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Psicologia generale volume 1, Dispense di Psicologia Generale

Riassunto del volume 1 del libro di psicologia generale

Tipologia: Dispense

2019/2020

Caricato il 03/03/2023

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Scarica Psicologia generale volume 1 e più Dispense in PDF di Psicologia Generale solo su Docsity! Psicologia generale VOLUME 1 La psicologia è la scienza che studia i processi di base della condotta umana. Come scienza è molto giovane. Solo verso la fine dell’Ottocento diviene una scienza autonoma e solo nella prima metà del Novecento si inizia a parlare di psicologia come scienza del comportamento, identificandola con lo studio della condotta umana nelle sue manifestazioni direttamente osservabili. La psicologia come intendiamo oggi ha dunque origine verso la fine dell’Ottocento. Già il pensiero greco aveva cominciato ad analizzare i grandi temi che saranno poi oggetto di studio della psicologia moderna. Studiava l’uomo nella sua dimensione naturale. Il medico greco Ippocrate aveva individuato alcune connessioni tra la vita mentale e quella corporea. Per lui la malattia o la salute sarebbero il risultato dell’equilibrio o dello squilibrio tra gli umori. Il trattato “Dell’Anima” di Aristotele è il primo testo di psicologia sistematica in cui l’uomo è studiato al pari degli animali. Nel periodo cristiano medioevale lo studio dell’uomo venne affrontato unicamente a livello metafisico (natura dell’anima). Era interdetto ogni studio scientifico che ponesse l’uomo al pari degli animali e fino al 1600 erano vietate le ricerche sul corpo tramite l’autopsia dei cadaveri. Nel 1649 Cartesio offre la sua famosa distinzione tre res cogitans (mente) e res extensa (corpo). Per il filosofo francese la mente era una realtà spirituale non conoscibile scientificamente, il corpo invece era una macchina di tipo organico come quelle delle altre specie animali. Questa distinzione permette l’avvio delle ricerche anatomiche e fisiologiche. Nel 1690 l’Empirismo inglese (Locke) permette alla scienza di studiare con metodi oggettivi le funzioni dell’anima. I teologi studiano l’anima dal punto di vista ontologico, la scienza invece osserva i suoi prodotti (i processi e gli effetti dell’intelletto). Per il filosofo, fisico e medico Frechner l’anima non è altro che una proprietà della materia connessa alla sua organizzazione in atomi. Lo spirito e la materia sono due aspetti della stessa realtà e la loro interazione può essere studiata attraverso una nuova disciplina, la psicofisica. Nel frattempo la fisiologia, disciplina che studia i processi vitali degli organismi, stava facendo numerose scoperte sul sistema nervoso attraverso la sperimentazione in laboratorio. Gli studi più significativi sono stati realizzati da Broca (scoperta nell’encefalo il centro del linguaggio – 1861). Ad opera di Wundt nasce la psicologia come scienza autonoma. Il fisiologo tedesco è il fondatore della psicologia non solo perché per primo si fece chiamare psicologo, ma soprattutto perché nel 1879 fondò a Lipsia il primo laboratorio di psicologia sperimentale. Per Wundt lo scopo della psicologia era indagare sulla struttura della mente scomponendola e analizzandola nei suoi elementi più semplici. Il metodo che utilizza è quello dell’introspezione sistematica, applicata secondo i criteri scientifici del metodo sperimentale. Questo primo orientamento si basava sul paradosso di voler studiare quella che oggi definiremmo la soggettività degli individui attraverso uno strumento che pretendeva di essere oggettivo. La psicologia europea erediterà la soggettività, invece la psicologia degli Stati Uniti farà proprio il rigore scientifico delle scienze della natura. Sotto l’influenza di diversi condizionamenti culturali si sono sviluppati vari orientamenti teorici che hanno fatto sì che lo stesso oggetto di studio sia studiato sotto molteplici punti di vista. Si parla di orientamenti quando un gruppo di psicologi elaborano e condividono un comune indirizzo teorico e metodologico. Gli orientamenti più significativi dell’attuale panorama psicologico sono: a. Funzionalismo (Europa)  la psicologia deve occuparsi dei processi e delle funzioni che favoriscono l’adattamento dell’organismo all’ambiente. L’autore che imprimerà maggiore impulso a questa corrente fu James (1890) b. Comportamentismo (USA)  l’oggetto di studio diviene il comportamento, realtà valutabile dall’esterno e quantitativamente definibile. L’unità di misura è il modello stimolo risposta, secondo il quale ad uno stimolo dell’ambiente (S) corrisponde sempre una risposta dell’organismo (R) [S  R]. Nasce ad opera di Watson (1913) c. Gestalt (Europa)  per questa scuola i processi mentali si organizzano in configurazioni unitarie la cui totalità non corrisponde alla somma dei singoli elementi che la compongono ma alla loro reciproca interazione. Si sviluppa intorno al 1912 a Francoforte dalla collaborazione di autori come Wertheimer, Kohler e Koffka d. Cognitivismo (USA)  pone al centro della sua costruzione psicologica la mente come capacità dell’individuo di elaborare le informazioni provenienti dall’esperienza o di auto-correggersi. La corrente è sorta negli anni sessanta negli Stati Uniti e che trova in Neisser (1967) uno dei suoi primi autori e. Psicanalisi (Europa)  definisce una nuova disciplina scientifica. Oggetto di studio completamente nuovo rispetto alle conoscenze già note alla psicologia del tempo. Il nuovo metodo è quello clinico basato sull’interpretazione. Interpretazione dei processi consci a partire da quelli inconsci. Freud (1895) f. Fenomenologia esistenziale (Europa)  raggruppiamo sotto questa dicitura alcuni aspetti assai diversi ma che condividono l’urgenza di riportare al centro dell’indagine psicologica la sfera della soggettività e dell’esperienza vissuta in relazione al proprio contesto. I principali esponenti sono Merleau-Ponty, Binswanger, Roger, Maslow, Frankl (anni 40-60) g. Sistemico-relazionale (USA)  si è sviluppato negli anni cinquanta attorno alla scuola di Palo Alto (in California). Secondo questo orientamento ogni organismo è un sistema: una totalità di parti interagenti tra di loro tendente all’equilibrio Per quanto riguardano le finalità della psicologia, possiamo dividerle in due grandi aree: 4. Analizzare i dati (organizzandoli e categorizzandoli sino a raggiungere la formulazione di alcune ipotesi interpretative) Il criterio di base del metodo correlazionale prevede di osservare le variabili presenti in una determinata situazione e di evidenziarne l’eventuale correlazione, in modo che, conoscendo il valore di una, è possibile fare previsione sull’altra. È posto a metà tra il metodo descrittivo (di cui riprende l’impegno nell’osservazione della realtà senza manomissione) e il metodo sperimentale (di cui riprende l’interesse per studiare il rapporto tra le variabili, anche se non riesce ad individuare un’eventuale causalità lineare). Nonostante i sui limiti è utile nelle situazioni complesse in cui non è possibile manipolare e controllare tutte le variabili. Nella storia della psicologia dopo il metodo sperimentale si incontra il metodo clinico. Più esattamente nasce in contrapposizione al primo. I sostenitori del metodo clinico criticavano il metodo sperimentale perché incapace di studiare gli individui nella loro singolarità e quotidianità. Gli accademici, al contrario, accusavano i clinici per il soggettivismo e la vaghezza dei loro procedimenti. La particolarità di questo metodo è quella di affrontare la realtà, si individuale che sociale. In ambito individuale serve per conoscere e promuovere il cambiamento del soggetto nella sua superficialità e totalità, in ambito sociale si usa per favorire il cambiamento promuovendo il reciproco scambio fra tutte le forze presenti. Gli strumenti privilegiati da questo metodo sono: 1. Il colloquio  una vera e propria tecnica di ricerca basata sull’osservazione del comportamento. È un procedimento di raccolta, analisi ed elaborazione di informazioni. A seconda delle sue finalità assume varie denominazioni:  Diagnostico  reperire informazioni qualitative  Terapeutico  intervento inteso a sostenere, motivare o attivare un processo curativo  Di orientamento  serve per verificare le qualità dei soggetti in previsione di una scelta da fare  Educativo  strumento utilizzato per accompagnare l’educando nel suo cammino di maturazione L’obbiettivo del colloquio è stabilire un buon rapporto di condivisione tra lo psicologo ed il cliente. L’obbiettivo quindi non è sapere cose sul soggetto, ma di sapere con il soggetto. Questa modalità fornisce informazioni più ricche ed approfondite. Il materiale con il quale lo psicologo lavora lo può ricavare da:  Contenuti verbali  il contenuto più significativo è quello espresso a parole: cosa viene e non viene detto, i termini utilizzati, le pause, gli errori, la sequenza utilizzata per ordinare i contenuti della narrazione. Il clinico farà più o meno domande per provocare il racconto, sempre con una conversazione di tipo flessibile (che oscilli tra il pieno ascolto e precise domande per indirizzare ed approfondire tematiche importanti)  Contenuti non verbali  è importante che un buon psicologo sappia osservare e leggere le espressioni non verbali. Spesso infatti controlliamo quello che diciamo, ma ci rimane più difficile guidare il nostro comportamento non verbale. La comunicazione non verbale riguarda: l’orientamento spaziale, la vicinanza-lontananza e in particolare lo sguardo  Tipo di relazione  un altro indizio importante è il tipo di relazione che il cliente instaura con lo psicologo. In questa particolare interazione sono direttamente osservabili le dinamiche interpersonali sulle quali si fonda la personalità del soggetto. Osservando tali modalità e sentimenti con i quali il soggetto si rivolge a lui, può cogliere delle dinamiche intrapersonali che lo caratterizzano. Attenzione però, lo psicologo non è un semplice spettatore ma condetermina la stessa. È chiamato quindi a distinguere quanto è frutto della propria personalità e quanto quella del soggetto 2. Le prove psicometriche  i test rappresentano uno strumento prezioso per misurare, verificare ed avere ulteriori informazioni rispetto ai dati del colloquio. Le qualità fondamentali dei test sono:  validità (quando è in grado di misurare esattamente la variabile individuale)  attendibilità (quando si dimostra costante nelle sue misurazioni)  sensibilità (quando è capace di distinguere un soggetto da un altro)  praticità (quando è di facile utilizzo, bassi costi sia economici che di tempo) I test sono classificabili per ciò che devono misurare. Per questo si parla di test attitudinali, d’intelligenza, motivazionali, cinico, diagnostici, di personalità, ecc. Un’ulteriore distinzione riguarda il materiale utilizzato. Ulteriore categorizzazione in:  Test strutturati  si utilizzano stimoli ben definiti, di fronte ai quali i soggetti non possono che intendere la stessa cosa  Test proiettivi  si utilizzano stimoli semi strutturati o non strutturati, che ciascuno interpreta a proprio modo Lo scopo della ricerca-intervento, è il favorire il cambiamento a livello sociale utilizzando la partecipazione di tutti gli individui e di tutti i gruppi interessati. Il metodo si basa sulla triade osservazione, riflessione, azione seguendo un processo ciclicamente ricorrente: diagnosi intervento riformulazione verifica I vantaggi di questo percorso, oltre a mettere in relazione le esigenze della ricerca con quelle dell’intervento, sono la flessibilità, lo sviluppo delle capacità collaborative e delle motivazioni e l’attuazione di un dialogo interdisciplinare. A questi vantaggi corrispondono altrettanti limiti: l’alto coinvolgimento dei ricercatori, la difficile generalizzazione dei risultati, un basso livello di verità scientifica. Lo scopo del metodo sistemico-relazionale è quello di servirsi di interpretazioni complesse che, secondo il criterio olistico, tengano in considerazione l’interazione dinamica di tutte le parti nel tentativo, da parte dell’osservatore, di favorire il cambiamento del sistema. Il compito dello psicologo, dopo aver interpretato le modalità comunicative e relazionali del sistema, è, allora, quello di provocare una perturbazione che obblighi lo stesso a mettere in atto le proprie risorse verso un nuovo equilibrio (autoregolazione). È un metodo utilizzato nella psicoterapia familiare ma si sta espandendo anche in altri ambiti (sociale, scuola, organizzazioni, comunità, ecc.). La psicologia dinamica è quell’ambito della psicologia che studia la complessità e le contraddizioni della psiche individuale alle prese con le proprie motivazioni interne. Più in generale possiamo definire la psicologia dinamica come la scienza che si interessa dei dinamismi (motivazioni) che causano la condotta dell’individuo, rivolgendo un’attenzione particolare ai rapporti fra coscienza e inconscio, e fra razionalità e sentimenti. Si tratta, in altre parole, della disciplina che studia le motivazioni, ossia i motivi che stanno dietro ai nostri comportamenti. Origini e sviluppo Freud, inizi 900  secondo la prospettiva intrapsichica, le motivazioni sono generiche pulsioni interne all’individuo Lewin, 1930 (Sullivan, Horney, Fromm, ‘30/’40)  secondo la prospettiva interpersonale e sociale, le motivazioni sono frutto dell’interazione che si crea tra l’individuo e l’ambiente (soggettività delle motivazioni, ciascuno di noi custodisce dentro di sé un proprio mondo interiore che lo porta ad agire in modo del tutto personale di fronte alle varie situazioni) Teoria cognitivista, anni ’60  con la prospettiva cognitivista, le motivazioni dipendono dal processo di comunicazione che si stabilisce tra individuo e ambiente La prospettiva antropologica tra Freud e gli interazionisti e cognitivisti è diversa. Per Freud le motivazioni sono una forza biologica presente nell’individuo che hanno come unica orine la pulsione libidica e aggressiva (soggetto generico), l’individuo è impegnato a reagire all’ambiente per conservare sé stesso e la specie (istinto di sopravvivenza e istinto riproduttivo) ed è chiuso nel bisogno di rispondere ai propri impulsi (principio omeostatico). Mentre per gli interazionisti e cognitivisti, le motivazioni sono legate alla soggettività della persona, frutto dell’interazione con il proprio contesto di vita e l’individuo agisce nei confronti della realtà in modo aperto, cioè secondo un percorso personale legato alle proprie caratteristiche, esperienze e interessi. Viene così posta in evidenza la natura proattiva della motivazione, per questa nuova prospettiva la  Man mano che queste necessità sono soddisfatte emergono i bisogni di appartenenza  questi corrispondono alla necessità dell’individuo di far parte di un gruppo, di cooperare, di sentirsi amato e amare (amicizia, affetto familiare, intimità sessuale).  Il penultimo stadio riguarda i bisogni di stima  secondo questi la persona cerca di essere riconosciuta ed apprezzata da parte degli altri per le competenze e la produttività (autostima, autocontrollo, realizzazione, rispetto reciproco).  In cima alla piramide si impongono di bisogni di trascendenza (e autorealizzazione)  che permettono all’individuo di autotrascendersi per sentirsi parte di una realtà più vasta (moralità, creatività, spontaneità, problem solving, accettazione, assenza di pregiudizi). I bisogni dei primi gradini della piramide sono bisogni di carenza, in quanto vengono meno soltanto dopo il loro soddisfacimento; i bisogni dei gradini superiori, sono bisogni di crescita perché continuano a svilupparsi via via che sono appagati. I cinque stadi possono anche essere ridotti essenzialmente a tre livelli:  Il primo relativo ai bisogni primari  bisogni fisiologici e bisogni di sicurezza.  Il secondo relativo ai bisogni sociali  bisogni di appagamento e bisogni di stima.  Il terzo relativo ai bisogni del Se  bisogni di autorealizzazione. 2. Lichtenberg (1989)  è uno psichiatra, psicoanalista e autopsicologo statunitense, professore di psichiatria alla Georgetown Universit. Rispetto alla divisione dei sistemi motivazionali di Maslow, questa divisione è più scientifica e parte dalla ricerca dell’infanzia (infant Research), in quanto riteneva che i sistemi dovessero essere riscontrabili fin dalla nascita.  Prima di tutto ci sono le esigenze fisiologiche  bisogni primari del corpo.  Il secondo sistema di motivazioni è quello relativo all’attaccamento-affiliazione  bisogno del bambino di essere protetto e di dipendere.  Al terzo posto c’è il sistema motivazionale esplorativo-assertivo  tendenza innata nell’esplorare il mondo.  Il quarto sistema motivazionale è quello avversativo  tendenze che spingono l’individuo alla rabbia o ad opporsi agli altri.  L’ultimo sistema è quello relativo al piacere e all’eccitamento sessuale  include i piaceri del corpo, dei sensi e i piaceri legati all’eccitamento sessuale. La comparazione tra i due modelli, ci permette di evidenziare dei punti di contatto che portano alla formulazione di tre grandi sistemi motivazionali, che rappresentano tutte le fasi evolutive dell’individuo: a. Sistema dei motivi fisiologici  sono il movimento fondamentale che guida la condotta umana, nonostante evolvano con l’età e sviluppino a sec onda della cultura, sono le condotte innate essenziali per l’esistenza. Ad esso si legano bisogni come: fame, respirazione, riposo, cura del corpo, movimento. b. Sistema dei motivi prosociali  bisogni dell’individuo alla socialità. Per entrambi gli autori, uno dei motivi fondamentali primari per ogni individuo, è la necessità di vivere con gli altri. Ad esso si legano bisogni come: attaccamento, affiliazione, prendersi cura e relazione. c. Sistema dei motivi di sviluppo di sé  si tratta di un insieme di bisogni legati alla costruzione di sé. A questo sistema appartengono l’autorealizzazione e la trascendenza di Maslow (indirizzano alla costruzione del se) e il sistema sessuale di Lichtenberg (modalità attraverso la quale la persona può esprimere il proprio progetto di vita). Ad esso si legano bisogni come: esplorazione ed assertività, autorealizzazione, successo, potere, aggressività e significato. In questi ultimi decenni c’è stata una riscoperta delle emozioni e del valore che queste hanno nel determinare il comportamento dell’individuo. La psicologia ha intrapreso uno studio sistematico su questa dimensione, dove sicuramente non mancano problemi e divergenze tra i vari autori. Tuttavia esiste un punto d’incontro trai vari autori che è rappresentato dal considerare le emozioni come un costrutto psicologico frutto di più componenti che interagiscono tra di loro:  Componente cognitiva  attraverso la quale l’organismo valuta gli stimoli.  Componente fisiologica  corrisponde all’attivazione del sistema nervoso centrale e periferico e del sistema endocrino.  Componente motivazionale  le stesse emozioni predispongono l’individuo ad agire per il conseguimento dei propri fini.  Componente espressivo-motoria  l’organismo esprime e comunica le proprie emozioni attraverso i movimenti della faccia, del corpo, del tono della voce…  Componente soggettiva  lettura che l’individuo fa del proprio vissuto emotivo. Breve excursus storico sulle principali teorie elaborate nel tempo sul tema. L’iniziale disputa nello studio delle emozioni è ben rappresentato dalla contrapposizione tra la teoria di James e Lange rispetto a quella di Cannon. La teoria di James-Lange (rispettivamente psicologo statunitense e fisiologo danese) viene detta teoria periferica in quanto si concentra sul sistema nervoso periferico. I due autori vanno contro al senso comune e dicono che le sensazioni emotive che sperimentiamo sono conseguenti alle modificazioni fisiologiche. In altre parole il vissuto emotivo è conseguenza della percezione che l’evento ausa sul sistema nervoso periferico (abbiamo paura perché scappiamo). Senso comune: percezione dell’evento  sensazione emotiva  modificazione fisiologica teoria periferica: percezione evento  modificazione fisiologica  sensazione emotiva alla teoria periferica si contrappone il neurofisiologo Cannon, sostenendo che il cervello è il centro da cui partono tutte le emozioni. Attraverso le sue ricerche ha scoperto che la risposta emotiva nasce dalla stimolazione di alcune zone profonde del cervello (precisamente dei nuclei dell’ipotalamo). In altre parole la sensazione emotiva è avviata da un comando che parte da specifiche zone del cervello. percezione evento  attivazione ipotalamo  sensazione emotiva e modificazione fisiologica Al di là delle diverse impostazioni è evidente come le due teorie appena descritte siano concordi nel descrive il processo emotivo come un fenomeno di ordine fisiologico. Su questa constatazione si basa la teoria dell’attivazione o dell’arousal. Secondo la teoria dell’arousal nell’organismo è sempre presente uno stato di eccitazione fisiologica (i valori minimi sono nel sonno, valori progressivamente più alti nel risveglio, fino a valori più elevati in una condizione di eccitazione. Per questa teoria ogni sensazione emotiva altro non è che il frutto di un’attivazione fisiologica dell’organismo difronte ad una specifica stimolazione. Questa teoria è in grado di valutare le emozioni solamente da un punto di vista quantitativo. Chi introduce all’interno di questo studio una dimensione psicologica è Schachter con la teoria cognitivo- attivazionale, secondo la quale l’emozione si fonda su due componenti, quella fisiologica, con l’attivazione dell’organismo, e quella psicologica, con la percezione e l’interpretazione di questo stato in funzione dell’evento. Pe questa teoria la sensazione emotiva corrisponde all’arousal insieme a due atti cognitivi. Il primo ha a che fare con la percezione e la valutazione della situazione, il secondo stabilisce un collegamento tra quest’ultimo e l’attivazione fisiologica. La teoria di Schachter, introducendo la dimensione cognitiva, influenzerà anche le successive concezioni, in particolare le ultime teorie dell’appraisal (della valutazione), secondo le quali le emozioni dipendono dal modo con cui gli individui valutano gli stimoli del proprio ambiente in riferimento ai propri desideri, alle proprie aspettative, ai propri valori ed i propri tratti personali. Le teorie dell’appraisal, dimostrano le emozioni svolgono un importante ruolo nel determinare le risposte di adattamento dell’individuo all’ambiente. Sottolineiamo quanto esse abbiano contribuito nello studio delle emozioni considerando non solo la centralità della componente cognitiva ma anche di quella motivazionale e soggettiva. Contemporaneamente alle teorie dell’appraisal, assume importanza la concezione psicoevoluzionistica a carattere fisiologico, secondo la quale le emozioni sono legate a specifici meccanismi del sistema nervoso autonomo e svolgono importanti funzioni di adattamento. Secondo la teoria di Ekman e di Izard, le singole emozioni si configurerebbero in categorie: riferiamo al superamento dei così detti compiti di sviluppo che la vita pone all’individuo nel passaggio da una fase evolutiva all’altra. Legati al concetto di conflitto ci sono i concetti di ansia e frustrazione. L’ansia corrisponde ad uno stato generale di attivazione delle risorse fisiche e mentali del soggetto. Contenuta entro certi limiti produce un effetto di ottimizzazione delle prestazioni dell'individuo in ordine al problema da risolvere, rappresenta uno stimolo per attivare le azioni che servono per difendersi da pericoli incombenti. Diventa nociva invece quando perdura nel tempo. Per Freud l'ansia stessa costituisce un segnale della presenza di un pericolo nell'inconscio, gli psicoanalisti preferiscono tradurre il termine tedesco Angst usato da Freud, con angoscia, che in italiano indica un'ansia particolarmente sgradevole ed incapaci di tradursi in comportamento e l'altezza supera la situazione che ha indotto l'allarme. Oggi si preferisce pensare che alla base di un accumulo di ansia o di angoscia, vi sia una situazione cronica di insicurezza, un sentimento pervasivo di instabilità e malessere che tende a sottrarre fiducia e serenità alla persona rendendolo incapace di decidere, e insicura, sia nelle relazioni interpersonali che rispetto al proprio futuro. Il sentimento di insicurezza è spesso legato alle primissime fasi di vita del soggetto ed è determinata da una fragilità dell'Io che rende l'individuo incapace di elaborare e di dare senso alle situazioni vissute come angoscianti o di non facile soluzione. Un'altra sorgente di malessere sta nel fatto di non poter soddisfare i propri bisogni. Quando il raggiungimento di un obiettivo ci è ostacolato noi sperimentiamo rabbia, delusione, umiliazione, o vergogna, sentimenti che vanno ad appesantire ulteriormente quel senso di insicurezza e identificabili nel concetto di frustrazione. Le fonti di frustrazione in genere sono collegate alla dilazione (ritardo), alla mancanza, alla perdita, al fallimento e al non senso. Prima di entrare nei temi della salute e della malattia non possiamo che affrontare il discusso concetto di normalità. è emblematica la difficoltà di definire con chiarezza il concetto ed è poi impossibile isolarlo dalla cultura e valori di riferimento. Abbiamo visto come il concetto di normalità sia in qualche modo sfuggente. Nonostante ciò rimane un parametro molto importante sia per la vita quotidiana che in ambito operativo. Un Bambino ha bisogno di ricevere delle informazioni chiare da parte della società su ciò che è normale e ciò che non lo è, su ciò che va fatto e ciò che non va fatto. Così uno psicologo, un educatore, un assistente sociale, ha bisogno di uno schema di riferimento col quale valutare la realtà in cui è chiamato ad intervenire, per capire come deve operare. Non si tratterà di una rigida griglia interpretativa ma servirà possedere degli indici capaci di orientare l’intervento. A questo punto se il concetto di normalità, ci è utile ed è necessario, come lo possiamo definire? La risposta a questa domanda sta nella distinzione tra:  disagio → è identificabile con un'esperienza soggettiva frustrante, ansiogena o stressante che venga a perturbare il benessere dell'individuo, ma non in modo tale da provocare profondi squilibri. La particolarità dello stato di disagio è che, mentre l'individuo si trova in uno più difficoltà esistenziali, è ugualmente in grado di manifestare un buon adattamento ambientale, senza rimanere particolarmente disorientato o bloccato.  disturbo → i disturbi mentali rappresentano uno scompenso di una precedente situazione di equilibrio psicologico, in cui l'individuo è disorientato. Uno squilibrio tale da incidere negativamente su qualche aspetto della vita quotidiana, il disturbo mentale incide pesantemente e crea ostacoli che l'individuo non riesce ad affrontare autonomamente. Esiste una linea di continuità fra disagio il disturbo. Il disturbo infatti può essere causato da un disagio non superato e che col tempo è venuto complicandosi al sopraggiungere un altro evento di natura conflittuale. In direzione contraria un disturbo, invece, può venir meno, anche se lascerà comunque l'individuo in una condizione di disagio. Oggi si è propensi a credere che le patologie mentali siano il frutto di più concause piuttosto che l'effetto di un unico grave evento perturbatore ovvero in una situazione conflittuale con vengono a convergere più fattori di disturbo i fattori che possono concorrere all'insorgenza di un disturbo possono essere:  Fattori biologici → sono profili genetici che causano inequivocabilmente certi disturbi psicologici. Un esempio tipico è la sindrome di Down. La maggior parte dei profili genetici che causano anche disturbi psicologici hanno, tuttavia, un valore predisponente piuttosto che di causalità diretta. Rimanendo nell'ambito delle patologie dell'età evolutiva cioè per esempio il disturbo dislessico che presenta un alto grado di ereditarietà. Tra le patologie degli adulti anche la schizofrenia ha un alto valore di predisposizione genetica.  Fattori esperienziali → appartengono vari fattori ambientali come per esempio la famiglia è il gruppo sociale di appartenenza. Nel caso in cui un disturbo non sia superabile utilizzando le risorse proprie o l'aiuto di persone che ci stanno accanto, può essere affrontato con l'intervento di uno psichiatra oppure di uno psicoterapeuta. Lo psichiatra è un medico destinato specificatamente alla cura dei disturbi mentali tramite l'utilizzo del colloquio ed il trattamento farmacologico, si occupa sia delle nevrosi (sono disturbi d'ansia, Percepisce la propria ansia come un intralcio allo sviluppo ma il suo grado di adattamento sociale una del tutto alterato) che delle psicosi (Nelle psicosi la distinzione tra il proprio mondo interno e la realtà esterna appare danneggiata l'individuo può essere soggetto anche a deliri ed allucinazioni). Lo psicoterapeuta invece utilizza unicamente il colloquio, si occupa in prevalenza dei disagi e delle forme di disturbo meno gravi quelle che tradizionalmente sono identificate con il termine di nevrosi. Infatti un modo per affrontare sia il disagio che disturbi mentali è rappresentato dalla psicoterapia. Essa presenta una particolare relazione interpersonale tra un paziente e lo psicoterapeuta, fondata su di una alleanza ad esclusivo beneficio del primo. Alcuni elementi essenziali della relazione sono: la riservatezza, il segreto, l'accettazione e il non giudizio, il rapporto che si sviluppa all'interno di un preciso setting, il fine generale della psicoterapia è quello di aiutare il paziente a superare il suo problema attraverso la proposta di nuove prospettive, lo scopo generale deve però essere adattato a seconda del tipo di problema che il paziente deve risolvere, per raggiungere tutti questi scopi il terapeuta utilizza specifiche metodologie e tecniche a seconda dell'orientamento al quale si ispira. La classificazione delle psicoterapie avviene sulla base di criteri quali il tipo di destinatario e fine oltre che sull'orientamento scuola di appartenenza della terapeuta. In base ai destinatari vi sono psicoterapie individuali, di gruppo, di coppia e familiari. In base al fine specifico perseguito le psicoterapie possono distinguersi in terapia da appoggio o di sostegno, in terapia rieducative e in terapia ricostruttive. Gli orientamenti psicoterapeutici sono molteplici. La psicoanalisi, basandosi sul principio che la vita psichica si svolge prevalentemente a livello inconscio, si propone di aiutare il paziente ad esplorare questa parte di sé ripercorrendo la propria storia personale e le proprie rappresentazioni. Le caratteristiche tipiche sono tempi lunghi di trattamento (della durata di anni), frequenza delle sedute anche fino a 4 volte alla settimana, paziente sdraiato e psicanalista alle sue spalle e paziente invitato a parlare. Alla psicoanalisi si affianca la psicoterapia psicoanalitica che non è finalizzata ad un'analisi generale della psiche, ma si focalizza direttamente sulla situazione di malessere. La guarigione avviene in tempi e costi più ridotti, il trattamento può andare da tre mesi ad un anno e con la frequenza di una seduta a settimana. Le terapie psicodinamiche si distinguono dal modello psicoanalitico, esempi significativi sono: la psicologia individuale il suo scopo è quello di aiutare il paziente a smascherare il proprio stile di vita; la psicologia analitica intenda accompagnare il soggetto nella progressiva individualizzazione di sé, la psicanalisi attraverso l'analisi dei buchi di senso del discorso conscio aiuta il paziente a prendere consapevolezza del proprio inconscio. Approccio della psicoterapia cognitiva e comportamentale si basa su conoscenze tecniche che emergono tanto della psicologia teorica quanto da quella applicata. Le scuole cognitive pongono in evidenza come i principali disturbi abbiano uno stretto riferimento con distorsioni del pensiero, l'obiettivo è quello di eliminare le distorsioni per favorire un tipo di pensiero più realista. La terapia comportamentista, invece, partendo dal presupposto che ogni comportamento è il risultato di un apprendimento, si propone di sostituire i comportamenti disturbati attraverso le acquisizioni di condotte sane. Le psicoterapie umanistiche partono dalla concezione che nella persona esiste una condizione di autenticità che la psicoterapia ha il compito di aiutare a ritrovare. A questa grande area appartengono: la psichiatria fenomenologica, secondo la quale la terapia deve costruire l'incontro autentico tra due persone; la terapia centrata sul cliente, l'impegno di questa terapia è quello di aiutare il cliente e non il paziente, favorendo la libera espressione della sua emotività; appartiene a quest’area anche la terapia della Gestalt (teoria della Gestalt) che si propone di favorire la conoscenza della propria realtà psichica partendo dalle proprie sensazioni e dalle rappresentazioni mentali, a questo proposito viene fatto grande uso delle espressioni non verbale. Prima abbiamo approfondito gli elementi di fragilità della mente, ora vedremo quali fattori favoriscono la costruzione del proprio benessere mentale e di quali difese ha l’individuo per preservarlo. Nel 1948 l’organizzazione mondiale della salute ha definito la salute come un completo stato di benessere fisiologico, psicologico e sociale. La salute viene identificata come un obbiettivo da costruire costantemente. Malattia e salute diventano due estremi di un continuum tra i quali l'individuo si muove. I due termini malattia e salute sono sostituibili con quelli di malessere e di benessere. Da questa nuova impostazione relativa alla salute, è nata anche una nuova disciplina, attenta a promuovere il benessere globale della persona, la psicologia della salute, in gran parte essa è impegnata nella ricerca degli indicatori positivi della salute ossia degli elementi a carattere individuale e sociale che sono in grado di promuovere la salute o il benessere. o L’immagine di sé negativa. È propria di quelle persone che non si piacciono. Questi individui hanno una scarsa fiducia in sé, nutrono un sentimento di inferiorità, sono molto sensibili al giudizio degli altri. o L’idea di sé ipervalorizzata. Tende a sopravvalutare le proprie capacità. Anche questi individui sono insicuri come gli altri, cercano inconsapevolmente di compensare la loro fragilità creandosi un’immagine grandiosa. o L’idea corretta. L’individuo si sente dotato come tutti di pregi e difetti, si stima per ciò che sono. A differenza delle prime due, quest’immagine favorisce anche l’accettazione di sé. È chiaro che per vivere bene è opportuno raggiungere una conoscenza oggettiva di sé. Solo così è possibile realizzare una condizione di stabilità interiore. Vediamo ora come la mente può difendere la propria integrità (le difese). Parlando di difese occorre richiamare i meccanismi di difesa elaborati da Freud. Freud vede in questi meccanismi quell’insieme di espedienti che l’Io mette in atto per proteggere il soggetto dalle richieste istintuali dell’Es. Sono meccanismi psichici da considerare come strumenti ordinari, legati alla vita di tutti i giorni, diventano però patologici quando vengono utilizzati in modo massiccio e rigido provocando in questo modo un distacco dell’individuo dalla realtà. Questo è un altro modo per tracciare la sottile linea di separazione esistente tra normalità e patologia. Quello della sublimazione è un meccanismo di difesa legato alla vita sociale. Secondo Freud rappresenta quel processo mediante il quale impulsi socialmente e personalmente inaccettabili vengono canalizzati verso mete superiori. (esempio. Boxer che sublima la propria aggressività in uno sport praticato a livello olimpico). La sublimazione come la dilazione nel tempo o la sostituzione parziale di un bisogno immediato o più basso, per il raggiungimento di scopi più evoluti ed integrali. Anche la razionalizzazione come meccanismo di difesa è assai ordinario. Si tratta di un processo di giustificazione attraverso il quel l’individuo cerca di dare delle spiegazioni coerenti dal punto di vista logico a ciò che sente, fa o crede, per nascondere di fatto il proprio inganno. È una sorta di auto-inganno. Il suo carattere patologico emerge quando questo meccanismo viene utilizzato massicciamente e in modo esteso. Non essendo finalizzata alla verità ma alla difesa della propria immagine, accresce gradualmente la rigidità del pensiero sino a portare il soggetto ad essere psicologicamente incapace di vedere ragioni contrarie alle proprie, un comportamento eccessivo che conduce l’individuo piano piano al proprio isolamento. Anche la proiezione è una sorta di auto-inganno nel quale attribuiamo agli altri i nostri pensieri o desideri negativi o le nostre incapacità. Esistono due tipi di proiezione:  Con la proiezione attributiva la persona si difende spostando incoscientemente su l’altro proprie caratteristiche, di cui è comunque consapevole.  Nel caso della proiezione difensiva, spostiamo inconsciamente sull’altro le nostre caratteristiche rimosse, perché fonte di angoscia. Lo spostamento è una forma particolare di proiezione. In questo meccanismo di difesa un’idea, un desiderio o un’azione sono indirizzati verso una persona, un animale o un oggetto che comportano una minore angoscia rispetto al precedente. Una particolare forma di spostamento è quando l’aggressività viene rivolta su sé stessi. Anche la formazione reattiva è un tipo di meccanismo di difesa che a che fare, similmente a quello proiettivo, con il tentativo di non vedere i propri limiti. Ha a che fare con tutte le volte che cerchiamo di fare buon viso a cattivo gioco, quando cioè ci sforziamo di essere gentili con qualcuno che istintivamente tratteremmo maldestramente. È comunque evidente il fatto che il comportamento reattivo è in qualche modo esageratamente ostentato e compulsivo. Si manifesta quindi come poco naturale e spontaneo. L’identificazione a scopo difensivo si realizza quando prendiamo il posto di un’altra persona che ammiriamo (persona che rappresenta l’immagine ideale di ciò che vorremmo essere ma che non siamo capaci a realizzare), in maniera duratura. Attenzione a non confondere questo meccanismo di difesa con quello dell’imitazione. L’identificazione comporta l’introiezione di parti dell’altro fino a renderli tratti della propria personalità. L’identificazione e l’introiezione, meccanismi naturali dello sviluppo, si trasformano in meccanismi di difesa quando permangono in modo tale più o meno costante anche oltre la fase evolutiva (permanenza che Erikson definisce confusione di ruoli o d’identità). La regressione può essere letta come processo difensivo col quale il soggetto cerca di evitare l’angoscia o la frustrazione di una situazione mediante il ritorno a uno stadio precedente del suo sviluppo. Vi sono forma di regressione sane, sia durante lo sviluppo che nell’età evolutiva, come risposa a pressioni interne ed esterne. Manifestazioni patologiche della regressione corrispondono a situazioni nelle quali questo meccanismo di difesa interviene tutt’altro che in modo parziale e temporaneo, il soggetto cessa di rispondere alle sollecitazioni dell’ambiente per riprendere comportamenti e abitudini già apprese. Che cosa si intende per personalità? Il concetto di personalità rappresenta l’insieme delle qualità dell’individuo, fa sì che ciascuno si comporti praticamente allo stesso modo al di là delle diverse situazioni in cui viene a trovarsi. La personalità rappresenta proprio lo stile di condotta. Da un punto di vista strutturale può essere raffigurata come insieme di tratti. Ogni tratto rappresenta una qualità psicologica che evidenzia la modalità specifica con la quale l’individuo tende ad agire. Per la definizione dei tratti di personalità si fa riferimento a cinque fattori: 1. Apertura 2. Amicalità 3. Conoscenza 4. Stabilità emotiva 5. Intelligenza Da un punto di vista dinamico (o motivazionale) la personalità a che fare con motivi che caratterizzano il soggetto. I principali fattori che concorrono a determinare la personalità erano identificati nella storia dell’individuo, oggi si dà altrettanta importanza anche ai fattori ereditari. In sintesi possiamo dire che tutti e due i fattori, sono importanti e si integrano vicendevolmente. Il concetto di personalità ci aiuta a comprendere cosa si intende per maturazione da un punto di vista psicologico. La maturità è identificata con l’età intermedia tra la giovinezza e la vecchiaia, considerato come il periodo più pieno e più fruttuoso della vita. Oggi si guarda ad essa come al processo di sviluppo che interessa l’intero arco dell’esistenza piuttosto che come ad una specifica fase evolutiva. Possiamo suddividere l’itinerario della maturazione in tre grandi segmenti in continuità tra di loro: 1. Il primo periodo va dalla nascita sino all’adolescenza. È il periodo in cui la personalità si sviluppa, tende a fissarsi e a consolidarsi in modo pressoché definitivo. 2. Il secondo tratto interessa in particolar modo la tarda adolescenza e la giovinezza. È il tempo in cui il soggetto prende sempre più coscienza della propria personalità, dei tratti e delle attitudini che la contraddistinguono. Tutto ciò gli permette di elaborare un progetto di vita che può mettere alla prova nei confronti delle proprie disposizioni personali. 3. Il terzo segmento di vita va da quest’ultimo punto fino alla vecchiaia. Qui la personalità rimane praticamente stabile. Mutamenti significativi del proprio comportamento sono invece possibili se sopraggiunge un disturbo psichico. Le improvvise trasformazioni causate da un disturbo non rappresentano un mutamento della personalità piuttosto il suo reale svelamento. Da quanto detto è evidente che il processo di maturazione ha a che fare col portare a sviluppo le proprie qualità, piuttosto che cambiare le stesse. Si tratta di accettare e di prendere conoscenza delle risorse di cui si dispone. Prenderemo ora in considerazione il rapporto esistenze tra il concetto di identità e quello di personalità. L’identità in genere è tutto ciò che ci caratterizza in modo da non essere confusi con nessun altro. Tale originalità può essere descritta a vari livelli:  L’identità personale. Corrisponde a come l’individuo vede sé stesso. Il soggetto ha la possibilità di cogliere la sua unicità e continuità nel tempo.  L’identità fisica. Cambia gradatamente nel tempo pur rimanendo stabile in alcuni suoi elementi.  L’identità sociale. È quella che viene attribuita all’individuo in quanto membro di uno o più gruppi sociali. È l’identità espressa da alcuni elementi riportati sui documenti.  L’identità personale. Corrisponde a quanto definito con il termine personalità. Ha a che fare con le caratteristiche psicologiche dell’individuo. L’adolescenza rappresentala fase evolutiva nella quale la personalità raggiunge la sua definizione. Seguendo la descrizione fatta da Erikson vediamo ora quali stadi di sviluppo precedono questo momento. Erikson suddivide l’intero arco di vita in otto stadi. Ogni stadio psicosessuale risulta contraddistinto da un conflitto psicosociale, che l’individuo deve superare prima di poter accedere al successivo, e strettamente connesso alle diverse relazioni significative. 1. Il primo stadio: fiducia vs sfiducia  dalla nascita sino ai 18 mesi. È la prima fase evolutiva, il cui compito corrisponde all’acquisizione del senso di fiducia di base e il superamento del senso di sfiducia. In questo periodo “orale” le attenzioni della mamma procurano sensazioni piacevoli e di conseguenza un senso di fiducia di base. Al contrario le cure maldestre e o l’assenza, causano nel piccolo una sfiducia di base. È importante che il bambino trovi un equilibrio adattivo tra questi due estremi. Questo Freud arrivò progressivamente alla scoperta della nevrosi. È stato merito suo l’averla identificata. Sia Freud che Breuer erano concordi nel trovare la causa della patologia isterica in un fenomeno traumatico. Il dissidio era sul perché i pazienti dimenticassero tale evento. Freud era dell’idea che la dimenticanza dell’evento originario fosse legata al carattere doloroso e penoso del ricordo. Nel 1894 definì l’isteria come la nevrosi difensiva che trova nel meccanismo della rimozione la base della sua formazione. Freud spiega che le nevrosi di difesa sono costituite da un insieme di sintomi che hanno lo scopo di definire la psiche dal ricordo di esperienze penose. Il ricordo dell’evento viene isolato in modo da essere difficilmente richiamabile, ma la carica affettiva collegata ad esso, in parte si stacca e viene investita in altro modo, per esempio su qualche organo oppure se il soggetto è capace di conversione isterica, la carica, va a legarsi ad altre rappresentazioni più sopportabili, portando il soggetto ad idee ossessive o ad azioni compulsive. Freud rimase sempre più impressionato dal numero di pazienti che collegavano il proprio disturbo ad un abuso o a seduzione sessuale subiti nella propria infanzia. Tuttavia prende sempre più coscienza che gli eventi traumatici raccontati dai pazienti non sempre erano accaduti. Questo mise per un momento in crisi la sua interpretazione sull’origine sessuale della nevrosi. A venirgli in soccorso fu la scoperta dei ricordi di copertura: avvenimenti dal passato, apparentemente innocui e futili ma che si trattano in realtà di reminiscenze che si riferiscono a esperienze rimosse. Se in precedenza la sua attenzione si concentrava sul peso che le cause esterne potevano avere sulla psiche dell’individuo, d’ora in avanti farà riferimento soprattutto ai fattori interni, con particolare riguardo ai desideri inconsci. Nei tre saggi sulla teoria sessuale Freud pone in evidenza come anche nel bambino vi siano desideri inconsci di natura sessuale. In questo modo, fondando la sua teoria sul desiderio sessuale, Freud conferma come vi sia una continuità tra la vita mentale del bambino e quella dell’adulto. La sessualità ha a che fare con la pulsione libidica, quell’energia o forza che nelle prime teorizzazioni è vista in funzione della propria autoconservazione e, successivamente, come difesa del proprio narcisismo. La sessualità per Freud segue uno sviluppo lineare che va dall’infanzia sino all’adolescenza. Le pulsioni parziali hanno origine in diverse fasi dello sviluppo: I. La prima fase è la così detta fase orale (0-18 mesi). La bocca rappresenta la zona erogena della pulsione, l’allattamento il modo per soddisfare tale pulsione e il seno materno l’oggetto ricercato. II. La seconda fase è la fase anale (18-36 mesi). Il bambino sviluppa il controllo sui propri sfinteri, l’ano diventa la fonte di piacere e l’oggetto di questo stadio diventano le feci. III. La terza fase è la fase fallica (3-6 anni). Sia per il maschio che per la femmina l’oggetto principale del proprio interesse diventa il pene. Il bambino lo immagina come l’unico organo sessuale esistente e sperimenta il piacere attraverso la sua stimolazione. La bambina, che non è munita di pene, prova invidia e si procura piacere attraverso la stimolazione del clitoride. IV. La quarta fase è la fase di latenza (6-11 anni). In questo periodo l’individuo non sembra avere interessi sessuali. V. Nella quinta fase, che avviene durante la pubertà (11-13 anni circa) ed è la fase genitale, avviene una differenziazione dei sessi. Nella fase fallica è collocato un evento psichico particolarmente significativo, il così detto complesso di edipo. Il maschio desira come oggetto sessuale la propria madre e per questo è geloso del padre fino a desiderarne la sua morte. Anche l’attenzione della femmina è concentrata sul pene. In questo caso la fantasia corrispondente è quella di averlo avuto anche lei ma di essere stata evirata. Subentra il desiderio di avere un rapporto col padre in modo da avere un bambino come reciproco regalo tra lei e il padre. Accanto all’impulso verso la vita si affianca l’impulso di morte, che si manifesta nelle tendenze auto ed etero distruttive della persona. Anche la pulsione di morte attraversa le varie fasi evolutive. Per esempio, nella fase orale, il lattante cerca di mordere il capezzolo o di svuotare il seno, oppure nella fase fallica il pene può essere paragonato ad un’arma con la quale penetrare, lacerare o distruggere. Le più importanti rappresentazioni freudiane delle dimensioni che caratterizzano la psiche sono quella del:  Modello topografico  prevede che la psiche sia costituita da tre luoghi (o sistemi) distinti a seconda della loro accessibilità alla conoscenza. Il modello è paragonabile ad una sorta di iceberg alla cui base vi è l’inconscio, poi si trova il preconscio e solo dopo il conscio. Il conscio è la sede dei contenuti mentali di cui l’individuo non è consapevole. Il preconscio è la sede dei contenuti mentali non attualmente coscienti ma che non hanno impedimenti dinamici per poter salire in superficie. Il conscio è la sede dei contenuti mentali legati al “qui ed ora” che sono pienamente consapevoli alla persona. Il funzionamento dei contenuti dell’inconscio è regolato da quello che Freud definisce come processo primario (si tratta di un processo caratterizzato dal libero fluire dell’energia psichica, allo scopo di procurarsi una gratificazione immediata), mentre il preconscio e il conscio costituiscono il territorio presieduto dal processo secondario (in questo processo l’energia psichica non fluisce liberamente, ma è più controllata e mira a una gratificazione differita).  Modello strutturale  data la maggiore completezza sostituisce quello topografico. In base a questo modello la mente viene descritta dall’intreccio delle tre strutture che sono l’Io, l’Es e il Super-Io. L’Es, completamente inconscio, rappresenta il serbatoio originario dell’energia psichica, ovvero tutta la gamma delle pulsioni. L’Io è l’agente esecutivo della mente, deputato a mediare tra le richieste dell’Es e quelle del Super-Io. È la sede della consapevolezza. Il Super-Io rappresenta l’istanza morale.  topografico  strutturale È chiaro che il metodo psicanalitico mette al centro dei propri interessi l’esplorazione del mondo inconscio dell’individuo. Freud ha dovuto escogitare degli strumenti per accedere a questo mondo nascosto, riuscì ad individuare alcune strade: A. Il metodo delle libere associazioni  la regola fondamentale della psicoanalisi consiste infatti nel chiedere al paziente di raccontare liberamente, senza alcuna remora, tutto quanto gli passa per la mente. In questo modo associazione per associazione, giunge a raccontare dei contenuti significativi sul suo problema. B. L’interpretazione dei sogni  i sogni rappresentano un materiale privilegiato capace di svelare elementi inconsci. I sogni rappresentano l’attività psichica dell’individuo durante il suo stato di sonno. Alla base dei desideri ci sono i desideri o le tenenze inconsce dell’individuo (contenuto onirico latente). Vengono, attraverso il lavoro onirico, camuffati nel contenuto onirico manifesto (ciò che ricordiamo del sogno). Il lavoro onirico è diviso in due fasi: l’elaborazione primaria (attraverso alcune particolari operazioni viene costruito il sogno) e l’elaborazione secondaria (è quella parte del processo onirico che tende a ritoccare il sogno in modo da renderlo più congruo alla realtà). Durante il trattamento analitico, l’interpretazione dei sogni, avviene attraverso la combinazione dell’analisi simbolica con ciò che il paziente associa liberamente. Da una parte la lettura dei simboli relativi al sogno non è sempre la stessa e non si può ipotizzare l’esistenza di un dizionario dei sogni, dall’altra parte le libere associazioni non sempre portano a definire con precisione i significati sottostanti. C. Gli atti mancati e motti di spirito  durante gli atti mancati, l’individuo, apparentemente senza volerlo, fa o dice qualcosa che esce dalla normalità del contesto, e che non è in linea con quanto sta dicendo o facendo. Esempi sono: i lapsus, le dimenticanze e i piccoli incidenti. L’atto mancante rivela l’esistenza di un conflitto tra l’intenzione cosciente e la pulsione rimossa. Per motti di spirito Freud intende quelle frasi, battute o brevi racconti attraverso i quali l’individuo, in forma mascherata e ilare, si permette di dire delle cose altrimenti sconvenienti e riprovevoli. Anche in essi esiste una facciata esterna che occulta quella interna. D. Il significato del transfert ed il ruolo del controtransfert  il transfert è un processo di trasposizione inconsapevole per il quale l’individuo tende a spostare schemi di sentimenti, emozioni e pensieri da una relazione significativa passata a una persona coinvolta in una relazione interpersonale attuale. Il processo è largamente inconscio. Freud si accorge del particolare transfert che il paziente esercita nei confronti del terapeuta. La risposta dell’analista nei confronti del transfert del paziente viene definita da Freud come il controtransfert. Da Freud hanno origine i tre principali ambiti dell’attuale psicologia del profondo: 1. Psicoanalisi classica (Freud, Abraham, Jones, Ferenczi, Rank) 2. Neofreudiani (Anna Freud, Hartmann, Klein, Winnicot, Bion, Bowlby, Erikson, Mahler, Fromm, Horney, Sullivan, Kohut, etc.)
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