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Psicologia Sociale: Dinamiche Interpersonali e Gruppi Sociali, Sintesi del corso di Psicologia Sociale

Una panoramica della psicologia sociale, dalla teoria dell'identità sociale di Henri Tajfel e Serge Moscovici alle teorie di attribuzione di Heider, Kelley, Jones e Davis, Weiner. Vengono trattati concetti come conformismo, potere, persuasione, obbedienza, pregiudizio, discriminazione, razzismo, negoziazione, cooperazione, competizione, conflitti, violenza, amicizia, attrazione, comunicazione, comportamento della folla, processi decisionali, leadership, altruismo e più. Il documento illustra anche la storia della psicologia sociale europea, con figure chiave come LeBon, Triplette, Wilhel Wundt, Freud e Tajfel.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 29/11/2021

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francesca_caschera 🇮🇹

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Scarica Psicologia Sociale: Dinamiche Interpersonali e Gruppi Sociali e più Sintesi del corso in PDF di Psicologia Sociale solo su Docsity! PSICOLOGIA SOCIALE - CAPITOLO 1 Studia l’interazione tra le persone: cause, conseguenze e processi psicologici coinvolti. È l’indagine scientifica di come pensieri, sentimenti e comportamenti sono influenzati dalla presenza oggettiva o immaginata degli altri. Può essere una scienza dall’approccio top-down: modo in cui i proc: sociali influenzano la psicologia dell’individuo; o bottom-up: dove il centro di interesse è rappresentato da come la psicologia individuale influenza i fenomeni a livello sociale. Doise ha individuato 4 livelli a seconda delle variabili: o Livello intra-individuale: modalità con cui l’individuo analizza la realtà e costruisce un’immagine; o Intra-gruppo: dinamiche interpersonali tra soggetti che fanno parte dello stesso gruppo; o Intergruppo: relazioni tra gruppi; o Collettivo: processi sociali legati al contesto culturale e storico. Gamma di temi studiati: conformismo, potere, persuasione, obbedienza, pregiudizio, discriminazione, razzismo, i gruppi e le relazioni tra loro, negoziazione, cooperazione, competizione, conflitti, violenza, amicizia, attrazione, comunicazione, comportamento della folla, processi decisionali, leadership, altruismo etc. La psicologia si occupa delle nostre interpretazioni (percezioni individuali) mentre i sociologi studiano i gruppi sociali e le istituzioni (aspetti economici o strutture di alcuni quartieri). Le differenze possono essere per le unità di analisi come l’individuo o il gruppo oppure la cultura. : attenzione sui processi psicologici e considera i fattori sociali in termini di forze che intervengono per distorcerli e l’unità di analisi è l’individuo (McDougall). Si privilegia il ruolo causale dell’individuo e delle sue caratteristiche, ritenendo che i fenomeni sociali possano venire spiegati solo dopo aver compreso adeguatamente i processi psicologici individuali 3 prospettiva dominante. : considera gli episodi di interazione e il gruppo è l’unità di analisi (Ross). Si privilegia il ruolo causale dell’interazione sociale e si ritiene che anche i processi psicologici individuali possano essere compresi adeguatamente solo con riferimento al contesto interattivo dal quale traggono origine. La psicologia sociale è una scienza: o Scienza: metodo di studio della natura che include la raccolta di dati per verificare le ipotesi e le teorie; o Teoria: insieme di concetti e principi correlati che spiegano un fenomeno; o Ipotesi: previsioni verificabili empiricamente sui rapporti di relazione e di causa-effetto > si utilizza un metodo e vediamo due tipologie: sperimentale e non sperimentale. La scelta di un metodo dipende dai fattori che hanno a che fare con la natura dell’ipotesi, dalle risorse e dalle basi etiche. RADICI STORICHE Le origini nel dopoguerra ma il suo interesse esiste già da molti secoli. Fino ad un secolo fa i temi di interesse psicologico sociale erano trattati dai filosofi, la maggior parte dei quali tendeva a spiegare la natura sociale dell'uomo in base a concettualizzazioni semplici e unitarie. La psicologia sociale viene messa in relazione all’edonismo (principio di utilità) e secondo Jeremy Bentham l’uomo agisce per ottenere piacere ed evitare dolore. Le persone stimano il piacere dalle diverse condotte alternative che scelgono in base al massimo piacere: gli esseri umani sono visti come calcolatori razionali che valutano sempre costi e benefici: o Teorie della condotta economica; o Teoria dello scambio; o Teoria dell’apprendimento mediante rinforzo. Principio potere/egoismo > come principio di vita e motivazione. Secondo Hobbes è possibile soltanto in quanto gli uomini si sottomettono ad un potere comune (regola): condizionamento dei sistemi e la creazione delle ideologie che rendono possibile l’ordine sociale. Nello sviluppo non si supera mai questa fase egoistica ma viene solo “mascherata” perché gli individui si limiterebbero ad acquisire un atteggiamento ipocrita di razionalizzazione e copertura di essa: o Teorie relative alla motivazione a raggiungere o difendere un certo status sociale; o Teorie delle basi di influenza sociale; o Teorie che si occupano delle relazioni intergruppi. Psicologia positiva > l’uomo è guidato dalla motivazione all’amore a all’affiliazione (bisogno di appartenenza) nei confronti di altri esseri. I principi unitari sono: * Simpatia: o Smith e Spencer: sostenevano che la simpatia può spiegare le relazioni entro l'ambito familiare e distinguono due forme di e: ‘a prima è una simpatia immediata, quella che si prova quando si sperimentano le stesse emozioni che sta vivendo la persona verso la quale proviamo simpatia; La seconda e più intellettualizzata che richiede una riflessione, è quando ci congratuliamo per un successo o facciamo le condoglianze per un lutto. o Ribot: distinse tre forme di simpatia: la prima è automatica, una risposta condizionata; La seconda è riflessiva, l'individuo è consapevole di provare simpatia; La terza è un sentimento più ampio di lealtà, tolleranza e amore per gli altri. o MeDougall: parlava di simpatia come modalità di attivazione degli istinti istinto: può essere attivato sia dallo stimolo biologico adeguato, sia dal vedere qualcun altro nel quale l'istinto è attivato dallo stimolo biologico adeguato. o Murphy: condusse le prime indagini empiriche osservando 5000 episodi di comportamento in una scuola materna. Gli atti aggressivi erano più numerosi di quelli basati sulla simpatia ma quest'ultimi erano piuttosto frequenti ed erano esibiti prevalentemente da bambini che si sentivano psicologicamente sicuri. e Imitazione: Tarde + sostiene con entusiasmo che “la società è imitazione” ma si limita a descrivere l’imitazione come uno stato ipnotico e onirico nel quale la mente della persona è dominata dalle immagini del modello imitato. ® Suggestione: o McDougall: quando una persona accetta le affermazioni di un'altra in assenza di ragioni logicamente valide, in quanto nella persona si attiverebbe l'istinto di sottomissione. o Sidis: parla di dissociazione della coscienza e distingue tra: suggestionabilità anormale (ipnotismo) e suggestionabilità normale (separazione tra la coscienza che esercita il controllo e il Sè automatico). o Freud: identificazione = la suggestione sarebbe mediata dal processo di identificazione affettiva del “suggestionato” con il “suggestionatore”. o Asch: sostiene che ciò che un osservatore esterno chiama suggestione, dal punto di vista del soggetto influenzato può essere considerato un processo pienamente razionale di re- interpretazione cognitiva del materiale stimolo. Psicologia sociale negli USA> inizia la ricerca in laboratorio e nasce già nel XX secolo: o 1895: LeBon pubblica “Le Psychologie des Foules” (all'interno della mente dell’individuo troviamo processi di elaborazione delle informazioni di tipo logico razionale). Schema di ricerca: informazioni con determinate caratteristiche vengono presentate ai partecipanti (input) e si osservano le risposte che questi danno (output); se le risposte sono quelle previste i partecipanti hanno effettivamente applicato il processo cognitivo ipotizzato. Affronta e risolve il paradosso delle relazioni tra individui e società: da un lato è vero che solo gli individui agiscono e la società, la cultura, i gruppi, le istituzioni dipendono dalle azioni individuali. Ma dall'altro, gli individui sono in grado di agire solo in quanto nascono in una società che esiste prima di loro e dalla quale essi traggono gli strumenti necessari per la loro condotta. Contrapposizione di due tesi: o Tesi nominalista: esistono solo gli individui e le loro azioni e che “società” è solo il nome dato dalla somma di tali azioni. o Tesi realista: vede l'individuo come una semplice astrazione concettuale priva di qualsiasi valore esplicativo nel campo dei fenomeni sociali. G. H. Mead riteneva che mente e comportamento fossero necessariamente connessi e sosteneva che la mente individuale ha origine dalla società. Trae origine dall'osservazione che, sebbene gli uomini mostrino per certi aspetti una vita associativa simile a quella di altre specie animali, essi sono dotati di una capacità che li differenzia da tutte le specie inferiori: il linguaggio. Per lui la capacità di usare simboli significativi consente di assumere il ruolo dell'altro, rendendo possibile la comunicazione e la cooperazione. La capacità di usare simboli e di comunicare è alla base di una seconda caratteristica peculiare degli esseri umani cioè /a coscienza di Sé: gli esseri umani sono infatti capaci di osservare sé stessi come oggetti e di agire nei confronti di sé stessi così come agiscono nei confronti degli altri. Mead ha usato i pronomi /o (stato nel quale l'individuo agisce in una determinata situazione) e Me (stato nel quale l'individuo immagina sé stesso agire nella stessa situazione) per indicare le due fasi del processo attraverso il quale il Sé viene creato e ricreato. Vede il se come il prodotto dell'interazione sociale e ne analizza lo sviluppo distinguendo due fasi: 1) Il bambino gioca (play) assumendo ruoli diversi e impara a considerare sé stesso e il proprio comportamento dal punto di vista di “altri particolari”. 2) Il bambino più grande partecipa giochi organizzati (game) con regole: prepara il bambino a rispondere alle reazioni contemporanee ed intricate di molti altri per partecipare a questi giochi è necessario assumere il ruolo dell'altro generalizzato, anticipando le reazioni di tutti gli altri. Gli interazionisti ritengono che la condotta umana sia intrinsecamente sociale e che sia le sue evidenti regolarità che i suoi cambiamenti siano il prodotto dell'azione coordinata degli individui stessi 3 la condotta prende forma mentre gli individui interagiscono. Giddens ha introdotto il concetto di “duplicità della struttura” affermando che le strutture sociali sono da un lato costruite dall’attività umana, ma dall'altro allo stesso tempo sono il vero e proprio medium di tale costruzione. Gli interazionisti propongono di utilizzare come unità di analisi l'atto: un’unità funzionale di condotta con inizio e fine identificabili in relazione con gli scopi dell’organismo e orientata verso uno più oggetti. Per loro gli individui possiedono una definizione della situazione: un'idea della struttura della situazione non è raro trovarsi in situazioni non chiaramente definite e per questo la definizione della situazione è il prodotto dell'interazione, i partecipanti i “negoziano” la definizione della situazione. È stata sviluppata da Garfinkel e gli etnometodologi sostengono che tutta la realtà sociale è una fragile costruzione che richiede un continuo lavoro di manutenzione, questo lavoro consiste nel dare senso alla propria condotta e quella altrui e loro si interessano a come le persone danno senso a ciò che fanno. Il loro approccio è contraddistinto da due concetti: v Concetto di rifl un verbo è riflessivo quando soggetto ed oggetto sono uguali e i pronomi e gli aggettivi riflessivi sono quelli che si riferiscono al soggetto dell'azione + sostenendo che tutta la vita sociale ha un carattere riflessivo. v Concetto di indicalità: ogni condotta si colloca in un contesto costituito da altre azioni dove ciascuna condotta dà significato al contesto e trae significato da esso. Gli etnometodologi si propongono di studiare le strutture formali della vita quotidiana e sostengono che tali eventi non sono ordinati secondo le regole della logica. Con Schutz loro ritengono che le persone nella vita quotidiana assumano un particolare atteggiamento, detto di senso comune o “naturale”, che fa sì che esse siano cronicamente disinteressate a riflettere sulla struttura della vita quotidiana. Per rendere le persone consapevoli delle proprie attività di produzione l'atteggiamento di senso comune deve essere disturbato e questi disturbi hanno due caratteristiche: a) un'attività comune viene modificata in modo da violare le aspettative b) itentativi di normalizzare la situazione sono frustrati così da diventare problematici. Si basa sull'uso di una metafora per arrivare alla comprensione del significato della vita sociale. De Grada afferma che la metafora che vede la vita sociale come rappresentazione teatrale è presente in molte opere letterarie dall'antichità classica come in Cooley e in Moreno, il quale basa su tale metafora i suoi famosi metodi di trattamento psicologico: gioco di ruolo, psicodramma e sociodramma. Goffman: interpretare ogni evento sociale come una “rappresentazione teatrale che si svolge su un palcoscenico e di fronte ad un pubblico, secondo un copione che prevede parti differenti affidati ad attori diversi”. Harrè e Secord affermano che l'unità di analisi è l'episodio l'unità di analisi molare nella quale le interazioni dei partecipanti sono inquadrate in uno schema unitario costituito da uno scopo da perseguire o da un compito da svolgere: o Episodi formali: con regole molto precise su ciò che si deve fare, chi lo deve fare e quando. o Episodi relativi ad attività di routine: le attività sono regolate da regole, ma non è definito a priori il risultato al quale le attività devono portare. o Intrattenimenti: non sono predefinite né le attività né i risultati. Questo approccio parla di: a) area scenica distinta in: scena (visibile dagli spettatori) e retroscena (non visibile); b) attori: recitano nei diversi ruoli previsti dal copione, lasciando trasparire le proprie caratteristiche personali ma avendo sempre il coinvolgimento nel ruolo; c) pubblico: può comprendere persone fisicamente presenti, osservatori casuali o persone non fisicamente presenti ma alle quali l'azione è diretta. De Grada e Bonaiuto affermano che la prospettiva discorsiva è intesa come interesse per lo studio della conversazione e del discorso e che nega l'esistenza di una realtà oggettiva, stabile e conoscibile dall’individuo. In questa prospettiva viene contestata la scelta dell’individuo come unità di analisi e gli psicologi sociali discorsivi ritengono che non si debba cadere nell’errore di spiegare le condotte individuali e sociali rintracciando le cause o i meccanismi produttivi all'interno degli attori intesi come entità autonome e autosufficienti. Perché questo porta a considerare l'attività cognitiva dell'individuo come base della realtà sociale, trascurando del tutto il contesto storico-culturale nell'ambito del quale l'individuo agisce. Questo approccio afferma che la rappresentazione della realtà è il risultato di una costruzione intersoggettiva che emerge nel rapporto sociale e nell’uso del linguaggio. Decide di utilizzare un approccio “ideografico” anzi che “nomotetico”: analizzano casi concreti di condotta discorsiva, considerati come eventi singoli e situazioni, con tutte le loro specificità. CAPITOLO 2 + SCHEMI ED EURISTICHE Le persone nelle diverse situazioni nelle quali devono riconoscere e valutare oggetti sociali possono applicare processi cognitivi di due tipi: e Processirapidi, che richiedono un ridotto sforzo cognitivo > definiti dall’alto verso il basso (top- down) o processi guidati dalla teoria, per indicare che parte dalle strutture cognitive del soggetto che danno un senso agli elementi informativi e agli oggetti percepiti; e Processi che richiedono uno sforzo elevato definiti dal basso verso l'alto (bottom-up) o guidati dai dati, per indicare che parte dall’esame dell’informazione nuova per arrivare a produrre una nuova struttura cognitiva. Questi modelli permettono all'uomo di essere un buon esecutore di processi cognitivi razionali, ma non è sempre nelle condizioni di applicarli. Nella vita quotidiana applichiamo processi più vicini al polo dei proc di sforzo ridotto, che producono risultati adeguati e corretti e sono indispensabili per la realizzazione della normale condotta umana. Strutture cognitive che organizzano le informazioni su determinati temi e categorie; sono insiemi di informazioni interconnesse immagazzinate in memoria a riguardo una categoria. Sono indispensabili per poter dare un senso all’enorme quantità di informazioni nella vita quotidiana, ci permettono di interpretare e capire queste informazioni. Quando non riusciamo a categorizzare e memorizzare è presente la Sindrome di Korsakov. Il saper riprodurre testi poco familiari è un’eccezione perché è presente uno sforzo generale per dare un senso in relazione ai propri schemi e razionalizzare la storia. Gli schemi preesistenti possono influenzare tutte le situazioni in cui ci troviamo. Concetti: classe di elementi che si ritiene si associno grazie ad una similarità parziale; Categorie; Rappresentazioni sociali: forma di conoscenza elaborata e condivisa; Prototipi: rappresentazione cognitiva delle caratteristiche tipiche che definisco una categoria; Stereotipi: schemi di gruppi sociali, caratteristiche che noi attribuiamo. ooo Schemi di persona: informazioni per descrivere le persone in base a tratti di personalità; inducono ad aspettative che influenzano il ricordo di azioni e la comprensione di nuove informazioni; 1. Euristica della disponibilità: basiamo i nostri giudizi sulla facilità con la quale pos richiamare qualcosa alla mente (tutto quello che riusciamo a ricordare con facilità ci aiuta a formulare i giudizi su varie questioni) > come funziona il sistema del trasporto a Roma? Ci sono più ragazze more o bionde? (esempi di domande che producono risposte precise e corrette). Tendenza a giudicare come più frequenti stimoli che per noi sono più rilevanti e/o familiari. Può dipendere da molti fattori attenzione dei mass-media. lienza, rilevanza personale degli eventi, interesse della persona, Limiti: sovrastima di eventi salienti o strani o estremi; sovrastima del proprio contributo; sovrastima delle opinioni in accordo con la propria. 2. Euristica della rappresentatività: formuliamo giudizi confrontando qualcuno con un prototipo o stereotipo che abbiamo su una categoria. Limiti: possono portare a percezioni o categorizzazioni errate perché porta ad ignorare diversi tipi di informazioni che sarebbero necessarie per formulare giudizi probabilistici corretti. 3. Euristica del pensiero controfattuale> associata all’euristica della simulazione che è la tendenza a stimare la probabilità di un evento in base alla facilità con cui possiamo immaginarlo. Più è facile creare un’immagine mentale di esso, più è probabile che si creda che un tale evento sia possibile. Immaginare come si sarebbero potuti verificare risultati diversi da quelli che si sarebbero dovuti verificare. Effetti: accentua le reazioni emotive negative e positive: ® Rispetto ad un evento negativo, tanto più è facile immaginare un corso positivo degli eventi, tanti maggiori saranno gli stati di sofferenza (peggioramento dello stato emotivo); ® Rispetto adunevento positivo, tanto più è facile immaginare un corso negativo degli eventi, tanto maggiori saranno gli stati d’animo positivi (miglioramenti dello stato emotivo). Un'altra funzione è quella di aiutare la comprensione dei fattori che hanno contribuito a produrre un determinato esito negativo e preparare per l'azione futura. 4. Euristica dell’ancoraggio e aggiustamento: scorciatoia cognitiva in cui le informazioni/deduzioni sono collegate a informazioni iniziali o a schemi. L'informazione iniziale esercita una notevole influenza e i giudizi successivi non si spostano mai più di tanto da essa. Gli interlocutori utilizzano informazioni espresse per prime come punto di ancoraggio e introducono eventualmente dei piccoli aggiustamenti rispetto ad essa. * Euristica affettiva: giudizi e decisioni sono prese a partire dalle emozioni suscitate; ® Euristica del conformismo sociale: secondo cui quando si entra in un contesto di relazioni all’interno di un gruppo si tende a pensare, decidere, agire secondo una certa opinione condivisa dalla maggioranza. Le euristiche possono essere utili quando: o Disponibilità di tempo limitata; o Disponibilità di risorse limitata; o Costi elevati per la ricerca di informazioni. Euristica è irrazionale se: o Buona disponibilità di tempo e risorse; o Dobbiamo prendere una decisione importante. Nel primo periodo del cognitivismo possiamo vedere un'attenzione ai processi cognitivi controllati. Molte teorie hanno focalizzato la loro attenzione sull’’uomo razionale” (es. modelli di attribuzione causale). Nella seconda metà degli anni 70: diversi autori sostengono che le persone spesso NON sono consapevoli dei processi cognitivi che utilizzano e quindi dei processi sottostanti che utilizzano per prendere decisioni. Si sviluppa una ricerca sui processi automatici. Non si parla di Inconscio Psicanalitico (Freud ne parla in riferimento a disturbi psichici che condizionano la nostra esistenza). Si parla di processi cognitivi di tipo automatico che possono essere resi consapevoli e controllati: ® Spessosi chiama “processo automatico” un processo non intenzionale; ® Puòessere anche quello che avviene al di fuori della consapevolezza, la persona non si accorge del processo in atto; e Ancheciò che avviene in modo efficiente senza interferenze, in contemporanea con qualche altra attività come camminare mentre si parla; ® Ancheadun'attività che non è controllabile, che non si può fermare con un atto di volontà. v Automatici: inconsapevoli, si attivano senza l'intenzione della persona, sfuggono al controllo della persona e sono veloci però efficienti; v Controllati: consapevoli, intenzionali, richiedono sforzo e tempo, controllabili e possono essere disturbati da fattori personali e situazionali. La maggior parte dei processi e comportamenti sociali risultano dall’interazione processi automatici e controllati e nella maggior parte delle volte funzionano simultaneamente. Ultimamente, l'uomo viene considerato un pensatore flessibile, che può applicare due diversi tipi di elaborazione cognitiva a seconda delle differenze situazioni MODELLI A DUE VIE): o Elaborazione automatica dell'informazione: basata su scorciatoie cognitive, è un processo rapido e richiede un ridotto sforzo cognitivo (bassa motivazione all' accuratezza); o Elaborazione accurata, sistematica, consapevole dell’informazione: un processo lento, che richiede un elevato sforzo cognitivo (alta motivazione all' accuratezza) e che può essere disturbato da fattori personali (stanchezza) e situazionali (pressione temporale). Oggi si parla di continuum di sforzo cognitivo, ossia di un MODELLO A DUE POLI. Ad un polo vi sono i processi cognitivi rapidi, che richiedono un minimo sforzo: i processi top-down (theory driven), nel senso che il processo parte dagli schemi preesistenti del soggetto. Al polo opposto i processi cognitivi consapevoli, che richiedono uno sforzo elevato, definiti bottom-up (data driven), poiché il processo parte dall’esame dell’informazione nuova fino a produrre nuove strutture cognitive. Con normale disponibilità di risorse cognitive entrambi i processi possono essere messi in atto con successo. In condizioni di stanchezza prevale l'attività automatica. A partire dagli anni 90 è presente un’ampia evidenza a sostegno del fatto che i processi cognitivi possono essere influenzati da: e Fattori motivazionali; * Fattoriaffettivi/emotivi; Le due funzioni sono svolte da due tipi di proce: 1. Ricerca automatica dei pensieri da evitare (segnala l'approssimarsi di pensieri indesiderati) 3 processo automatico, richiede poco sforzo, non viene disattivato in caso di esaurimento delle risorse cognitive (stanchezza); 2. Ricerca intenzionale di pensieri sostitutivi> processo controllato, richiede impegno, può essere disturbato o disattivato se le risorse cognitive sono esaurite. Con normale disponibilità di rse cognitive, entrambi i proc: in atto con successo. In condizioni di stanchezza, il processo automatico di ricerca di pensieri da evitare funziona normalmente mentre quello controllato di ricerca di pensieri sostitutivi non viene attivato. Avviene l’iperaccessibilità dei pensieri da evitare. Gilbert ha sviluppato un’idea che era già stata espressa da Spinoza, lui parla del modello dell’accettazione automatica e rifiuto controllato. Sostiene che: v Le persone tendono inizialmente a ritenere vero tutto ciò che vedono o sentono + accettazione automatica senza sforzo; v_ Solo successivamente ne verificano l'effettiva veridicità > il processo controllato (non sempre, le informazioni nuove possono essere controllate da schemi esistenti), richiede sforzo e tempo; v Le informazioni vengono rifiutate se poi il processo di verifica non ha prodotto risultati positivi; correzione o l'eventuale rifiuto possono essere insufficienti o del tutto assenti dal momento che molto spesso le persone operano in condizioni di ridotte risorse cognitive; Si ipotizza che: I processi automatici si attivano in modo più immediato; I processi automatici sono ideali per far fronte ad ambiente regolare o routine; La risposta viene successivamente controllata e corretta da processi controllati; I processi controllati sono ideali per far fronte a imprevisti, errori e perturbazioni importanti. ti da: I processi controllati sono facili Presenza di nuova informazione troppo incongruente; Interesse delle persone; Percezione di dover rendere conto del giudizio; Processi controllati ostacolati da: pressione temporale, attaccamento cognitivo. La prima fase del cognitivismo si concentrava sulla cognizione come processo razionale e sulle relative distorsioni. A partire dagli anni 90 vediamo un’ampia evidenza del fatto che i processi cognitivi possono essere influenzati e resi caldi da fattori motivazionali e fattori affettivi. Nascono alcune teorie importanti: o Di Festinger (1957) — “Teoria della dissonanza cognitiva” le persone cercano di stare in equilibrio con loro stessi. o Di Heider (1958) — “Teoria dell’equilibrio”> le persone cercano di stare in equilibrio con gli altri. Per essere in equilibrio, una relazione, ci deve essere equilibrio nelle cognizioni (pensiero, idee, convinzioni, interessi). Teoria della dissonanza cognitiva Le persone sono motivate al mantenimento e alla ricerca della coerenza fra le proprie conoscenze, opinioni, credenze, valori, emozioni e i propri comportamenti. L'eventuale incoerenza fra ciò che si pensa e ciò che si fa, crea uno stato di disagio e tensione chiamato dissonanza cognitiva. Secondo Festinger deve esserci una coerenza tra i comportamenti (ciò che facciamo), gli atteggiamenti (opinioni, eccetera) e le emozioni. Le strategie servono a far sì che la dissonanza non ci influenzi e questo concetto è applicabile a mille altre situazioni di tutti i giorni. PROCESSO DI NATURA MOTIVAZIONALE L'influenza dell'umore sulla memoria (Bower): i ricordi che una persona conserva quando si trova in uno stato emotivo sono più recuperabili in seguito se si può rientrare in quello stesso stato emotivo. Il suo recupero sarà molto peggiore se si cerca di ricordare mentre si trovano in uno stato emotivo diverso dall'apprendimento originale. Le persone in un determinato stato d'animo imparano di più sul materiale coerente con il loro umore; è come se si cercasse di assimilare le informazioni che possono giustificare o manterranno il loro umore. Una forte influenza delle emozioni sul pensiero e sui giudizi si verificano ogni volta che le persone valutano i loro amici, se stessi, la loro situazione di vita e il loro futuro. La teoria della rete associativa suppone che l'umore prevalente agisca come una fonte costante di attivazione. Di solito la letteratura indica che uno stato d'animo positivo induce l'uso di strategie cognitive poco impegnative (euristiche) perché: o L’umore positivo ci informa che non ci sono problemi o Non vogliamo impegnarci in altre attività che potrebbero distruggere il nostro buon umore. Mentre lo stato d'animo negativo induce l'uso di strategie più impegnative ed accurate perché: o Unumore negativo ci informa che ci sono problemi e bisogna essere attenti per trovare eventuali minacce o Ilcattivo umore non è piacevole e siamo ben disposti ad impegnarci in altre attività che possano distrarci MODELLO DELL'INFUSIONE DEL L'AFFETTO (FORGAS, 1995) Tenta di spiegare in che modo l'affetto (inteso come stato d'animo, amore, emozione) influisce sulla capacità di elaborare le informazioni. Forgas definisce la teoria dell'infusione dell'affetto come “il processo mediante il quale le informazioni del carico affettivo esercitano una certa influenza sulla formulazione dei giudizi”. Il modello identifica quattro strategie di giudizio, ciascuna caratterizzata da diversi livelli di potenziale infusione: 1) Accesso diretto a una valutazione pre-esistente 2) Elaborazione motivazionale associata a un obiettivo pre-esistente 3) Elaborazione euristica 4) Elaborazione sistematica Influenza effettiva nulla o minima per le prime due strategie quando si esprime una valutazione già formulata in passato e quando risente fortemente di motivazioni e scopi direzionali, che si presuppone riescano a sovrastare i fattori affettivi. INFLUENZA DEGLI STATI AFFETTIVI SUI PROCESSI COGNITIVI Lo stato affettivo e lo stato d'animo influenzano l’elaborazione euristica: l'influenza affettiva viene in modo automatico. Gli stati affettivi influenzano selettivamente processi cognitivi quando le persone adottano processi cognitivi accurati ed impegnativi. L'affetto esercita una notevole influenza non solo sull’elaborazione delle informazioni ma anche sui comportamenti. L'infusione dell'affetto può avvenire in due modi: 1. Gli stati affettivi vengono usati come fonte di informazione quando le persone utilizzano processi cognitivi che richiedono scarso impegno implicano scarsa consapevolezza (es. Se mi sento bene allora la situazione è positiva, se mi sento in ansia deve esserci una fonte di pericolo) 2. Mediante il priming: facilitano il ricordo di eventi simili allo stato d'animo Altri autori ritengono che al momento non sia ancora possibile chiarire il ruolo dei due meccanismi di influenza degli stati affettivi e preferiscono dedurre che possano operare anche congiuntamente. È indagine sulle basi neurologiche dei processi tradizionalmente esaminati dalla psicologia sociale (Harmon — Jones & Winkielman, 2007). Forgat e Smith hanno descritto un altro recente sviluppo che ha acquisito rilievo: l'attenzione all'influenza reciproca tra sentimenti e cognizione sociale. Antonio Damasio nel suo “Descartes’ Error” fornisce evidenza basata sullo studio di pazienti nei quali, a seguito di lesioni ai lobi frontali dovuti ad incidenti, le funzioni cognitive non sono intaccate mentre le funzioni affettive sono completamente assenti. Questi pazienti si rivelano totalmente incapaci di prendere decisioni non perché non riescano ad analizzare le alternative di scelta, ma perché sono insensibili alle conseguenze future delle opinioni disponibili, non essendo in grado di associare a tali conseguenze un valore emotivo. Possono essere le dimensioni culturali e valori. Il comportamento è il prodotto di una cultura, linfa vitale di gruppi etnici nazionali. La cultura è l'insieme di credenze e pratiche che identificano uno specifico gruppo sociale e lo distinguono dagli altri influenzando i pensieri, i sentimenti, la scelta degli abiti ecc. La cultura pervade quasi ogni aspetto della nostra esistenza. DIMENSIONI CULTURALI (Hofstede) 1. Individualismo e collettivismo: o individualismo: struttura sociale e visione del mondo in cui le persone attribuiscono maggiore importanza all’emergere come individui che essere membri di un gruppo radicato nelle culture occidentali, nelle società più ricche ed urbanizzate. o collettivismo: struttura sociale e visione del mondo in cui le persone attribuiscono maggiore importanza alla fedeltà, all'impegno, al conformismo, all'appartenenza e all'adattamento al gruppo piuttosto che all'emergere come singoli individui + Radicato nelle culture orientali, nelle società agricole e nelle classi socio-economiche più modeste. Il contrasto tra individualismo e collettivismo risponde all'interrogativo se l'identità di un popolo è determinata per lo più da scelte personali o collettive. Non costituiscono due poli opposti di un’unica dimensione, ma sono piuttosto due dimensioni indipendenti e articolate al proprio interno. 2. Mascolinità e femminilità: : fa riferimento al grado in cui le culture sostengono le differenze di genere ed è valori del potere, della sicurezza di sé, dell'ambizione+> MODELLO A - culture maschili (divisione dei ruoli): la cura delle faccende domestiche e dei figli sono funzioni principali della donna; in caso di decisioni, l’uomo ha sempre l'ultima parola; la donna si prende cura dei figli, l'istruisce e li accudisce. Le bambine giocano con i giocattoli definiti femminili e i bambini con quelli definiti maschili; l'istruzione specifica e un'alta qualifica professionale è importante solo per l'uomo; il posto di lavoro non è l'area principale delle donne. o Femminilità: è caratterizzata dai valori dell’armonia, bellezza e nutrimento ® MODELLO B - culture femminili (dissoluzione dei ruoli): tutte le faccende domestiche sono svolte da entrambe le parti; le decisioni sono prese senza prevaricare; l'uomo e la donna condividono queste funzioni in parti uguali (istruzione e cura dei figli) e le bambine e i bambini giocano con gli stessi giocattoli; l'istruzione è importante allo stesso livello per uomini e donne; per le donne la carriera è tanto importante quanto per gli uomini. 3. Intolleranza e tolleranza dell’incertezza > descrive il grado in cui le diverse culture sviluppano dispositivi per gestire l'ansia e lo stress generati dall’incertezza: o Tolleranza dell’incertezza: accettazione della diversità con grande tolleranza; orientamento verso il modernismo e apertura al cambiamento; le norme sono prescritte in minor numero possibile. o Forte avversione all'incertezza: incoraggiamento all'omogeneità e scarsa tolleranza per la diversità, le persone hanno il timore di chi è diverso; grande attaccamento ai valori culturali e alla tradizione (preoccupazione per la sicurezza); le norme sono scritte nel maggior dettaglio possibile. 4. Distanza dal potere> fa riferimento al grado in cui differenti culture mantengono o incoraggiano il potere e le differenze di status tra persone: o Bassa distanza dal potere: credono nell’importanza di diminuire le disuguaglianze sociali e il rispetto dell’individuo e l'uguaglianza sono considerati in queste culture valori importanti; i figli sono liberi di contraddire i genitori; i lavoratori considerano i loro superiori come simili. © Alta distanza dal potere: si cerca di preservare la gerarchia sociale, le disuguaglianze e i privilegi; ai figli viene richiesta l'obbedienza ai genitori; i superiori mantengono la distanza dei lavoratori e non discutono le decisioni in modo democratico. CAPITOLO 3+ LE PERCEZIONI SOCIALI E FORMAZIONE DELLE IMPRESSIONI Personologia ingenua: modi in cui le persone comuni arrivano a conoscere stati temporanei e disposizioni permanenti delle altre persone. Le impressioni ci orientano nelle relazioni con gli altri (sappiamo chi scegliere come amico ecc.). Le persone quando incontrano un’altra persona si formano una prima impressione che è un processo immediato e inconscio che guida le nostre impressioni e può essere modificato solo con uno sforzo volontario. Ci basiamo su questi indizi visibili: ® Aspetto fisico: indicatore delle caratteristiche di personalità e siamo influenzati a volte da alcuni stereotipi (es. individui con tratti infantili vengono considerati ingenui). La simpatia nei confronti del partener di una serata è predetta da attrattiva fisica più che da abilità sociali (processi involontari). Apparenza fisica nel contesto lavorativo® individuo appena assunti di altezza superiore a Im 85 ricevevano uno stipendio superiore al 10% di individui con altezza inferiore. I vantaggi derivati dall’aspetto fisico attraente non sono così evidenti per le donne se aspirano ad un lavoro “maschile” (es. ingegnere); ® Familiarità: le persone tendono a sviluppare una risposta positiva verso altri che risultano “familiari”. La similarità di atteggiamenti tra due individui è correlata positivamente al grado di attrazione reciproca: più aumentano gli atteggiamenti in comune più aumenta l’attrazione tra gli interagenti (ruolo importante nelle relazioni di coppia) e Ambiente: ci possiamo formare l’impressione su qualcuno in base al contesto in cui vive, lavora — osservando gli spazi che le persone occupano. Sui social networks — gli ambienti virtuali; e Comportamento verbale e non verbale: impressioni basate sul comportamento. Inferenza corrispondente: i comportamenti vengono associati a particolari tratti di personalità. e Comportamento manifesto. Come questi indizi possono catturare la nostra attenzione? o Principio di salienza: capacità di un indizio di attrarre l’attenzione all’interno del suo contesto. Inusualità = quanto più degli eventi sono rari o inaspettati tanto più focalizzano la nostra attenzione e verranno ricordati. - Possono distinguersi in potere: insieme delle abilità e competenze della persona e ciò che la persona possiede; e tentare: componente motivazionale nella quale devono essere distinte l'intenzione e lo sforzo. o Cause esterne (attribuzione esterna o situazionale o forze ambientali): - permanenti (norme sociali, caratteristiche del contesto...) o temporanee (pressione del tempo, meteo..) Le persone privilegiano le spiegazioni del comportamento altrui in termini di caratteristiche interne/disposizionali (capacità, motivazione, tratti di personalità) Tali spiegazioni sono economiche, semplici Persona ingolfa il campo: risulta più saliente dell’ambiente che la circonda. Rendono reversibili eventi irreversibili Egocentrismo: attribuzione è coerente con i desideri, i valori, e l'immagine di chi la formula (il proprio modo di pensare come norma nei giudizi sulle azioni altrui) o Plausibilità: l’attribuzione deve essere accettabile per gli altri ooo Per Heider il processo di attribuzione si divide in due fasi: 1. Stabilire se l’azione osservata può essere riferita a un fattore causale esterno al soggetto o interno. Nel caso di fattore esterno il processo può dare informazioni sui rapporti di causa — effetto che legano caratteristiche ambientali con le modalità di comportamento; se il fattore è interno si passa alla seconda fase. 2. Siattua solo se è formulata un’attribuzione personale autentica in modo che l’osservatore ha una solida base per comprendere e prevedere il comportamento altrui. Scopo dell’attribuzione di causa: compiere inferenze corrispondenti, ovvero analizzare se un comportamento riflette disposizioni interne o qualità stabili. Per fare questo si deve capire l’intenzionalità: » Libertà di scelta: Comportamento messo in atto deliberatamente. > Aspettative di ruolo: azioni prescritte in funzione del ruolo ricoperto > Desiderabilità sociale: comportamento valutato positivamente dagli altri che ha scarso peso ai fini dell’individuazione di caratteristiche personali. Una solida attribuzione a caratteristiche personali si ha in caso di basso numero di effetti non comuni e di bassa desiderabilità. > Effetti non in comune: gli aspetti che differenziano le situazioni. È più facile l’inferenza corrispondente quando abbiamo pochi effetti non in comune > Il comportamento ha effetti che lo distinguono da altre possibili azioni. Per formulare attribuzioni, osserviamo come il comportamento covaria a seconda della situazione, della persona e del target/stimolo/bersaglio. Detto ANOVA (Analysis Of Variance) — analisi della varianza in statistica. Valutiamo ogni comportamento su 3 dimensioni: > Consenso: tendenza di altre persone a dare luogo alla stessa azione nei confronti della particolare entità-stimolo (altre persone mostrano lo stesso comportamento) >» Consistenza o coerenza temporale: tendenza della persona osservata a dare luogo alla stessa azione nei confronti della particolare entità-stimolo anche in occasioni temporali diverse (l’attore si comporta così spesso con lo specifico target) > Specificità o distintività: l'effetto si produce solo nei confronti della particolare entità-stimolo (V’attore si comporta così anche con altre persone oppure no) Perché non capisco la lezione del docente X? In presenza di alta specificità, alta coerenza ed alto consenso, l’attribuzione causale risulta a carico del docente (attr. esterna). Invece, in condizioni di bassa specificità, alta coerenza e basso consenso, l’attribuzione risulta a carico dello studente (attr. interna). LIMITI Il modello di Kelly suppone che le persone abbiano a disposizione tutte le informazioni necessarie per valutare l’evento sulle tre dimensioni. Non sempre però le persone dispongono di tali informazioni Il modello è eccessivamente complesso per le energie cognitive del soggetto; richiede troppe informazioni. Fornisce una modalità di analisi su come vengono valutate le spiegazioni che le persone forniscono nei casi di successo e fallimento, basandosi su tre specifiche dimensioni: e Locus dell’attribuzione (interno vs. esterno) e Stabilità (stabile vs. instabile) e Controllabilità (controllabile vs. incontrollabile) STILI DI ATTRIBUZIONE - locus of control Predisposizione individuale (personalità) alla base di un certo tipo di attribuzione causale del comportamento. Distinzione tra locus interno ed esterno (J. Rotter, 1966): Interno + Tendono a fare attribuzioni interne (le cose accadono perché le facciamo accadere) Esterno ?Tendono a fare attribuzioni esterne (le cose accadono per caso, fortuna, oppure agenti esterni) L’attribuzione causale lungo queste 3 dimensioni può produrre effetti sia emotivi che cognitivi, associati all’autostima: v Orgoglio quando l’attribuzione del successo è di tipo interno stabile (controllabile o non), intelligenza o impegno stabile Y Senso di colpa quando i risultati dell’insuccesso sono considerati facilmente evitabili (impegno insufficiente) v_ Senso di incapacità o rassegnazione se un insuccesso è attribuito a fattori interni stabili e non controllabili (scarse capacità, intelligenza) v Bassa autostima, sistematica spiegazione dei propri insuccessi in termini di cause interne, stabili e non controllabili Le persone, di solito, fanno attribuzioni in modo rapido, utilizzando poche informazioni e mostrando delle evidenti tendenze a servirsi di certi tipi di spiegazioni piuttosto che di altri Le persone, quindi, spesso commettono degli errori o bias di attribuzioni: L'errore fondamentale di attribuzione (Ross, 1977) La discrepanza attore/osservatore (Jones & Nisbett, 1972) Il bias di autocompiacimento (Beauvois e Dubois, 1988) L'errore ultimo/definitivo di attribuzione (Pettigrew, 1979) ooo L'ERRORE FONDAMENTALE DI ATTRIBUZIONE Tendenza a sopravvalutare le cause personali rispetto a quelle ambientali, era stata già notata da Ichheiser, Heider (preferenza per causa personale) Jones (errore di corrispondenza), Ross (errore fondamentale). Le persone tendono ad attribuire le cause del comportamento a caratteristiche interiori dell’attore piuttosto che a variabili situazionali. Anche i ruoli definiscono la persona> attribuiamo le caratteristiche interne anche in base ai ruoli che hanno le persone (teorie ingenue di personalità) e paradossalmente, vengono attribuite certe caratteristiche agli attori in base ai loro ruoli. Ragioni: il ruolo della salienza percettiva (ci focalizziamo sull’individuo); le informazioni sulle potenziali cause situazionali non sono facilmente disponibili. Differenze culturali nell’errore fondamentale: nelle culture occidentali l’individuo è ritenuto responsabile delle proprie azioni; nelle culture orientali l’individuo è visto come interdipendente dal contesto e dal gruppo. L'errore fondamentale non è universale e non è determinato dalla natura umana. Quando si ha una motivazione specifica a raccogliere informazioni su una situazione, l’errore di corrispondenza si riduce. Nick Haslam ha evidenziato che, in alcune situazioni, l’errore fondamentale di attribuzione può assumere una forma estrema definita essenzialismo = Tendenza pervasiva a ritenere che il comportamento rifletta caratteristiche di fondo e immutabili, spesso innate, delle persone o dei gruppi a cui appartengono. L’essenzialismo è problematico soprattutto quando porta le persone ad attribuire gli stereotipi negativi riguardanti un outgroup a qualità essenziali e immutabili della personalità dei suoi membri. EFFETTO ATTORE-OSSERVATORE Noi compiamo l’errore fondamentale di attribuzione quando osserviamo un’azione o un comportamento. Le persone tendono a spiegare i propri comportamenti (negativi) facendo riferimento a cause o a fattori situazionali mentre i comportamenti degli altri vengono attribuiti a cause interne > Se lo fanno gli altri è colpa loro, se lo faccio io è colpa della situazione! Fiedler e Seming: il linguaggio usato per le proprie azioni negative è più concreto, mentre quello per gli altri è più astratto. Cause Centro dell’attenzione: Quando osserviamo gli altri, la nostra attenzione è maggiormente attirata dagli attori in campo, ma quando osserviamo noi stessi il contesto è percettivamente più saliente, ovvero l’attenzione non è rivolta a noi stessi ma all’ambiente (tendiamo a non guardarci). Asimmetria dell’informazione: abbiamo una conoscenza maggiore del nostro comportamento e quindi sappiamo che è influenzato da fattori situazionali, dato che ci comportiamo in modi differenti a seconda del contesto. TENDENZE SISTEMATICHE A VANTAGGIO DEL SÉ Le attribuzioni a proprio favore (self-serving bias). La tendenza ad attribuire i propri success cause interne e gli insuccessi a cause esterne. Le persone tendono ad attribuire: ® agliesiti positivi di cui sono attori, cause personali (interne) ® aglieventi negativi di cui sono attori, cause situazionali (esterne) Spiegazione motivazionale: le persone sono motivate a difendere la propria autostima e a considerare sé stesse positivamente. Motivate a presentarsi in luce positiva davanti agli altri per essere accettate. Strategie autolesive: Attribuzioni a fattori esterni espresse pubblicamente in maniera anticipata a proposito di un proprio fallimento o di una scarsa prestazione in un evento imminente. Le persone usano questa tendenza sistematica quando prevedono di fallire. Occorre precisare che un medesimo gesto può assumere significati differenti presso gruppi e/o culture diversi. 2. I gesti illustratori Illustriamo ciò che stiamo dicendo; Utilizzati con consapevolezza e intenzionalità, accompagnano il discorso e servono ad illustrare ciò che viene detto per confermare o rinforzare il contenuto (per esempio, quando con l’uso delle mani si riproduce la grandezza di un oggetto di cui si sta parlando). I gesti regolatori Sono atti che si compiono per regolare le funzioni del dialogo tra parlante e ascoltatore e che, al contempo, indicano le nostre intenzioni (per esempio, se l’interlocutore è interessato o meno, se si annoia, etc.) Contribuiscono a creare una certa impressione nell’altro. I gesti di adattamento Rilevano lo stato d’animo delle persone e sono difficili da controllare; Comprendono quei movimenti inconsapevoli eseguiti per aumentare il livello di benessere auto- percepito, senza essere finalizzati a trasmettere un messaggio specifico; Alcuni adattatori sono appresi mediante l’esperienza personale, per questo motivo i significati correlati sono idiosincratici, cioè estremamente personali. I gesti di adattamento possono essere: s. Gesti auto-adattivi: rappresentati da movimenti di manipolazione del proprio corpo (toccarsi il volto e/o il collo e/o i capelli); Gesti etero-adattivi: che comprendono quei movimenti che sono indirizzati verso un’altra persona e comprendono i cambiamenti di postura e di movimenti; Gesti diretti verso soggetti: i gesti “oggetto-adattatori” sono prodotti su oggetti, per esempio mordicchiare la matita, togliersi gli occhiali, etc. I gesti indicatori dello stato emotivo (Affect-dispaly) Comprendono espressioni facciali, gesti degli altri, posture e movimenti associati alle emozioni primarie (felicità, tristezza, paura, collera, disgusto, sorpresa); Anche se il canale principale per esprimere gli stati d’animo è rappresentato dal volto, anche la gestualità svolge un ruolo in questo senso (per esempio, l’atto di scuotere un pugno in segno di rabbia). Infine, i gesti e il non verbale si esprimono attraverso messaggi di gradimento, di rifiuto, di tensione. 1. I primi sono quelli che indicano accoglienza, piacere, relativamente alla persona con cui stiamo interagendo o all’argomento che stiamo trattando. 2. Isecondi esprimono resistenza, rifiuto verso la persona o l’argomento o un agente esterno. 3. I segnali che indicano tensione (per esempio, la deglutizione). Regole delle tre “C” per la buona lettura della Comunicazione Non Verbale Dobbiamo essere molti attenti e consapevoli a non trarre i giudizi affrettati. James Borg e l’esperto di linguaggio del corpo Allan Pease hanno ideato la “regola delle tre C”. > COMPLESSO: è sbagliato prendere in considerazione un singolo gesto. Bisogna prestare attenzione alla molteplicità dei segnali. > COERENZA: valutare le incoerenze tra CV e CNV. > CONTESTO: guardare le variazioni di un determinato segnale tra le varie situazioni. Alcuni gesti hanno un significato determinato dalla situazione (strofinarsi le mani perché fa freddo). Valutare una serie di parametri ® Presenza VS Assenza (chi mente gesticola di meno) e Congruenza VS Incongruenza (tra CV e CNV) ® Simmetria VS Asimmetria (alzare una spalla significa incertezza, ambivalenza) ® Sincronia VS Asincronia (tempo fra parole e gesti: i gesti devono essere in sincronia con il parlato; asincronia indica una difficoltà). I gesti delle mani Mani intrecciate = Segnodi chiusura = Hanno valenza diversa più si allontanano dalla testa e scendono verso il basso Mani giunte a guglia = Un gesto che viene usato da chi si sente sicuro di sé e che riflette Le mani sul viso o sui capelli, sulla fronte... Le mani appoggiate una sopra l’altra sotto il mento Mano aperta rivolta verso l’alto = Mancanza di armi e quindi fiducia. Quando un individuo vuole apparire franco, onesto e aperto tiene spesso uno o entrambi i palmi rivolti verso l’interlocutore. Incrociando le braccia =» Braccia incrociate al petto: può essere segno di chiusura =» Braccia che afferrano: tensione =» Braccia dietro la schiena: se a riposo, si è rilas attesa. ati. Se in tensione, indicano frustrazione, noia, Le mani sui fianchi = Igomiti: conferiscono alla figura una dimensione maggiore (“io sono più bravo/sono superiore di/a te”). Braccia aperte »_Ril amento o disponibilità Braccia che coprono =. Si tenta di mostrarsi aperti, ma si sta nascondendo qualcosa. Braccia che tagliano *_ Barriera Segnali di sottomissione o dominanza = La stretta di mano dominante — quando si vede il dorso; la mano sopra l’altra = Porta la mano sopra quella dell’interlocutore o metterla sulla spalla. Altri segnali di sottomissione e dominanza = Dominante: si muove utilizzando spazi ampi, tronco eretto, volume alto, velocità dell’eloquio bassa = Sottomesso: movimento frammentato, incertezza, si muove utilizzando spazi ristretti, aspetta che sia l’altro ad avvicinarsi, collassamento del tronco, chiusura del busto, volume basso = Iltipo di postura può alterare il livello ormonale — la postura dominante innalza il testosterone. = La mano chiusa con dito puntato viene usato come bastone portando a segnale di sottomissione = Atteggiamento di leadership con posizioni espansive e autorevoli Il tipo di postura può alterare il livello ormonale (Ammy Cuddy — video di Global Ted). Gesti di auto-protezione> barriere parziali Dimensione prossemica Edward Hall elaborò una nuova disciplina che si occupa del modo in cui l’uomo usa lo spazio attorno a sé. Ha proposto 4 tipi: e Intima (0 - 50 cm): relazioni d'amore o di lotta, consente sguardi ravvicinati, percezione reciproca degli odori e contatto; ® Personale (50 — 120 cm): discussioni private, studio dettagliato del volto dell'altro ma non del suo corpo; ® Sociale (fino a 360 cm): usata per la maggior parte delle conversazioni diadiche e possono essere considerate sempre più formali con l'aumentare della distanza; ® Pubblica (da 360 cm in poi): consente a terze persone di osservare e ascoltare l'interazione e richiede un uso esagerato dei gesti. Differenze culturali nella gestione dello spazio I gruppi culturali si differenziano riguardo al modo di usare e delimitare lo spazio inter-personale. Possiamo distinguere: e Le culture ad “alto-contatto” e Le culture a “basso-contatto” Invasione dello spazio personale Ogni violazione dello spazio porta a un aumento dello stato di tensione e di stress. Differenze culturali Nelle culture mediterranee, arabe e ispaniche lo spazio prossemico personale è molto ridotto (si arriva al contatto fisico, si interagisce più vicini), mentre nei paesi del Nord Europa o statunitensi è molto più ampio. Da queste diversità nascono dei problemi nei rapporti interetnici: l’uno può trovare l’altro invadente e il secondo ritenere il primo freddo. Nelle culture ad alto “contatto” le regole religiose a volte enfatizzano la separazione dei sessi, per cui risulta inappropriato per un uomo o una donna girare a stretto contatto con il o la partner. Il contatto fisico (dimensione aptica) = In molte culture accavallare le gambe non ha alcun valore comunicativo, mentre incrociarle, cioè appoggiare la caviglia al ginocchio lasciando quindi che si veda la suola delle scarpe, significa scarso rispetto in alcune culture (asiatiche, arabe, turche). L’orientamento nello spazio relazionale L’orientamento ci fornisce l’indicazione di come una persona si pone nei confronti del suo interlocutore (ad esempio, piedi rivolti verso l’esterno può significare che la persona vuole abbandonare la conversazione) Movimenti della testa =» Versol’alto> superiorità, fierezza, dominanza (si mostra la parte vulnerabile del corpo, il collo) =» Testa inclinata> sottomissione, posizione di ascolto =» Testa in avanti> aggressività verso il contenuto o verso l’interlocutore =» Testa verso il basso + segnale molto ambiguo; ha molti significati (sentimenti negativi, tristezza, ragionamento, disapprovazione...) I cenni del capo I cenni del capo sono correlati ai messaggi di assenso o di diniego. =» Muoverelatesta ripetutamente da destra a sinistra + “NO” (In Bulgaria, India, Nepal, etc. 3 “SI”?) =» Muovere la testa dall’alto verso il basso + “ST” (In Bulgaria, India, Nepal, etc.d “NO”) Le espressioni del volto Sono considerate come le espressioni dei sentimenti e delle emozioni. Il volto è la zona che maggiormente si tiene in considerazione quando parliamo con qualcuno e comprende una moltitudine di segnali molto comunicativi come movimenti degli occhi, della bocca, delle sopracciglia... Il volto, parte del corpo che emette il maggior numero di segnali, in quanto composto da ben 22 muscoli attivi per ciascun lato. È da ricordare che esistono anche le espressioni false. Un primo testo scientifico sulle espressioni emozionali del volto è il libro del neurologo francese Guillaume Benjamin-Amand Deuchenne de Boulogne “Mécanisme de la physionomie humaine, ou Analyse èlectrophysiologique de l’expression des passions applicable à la pratique des arts plastiques” (1862) Successivamente, nel 1872, Charles Darwin scrive il saggio “L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli altri animali” nel quale ipotizza che le emozioni siano innate perché sono un prodotto dell’evoluzione. A tali emozioni corrispondo delle espressioni facciali e corporee che sono le stesse sia in uomini di diversa età, di diversa etnia, cultura o civiltà, sia in primati o in altri animali. Le concezioni sull’universalità delle espressioni emozionali di base trovano particolare interesse a partire dagli anni ’50. Ricercatori eminenti quali Ekman, Friesen, Ellsworth, Izard, Birdwhistell, cercano di dimostrarne la validità. Sviluppano un insieme di teorie, metodi e prove che, nella loro totalità, costituiscono il cosiddetto Programma Espressione Facciale. Questi studiosi ritengono che all’origine dell’espressione delle emozioni vi sia un preciso numero di programmi neurofisiologici innati. Esiste, quindi, un percorso specifico per ogni emozione che assicura l’invariabilità delle espressioni facciali, ass I programmi neuronali innati danno luogo a risposte adattive riconducibili alle famiglie di emozioni primarie. Secondo la teoria evolutiva, le emozioni hanno una funzione adattiva, permettono agli individui di reagire tramite una risposta immediata a stimoli interni, esterni, naturali o appresi, consentendo in questo modo di sopravvivere. Le espressioni emozionali hanno anche la funzione relazionale che permette di comunicare agli altri individui le proprie reazioni psicofisiologiche. Gli studi di Ekman confermano che l’espressione e il riconoscimento delle emozioni primarie sono universali (non ci sono le differenze culturali). Comunque, lo studioso ipotizza l’esistenza di “display-rules”, regole sociali apprese da ciascun individuo, che regolano il controllo da avere sulle espressioni emotive in ogni particolare situazione e cultura. e Le emozioni più frequentemente classificate come fondamentali sono gioia, rabbia, paura, e tristezza, alle quali secondo alcuni studiosi si aggiungono sorpresa, disprezzo, disgusto. ® Le emozioni secondarie o sociali, invece, sono quelle che originano dalla combinazione delle emozioni primarie; sono fortemente dipendenti da scopi e capacità cognitive e si sviluppano con la crescita dell’individuo e con l’interazione sociale. FACS: Facial action coding system Ekman e Friesen hanno compilato una mappa completa delle espressioni che l'uomo è in grado di produrre e del loro significato, individuando i muscoli interessati. EMFACS: Emotional Facial Action Coding System. AI fine di fornire un indice specifico per ogni tipo di movimento e di espressione, l’ultima versione del Manuale FACS (Ekman, Friesen e Hager, 2002) prende in considerazione 41 unità fondamentali denominate “Unità d’Azione” (Action Unit), le quali sommandosi fra loro possono dare luogo a più di 10.000 combinazioni possibili. Lo sguardo è una significativa fonte di espressione che ci permette di cogliere lo stato d’animo e le opinioni del nostro interlocutore. Il contatto oculare è uno dei segnali non verbali attraverso cui possiamo: 1- esprimere simpatia o intimità e confermare l'andamento della relazione, infatti tendiamo a guardare di più coloro che ci piacciono; 2- esercitare controllo, in quanto possiamo intensificare il contatto oculare nel tentativo di convincere il nostro interlocutore di un determinato comportamento; 3- regolare l'interazione, infatti usando lo sguardo possiamo orientare la conversazione dopo averla avviata; 4- creare atmosfera e fornire informazioni su noi stessi, per esempio possiamo dimostrare attenzione, simpatia, ma anche disinteresse. Maggiore è l’apertura oculare maggiore è l’attenzione. La posizione della palpebra a mezz’asta è tipica sia della noia sia della stanchezza sia del disinteresse. Quando l’occhio è così aperto che si vede tutta la sclera assieme a una certa configurazione del viso, siamo probabilmente di fronte ad una reazione di sorpresa. La grandezza della pupilla è un segnale di interesse. Comunque, la grandezza della pupilla aumenta anche nel caso in cui ci sia poca luce. Nonostante il grande significato simboleggiato dai movimenti oculari, per ottenere informazioni più complete, dobbiamo interpretarli sulla base di altri indizi non verbali e situazionali. Le differenze culturali e Riguardanoi vari aspetti dello sguardo (direzione, frequenza, durata). e Inmolte culture, ad esempio in Asia (Giappone), si evita di guardare l’interlocutore dritto negli occhi (anche in Inghilterra). ® Nei Paesi arabi e sudamericani si attribuisce grande importanza al contatto oculare Nella vita quotidiana l'uomo è maggiormente abituato a manifestare due espressioni facciali convenzionali, ovvero il sorriso e l'espressione associata ad emozioni di tristezza e avvilimento. Il grande interesse scientifico per tale espressione è legato alla sua capacità di suscitare un atteggiamento benevolo negli altri e di favorire le interazioni positive. Esistono 2 tipi di sorriso: quello vero o spontaneo, e quello falso, che come scoperto dal neurologo francese Duchenne, sono controllati da 2 gruppi di muscoli. Differenze culturali Nella cultura giapponese il sorriso sociale risponde all’esigenza di mostrarsi gentili con l’interlocutore per non metterlo a disagio. In Giappone e in altri paesi dell’ Asia persone sorridono qualche volta quando sono confuse, imbarazzate. Tecniche di Lie Detection basate sulla Microanalisi della CNV. Bisogna definire cosa intendiamo per mentire. Menzogna si verifica per molti motivi (per proteggere, per evitare punizioni...) come l’inganno (per danneggiare l'altro). Le persone che mentono guardano a terra? Falso-devono verificare se l'interlocutore crede o no. Coprirsi la bocca Il cervello ordina alla mano di bloccare l'uscita delle parole che non corrispondono a quanto si sta pensando. Se voi state parlando e il vostro interlocutore compie uno di questi gesti, forse non vi crede e pensa che state mentendo. Se invece lo fa mentre è lui che sta parlando, allora sta nascondendo qualcosa. Sfiorarsi il naso e Gesto dal significato simile al precedente ® Puòessere compiuto sia da chi parla e vuole nascondere qualcosa, sia da chi ascolta e non crede a ciò che sente Strofinarsi gli occhi Chi mente evita di guardarvi in faccia: tale gesto permette di distogliere lo sguardo Esistono e possono essere misurate con uno strumento il PONS (Profile of NV Sensitivity) Le donne sembrano più accurate nel riconoscere espressioni del volto spontanee, ma meno capaci di riconoscere espressioni del volto ingannevoli La maggior capacità di alcuni professionisti, esperti Ha due componenti vil concetto di sé, cioè quello che sappiamo su noi stessi Y l'autostima, ovvero come ci sentiamo rispetto a noi stessi Stato in cui si è coscienti di sé come di un oggetto, proprio come si potrebbe essere consapevoli di un albero o di un'altra persona. Due tipi di autoconsapevolezza: Autoconsapevolezza privata (il sé privato): Le basi neurologiche - intorno al 18 mesi di vita si verifica una crescita rapida delle cellule fusiformi (corteccia cingolata anteriore) - regola comportamento intenzionale Negli adulti viene attivato quando hanno consapevolezza di sé Può indurre: l'intensificazione degli stati affettivi maggiore chiarezza della conoscenza di sé - vedere in sé stessi determinate caratteristiche importanti può migliorare la fiducia in sé, la perseveranza, l'impegno e anche la performance effettiva nello svolgere il compito. maggiore aderenza a standard personali e sociali di comportamento (es: la presenza di uno specchio rendeva meno probabili i furti) Autoconsapevolezza pubblica (il sé pubblico) Può indurre: preoccupazione per la valutazione anzi perdita temporanea dell'autostima maggiore aderenza agli standard sociali di comportamento Alcune condizioni che possono aumentare l'autoconsapevolezza: o ooo o sentire la propria voce vedere una propria foto vedersi allo specchio fare la psicanalisi videoregistrazioni meditazione: porre attenzione a quello che accade nel proprio corpo e intorno a sé, ascoltando la propria esperienza, senza valutarla o criticarla Per la maggior parte delle persone è importante trasmettere agli altri una buona impressione di sé (il bisogno di approvazione sociale). Rappresenta una componente normale del comportamento sociale che ha luogo sia consapevolmente sia in maniera automatica. Gestione dell'impressione: utilizzo da parte delle persone di varie strategie per mostrarsi agli altri sotto una luce positiva. Automonitoraggio: controllo del nostro modo di presentarci. Esistono differenze individuali e legate al contesto: o alto self — monitoring: le persone modificano il proprio comportamento in modo da dare agli altri l'impressione che essi ritengono sia quella richiesta dal pubblico. o basso self — monitoring: le persone si comportano in maniera coerente nelle diverse situazioni. Il concetto di sé è frutto di un processo di costruzione di esperienze passate e presenti, vissuto in diversi ruoli e contesti che si realizza nel corso di tutta l'esistenza. Alcuni indizi per il concetto di sé provengono dagli altri: famiglia, lavoro, comunità. Il concetto di sé è influenzato dalla cultura (es. ci sono le culture che attribuiscono grande valore alla gentilezza). Autoriflessione (introspezione) - guardarsi dentro, focalizzare l'attenzione su sé stessi. Il processo di autopercezione non è sempre facile ed è soggetto a varie distorsioni: ® la maggioranza delle persone si ritiene al di sopra della media su varie caratteristiche positive ® Bias di attribuzione: comportamenti negativi vengono attribuite le circostanze quelli posi propri tratti Nel 1902 Charles H. Cooley ha introdotto il concetto di “looking - glass self” o sé rispecchiato o riflesso. Le persone vedono se stesse in modo in cui pensano che gli altri le vedono....l'essere identificati con un tratto, per es. come ordinati, può plasmare il nostro concetto di sé. A volte non c'è bisogno di dichiarare esplicitamente “sei ordinato” per avere lo stesso risultato; reazioni diverse, più sottili, possono avere lo stesso effetto. Se, per es., i genitori affidano certi incarichi a un figlio invece che all'altro, essi implicitamente comunicano qualcosa. ® Profezia autoverificantesi Interazionismo simbolico: Teoria sulle modalità di emersione del sé tramite l’interazione umana. Richiede che le persone si scambino simboli (attraverso il linguaggio e i gesti) che sono in genere condivisi e rappresentano proprietà astratte piuttosto che oggetti concreti. e L’interazione efficace si basa anche sulla capacità di assumere il ruolo dell’altro. Sé riflesso: Il sé derivato dal vederci come ci vedono gli altri. e Le persone non vedono sé stesse come gli altri le vedono, ma piuttosto come pensano che gli altri le vedano. Teoria dell'autoconsapevolezza oggettiva ® le persone sono a volte riluttanti all'introspezione soprattutto quando questa percezione di noi stessi non è soddisfacente sperimentiamo un disagio dovuto alla sensazione di inadeguatezza ® l'obiettivo principale diventa quello di ridurre lo stato di disagio. Una strategia semplice è quella di evitare gli stimoli che portano all’autoconsapevolezza Conoscere sé stessi in base ai propri comportamenti Daryl Bem: la teoria dell’autopercezione > le persone ricavano molte informazioni su di sé sulla base dell'osservazione del proprio comportamento, soprattutto quando non hanno una percezione precisa di chi sono né un particolare aspetto. Persino comportamenti immaginati possono fungere da input per l'autopercezione. Quando abbiamo già un’autoconsapevolezza diventa meno probabile fare delle inferenze a partire dai propri comportamenti per decidere chi siamo. La teoria dell’autopercezione può spiegare il modo in cui le persone arrivano a conoscere le proprie motivazioni: ® motivazione intrinseca: per il piacere che una persona prova nello svolgere un'attività ® motivazione estrinseca: valore strumentale che una data attività svolge rispetto ad altri compiti per le persone ritenute importanti Effetto ipergiustificazione (sovragiustificazione) L'introduzione di ricompense può avere un effetto contrario a quello sperato, riducendo la motivazione intrinseca e il piacere che si prova nello svolgimento di un compito. Questa caduta della motivazione si spiega mediante l’autopercezione (es. Dei bambini che per disegnare avevano ricevuto un premio credevano che il motivo per cui disegnavano fosse la ricompensa mentre gli altri hanno indotto che l'attività per sé era interessante). Le ricompense possono essere fornite sia per il semplice svolgimento dell'attività (ricompense dipendenti dal compito) sia per la qualità dei risultati raggiunti nello svolgimento dell'attività stessa (ricompense dipendenti dalla prestazione > quest'ultima incrementano la motivazione intrinseca perché comunicano alle persone una valutazione positiva circa le loro abilità). Teoria bifattoriale delle emozioni Schachter e Singer+ affermano che questa teoria presuppone l'esistenza di un'ampia gamma di cambiamenti corporei, organizzati in configurazioni altamente specifiche e tali da poter corrispondere alla gamma delle emozioni soggettivamente sperimentabili. Gli studiosi hanno ipotizzato che l'“etichettamento” in termini di emozione di un quadro di attivazione fisiologica dipende essenzialmente dalle informazioni che l'individuo possiede circa la situazione in cui lo stato di attivazione fisiologica si manifesta. Conoscere sé stessi in base al confronto con gli altri Festinger® teoria del confronto sociale: le persone confrontano le proprie abilità ed opinioni con quelle degli altri. Confronto sociale con altre persone: ® confronto sociale verso l'alto (quando si vuole raggiungere le mete più elevate) ® confronto sociale verso il basso (quando si vuole innalzare l'autostima) Se ci confrontiamo con i casi estremi - la visione distorta di noi (effetto di contrasto) (es. se giochiamo a scacchi, confrontarsi con uno dei migliori giocatori degli scacchi o con un principiante). Organizzazione della conoscenza di sé Ognuno di noi possiede molti aspetti del sé. Utilizzando un certo numero di schemi - immagazziniamo informazioni su sé stessi in modo simile a quanto facciamo per le altre persone. Hazel Markus: schemi di sé Gli schemi di sé sono generalizzazioni circa le caratteristiche del sé. Modo di percepire sé stessi - valutazioni di carattere generale. Per alcuni di noi alcuni schemi sono molto importanti per la definizione di sé stessi: le persone schematiche per un certo tratto quando questo le sembra estremamente importante. I diversi schemi di sé non sono sempre tutti contemporaneamente attivi 3 in un'istituzione la persona è consapevole solo di una ridotta porzione di tali conoscenze che viene definita: e L’autostima è strettamente connessa anche all’identità sociale: grazie all’identificazione con un gruppo, il prestigio e lo status sociale di quel medesimo gruppo si incardinano nel concetto di sé di un individuo. e Dipende anche dalla cultura. Sembra dipendere dallo stile genitoriale — genitore esigente o autoritario (dominante, impone regole); genitore permissivo (responsivo, affettuoso e solidale, ma non impone regole) e genitore autorevole (responsivo, affettuoso e solidale e impone regole). Nella formazione di un primo nucleo dell’autostima può essere fondamentale il modo in cui i genitori hanno valorizzato, protetto, rassicurato il bambino convalidando i suoi successi e confrontandolo nei fallimenti. I bambini cresciuti in un clima incoraggiante, in cui la “quantità e la qualità dell’amore” ricevuto non sia funzione esclusiva della sottomissione alle regole e aspettative familiari, partono avvantaggiati nella costruzione di un sé positivo e resiliente. Dipende anche dal contesto educativo, dal modo in cui gli insegnanti sanno promuovere le capacità del bambino e lo aiutano ad accettare le sue differenze dagli altri. Conseguenze Bassa autostima crimine, delinquenza, tossicodipendenza, gravidanze indesiderate e scarsi risultati a scuola. Ma è vero anche il contrario, cioè: Alta autostima > violenza (quando gli individui con alta autostima vedono minacciata la loro idealizzata immagine di sé). Narcisismo > un disturbo di personalità. Autostima estremamente elevata, si ritengono superiori agli altri —ma la loro autostima è anche molto instabile e perciò le critiche provocano le reazioni esagerate, aggressive. Baumester et al. (1996) può essere un precursore di comportamenti antisociali. Le minacce al sé suscitano varie emozioni negative Possono influenzare le condizioni di salute fisica: es. alterano la nostra risposta immunitaria, aumentano la pressione, innalzano i livelli di cortisolo e l’ormone dello stress. Strumenti di difesa del Sé Gli interazionisti simbolici parlano di azioni di allineamento che sono tentativi verbali di rendere la propria condotta pertinente e desiderabile in termini culturali: o Discorsi sui motivi: scambi conversazionali che si verificano quando la condotta di una delle persone coinvolte nell’interazione appare in una qualche misura ambigua non facilmente comprensibile (motivi = affermazioni che riguardano la condotta) + Mills afferma che per comprendere perché una persona ha agito in un determinato modo bisogna prestare attenzione al modo in cui l'attore stesso parla degli scopi delle intenzioni attraverso i vocabolari di motivi. Le spiegazioni della condotta secondo gli integrazionisti simbolici differiscono da quelle dei teorici dell’attribuzione causale: a) vengono richieste e fornire solo in casi di condotte problematiche b) nonsi riferiscono a cause, ma piuttosto a intenzioni e scopi c) La loro adeguatezza sociale non logica dipende dall’accettabilità dei motivi recati da parte delle persone alle quali la spiegazione stessa è rivolta o Account (Scott e Lyman): richieste forniti quando l'andamento di una interazione sociale è disturbato dalla violazione di regole, da attività in attese sconvenienti. Due tipi di rendiconti: Scuse: l'attore riconosce che un particolare atto è indesiderabile o sbagliato, ma nega di esserne personalmente responsabile: - Appello all'incidente - Appello a motivazioni biologiche - Appello all'insuccesso - Ricorso al capro espiatorio Giustificazioni: l'attore accetta la responsabilità dell’atto, ma nega che esso sia sbagliato o offensivo: - Negazione del danno - Negazione della condizione di vittima - Condanna di coloro che dovrebbero controllare, dei supervisori - Appello alla lealtà nei confronti di un'altra relazione Il successo di un rendiconto dipende anche dalla scelta dello stile di discorso adeguato tra i 5 stili: 1. lo stile intimo (codice ristretto riconoscibile solo da coloro che hanno appunto una relazione intima con il parlante) 2. stile casuale (allargato ad una cerca più ampia di persone) 3. stile di consultazione (scambi nei quali si trasmettono informazioni tecniche) 4. stile formale (non ci può essere un rapporto uno ad uno e chi parla deve riuscire a mantenere l'attenzione di un pubblico esteso) 5. stile congelato (usato nelle situazioni nelle quali si deve interagire senza sviluppare familiarità) Minacce all’autostima La teoria dell’impotenza appresa L’impotenza appresa si riferisce alla situazione in cui apprendiamo che non può essere fatto nulla per controllare o migliorare una data situazione, per cui tendiamo a non provarci nemmeno. Alcune persone possono sembrare bloccate nei loro problemi e nelle loro situazioni negative, e non cercano una soluzione. Nei suoi esperimenti, Seligman aveva scoperto che un animale sottoposto ripetutamente a una scossa elettrica (senza possibilità da parte sua di evitarla), una volta messo nelle condizioni di poter fuggire dalla gabbia per evitare la scossa non lo faceva. In poche parole, l’animale aveva appreso che la situazione negativa era inevitabile e non dipendeva dal suo comportamento, per cui anche quando effettivamente poteva muoversi o saltare per fuggire non lo faceva. Abramson, Seligman e Teasdale affermano che l'aspettativa di incapacità di controllare gli eventi porta queste persone a sviluppare una particolare modalità di spiegazione causale dei risultati delle proprie azioni nota come “stile attributivo depressivo”: spiegazione degli insuccessi personali in termini di caratteristiche personali e dei successi in termini di caratteristiche situazionali. Strategie per l’autoaccrescimento Teoria del mantenimento dell'autostima (o del giudizio di sé o dell’immagine di sé) (Tesser, 1988) suggerisce due possibili tipi di effetto che può risultare dal confronto. Il confronto su un'attività NON importante per noi, ci può fare piacere la “gloria riflessa” BIRGing (Basking In Reflected Glory, godere di gloria riflessa). Questa strategia non viene impegnata sempre, ma solo se la dimensione in oggetto conta poco per noi. Se un nostro parente, amico, o gruppo di riferimento hanno successo, il semplice fatto di conoscerli ci fa sentire orgogliosi, facendoci brillare di luce riflessa. Succede anche quando la nostra squadra di calcio vince — ci sentiamo parte di alcuni gruppi. Questa strategia non viene impegnata sempre, ma solo se la dimensione in oggetto conta poco per noi. Quando qualcuno importante per noi ha avuto un risultato migliore in un ambito importante per noi può minacciare la nostra autostima: e Sel’attività /dimensione è importante anche per noi e una persona che conosciamo ha più successo di noi. ® Quando siamo incerti delle nostre capacità e ci confrontiamo con qualcuno molto bravo. Le persone usano varie strategie per preservare l’autostima: ® esagerare l'abilità della persona che ha ottenuto un risultato superiore al nostro (teoria del completamento del Sé): Posso sostenere che il mio amico che ha preso un voto più alto del mio è eccezionalmente bravo... e così posso sostenere che anch'io sono al di sopra della media Secondo la teoria di autoaffermazione, quando l’autostima è minacciata, le persone possono: affermare la propria competenza o il valore in qualche altra area o caratteristica scegliere le attività e situazioni in cui c’è una certa probabilità di avere successo soffermarsi sui feedback positivi, dedicando poca attenzione a quelli negativi concentrarsi di più su aspetti positivi di sé stessi, affermandoli pubblicamente Bias egocentrico — nell’interpretare gli esiti delle proprie azioni, le persone tendono ad attribuire i successi alle abilità personali e i fallimenti a fattori esterni quali la sfortuna. Le persone con alta autostima si ricordano meglio dei loro successi che dei loro insuccessi e utilizzano una strategia che aiuta a massimizzare i guadagni, ovvero si prefissano obiettivi elevati (realistici) e si aspettano di raggiungerli (focus di promozione). Le persone con autostima be invece cercano di evitare gli insuccessi (il rischio di fallire e di essere umiliati) e scelgono obiettivi più facili (hanno paura di non riuscire a raggiungere gli obiettivi; focus di prevenzione). La tendenza a confrontarsi con soggetti aventi abilità inferiori alle proprie. Il confronto verso il basso sembra essere una strategia utile solo per le persone con autostima bassa ma non per quelle con autostima elevata. Le persone attribuiscono a tratti ambigui un significato che permette loro di mettere in risalto alcune caratteristiche positive (es. non esistono criteri precisi come si può definire “buoni genitori” allora i genitori mettono in risalto alcune loro caratteristiche, per es. trascorrere molto tempo coni figli, essere pazienti, non punirl: Altre strategie: ® Modificare il grado di importanza del compito ® Prenderele distanze dalla persona (per es. minimizzare o negare la somiglianza con la persona di confronto “è un po’ strano). ® scrivere o parlare di sentimenti provocati può aiutare le persone a superare parte dei costi emotivi e “prendersi cura degli altri” ...oppure avere un sostegno. Le persone con alta autostima, quando si sentono vulnerabili per vari motivi (es. risultato negativo sul lavoro) si “rifugiano nel privato” cercando sicurezza nella vita di coppia, ritenendo che il partner li consideri positivamente. Sandra Murrey e i suoi colleghi hanno studiato le strategie che persone con diversi livelli di autostima adottano in ambito dei rapporti affettivi. Le persone con bassa autostima assumono un atteggiamento di “autodifesa” per proteggersi da ulteriori esperienze negative iniziando a vedere il partner in modo negativo perché convinte che lui abbia perso interesse nei loro confronti. Così rischiano di produrre il risultato temuto: prendono le distanze dal partner e rischiano di farlo allontanare (profezia che si autoavvera). Le strategie autolesive (di autosabotaggio) permettono di avere una giustificazione per un eventuale fallimento (scuse preconfezionate). e presentare ragioni per il fallimento prima ancora che si verifichi (come quando prima di un esame i si lamenta di una stanchezza o stato di salute) 7. Pianificare delle procedure. Si valutano i potenziali rischi e si sottopone la proposta a un comitato etico Scegliere una strategia/metodo di ricerca Raccogliere dati Studi quantitativi: i dati vengono rilevati attraverso varie tecniche di misurazione che permettono una codifica numerica della risposta. Studi qualitativi: le informazioni vengono raccolte attraverso le osservazioni, le interviste, focus group, ecc. Analizzare i dati — risultati> scelta dell’unità: Descrivere/presentare i risultati OSSERVATIVO Utilizza l'osservazione per rilevare le variabili oggetto di indagine. Abbiamo tre tipi di osservazioni: 1. 3. Partecipante (forma di osservazione sistematica nella quale l'osservatore è fisicamente presente nel contesto, ma cerca di non influenzare la situazione): Inizialmente usata dagli antropologi e per molto tempo utilizzata per studiare culture esotiche o primitive; I ricercatori si limita ad osservare la vita quotidiana dei soggetti cercando di minimizzare le interferenze dovute alla sua stessa presenza; si protrae per un periodo di tempo relativamente esteso; richiede che l'osservatore sviluppi un'intima familiarità con il mondo di coloro che intende studiare. Sistematica (impiega degli osservatori esperti che osservano e codificano il comportamento secondo dei criteri prestabiliti): L'osservatore non partecipa agli eventi che osserva ma si limita ad osservare solo gli specifici comportamenti ritenuti rilevanti; Il ricercatore utilizza uno schema di osservazione che definisce cosa osservare e come registrare le osservazioni stesse+ schema di Bales (IPA): interventi emozionalmente positivi (solidarietà); interventi emozionalmente negativi (disaccordo); interventi di soluzione di problemi in forma di risposta (da suggerimenti); interventi di soluzioni di problemi in forma di domande (chiede orientamento). Abbiamo schemi descrittivi o interpretativi e le inferenze sono influenzate da: il tipo di setting; il tipo di obiettivo; le caratteristiche dei soggetti e l'ampiezza del gruppo da osservare. Decidere quale frammento di comportamento dovrà essere registrato con una frequenza in una delle categorie dello schema; Due approcci che differiscono tra di loro per l'ampiezza del comportamento da osservare e codificare: approccio molecolare (prende in considerazione il più piccolo segmento del comportamento); approccio molare (prevede che l'unità di osservazione sia un più ampio segmento corrispondente ad un’unità di interazione completa); Livello di codifica: classificatorio (ogni evento osservato viene codificato, in termini dicotomici, come un atto di un certo genere o classe); dimensionale (ogni atto viene codificato, in termini graduali, con riferimento a caratteristiche o dimensioni ad esso sottostanti) è i sistemi di categoria dimensionali sono in genere chiamati i “rating scales”; Esaustività delle categorie: uno schema altamente esaustivo quando prevede la classificazione di tutti i comportamenti che si possono verificare in un dato setting > mutua esclusività = ogni comportamento può e deve essere classificato in una sola delle categorie. Studi di archivio (metodo nel quale il ricercatore esamina dei documenti). CORRELAZIONALE (es. sondaggio) SPERIMENTALE TEORIA Possibile spiegazione di una serie di fenomeni che si ritengono interconnessi. Una teoria scientifica è invece un insieme interrelato di concetti, definizioni, proposizioni che forniscono una visione sistematica specificando le relazioni fra le variabili per spiegare e prevedere i fenomeni stessi COSTRUTTI Nomi per indicare un aspetto astratto del nostro funzionamento psicologico che non sia osservabile direttamente, prodotto di una riflessione per descrivere alcuni comportamenti. Esistono costrutti più complessi che si servono di un’organizzazione gerarchica in dimensioni (es: estroversione può riguardare = assertività, socialità e loquacità). VARIABILE Rappresentazione misurabile di un costrutto e possono essere: - continue (continuum per presentare una data caratteristica) - discontinue (dove guardiamo la presenza o assenza di qualcosa, o il genere) - indipendenti (aspetti che cambiano in modo spontaneo o possono essere manipolati dallo sperimentatore per avere effetti sulla variabile dipendente) - dipendenti (cambiano in seguito a modifiche nella variabile indipendente) - covariate: moderatori o mediatori (bisogna tenerle sotto controllo e possono essere una caratteristica di un individuo di un gruppo) - moderatore (la relazione tra due variabili dipende da una terza> ansia e prestazione può dipendere dal genere) - mediatore (sta in mezzo tra due variabili ed è influenzata dalla v. indipendente che influenza a sua volta quella dipendente). IPOTESI Affermazione che dovrebbe indicare quello che mi aspetto di trovare, mette in relazione due o più costrutti (utilizziamo le definizione operative per renderlo misurabile> deve diventare più concreto). Vengono messe in atto due fasi: 1. l'operativizzazione dei concetti in variabili (concetto di benessere psicologico nella variabile “presenza di emozioni positive, e assenza di emozioni negative”); 2. lascelta dello strumento attraverso cui rilevare il concetto operativizzato; Nella vita quotidiana applichiamo procedure interpretative che fanno parte della conoscenza comune condivisa per vedere l'umore, che non è osservabile direttamente. Nella ricerca invece variabili concettuali, non osservabili vengono sempre necessariamente tradotte in termini operativi (misure, manipolazioni). LE ANALISI DI ARCHIVIO Possono essere utilizzati diversi tipi di documenti: archivi statistici, giudiziari, di polizia, etc. Diari, riviste, quotidiani e spot pubblicitari. È presente il problema di stabilità dei criteri usati dai compilatori in tempi diversi ed il problema dell’accordo fra diversi valutatori dello stesso materiale d'archivio. VANTAGGI: consente di rilevare variabili comportamentali senza estrapolare il soggetto dal suo contesto naturale. LIMITI: alcuni tipi di comportamento sono difficili da osservare perché avvengono raramente solo in privato e dipende dalla capacità dell’osservatore di codificare correttamente il comportamento. Considerato anche metodo quantitativo e rileva la misura in cui due o più variabili sono in relazione tra loro. Spesso viene utilizzato il questionario, ma anche i dati provenienti da osservazioni. Il questionario viene utilizzato quando le variabili che si intendono misurare non sono facilmente osservabili, oppure per la scelta di particolari ipotesi teoriche. Il coefficiente di correlazione Il coefficiente di correlazione è una misura del grado in cui due variabili sono in relazione tra loro (varia tra-1e +1). Una correlazione positiva indica che all’incremento del valore di una variabile corrisponde un incremento di un’altra variabile. Una correlazione negativa indica che all'incremento di valori di una variabile corrisponde una diminuzione dei valori dell’altra. Alcune considerazioni e “Correlazione” non equivale a “causalità” e Il metodo correlazionale verifica solo il grado in cui due variabili sono associate e non perché lo sono: vi può essere una terza variabile correlata ad entrambi (v. mediatrice o moderatrice) ® Solo il metodo sperimentale, che controlla e manipola sistematicamente le variabili indipendenti, consente di determinare la direzione causale della relazione tra due variabili Scale di misura - rappresenta lo strumento attraverso cui avviene la misurazione di una variabile. Le tipologie di scale di misura: - Nominale: ci si limita a registrare l'evento/comportamento in categorie nominali che differiscono qualitativamente (variabili nominali: sesso, lo stato civile, l'occupazione, vero — falso). Queste variabili non possono essere impiegate per operazioni matematiche, mentre possono essere usate come criterio di raggruppamento dei soggetti di un campione. - Ordinale: l'evento/comportamento è registrato in categorie tra le quali te una relazione ordinale, di rango (ranking); i livelli sono logicamente sequenziali ma non sappiamo nulla circa gli intervalli tra i diversi ordini di rango. Possiamo confrontare livelli diversi, ma non di stabilire l'entità della differenza tra i due livelli mediante un'operazione matematica. - Intervalli: la distanza tra i livelli adiacenti della variabile è costante, ossia si può stabilire non solo un ordine, ma anche l’esatta distanza tra le stesse variabile; l'uso delle operazioni matematiche è appropriato; le scale intervallari, tuttavia, non hanno lo zero assoluto in quanto, o non si verifica mai la totale assenza della variabile, o lo strumento non è in grado di valutarla. - Rapporti equivalenti: è quello al quale l'evento-comportamento viene collocato su una scala con uno zero assoluto (scala a rapporto), come nel caso dell’altezza, delle risposte corrette ad un test di accertamento, o dei tempi di reazione. La distanza (il rapporto) tra gli intervalli è costante, ossia si può stabilire che un punteggio è il doppio dell’altro. Complessità crescente - ogni livello ha le proprietà del precedente. Un atteggiamento è una tendenza psicologica che viene espressa valutando una particolare entità con un qualche grado di favore o sfavore. Atteggiamenti più spesso studiati: Avere chiari gli obiettivi dell’ indagine. A cosa servirà il questionario? Il questionario deve essere coerente con gli obiettivi. Avere chiari i contenuti: prima di costruire un questionario, bisogna avere le idee chiare quali variabili/costrutti vogliamo includere. Avere chiaro chi possono essere i rispondenti: si possono usare domande diverse per i gruppi aventi caratteristiche diverse (per es. uomini e donne, ecc.) Quali domande? 1. È la domanda necessaria/utile? 2. I partecipanti sono a conoscenza dell’informazione richiesta? Il questionario deve contenere domande a cui l’intervistato sappia rispondere Le domande possono essere divise in due categorie: domande APERTE e domande CHIUSE. DOMANDE APERTE > vantaggi: Libertà di espressione; Vi è una maggiore probabilità di scoprire qualcosa che non è stato previsto; La loro flessibilità le rende più utili per indagini preliminari e su piccola scala. Svantaggi: Difficili da codificare; Richiedono più fatica da parte di chi risponde; Risultano più difficili per chi ha scarse abilità linguistiche. DOMANDE CHIUSE vantaggi: Sono facili da codificare ed analizzare e sono spesso utilizzate nei questionari; Non richiedono grandi competenze linguistiche; La standardizzazione delle domande chiuse le rende più utili per ricerche su larga scala (indagini-survey); Facile confrontare i soggetti; Possiamo fare molte domande. Svantaggi: Alcuni argomenti possono essere molto complessi per essere esaminati attraverso le domande chiuse; Richiedono una verifica della coerenza a causa di possibili errori nelle risposte; Qualche volta i soggetti non comprendono le domande. DOMANDE SEMI-CHIUSE: l’ultima opzione tra le scelte multiple si lascia aperta (Altro ) Gli item chiusi possono avere vari format: - Dicotomiche (vero/falso) - A scelta multipla (si possono scegliere più risposte) A livelli in cui si chiede il grado di accordo/disaccordo con le affermazioni. Molto d'accordo / d'accordo / indifferente / in disaccordo / assolutamente in disaccordo. Spesso / qualche volta / quasi mai. Molto importante / importante / abbastanza importante / non importante. Ne ' Come formulare le domande? Le domande devono essere chiare e ben focalizzate. 1. Riflettere accuratamente l’universo delle possibili affermazioni che riguardano l’oggetto dell’atteggiamento. 2. Avere la capacità di discriminare con la massima precisione persone con atteggiamento differente. 3. Rendere chiare le alternative: le domande chiuse devono prevedere opzioni che coprano tutte le possibilità, cioè devono escludersi a vicenda ed essere esaustive (tutti i casi devono cadere in una o nell’altra delle alternative). Se è difficile pensare a tutte le alternative talvolta si prevede la categoria “altro” (va usata il meno possibile) Linguaggio adatto per il campione Usare frasi brevi e semplici Evitare di indurre/influenzare la risposta Chiedere solo un‘informazione alla volta (evitare doppie domande) VWVIWVWv Espressioni in gergo Fare domande precise e non ambigue Evitare frasi negative Evitare frasi con doppia negazione Parole dal forte connotato negativo Domande che sono intrusive/imbarazzanti Domande tropo astratte/generalizzate e con risposta non univoca Domande non discriminanti Domande tendenziose Comportamenti presunti Definire con precisione l’arco temporale al quale si riferisce la domanda VVVVVWVWVWVWWWw Sequenza delle domande: L’ordine in cui vengono presentate Le prime domande sono particolarmente importanti perché sono in grado di influenzare l'atteggiamento e la collaborazione del rispondente. Non conviene iniziare chiedendo dati socio-demografici troppo specifici (privacy) Domande difficili/personali (imbarazzanti) devono essere relegate alla fine in modo che, anche se decide di non rispondere a queste domande, una parte delle informazioni sono state ottenute. Fare attenzione alla desiderabilità sociale Alcuni strumenti prevedono domande preparate per scoprire se una persona ha la tendenza ad essere influenzata eccessivamente dalla desiderabilità sociale. ssono anche includere domande che presentano il problema in maniera inversa. In ogni caso è bile eliminare del tutto gli effetti della desiderabilità sociale. Scelta del tipo di somministrazione Autosomministrato Intervista faccia a faccia 3PREGI: È più facile conquistare la fiducia dell’intervistato; Consente di operare un controllo del processo di rilevazione; Poter adeguare il ritmo dell’intervista alle esigenze dell’intervistato; Consente di porre domande più complesse; Consente di raggiungere popolazioni “speciali”. DIFETTI: Più costosa; Formazione degli intervistatori; La presenza dell’intervistatore può influenzare negativamente la qualità delle risposte (Dati distorti dalla desiderabilità sociale). AI telefono (CATI)è PRO: Consente di raggiungere una grande quantità di persone; Velocità dei tempi e bassi costi; Possibili controlli sulla conduzione dell’intervista ascoltando da una derivazione. CONTRO: I campioni delle indagini sono per loro natura distorti); Durata breve; È difficile ottenere la collaborazione degli intervistati; Ricorso a domande più semplici; Difficoltà a reperire campioni telefonici per la diminuzione del tasso di risposte e per diffusione cellulare. Web (CAWI)> PRO: Sono flessibili (è possibile utilizzare stimoli non esclusivamente verbali); Consentono la misurazione dei tempi di risposta. CONTRO: Minimo controllo del processo di risposta; I campioni sono distorti a causa della sotto-rappresentazione degli strati sociali socialmente più periferici. Gratuiti: Google Docs, Qualtrics, LimeSurvey. A pagamento: Unipark, Mechanical Turk (USA). Creazione di un link al questionario su siti ad elevato traffico di utenti (FB). Spedizione del questionario agli utenti internet che si sono resi disponibili a rispondere a ricerche via web. Inviare il questionario a chi è registrato negli indirizzi e-mail disponibili (privacy). La seconda categoria delle misure, caratterizzata da un livello medio di controllo intenzionato delle risposte: abbiamo le misure non-verbali e comportamentali. Misure degli atteggiamenti con basso o nullo controllo delle risposte Misure fisiologiche Paradigmi sperimentali: per es. priming semantico + Uno stimolo precedente (una parola, un’immagine, un odore, uno suono ...) influenza la nostra interpretazione, il nostro comportamento, i nostri atteggiamenti e le decisioni in un successivo momento. In inglese to prime significa innescare una serie di processi che portano all’attivazione di informazioni presenti in memoria. In sostanza, con effetto priming si intende l’attivazione di determinate rappresentazioni mentali, scorciatoie, euristiche dopo la presentazione di uno stimolo. Ricerche hanno confermato che: - Priming con grandi numeri: le persone pagano di più per una merce; stimano più alta l’età; più abitanti di città - Priming con denaro: meno aiuto a qualcuno in difficoltà; maggiore indipendenza; maggiore egoismo - Priming con immagini di vita accademica vs. vita da tifoso sportivo: migliori vs. peggiori risultati a quiz Priming subliminale> Si parla di percezione subliminale quando uno stimolo non avvertibile in maniera cosciente perché troppo debole, troppo confuso, 0 troppo rapido, viene comunque percepito. (sublimen, dal latino, significa sotto soglia). In poche parole, si tratta di una percezione in assenza di consapevolezza. Alcuni autori hanno proposto di distinguere tra soglia della percezione e soglia della coscienza; altri ancora (Greenwald et al., 1989) tra informazioni che possono essere percepite, ma alle quali non viene posta attenzione, e informazioni che non possono essere percepite perché esulano dal campo potenziale dell’attenzione. Priming semantico e stereotipi Presentando subliminalmente parole collegate allo stereotipo verso un gruppo, i soggetti sperimentali mostrano in seguito atteggiamenti e comportamenti più negativi verso questo gruppo. Per esempio, le persone attivate con parole che evocavano maleducazione e quelle attivate con parole relative alla gentilezza, tendevano sensibilmente più degli altri a manifestare comportamenti attigui. Priming subliminale e comportamento + Presentando alcune parole posso cambiare la vostra velocità di camminata? Questo è l'effetto di una ricerca (Bargh, Chen, Burrows; 1996) che fece ricostruire alcune sequenze di parole casuali a due gruppi di studio. Entrambi avevano parole messe in disordine (mare/è/il/ calmo/ molto), il primo di esso aveva parole totalmente casuali, mentre il secondo in ogni frase ce n'era una che rimandava al concetto di vecchiaia (solo, dipendente, vecchio, prudente e così via). Terminato il compito, quando gli individui andavano via, veniva misurato il tempo per arrivare dalla porta dello studio fino all'uscita dello stabile (circa 200m). Gli individui attivati con parole che evocavano la vecchiaia percorrevano questa distanza tre volte più lentamente rispetto all'altro gruppo. Priming subliminale e influenza sulla scelta del marchio o del prodotto > Il tema della persuasione subliminale è stato oggetto di dibattiti sin dalla sua apparizione, e ancora oggi né gli scienziati né gli esperti di marketing sono giunti ad una conclusione definitiva. Come riportano molti autori (Moore 1988;1992; Pratkanis 1992; Merikle 2000), se da una parte troviamo sufficienti prove scientifiche a sostegno della capacità umana di percepire stimoli subliminali, dall’altra non è ancora stato dimostrato l’effettivo potere persuasivo di questi. In altre parole, se è sicuramente vero che noi esseri umani percepiamo anche stimoli di cui non siamo consapevoli, non sappiamo ancora in maniera definitiva se tali percezioni abbiano poi un reale effetto sulle nostre motivazioni o sul nostro comportamento. Se, quindi, è stata dimostrata l’esistenza della percezione subliminale, non è invece ancora stata dimostrata la possibilità di una persuasione subliminale. Per validità di un test si intende “la precisione con cui esso misura una determinata caratteristica psicologica”. Il nostro strumento (questionario, scala, osservazione) è valido quando misura "veramente" la variabile che intende misurare e non costrutti simili. Ci sono 4 tipi di validità: 1. Di contenuto > fa riferimento al grado in cui gli item rappresentano adeguatamente la definizione del costrutto. Bisogna basarsi sul giudizio di esperti. 2. Concorrente> permette di correlare il risultato al test da validare con un altro test precedente già valido che misura la stessa caratteristica. 3. Predittiva (validità di criterio) > è il grado in cui il punteggio del test può essere utilizzato per formulare previsioni su comportamenti futuri (per es. test di ammissione). Si calcola il coefficiente di correlazione (positivo e alto indica che il test ha una buona validità predittiva). 4. Del costrutto (concettuale o discriminante) + riguarda la precisione della definizione del costrutto. Ci permette di anticipare possibili relazioni con concetti diversi (quanto il mio test/la mia scala può essere associato a ...?). Si calcola la correlazione tra il test che si vuole validare ed altre misure che misurano costrutti diversi. LA VALIDITÀ DELLA RICERCA e Interna: riguarda quanto ci possiamo fidare delle conclusioni tratte con la nostra ricerca * Esterna: riguarda quanto queste conclusioni possono essere generalizzate ad altri luoghi e soggetti diversi con strumenti diversi e in contesti diversi (verifica se la relazione riscontrata in una particolare ricerca vale anche per persone diverse da quelle esaminate). FONTI DI INVALIDITÀ e Legateal partecipante possono essere causate dalla consapevolezza del partecipante di essere “osservato” (cerca di dare una buona impressione); dall’effetto misura che avviene quando la stessa misurazione può provocare una modificazione di ciò che viene misurato e infine c’è la tendenza a rispondere con uno stile sistematico (ad es. scegliere le alternative più estreme o quelle più neutre). e Legate al ruolo del ricercatore> Il ricercatore può influenzare, senza rendersene conto, le risposte dei partecipanti. Dipende dalle caratteristiche dell'intervistatore quali sesso, età, il linguaggio non verbale, il tono della voce, la razza, le istruzioni, tipo di rapporto instaurato con i soggetti, ecc.. I risultati rilevati possono dipendere anche dalla capacità di osservazione del ricercatore e sono soggetti ad alcune sue caratteristiche (per es. stanchezza, ecc.). Il Metodo Sperimentale è l’unico modo per rispondere a domande di ricerca sull’origine (o la causa) di certi effetti. VARIABILI INDIPENDENTI E DIPENDENTI e La variabile indipendente è la v. manipolata dal ricercatore, ed è quella che si presume essere la causa del cambiamento di un’altra variabile e La variabile dipendente è la v. misurata dal ricercatore per vedere se il cambiamento dipende dal livello (o dai valori) della variabile indipendente TIPI DI ESPERIMENTI e L’esperimento di laboratorio+ il ricercatore controlla la manipolazione della variabile indipendente e può assegnare casualmente i soggetti ai trattamenti (condizioni) e L’esperimento sul campo il soggetto si trova nel contesto studiato per ragioni indipendenti dalla ricerca stessa; il ricercatore non può assegnare casualmente i soggetti ai trattamenti. - Esperimenti ad alto impatto: i soggetti partecipano direttamente ad un evento. - Esperimenti valutativi: i soggetti della ricerca osservano e valutano eventi, che in ogni caso non accadono a loro. Concetti che vengono utilizzati per parlare di variabili indipendenti: » Fattori: Sinonimo per definire le variabili indipendenti. Ogni esperimento ha almeno 1 fattore altrimenti non sarebbe un esperimento! » Livelli: Particolare valore di una variabile indipendente. Una variabile indipendente ha sempre almeno 2 livelli, altrimenti non sarebbe una variabile! > Condizioni: Particolare modo in cui sono trattati i soggetti. È il termine più ampio usato per parlare di variabile indipendente. In un esperimento TRA i soggetti, le condizioni coincidono con i gruppi. In un esperimento ENTRO i soggetti, lo stesso gruppo viene sottoposto a tutte le diverse condizioni (quindi non si parla di gruppi). Concetto cruciale del disegno sperimentale è quello del CONTROLLO. Lo sperimentatore può controllare: e sia l’assegnazione dei soggetti alle condizioni ® sia la presentazione delle condizioni ai soggetti. Quando non sono soddisfatti i requisiti che definiscono il vero esperimento, si parla di quasi- esperimento (pre-esperimento). LE FASI DELL’ESPERIMENTO DI LABORATORIO 1. La creazione di un contesto nel quale introdurre la manipolazione della variabile indipendente 3 Scenario credibile nel quale collocare il trattamento è essenziale per ottenere la giusta collaborazione da parte dei soggetti. Molto spesso ciò richiede l’inganno dei soggetti nel senso che ad essi viene presentata una vera e propria “storia di copertura” consenso informato. 2. La messa in opera della manipolazione della variabile indipendente> Modalità: ® Creare situazione nella quali i soggetti vengono inseriti; ® Utilizzare istruzioni volte a produrre percezione di una situazione, emozioni..., ® Presentare casi (come vignette); ® Indagine pilota per testare il significato dato a procedute di manipolazione con un ridotto numero di soggetti e Controllo della manipolazione Per variabili indipendenti si pone il problema di efficacia della manipolazione (ha effettivamente creato una differenza fra gruppo trattato e gruppo di controllo?) 3. La misurazione della variabile dipendente + Deve essere coerentemente integrata nella storia di copertura. Si deve evitare che i soggetti intuiscano qual’ è la “vera” variabile dipendente. Misura di variabile dipendente è spesso inserita (nascosta) in una serie di altre misure “giustificate”; 4. La fase in cui ai soggetti vengono spiegate le vere finalità dell'esperimento (debriefing). Finalizzato a: a) funzione etica > l’eliminazione di tutti i possibili danni prodotti dall’esperimento (assicurarsi che i soggetti si trovino in uno stato mentale positivo e sano); ») funzione educativa > spiegare gli obiettivi Possono essere entro i soggetti o tra i soggetti. In un vero esperimento lo sperimentatore ha un controllo completo sull’esperimento. La differenza tra gli esperimenti veri e quelli quasi esperimenti è che quest’ultimo è un esperimento in cui lo sperimentatore non ha pieno controllo (manca l’assegnazione causale e un controllo). Disegni pre-sperimentali 1. Riguarda un gruppo di soggetti che sono sottoposti ad una condizione o prova che riguarda un trattamento (X= trattamento; O= osservazione) è un soggetto viene sottoposto ad un trattamento e poi esaminato. 2. Ungruppo con pre-test e post-test> si osserva la variabile dipendente nello stesso gruppo prima e dopo il trattamento (O1 X 02). 3. Con solo post test (X O1 e 02)> confronto tra gruppi diversi, uno sottoposto al trattamento e l’altro no. Non sappiamo quali caratteristiche e capacità avevano prima del trattamento. 4. Pre-test e post-test, e un gruppo di controllo> si osserva la variabile dipendente nello stesso gruppo prima e dopo il trattamento, si osserva la variabile nell’altro gruppo senza il trattamento. Non c’è l’assegnazione causale dei soggetti alle condizioni. Disegni sperimentali veri 1. 2 gruppi: uno sperimentale e uno di controllo e passano attraverso 2 testd c’è stata una randomizzazione (01 X 02; R 03 04) 2. Disegno di Solomon > 4 gruppi: 2 sperimentali e 2 di controllo (01 X 02, 03 04; X 03; 04) 3 richiede un alto numero di partecipanti. Per ogni condizione il numero minimo di soggetti è 25/30. 3. Fattoriali: disegni in cui vogliamo valutare l’effetto di 2 o più variabili indipendenti. Abbiamo tutte le possibili combinazioni dei valori di cuna variabile. A causa del moltiplicarsi delle condizioni, sono estremamente dispendiosi quanto al tempo o al numero di soggetti impiegati. All’aumentare del numero dei fattori, a causa delle eventuali interazioni tra di essi, i risultati possono essere di difficile interpretazione. Possiamo controllare l’effetto principale (es. bisogno di chiusura cognitiva, autostima) di una variabile. Interazioni: si dice che 2 variabili interagiscono se l’effetto di una variabile dipende dal livello dell’altra> è possibile avere interazione in assenza di effetto principale in una o nessuna delle variabili indipendenti e secondo alcuni autori sarebbe opportuno rinunciare ad interpretare gli effetti principali in presenza di interazione. Quando gli effetti principali sono alti si possono prendere in considerazione anche in presenza in interazione molto breve. Disegni entro soggetti Un gruppo di soggetti viene sottoposto a varie misurazioni. Il comportamento di un soggetto in una condizione viene confrontato il comportamento in un'altra condizione e se i soggetti sono uguali, qualsiasi differenza trovata può essere attribuita alle differenze tra condizioni. L’uso del soggetto come controllo di sé stesso è desiderabile quando l’effetto di una condizione non influenza una o più altre condizioni. Quando gli effetti dell’ordine e della sequenza sono sostanziali, vanno evitati e si una un disegno tra i soggetti. È necessario controllare gli:
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