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Psicologia sociale cross-culturale appunti lezione, Appunti di Psicologia Sociale

Appunti delle lezioni di psicologia sociale cross culturale, integrate con slide della professoressa Claudia Manzi.

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 06/01/2023

Ema9600
Ema9600 🇮🇹

4.3

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Scarica Psicologia sociale cross-culturale appunti lezione e più Appunti in PDF di Psicologia Sociale solo su Docsity! PSICOLOGIA SOCIALE CROSS CULTURALE CROSS CULTURALE studia come i fenomeni psicologici sono influenzati dalla cultura di riferimento. La psicologia cross culturale è fondamentale perché ci aiuta a capire il nostro ETNOCENTRISMO: molte delle pratiche dell’interpretazione della realtà, sono dei modi vincolati al nostro contesto culturale. DIFFERENZA TRA CROSS-CULTURALE E INTERCULTURALE; la prima studia le culture comparate, la seconda studia cosa accade alle culture nel momento in cui entrano in contatto tra di loro. LA CULTURA Definire la cultura non è semplice ma ci sono delle caratteristiche proprie della cultura stessa che ci aiutano a darne una definizione: 1. LA CULTURA SI MANIFESTA A DIVERSI GRADI DI PROFONDITA’  ARTEFATTI OSSERVABILI : il primo livello più superficiale è quello degli artefatti osservabili ovvero tutto ciò che ha una configurazione fisica (modi di vestire ecc.) sono dati semplici da osservare ma complessi da interpretare.  VALORI : sono difficili da osservare direttamente e si possono indagare attraverso le interviste o con l’analisi dei documenti.  IPOTESI DI BASE : sono tutti quegli aspetti che viaggiano a livello inconscio e ci dicono come i membri di un gruppo pensano e percepiscono. 2. LA CULTURA INFLUENZA IL COMPORTAMENTO E L’INTERPRETAZIONE DEL COMPORTAMENTO ALTRUI  In ogni cultura ci sono “NORME COMPORTAMENTALI” differenti che si traducono in comportamenti a volte completamente opposti da cultura a cultura (esempio: lavoro in Giappone) 3. LA CULTURA È APPRESA  Non si nasce con una conoscenza innata del contesto culturale ma è totalmente legata al processo di SOCIALIZZAZIONE; i genitori sono il primo agente socializzante che introducono il bambino alle norme e valori di una determinata società.  Se la cultura viene appresa è sempre possibile comprendere e apprendere nuove culture diverse. 4. LA CULTURA È ASSOCIATA A GRUPPI SOCIALI DIFFERENTI  A livello NAZIONALE, REGIONALE, etnico, religioso e linguistico (nello stesso paese sono presenti culture diverse).  A livello di GENERE (deriva dall’essere maschio o femmina), GENERAZIONALE.  In base alla CATEGORIA DI RUOLO (genitore, figlio, insegnate, operaio) e alla CLASSE SOCIALE (associato alle opportunità di educazione o di occupazione professionale).  Ogni persona è membro simultaneamente di gruppi culturali diversi, quindi, ognuno è MULTICULTURALE. 1 5. LA CULTURA È SEMPRE SOCIALMENTE E PSICOLOGICAMENTE DISTRIBUITA IN UN GRUPPO  All’interno di un gruppo non troviamo omogeneità di cultura totale per una ragione socio-genica e una psico-genica:  RAGIONE SOCIOGENICA : in una data popolazione gli individui non condividendo la stessa posizione sociologica (classe sociale, religione, background etnico) favoriscono l’affiorare delle differenze sub-culturali per cui non è possibile condividere perfettamente gli stessi elementi culturali.  RAGIONE PSICOGENICA : la cultura è incorporata da ognuno in modo specifico, in base alla propria personalità, per cui la cultura è manifestata e interpretata in modo differente da ciascuno. 6. LA CULTURA È SOGGETTA AD UN GRADUALE CAMBIAMENTO  La cultura non è statica, l’innovazione culturale è il risultato di FORZE INTERNE, ovvero le scoperte e le innovazioni, e di FORZE ESTERNE, cioè la diffusione di elementi culturali da una cultura all’altra, chiamata DIFFUSIONE CULTURALE.  La diffusione culturale è un PROCESSO SELETTIVO: avviene quando i prodotti, le norme, i rituali delle altre culture sono considerati superiori a ciò che già esiste, coerenti con i pattern culturali esistenti, facili da capire e i benefici sono facilmente visibili.  Gli elementi vengono ADATTATI ALLA PROPRIA CULTURA: i prodotti, le norme, i rituali vengono interpretati, modificati per integrarli più facilmente nel nuovo contesto culturale di riferimento.  Alcuni elementi culturali si DIFFONDONO PIU’ VELOCEMENTE: le tecnologie si diffondono più rapidamente perché sono riconosciute più velocemente e i suoi benefici sono chiaramente visibili. METODOLOGIE PER LA RICERCA IN PSIOCLOGIA SOCIALE CROSS CULTURALE Si possono distinguere due approcci che guidano poi la metodologia scelta per condurre una ricerca cross culturale: un APPROCCIO EMICO, quando si ha come obbiettivo lo studio di una singola cultura e un APPROCCIO ETICO quando si cerca di studiare aspetti universali a tutte le culture. I metodi: 1. ETNOGRAFIA : immersione culturale; è un metodo di ricerca empirico, ovvero i dati sono raccolti direttamente sul campo. L’osservatore si immerge nel contesto culturale con il fine di osservare e comprenderne il funzionamento.  I LIMITI : è possibile che i membri della comunità di riferimento, sapendo di essere osservati, modifichino il loro comportamento, per tanto la presenza dell’osservatore inquina il campo di indagine; l’osservatore è influenzato dalla propria cultura di provenienza raccogliendo dati non del tutto neutrali. 2. INTERVISTE : utilizzate per capire i significati e i valori che determinate persone associano a determinati eventi, ricercano, quindi, dati non 2 Sostiene che le prime esperienze fatte dal bambino nel contesto sociale servono ad organizzare gli schemi relazionali futuri; molta influenza ha la relazione con la madre che si sviluppa nei primi mesi di vita. Distinguiamo in quattro fasi la costruzione del rapporto:  0 – 2 MESI : il bambino mette in atto comportamenti di segnalazione e di avvicinamento senza discriminare le diverse figure vicine (pianto, sorrisi, vocalizzazioni).  2 – 6/8 MESI : il bambino comunica direttamente verso una o più persone discriminate, cominciando a differenziare la madre da altre figure; genera ansia dall’essere lasciato solo.  6/8 – 18 MESI : avviene il mantenimento del contatto con la persona discriminata, utilizzando la figura di attaccamento come base sicura per l’esplorazione dell’ambiente; genera ansia dalla separazione e paura dell’estraneo. 8 mesi avviene il legame di attaccamento vero e proprio.  DA 18 MESI : la relazione è basata sul set-goal (scopo programmato), ovvero sul perseguimento di obbiettivi regolati dai feedback ambientali; vi è intenzionalità e reciprocità del rapporto madre-bambino, il quale ha la capacità di adattarsi alle esigenze della madre grazie anche alle conquiste cognitive. I vari tipi di ATTACCAMENTO che si sviluppano fra madre e figlio sono stati studiati tramite la STRANGE SITUATION che ha consentito di classificare quattro tipologie di bambini in base al rapporto con la madre e le caratteristiche che riporteranno da adulti. La strange situation consiste nella presenza del bambino, della mamma e del ricercatore in una stanza; inizialmente si sta tutti insieme, successivamente il bambino è lasciato da solo con il ricercatore e si analizzano le sue reazioni alla separazione dalla madre, al ricongiungimento e all’atteggiamento verso l’ambiente circostante. 1. ATTACCAMENTO SICURO : alla separazione può mostrare stress o disagio per l’assenza del caregiver ma appare autonomo nell’esplorazione dell’ambiente ricercando in modo attivo la partecipazione dell’adulto; nel ricongiungimento il bambino ha chiari segnali di attaccamento nei confronti del genitore, ricercando la sua vicinanza, per poi riprendere l’esplorazione; vi è un corretto bilanciamento fra esplorazione e attaccamento, il genitore rappresenta una base sicura presso cui rifugiarsi ma dal quale potersi allontanare fiduciosamente per l’esplorazione. 2. ATTACCAMENTO INSICURO EVITANTE : alla separazione il bambino manifesta pochi segni di disagio e di ricerca del caregiver, è maggiormente concentrato sull’esplorazione dell’ambiente piuttosto che sulla presenza dell’adulto; al ricongiungimento sembra ignorare o dare poca rilevanza al genitore; il bilanciamento fra esplorazione e attaccamento è a favore della prima, enfatizzando indipendenza e autosufficienza affettiva nei confronti del genitore che non è una vera e 5 propria base sicura per il bambino poiché tende a inibire la manifestazione dei propri bisogni psicologici di confronto e protezione rispetto al caregiver. 3. ATTACCAMENTO INSICURO AMBIVALENTE (ansioso): alla separazione il bambino mostra notevole disagio, mostra minore capacità di esplorare l’ambiente in modo autonomo e nell’interazione con l’adulto; al ricongiungimento la figura del genitore non sembra essere sufficiente a consolarlo e a ristabilire il senso di sicurezza; il bilanciamento fra esplorazione e attaccamento è in disequilibrio a favore del secondo, il genitore non rappresenta una base sicura e il bambino appare dipendente e centrato sul genitore, con poca autonomia e manifestando forte attaccamento caratterizzato da sentimenti di rabbia o da passività che non si placa neanche quando il fine viene raggiunto (ottenere la presenza del genitore). 4. ATTACCAMENTO DISORGANIZZATO : il bambino mostra contraddittorietà di alcuni movimenti osservati, nelle intenzioni o nei piani comportamentali (disorganizzazione) o la perdita dell’orientamento nell’ambiente circostante (disorientamento); il bambino con attaccamento disorganizzato/disorientato ha un comportamento apparentemente simile a quello dei bambini sicuri, evitanti e ambivalenti, ma in alcuni momenti sembra privo di una strategia coerente nella relazione con il genitore; questi comportamenti avvengono quando il genitore è presente e nel momento del ricongiungimento, come se si trattasse, non di una caratteristica del bambino, ma di un tratto definitorio della relazione; spesso legato a storie di abuso/maltrattamento da parte del genitore. Questa teoria è stata studiata in contesti culturali differenti e si evidenzia come in tutti i diversi contesti sono presenti le quattro tipologie di attaccamento. STILE GENITORIALE DI ATTACCAMENTO SICURO I comportamenti che i genitori mettono in atto per sviluppare l’attaccamento sicuro sono: la CURA SENSIBILE, la RESPONSIVITÀ e l’AUTONOMIA, si differenziano nei diversi contesti culturali solo nella modalità di attuazione:  Prendersi CURA in modo sensibile, ovvero con affetto e si differenzia a seconda di come la madre si relaziona con il bambino, il quale costruisce un’immagine di sé diversa, influenzata dalla cultura.  La RESPONSIVITÀ è la reattività, la disponibilità e l’attenzione che ha il genitore quando il bambino ha una reale necessità.  L’AUTONOMIA fa riferimento al non essere intrusivi, quindi, al promuovere il pensiero autonomo, l’autonomia decisionale e la separazione fisica. IL MODELLO CONTESTUALE DI KAGITCIBASI (1996) 6 Secondo questa psicologa turca, ogni cultura declina il concetto di autonomia a modo proprio, e, il sistema culturale e socioeconomico dà luogo a tre modelli familiari in base al diverso grado di autonomia concessa ai figli:  MODELLO DI INTERDIPENDENZA TOTALE : specialmente nelle famiglie rurali e nelle famiglie urbane a basso reddito, l’autonomia è vista come una minaccia per la famiglia e per la sopravvivenza dei legami; i figli hanno valore economico poiché sono necessari al sostentamento della famiglia.  MODELLO DI INTERIDPENDENZA : tipico delle famiglie occidentali industrializzate, i figli hanno valore emotivo e psicologico per i genitori e li orientano all’autosufficienza poiché l’autonomina è vista come un valore.  MODELLO DI INTERDIPENDENZA PSICOLOGICA/EMOTIVA : tipico nei paesi in cui si verificano profondi cambiamenti culturali come conseguenza della globalizzazione (Cina e India), l’autonomia è funzionale all’adattamento alla vita urbana, tuttavia, il controllo dei genitori è fortemente mantenuto. EMOZIONI NELLE CULTURE DIVERSE Le emozioni sono esperienze consapevoli, le quali però sono immuni dal controllo consapevole e creano un legame tra pensiero e azione. Dal punto di vista psicologico, le emozioni hanno tre componenti: 1. IL CAMBIAMENTO FISICO 2. L’ETICHETTA MENTALE : si basa sull’interpretazione di una situazione, determinando, di conseguenza, l’emozione sentita. 3. SCELTA nel mostrare o meno le emozioni. La RICERCA CROSS CULTURALE si è occupata delle emozioni ponendosi dei quesiti: 1. LE EMOZIONI SONO UNIVERSALI ? Le emozioni sono universali perché hanno una base biologica, non è la socializzazione a insegnare come esprimerle poiché è una capacità innata, ma il modo di esprimerle non è universale. 2. CI SONO DIFFERENZE NELLA FREQUENZA CON CUI LE PERSONE VIVONO LE EMOZIONI? Ogni emozione si attiva in modo simile nelle varie nazioni però varia la frequenza con cui si presentano e la cultura influenza il modo con cui viene attribuita l’etichetta mentale al cambiamento fisico derivante dall’emozione. 3. POSSONO ESSERE SPIEGATE DA ALCUNE NORME SOCIALI ? Dipende dalla decisione di mostrare ciò che si sta provando e si possono usare diverse strategie (dettate anche dalla cultura): DEAMPLIFICAZIONE, mostrare 7 In Occidente, l’intelligenza è misurata tramite il costrutto psicologico del QUOZIENTE INTELLETTIVO che è stato ampiamente criticato perché porta a considerare delle culture più intelligenti di altre. Il calcolo del QI consiste in un test che misura le capacità verbali e analitiche e, inizialmente questo era stato creato per capire quali bambini, nelle scuole, necessitassero di maggior sostegno; successivamente negli anni ’20 in America, il test era utilizzato in modo discriminatorio perché veniva applicato sugli immigrati che arrivavano a New York, consentendo l’accesso solo a chi aveva un certo punteggio, e, questo per limitare l’immigrazione. Ci si è chiesto, allora, se il QI è BIOLOGICAMENTE PREDETERMINATO e se è CULTURALMENTE DETERMINATO; parte della nostra intelligenza è determinata biologicamente ma ci sono dei fattori ambientali e culturali da considerare:  RUOLO AMBIENTALE : l’ambiente e gli stimoli che si ricevono favoriscono o impediscono la crescita del nostro QI; è importante l’ambiente in cui si cresce e questo spiega il motivo dell’inferiorità del QI in diversi paesi (legato anche all’opportunità economica e di studio).  RUOLO DELLA MINACCIA DELLLO STEREOTIPO : quando si fa parte di categorie sociali, si è anche associati a diversi stereotipi e l’ansia legata a uno stereotipo, sfavorisce una prestazione rendendola peggiore, portando, così, a confermare lo stereotipo stesso.  L’IMPATTO DELLA CULTURA : ci sono differenze culturali significative nella definizione di intelligenza, differenze nel concetto e nel significato; l’intelligenza è capacità di sopravvivere nei diversi contesti ed è strettamente legata all’ambiente di vita che non si può utilizzare un’unica definizione e un unico test per tutti i contesti culturali, poiché richiederebbero la conoscenza della cultura di riferimento. Le TEORIE MODERNE sull’intelligenza rinunciano a darle una definizione univoca e definiscono l’intelligenza in maniera multidimensionale:  Nella TEORIA SULLE INTELLIGENZE MULTIPLE, lo psicologo statunitense Gardner individua sei tipi di intelligenza, per i quali ognuno sviluppa diversi punteggi in ogni livello: 1. MUSICALE-RITMICA : è la comprensione dei modi di combinare i suoni e le frasi in ritmi musicali più complessi e strutturati, e la consapevolezza degli aspetti emotivi della musica. 2. CORPOREO-CINESTETICA : è la capacità di utilizzare il proprio corpo in modo specializzato con fini espressivi o diretto all’obiettivo. 3. INTERPERSONALE : saper rilevare le emozioni delle altre persone, comprenderle e agire su questa conoscenza. 4. INTRAPERSONALE : è l’accesso ai propri sentimenti, per guidare e capire il proprio comportamento, riconoscendo punti di debolezza e di forza. 5. NATURALISTICA : è la sensibilità e comprensione degli aspetti della natura in generale (animali, piante). 10 6. ESISTENZIALE : è la sensibilità alle problematiche legate al senso della vita, della morte e altri aspetti della condizione umana.  La PSICOLOGIA CONTEMPORANEA si focalizza sull’INTELLIGENZA CULTURALE, ovvero l’insieme di competenze che ci permettono di interagire efficacemente con persone di diversa estrazione culturale in tutti i tipi di contesto e per realizzarsi ha bisogno di 3 dimensioni: - CONSAPEVOLEZZA COSTANTE : ovvero consapevolezza di noi stessi, degli altri e del contesto culturale, per poter entrare in sintonia con i pregiudizi che riflettono la nostra educazione culturale. - COMPRENSIONE CULTURALE : cioè cogliere il significato delle differenze e somiglianze culturali. - COMPETENZA COMPORTAMENTALE : ovvero la capacità di perfezionare le abilità attraverso la pratica. Entrare in contatto con varie culture aiuta lo sviluppo di queste competenze. RELAZIONI INTIME E CULTURA LA FAMIGLIA La famiglia ha due definizioni, una tradizionale, in cui è definita come un gruppo sociale caratterizzato da residenza comune, cooperazione economica e riproduzione; e una definizione relazionale simbolica, per la quale la famiglia è un’ORGANIZZAZIONE DI RELAZIONI PRIMARIE, ovvero è un piccolo gruppo organizzato caratterizzato da relazioni primarie che si riferiscono a un tipo di legame originario, cioè che non sono scelte e che non si possono cancellare, infine la famiglia è dotata di una STORIA. Si prendono in considerazione tre aspetti per studiare la famiglia tra le culture:  LA STRUTTURA : varia in base alla cultura, esistono famiglie di 2 generazioni (madre/padre e figli) e comprendono anche le famiglie con un solo genitore, divorziato o non sposato; esiste anche la famiglia composta da più generazioni (nonni) e comprende la monogamia e la poligamia.  LA FUNZIONE : nonostante le differenze riguardanti la struttura familiare, le funzioni sono le medesime per tutte le culture e sono quattro: 1. REGOLARIZZAZIONE DELL’ATTIVITA’ SESSUALE : in tutte le società l’attività sessuale è regolarizzata. 2. RIPRODUZIONE : la famiglia è l’unità sociale approvata per la riproduzione dei nuovi membri della società. 3. SOCIALIZZAZIONE : la famiglia è il luogo dove avviene la socializzazione dei nuovi nati alle norme sociali. 4. SICUREZZA EMOTIVA ED ECONOMICA : la famiglia è un’organizzazione entro cui ci si aspetta sicurezza emotiva ed economica.  IL FUNZIONAMENTO : è determinato dal modo in cui le società rispondono a questioni di autorità e autonomia; per tanto chi detiene l’autorità all’interno della famiglia, varia tra le culture (nonni, genitori). 11 LE RELAZIONI AMICALI In molti contesti culturali gli amici sono riconosciuti come LEGAMI FORTI caratterizzati dal sostegno reciproco; questo cambia in base alla cultura: nei Paesi Europei, si tende ad associare la vicinanza al sostegno reciproco e meno alla somiglianza e alla reputazione con gli altri; nei Paesi Asiatici, l’armonia è la base più forte per un’amicizia. Inoltre, nelle SOCIETA’ COLETTIVISTE, le persone hanno un numero inferiore di amici ma molta più intimità e profondità delle relazioni fra loro; nelle SOCIETA’ INDIVIDUALISTE, si ha un maggior numero di amici, consentendo l’aumento di autostima, ma con un tipo di relazione più superficiale. Un altro aspetto è il GRADO DI APERTURA con l’altro, ovvero il livello di CONFIDENZA, chi possiede una MOBILITÀ RELAZIONE BASSA, basa meno l’amicizia sulla confidenza, al contrario di chi possiede una MOBILITÀ RELAZIONE ALTA. RELAZIONI ROMANTICHE Le relazioni romantiche sono universali in tutte le culture ma la maniera in cui si esprimono può variare da cultura a cultura; non in tutte le culture le relazioni sentimentali si basano sulla presenza di un rapporto fisico. Per quanto riguarda il MATRIMONIO, nei paesi in cui troviamo benessere economico è legato a caratteristiche individuali e non al miglioramento socioeconomico della famiglia, mentre nei paesi in via di sviluppo, il matrimonio è legato alla struttura sociale e al miglioramento della famiglia. LE RELAZIONI MISTE Le relazioni miste sono caratterizzate da persone appartenenti a due culture differenti, abbiamo le amicizie miste e le coppie miste. AMICIZIE MISTE Le amicizie miste si possono sviluppare grazie ad alcune situazioni che le favoriscono quali avere l’opportunità di conoscere persone di culture diverse, una FORMAZIONE SCOLASTICA improntata all’attività di gruppo in modo che stimoli le amicizie e lo scambio reciproco; sono importati anche le CARATTERISTICHE INDIVIDUALI E MOTIVAZIONALI, lo sviluppo di amicizie è più facilitato trovando persone con caratteristiche di PERSONALITÀ COMPATIBILI, che aumentano la socialità, e trovando persone dello stesso sesso. Spesso i ragazzi più grandi riescono a sviluppare meglio amicizie miste rispetto ai più piccoli, a volte però, risultano meno stabili in quanto sono in numero inferiore rispetto a quelle non miste, meno intime, essendoci talvolta meno similitudine, ma ugualmente caratterizzata da comportamenti di AIUTO, SICUREZZA EMOTIVA e AFFINITÀ. È stato notato come le amicizie miste portino benefici, per esempio, i soggetti che hanno più amicizie miste, mostrano più COMPETENZE SOCIALI, sono meno aggressivi e hanno una maggiore SENSIBILITÀ CULTURALE, sviluppando, inoltre, competenze di LEADERSHIP e migliori relazioni INTERGRUPPO. L’IPOTESI DEL CONTATTO definisce che incoraggiare le relazioni miste riduce il PREGIUDIZIO ETNICO, questo avviene in presenza di quattro condizioni: avere lo stesso STATUS, avere OBBIETTIVI COMUNI, avere INTERAZIONI PERSONALI e SUPPORTO DELLE AUTORITA’. COPPIE MISTE 12 3. SEPARAZIONE : il soggetto non riesce ad accedere alla nuova cultura e rimane ancorato esclusivamente ai valori e modelli della cultura di provenienza. 4. MARGINALIZZAZIONE : il soggetto non acquisisce i valori e modelli della nuova cultura e perde anche quelli di provenienza, risultando socialmente isolata. Secondo Berry, nelle società dove il PLURALISMO non è considerato un valore, il soggetto potrà avere un esito di assimilazione, separazione o marginalizzazione. Nelle società dove, invece, è considerato un valore, vi è un atteggiamento di integrazione che porta a una SOCIETÀ MULTICULTURALE. In Europa è possibile notare tre modelli di integrazione delle popolazioni immigrate: 1. ASSIMILATIVO : si cerca di omologare velocemente i nuovi arrivati al resto della società (accedendo rapidamente alla cittadinanza). 2. PLURALISTICO : si accettano le culture differenti che convergono nella creazione di un nuovo ordine sociopolitico. 3. IMMIGRAZIONE TEMPORANEA : il migrante è incluso nella società solo nell’ambito lavorativo, dopo aver lavorato per un periodo rientrerà nel paese d’origine. ATTEGGIAMENTI DELLA MAGGIORANZA Vi sono due teorie: - TEORIA DELL’IDENTITA’ SOCIALE : afferma che i soggetti la cui nazionalità viene messa a confronto con un outgroup di status maggiore (minacciando l’autostima) o con un outgroup simile al proprio (minacciando il bisogno di distintività), attivano delle STRATEGIE DI MANTENIMENTO DELLA PROPRIA IDENTITÀ - TEORIA DELLA MINACCIA INTEGRATA : afferma che i soggetti si sentono maggiormente minacciati dai gruppi che si DIFFERENZIANO dal proprio piuttosto che dai gruppi simili. Le culture di maggioranza sono più a loro agio con i gruppi di minoranza di ALTO STATUS, in particolar modo con quelli simili per usi e costumi; mostrano, anche, maggior OSTILITÀ verso quelle minoranze che sono percepite come differenti.  Questi atteggiamenti favoriscono L’ASSIMILAZIONE ALLA CULTURA di maggioranza.  Le migrazioni interne ai confini europei non sono viste come una minaccia, ma i flussi di soggetti extracomunitari sono visti negativamente da molti europei. ATTEGGIAMENTI DELLA MINORANZA La posizione di status basso di molti immigrati nelle culture che li ospitano è spesso fonte di MINACCIA IDENTITARIA per vari motivi: AUTOSTIMA, occupano tipicamente posizioni di basso status; AUTO-EFFICACIA, hanno sentimenti di incompetenza e impotenza; APPARTENENZA; modifica degli aspetti importanti della loro IDENTITA’ per essere accettati dal gruppo di maggioranza; 15 INCERTEZZA sul senso dell’essere membro del proprio gruppo nel contesto nazionale nel quale risiedono. La TEORIA DELL’IDENTITA’ SOCIALE specifica tre tipi di strategie che i soggetti utilizzano per risanare la propria identità sociale: 1. MOBILITA’ INDIVIDUALE : cercare di essere accettati come membri del gruppo di maggioranza. 2. COMPETIZIONE SOCIALE : comporta il mantenimento dell’identificazione con la cultura d’origine portando alla separazione. Spesso dato dall’essere vittime di discriminazione. 3. CREATIVITA’ SOCIALE : consiste nel ristabilire la propria identità culturale reinterpretando la situazione, in modo tale che il proprio gruppo non sia più percepito in termini negativi; è possibile evitando paragoni con il gruppo di maggioranza o di vivere in contesti in cui il gruppo di minoranza ha più potere sociale e politico. INDIVIDUALISMO E COLLETTIVISMO Una nazione rappresenta una certa cultura se le persone interpretano lo stesso comportamento tramite gli stessi framework intellettuali, valori e credenze. Il ricercatore olandese Hofstede, tramite un questionario, individua cinque dimensioni culturali che differenziano nazioni con culture diverse: 1. EVITAMENTO DELL’INCERTEZZA : ovvero il grado con cui nelle varie culture si gestiscono ansia e stress generati dall’incertezza. Le culture con ALTO LIVELLO DI EVITAZIONE DELL’INCERTEZZA, tollerano poco l’ambiguità, mostrando resistenza al cambiamento e diffidenza verso il nuovo e il diverso, puntando all’uniformità; le culture con BASSO LIVELLO DI EVITAMENTO DELL’INCERTEZZA tendono a considerare ciò che è diverso con approccio esplorativo e con curiosità. 2. DISTANZA DAL POTERE : indica il grado con cui nelle varie culture vengono incoraggiate le differenze di status e potere fra le persone. Culture con ALTO GRADO DI DITANZA DAL POTERE pongono enfasi sull’obbedienza e la sottomissione, sul consenso e sull’accettazione incondizionata dell’autorità; le culture con BASSO GRADO DI DISTANZA DAL POTERE pongono enfasi sulla libertà, autonomia, capacità di scegliere e decidere per sé. 3. MASCOLITNITA’ E FEMMINILITA’ : la mascolinità indica il grado con cui le culture sostengono le differenze di genere ed enfatizzano i valori di competitività; la femminilità indica i valori della collaborazione e dell’aiuto verso gli altri. Culture ad ALTO GRADO DI MASCOLINITA’ sono caratterizzate da sessismo e tendenza all’autorealizzazione; culture ad ALTO GRADO DI FEMMINILITA’ sono caratterizzate da maggiore apertura e condivisione levata. 4. INDIVIDUALISMO E COLLETTIVISMO : sono due modi di intendere due culture differenti fra loro, le INDIVIDUALISTE tendono 16 all’autorealizzazione del singolo; quelle COLLETTIVISTE danno maggior importanza al gruppo, al senso di appartenenza e uguaglianza. 5. TEMPORALITA’, ORIENTAMENTO A LUNGO E BREVE TERMINE : società con un orientamento a LUNGO TERMINE hanno un atteggiamento aperto al futuro e al progresso; società con orientamento a BREVE TERMINE sono legate alla tradizione, all’impegno e agli obblighi. LA RADICALIZZAZIONE Le varie definizioni del radicalismo concordano sul fatto che si tratta di un FENOMENO che avviene in modo GRADUALE attraverso la progressiva IDENTIFICAZIONE con sistemi di CREDENZE ESTREME che costituiscono la premessa per L’AZIONE VIOLENTA; i processi di radicalizzazione religiosa, a volte, avvengono nei giovani con un background migratorio, ma negli ultimi anni è aumentato il reclutamento di donne, che prima era un fenomeno prettamente maschile (vi sono varie forme di estremismo: religioso, politico, xenofobo ecc.) La radicalizzazione mostra due componenti:  COMPONENTE COGNITIVA: acquisizione di valori, atteggiamenti e visioni politiche che deviano in maniera forte dal sistema.  COMPONENTE COMPORTAMENTALE: partecipazione ad una serie di attività che possono culminare nelle azioni terroristiche. La radicalizzazione merge dalla convergenza di vari fattori di rischio:  LE RETI : si riferiscono a legami preesistenti di parentela e di amicizia tra individui ordinari e individui radicali che portano alla diffusione di credenze estreme; è possibile rimanere intrappolati attraverso dinamiche di pressione dei pari, del pensiero di gruppo e dall’incapsulamento ideologico che aumentano i costi di uscita.  LE IDEOLOGIE : si riferisce alle narrazioni principali sul mondo e sul senso della vita; demonizzando i nemici e giustificando la violenza contro di loro, incentivando il sacrificio promettendo una redenzione eroica.  GLI AMBIENTI E LE STRUTTURE DI SUPPORTO : comprendono contesti fisici e virtuali come i social media, le prigioni o i campi di addestramento stranieri che forniscono aiuti ideologici e materiali per la radicalizzazione degli individui.  IL SENSO DI GIUSTIZIA : ha un legame con la discriminazione, comprendendo la marginalizzazione economica, l’esclusione culturale e l’alienazione. 17
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