimolo esterno e la sensazione soggettiva della persona che lo percepisce. Il suo scopo era fondare una scienza esatta che descrivesse la relazione tra fenomeni mentali e fisici. - Psicologia Generale - legge di Fechner: S = k log R limostrò così che gli eventi mentali (sensazioni) possono essere Nisurati in relazione alle cause fisiche (stimoli). tabilì la psicofisica come uno dei metodi centrali per la lascente psicologia scientifica. VON HELMOLTZ (1866) fon Helmoltz porta avanti i suoi studi sulla percezione visiva e ditiva. uno dei maestri di Wundt. ‘ettuò studi sperimentali sulla percezione in generale (visiva e ditiva). ormula la teoria delle inferenze inconsce: la percezione è solo indirettamente legata agli oggetti; essa è invece inferita a partire da dati frammentari e integrata con conoscenze pregresse che aiutano ad attribuire un significato. WUNDT e lo STRUTTURALISMO (1879) Wilhelm Wundt fonda il primo laboratorio di psicologia sperimentale presso l'università di Lipsia, Germania. Data storica a partire dalla quale si attribuisce alla psicologia lo status di disciplina scientifica autonoma è il 1879. Wundt sosteneva che l’OGGETTO DI STUDIO DELLA PSICOLOGIA fosse lo studio dell'esperienza diretta o immediata (nel senso di non mediata) della persona. Questa esperienza corrisponde all'attività mentale che si verifica in parallelo a stimoli e reazioni oggettivamente misurabili. L'attività mentale di base è l'appercezione, definita come il processo con cui la sensazione cosciente viene identificata, qualificata e sintetizzata. Lo SCOPO DELLA RICERCA è cogliere la variazione dell'esperienza immediata al variare dello stimolo. Il METODO DI RICERCA è l’introspezione. Attraverso l’introspezione Wundt sostiene sia possibile indagare gli stati di coscienza: in laboratorio presentava ai soggetti uno stimolo controllabile e misurabile e chiedeva loro di descrivere nel dettaglio tutti i loro stati mentali (sensazioni, immagini, emozioni, E°). Il metodo introspettivo presentava dei LIMITI: * Inacessibilità della mente di alcune categorie di persone (bambini, malati mentali...) * Soggettività e impossibilità di accedere alle introspezioni altrui. STRUTTURALISMO: si proponeva di scomporre la mente nei processi psicologici di base (chimica mentale), a partire dai quali poi vengono “costruiti” i processi superiori. Agli strutturalisti non interessa la mente come sostanza, ma come attività, insieme di processi. - Psicologia Generale - Più i giorni passavano e più Albert si mostrava spaventato ed irrequieto, e non solo quando vedeva il topo: infatti, il piccolo sviluppò una paura nei confronti di tutto ciò che era peloso e bianco, compresi una maschera da Babbo Natale e una coperta. Conclusioni: /a paura per qualcuno o per qualcosa può essere indotta tramite condizionamento L'area di studio prevalente è quella dell’apprendimento (Pavlov, Thorndike, Skinner). La mente viene considerata “tabula rasa”, sulla quale l’esperienza scrive le nuove conoscenze. L'esperienza quindi determina l’apprendimento di nuove conoscenze tramite condizionamento e rinforzo. WERTHEIMER E LA GESTALT (1935) Kurt Kafka publica Ò Principles of Gestalt Psychology. “Gestalt” in tedesco significa “tutto” o “essenza”. La psicologia della Gestalt nasce in Europa agli inizi del 900 e si fonda sulla nascente Psicologia dell’atto del filosofo tedesco Franz Brentano (1874). L'approccio di Brentano è ANTI-ELEMENTARISTA poiché i fenomeni psichici vengono considerati unitari e non scomponibili nei singoli elementi (contro Strutturalismo). In base a questo approccio, quindi, i fenomeni psicologici devono essere studiati non come una serie di elementi, ma come un “tutto” coerente. “il tutto è più della somma delle parti”! Il fondatore della scuola della Gestalt viene considerato Wertheimer_il quale è noto in particolare per la sua definizione di movimento apparente o movimento stroboscopico (quello che sperimentiamo con lo scorrimento dei fotogrammi della pellicola cinematografica). Il METODO DI RICERCA è fenomenologico sperimentale. Valuta il cambiamento della percezione del soggetto (ciò che il soggetto percepisce: ossia il fenomeno), al variare delle caratteristiche fisiche dello stimolo. Per esempio Wertheimer scoprì che solo quando i fotogrammi venivano presentati a una certa velocità (1/48 di secondo) il soggetto li percepiva in movimento. IL RUOLO DELL'ESPERIENZA non può determinare i processi di base che portano alla strutturazione del campo fenomenico, ma influisce sull’orientare tali processi in una direzione piuttosto che in un’altra. Teoria innatista: l’esperienza impone vincoli che predispongono a certe organizzazioni piuttosto che altre. - Psicologia Generale - Wolfang Kohler condusse famosi esperimenti sulle forme di apprendimento negli scimpanzé. All’interno della prospettiva gestaltica arrivò a definire il concetto di apprendimento per insight, ossia di apprendimento per intuizione: è una improvvisa e unitaria intuizione che ristruttura il campo fenomenico e porta alla soluzione del problema. Esperimento: in una circostanza, dove ci sono delle banane al di là di una rete e dove ci sono a terra dei bastoni semi-cavi di bambù: la scimmia, dopo una serie di tentativi senza esito, all'improvviso mette assieme i bambù come in un telescopio, e poi li usa per tirare a sé le banane. In un’altra circostanza, dove c'è una banana appesa molto in alto: lo scimpanzé fa dei balzi senza ottenere nulla; poi si allontana, guarda, sembra come riflettere, prende una cassa lì vicino e ci sale sopra, ma ugualmente non riesce ad arrivare abbastanza in alto; allora afferra una seconda cassa, la mette sopra la prima, sale sopra al tutto e finalmente si mangia la banana. Secondo Kòhler, queste indagini dimostrano che spesso gli animali, così come gli uomini, non interagiscono con il loro ambiente solo per tentativi ed errori, ma anche seguendo una specie di intuizione o di illuminazione interiore [che chiama: insight] cioè attraverso una ristrutturazione del campo percettivo-cognitivo. WIELDER G. PENFIELD E LA PROSPETTIVA BIOLOGICA (1955) Da neuroscienziato è interessato a cercare un legame tra attività chimica del cervello e i suoi effetti sul comportamento e sui processi mentali. LA TEORIA COGNITIVISTA (dal 1960) A partire da “Piani e strutture del comportamento” di George A. Miller si afferma il Cognitivismo. Il COGNITIVISMO: È una teoria che studia la mente come un elaboratore di informazioni. Si distacca completamente dall'approccio comportamentista proponendo un rinnovato interesse per i processi mentali. La mente non viene considerata come un passivo recettore di stimoli, ma come elaboratore attivo di informazioni che verifica la congruenza tra piano intenzionale e risultato dell’azione effettuando opportune correzioni. Venne proposto come modello di ogni comportamento il TOTE, modello interattivo di problem solving e unità composta da 4 FASI: 1. Test verifico come il sistema è al momento dell'arrivo dello stimolo. 2. Operate: eseguo qualche operazione che produce un cambiamento. 3. Test: eseguo un altro test. 4. Exit: ripeto finché non sono soddisfatto del risultato, quindi il processo si completa. 6 - Psicologia Generale - Esempio: 1. Test: mi manca il latte. 2. Operate: esco a comprare il latte. 3. Test: ho trovato il latte. 4. Exit torno a casa. Si incentra sull’analogia mente-computer e viene designata come corrente Human Information Processing (HIP) in quanto è proprio sui processi che si dirige l’attenzione dei cognitivisti (psicologia mentalista). Sucessivamente entra in crisi l’idea di assimilare l’uomo a un calcolatore: * Da un lato si vira verso un approccio più ecologico (Neisser, Cognition and Reality, 1976). Si cerca di reintegrare nei processi intellettivi il ruolo esercitato dal contesto ambientale. * Dall'altro si dà avvio a un movimento chiamato “Scienze Cognitive” (1977). Venne fondata la rivista “Cognitive Science” ad opera di R. Schank, A. Collins, E. Chamiak. Lo scopo è quello di stabilire come le conoscenze sono codificate dalla mente, della quale si indaga l'architettura funzionale. Alla scienza cognitiva appartengono 2_ TEORIE spesso considerate opposte: modularismo e connessionismo. J. FODOR E IL MODULARISMO (1983) Il presupposto è che il comportamento di un individuo sia determinato dalla sua struttura mentale. L'attività di quest’ultima consiste nell’elaborazione di rappresentazioni interne. Le rappresentazioni sono il formato in cui lo stimolo esterno è stato trasformato per poter essere elaborato dalla mente. Vi devono quindi innanzitutto essere nel soggetto umano degli apparati, chiamati trasduttori (i sensi) che convertono gli stimoli ambientali in un formato tale che questi possano essere trattati come rappresentazioni. A questo punto Ford distingue tra i sistemi di input, ovvero i moduli, e i sistemi centrali della mente. I MODULI sono strutture cognitive verticali con caratteristiche ben precise: * Specifici per dominio; ogni modulo è competente per un dominio particolare. * Ogni modulo lavora in autonomia rispetto ai processi centrali e rispetto agli altri moduli. * Elaborano le informazioni che ricevono dagli apparati di trasduzione in modo automatico; senza la possibilità del controllo cosciente del soggetto (funzionamento “obbligato”). * Anatomicamente localizzati; a ciascun modulo corrisponde una specifica base cerebrale. - Psicologia Generale - TEORIE DELLA MENTE EMBODIED (2000) Le teorie della mente embodied, sviluppatesi in questo ultimo decennio, si fondano su 3 COROLLARI: 1. La mente ha un corpo e per questo si dice embodied, ossia incarnata, nonché integrata con la struttura cerebrale. 2. Le sue competenze cognitive e comunicative sono descrivibili solo in azione, in interazione, e non come isolati prodotti di una macchina del pensiero. 3. L'attività della mente è situata in un ambiente o sistema fisico e sociale. Queste teorie cercano l'integrazione tra la componente fisica (corpo, cervello), la componente cognitiva-mentale culturale e l’interazione con l’ambiente. Dopo secoli in cui si è cercato di portare l’attenzione della psicologia sulla mente come entità separata dal corpo, ora si recupera l’importanza del corpo come parte integrante dei processi mentali * Si sottolinea come l’attività della mente sia situata, in uno spazio sia fisico che sociale * Parole chiave sono: simulazione, esperienza situata, embodiment. Cognizione costruita in modo attivo = cervello + corpo + ambiente DIFFERENZA COGNITIVISMO E EMBODIED COGNITION Il COGNITIVISMO: 1. Si comprende la cognizione focalizzandosi sui processi interni dell’individuo 2. Primato della computazione 3. Rappresentazioni hanno natura simbolica, amodale EMBODIED COGNITION: 1. Si comprende la cognizione a partire dalle interrelazioni tra mente, corpo e ambiente 2. Primato dell’azione diretta a scopi 3. Rappresentazioni fondate sui processi sensomotori 10 - Psicologia Generale - Capitolo 3 SENSAZIONE E PERCEZIONE Per orientarci nelle azioni della vita quotidiana noi compiamo continuamente scelte sulla base delle informazioni sensoriali che ci arrivano dal mondo esterno. Per uno psicologo, sensazione e percezione sono aree di studio fondamentali perché molta parte del nostro comportamento riflette il modo in cui reagiamo agli stimoli che il mondo intorno a noi ci fornisce. QUALCHE DEFINIZIONE 1. 2. Sensazione: si intende l’attivazione degli organi di senso stimolati da una sorgente di energia fisica. Percezione: è l’organizzazione, l’interpretazione, l’analisi e l'integrazione degli stimoli da parte di organi di senso e cervello. È quindi quel processo costruttivo attraverso il quale elaboriamo gli stimoli che ci si presentano in una unità dotata di significato. Stimolo: è una qualsiasi sorgente di energia fisica che provochi una risposta a livello di un organo di senso. Gli stimoli possono variare sia per qualità sia per intensità. Psicofisica: scienza che studia il rapporto tra gli aspetti fisici degli stimoli e la nostra esperienza a livello psicologico. Una soglia assoluta: è la minor intensità di stimolo necessaria affinché esso venga recepito dai nostri organi di senso. è il confine tra gli stimoli che riusciamo a cogliere (valori sovraliminari) e gli stimoli che pur essendo presenti non riusciamo a cogliere (infraliminari) con i nostri organi di senso. corrisponde al valore dello stimolo che viene percepito nel 50% dei casi. Talvolta, la presenza di rumore (stimolazione di fondo che coinvolge diversi sensi), può interferire con la percezione dello stimolo. Soglia differenziale: minima quantità di cambiamento nell’intensità di uno stimolo, necessaria per recepire la differenza rispetto a uno stimolo di confronto. Essa è chiamata anche differenza appena percepibile (Just Noticeable Difference — IND). 11 - Psicologia Generale - LA LEGGE DI WEBER Nel 1830 il fisiologo tedesco Weber, studiando la sensibilità tattile, scoprì che l’incremento di stimolazione (1) richiesto per avere una JND è proporzionale all’intensità dello stimolo iniziale (Ss). Quindi, più grande è uno stimolo, maggiore è l'incremento necessario affinché il suo incremento sia rilevabile. Questa scoperta viene espressa nella legge di Weber, una delle leggi base della psicofisica. K è una costante minore di 1. Questa legge afferma che una differenza appena percepibile è una proporzione costante rispetto all’intensità di uno stimolo iniziale. Per esempio, Weber trovò che la differenza appena percepibile per il peso è di 1:50, K=0,02. Di conseguenza ci vorrà un aumento di un 1 grammo in un peso di 50 grammi per produrre una differenza percepibile e ci vorrà un aumento di 10 grammi di peso per produrre una differenza percepibile se il peso iniziale è di 500 grammi. per il peso K= 1/50, quindi 0.02 I=1gsu50g; 10gsu500g LA LEGGE DI FECHNER Fechner fece un'osservazione che tutti facciamo: gli incrementi uguali appaiono più piccoli contro uno sfondo di grandi dimensioni. Esempio: la luna ci appare relativamente opaca quando è visibile nel tardo pomeriggio mentre ci risulta piuttosto tersa sullo sfondo di uno scuro cielo notturno. La grandezza della sensazione evocata da uno stimolo è proporzionale al numero di JND sopra la soglia assoluta. S = K log (I) S= intensità della sensazione K= costante di Weber Log(1)= logaritmo dell'intensità dello stimolo Ciò significa che, all'aumento in progressione geometrica dello stimolo, corrisponde un aumento in progressione aritmetica della sensazione. 12 - Psicologia Generale - Il fenomeno appena descritto è chiamato immagine residua: avviene perché l’attività nella retina continua anche quando non si sta più fissando l’immagine iniziale. Tuttavia questo prova anche che la teoria tricromatica non spiega completamente la vista del colore. Perché i colori dell'immagine residua risultano diversi da quelli originali? 2. Secondo la TEORIA DEI PROCESSI OPPONENTI DI COLORE le cellule ricettive sono legate a coppie e lavorano in opposizione l’una all'altra. Nello specifico, esistono accoppiamenti giallo-blu, rosso-verde e bianco- nero. INVIARE IL MESSAGGIO DALL’OCCHIO AL CERVELLO I FOTORECETTORI (coni e bastoncelli) vengono colpiti dall’onda elettromagnetica, alcune sostanze chimiche cambiano di composizione e innescano una risposta neurale, che poi è trasmessa ad altre cellule nervose all’interno della retina, chiamate cellule bipolari e cellule del ganglion: * Le CELLULE BIPOLARI ricevono le informazioni direttamente da bastoncelli e coni e comunicano tale informazione alle cellule del ganglion. * Le CELLULE DEL GANGLION raccolgono e sintetizzano l'informazione visiva, che viene quindi fatta partire dal retro del bulbo oculare e inviata al cervello attraverso una fascia di assoni gangliari chiamata nervo ottico. Il chiasma ottico rappresenta il punto di congiunzione tra i due nervi ottici (sinistro e destro), dove si incrociano prima di iniziare la strada verso il cervello. L’Area Visiva Primaria (BA 17) è situata nel lobo occipitale, in corrispondenza della scissura calcarina. Le rappresentazioni dei campi visivi sono incrociate. Qui avviene l'estrazione delle caratteristiche. Nelle cortecce visive ci sono cellule specializzate per la detezione di linee orientate in un certo modo, ...oppure di altre caratteristiche specifico dello stimolo, che vengono processate in parallelo. Quindi: * Alcune cellule sono attivate unicamente da linee di particolare spessore, forma o orientamento. Altre cellule sono attivate unicamente da stimoli di movimento piuttosto che statici. * Inoltre, aree diverse del cervello sono coinvolte nella percezione di specifici tipi di stimoli, presentando distinzioni tra la percezione di volti, gatti, e stimoli inanimati. L’integrazione degli stimoli visivi da parte del cervello avviene a più livelli contemporaneamente. Attualmente sono state codificate circa 30 aree corticali visive, organizzate secondo 2 VIE VISIVE DISTINTE: * La VIA VISIVA DORSALE: collega tra loro l’area visiva primaria nel lobo occipitale con aree del lobo parietale. Analizza la posizione degli oggetti nello spazio (dove è un oggetto). Lesioni alla via dorsale possono causare atassia ottica: i pazienti che ne soffrono commettono errori di direzione e prensione quando muovono gli arti superiori e/o gli occhi sugli oggetti del campo visivo. * La VIA VISIVA VENTRALE: collega l’area visiva primaria nel lobo occipitale con regioni del lobo temporale. È dedicata alla percezione degli attributi di un oggetto (forma, dimensione, orientamento) utili per il suo riconoscimento (cosa è un oggetto). Dedicata alla percezione degli attributi di un oggetto, quali la forma, la dimensione e l’ orientamento utili per il suo riconoscimento (cosa è un oggetto). Il danneggiamento della via ventrale causa agnosia visiva, cioè determina l'incapacità di riconoscere volti di familiari, ma anche di discriminare consapevolmente forma, dimensione e orientamento di un oggetto. 15 - Psicologia Generale - Con il termine via si indica un insieme di regioni cerebrali disposte in successione e tra loro connesse. Le due vie lavorano in modo indipendente ma complementare e dal loro lavoro congiunto dipende la consapevolezza di ciò che si vede e il controllo dell’azione. UDITO La posizione delle orecchie esterne sui due lati della testa ci aiuta nella localizzazione del suono, il processo attraverso cui identifichiamo la direzione di provenienza di un suono. Il SUONO è il movimento di molecole dell’aria provocato da una fonte di vibrazione. Entra dall'orecchio esterno, procede all’interno del condotto uditivo e arriva fino al timpano. Il TIMPANO è una membrana che vibra al passaggio del suono. Queste vibrazioni sono poi trasferite all'orecchio medio, una piccola cavità che contiene al suo interno tre piccole ossa (staffa, martello e incudine) che trasmettono le vibrazioni alla finestra ovale, sottile membrana che porta all'orecchio interno. L’orecchio interno è quell’area dell’ orecchio che trasforma il suono in energia nervosa da inviare al cervello. Contiene anche gli organi che permettono di localizzare la posizione del corpo e muoversi nello spazio. Quando il suono raggiunge l'orecchio interno si trasferisce nella COCLEA: tubo a forma di spirale d’ aspetto simile a quello di una chiocciola, contenente un fluido capace di vibrare in risposta al suono. Dentro la coclea c'è la MEMBRANA BASILARE; struttura che attraversa la parte centrale della coclea dividendola in una cavità superiore e una inferiore. La membrana basilare è ricoperta di CELLULE CILIATE: se mosse dalle vibrazioni che entrano nella coclea, inviano un messaggio neurale al cervello. Aspetti fisici del suono sono: *. La FREQUENZA: è il numero di vibrazioni complete che avviene in un secondo. *. Il PITCH: ovvero il tono, caratteristica che rende il suono alto o basso. *. L’AMPIEZZA: caratteristica delle forme d’onda che permette di distinguere tra suoni percepiti con un volume forte e debole. Viene misurato in decibel. Siccome abbiamo due orecchie, il suono arriva prima a una delle due e ci permette di localizzare la fonte. La testa agisce come barriera parziale (localizzazione del suono). 2 sono le TEORIE del suono: 1. TEORIA DELL’ONDA VIAGGIANTE: secondo la quale aree diverse della membrana basilare rispondono a diversi tipi di frequenze. 2. TEORIA DELLA DISCRIMINAZIONE IN FREQUENZA: secondo la quale l’intera superficie della membrana funge da microfono vibrando completamente in risposta a un suono. Molte delle strutture presenti nell'orecchio sono legate al nostro senso di equilibrio: * I CANALI SEMICIRCOLARI dell’orecchio interno consistono in tre tubicini contenenti un liquido che si sposta al loro interno quando la testa si muove, segnalandone il movimento rotatorio o angolare al cervello. * Gli QTOLITI sono cristalli che segnalano movimenti avanti, indietro, su e giù, insieme alla forza di gravità. OLFATTO 16 - Psicologia Generale - L’ olfatto è in grado di: * discernere tra più di 10.000 diversi odori * identificare il sesso dall'odore *evocarericordì. Il senso dell’ olfatto è attivato nel momento in cui le molecole di una sostanza entrano nel canale nasale e incontrano le cellule olfattive. Attraverso le fibre nervose il segnale arriva nel bulbo olfattivo, posto sotto i lobi frontali e connesso con la corteccia olfattiva. IL GUSTO È il senso che permette la valutazione qualitativa di una sostanza in base al sapore. Il senso del gusto coinvolge cellule ricettive che rispondono a 4 qualità di stimoli base: dolce, acido, salato e amaro. Le cellule ricettive sono le papille gustative, sono circa 10.000 e sono distribuite tra lingua e altre parti di bocca e gola. Il senso del gusto varia da un individuo all’altro. Possiamo distinguere: * Supertasters: “super gustatori”, individui altamente sensibili al gusto * Nontasters: “non gustatori”, quasi insensibili a questo senso. IL TATTO Su ogni cm di pelle ci sono 130 recettori tattili di diverso tipo. Le sensibilità somatiche vengono divise in 3 TIPL * Meccanocettive: sollecitazioni meccaniche dei tessuti corporei (pressione, solletico...). * Termiche: caldo/freddo. * Dolorifiche: evocate da qualunque fattore che danneggi i tessuti. Il DOLORE è la risposta a una grande varietà di tipi di stimoli. Costituisce per l'organismo un meccanismo di difesa (ha una funzione evolutiva di protezione) ed è largamente influenzato da fattori estranei all'intensità dello stimolo doloroso, legati alla valutazione emotiva. Secondo la TEORIA DEL GATE CONTROL recettori nervosi specifici a livello del midollo spinale sono collegati a determinate aree del cervello legate al senso del dolore. Quando i recettori sono attivati da un infortunio o da un problema in una parte del corpo, una sorta di “cancello” per il cervello viene aperto, permettendo di sperimentare la sensazione di dolore. Il cancello può essere chiuso in 2 MODI: * Competizione di stimoli: altri impulsi possono riempire i condotti nervosi legati al dolore distribuiti nel cervello. In questo caso, stimoli diversi da quelli del dolore competono e talvolta rimpiazzano il messaggio neurale del dolore, ostruendo cosi lo stimolo del dolore. * Fattori psicologici: a seconda delle emozioni provate dall’individuo in questione, della sua interpretazione degli eventi, o delle sue esperienze precedenti, il cervello può chiudere il cancello mandando un messaggio attraverso il midollo spinale a una parte infortunata del corpo producendo così sollievo o riduzione del dolore. Un metodo per ridurre il dolore è quello della distrazione; per esempio, i soldati Americani feriti riportano una riduzione del dolore e un aumento del comfort durante le medicazioni se contemporaneamente alle procedure mediche vengono sottoposti a una sessione di Realtà Virtuale nell'ambiente Snow World. 17 - Psicologia Generale - Le illusioni ottiche rappresentano la discrepanza tra l’oggetto fisico e fenomenico. * Lillusione Muller-Lyer; nonostante le due linee che vengono presentate siano della stessa lunghezza, una delle due sembra più lunga. * Lillusione di Poggendorf. illusione visiva ottico-geometrica. La realtà che noi percepiamo non è una copia esatta della realtà fisica ma il risultato di un processo psicofisico detto catena psicofisica. Immaginiamo questa catena per la percezione visiva come il collegamento di tre tipi di entità: gli oggetti fisici, le immagini e gli oggetti percepiti (percetti). * Stimolo fisico o distale; stimolo fisico, così come è nella realtà. * Stimolo prossimale: risposta dei nostri recettori (es. immagine retinica). * Percetto: a livello cerebrale i processi di elaborazione degli stimoli nervosi provenienti dai recettori si verifica il riconoscimento dei fenomeni della realtà. INDETERMINAZIONE DELL’'INFORMAZIONE OTTICA E LA COSTANZA PERCETTIVA Il cervello non ha mai accesso diretto alla realtà fisica (stimolo distale), ma attraverso le successive modificazioni fisiologiche eseguite dalla stimolazione prossimale. L’informazione che i nostri recettori filtrano e selezionano è quindi parzialmente indeterminata. Il cervello deve quindi avere dei criteri di organizzazione che consentono di ricostruire una rappresentazione il più possibile vicino al vero. La COSTANZA PERCETTIVA è il fenomeno per cui gli oggetti fisici vengono percepiti come invariabili e dotati di stabilità nonostante lo stimolo prossimale cambi continuamente (grandezza, forma, movimento) Es. Amico che si allontana. Le costanze percettive sono falsificazioni dell'ipotesi della costanza che presuppone un rapporto costante tra stimolo prossimale e percetto. COSTANZA DI GRANDEZZA Secondo la LEGGE DI EUCLIDE; la grandezza dell'immagine retinica è inversamente proporzionale alla distanza dell’immagine dall’occhio. Quindi: la grandezza percepita corrisponde all’ampiezza dell'angolo ottico sotteso dall'oggetto. Tuttavia. ... Noi riteniamo che gli oggetti lontani abbiano la stessa grandezza di quelli vicini...... Per spiegare questo fenomeno occorre considerare che noi teniamo conto non solo delle informazioni ottiche (immagine retinica) ma anche delle informazioni presenti nell'ambiente relative alla distanza dell’oggetto da noi. Questa relazione tra distanza e grandezza viene espressa dalla LEGGE DI EMMERT, secondo la quale, tenendo costante l’ angolo ottico, a distanze maggiori corrispondono grandezze maggiori. 20 - Psicologia Generale - Holway e Boring hanno indagato quando e in quali condizioni predomina la costanza percettiva e quando invece predomina l’immagine retinica secondo la legge di Euclide: hanno scoperto che in normali condizioni di visione binoculare e monoculare prevale la costanza percettiva, mentre in condizioni di assenza di riferimenti di contesto e visione monoculare prevale l'ipotesi della costanza. COSTANZA DI FORMA È la tendenza ad attribuire agli oggetti la medesima forma nonostante le diverse forme che essi proiettano sulla retina. Contribuisce al mantenimento della costanza di forma la prospettiva tissurale. Esempio: abbiamo un quadrato A., un trapezio B., un trapezio C con diversi gradi di inclinazione e contenenti delle righe. In base alla prospettiva tissurale, i trapezi B e C contengono il medesimo numero di righe contenute in A, nonostante il diverso grado di inclinazione. COSTRUIRE LA NOSTRA VISIONE DEL MONDO Le LEGGI DELL’ORGANIZZAZIONE spiegano come organizziamo le informazioni in un’unità percettiva di senso compiuto. Queste leggi vengono detto gestaltiche, perché si fondano su il principio che il tutto è più della somma delle singole parti. Quindi l’unità percettiva non dipende dalle caratteristiche dei singoli elementi bensì dall’organizzazione totale della configurazione (proprietà del tutto o Gestalt). LA SEGMENTAZIONE DEL CAMPO VISIVO Wertheimer definì “principi di base figurale” quei fattori che favoriscono il raggruppamento o l'unificazione degli elementi percettivi in un insieme unitario dotato di senso. I PRINCIPI validi per gli stimoli visivi e auditivi sono: * Vicinanza: a parità di altre condizioni si unificano elementi prossimi. La vicinanza spaziale o temporale degli elementi può indurre la mente a considerarli come un tutto unitario. * Somiglianza: a parità di altre condizioni si unificano elementi simili. La mente raggruppa elementi simili tra loro in una unità. La somiglianza può dipendere da caratteristiche diverse, come grandezza, forma, colore o luminosità. * Chiusura; le linee che delimitano una regione chiusa tendono a unificarsi. A parità di altre condizioni, elementi figurali chiusi o che tendono a chiudersi vengono percepiti come appartenenti alla stessa unità figurale. * Continuità: a parità di altre condizioni si unificano le linee caratterizzate da continuità di orientamento spaziale o motorio. * Pregnanza: a parità di altre condizioni vengono privilegiati insiemi di stimoli caratterizzati da semplicità, simmetria e regolarità. 21 - Psicologia Generale - LA RELAZIONE FIGURA-SFONDO Di solito, noi distinguiamo una figura e uno sfondo, ossia il contorno tra due regioni appare come il bordo di una superficie che occlude un’altra. Rubin (1915): “Non c’è figura senza sfondo”. La prima segmentazione del flusso delle stimolazioni consiste nell’articolazione figura-sfondo. Rispetto allo sfondo (amorfo e indeterminato) la figura ha: «una forma «un contorno * un’estensione definita * apparein risalto Quindi, i diversi FATTORI ISOLABILI che consentono di far emergere una figura rispetto allo sfondo sono: *Inclusion liventa figura la regione inclusa. * Convessità; diventa figura la regione convessa rispetto a quella concava. * Arearelativa: diventa figura la regione di area minore. * Orientamento: diventano figure le regioni i cui assi intrinseci sono allineati con le direzioni principali dello spazio percepito, verticale e orizzontale. * Simmetria; diventano figure le regioni a simmetria bilaterale rispetto a un asse. Quando questi principi non riescono a dominare ci troviamo in presenza delle FIGURE REVERSIBILI, ovvero figure in cui si ha una inversione sistematica tra figura e sfondo. 22 - Psicologia Generale - TEORIE SULLA PERCEZIONE Stadio primario della percezione è quello in cui hanno luogo i processi visivi primari che hanno il compito di individuare e descrivere le caratteristiche fisiche dello stimolo e di farne emergere l’oggetto strutturato. Lo stadio secondario viene anche definito di elaborazione cognitiva ed è quello in cui mediante il ricorso e il confronto con le conoscenze in memoria, consente il riconoscimento e l'attribuzione di un significato. Le MODALITÀ con le quali avviene il confronto possono essere top-down o bottom- up. * Nell’_elaborazione top-down la percezione è guidata da un alto livello di conoscenza, da esperienza pregressa, aspettativa e motivazione. Ci consente di utilizzare la nostra esperienza nell’affrontare la percezione. È spiegata dall’importanza del contesto nel determinare la nostra percezione degli oggetti. * L’ elaborazione bottom-up consiste nel riconoscere ed elaborare informazioni che riguardano le singole componenti degli stimoli. Questa elaborazione ci permette di elaborare le caratteristiche fondamentali dello stimolo. I due tipi di elaborazione avvengono simultaneamente e interagiscono tra di loro nella percezione del mondo che ci circonda. La scuola della Gestalt sostiene che la percezione è un processo primario e immediato come risultante dell’organizzazione interna delle forze che si vengono a creare fra le diverse componenti di uno stimolo. In questo senso il processo è top-down. Secondo Gibson la percezione consiste nella capacità di cogliere le informazioni già contenute nello stimolo medesimo. La stimolazione offre un ordine intrinseco grazie a una precisa distribuzione spaziale e temporale di disponibilità, chiamate affordances. Il soggetto deve limitarsi a cogliere queste informazioni percettive (approccio ecologico). Secondo la teoria dello psicologo cognitivista Marr la percezione avviene mediante l'applicazione di 2 SCHEMI: * lo schema grezzo originario: è formato da linee, punti e barre sulla base degli scarti di luminosità dell'immagine, ordinati in maniera gerarchica. Il sistema percettivo funziona sulla base del riconoscimento e della registrazione delle frequenze spaziali procedendo in maniera ordinale (dalle frequenze più basse alle frequenze più alte) secondo un sistema computazionale. * lo schemaa due dimensioni e mezzo: completa la prima rilevazione traducendo le informazioni in rilevazioni della profondità. L’ANALISI DELLE CARATTERISTICHE ESSENZIALI prende in considerazione il modo in cui percepiamo una forma, un pattern, un oggetto o una scena reagendo prima di tutto alle singole parti che lo compongono. È solo successivamente che utilizziamo queste componenti per comprendere la natura completa di ciò che stiamo percependo. QUINDI Quando ci troviamo di fronte ad uno stimolo il sistema di elaborazione percettiva del cervello risponde inizialmente alle parti che lo compongono. Ciascuna di queste parti è poi confrontata con le informazioni riguardo a parti memorizzate precedentemente. Quando le parti che incontriamo corrispondono ad altre precedentemente conosciute, il nostro cervello le riconosce e siamo in grado di identificare lo stimolo. La psicologa Anne Treisman invece sostiene che la percezione di un oggetto è meglio compresa nei termini di un processo a 2 FASI; * Automatica: nella prima fase ci concentriamo sulle caratteristiche fisiche di uno stimolo (dimensione, forma, colore...). Questa fase avviene in modo inconscio. 25 - Psicologia Generale - * Processo controllato dell’attenzione: in questa seconda fase prendiamo in esame le caratteristiche salienti di un oggetto, scegliendo e facendo emergere caratteristiche che prima erano considerate separatamente. Esempio: due foto rovesciate della Mona Lisa. Se le osserviamo la nostra prima impressione è probabilmente che siamo di fronte a due foto simili. Se le osserviamo dal verso giusto, noteremo che una delle due ha dei tratti deformati. Seguendo la Treisman, la nostra scansione iniziale delle fotografie avviene a uno stadio automatico, quando invece le osserviamo da diritte, procediamo immediatamente alla fase del processo controllato dell'attenzione, nel quale siamo in grado di considerare la natura effettiva degli stimoli con più attenzione. Capitolo 5 APPRENDIMENTO IL CONDIZIONAMENTO CLASSICO L’apprendimento è un CAMBIAMENTO relativamente permanente determinato dalla propria esperienza, ossia dall'insieme delle competenze e conoscenze acquisite in passato. Un cambiamento di prestazione non implica necessariamente un apprendimento: * Alcuni cambiamenti del comportamento o della prestazione si realizzano attraverso la maturazione, ossia sono dovuti alla maturazione di sistemi biologici e cognitivi (“natura”). 26 - Psicologia Generale - * Altri cambiamenti sono dovuti ad una diminuzione della prestazione causate dall’affaticamento o dalla mancanza di energia. I FONDAMENTI DEL CONDIZIONAMENTO CLASSICO Pavlov (1849-1936) scoprì il meccanismo del condizionamento classico, ovvero l'apprendimento altro non è che una involontaria associazione tra stimolo e risposta! Pavlov non era interessato a fare ricerca in psicologia. L'idea di condizionamento sorse per caso, quando riscontrò un fenomeno curiosi il cane iniziava a salivare e a produrre succhi gastrici prima che venisse ingerito cibo, appena vedeva lo sperimentatore. Per dimostrare e analizzare il condizionamento classico, Pavlov condusse una serie di esperimenti. In uno di essi, collegò un tubicino alla ghiandola salivare di un cane: questa disposizione sperimentale gli avrebbe permesso di misurare con notevole precisione la quantità di saliva prodotta dal cane alla presentazione di stimoli differenti. Poi suonò un campanello e, qualche secondo dopo, presentò la carne al cane. Questo accoppiamento avvenne ripetutamente e fu programmato accuratamente in modo che ogni volta trascorresse lo stesso intervallo di tempo tra la presentazione del suono e la presentazione della carne. All’inizio il cane salivava soltanto quando gli veniva presentata la carne, ma cominciò presto a salivare al suono del campanello. Anche quando Pavlov cessava di presentare la carne al cane, questo continuava a salivare dopo aver udito il suon cane era stato condizionato classicamente a salivare al suono del campanello. Il PROCESSO FONDAMENTALE DI CONDIZIONAMENTO CLASSICO è il seguente: 1. Prima del condizionamento il suono del campanello non provoca salivazione; di conseguenza il suono del campanello è uno stimolo neutro. Per contro, la came provoca naturalmente salivazione; di conseguenza la came è uno stimolo incondizionato e la salivazione è una risposta incondizionata. * STIMOLO NEUTRO: stimolo che, prima del condizionamento, non causa naturalmente la risposta di interesse. *. STIMOLO INCONDIZIONATO (81): stimolo che provoca naturalmente una particolare risposta senza dover essere appreso. * RISPOSTA INCONDIZIONATA (RI): risposta che è naturale e non richiede addestramento. 2. Durante il condizionamento, il campanello viene suonato immediatamente prima della presentazione della came. 3. Alla fine, il solo suono del campanello provoca salivazione. Ora possiamo dire che è stato effettuato il condizionamento; lo stimolo precedente neutro costituito dal suono del campanello è considerato ora uno stimolo condizionato che evoca la risposta condizionata della salivazione, * STIMOLO CONDIZIONATO (SC): stimolo precedentemente neutro che è stato accoppiato a uno stimolo incondizionato per evocare una risposta precedentemente causata soltanto dallo stimolo incondizionato. * RISPOSTA CONDIZIONATA (RC): risposta che, dopo il condizionamento, fa seguito a uno stimolo precedentemente neutro. Si scoprì presto che i principi del condizionamento classico spiegavano molti aspetti del comportamento umano quotidiano. Ripensiamo all'esempio precedente di come le persone possano provare i morsi della fame alla vista dell’insegna luminosa della pizzeria preferita. La causa di questa reazione è il condizionamento classico: l'insegna, precedentemente neutra, è diventata associata al cibo all’interno della pizzeria (lo stimolo incondizionato), facendo sì che l'insegna diventasse uno stimolo condizionato che evoca la risposta condizionata della fame. 27 - Psicologia Generale - Il programma di rinforzo intermittente è definito sulla base del parametro che regola l’intermittenza. Per cui possiamo avere programmi che considerano il numero di risposte emesse prima che venga somministrato il rinforzo, detti programmi a rapporto fisso e variabile, e programmi che considerano l'intervallo di tempo che trascorre prima che sia fornito il rinforzo, detti programmi a intervallo fisso e variabile. * Programma a rapporto fisso; programma con cui il rinforzo viene somministrato soltanto dopo che è stato emesso un numero specifico di risposte. Ogni risposta è seguita da una breve pausa. Rapporto Fisso: dopo un numero fisso di comportamenti. Esempio: un ratto potrebbe ricevere una pallina di cibo ogni decima volta che ha premuto una leva. * Programma a rapporto variabile: programma con cui il rinforzo viene somministrato dopo un numero variabile, anziché dopo un numero fisso, di risposte. Le risposte vengono emesse a una frequenza elevata costante. Rapporto Variabile: dopo un numero variabile di comportamenti. Esempio: lavoro di un venditore telefonico. * Programma aintervallo fisso: programma che fornisce un rinforzo per una risposta soltanto dopo che è trascorso un intervallo di tempo fisso, con la conseguenza che i tassi complessivi di risposta sono relativamente bassi. Ogni risposta è seguita tipicamente da una lunga pausa. Intervallo fisso: ogni secondo o minuto. Esempio: se gli intervalli di tempo tra gli esami sono lunghi, gli studenti riducono spesso al minimo lo studio finché non si avvicina il momento dell’esame. Immediatamente prima dell'esame gli studenti cominciano a prepararsi intensamente, segnalando un rapido aumento della frequenza della loro risposta di studio. Immediatamente dopo l’ esame la frequenza di risposta diminuisce rapidamente e pochi studenti aprono un libro il giorno dopo un esame. * Programma aintervallo variabile: programma con cui l’intervallo di tempo tra rinforzi consecutivi varia attorno a una media invece di essere fisso. Le risposte vengono emesse a una frequenza costante. Intervallo variabile: dopo un numero variabile di secondi o minuti. Esempio: un professore presenta ai suoi allievi quiz a sorpresa a una frequenza che varia da 1 ogni 3 giorni a 1 ogni 3 settimane, con una media di 1 ogni 2 settimane. All’inizio, quando si deve instaurare l’apprendimento è più efficace il programma continuo. Quando l’apprendimento è ottenuto, si mantiene bene grazie al programma intermittente. Il processo con cui le persone apprendono a discriminare gli stimoli è noto come addestramento al controllo degli. stimoli, durante il quale un comportamento viene rinforzato in presenza di uno stimolo specifico, ma non in sua assenza. Uno stimolo discriminativo segnala la probabilità che una risposta sia seguita da un rinforzo. Abbiamo poi il fenomeno della generalizzazione dello stimolo in cui un organismo apprende una risposta a uno stimolo e poi presenta la stessa risposta a stimoli lievemente diversi. A volte può avere conseguenze negative, come 30 - Psicologia Generale - avviene quando le persone si comportano negativamente verso tutti imembri di un gruppo etnico perché hanno avuto un’esperienza spiacevole con un membro di quel gruppo (pregiudizio). Come è possibile condizionare un’azione che non si potrà verificare _in_maniera casuale (poiché non fa parte del repertorio specie-specifico dell'individuo)? Il MODELLAMENTO è il processo di insegnamento di un comportamento complesso mediante la ricompensa di approssimazioni sempre più vicine al comportamento desiderato. 1. Si comincia con il rinforzare qualsiasi comportamento che sia simile a quello che si vuole che la persona apprenda. 2. Poi sirinforzano soltanto le risposte che sono più vicine al comportamento che si vuole insegnare. 3. Infine si rinforza soltanto la risposta desiderata. Il modellamento permette anche agli animali di apprendere risposte complesse che non sarebbero mai naturali: dai leoni che saltano nei cerchi ai delfini che salvano i subacquei che si sono persi in mare. Es: per ottenere che il delfino salti nel cerchio si darà il rinforzo prima quando ci si avvicina, poi quando ci gira intorno, poi quando salta vicino al cerchio, e infine quando salta dentro il cerchio. La MODIFICAZIONE DEL COMPORTAMENTO è la tecnica formalizzata per aumentare la frequenza dei comportamenti desiderati e diminuire quella dei comportamenti indesiderati. Le FASI: 1. Identificare le mete e i comportamenti obiettivo (target) il primo passo è dunque quello di definire il comportamento desiderato. Le mete devono essere enunciate in termini osservabili e condurre a obiettivi specifici (target). 2. Progettare un sistema di registrazione dei dati e registrare i dati preliminari: per determinare se il comportamento si sia modificato si devono raccogliere i dati prima che sia stato apportato un qualsiasi cambiamento alla situazione. Queste informazioni forniscono un punto di partenza rispetto al quale potranno essere misurate le modificazioni future. 3. Scegliere una strategia di modificazione del comportamento; si usa di norma un “pacchetto” di trattamenti (es. impiego sistematico del rinforzo positivo del comportamento desiderato come l'elogio verbale, il cibo...) ed ha una importanza critica scegliere i rinforzatori appropriati. 4. Attuare il programma; va fatto in modo coerente, accertandosi di rinforzare il comportamento che si desidera rinforzare. 5. Compilare resoconti accurati dopo che il programma è stato attiato: è importante monitorare i comportamenti target. 6. Valutare e modificare il programma in corso; si dovrebbero confrontare i risultati del programma con i dati di base misurati prima della sua attuazione per determinare l'efficacia. - Psicologia Generale - APPROCCI COGNITIVO-SOCIALI AL'APPRENDIMENTO Alcuni psicologi considerano l’ apprendimento in termini dei processi di pensiero, o cognizioni, su cui esso si basa, un approccio noto come teoria dell’ apprendimento cognitivo- sociale. APPRENDIMENTO LATENTE I dati a conferma dell'importanza dei processi cognitivi sono offerti da una serie di esperimenti sugli animali che hanno rivelato un tipo di apprendimento cognitivo-sociale detto apprendimento latente. Si tratta di un apprendimento in cui un nuovo comportamento viene acquisito, ma non viene manifestato finché non è somministrato qualche incentivo per presentarlo. Quindi l’apprendimento latente avviene senza rinforzo. Tolman (1930) rifiuta la visione di apprendimento automatico, mediato dalla relazione stimolo-risposta, ma ritiene che tra la presentazione dello stimolo e l'emissione della risposta nel soggetto si verifichino una serie di operazioni mentali. Nasce il concetto di RAPPRESENTAZIONE MENTALE. Nel tentativo di dimostrare sperimentalmente l'apprendimento latente, i ricercatori hanno fatto un esperimento con dei ratti. I ratti vengono immessi nel labirinto ed iniziano a esplorare il percorso in cerca del cibo. 1. Primo gruppo: un gruppo di ratti vaga nel labirinto 1 volta al giorno per 12 giorni senza ricevere mai una ricompensa. I ratti ovviamente commettevano molti errori e impiegavano un intervallo di tempo relativamente lungo per raggiungere la fine del labirinto. 2. Secondo gruppo: un secondo gruppo riceveva sempre cibo alla fine del labirinto. Non è sorprendente che i ratti apprendessero a correre velocemente e direttamente alla mangiatoria, commettendo pochi errori. 3. Terzo gruppo: un terzo gruppo di ratti partiva dalla stessa situazione da cui partivano i ratti non ricompensati, ma soltanto nei primi 10 giorni. L’undicesimo giorno veniva introdotta una manipolazione sperimentale critica: da questo momento in poi, i ratti di questo gruppo ricevevano cibo quando raggiungevano l’uscita del labirinto. I risultati di questa manipolazione sono stati impressionanti: i ratti precedentemente non ricompensati, che prima erano sembrati vagare senza scopo, hanno presentato riduzioni così marcate del tempo di percorrenza e dei tassi di errore che la loro prestazione ha uguagliato quasi immediatamente quella del gruppo che aveva ricevuto ricompense fin dall'inizio. Secondo i teorici dell’apprendimento cognitivo-sociale, la riduzione degli errori indica che i ratti avevano sviluppato una mappa cognitiva del labirinto, ovvero una rappresentazione mentale delle posizioni e delle direzioni spaziali. Semplicemente non presentavano mai il loro apprendimento latente finché non veniva offerto loro il rinforzo. 32 - Psicologia Generale - Magazzino di memoria iniziale, temporaneo, che immagazzina le informazioni, soltanto per qualche secondo (oblio tipicamente dopo un secondo). Le informazioni vengono registrate dalla memoria sensoriale di una persona come una replica esatta dello stimolo. Esistono 2 tipi di memoria sensoriale: * Memoria iconica: immagazzina le informazioni provenienti dal sistema visivo. * Memoria ecoica: immagazzina le informazioni acustiche provenienti dal sistema uditivo. Esperimento di Sperling: condusse un esperimento in cui veniva emesso un suono alto, un suono intermedio e un suono basso immediatamente dopo che un soggetto era stato esposto alla configurazione completa di una serie di lettere. I soggetti erano invitati a riferire le lettere nella riga più alta se veniva emesso un suono alto e così via. Poiché il suono veniva emesso dopo l’esposizione, i soggetti dovevano far affidamento sulla propria memoria per riferire la riga corretta. Emerse la stessa accuratezza nella rievocazione delle lettere a prescindere dalla riga chiesta (per tempi ® 0,2 sec) 2. MEMORIA A BREVE TERMINE Magazzino di memoria che immagazzina le informazioni per 15-25 secondi, in base al loro significato invece che come semplici stimoli sensoriali. La quantità specifica di informazioni che possono essere ritenute nella MBT, nota come Spam di memoria, è stata identificata con 7 insieme, o chunk, di informazioni, con variazioni in più o in meno di uno o due chunk. Tuttavia questo limite può essere superato se si ricorre alla tecnica del duinking, ovvero se si riuniscono le singole unità in gruppi. Es. n. telefono Reiterazione La reiterazione è una ripetizione di informazioni che sono entrate nella memoria a breve termine: * Lareiterazione ripetitiva trattiene le informazioni nella memoria a breve termine. * Lareiterazione elaborativa trasferisce le informazioni nella memoria a lungo termine. 3. MEMORIA A LUNGO TERMINE Magazzino di memoria dove vengono depositate tutte le conoscenze dell’individuo in modo relativamente permanente, ma può essere difficile recuperarle. Ha capacità illimitata. La memoria umana può contenere fino ad un quadrilione di informazioni (pari a 50.000 volte le opere complete di Shakespeare). Effetto di posizione seriale La capacità di rievocare le informazioni contenute in una lista dipende dalla posizione occupata da un item nella lista. Per esempio, si produce spesso un effetto di priorità (primacy) in cui gli item presentati prima in una lista vengono ricordati meglio. Esiste anche un effetto di recenza (recency) in cui gli item presentati tardi in una lista vengono ricordati meglio. La memoria a lungo termine è costituita da più com ponenti diversi, o moduli di memoria: *. DICHIARATIVA (esplicita): conoscenza relativa a fatti che possono essere acquisiti e che sono direttamente accessibili alla coscienza; è la memoria per le informazioni fattuali come nomi, volti, date...Si divide a sua volta in: Semantica; memoria per le conoscenze e i fatti generali riguardo al mondo, nonché per le regole della logica che sono usate per dedurre altri fatti. Insieme delle conoscenze relative ai significati e all’uso del linguaggio (es. cos'è una mela?). Episodica: memoria per i particolari biografici della nostra vita individuale. Insieme delle conoscenze biografiche e autobiografiche, connotate da coordinate spazio-temporali (es. dov'ero quando ho mangiato l’ultima mela?). 35 - Psicologia Generale - La memoria autobiografica è un tipo di memoria che si compone di informazioni relative alla vita e alla storia personale dell’individuo. Ha anch’essa una componente semantica (es. il nome della maestra delle elementari) e una episodica (es. vacanza estiva dell’ anno scorso/dove/quando). Le memorie autobiografiche sono i nostri ricordi di circostanze ed episodi della nostra vita. *. PROCEDURALE: è la memoria per le abilità e le abitudini, come andare in bicicletta. Conoscenza implicita, disponibile all'uso ma non direttamente accessibile alla coscienza (es. saper guidare l’ auto). MEMORIA PROSPETTICA Si riferisce all’insieme di informazioni che devono essere ricordate nel futuro. Può essere legata al fattore tempo o può essere legata ad un evento specifico. MEMORIA OLFATTIVA Ricordo evocativo e a contenuto emotivo. È difficile rievocare un odore. Il legame odore-evento è asimmetrico. MEMORIA FOTOGRAFICA Detta anche flash bulb memory: sono memorie incentrate su un evento specifico, importante o sorprendente, che sono così vivide da rappresentare un’istantanea dell’evento. Esempio: giorno della laurea, matrimonio, incidenti. Ovviamente le memorie fotografiche non contengono ogni particolare di una scena originale, e i particolari rievocati sono spesso inaccurati. PROCESSI COSTRUTTIVI NELLA MEMORIA: RICOSTRUZIONE DEL PASSATO I nostri ricordi rispecchiano PROCESSI COSTRUTTIVI, processi in cui le memorie sono influenzate dal significato che attribuiamo agli eventi. L’ipotesi che la memoria si basi su processi costruttivi fu proposta per la prima volta dallo psicologo inglese Frederic Charles Bartlett ipotizzò che le persone tendessero a ricordare le informazioni in termini di SCHEMI, corpi organizzati di informazioni immagazzinate nella memoria, che distorcono il modo in cui le nuove informazioni vengono interpretate, immagazzinate e rievocate. La nostra dipendenza dagli schemi significa che: * inostri ricordi sono spesso il risultato di una ricostruzione generale basata su esperienze precedenti; 36 - Psicologia Generale - * gli schemi si basano non soltanto su materiale specifico a cui le persone sono esposte, ma anche sulla loro comprensione della situazione, sulle loro aspettative riguardo alla situazione e sulla loro consapevolezza delle motivazioni alla base del comportamento degli altri. * Esempio: “telefono senza fili” in cui le informazioni prelevate dalla memoria vengono trasferite sequenzialmente da persona a persona. Succede spesso che il resoconto dell’ultima persona differisca dalla parola o da un disegno iniziale. APPROCCI ATTUALI ALLA MEMORIA: MEMORIA DI LAVORO Una memoria di lavoro (working memory) è un sistema per il mantenimento temporaneo e la manipolazione dell’informazione durante l'esecuzione di altri compiti cognitivi, come ad esempio la comprensione, il ragionamento, l'apprendimento. E possibile svolgere due compiti anche se sovraccarichiamo la Memoria a Breve Termine, ci vuole solo più tempo. Modello di Baddeley. La memoria di lavoro contiene un esecutivo centrale che interviene nel ragionamento e nel processo decisionale. Funziona più come un sistema attentivo che come un magazzino di memoria. L’esecutivo centrale coordina 3 DISTINTI SISTEMI DI IMMAGAZZINAMENTO e REITERAZIONE: * Il magazzino visivo; è specializzato in informazioni visive e spaziali (es. orientamento geografico, pianificare ed eseguire compiti spaziali. ..). * Il magazzino verbale/fonologico: è responsabile della ritenzione e manipolazione di informazioni attinenti al linguaggio, alle parole e ai numeri (es. imparare a leggere, comprendere il linguaggio, acquisire vocabolario...) * Ilbuffer episodico: contiene informazioni che rappresentano episodi o eventi. Coordina ed integra informazioni di domini diversi (visivo-spaziale-verbale) ed ha un collegamento con la MLT. Crea sinergia tra le informazioni e permette la creazione di una rappresentazione temporanea integrata. Costituisce un passaggio intermedio per l'apprendimento a lungo termine. Possiamo inoltre dire che il sistema esecutivo centrale: Coordina strategie di recupero; Indirizza attenzione selettiva; Attiva momentaneamente la memoria a lungo termine; Sopprime risposte automatiche. MODELLI ASSOCIATIVI DI MEMORIA (Collins e Luftus, 1975). Secondo i modelli associativi di memoria, la memoria è costituita da rappresentazioni mentali di informazioni interconnesse. Il pensiero su un concetto particolare attiva la rievocazione di concetti correlati. Esempio: la visione di un’ autopompa può attivare le nostre rievocazioni di altri tipi di veicoli di emergenza. L’attivazione di una memoria induce l’attivazione di memorie correlate in un processo noto come diffusione dell’attivazione. I modelli associativi di memoria aiutano a spiegare il priming, un fenomeno in cui l'esposizione a una parola o a un concetto (detto prime) facilita successivamente la rievocazione di informazioni correlate. Gli effetti di priming si producono anche quando le persone non hanno memoria conscia della parola o del concetto originale. Negli esperimenti di priming, i partecipanti vengono esposti rapidamente a uno stimolo (parola, oggetto, volto). La seconda fase dell’esperimento viene eseguita dopo che è trascorso un intervallo di tempo. Successivamente i partecipanti vengono esposti a informazioni percettive incomplete che sono correlate con il primo stimolo e vengono invitati a dire se lo riconoscono. Per esempio, il nuovo materiale può essere costituito da una parte di un volto che è 37 - Psicologia Generale - Il QUADRO COGNITIVO presenta: 1. Deficit della MEMORIA EPISODICA: Risultano patologici sia i processi di CODIFICA/ IMMAGAZZINAMENTO di nuove informazioni che i processi di RECUPERO differito. I pazienti non beneficiano di struttura/ organizzazione del materiale. I deficit della Memoria a Lungo Terminesi evidenziano sia su materiale verbale che spaziale. 2. Cosa è risparmiato.... Nella fase iniziale la memoria procedurale e la memoria a breve termine (verbale e spaziale). 3. Inoltre i pazienti mostrano deficit nelle seguenti aree cognitive: Deficit di linguaggio in denominazione, meno in comprensione. Deficit di attenzione sostenuta e shifting. Deficit delle abilità prassico-costruttive. COME POSSIAMO MIGLIORARE LA NOSTRA MEMORIA (SLIDE) Le MNEMOTECHNICHE: * Sono strategie che aiutano ad apprendere in maniera più efficace nuovo materiale * Agiscono sull’informazione organizzando il materiale in modo più significativo per la persona * Sono tecniche artificiali * Possono essere apprese, ma bisogna essere un po’ creativi (soggettività) * Devono essere allenate Ci sono diversi metodi che possono aiutare la nostra memoria: METODI VERBALI: come le rime, creazione di filastrocche per rendere più sensato materiale senza nessi logici. Permette di creare una struttura artificiale tra le parole e collegarle tra di loro; ma anche gli acronimi, parole in cui le lettere costituiscono l’iniziale di informazioni da memorizzare. Esempio di rima: 30 giorno ha novembre, con april, giugno e settembre... Esempio di acronimo: al mercato dobbiamo comprate patate, olio, ravanelli, arance P.O.R.T.A. Sempre per i metodi verbali troviamo gli acrostici, piccola storia o frase in cui le lettere iniziali di ciascuna parola richiamano alla memoria informazioni da ricordare. Es. Come Quando Fuori Piove, C'è poi la categorizzazione che prevede la suddivisione delle informazioni secondo il significato. Es. lista della spesa suddivisa per categoria di prodotti. Frutta: pere, mele banane, etc. Infine abbiamo la creazione di storie utile quando si devono ricordare tanti oggetti/concetti concreti! permette di ricordare gli item in sequenza! consiste nell’incorporare un item alla volta all’interno di una storiella dotata di significato. METODI VISIVI: Si basano sulla creazione di immagini mentali e sulla associazione tra immagini. Il richiamo dell'immagine funge da suggerimento per la parola o l'informazione ad essa collegata che si vuole ricordare. Il metodo dei loci (luoghi) veniva utilizzato da oratori romani per memorizzare parti differenti del discorso. I luoghi servono da punti di riferimento per immagini e associazioni - da ciò il detto in primo luogo. È utile per argomenti non correlati ed è basato sull’associazione (fantasiosa, bizzarra) di immagini. 40 - Psicologia Generale - Come si fa? Trovare una serie di luoghi familiari - Disegnare a mente la mappa decidendo una direzione di percorso - Dare un numero progressivo ai loci: es: 1. cassetta delle lettere 2. porta di ingresso 3. corridoio... - fare una passeggiata mentale lungo il percorso. C' è poi la tecnica della parola chiave, metodo misto che richiede l'utilizzo di una fase verbale e di una visiva. Utile nell’apprendimento di nomi stranieri e di nomi propri Es: RAIN = pioggia Fase verbale: individuo la parola: Rana Fase visiva: associo l’immagino della rana alla pioggia, che è la parola che voglio ricordare. Il RICONOSCIMENTO DI VOLTI è influenzato da 3 fattori: DISTINTIVITÀ: quanto una faccia è particolare all’interno di una determinata popolazione. FAMILIARITÀ: dimestichezza con un certo volto, dipende dalla frequenza di volte in cui lo abbiamo visto e dalla varietà delle situazioni. CONTESTO: ambiente in cui di solito si incontra una certa persona Ricordarsi il nome spesso è difficile perché spesso non sono associabili alla persona, non vengono ripetuti frequentemente e non sono facilmente trasform abili in immagini. Anche in questo caso ci sono diverse STRATEGIE: prestare molta attenzione al cognome ripeterlo più volte mentalmente memorizzare la prime lettere associare il nuovo cognome a uno già conosciuto pensare a una parola che faccia rima con il cognome dare un significato fare riferimento al contesto (se si tratta di un politico si cerca tra i nomi dei politici...) APPLICAZIONE AI COGNOMI: 1. cercare di cogliere nel viso e nel nome ciò che c'è di peculiare: cogliere o immaginare nel viso un elemento che interagisca con il cognome (es. Bellora, Ricci, Cortesi) e cercare di dare un significato al cognome e creare un'immagine mediatrice con la persona da ricordare (es. DalMASSO, LUMAZZA, PIANTAli, FAVAta). prima di decidere il tratto dominante osservare bene ogni lineamento (es. capelli, impressione generale del volto, naso, bocca, ...). Per quanto riguarda la MEMORIA DI TESTI è importante la comprensione; il lettore cerca di far corrispondere, e quindi integrare, le informazioni presenti nel testo con quelle che già possiede. Quindi si legge, si comprende e poi si memorizza. Esistono diverse tipologie di testi: Descrittivo; si concretizza nella forma della descrizione 41 - Psicologia Generale - * Argomentativo: riflessione su eventi, presentazioni e analisi di concetti. E costituito da diversi parti: problema, tesi, ragionamento giustificativo. * Narrativo: ordinamento sequenziale delle azioni; relazioni temporali tra gli eventi. Esempi: romanzo, favole Bisogna riorganizzare il testo nelle 3 PARTI che lo compongono: * Esordio * Fase centrale * scioglimento Si fa una scansione delle parti e una organizzazione sequenziale. Capitolo 7 PENSIERO LA CATEGORIZZAZIONE Categorizzare serve a semplificare le informazioni che la percezione fornisce al pensiero. I CONCETTI sono categorie di oggetti, eventi o persone con caratteristiche comuni tra loro mediante i quali organizziamo fenomeni complessi in forme più semplici. In particolare: * Semplificano il flusso percettivo e attraverso la categorizzazione, stabiliscono continuità tra esperienza presente, passata e azione futura. * Hanno una funzione inferenziale del non percepito: assegniamo a un oggetto molte delle caratteristiche del concetto a cui appartiene, incluse quelle che non sono direttamente percepite. * Orientano il nostro comportamento: ci aiutano a comprendere e pensare meglio il mondo e guidano il comportamento. TEORIA CNS: CARATTERISTICHE NECESSARIE e SUFFICIENTI Il concetto può essere descritto da un insieme di tratti definitori, cioè l'insieme delle Caratteristiche Necessarie e Sufficienti (CNS) per essere membro della categoria corrispondente al concetto. Es. NUBILE: donna & adulta & non sposata. Assumere che il concetto sia interamente scomponibile in un insieme di CNS implica che: 1. Nessun tratto può venire cancellato (criterio di necessità) 2. Nessun tratto può venire aggiunto (criterio di sufficienza). Inoltre, poiché tutti i tratti possiedono la stessa rilevanza, il concetto è dato da: * unelenco congiuntivo di tratti che si presenta come una lista non strutturata, priva di relazioni gerarchiche. * la definizione del concetto presenta confini di delimitazione netta. I modelli basati su attribuiti definitori sono detti anche reti semantiche (Collins e Quillan, 1969). 42 - Psicologia Generale - FORMATI DEL PENSIERO: PENSARE PAROLE E PENSARE IMMAGINI Il pensiero può assumere diverse forme di rappresentazione. Le forme di pensiero che andremo ad analizzare sono: il pensiero proporzionale; le immagini mentali; il pensiero procedurale; il pensiero narrativo. CONOSCENZA DICHIARATIVA E l'insieme delle conoscenze sul mondo disponibili in modo permanente nella memoria a lungo termine. * Riguarda “cosa” è un oggetto. * Raccoglie sia le conoscenze enciclopediche relative agli oggetti, sia le conoscenze categorizzate in concetti, classi e insiemi. * Comprende anche la conoscenza situazionale (che viene elaborata nella memoria di lavoro). * Svolge una funzione referenziale e predicativa: ci permette di denotare e predicare qualcosa riguardo a un oggetto e di porre queste informazioni in relazione tra loro. Le conoscenze dichiarative possono essere rappresentazioni proposizionali, ma anche immagini mentali. CONOSCENZA PROPOSIZIONALE Insieme delle conoscenze relative ai fatti. Al suo interno vengono distinte: * Conoscenza episodica: proposizioni relative ad esperienze o episodi accaduti nel passato, in cui sono rese esplicite le coordinate spazio-temporali. * Conoscenza semantica: proposizioni in cui non vengono considerate le coordinate spazio-temporali. IMMAGINI MENTALI Sono RAPPRESENTAZIONI MENTALI che producono nell’individuo un’esperienza simile al «vedere» in assenza dello stimolo visivo corrispondente, in cui l'oggetto o l'evento viene riprodotto in modo analogico e conservando proprietà spaziali. Non si tratta solo di rappresentazioni visive: tutte le attività sensoriali (visive, uditive, olfattive, gustative, tattili) producono immagini mentali corrispondenti (Paivio, 1971, 1975; Kosslyn e Shyn, 1994) Le immagini mentali sono molto importanti nello sport; molti atleti utilizzano le immagini mentali nell’allenamento. Giocatori di basket possono ricreare mentalmente la rappresentazione vivida e dettagliata del campo, il canestro, mentre fanno un lancio. È stato sperimentato che l’uso dell'immagine mentale può risultare efficace nel miglioramento della prestazione sportiva. L'esecuzione ideomotoria dell’azione favorisce sia i processi di perfezionamento sia quelli di stabilizzazione dell’esecuzione motoria, svolgendo una funzione allenante. L’imagery risulta fortemente associata alla prestazione sportiva (legame con neuroni mirror!) 45 - Psicologia Generale - Imagery debate: attività che comprende generare, esplorare e trasformare immagini mentali. Esistono 2 TEORIE: * Ipotesi proposizionale; secondo la quale l’unico formato del pensiero è proposizionale, simbolico e astratto. (Pylyshyn, 1973, 1981, 2003) L’attività immaginativa non si configura come un processo cognitivo autonomo. Le immagini mentali non hanno un ruolo funzionale: se presenti, indicano semplicemente che in quel momento è in atto un altro tipo di attività o processo. Il formato in cui vengono codificate tutte le informazioni provenienti dal mondo esterno, verbali e non verbali, è unico ed è proposizionale, simbolico e astratto. * Ipotesi analogica: Esistono due codici di elaborazione delle informazioni che operano insieme pur con competenze diverse: il codice proposizionale-linguistico ed il codice analogico. Quest'ultimo elabora gli input non linguistici e manipola informazioni figurali, spaziali e simil-percettive. TEORIA DEL DOPPIO CODICE La teoria del doppio codice di Allan Paivio ipotizza che esistano due diversi sottoinsiemi di codifica delle informazioni provenienti dal mondo esterno: 1. Codice verbale; ha come unità rappresentazionale di base i “logogeni”, ed è una struttura associativa di tipo sequenziale, 2. Codifica non verbale/immaginativa: ha come unità rappresentazionale di base gli “immageni” (che operano in modo sincrono, simultaneo) Per esempio: Gli individui possono rappresentarsi il loro studio o la stanza d’albergo in cui hanno trascorso le vacanze, mediante un’immagine e descriverli, anche se sono lontani da quegli ambienti. Ciò significa che i due sistemi sono interconnessi: la descrizione verbale di un oggetto può suscitare l’immagine corrispondente a ciò che è stato descritto e, a sua volta, un'immagine può suscitare la descrizione verbale di ciò che è stato immaginato. TEORIA DI KOSSLYN Kosslyn ha recensito una serie di esperimenti eseguiti nel suo laboratorio e volti a esplorare la relazione tra percezione e immaginazione. I soggetti dovevano memorizzare la mappa di un’isola nella quale erano contrassegnati differenti luoghi, in corrispondenza di un albero, una spiaggia, una capanna e così via. Questi luoghi si trovano a distanze diverse gli uni dagli altri. Il tempo necessario a passare da un luogo a un altro della mappa dipende dalla distanza reale di essi. I risultati di questo esperimento indicano che, per i luoghi effettivamente presenti sulla mappa, il tempo necessario per effettuare la scansione mentale fra due oggetti è proporzionale alla distanza reciproca tra questi oggetti nella mappa reale. La teoria è basata sull’analogia con i programmi grafici. L’immagine mentale è costituita da un livello superficiale e da un livello profondo. L'informazione è conservata in formato digitale nella memoria a lungo termine (rappresentazione profonda), ma viene dispiegata a mappa su uno schermo (visual buffer) formato da pixel nella memoria a breve termine (rappresentazione superficiale). La rappresentazione superficiale corrisponde alla forma delle immagini che appaiono nella nostra mente. La rappresentazione profonda fornisce i dati utilizzati per costruire l’immagine mentale superficiale. L’immagine mentale è una “mappa” che specifica la configurazione di punti nello spazio. IL PENSIERO NARRATIVO Modalità di funzionamento mentale caratterizzato dall'essere interpretativo ed episodico, poiché possiede un’organizzazione spazio-temporale e causale. 46 - Psicologia Generale - In particolare, due sono i tratti salienti del pensiero narrativo: * Dimensione interpretativa; svolge la funzione di mediazione tra l’ esperienza e colui che la narra. * Dimensione episodica; riguarda eventi, fatti ed episodi; per questo possiede un’organizzazione spazio-temporale e causale. Sulla dimensione interpretativa del pensiero narrativo si è soffermato l’approccio socio-culturale di Bruner, Il pensiero narrativo viene considerato una peculiare attività simbolica. Distingue 2 DIFFERENTI MODALITÀ DI PENSIERO, ognuna delle quali corrisponde ad una modalità diversa di organizzazione ed ordinamento dell’esperienza e di costruzione della realtà: * il pensiero paradigmatico o scientifico, finalizzato alla categorizzazione della realtà e alla semplificazione delle variabi è l'approccio all'esperienza che consente di classificare e ordinare fatti, idee ed eventi; * il pensiero narrativo, che si esprime nelle situazioni in cui i 1 soggetto cerca di comprendere la realtà che lo circonda, strutturando per sé un racconto, fatto di azioni, intenzionalità, vicissitudini; è plausibile e ragionevole e rappresenta un punto di vista unico. Bruner studia la capacità di narrare come dimensione fondamentale ed insopprimibile del pensiero umano e definisce il ruolo della narrazione autobiografica nella costruzione dell’identità soggettiva. Egli mette in evidenza l’importanza di analizzare il modo in cui l'individuo, attraverso una ricerca di significato, interpreta il suo mondo, i suoi simili e sé stesso. In ambito autobiografico la funzione narrativa agisce permettendo al soggetto di stilare un racconto, che non è la trascrizione oggettiva degli eventi occorsi nella propria esistenza ma uno scenario. Nel passaggio dalla memoria autobiografica, cioè dal ricordo degli eventi che hanno caratterizzato la sua storia personale, alla narrazione autobiografica, il soggetto è motivato a dare un senso agli avvenimenti, a stabilire nessi e relazioni coerenti tra la sua esperienza passata ed il suo modo di essere attuale. IL PENSIERO PROCEDURALE E la conoscenza che guida il nostro operare sul mondo e concerne l’uso funzionale degli oggetti e l’ acquisizione di procedure di azioni efficaci. E relativo al “come” fare. La sua acquisizione è lenta, perché richiede esperienza ed esercizio. Il termine procedurale illustra gli elementi che possono essere fatti rientrare in questo tipo di formato del pensiero: le conoscenze delle azioni necessarie perché sia possibile raggiungere un obiettivo prestabilito (procedure d’azione), unite a un’ abilità di pensiero in grado di gestirle (management). Schank e Abelson (1977) proposero gli “script’, come schemi contenenti sequenze organizzate di azioni stereotipali, per descrivere situazioni della vita di ogni giorno. Ogni script rappresenta le azioni tipiche che avvengono in uno scenario congiuntamente agli oggetti ed azioni che si incontrano in quel contesto (Es. script ristoranti : entrare, sedersi, ordinare, pagare, parlare. Gli script possono essere immaginati come organizzati gerarchicamente: goal generali (mangiare al ristorante), livello delle azioni intermedie (entrare, ordinare, uscire), azioni fondamentali (specifiche). IL RAGIONAMENTO Il ragionamento è la capacità di porre in relazione conoscenze e fare delle inferenze. 47 - Psicologia Generale - Differenze tra “buoni” e “cattivi” ragionatori potrebbero essere dovute a differenze nella capacità della memoria di lavoro. RAGIONAMENTO PRAGMATICO Schemi pragmatici di ragionamento: insiemi di regole astratte ma acquisite tramite l'esperienza concreta e relative ad azioni e scopi quotidiani Prendiamo come esempio il problema di selezione di Wason: ESEMPIO DI RAGIONAMENTO ASTRATTO * Ci sono 4 carte: 2 con una lettera e 2 con un numero * Le carte hanno un numero su un lato e una lettera sull'altro lato. * Lecarte sono state disegnate seguendo la regola:” Se su un lato c’è la lettera A, sull’ altro lato c’è il numero 2. * Compito dei soggetti è quello di indicare le carte che devono essere girate per determinare se la regola è vera 0 falsa. Scelta di A e 2 nel 60 — 75% Scelta di A e 5 nel 5-— 15% Una possibile spiegazione è che si tende a confermare le ipotesi “confirmation bias” e che il materiale astratto e non familiare (lettere e numeri) rende il problema più difficile. Ora prendiamo come ESEMPIO DI RAGIONAMENTO CONCRETO il problema della birra: anche in questo caso abbiamo 4 carte sulle quali troviamo scritto: birra, coca cola, 18, 16. L'affermazione è la seguente: se una persona beve birra deve essere maggiorenne. Quali carte devi girare per scoprire se la regola è rispettata? Il 90% delle persone sceglie le carte giuste BIRRA/16 Ipotesi: la difficoltà del problema dipende dalla familiarità con la regola RAGIONAMENTO INDUTTIVO È un tipo di ragionamento che parte dal particolare per arrivare al generale. Consente di individuare regolarità nei fatti e negli oggetti con cui abbiamo a che fare. Tali regolarità vengono poi generalizzate in ipotesi che applicate consentono di fare previsioni (corrette o meno) sull’ ambiente. La quasi totalità dei meccanismi induttivi si fonda su 2 FUNZIONI (che possono condurre anche a errore): * L’individuazione di regolarità: rintraccia regolarità (qualcosa che si ripete) o nell'ambiente o nel nostro patrimonio di conoscenze. * La generalizzazione: nasce dal fatto che, in alcuni casi, sulla base di alcune regolarità, sviluppiamo una certa fiducia che altre regolarità si presenteranno. Es. arrivate al ristorante e volete usare la Visa, ma non sapete se l’accettano. Vi guardate in giro e notate una clientela elegante e prezzi alti. Considerate la posizione del locale nella città e siete portati a credere che il ristorante, probabilmente, accetterà la vostra carta di credito. COME PRENDIAMO DECISIONI? Quando ci troviamo a dover prendere una decisione, spesso, per facilitarci il compito, intraprendiamo delle scorciatoie cognitive, definite EURISTICHE: scorciatoia cognitiva che può portare alla soluzione di un problema. È una strategia semplice ed economica per arrivare alla soluzione di problemi, tenuto conto che il sistema cognitivo umano è un sistema a risorse limitate. Queste strategie non sono esenti da errore. ESEMPIO: Dovete comprare un melone per la cena di questa sera. Lo volete maturo al punto giusto. Avete davanti a voi sul banco del fruttivendolo una decina di meloni. Quale melone prendete? Una procedura sicura: comprate tutti i meloni e li assaggiate uno per uno. Avete risolto il problema ma ad alto prezzo! Comprate un solo melone, scegliendo: quello più profumato; quello più giallo; quello che “suona” meglio ... Avete applicato delle euristiche! © 50 - Psicologia Generale - Esistono diverse TIPOLOGIE di euristiche: Analisi dei mezzi e dei fini: è la più utilizzata. Stabilito lo stato iniziale e l’obiettivo finale si cerca di ridurre progressivamente la distanza tra i due stati. Il problema viene trasformato in una sequenza di sotto-problemi ognuno dei quali ha un sotto-scopo. Viene di volta in volta selezionato l'operatore che più riduce la differenza tra i due stati, permettendo di raggiungere il sotto-scopo. ESEMPIO Compito: tinteggiare una stanza. 1° passaggio: riconoscere la differenza tra stato attuale (stanza non tinteggiata) e stato finale (stanza tinteggiata) 2° passaggio: scelta dell’operatore per ridurre tale differenza (applicare la vernice) 3° passaggio: tale operatore non può essere immediatamente applicato senza idonei strumenti. Si stabilisce un sotto-obiettivo (acquistare un pennello) il cui raggiungimento lo renda applicabile. Procedimento al contrario; ci si concentra sull’obiettivo invece che sul punto di partenza del problema. Definiti lo stato iniziale e quello finale, si procede partendo da quest’ultimo per individuare quali operazioni vi conducano. La ricerca all’indietro è infatti applicata quando si vuole reperire un operatore che possa produrre lo stato finale. Lo stato finale (obiettivo) non è considerato un pezzo di informazione data e non si cerca pertanto di trarvi inferenze: piuttosto, si cerca di trovare uno o più stati precedenti che lo implichino. ESEMPIO: problema: Le ninfee crescono sul Lago Blu. Esse crescono rapidamente, tanto che la superficie dell’acqua coperta dai fiori raddoppia ogni 24 ore. Nel primo giorno d’estate c’era solo un fiore. Nel 90° giorno d'estate il lago era completamente ricoperto. In quale giorno il lago era coperto a metà? Cominciamo dal giorno 90, quando tutto il lago è ricoperto. Sapendo che i fiori di loto raddoppiano ogni giorno, il giorno precedente il lago era coperto a metà. La soluzione è quindi il giorno 89 e la risposta è stata trovata con un procedimento al contrario. Euristica della rappresentatività: usa la somiglianza tra oggetti o eventi per fare stime di probabilità. L’ euristica della rappresentatività è una scorciatoia di pensiero che induce a valutare la probabilità di un'ipotesi in base ad un giudizio di similarità. Un giudizio circa la rilevanza (in che misura gli attributi che appartengono all’esemplare A consentono di collocarlo nella categoria B?) produce un giudizio di probabilità (quanto è probabile che A sia un esemplare della categoria B?) ESEMPIO Problema: Vi viene data la descrizione di personalità di 100 persone, di cui 35 ingegneri e 65 docenti di lettere, Tra queste vi è la descrizione di Franco: “Franco ha 45 anni, sposato con figli. Di tendenze conservatrici, accorto e ambizioso. Non ha interessi in campo politico-sociale; nel tempo libero si dedica al bricolage ed ai giochi matematici”. Qual è la probabilità che Franco sia un ingegnere? La probabilità che Franco sia ingegnere dipende dalla proporzione di ingegneri presenti nel campione. Franco viene descritto come il “tipico” ingegnere; si cade nell'errore dell’euristica della rappresentatività (stima della probabilità legate al grado di tipicità di un evento) che fa sottostimare la probabilità iniziale. Euristica della disponibilità: consiste nel prevedere la probabilità di un evento sulla base della facilità con cui l'evento riesce a essere ricordato. L’immediata disponibilità alla mente di fatti o eventi costituisce un buon indizio per stimare la frequenza, proprio perché i casi più frequenti sono più facili da ricordare o immaginare rispetto a quelli meno frequenti. Bisogna in ogni caso tener presente che la disponibilità di casi o eventi è influenzata anche da altri fattori oltre alla frequenza o alla probabilità effettive di occorrenza. Quindi, affidarsi a tale strategia per esprimere giudizi può condurre a errori prevedibili in quanto sistematici. Le euristiche vengono contrapposte all ALGORITMO, sequenza (insieme finito) di regole che, se applicate correttamente, conducono alla soluzione di un problema in modo certo. FOCALIZZAZIONE E FATTORI SOCIALI NELLA DECISIONE I fattori di sblocco di una focalizzazione possono essere non solo di natura cognitiva ma anche sociale. 51 - Psicologia Generale - Il modello mentale di una situazione non dipende soltanto da fattori linguistici e di elaborazione delle informazioni, ma anche da fattori motivazionali. Esempio Immaginate di essere il ministro della sanità di un paese che sta per essere invaso da un'insolita malattia asiatica, che in assenza di interventi ucciderebbe 600 persone, e di dover scegliere tra due program mi per combatterla. * Se sarà adottato il programma A, 200 persone saranno salvate * Se sarà adottato il programma B, con 1/3 di probabilità saranno salvate 600 persone e con 2/3 di probabilità nessuno sarà salvato Quale programma scegliereste? Supponiamo che: * se sarà adottato il programma A, 400 persone moriranno * se sarà adottato il programma B, con 1/3 di probabilità nessuno morirà e con 2/3 di probabilità 600 persone moriranno. Adesso quale programma scegliereste? Interpretazione delle strategie di risposta sulla base della TMM: * in un caso, la formulazione permette di esplicitare un modello che è focalizzato sulle 200 vite salvate * nell'altro caso, invece, vengono rese esplicite dal modello le 400 vite perse. PROBLEM SOLVING: LA RISOLUZIONE DEI PROBLEMI La risoluzione di problemi coinvolge 3 STADI: 1. preparazione a creare la soluzione: capire e diagnosticare i problemi 2. produzione della soluzione: generare soluzioni 3. valutazione della soluzione prodotta: valutare le soluzioni PREPARAZIONE A CREARE LA SOLUZIONE La fase preparatoria ci permette di sviluppare la nostra rappresentazione cognitiva del problema e di porlo all’interno di uno scenario personalizzato. Nella FASE PREPARATORIA di solito il problema rientra in una di queste 3 CATEGORIE: * Sistemazione: richiedono che la persona ridisponga o ricombini gli elementi in un modo che soddisfi un certo criterio. Es. anagramma Es. Le siringhe pendono dal soffitto ma sono troppo lontane l’una dall’altra per permettere ad una persona di reggere una e camminare verso l’altra. Sul pavimento ci sono un pacchetto di fiammiferi, un cacciavite e alcuni pezzi di cotone. Come faresti per legare insieme le stringhe? ... Soluzione: Il cacciavite viene legato a una delle due corde. Questo forma un pendolo che può essere fatto oscillare per raggiungere l’ altra coda. 52 - Psicologia Generale - 2. Abilità spaziale: manipolazione mentale di simboli e figure geometriche 3. Memoria; riproduzione mnemonica di parole e frasi, riproduzioni di nomi associati all'immagine di persone. 4. Abilità inferenziale: analogie astratte, serie da completare 5. Flui verbale: ampia produzione di parole 6. Comprensione verbale: comprensione di testi scritti e prove di vocabolario 7. Velocità percettiva: rapido riconoscimento di simboli Guilford individuò fino a 120 fattori rappresentativi delle abilità intellettive. Ordina le capacità mentali secondo 3 ASSI: 1. OPERAZIONI: operazioni di base che la mente compie con i dati di input (valutazione, memoria, comprensione, etc.) 2. CONTENUTI: natura delle informazioni ricevute (figurativo, simbolico, semantico, etc.) 3. PRODOTTI: risultato dell’ applicazione dell’ operazione a un contenuto (relazioni, sistemi, trasformazioni, etc.). LE INTELLIGENZE MULTIPLE DI GARDNER Gardner (2000) sviluppa la teoria delle INTELLIGENZE MULTIPLE. Esistono 8 tipi di INTELLIGENZA, ciascuno relativamente indipendente dall’altro. Ciascun tipo di intelligenza è legata a sistemi neurologicamente indipendenti a livello cerebrale. Tutte le persone possiedono le 8 intelligenze in gradi diversi e le usano in maniera combinata per svolgere le attività. Queste intelligenze sono: musicale, corporeo-cinestetica, logico-matematica, linguistica, visuo-spaziale, interpersonale, intrapersonale, naturalistica. Questo modello teorico ha portato all’ideazione di curriculum scolastici in cui si prestasse più attenzione a: * Diversificare gli studenti e le loro intelligenze * Essere consapevoli di stili di insegnamento e apprendimento * Incoraggiare la valutazione, la verifica e il feedback “individualizzati” L'INTELLIGENZA PRATICA ED EMOTIVA Secondo Sternberg quella più utile è l’intelligenza pratica, legata a un successo generale nella vita. Poiché le misurazioni tradizionali dell’intelligenza si basano sul successo accademico, non riescono a misurare il successo professionale; l'intelligenza pratica è acquisita infatti principalmente sull’osservazione del comportamento degli altri e non tramite ascolto e lettura. Individui dotati di grande intelligenza pratica sono in grado di apprendere norme e principi generali e di applicarli in modo appropriato alla situazione. Il MODELLO TRIADICO DELL’INTELLIGENZA prevede appunto 3 tipi di intelligenza: 1. Analitica: analizzare, giudicare, fare confronti, valutare, evidenziare contrasti etc. 2. Creativa: creare, scoprire, produrre, immaginare, supporre, etc. 55 - Psicologia Generale - 3. Pratica: usare strumenti, applicare, attuare progetti. Mayer parla invece di intelligenza emotiva, insieme di abilità che sono alla base del giudizio accurato e della valutazione delle emozioni. Il modello di Mayer (2008) comprende 4 componenti principali dell’intelligenza emotiva: 1. Abilità di percepire e valutare le emozioni in maniera accurata ed appropriata 2. Abilità di comprendere e analizzare le emozioni e di utilizzare in modo efficace la conoscenza emotiva 3. Abilità di regolare le emozioni per promuovere la crescita emotiva e intellettuale 4. Abilità di usare le emozioni per facilitare il pensiero COME VALUTARE L’INTELLIGENZA Il primo scienziato che ipotizzò di poter misurare l'intelligenza è stato Galton (1822-1911), il quale credeva che la forma e la grandezza della testa di una persona potessero essere usate per attuare una valutazione oggettiva dell’intelligenza. Ovviamente non è così! Binet (1857-1911) introduce il concetto di PRESTAZIONE, cioè la misura dell’intelligenza in una fascia d’età. Il suo viene definito modello metrico. Il test di Binet-Simon è il primo test mirato a valutare le differenze tra bambini normali e con ritardo (difficoltà della prova sulla base dell’età e creazione dei range di soluzione). Il test nel tempo è stato revisionato molte volte fino alla versione ultima del 2003 (Scala di Intelligenza Stanford- Binet). Permette di assegnare un risultato al test legato alla ETA' MENTALE dei bambini, che corrisponde alla stima dell'età cronologica che un certo soggetto dovrebbe avere sulla base del confronto della sua prestazione con quella di un campione rappresentativo di individui di diverse classi di età. Esempio: un bambino di otto anni ha un’età mentale di 10 nel senso che risolve compiti che sono risolti usualmente da bambini di 10 anni e non di 8. L’ età mentale, tuttavia, non fornisce un adeguato mezzo di confronto tra persone di età cronologiche diverse. Il QI è la valutazione dell’intelligenza che tiene in considerazione l’età mentale (MA) e l'età cronologica (CA) dell’individuo. È costituito dal rapporto (da qui il termine quoziente) moltiplicato per 100 (per evitare i decimali) tra MA E CA. QI= MA/CA x 100 Esempio: se un bambino di 7 anni (84 mesi) supera tutte le prove tipiche di quell'età, il quoziente è: E.M. 84/E.C. 84) = 1X100 QI=100 Esempio: se un bambino di 7 anni (84 mesi) supera tutte le prove tipiche dell’età di 8 anni (96 mesi), il quoziente diventa: 56 - Psicologia Generale - E.M.96/E.C.84) = 1,14X100 QI= 114 Il punteggio medio di QI è 100, e il 68% della popolazione ha un punteggio tra 85 e 115. OGGI QUALI TEST SI UTILIZZANO? Trai più utilizzati abbiamo le scale WECHSLER che comprendono una scala verbale e una scala di performance: * | WAIS (Wechsler Adult Intelligence Scale) per adulti * WISC (Wechsler Intelligence Scale for Children) per bambini e ragazzi dai 5 ai 16 anni e mezzo *. WPPSI (Wechsler Preschool and Primary Scale of Intelligence) per bambini dai 4 ai 6 anni e mezzo Nella scala verbale si valutano: * Informazione; valutazione delle conoscenze generali. Es. Chi ha scritto la Divina Commedia? * Comprensione; valutazione della comprensione e stima delle regole sociali e dell’ esperienza passata. Es. perché il rame viene usato per i fili elettrici? * Aritmetica: valutazione del ragionamento matematico attraverso problemi verbali. * Similitudini testare la comprensione di quanto oggetti e concetti sono simili, utilizzando un ragionamento astratto. Es. in cosa un cerchio e un triangolo sono simili? Nella scala di performance si valutano: * Simbolie cifre: valutare la velocità di apprendimento. Es. Combina i simboli ai numeri usando la chiave giusta. * Matrice diragionamento: esaminare il ragionamento spaziale. * Disegno di blocchi: esaminare la capacità di collegare le parti al tutto. Es. riprodurre un disegno in un tempo definito. * Completare figure: memoria visiva e attenzione. Es. abbiamo un disegno di una carrozzina vuota. Si chiede all’esaminando cosa manca. * Assemblare oggetti: esaminare la capacità di collegare le parti al tutto. Es. Metti insieme i pezzi per formare un intero. 57 - Psicologia Generale - Questa ipotesi è stata fortemente criticata! Nessuno può dichiarare in maniera convincente che le condizioni di vita di bianchi e neri siano identiche, anche nei casi in cui le loro condizioni socioeconomiche siano simili. Inoltre esistono condizioni culturali diverse. In altri esperimenti c’ è la minaccia dello stereotipo. Non esiste alcuna prova per affermare che fattori genetici determinino differenze di intelligenza riconducibili all’appartenenza a una determinata etnia! È inoltre fondamentale dire che i test QI sono molto rilevanti nell’ analisi di casi individuali, non di gruppi. Capitolo 9 COMUNICAZIONE E LINGUAGGIO COMUNICAZIONE La COMUNICAZIONE è uno scambio interattivo osservabile fra due o più partecipanti, dotato di intenzionalità_ reciproca e di un certo livello di consapevolezza, in grado di far condividere un significato sulla base di sistemi simbolici e convenzionali di significazione e di segnalazione secondo la cornice culturale di riferimento, Comunicare è: 1. Costruire segni (approccio semiotico) 2. Trasmettere informazioni (approccio matematico) 3. Fare (approccio pragmatico) 4. Perseguire intenzioni (approccio pragmatico e psicologico) 5. Stare in relazione (approccio psicologico e sistemico) COMUNICARE È COSTRUIRE SEG SEGNO LA COMUNICAZIONE COME SIGNIFICAZIONE E COME Per la semiotica, la comunicazione è un processo di significazione (= capacità di generare significati; proprietà fondamentale di ogni messaggio di avere un senso e un significato per i comunicanti) Quando comunichiamo, costruiamo messaggi costituiti da segni. L’uso dei segni ci permette di agire con altre persone. Il diagramma della significazione (versione di Ogdne e Richards) pone in relazione tre elementi: 1. Espressione (significante o segno): il suono, il gesto (es. la stringa di suoni c-a-n-e) 2. Referente: l’oggetto o l'evento comunicato (es. lo specifico cane Dik) 3. Contenuto (referenza): idea mentale del referente (es. l’idea di cane) La conseguenza del processo di significazione: * Il simbolo non ha un rapporto diretto con la realtà, ma soltanto con l’idea mentale (la convinzione che esista un rapporto diretto fra il segno e il referente è stata definita fallacia referenziale, Eco 1975). Il rapporto tra simbolo e referente è sempre indiretto e mediato dalla referenza o rappresentazione mentale * Rapporto intrinseco tra comunicazione e cultura (contenuto culturale, Eco, 1985) 60 - Psicologia Generale - Abbiamo 2 DEFINIZIONI DI SEGNO: a. Segno come equivalenza: Secondo de Saussure, il segno viene definito come l’unione di un’ immagine acustica (o significante) e di una mentale (significato o contenuto). Equivalenza = corrispondenza piena e stabile fra espressione e contenuto. Il segno ha carattere arbitrario (legato a una data cultura) e oppositivo (si oppone ad altri segni: /pera/ si oppone a /cera/ e a /pero/). b. Segno come inferenza: Secondo Peirce, il segno è qualcosa che per qualcuno sta al posto di qualcos'altro, sotto qualche rispetto o capacità. La relazione del segno con il significato viene quindi posta da qualcuno (“per qualcuno”) dentro un contesto comunicativo. Il segno ha funzione di rimando (rimandare a qualcosa di diverso da sé). La comprensione adeguata del rimandare del segno nell’intenzione di qualcuno, conduce alla sostituzione del concetto di segno con la nozione di funzione segnica: è la relazione semiotica tra entità intese a significare qualcosa che può mutare al variare del contesto comunicativo. Peirce individua tre tipi di segni: 1. Leicone =relazione di somiglianza con le proprietà del referente (es. cestino) 2. Gliindici = rapporto di contiguità fisica con l'oggetto cui si riferiscono (es. fumo) 3. simboli = rapporto arbitrario con il referente, stabilito per contiguità e appreso (es. parola). Segno come inferenza = indizio da cui trarre una conseguenza Costruzione di modelli mentali utili per individuare gli aspetti mancanti o carenti e di cogliere il senso dei messaggi. Fenomeno della risemantizzazione contestuale Contribuisce a spiegare lo scarto fra ciò che è detto e ciò che è implicato da quanto è stato detto = un soggetto comunica di più di quanto dica. Il segno come equivalenza rimanda alla nozione di codice: sistema regolato di segni i cui significati sono arbitrariamente stabiliti e posti per convenzione. Il segno come inferenza rimanda alla nozione di contesto 61 - Psicologia Generale - COMUNICARE È TRASMETTERE INFORMAZIONI L'informazione, da un punto di vista matematico, è l’unità minima che compone il segnale (Shannon e Weaver, 1949). La comunicazione consiste nel passaggio di un segnale (o messaggio) da una fonte (emittente, l'entità che codifica il messaggio): * attraverso un trasmettitore: dispositivo che permette la trasformazione del messaggio in segnali fisici es. apparato vocale; * lungoun canale; mezzo che trasferisce il messaggio (es. filo del telefono); * più meno disturbato dal rumore (l’insieme degli elementi ambientali che interferiscono con la trasmissione del segnale) * aun destinatario (ricevente: entità che decodifica il messaggio); * grazie aunrecettore (dispositivo che consente la conversione del segnale in una forma comprensibile da parte del destinatario, es. apparato uditivo). Il modello matematico è stato poi integrato da alcuni concetti: * ridondanza = ripetizione del messaggio durante la fase di codifica al fine di favorime la codifica stessa. * filtro = processo di selezione di alcuni aspetti del segnale durante la fase di decodifica. * feedback = retroazione, la quantità di informazione che dal ricevente ritorna all’ emittente, influenzando i messaggi successivamente emessi. Il feedback può essere: * positivo = ampliamento dell’informazione d’ingresso (nel caso di un pettegolezzo, il commento maligno di A su Z è accentuato e B diventa ancora più cattivo). * negativo = riduzione dell’informazione d’ingresso (in una famiglia un commento bonario della madre può ridurre la portata del rimprovero del padre nei confronti del figlio e aiutare a mantenere accettabile la situazione familiare). COMUNICARE È FARE Austin afferma che “dire qualcosa è anche fare sem pre qualcosa”. La teoria degli atti linguistici (Austin, 1962) è una teoria che distingue nell’atto linguistico tre livelli, corrispondenti ai tre tipi di azione che compiamo simultaneamente quando parliamo: * L’atto locutorio: l’atto di dire qualcosa. Comprende gli atti fonetici (emissione di suoni), atti fatici (espressione di certe parole ed enunciati), e gli atti retici (impiego di questi aspetti con un senso e con un determinato riferimento). *L’atto illocutorio: l’atto nel dire qualcosa, corrisponde alle intenzioni comunicative del parlante. *.L’atto perlocutorio: atto che si compie con il dire qualcosa, in quanto il dire produce sempre effetti e conseguenze, sul sistema di credenze, sui sentimenti, sulle emozioni e sulla condotta dell’interlocutore. COMUNICARE È PERSEGUIRE INTENZIONI GRICE : INTENZIONE RECIPROCA 62 - Psicologia Generale - Caratteristica della we-intention è che non può essere raggiunta da soli né in modo sommativo da più individui ma solo attraverso l’azione differenziata, coordinata e complementare dei comunicanti. L'intenzione comunicativa viene espressa dalla formula: . Noi intendiamo fare l’atto X (comunicare). Io intendo fare y (parlo) come parte del nostro fare l’atto X (comunicare) Tu intendi fare z (ascolti) come parte del nostro fare l’atto X (comunicare) Nell’intenzione collettiva la componente individuale svolge il ruolo di mezzo rispetto al fine collettivo e condiviso (interdipendenza e influenza reciproca fra le due componenti): essa presuppone la capacità mentale di riconoscere gli altri esseri umani come simili e come complementari, in quanto potenziali o reali co-agenti nell'attività di cooperazione. L’intenzione comunicativa presuppone non solo la partecipazione intenzionale dei due comunicanti allo stesso atto (A PARLA+B ASCOLTA), ma l'intenzione comune di comunicare viene conseguita mediante la loro azione differenziata, coordinata e complementare (A e B comunicano per mezzo di A parla B ascolta). Pertanto, questo modello richiama l’attenzione su un’analisi psicologica dello scambio comunicativo che consideri la consapevolezza del ruolo complementare dei due comunicanti. Per esempio, in una comunicazione asimmetrica il mio “dare ordini” è parte integrante del tuo “ricevere ordini”. Quindi: * vi è un’unica rappresentazione mentale che congiunge in modo unitario l’intenzione individuale e locale con l'intenzione collettiva e globale. * un’efficace realizzazione delle intenzioni collettive comporta il senso dell’altro come partecipante a un'attività di collaborazione e cooperazione. * il senso dell'altro favorisce il senso della squadra e la consapevolezza di “cantare in coro”, pur ciascuno con la propria voce e la propria mente. LA SINTONIZZAZIONE La sintonizzazione è un insieme di comportamenti interpersonali finalizzata al raggiungimento di un’intenzione congiunta, attraverso i quali gli interlocutori si predispongono e coordinano lo scambio comunicativo (Ciceri, 2004). 65 - Psicologia Generale - Nella gestione dell’interazione comunicativa, gli interlocutori sono sul medesimo piano e condividono la stessa responsabilità nella gestione della interazione comunicativa. 3 CONCETTI CHIAVE: 1. Comunicazione = forma di partecipazione: prodotto congiunto della collaborazione fra gli interlocutori 2. Coordinazione interattiva: quando le persone comunicano, devono adattare i loro stili le une con le altre 3. Adattamento reciproco: le persone devono adattare la loro condotta, sincronizzare i loro tempi e il loro ritmo Teoria dell’accomodazione comunicativa (Communication Accomodation Theory, CAT): le strategie di sintonizzazione e di accomodazione consistono in una gamma estesa di segnali linguistici e non linguistici importanti nell’assicurare efficacia e comprensibilità alla comunicazione. C'è la possibilità di adattare i nostri atti comunicativi a quelli del parmer. La sequenza degli scambi può assumere due direzioni: * convergenza: le modalità comunicative di entrambi gli interlocutori diventano più simili e assumono una forma omogenea. * divergenza; le differenze diventano progressivamente più grandi e si crea un processo di scismogenesi Questa condizione diventa essenziale nelle fasi di transizione relazionale, quando si mettono in atto significativi processi di allontanamento e di avvicinamento (es. seduzione). COMUNICARE È STARE IN RELAZIONE La comunicazione è il fondamento della relazione. All’interno dell’ approccio psicologico allo studio della comunicazione come interazione è possibile distinguere 3 aree di indagine: 1. Approccio interazionista: approccio che considera la comunicazione una co-costruzione finalizzata alla trasmissione dei contenuti e alla gestione dell’interazione comunicativa. L’unità di analisi è costituita dal sistema comunicativo. La comunicazione è vista come l'occasione di collaborazione mediante una gestione comportamentale coordinata della co-presenza. 2. Approccio sistemico: la comunicazione è un fenomeno che contribuisce alla definizione e strutturazione del Sé. Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto (comunicazione) e un aspetto di relazione (metacomunicazione). 3. Sviluppo ontogenetico della comunicazione la comunicazione attraversa delle tappe di acquisizione (processi di decontestualizzazione, convenzionalizzazione, desostanzializzazione). COMUNICAZIONE NON VERBALE Entro l'ambito della comunicazione non verbale (CNV), è compreso un insieme di fenomeni e di processi comunicativi, quali: le qualità prosodiche e paralinguistiche della voce, la mimica facciale, i gesti, la postura, la gestione dello spazio etc... Sistemi di CNV: * Vocale 66 - Psicologia Generale - Cinesico Prossemico Aptico. ORIGINI DELLA CVN: 1. LA CONCEZIONE INNATISTA: fa riferimento alla prospettiva di Darwin: le espressioni facciali sono il risultato dell’ evoluzione della specie umana e, di conseguenza, hanno un carattere di universalità. Prospettiva ripresa dalla teoria differenziale delle emozioni (Izard): le emozioni, attraverso l'esecuzione di programmi nervosi innati, producono la configurazione di determinate espressioni facciali e di movimenti corporei. La prospettiva innatista è una prospettiva biologica che enfatizza la rilevanza determinante del corredo genetico e dei processi legati all’ereditarietà per spiegare i diversi sistemi di CNV, in particolare delle espressioni facciali. LA TEORIA NEUROCULTURALE: Esiste un “programma nervoso” specifico per ogni emozione, che assicura l’invariab: e l'universalità delle espressioni facciali associate a ciascuna emozione (Ekman). Regole di esibizione (display rules): “interferenze” e modificazioni indotte dai processi cognitivi; sono culturalmente apprese; agiscono attraverso quattro modalità: intensificazione; attenuazione; inibizione; mascheramento. In ogni caso prevale la forza del “programma nervoso”, garantendo una manifestazione e un riconoscimento automatico e universale delle emozioni. LA PROSPETTIVA CULTURALISTA: “ciò che è mostrato dal volto è scritto dalla cultura”. La CNV è appresa nel corso dell’infanzia al pari della lingua. Presenta variazioni sistematiche da cultura a cultura, dal sistema dei gesti alle espressioni facciali. L’enfasi è posta sui processi di differenziazione, che conducono a forme non verbali uniche ed esclusive. Limite: relativismo culturale (oggi non è più sostenuta). INTERDIPENDENZA TRA NATURA E CULTURA: Le strutture nervose e i processi neurofisiologici condivisi in modo universale a livello di specie umana sono organizzati in configurazioni differenti secondo le culture di appartenenza. Si integrano processi elementari automatici con processi volontari e consapevoli. La variabilità della consapevolezza e del grado di controllo procede lungo un continuum neurofisiologico, da manifestazioni involontarie a manifestazioni pienamente consapevoli ed esplicite. La flessibilità e plasticità della CNV pongono le condizioni per le possibilità di apprendimento di diverse modalità comunicative non verbali. Vengono attivati importanti processi di condivisione convenzionale all’interno di ogni comunità di partecipanti; le predisposizioni genetiche sono declinate, di volta in volta, secondo linee e procedure distinte e differenziate che conducono a modelli diversi e, talvolta, assai distanti fra loro sul piano dei sistemi non verbali di interazione. Le funzioni della CNV La CNV partecipa in modo attivo e autonomo a produrre il significato di qualsiasi atto comunicativo. La CNV serve a esprimere le emozioni. I sistemi della CNV presentano: un certo grado di universalità: i movimenti sottesi ai segni non verbali sono governati da strutture e meccanismi neurobiologici geneticamente definiti; 67 - Psicologia Generale - 3. Ipotesi dinamica delle espressioni facciali: Processo sequenziale e cumulativo presente in ogni espressione facciale; risultato della progressiva accumulazione e integrazione dinamica degli esiti delle singole fasi della valutazione della situazione interattiva ed emotiva. Espressioni facciali = configurazioni motorie momentanee, dotate di una elevata flessibilità e variabilità, in grado di adattarsi attivamente e in continuazione alle condizioni contingenti della situazione. Assumono un valore modale, essendo ricorsive e presentando una certa uniformità in riferimento alle interazioni comunicative. 4. Il valore emotivo vs. comunicativo delle espressioni facciali: a. Prospettiva emotiva (Ekman e Izard): Isomorfismo fra emozione ed espressione facciale. b. La prospettiva comunicativa: Le espressioni facciali hanno un valore eminentemente comunicativo, poiché manifestano agli altri le intenzioni del soggetto in base al contesto. Scompare la distinzione fra espressione “autentica” (suscitata in modo automatico dal programma nervoso corrispondente) ed espressione “falsa” (generata dall'intervento delle regole di esibizione per motivi culturali). Importanza fondamentale del contesto Il sorriso Secondo numerosi studiosi (Darwin; Ekman): sorriso = espressione universale di un'esperienza più o meno intensa di gioia. Secondo ricerche più recenti (Fernandez-Dols): il sorriso non ha un legame né necessario né sufficiente con le emozioni, bensì è strettam ente connesso con l’interazione sociale. Sorriso = promotore dell’affinità relazionale (impiegato al fine di stabilire e mantenere una relazione amichevole con gli altri) Sorriso = regolatore dei rapporti sociali (la sua frequenza e intensità sono governate dal potere sociale e dal genere) Lo sguardo Il contatto oculare (o sguardo reciproco) aumenta l’attivazione nervosa in molte specie, compresa quella umana. Passo fondamentale per l’ avvio di qualsiasi rapporto interpersonale I. Sguardo e conversazione. Nelle culture occidentali serve per inviare e raccogliere informazioni, nonché per acquisire il feedback del parmer. Segnale efficace per gestire la regolazione dei turni. Segnale di appello (disposizione a iniziare un’interazione). Funzione di sincronizzazione (evitare le sovrapposizioni). Funzione di monitoraggio (controllare l’interazione con il parmer). Funzione di segnalazione (manifestare le proprie intenzioni) II. Lo sguardo e la gestione dell’immagine personale. Sguardo = segnale comunicativo efficace per generare e gestire un determinato profilo della propria immagine personale. Chi guarda il parmer dimostra maggiore competenza generale. 70 II. - Psicologia Generale - Serve a regolare il rapporto di vicinanza o di distanza con le altre persone nella gestione dell’intimità. Favorisce la cooperazione, facilitando la comunicazione di intenti positivi di condivisione. È un segnale potente per chiedere e ottenere il consenso al proprio punto di vista. Anche le emozioni sono correlate con lo sguardo (emozioni positive = incremento del contatto oculare; emozioni negative = abbassamento e distorsione dello sguardo). Differenze di genere nella gestione dello sguardo (“modalità femminile” dello sguardo = natura espressiva e relazionale; “modalità maschile” = natura informativa e strumentale). La fissazione oculare: sguardo prolungato e duraturo fra due persone che non può essere ignorato. Può avere valore di minaccia e di pericolo. È caratteristico delle situazioni di seduzione e di innamoramento; altri segnali di attrazione sessuale sono: lo “sguardo laterale” la dilatazione della pupilla. Nelle conversazioni asimmetriche, chi è in una posizione di potere tende a guardare di più e più a lungo l'interlocutore che non viceversa. Differenze culturali nel prolungamento dello sguardo. I gesti Azioni motorie coordinate e circoscritte, volte a generare un significato e indirizzate a un interlocutore, al fine di raggiungere uno scopo. IL II Tipologia dei gesti * Gesticolazione (o gesti iconici o lessicali): “illustratori” o “gesti ideativi”; accompagnano l’azione del parlare; scarsamente convenzionalizzati. * Pantomima: rappresentazione motoria e imitazione di azioni o di situazioni. * Emblemi (o gesti simbolici): sono notevolmente convenzionalizzati e codificati. * Gesti deittici: movimenti, di norma compiuti con l'indice, per indicare un certo oggetto, una direzione o un evento a distanza. * Gesti motori: movimenti semplici, ripetuti in successione e ritmici; possono accompagnare il discorso o essere prodotti da soli. * Linguaggio dei segni: sistema dei segni impiegato dai sordomuti; ha le proprietà di un linguaggio vero e proprio (arbitrarietà nella relazione fra segno e referente). Gesti e parole Gesti = parte integrante del discorso. 71 - Psicologia Generale - Modo spaziale di rappresentazione simbolica. Integrano il percorso proposizionale del significato attivato dal linguaggio I gesti iconici (o lessicali) contribuiscono a rendere più preciso e completo il significato di un enunciato Possono aggiungere importanti porzioni di significato alle parole Svolgono un’azione pragmatica nei confronti dell’ enunciato Il sistema prossemico e atipico I sistemi di contatto sono la prossemica e l’atipica. La PROSSEMICA prende in esame la percezione, organizzazione e uso dello spazio, della distanza e del territorio nei confronti degli altri. L’APTICA è la disciplina che si focalizza sullo studio del contatto corporeo tra individui. Prossemica territorio L’uso dello spazio e della distanza implica un equilibrio instabile fra processi affiliativi (di avvicinamento) ed esigenze di riservatezza (di distanziamento). Territorio: area geografica che assume risvolti e significati psicologici nel corso degli scambi di comunicazione Regolazione della distanza spaziale = buon indicatore della distanza comunicativa fra le persone. Diversi tipi di distanza: * Zonaintima (fra 0 e 0,5 m circa): distanza delle relazioni intime. * Zona personale (fra 0,5 e 1 m circa): area invisibile che circonda in maniera costante il nostro corpo. * Zonasociale (fra 1 e 3,5/4 m): distanza per le interazioni meno personali. * Zona pubblica (oltre i 4 m): distanza tenuta in situazioni pubbliche ufficiali Esistono differenze culturali nella gestione dello spazio personale e della distanza dagli altri. Gran parte delle popolazioni occidentali e asiatiche sono caratterizzate dalla cultura della distanza, in base alla quale viene insegnato un gran rispetto dello spazio personale e del mantenimento di una certa interpersonale; la riduzione 72 - Psicologia Generale - qualcuno), oppure connotativo (Ci sono parole prive di ambiguità e altre che hanno significati diversi a seconda del contesto. Es. la parola “marcia” può riferirsi alla marcia dei soldati oppure ad una mela andata a male). Il significato connotativo ha una valenza affettivo-emotiva che attribuisco alla parola: cambia a seconda delle persone e cambia a seconda dei contesti. Es: alcuni termini razziali (negro, ebreo...), politici (comunista, ) * Grammatica: studio della sintassi (insieme dei principi o regole di combinazione che governano la formazione e trasformazione delle frasi) e della morfologia (studio delle regole che consentono di modificare forma e significato delle parole). Es. Il postino porta a Gianni una lettera (sintassi e semantica corrette) Es. Il postino gli porta a Gianni una lettera (sintassi sbagliata e morfologia corretta) Es. Il postino porta una lettera a mela (sintassi corretta e semantica sbagliata) Es. Il uno porta postino a Gianni lettera (sintassi e semantica sbagliate). Morfema: minima unità grammaticale dotata di significato. Es. “richiamavamo” RI CHIAM AV AMO * Pragmatica: prende in esame le parole all’interno del loro contesto di utilizzo (norme sociali, aspetti impliciti, comunicazione non verbale. ..). LO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO Fino ai 6-8 mesi il neonato è in grado di distinguere 869 fonemi individuati tra le lingue del mondo. In seguito però i bambini si specializzano nel riconoscimento, e poi nella produzione, dei fonemi appartenenti alla propria lingua madre: concetto di FINESTRA CRITICA. Alcuni studi parlano di un periodo critico per lo sviluppo del linguaggio nei bambini, durante il quale essi sono particolarmente sensibili a stimoli linguistici e acquisiscono più facilmente la lingua. Infatti, se i bambini non sono esposti al linguaggio in questi periodi critici avranno sucessivamente difficoltà a superare questa mancanza. I neonati producono molti suoni involontari; gradualmente, nel corso dello sviluppo dell’ acquisizione del linguaggio, si riconoscono 4 STADI DI SVILUPPO (Oller): 1. Stadio fonatorio; 0- 2 mesi: produzione di suoni quasi vocali, pianto riflesso e suoni vegetativi, perlopiù non intenzionali. 2. Stadio primitivo fonatorio: 2- 4 mesi: produzione sequenziale di suoni (vocali e protoconsonanti); cooing (vocalizzazione di benessere). 3. Stadio di espansione: 4-8 mesi: babbling, ovvero produzione di sillabe (consonante vocale) in sequenza; spesso associato a movimenti ritmici degli arti. 4. Stadio canonico; 5- 12 mesi: comparsa di sillabe che rappresentano parole nel linguaggio naturale (dada; baba). DOPO 12 MESI... * 18-20 mesi produzione di coppie di parole, inizia il rapido apprendimento di nuovi vocaboli * 24mesi circa 50 parole e linguaggio telegrafico * 3anni usano il plurale e declinano i verbi sovrageneralizzazione * 5 anni acquisizione di regole fondamentali 75 - Psicologia Generale - RELAZIONE LINGUAGGIO-PENSIERO 2 DOMANDE di base: Sono correlati o indipendenti? È il linguaggio a influenzare il pensiero o viceversa? Ci sono 3 posizioni teoriche: 1. Sono (parzialmente) indipendenti: sostenuta dallo psicologo russo Vygotskij: il funzionamento del pensiero è indipendente e più complesso di quello del linguaggio. 3 relazioni possibili: 1. Pensiero non verbalizzato (linguaggio interiore) 2. Linguaggio esterno con funzioni relazionali e referenziali 3. Linguaggio senza pensiero (ripetere senza capire) Il linguaggio plasma il pensiero: di Sapir-Whorf, conosciuta come relativismo e determinismo linguistico (il linguaggio dà forma a come percepiamo le cose e le ricordiamo) RELATIVISMO = le lingue segmentano il mondo diversamente tra loro DETERMINISMO = la forma e le caratteristiche del linguaggio determinano il modo in cui pensiamo Sapir e Whorf hanno studiato la lingua Hopi: “l’Hopi ha solo un nome per indicare tutto ciò che vola...In realtà gli hopi chiamano un insetto, un aeroplano e un aviatore tutti con lo stesso nome e non trovano in questo nessuna difficoltà...” Secondo Whorf gli invidui segmentano la realtà usando le strutture linguistiche fornite dalla loro lingua madre ES: gli Eschimesi hanno numerose parole per definire la neve (cfr. “Il senso di Smilla per la neve”) Il pensiero struttura il linguaggio: Il linguaggio è un prodotto della mente; sono i processi di pensiero a influire sulle strutture del linguaggio. Un altro fenomeno che fa riflettere molto rispetto alle relazioni tra pensiero e linguaggio è il BILINGUISMO: la capacità di parlare due lingue fornisce vantaggi cognitivi significativi rispetto al parlare una sola lingua (maggior flessibilità cognitiva, creatività, e problem solving; comprendono concetti con più facilità, etc.) L’ apprendimento di una seconda lingua precocemente o in età adulta plasma in modo diverso il cervello. Uno studio ha messo a confronto soggetti bilinguistici che affrontavano prove nella loro lingua madre e nella loro seconda lingua. I risultati mostrano che, chi aveva appreso la seconda lingua in età adulta, dimostrava l'attivazione di aree di cervello diverse rispetto a chi l'aveva appresa da bambino. 76 - Psicologia Generale - NEURONI SPECCHIO (MIRROR NEURONS- MN) Giacomo Rizzolatti e il suo gruppo di ricerca del Dipartimento di Neuroscienze dell’ Università di Parma recentemente hanno scoperto nella scimmia una categoria di neuroni molto speciale... I primi ad essere scoperti furono i M.N. collegati all’azione della mano. I M.N. si attivano: quando OSSERVA ALTRI individui compiere AZIONI-ME TA della mano (es. afferrare un oggetto); quando la scimmia esegue la stessa azione, IM.N. si collocano in una sezione della CORTECCIA PARIETALE POSTERIORE connessa con l’ AREA F5 (parte rostrale della corteccia ventrale premotoria delle scimmie) Ulteriori studi mostrarono: * GliFSM.N. siattivano anche quando la parte finale dell’azione osservata è nascosta * Una classe di F5 M.N. “audio-visual mirror neurons” possono essere attivati anche dal suono prodotto da una stessa azione eseguita o osservata in precedenza. Esiste dunque uno STESSO SUBSTRATO NEURONALE all’interno del quale vengono codificati differenti eventi e il loro differente modo di presentarsi. ...E NEGLI ESSERI UMANI? MN e area della bocca: Come quelli della mano rispondono ad azioni finalizzate ad un oggetto (ingestione cibo). Una piccola parte risponde ad azioni comunicative. CAMBIAMENTO DI PROSPETTIVA... PRIMA: Primati non umani non possono accedere agli stati mentali altrui. Il linguaggio si è evoluto a partire dalle vocalizzazioni ORA: Primati non umani hanno consapevolezza delle azioni altrui. Il linguaggio si è evoluto a partire dai gesti. EMBODIED SIMULATION La comprensione delle azioni altrui è data da un processo pre-linguistico e non inferenziale che permette di comprendere azioni e gesti diretti ad uno scopo. Osservo un’azione capisco la finalità SIMULANDO la stessa azione nel mio corpo. EMBODIED SEMANTICS La stessa area cerebrale che processa le informazioni sensomotorie, è implicata anche nella comprensione del significato degli stessi atti motori ESPERIMENTO Osservare video in cui si compiono azioni con differenti parti del corpo VS Leggere frasi che descrivono le stesse azioni Risultati: 77 - Psicologia Generale - LA TEORIA DELLA RIDUZIONE DELLE PULSIONI: soddisfare i propri ogn È una teoria secondo la quale la mancanza di requisiti biologici fondamentali produrrebbe una pulsione allo scopo di ottenere quella determinata risorsa. BISOGNO: necessità che deve essere soddisfatta a partire da uno stato di carenza o necessità (es. fame o sete). Il bisogno, allora, produce una PULSIONE, cioè uno stato di tensione che guida il comportamento. Le teorie della riduzione delle pulsioni si basano quindi sull'idea che il comportamento sia guidato dalla necessità di mantenere il più possibile una situazione di equilibrio (omeostasi) e che cerchi di riprodurlo in risposta ai cambiamenti imposti dall’ ambiente. Quando tale equilibrio viene interrotto, si genera una pulsione, che predispone e spinge l'organismo a intraprendere un’azione capace di ristabilirlo. Omeostasi e teoria biologica L’omeostasi corrisponde alla tendenza del nostro corpo a mantenere uno stato di equilibrio interno. Molti bisogni primari (es. il bisogno del cibo, dell’acqua, etc.) funzionano attraverso il meccanismo dell’ omeostasi. Ad es, se uno non mangia per un po’ di tempo sentirà il bisogno di cibo; questo crea la pulsione alla fame che spinge la persona alla ricerca di cibo (comportamento) per ridurre il bisogno di fame. In sintesi, secondo la teoria biologica della motivazione fondata sul concetto di omeostasi, il corpo è caratterizzato da alcuni bisogni biologici che devono essere soddisfatti. Quando ciò non accade, si attivano meccanismi o pulsioni (fame, sete, etc.), che spingono e attivano comportamenti per stabilire il livello ottimale di equilibrio. Pulsioni primarie e secondarie Gli studiosi che si rifanno a questa impostazione teorica distinguono: * PULSIONI PRIMARIE: innate e legate a bisogni biologici del corpo (es. sete, sonno) *. PULSIONI SECONDARIE: nascono da esperienze passate e dall’apprendimento (ad es. pulsione verso il SUCCesso) Il modello pulsione x abitudine Il modello della riduzione delle pulsioni è riscontrabile in teorie diverse: * Prospettiva psicoanalitica: la pulsione è un concetto limite tra lo psichico e il corporeo che deriva da un’eccitazione somatica volta all'eliminazione di uno stato di tensione (Freud). * Prospettiva comportamentista: le pulsioni sono le componenti energizzanti non specifiche dell’azione. La direzione del comportamento deriva dalle abitudini (associazioni stimolo-risposta) che riflettono la storia dell’apprendimento dell’ organismo (Hull, 1943). ABITUDINE è l'associazione ripetuta tra un dato stimolo e una certa risposta. LA PULSIONE è l'attivazione dell’ organismo che mette in moto un comportamento IL BISOGNO è una condizione di carenza o di necessità. Motivazione = pulsione X forza dell’abitudine La teoria dell’incentivo: spinta e attrazione 80 - Psicologia Generale - La pulsione può guidare un gran numero di comportamenti sulla base delle abitudini dell’ organismo. MA NON È SUFFICIENTE! Secondo la teoria dell’incentivo, la motivazione scaturisce dal desiderio di raggiungere obiettivi di valore esterni a noi, detti appunto incentivi (soddisfano il bisogno). Gli incentivi sono oggetti o eventi esterni all’individuo che possono intervenire a motivare il soggetto. Istinti o pulsioni? Alcune differenze Spinta e attrazione funzionano insieme nella motivazione al comportamento. Possiamo distinguere tra: *. RINFORZI PRIMARI: incentivi e ricompense indipendenti dall’apprendimento che soddisfano bisogni biologici (es. sapore dolce di un cibo) *. RINFORZI SECONDARI: incentivi e ricompense che sono appresi e si basano sull’appartenenza a una determinata cultura (es. il denaro, l'affermazione di sé). LE TEORIE DELL’AROUSAL E L'ASSUNZIONE DI RISCHIO Cercano di spiegare comportamenti il cui obiettivo è quello di mantenere o incrementare l'attivazione. Gli individui cercano di mantenere un livello ottimale di stimolazione e di attività. In modo analogo all’approccio della riduzione delle pulsioni, questo modello sostiene che, qualora i livelli di stimolazione e attività aumentino troppo, la tendenza dell’organismo è volta al loro bilanciamento ed essi vengono di conseguenza ridotti. Contrariamente al modello precedente, la teoria dell’ arousal prevede che qualora i livelli di stimolazione e attività diventino troppo bassi, immediatamente l’ organismo cerca di “innalzarli” andando alla ricerca di altri stimoli. SENSATION SEEKING La ricerca di sensazioni consiste nel bisogno, che varia da individuo a individuo, di stimolazioni nuove, varie e complesse, unito alla disponibilità a correre rischi fisici e sociali per provarle (Zuckerm ann, 1979). La ricerca di sensazioni si strutturerebbe in 4 COMPONENTI: 1. Ricerca di brivido e avventura. 2. Ricerca di esperienze. 3. Disinibizione. 4. Suscettibilità alla noia. Le situazioni di rischio L’ assunzione di un rischio può essere spiegata attraverso il modello dell’investimento razionale: Nonostante il rischio di poter perdere, a volte le persone intraprendono attività rischiose in vista del possibile guadagno elevato che potrebbero ottenere se l’azione avesse esito positivo. La tendenza al rischio è legata alla percezione della propria abilità e al conseguente controllo sulla situazione (Kogan e Wallach, 1967). CLASSIFICARE I BISOGNI E CREARE GERARCHIE MOTIVAZIONALI Per comprendere la personalità e la condotta di una persona è necessario conoscere i bisogni che in essa premono per essere appagati. 81 - Psicologia Generale - Maslow individua cinque tipi di bisogni disposti secondo un ordine gerarchico (dai più primitivi ai più evoluti). I primi due tipi di bisogni riflettono motivazioni da carenza, gli altri tre tipi di bisogno riflettono motivazioni di crescita. MOTIVAZIONI PRIMARI: sono connesse con i bisogni fisiologici (bisogni primari) MOTIVAZIONI SECONDARIE: sono connesse ai processi di apprendimento e di influenzamento sociale (bisogni secondari) La distinzione non va intesa in modo dicotomico. La gerarchia dei bisogni di Maslow Il modello di Maslow classifica i bisogni secondo una gerarchia e sostiene che, affinché bisogni più sofisticati possano sorgere, è necessario prima soddisfare alcuni bisogni di base. Il modello può essere rappresentato come una piramide, la cui base è formata dai bisogni primari e la cui parte superiore è composta da bisogni di ordine più elevato. Ciascun bisogno è connesso allo stato di soddisfazione degli altri bisogni, lungo un continuum dalla dimensione puramente biologica (bisogni fisiologici) a quella puramente psicologica (autorealizzazione). Partendo dai gradini inferiori della piramide troviamo quindi: * Bisogni fisiologici: impulsi primari (bisogni di acqua, cibo, sonno, etc.) * Bisogni di sicurezza: la necessità di un ambiente sicuro e al riparo * Bisogni di appartenenza: la necessità di avere e dare affetto * Bisogni di stima: la necessità di sviluppare un senso di stima di sé stessi *. Bisogni di autorealizzazione: stato di appagamento del sé. Mentre i bisogni dei primi gradini della piramide (fisiologici e di sicurezza) sono detti bisogni di carenza poiché decrescono in concomitanza con la loro soddisfazione, i successivi bisogni sono detti di crescita poiché continuano a svilupparsi, non scompaiono ma sono inglobati negli stadi seguenti. TEORIE SOCIO-COGNITIVE: LA MOTIVAZIONE ALLA RIUSCITA Gli individui attribuiscono un valore soggettivo a eventi e situazioni e dunque, grazie alle loro capacità cognitive, sono in grado di anticipare, valutare e perseguire intenzionalm ente scopi e obiettivi. Modello aspettativa x valore Le persone agiscono quando ritengono di poter raggiungere fini che esse valutano come importanti (UTILITA SOGGETTIVA, Edwards, 1961). 82 - Psicologia Generale - Bisogni porsi obiettivi: * Specifici: non devono essere generici (es voglio essere più magro) e non devono essere posti in negativo (es. non devo avere paura fa concentrare sulla paura, devo essere coraggioso fa concentrare sul coraggio). Stesso significato, diverso il risultato (Può essere suddiviso in piccoli passi?). * Misurabili: permette di sapere quanto manca e il momento preciso in cui viene raggiunto. Permette di tracciare i progressi (quanto?) * Realizzabili: E importante porsi obiettivi che ci facciano crescere e migliorare, pertanto l’obiettivo deve essere ambizioso ma anche realizzabile. La persona che si pone un obiettivo ambizioso ma che pensa raggiungibile, allora troverà tutte le risorse dentro di sé per raggiungerlo e una volta realizzato, creerà convinzioni potenzianti e migliorerà anche la sua autostima. * Definiti nel tempo: E importante darsi una scadenza, un tempo limite Pensare ai benefici che si possono ottenere con il proprio lavoro, rende l'impegno verso il raggiungimento dell'obiettivo più piacevole, e permette di superare gli ostacoli con maggiore determinazione. Anche se è importante capire come ci sentiremo una volta raggiunta la nostra meta finale per sentirci spronati ad arrivare al traguardo, è fondamentale non visualizzare solo il risultato desiderato ma anche e soprattutto la strada da percorrere per raggiungerlo, perché questa sprona all’azione (immaginarsi mentre ci si impegna nel perseguire i propri obiettivi - Imagery). Autodeterminazione e flow experien ce L’ attività X (es. quelle che svolgiamo nel tempo libero come lo sport) è eseguita non tanto per ottenere uno scopo, ma quanto per il piacere stesso di svolgere l’ attività in sé, cioè l’incentivo è rappresentato non dal risultato, ma dall’ azione stessa (differenza tra incentivo incentrato sullo scopo e incentivo incentrato sull’attività). Non è dunque solo l’anticipazione del successo e delle sue conseguenze positive (es. orgoglio per le proprie capacità) a motivare all’azione, ma anche l’impegno, il lavoro e la concentrazione verso un obiettivo non ancora raggiunto, che portano a immergersi nell’attività e a rimanere assorbiti. Essi costituiscono un possibile incentivo a intraprendere quell’azione. La particolare esperienza di totale assorbimento nell'esecuzione e nello scorrere fluido di una certa attività è stata denominata flow ed è vissuta dall’individuo come particolarmente piacevole. Essa si caratterizza pi 1. La temporanea perdita del livello superiore di coscienza 85 - Psicologia Generale - 2. L’assorbimento in un'attività che fluisce senza ostacoli: non esiste nulla al di fuori dell’azione che si sta compiendo. Es. esperienze di flow si possono verificare mentre si sta ballando, suonando, etc. o comunque in ogni attività che ci appare motivante. La motivazione intrinseca è centrale nel FLOW, l’esperienza ottimale (Csikszentmihalyi,1990; Delle Fave e Massimini,2005). Il flow rappresenta lo stato di funzionamento ottimale, caratterizzato dalla percezione di equilibrio tra sfida e abilità (entrambe di alto livello) coinvolgimento in un'attività che si svolge in modo continuativo, e che si tiene agilmente sotto controllo, nonostante l impegno richiesto. Lo stato di flow è descritto come piacevole e caratterizzato dal sentirsi sollecitati in modo ottimale (poiché la persona sa cosa fare, senza riflettervi a lungo), dalla percezione del decorso dell’attività come continuativo (poiché un passo confluisce in modo fluido in quello successivo), dalla concentrazione spontanea, come la respirazione, che consente di sentirsi in una sorta di fusione tra sé e l’attività in cui si è totalmente immersi. Le DIMENSIONI del flow sono 9: 1. Equilibrio Sfide-Abilità: Il flow presuppone un bilanciamento tra percezione delle difficoltà del compito e capacità individuali. 2. Unione Azione-Coscienza: Azione e consapevolezza si fondono in un totale coinvolgimento nell’azione. Condizione di spontaneità e automaticità. 3. Mete Chiare: L'ingresso in stato di flow richiede obiettivi chiari, realistici e misurabili. 4. Feedback Immediati: Durante l'esecuzione del compito l’ambiente interagisce inviando feedback che permettono all'individuo di valutare la correttezza dell’ azione. 5. Concentrazione: Il focus dell’ attenzione è completamente concentrato sul “qui ed ora” dell’attività praticata. 6. Senso di Controllo: Sono presenti fluidità e percezione di poter affrontare al meglio il task. 7. Perdita di Auto-consapevolezza: Oblio momentaneo del Sé (non perdita di auto-coscienza) che favorisce un completo assorbimento nell'attività. 8. Destrutturazione del Tempo: La cognizione del tempo risulta alterata: ore e minuti possono sembrare accelerati o rallentati. 9. Esperienza Autotelica: Si riferisce allo svolgimento di un’ attività con piacere intrinseco, a prescindere da rinforzi esterni. MOTIVAZIONI SECONDARIE Le motivazioni secondarie sono: il bisogno di successo, bisogno di affiliazione e il bisogno di potere (McClelland). Sono disposizioni personali che orientano le strategie generali di condotta dell’individuo nei confronti dell'ambiente e delineano precisi profili di personalità (differenze individuali). IL BISOGNO DI AFFILIAZIONE Esistono persone particolarmente predisposte a: 86 - Psicologia Generale - * ricercare la presenza degli altri per la gratificazione intrinseca derivante dalla loro compagnia e dalla sensazione di far parte di un gruppo; * evitare le critiche e le situazioni di conflitto; * ricercare legami profondi e mantenere legami interpersonali (accondiscendenza e acquiescenza); * assumere posizione gregaria di dipendenza e collaborazione (predilezione perle emozioni di armonia, intesa, cordialità). Il bisogno di affiliazione deriva dalla relazione di attaccamento (Bowlby,1980), definita dalla ricerca della vicinanza alla figura preferita (base sicura) e l’ elaborazione di modelli operativi interni. Grazie alle esperienze di attaccamento e allo sviluppo dei neuroni specchio gli esseri umani sviluppano la competenza prosociale e l’altruismo. IL BISOGNO DI SUCCESSO Consiste nella motivazione a fare le cose al meglio per un intrinseco bisogno di affermazione e di eccellenza. Le persone che hanno un elevato bisogno di successo tendono ad assegnarsi scopi impegnativi ma realistici, hanno una buona conoscenza delle proprie risorse e dei propri limiti. Hanno anche l'esigenza di ottenere il massimo e di ottimizzare le potenzialità a loro disposizione. Il livello della motivazione al successo è fortemente associato al modello familiare di educazione, soprattutto in relazione alla qualità e quantità delle aspettative espresse dai genitori nei confronti dei figli. Il riuscire a fare bene la propria attività consente di mantenere un buon livello di autostima e un'immagine di sé positiva e favorevole. IL BISOGNO DI POTERE Esistono persone particolarmente predisposte a: * esercitare la propria influenza e il proprio controllo sulla condotta altrui; * manifestare un atteggiamento positivo nei confronti dei mezzi che favoriscono la manipolazione e il controllo delle decisioni altrui. Deriva da uno stato di disagio e di insicurezza interiore. Tale stato si placa solo attraverso la strumentalizzazione degli altri al fine di dimostrare la propria capacità di dominio sociale. Come misurare le motivazioni secondarie? Viene usato il Thematic Apperception Test (TAT, Murray): test proiettivo basato sulla presentazione di stimoli (foto, riproduzioni o illustrazioni) i cui significati sono ambigui. Si chiede al soggetto di inventare una storia per ciascuna delle immagini che gli si presenta e si presuppone che un soggetto nell’inventare le storie sia spinto dalle proprie motivazioni. 87 - Psicologia Generale - James propone una radicazione biologica dell’emozione (concetto di attivazione fisiologica), soprattutto nei visceri. Quindi La teoria periferica dell’emozione è una teoria secondo la quale l’esperienza emotiva è dovuta a reazioni fisiologiche a livello viscerale degli organi interni. Questa teoria è condivisa da Lange (Teoria James-Lange o Teoria periferica). Esempio: a. evento emotigeno: morte di una persona cara b. emozione: tristezza c. reazione fisiologica: piangiamo Secondo i periferalisti, invece, prima si ha la reazione fisiologica, specifica per emozione, e poi l’ emozione. Quindi l'ordine è il seguente: a c b La formulazione della teoria di James fu testata sperimentalmente da Sherrington e da Cannon e fu ritenuta infondata perché: *ivisceri hanno una sensibilità troppo scarsa * una risposta troppo lenta e una motilità troppo indifferenziata (un solo cambiamento viscerale porta a tante emozioni?) * l’induzione sperimentale di alcune modificazioni fisiologiche (ad es. con adrenalina) non produceva esperienze emotive Tuttavia il punto di vista periferico, per la sua radicazione biologica, è rimasto attivo con teorie più recenti e più elaborate. LA TEORIA DEL FEEDBACK FACCIALE “Restate tutto il giorno con un’espressione abbattuta, sospirate e rispondete a ogni cosa con voce triste e la malinconia vi coglierà...Distendete la vostra fronte, fate brillare gli occhi, contraete la parte dorsale anziché quella ventrale del corpo, parlate con un tono di voce alto...e andrete incontro a un progressivo disgelo!” Questa teoria sostiene che le espressioni facciali forniscono informazioni propriocettive, motorie, cutanee e vascolari che influenzano il processo emotivo (Tomkins, Ekman, Zajonc, Izard). Esistono due versioni di questa ipotesi: 1. forte:le espressioni facciali, da sole, sono sufficienti a generare l'emozione. 2. debole: il feedback facciale aumenta soltanto l'intensità dell’emozione. Per verificare questa ipotesi sono stati impiegati due paradigmi: 1. «esagerazione-inibizione»: chiedere ai soggetti di inibire o esagerare la contrazione dei muscoli del volto. 2. «induzione muscolare»: mantenere un’espressione per alcuni (es. alzare le sopracciglia) secondi durante i quali venivano registrati segnali di attivazione fisiologica 90 - Psicologia Generale - Esistono evidenze empiriche per la versione debole di tale ipotesi; per contro, la versione forte è ancora da approfondire. LA TEORIA VASCOLARE DELL’EFFERENZA EMOTIVA Secondo questa teoria, il ritmo e le modalità della respirazione nasale e i movimenti facciali assicurano il raffreddamento termico della regione talamica, sotteso al mantenimento degli stati emotivi positivi (raffredìdamento ipotalamico), mentre un innalzamento del valore termico ipotalamico è associato a stati edonici negativi. Si può collegare questa teoria con antiche pratiche orientali e occidentali, legate allo yoga, alla meditazione trascendentale, etc. LA TEORIA CENTRALE Cannon (1927) e successivamente Bard (1934) In opposizione alla teoria periferica, Cannon propone la teoria centrale delle emozioni: le emozioni sono attivate e regolate da centri nervosi centrali che si trovano nella regione talamica. Lo stimolo scatena simultaneamente l’attività del sistema nervoso autonomo e quella del SNC (prima sottocorticale poi corticale), dove ha luogo l’esperienza emozionale (che ha appunto sede nel cervello). Quindi secondo questa teoria l'attivazione fisiologica (arousal) e l’esperienza emotiva sono causati dallo stesso stimolo nervoso prodotto nel talamo. 1. Teoria di Cannon: STIMOLO TALAMO (attivazione fisiologica e modificazioni somatiche) EMOZIONE 2. Teoria di Bard: STIMOLO IPOTALAMO (centro per la regolazione omeostatica) EMOZIONE Teoria precursore dei successivi studi sulla neurofisiologia delle emozioni. Oggi sappiamo che sono l’ipotalamo e il sistema limbico a giocare un ruolo importante nell’ esperienza emotiva. LA TEORIA COGNITIVO-ATTIVAZIONALE DELLE EMOZIONI Le teorie periferica e centrale hanno focalizzato l’ attenzione primariamente sugli aspetti biologici delle emozioni. Schachter e Singer (1962) introducono per primi nello studio sperimentale delle emozioni una concezione psicologica delle emozioni attraverso la teoria cognitivo-attivazionale o teoria dei due fattori. L’ emozione è la risultante di due componenti distinte: 1. una componente fisiologica di attivazione 2. wna componente cognitiva di valutazione dello stimolo emotigeno e di etichettamento della propria esperienza emotiva. In questo processo, particolare attenzione è dedicata all’attribuzione causale che stabilisce una connessione fra queste due componenti, in modo da attribuire la propria attivazione corporea a un evento emotigeno. Abbiamo l’attivazione fisiologica (arousal) 1°%atto cognitivo: percezione e riconoscimento 2°%atto cognitivo: attribuzione causale e denominazione lessicale Esperienza emotiva 91 - Psicologia Generale - QUINDI secondo questa teoria le emozioni sono determinate dall’attivazione fisiologica, dal riconoscimento di tale attivazione e dalla sua attribuzione causale. Sulla base di questi assunti, Schachter elabora le seguenti ipotesi: 1. se un individuo è condotto ad attribuire erroneamente un’attivazione irrilevante e non spiegata a una situazione emotivamente pertinente, la sua risposta sarà emotiva ATTRIBUZIONE IN FUNZIONE DEGLI INDIZI EMOTIVI del CONTESTO 2. se l’attivazione fisiologica è ridotta, risulterà ridotta anche l'intensità dell’ esperienza emotiva. 3. se un individuo è indotto ad attribuire in modo erroneo la propria attivazione fisiologica a una situazione neutra, anche l'intensità della sua reazione emotiva risulterà attenuata (paradigma dell’ attribuzione erronea). Esperimento di Schachter e Singer (1962 Hp: La combinazione della attivazione fisiologica indotta attraverso i farmaci (epinefrina) e l'assenza di informazioni o la presenza di informazioni erronee sulla causa dell'attivazione stessa avrebbe aumentato la responsività del soggetto agli indizi contestuali pertinenti a livello emozionale. Manipolazione di: - stato fisiologico - informazioni sullo stato fisiologico - aspetti cognitivi legati a indizi contestuali Ipotesi confermata nell’ ambito dei risultati dell'esperimento MA non confermata da ricerche successive ATTRIBUZIONE ERRONEA Secondo il paradigma dell’attribuzione erronea l'intensità dell'esperienza emotiva diminuisce se il soggetto è indotto ad attribuire erroneamente la propria attivazione fisiologica a cause «neutre» Questa ipotesi è stata verificata sul piano sperimentale (in laboratorio), ma non in ambito clinico (con i pazienti cronici che si sono già dati una spiegazione del loro disagio emotivo) In alternativa è stata proposta l’ipotesi della informazione preparatoria, secondo cui l'informazione corretta sui sintomi da attendersi in una condizione di stress riduce l’incertezza e l'ambiguità, attenuando le reazioni di ansietà. TRANSFER DI ECCITAZIONE L’attivazione di qualsiasi emozione non cessa repentinamente, ma si esaurisce in modo lento. Di conseguenza, un soggetto può attribuire i l residuo dell'attivazione per l'emozione A alla successiva emozione B (di altro tipo), aumentandone l'intensità. Si hanno numerose verifiche sperimentali del fenomeno del transfer di eccitazione in diversi tipi di emozione come la collera, l'attrazione sessuale, la paura, etc. Anche se le ipotesi di Schachter non sono state convalidate nella loro interezza, emerge un discreto grado di manipolabilità delle esperienze emotive e di influenza reciproca fra l'attivazione e i fattori cognitivi di valutazione. 92 - Psicologia Generale - LE TEORIE PSICOEVOLUZIONISTE Attorno agli anni Sessanta, Tomkins riprese il pensiero di Darwin e propose la concezione psicoevoluzionistica delle emozioni, secondo cui le emozioni sono strettamente associate alla realizzazione di scopi universali, connessi con la sopravvivenza della specie e dell’individuo. I suoi allievi, Ekman e Izard, hanno dato particolare sviluppo a questa prospettiva teorica, dalla quale derivano: * tesi innatista dell'espressione facciale delle emozioni * ipotesi delle emozioni primarie e secondarie Ekman (1994): l’esperienza emotiva umana è riconducibile ad alcune famiglie di emozioni di base, o primarie, implicate nella gestione di situazioni che hanno una chiara connessione con la sopravvivenza individuale e della specie: rabbia, gioia, tristezza, paura, disgusto e sorpresa. Ogni famiglia è costituita da un tema comune, biologicamente radicato in programmi di risposta innati, e da numerose variazioni, che derivano dall'esperienza e dalle influenze culturali. Le emozioni più complesse, o secondarie, derivano dalla mescolanza delle emozioni primarie. La prospettiva psico-evoluzionistica implica una concezione categoriale delle emozioni, intese come categorie discrete e distinte e come totalità chiuse, fra loro separate, non ulteriormente scomponib: , in quanto , invarianti e universali esito dell'adattamento e dell’ apprendimento filogenetico. Altri punti di tale prospettiva: * le espressioni facciali delle emozioni sono universali * visono configurazioni neurofisiologiche distintive per ogni emozione * c’è una continuità mimico espressiva primati-umani * cisono antecedenti emozionali universali e comuni *. c’è un’insorgenza rapida e breve durata * visono accadimenti involontari non richiesti che non possono essere scelti PRIMARIE: risposte innate dell'organismo a certe qualità degli stimoli. Cinque gruppi: gioia, tristezza, rabbia, paura e disgusto. Sono sempre spontanee poiché dipendono dall'attività valutativa di strutture neurali (tra cui l’amigdala) che attivano delle risposte automatiche e adattive del corpo (la “via rapida”) (induttori primari: es. orso; vincita alla lotteria.) SECONDARIE: risposte a stimoli complessi il cui valore emotigeno non è intrinseco ma deriva dall'esperienza dell'individuo. La valutazione avviene a livello della corteccia prefrontale che elabora il valore emozionale dello stimolo (la “via lenta”) e lo trasmette ad altre strutture (tra cui l’amigdala) che innescano il processo emozionale (induttori secondari: pensieri e ricordi relativi a stimoli primari) 95 - Psicologia Generale - TEORIA DEL CORE AFFECT (Russell) Core Affect: stato affettivo di base, ancora privo di un oggetto specifico. Nel momento in cui questo stato indefinito viene “direzionato” allora prende forma un’ emozione: 1. percezione del soggetto di un cambiamento di core affect 2. la modificazione nel core affect innesca la ricerca di una causa (Oggetto) 3. attribuzione di questo cambiamento a una causa specifica Percezione delle proprietà affettive degli stimoli: gli oggetti entrano nella nostra coscienza come interpretati e connotati dal punto di vista affettivo (cioè piacevoli, spiacevoli, etc....) e tale percezione delle proprietà affettive determina la successiva reazione agli stimoli stessi. La percezione delle proprietà affettive degli stimoli conceme principalmente la qualità positiva o negativa (piacevoli vs spiacevoli) degli eventi che danno luogo alle emozioni TEORIA DEL MARCATORE SOMATICO Il marcatore somatico: * è il modo predisposto dall’evoluzione per consentire all'uomo di adottare risposte comportamentali agli stimoli ambientali che ne favoriscano la sopravvivenza. * costituisce un repertorio frutto dell’apprendimento emotivo che ciascun individuo acquisisce nel corso della propria esperienza. * èl’uso di stati somatici (emozioni) per “marcare” l'informazione percettiva proveniente dall'esterno. I marcatori somatici contengono la registrazione di reazioni emotive a determinate situazioni. Modificazioni corporee +Marcatore somatico+ Evento/ Situazione, IL PROCESSO EMOTIVO È un processo complesso e multicom ponenziale. 96 - Psicologia Generale - Emozioni = processi complessi e multifattoriali composti da: * valutazione della situazione * attivazione dell'organismo * espressione e manifestazione delle risposte emotive * prontezza e preparazione all’azione L’emozione non è un fenomeno puramente intrapsichico e la somma di componenti, ma è un processo articolato secondo diversi livelli (biologico, psicologico, sociale), sintetizzato nell'espressione di esperienza emotiva. ATTIVAZIONE FISIOLOGICA È la prima componente del processo emotivo, e la componente fisiologica si compone di una gamma estesa di segnali. Psicofisiologia delle emozioni Biosegnali: Segnali (per lo più elettrici) connessi al funzionamento dell’organismo, in particolare misurano aspetti diversi del funzionamento del sistema nervoso autonomo (SNA); In generale, si può dire che essi registrino variazioni nello stato d i attivazione del soggetto (Arousal o attivazione fisiologica) come componente della risposta emotiva; Si tratta per lo più di segnali involontari (fa eccezione ad esempio l’EMG) e per questo utilizzati per verificare processi cognitivi in assenza di coscienza (soprattutto la conduttanza cutanea). I più utilizzati: - Frequenza cardiaca (HR, Heart Rate; HRV Heart Rate Variability); - Attività elettrodermica (EDA) o risposta psicogalvanica (GSR). LA VALUTAZIONE COGNITIVA La seconda componente è la valutazione dell’ antecedente emotivo. Abbiamo uno stimolo. La sua valutazione cognitiva prevede: 1. NOVITÀ: la novità dello stimolo sollecita una risposta di orientamento (es. decremento nel battito cardiaco e aumento della conduttanza cutanea): attenzione selettiva a stimoli rilevanti. 2. PIACEVOLEZZA O SPIACEVOLEZZA: l'individuo valuta la valenza edonica dello stimolo, in quanto fonte di piacere o disagio (nuove modificazioni additive, ad es. la decelerazione del battito cardiaco è seguita da una accelerazione della frequenza cardiaca qualora lo stimolo è altamente positivo o negativo) 3. COPING: valutazione delle proprie capacità di far fronte all’ antecedente emotivo e alle sue conseguenze. (es. la risposta emotiva può essere un aumento nella attività elettrodermica e della frequenza cardiaca — e ridotta variabilità- per attività con livelli di difficoltà medi (coping attivo), mentre un decremento della frequenza cardiaca e un aumento della variabilità per livelli di difficoltà troppo elevati (coping basso). Dopo il coping ci si prepara all’azione che può essere di avvicinamento o di evitamento. Si ha l’attivazione fisiologica che provoca i rispettivi segnali fisiologici (gioia, paura, rabbia, etc.). Neurofisiologia delle emozioni Il sistema limbico è considerato come la sede di elaborazione e regolazione dell’emozionalità. Tra le strutture che fanno parte di questo sistema, un ruolo centrale è rivestito dall’ipotalamo e dall’ amigdala. 97
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