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psicologia sociale dispensa completa (voto 29), Dispense di Psicologia Sociale

appunti+slide+ manuale perfettamente integrati da cui ho studiato

Tipologia: Dispense

2022/2023

In vendita dal 11/06/2023

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Scarica psicologia sociale dispensa completa (voto 29) e più Dispense in PDF di Psicologia Sociale solo su Docsity! II semestre martedì 21 febbraio 2023 Psicologia Sociale La psicologia sociale è una scienza che studia come i gruppi e gli individui si relazionano e si influenzano uno con l’altro. Gli oggetti della psicologia sociale: processi individuali (come noi costruiamo il mondo sociale), gruppali (cosa succede nei gruppi, leadership, e come i gruppi entrano i relazione tra loro) e interpersonali (come percepiamo noi stessi e gli atri; amore, aggressività). Questi tre processi si intersecano. La psicologia sociale è una scienza fortemente radicata in un contesto storico, geografico e culturale. Culture diverse percepiscono oggetti sociali in modo diverso. La psicologia sociale utilizza i contesti sociali come domande. Cap.1 ➡ Definizione di psicologia sociale: È una disciplina che studia come i comportamenti, gli stati mentali che le persone vivono, le quali si sviluppano nell’interazione tra le persone e il mondo fisico in cui vive. —> noi siamo persone in situazione, in un contesto sociale. Oltre che ad essere persone in situazione, siamo anche persone in interazione e persone in relazione con gli altri. “Nessuno vive solo” (Lewin). È quindi fondamentale l’interazione tra persona e contesto. ‣ Persona: diversa da individuo, la persona è chi intenzionalmente si muove in un contesto sociale, culturalmente e definito. Non siamo solo un soggetto e agisce ma abbiamo motivazione, desideri, intenzioni… che ci contraddistinguono e che sono attivi nel soggetto. ‣ Società: ideologia, cultura, istituzioni, gruppi, relazioni e interpersonali. ‣ Entrami in relazione con il mondo fisico. La psicologia sociale è lo studio SCIENTIFICO (mettere alla prove le teorie, verificarle e in caso confermale) di come le persone e i gruppi percepiscono e pensano gli altri, li influenzano e si pongono i relazioni con essi. Questa disciplina focalizza l’attenzione sull’articolazione tra i processi psicologici e quelli sociale, studiai l’intersoggettività intesa come relazioni tra le persone, tra i gruppi e tra la persona e il contesto sociale in cui vive. C’è una forte connessione tra componente cognitiva, emotiva e comportamentale in ogni teoria psicologica sociale. • Capisaldi della psicologia sociale ‣ studiare come percepiamo il mondo e il pensiero sociale: 1. Noi siamo costruttori della realtà in cui viviamo. Il contesto in cui viviamo non lo subiamo ma la costruiamo tramite i nostri comportamenti e tramite ciò che noi siamo. Interpretiamo la realtà in base alle nostre esperienze e credenze. Esiste un realtà oggettiva al di fuori di noi, ma la vediamo sempre attraverso le lenti delle nostre credenze e dei nostri valori. Siamo tutti scienziati ingenui. Spieghiamo il comportamento delle persone e il nostro, solitamente con sufficiente rapidità e accuratezza, e questo risponde in maniera adeguata ai nostri bisogni quotidiani. 2. Le nostre intuizioni sociali sono potenti ma talvolta pericolose. Noi ci fidiamo delle nostre intuizioni sociali che hanno un fondo di verità ma che ci possono fa ricadere in stereotipi e non ci permettono di vedere oltre. Nascono così conflitti. 3. Gli atteggiamenti sono modellati dai comportamenti e a loro volta li modellano. Gli atteggiamenti sono strettamente connessi ai comportamenti in modo articolato e complesso.. Ciò a cui si da valore determina un comportamento, ma anche un atteggiamento determina un comportamento. ‣ studiare l’influenza sociale : 4. L’influenza sociale modella i comportamenti. Gli altri ci influenzano. 5. Le disposizioni modellano i comportamenti. Ciò che accade pensiamo che sia per merito o colpa nostra, che dipenda da noi o dall’esterno. I nostri atteggiamenti e comportamenti sono modellati dalle forze sociale, ma anche dalle nostre disposizioni interne quindi anche i nostri atteggiamenti e tratti di personalità influenzano i comportamenti. ‣ studiare le relazioni sociale: 1 II semestre 6. Sentimenti e azioni verso le persone sono volte positivi e a volte negativi. Bisogna capire come gestirli. 7. Sentimenti e azioni verso i gruppi sono a volte positivi e a volte negativi. Questi capisaldi sono i fondamenti della psicologia sociale applicata. Tutti questi principi della psicologia sociale sono applicabili nella vita quotidiana. La psicologia sociale è ben diversa dal senso comune, anche se talvolta si cade in errore e si accomunano i due aspetti, sostenendo quindi la psicologia sociale non abbia alcuna utilità. Spesso studiando la psicologia sociale sociale si mette in atto una tendenza chiamata bis della retrospezione (dopo che si è verificato un fenomeno si tende ad esagerare la propria abilità nell’averlo previsto come qualcosa che si sarebbe verificato, è noto anche come il fenomeno del io-lo-so-da-sempre).la differenza tra senso comune e psicologia sociale è che il senso comune si rileva giusto dopo che i fatti si sono verificati, mentre la psicologia sociale, grazie all’impiego di metodi di ricerca scientifici, rigorosi e accurati, consente di comprende meglio processi e fenomeni, di distinguere chiaramente la realtà dall’illusione e di prevedere i fatti prima che si verifichino. • Tre principi motivazionali 1) Acquisizione della padronanza: significa comprendere se stessi e il mondo intorno a noi, per poi utilizzare questa comprensione a guidarci nella nostra esistenza. Abbiamo bisogno di sentirci in un modo in cui apparteniamo, non riusciamo a vivere nell’incertezza. 2) Ricerca dell’affiliazione: ogni persona si impegna a creare e mantenere sentimenti di reciproco sostengo, simpatia e accettazione con le persone che ama e prima o con in proprio in-group. Tutti hanno bisogno di affiliazione. 3) La valorizzazione di “me e di mio”: si desidera vedere in una luce politica tanto se stessi, quanto le persone e i gruppi a sé connessi attraverso ad esempio il confronto sociale con gli altri. DOISE: psicologo che elaborò l’articolazione psicosociale dei livelli di analisi, per spiegare il sociale. Sostiene che ci siano vari livelli in cui ci si colloca quando si analizza la realtà. Ognuno dei quali è necessario per capire il complesso puzzle che è la realtà. ‣ livello interpersonale: come le persone organizzano la propria esperienza del mondo. ‣ Livello inter-personale o intrasituazionale: come le persone interagiscono uno a uno. ‣ Livello posizionale: come le persone interagisocono per la posizione/ruolo che occupano nella società. ‣ Livello ideologico: come le persone interagiscono in relazione ai sistemi sociali di credenze e i valori sociali attivi nei contesti dei vita. STORIA DELLA PSICOLOGIA SOCIALE La psicologia sociale nasce in Europa. Emerge negli stati uniti e ritorno poco dopo in Europa. Nasce verso la fine 1800 e riemerge in condizioni politiche e sociali. Fine 1800: spostamento masse dalle campagne alle città, e queste persone iniziarono a rivendicare i propri diritti. —> PSICOLOGIA DELLE FOLLE: Gustav Le Bon (folle), Tarde (masse) (Francia) La psicologia delle folle trae il proprio nome dal celebre testo di Gustav Le Bon, del 1895. In frenata le idee contenute nel volume di Le Bon erano già state proposte dell’italiano Scipio Sighele, il quale accusò Le Bon di plagio. Le Bon riuscì a diffondere le sue teorizzazione, il suo merito fu quello di occuparsi di un tema che incuteva timore nella società dell’epoca: le FOLLE, espressione di grandi movimenti di massa quali quello che aveva condotto alla Rivoluzione francese o alle organizzazioni dei lavoratori, capaci di produrre notevoli mutamenti sociali e politici. ‣ La psicologia delle folle, ossia lo studio degli effetti sul comportamento individuale dell’interazione simultanea con un grande numero di propri simili. ➡ Le Bon (1841-1931) studia cosa succede nelle folle. ✓ Le Bon offre un’ immagine negativa delle folle; ‣ Caratterizzate dalla presenza di irrazionalità. ‣ Hanno una forte natura impulsiva che le fa essere totalmente influenzate dalle leggi e dalle istituzioni. ‣ Sono anche totalmente incapacità di avere un’opinione qualsiasi al di fuori di quelle suggerite da altri. Sei fanno sedurre dalle impressioni che qualcuno è riuscito a far sorgere nel loro spirito. —> le persone, secondo Le Bon, si annullano nella folla. ‣ Questo perché il comportamento umano è sorretto da motivi inconsci comuni che portano la folla a sviluppare un’anima collettiva, a regredire verso un inconscio collettivo che determina la perdita della coscienza soggettiva, 2 II semestre innata, a suo parere, sono collegati con le emozioni e rilevabili attraverso S. Alcuni di questi istinti, quelli ritenuti di natura più sociale, quali, per esempio, la socievolezza la simpatia, sono collocati dall'autore alla base dei comportamenti delle persone e della vita sociale. ‣ ROSS: vuole capire cone le persone si relazionano con i gruppi. Egli invece sottolineato l'importanza del gruppo dello studio dei comportamenti collettivi che, a suo parere, esercitano una grossa influenza sulle persone, determinano pensieri, opinioni ma anche sentimenti e interessi. —> ALLPORT: prima definizione di psicologia sociale (1924). >> “Non esiste una psicologia sociale die gruppi che non sia essenzialmente e interamente una psicologa degli individui, la psicologia sociale è parte della psicologia dell’individuo” ci si inizia ad occupare come la persona si relazione con il gruppo, ma con una accezione fortemente comportamentismo, studiando solo quello che si poteva vedere. -> egli propose una concezione individualistica della psicologia sociale: una scienza sperimentale del comportamento.i fenomeni sociali, i gruppi, non necessitano di modelli teorici specifici nei metodi peculiare: possono essere compresi tramite i modelli utilizzati per capire le singole persone e indagati con i medesimi metodi. Contesto: La psicologia sociale nasce in un contesto culturale particolare, caratterizzato dalla consistente ondata d’immigrazione, soprattutto dalla Polonia, dall’Italia e dalla Russia, quindi dai Paesi culturalmente molti diversi dall’America, con una lingua molto diversa e con un sistema valoriate e di tradizioni moto forte. È in questo contesto che si diffonde la psicologia delle razze, chiaro esempio collusione tra gli psicologi sociale dell’epoca e il clima pregiudiziale e intriso di razzismo culturalmente diffuso. Lo scopo di questa psicologia era dimostrare scientificamente la differenza tra le razze e per atto sia che i nativi americani erano più intelligenti degli afroamericani sua che gli immigrati provenienti dal nord Europa erano più competenti e culturalmente più adeguati rispetto agli immigrarti che provenivano dal sud o dell’est dell’Europa. —> Gli psicologi sociale avevano teorizzato inizialmente che ci sono razze diverse. • 1935-1945: a seguito della crisi del 29 molti psicologia persero il lavoro e iniziarono a occuparsi di tematiche sociali. In alcuni momenti la psicologia sociale si è prestata a letture che hanno un fondamento valoriale non dichiarato ma che l’avevano portata a diventare un sistema discriminatorio. Nel 1936 viene fondata la prima società psicologica Study of social issues (SPSSI), dedita allo studio di questioni sociali quotidiane, presenti in quello che definirono il real world, il mondo real delle persone. Loro merito fu anche quello di introdurre il tema dei valori e dell’etica nell’ambito della psicologia sciale. Contemporaneamente, l’ascesa del nazismo in Europa aveva prodotto un forte clima antisemita e causò l’impossibilità per molti psicologi ebrei di esercitare e lavorare nelle università europee. Fu così che Fritz Heider, Kurt Lewin, Theodor Adorno e molti altri emigrarono negli Stati Uniti. • 1946-1969 : anni dei grandi esperimenti, dello sviluppo, fu un periodo in cui la psicologia sociale fu un un vulcano di teorie e metodi di ricerca. Anni in cui gli psicologi sociali si occupano di problemi reali e concreti. Da una parte i grandi esperimenti nei laboratori sono l’unico modo per studiare i fenomeni sociali, ma il problema era che il passaggio al laboratorio comportava la perdita di poter studiare in maniera adeguata il contesto, cioè l’interazione delle persone in un contesto reale. - L'America negli anni 60 venne sconvolta da un ondata di violenza, di protesta sociale, nonché, della guerra del vero Vietnam e dalle sue conseguenze. Le persone chiedevano spiegazioni, teorie per comprendere questi fatti ma anche per poter produrre cambiamento in positivo. Gli psicologi sociali risposero a questa domanda sociale studiando fenomeni quali l'aggressività, la violenza la Pro socialità, le relazioni interpersonali. Alla fine del secondo conflitto mondiale gli psicologi hanno a disposizione molti fondi. Ispirati da ciò che era appena accaduto nacquero diversi studi: • 1950, Adorno e la personalità autoritaria • 1956, Asch e l’influenza del gruppo • 1963, Milgram e l’obbedienza • 1970-1984: anni di crisi, psicologi sociali si resero conto che il momento della risoluzione dei problemi sociali che avevano studiato non era prossimo lui cominciarono a dubitare della correttezza di alcune procedure di ricerca nonché delle domande in merito all'etica della ricerca sociale, si verifica un grande periodo di crisi di fiducia nei confronti di questa disciplina. Vengono messi in discussione i risultati raggiunti dalle ricerche, ritenuti frutto degli errori cognitivi di cui era portatrice la gran parte di psicologi sociali di quel tempo, perlopiù uomini e appartenenti al ceto medio. 5 II semestre - Molti psicologi definirono alcune pratiche utilizzate negli esperimenti di laboratorio come non etiche, rilevarono che le aspettative dello sperimentatore influenzavano spesso gli esiti delle ricerche laboratorio erano culturalmente e storicamente limitate. - Fortunatamente la crisi fece nascere un dibattito molto vivace e produttivo. Vennero stabiliti nuovi standard e più rigorosi e vendere utilizzati nuovi metodi sperimentali e di ricerca. si propone una nuova psicologia sociale, la psicologia europea ripropone l’interesse per il gruppo e la persone. • 1985-oggi: periodo di espansione e visione pluralistica della psicologia sociale. Ci fu la rinascita alla crisi, la quale fu caratterizzata dal diffondersi del pluralismo teorico, dell’approccio multiculturale e di una prospettiva multimetodologica. - Ci fu un ulteriore sviluppo della psicologa social , ovvero quello relativo alle Neuroscienze sociali. È la disciplina che studia come i processi neurofisiologici implementino i processi e i comportamenti sociali. PSICOLOGIA SOCIALE IN EUROPA Dopo la fine della seconda guerra mondiale, nel 1945 un gruppo di studiosi europei e statunitensi si impegna per tornare a far ricerca psicologica con il Seven Nations Studies. Attorno a questo progetto di ricerca gli psicologi iniziano a riconoscersi come psicologi sociali e si crea la European Association of Experimental Social Psychology.31. La psicologia sociale europea manifesta da subito una forte identità distintiva rispetto alla psicologia sociale nordamericana, ritenuta eccessivamente individualista. Alla costruzione di tale identità contribuirono soprattutto Henry Tajfel e Serge Moscovici, i quali posero le basi per una “psicologia sociale più sociale”. Le critiche rivolte alla psicologia nordamericana erano due: 1. L'assunzione di una prospettiva individualista in base alla quale il comportamento sociale veniva spiegato quasi esclusivamente riferimento a processi individuali pre sociali. 2. L'assunzione di una concezione della società ingenua e storica, intesa come semplice aggregato di individui collegati tra loro da relazioni interpersonali ‣ Tajfel sosteneva che la psicologia sociale si occupa di rapporto face to face ma «può e deve includere nelle sue preoccupazioni teoriche e di ricerca, un interesse direGo per i rapporto tra il funzionamento psicologico umano e i processi ed eventi sociali su larga scala». Egli definì la teoria dell’identità sociale. ‣ Moscovici in contrapposizione con la psicologia sociale nordamericana sostenevano che l'oggetto della psicologia sociale rappresentato dal comportamento simbolico dei soggetti sociali, persone o gruppi. Il loro pensiero si sviluppa attorno due assunti: 1) l’oggetto di studio la psicologia sociale è il conflitto che si genera tra persone e società.il conflitto una tensione continua che deve e può trovare punti di risoluzione di equilibrio sia nella storia delle persone sia nella storia dei gruppi. 2) La psicologia sociale studia anche la genesi, la struttura e il funzionamento dei fenomeni simbolici della cognizione della comunicazione. Moscovici propone una visione ternaria dei fatti e delle relazioni. ‣ Tale lettura si gioca su tre poli: soggetto individuale, soggetto sociale e oggetto, ovvero, Io-Altro- Oggetto. ‣ Tra soggetto e oggetto s’inserisce un terzo elemento che funge da mediatore, il sociale. ‣ La relazione tra soggetto e oggetto è sempre mediata dall’altro attraverso le rappresentazioni, le credenze, i significati elaborati e costruiti da questo sistema e in base al quale il soggetto agisce e reagisce. ‣ (In sintesi queste sono le caratteristiche che connotano la psicologia sociale europea e la differenziano dalla psicologia sociale americana). 1. L'assunzione di una prospettiva integrazionista del soggetto: le persone sono soggetti sociali e la società è continuamente costruita e ricostruita dall'interazione delle persone. 2. La concezione sociale: il sociale non è un aggregato di persone ma una realtà articolata e stratificata di gruppi e sottogruppi, gerarchicamente organizzate in base a relazioni di potere e identificati sulla base di orientamenti valoriali e ideologici. 3. La scelta metodologica: le persone vengono considerate non soggetti sperimentali, ma cittadini situato in un contesto in una struttura sociale, pertanto devono essere individuate strategie di ricerca che consentono di annullare ma di valorizzare questi elementi. 6 II semestre Lewin Tra i padri fondatori della psicologia sociale tutti riconoscono un posto particolare a Kurt Lewin, nato nel 1890, studente a Berlino all’inizio del Novecento, affiliato alla scuola gestaltista ed emigrato nel 1933 negli Stati Uniti. Proporsi la distinzione tra concezione galileiana e concezione aristotelica. Quella aristotelica si basa sull’assunto che gli eventi che is possono studiare scientificamente sono solo quelli che di ripetono con una certa frequenza e chef uindid consentono di dedurre leggi stabili ed elementi comuni. La seconda è di natura genetico-condizionale: sostenendo che tutti gli eventi seguono delle leggi, anche quelli più rari e inconsueti, tale concezione non focalizza l’attenzione sugli elementi comuni i tanti, ma piuttosto sul rapporto che intercorre tra il loro verificarsi e la presenza nell’ambiente di determinate condizioni. —> egli propose anche la teoria di campo che lui stesso definisce come un metodo: "è un metodo di analisi delle relazioni causali fra i eventi e di produzione di costrutti scientifici, orientata a fornire una comprensione scientifica dei fatti sociali”. Questa teoria dice che qualsiasi comportamento entra in campo psicologico dipende dalla configurazione del campo nel hic et nuc, ossia in quello specifico momento (principio di contemporaneità). ‣ il campo viene definito come la totalità dei fatti coesistenti nella loro interdipendenza. Le leggi del campo quindi non derivano dalle caratteristiche dei singoli elementi presenti in esso, ma dalla sua configurazione globalmente considerata, dall'energia che il campo possiede dalle direzioni delle forze. Il campo un sistema dinamico, un sistema di forze. ‣ il campo è formato da: lo spazio di vita, ossia la relazione tra peronsa (P) e ambiente psicologico (A) così come viene visto da essa. Di qui, la nota equazione di Lewin: C = f(PA), ossia il comportamento di una persona è funzione sia di elementi personali sia di elementi ambientali. >>> lo spazio di vita della persona include i suoi bisogni, i suoi desideri, le sue motivazioni, la sua struttura cognitiva, i suoi ideali. ( i fatti non rientrano nel nel campo psicologico perchè no hanno effetti diretti sulla persona. —> un’altro contributo di Lewin è l’analisi della dinamica dei gruppi e la focalizzazione sulla ricerca-azione. ‣ Il gruppo è qualcosa di più o, per meglio dire, qualcosa di diverso dalla somma dei suoi membri: ha struttura propria, fini peculiari e relazioni particolari con gli altri gruppi. Quel che ne costituisce l’essenza non è la somiglianza o la dissimiglianza riscontrabile tra i suoi membri ma la loro interdipendenza. Esso può definirsi come totalità dinamica. Ciò significa che un cambiamento di stato di una parte o frazione qualsiasi interessa lo stato di tutte le altre. Il grado di interdipendenza delle frazioni del gruppo varia da una massa indefinita a un’unità compatta. ‣ Il gruppo è una complessa struttura di ruoli, posizioni, canali di comunicazione, modalità di esercizio di potere ‣ Lewin studia: La coesione, La comunicazione, L’influenza, La conformità, Sistemi di norme cap.2 METODI DI RICERCA PER LA PSICOLOGIA SOCIALE La psicologia sociale è una scienza che studia come le persone interagiscono. La psicologia sociale ha elaborato e verificato teorie che consentono di comprendere quello che accade intorno a noi. Le spiegazioni sociale, infatti sono organizzate in teorie. La psicologia nasce da delle domande che sorgono tra psicologo e ricercatore o qualsiasi altra persona che si pone domande, questo è il metodo della ricerca. In seguito nasce la teoria che può essere definita come un insieme di principi che spiegano e predicano gli eventi osservati. Ogni ricerca parte dalla teoria per arrivare a risultati che verificano la teoria o rivedono la teoria stessa, da cui poi nasceranno nuove ulteriori domande; in metodologia della ricerca si parla a questo proposito del ciclo della ricerca. Il ciclo della ricerca è un processo che accomuna i ricercatori di tutto il mondo e che è fatto da una serie di step basici riconosciuti da tutti. Ogni ricerca nasce dalla curiosità del ricercatore. Una curiosità parte da una ricerca teorica, documentasi su cosa hanno scritto altri ricercatori sulla medesima tematica. Se non trovo riferimenti teorici che vanno a rispondere alla mia ricerca allora è estremamente originale. > la ricerca è caratterizzata da diverse fasi collegate tra loro. Il punto di partenza è sempre una domanda che si pone il ricercatore. Da lì si comincia ad analizzare la teoria di riferimento e a esplicitare le ipotesi che guideranno la definizione del disegno di ricerca. Il disegno di ricerca, a sua volta, è caratterizzato dalla scelta dei partecipanti e degli strumenti. Successivamente si passa alla fase di produzione dei dati (per esempio, si fa compilare un questionario - strumento - a un gruppi di adolescenti - partecipanti). Si prosegue poi con l’analisi dei dati raccolti e alla comunicazione dei risultati 7 II semestre - la ricerca sul campo dovrebbe essere più valida in quanto registra ciò che accade nella realtà. Tuttavia spesso non è possibile ottenere dei risultati sul legame di causa in quanto il controllo che sia nella ricerca sul campo sicuramente meno forte di quello ottenibile con una ricerca di laboratorio. - La ricerca sul campo è quella di laboratorio sono due tipi di validità diverse: esterna e interna: - esterna: quella legata alla generalizzabilità ta dei risultati a individui e contesti diversi da quelli oggetto della ricerca. - interna: garantisce il legame di causa tra variabile indipendente e variabile dipendente e, si può affermare con sicurezza che la modifica della variabile dipendente è esclusivamente dovuta alla modifica della variabile indipendente e non ad altre variabili. —> le ricerche sul campo hanno una validità esterna elevata e una validità interna bassa. —> le ricerche di laboratorio sono spesso delle ricerche molto valide internamente, ma con una minore validità esterna. Non si può affermare quale delle due sia più valida anzi un metodo non esclude l’altro. Strumenti di ricerca Un’ulteriore diversità tra una ricerca e l’altra è data dal tipo di strumenti utilizzati per raccogliere i dati, e sono: 1. Osservazione: strumento di registrazione dei comportamenti che vengono codificati attraverso categorie. - È uno strumento di rilevazione dei dati molto complesso. 2. Intervista: strumento basato sulla relazione tra intervistatore e intervistato con l’obiettivo di rilevare le opinioni e gli atteggiamenti dell’intervistato. - Un aspetto fondamentale dell'intervista riguarda la relazione che si viene a instaurare tra l'intervistatore e l’intervistato. - Vengono distinte da interviste e non-strutturate e le interviste semi-strutturate o strutturate. ‣ Non-strutturate: sono dette anche "interviste libre" poiché viene definito il tema ma non le domande. L'intervistato chiamato solo a esprimere le sue opinioni riflessioni sul tema. I dati raccolti saranno molto probabilmente profondamente diversi da intervistato intervistato. ‣ Semi-strutturate o strutturate: prevede una serie di domande prestabilite che vengono poste all'intervistatore secondo un ordine a tua descrizione, o stabilito. I risultati tra intervistato intervistato saranno simili, sarà più facile codificarli in categorie similari. 3. Questionario: strumento altamente strutturato in grado di quantificare gli atteggiamenti, le opinioni e i pensieri delle persone su un dato argomento. - Viene utilizzato spesso per misurare gli atteggiamenti, le opinioni e pensieri delle persone. - Sono composti da domande che vengono poste al soggetto in ordine preciso e prestabilito, uguale per tutti i soggetti. Le risposte possono essere già codificate o aperte. Nel primo caso il soggetto dovrà scegliere tra le alternative proposte, nel secondo caso può esprimere liberamente la propria opinione. - A differenza dell'intervista, questionario caratterizzato da domande standard. Questo implica un'attenzione particolare a come esse vengono formulate, all'ordine e alle modalità con cui soggetti possono rispondervi, affinché i partecipanti comprendano nel medesimo modo il significato della frase, evitando che possono essere interpretati in modi diversi compromettendo così la ricerca. - Quando si somministrano domande chiuse, non bisogna prestare attenzione solo alla standardizzazione delle domande, bensì anche a quella delle risposte. Il ricercatore deve utilizzare le modalità di risposta uguali per tutti. Le modalità di risposta possono essere: ‣ Dicotomica: vero o falso ‣ Unipolare: prevedono un certo numero di possibili risposte ma in un'unica direzione (per niente frequente-molto frequente) ‣ Bipolari: prevedono risposte opposte agli estremi e una neutra al centro della scala di risposta (poco-tanto passando per né poco né tanto) Tutti e tre questi strumenti possono essere utilizzati sia nelle ricerche sul campo sia in quelle di laboratorio. —> ogni strumento consente di catturare parti diversi della realtà, ciascuno di essi offre informazioni preziose. Molti psicologi sociali infatti utilizzano ricerche denominate Mixed Methods, cioè metodi sia qualitativi (intervista) e sia quantitativi (questionario), integrati in un'unica ricerca. Relazione tra ricercatore e partecipante I ricercatori hanno diverse strategie per controllare la relazione ricercatore-soggetto. 10 II semestre —> per controllare l'influenza del ricercatore, di psicologi sociali hanno fatto ampiamente uso dei confederati (una persona che viene utilizzata dal ricercatore per costruire il "gioco della ricerca". Di solito interpreta un ruolo nella situazione di ricerca: un aiutante del ricercatore, un bisognoso, un medico). Talvolta sono persone che non sono direttamente coinvolte nella ricerca e che interpretano solo un ruolo assegnato dai ricercatori.anche la relazione che si instaura tra soggetto e confederato è oggetto della ricerca stressa. - essere a conoscenza degli obiettivi o delle ipotesi della ricerca può influenzare il setting stesso della ricerca, di conseguenza ricercatori utilizzano le storie ricopertura o l'inganno per evitare che i partecipanti confermino l'ipotesi dei ricercatori. L’etica della ricerca Ci sono una serie di procedure che si devono conoscere e utilizzare. Le persone che si coinvolgono nelle ricerche devono avanzare un consenso informato (un principio etico che richiede che i partecipanti alla ricerca siano informati sufficientemente, con tutti i dettagli della ricerca, in modo da poter scegliere se partecipare o meno alla ricerca. Essi godono della libertà di abbandonare la ricerca in qualsiasi momento, ed inoltre se viene utilizzato l'inganno, il ricercatore è tenuto a informare i soggetti, alla fine dell’esperimento, di quale sia stato l'inganno a fare di tutto affinché venga ripristinato lo stato di salute, di umore, di autostima precedenti all’esperimento). Nel progettare le loro ricerche gli psicologia sociali fanno spesso riso di storie di copertura o dell’inganno: inganno = i partecipanti sono disinformati o ingannati sui metodi e gli obiettivi dello studio. Esso consente di ottenere il realismo sperimentale. ‣ Se si sceglie di ricorrere all’inganno (in rari casi), dopo aver effettuato la ricerca è opportuno svelare ai soggetti il reale scopo della ricerca (debriefing: spiegazione dello studio ai partecipanti che avviene in un momento successivo alla conclusione dell’esperimento. Di solito in forme partecipanti di ogni inganno e chiede partecipanti che cosa ho capito dell'esperimento e quali sono i sentimenti sollecitati dall'esperimento stesso). Le ricerche possono sollevare anche interrogativi di natura etica. A questo proposito in Italia, del 1995, esiste u codice etico della ricerca proposto dall’ Associazione Italiana di Psicologia (AIP) i cui tre principi generali possono essere riassunti in tre parole: competenza, integrità e responsabilità sociale. Modelli esplicativi Insieme di costrutti, misurati attraverso delle variabili che sono tra loro in relazione. ‣ variabili indipendenti: efficacia partecipativa e l’indignazione morale (fa prendere parte ad una partecipazione di gruppo, corteo) ‣ Variabile dipendente / ha la funzione di mediare: l’indignazione morale e l’efficacia partecipativa generano l’ identificazione di gruppo (si riconosce nel gruppo, nell’assocciazione). ‣ Variabile dipendente: la variabili pretendete ci portano a partecipare ad un corteo Le variabili non sono sullo stesso livello, l’indignazione e l’efficacia partecipativa non basta per far partecipare ad un corteo le persone, è necessaria e fondamentale l’identificazione di gruppo. L’ordine delle variabili è fondamentale, ognuna ha un ruolo. —> L’identificazione di gruppo è una variabile dipendete da l’efficacia partecipativa e indignazione morale, ma allo stesso tempo è una variabile interveniente tra le variabili precedenti e la partecipazione ad un corteo. - variabile interveniente = moderno l’effetto, all’interno di un modello modera o media la relazione tra sua altre variabili. ➡ Una ricerca esemplificativa: l’esperimento della prigione di Stanford ‣ Punto di partenza: Zimbardo propose ai suoi studenti di svolgere alcuni lavori di approfondimento di argomenti salienti per la psicologia sociale. Un gruppo guidato dallo studente David Jaffe decise di organizzare un fine settimana di reclusione in una falsa prigione per sperimentare la sensazione della detenzione. ‣ Domande della ricerca: Zimbardo si appassionò il tema dell'imprigionamento e con i suoi studenti continua ad approfondire finché decisero di indagare come ruoli sociali assunti potesse influenzare la personalità e il comportamento delle persone. ‣ Strategia di ricerca: Zimbardo suoi collaboratori decisero di mettere a punto un disegno sperimentale. ‣ Campo o laboratorio: decisero di riprodurre la vita carceraria nel seminterrato dell'edificio di psicologia dell'Università di Stanford a Palo Alto California (realismo sperimentale). Nella progettazione dell'esperimento si fecero aiutare da un ex detenuto, Carl Prescott. Crearono così una prigione, attiva 24 ore su 24, composta dalle celle per i reclusi, una 11 II semestre cella di isolamento, lo spazio comune, il locale per le guardie. Ogni detenuto aveva un numero di identificazione e possedeva una branda con materasso, una coperta e un cuscino. Nella prigione non c'erano finestre e orologi per impedire di percepire il trascorrere del tempo. Un impianto di citofoni permetteva ai ricercatori di ascoltare quanto veniva detto nelle celle e di dare eventuali comunicazioni. ‣ Strumenti per la ricerca: nella prigione venne praticata una fessura nel muro che permetteva di riprendere e di videoregistrare ciò che accadeva traguardi prigionieri. - I prigionieri dovevano rimanere nella prigione di 24 ore al giorno per le due settimane della durata della ricerca. - Le guardi erano presenti nella prigione a gruppi di tre alla volta per turni di otto ore al giorno, al di fuori dei quali ritornavano la loro vita normale. ‣ Variabili: per l'assunzione dei ruoli (recluso/ guardia) vennero studiati nel dettaglio l'abbigliamento e il tipo di azioni consentite (manipolazione della variabile indipendente). - I due gruppi avevano uniformi diverse ma identiche all'interno di ogni gruppo allo scopo di promuovere sentimenti di anonimia, diminuire il senso di individualità e aumentare l'identità di gruppo. - I detenuti non potevano essere chiamati per nome ma solo con il numero identificativo c'era scritto sul camice. Non potevano indossare biancheria intima, avevano una catena alla caviglia e sandali di gomma ai piedi, e indossavano una calza di nylon in testa che rendeva identiche anche le teste. - Le guardie indossavano un'identica divisa, avevano un fischietto, erano muniti di un sfollagente e tutti indossavano degli occhiali a specchio. - —> Zimbardo i suoi collaboratori ricrearono esattamente l'organizzazione abituale delle prigioni dell’epoca. ‣ Reperimento dei soggetti: Venne pubblicato su un giornale locale un'inserzione in cui si richiedevano volontari per uno studio sulle conseguenze psicologiche della vita carceraria, i partecipanti avrebbero guadagnato 15 dollari al giorno. Le persone che risposero vanno sottoposti a un'intervista e un test di personalità. ‣ Controllo delle variabili intervenienti: vengono scelti 24 studenti universitari di sesso maschile che non presentavano problemi psicologici, disabilità fisiche e che non avevano passate storie di reclusione. Gli studenti non si conoscevano tra loro (18 parteciparono e 6 rimanere a disposizione in caso di necessità). ‣ Consenso informato: I soggetti prima dell'esperimento firmarono un contratto in cui, dopo aver ricevuto delle informazioni sulla ricerca, affermavano l'intenzione di parteciparvi e in cui venivano garantiti una serie di servizi di base per il periodo dell'esperimento il pagamento pattuito. ‣ Assegnazione casuale ai gruppi: gli studenti vengono assegnati casualmente ruolo di carcerato o di guardia mediante il lancio di moneta. - Le guardie parteciparono a un meeting di orientamento attraverso cui il direttore delle carceri (Zimbardo stesso) e il capo delle guardie (un collaboratore) istruirono le guardie sulla situazione generale della prigione e sui dettagli amministrativi, non venne però data nessuna specificazione in merito a come comportarsi. - I detenuti vennero "arrestati" il 14 agosto 1971 per le strade della città. Vennero prelevati dalle loro abitazioni da poliziotti in divisa, vennero perquisiti a manetta. In carcere vennero spogliati, a tutti fu spruzzato addosso uno spray disinfettante, dovettero aspettare nudi nel cortile e dopo un po' di tempo fu dato a loro l'uniforme con il numero identificativo e un berretto di nylon. ‣ = da quel momento i reclusi dipendono tutti uguali, non vennero più chiamati con il loro nome ma solo con il numero. - Vennero date prigionieri le regole da rispettare nel carcere. Erano concesse visite dall'esterno da parte di un cappellano di un carcere, di parenti e amici. ‣ = da quel momento persero ogni riferimento personale. - L'esperimento durò sei giorni a differenza dei 15 previsti, venne interrotto per due motivi: ‣ Etica della ricerca: 1. Il primo motivo dell'interruzione era legato al fatto che attraverso le video registrazioni di quello che accadeva nella notte, Zimbardo e collaboratori si accorsero che si verificava un'escalation degli abusi perpetrati dalle guardie nei confronti dei prigionieri. 2. Il secondo motivo era la presa di posizione assunta da Cristina Mas Dax, una psicologa inserita nello staff dei ricercatori per condurre alcune interviste a guardia prigionieri, la quale mise in discussione l'esperimento dal punto di vista etico. L'esperimento aveva sollevato non poche questioni etiche. 12 II semestre procedure crudeli e degradanti (iniziavano a picchiare e umiliare i detenuti). Zimbardodisse che ic fu un increscente confusione tra realtà e illusione, tra il gioco di ruolo e la propria identità, la prigione che ave crestato assorbiva le persone come creature di una realtà propria. Osservando la situazione emergente, Zimbardo fu costretto ad annullare la simulazione prevista per due settimana, dopo soli due giorni, l’esperimento venne fermato >>> Il ruolo attribuito è entrato a far parte del sé delle persone. —> l'irreale si era insidiosamente trasformato in qualcosa di reale. ‣ Ognuno di noi ricopre diversi ruolo all’interno della nostra vita —> ognuno di noi ha un sé complesso (Linville, 1985), abbiamo diversi aspetti del sé che le persone sviluppano in relazione ai diversi ruoli assunti alle diverse attività svolte e ai diversi rapporti sviluppati. - Le persone che hanno una scarsa complessità del sé, ovvero pochi aspetti del sé, relativamente simili tra loro, sono più fragili. - Una persona con una complessità del sé elevato, ovvero chi ha molteplici e indipendente aspetti del sé ha sempre differenti aspetti del sé a cui aggrapparsi nel momento in cui un’aspetto dal sé vacilla, di conseguenza è più forte. - Linville sosteneva che; ‣ un’ elevata complessità del sé protegge dall'oscillazioni dell'autostima e dell'umore perché un evento, positivo negativo che sia, ha un effetto diretto solo su uno o due aspetti del sé. Perciò, se un sé ha numerosi e indipendenti aspetti, solo una piccola porzione del concetto di sé verrà influenzato dall'evento in questione. ‣ Se gli aspetti di sé sono relativamente pochi e interdipendenti, un evento andrà a impattare su una porzione più ampia del sé e sé l'evento negativo si genereranno depressioni è un abbassamento dell'autostima. 2. Le identità sociali che le persone di creano: il concetto si sé non illuse solo un’identità personale ma che l’identità sociale (famiglia). Risponde alla domanda chi sono io in termini di un’identità di gruppo. La definizione sociale di ciò che si è implica anche una definizione di ciò che non si è. - L’identità sociale deriva dalla consapevolezza che siamo parte di un gruppo. L’appartenenza ad un gruppo non è mai solo cognitiva, è anche emotiva (orgoglio e affetto per quel ruolo). - Quando si fa parte di un gruppo ristretto circondato da un gruppo più ampio, si è spesso consapevoli della propria identità sociale. Quando il gruppo sociale a cui si appartiene costituisce invece la maggioranza, si tende a pensare meno a esso. - Gli aspetti del concetto di sé che derivano dalla consapevolezza di appartenere a uno o più gruppi e dal sentimento suscitato da tali appartenenze. —> Tajafel (1981): quella parte dell’immagine del sé che deriva dalla consapevolezza di appartenere ad un gruppo sociale (o a più gruppi) unita al valore e al significato emotivo attribuito a tale appartenenza. 3. I confronti sociali: valutazione delle proprie capacità e opinioni mediante il confronto fra sé e gli altri - Festinger = teoria del confronto sociale (1954): le persone apprendono e valutano le proprio qualità personali, si capisce come sono io, confrontandosi con altri quando sono incerte in merito alle loro abilità od opinioni (ricerca di simili a cui paragonarsi), in particolare questo accade quando non vi sono indicatori oggettivi valutazione del sé. Il confronto sociale ci aiuta a costruire un concetto di noi stessi che da a ciascuno di noi l’intensa sensazione di essere UNICO e DISTINGUIBILE (ricerca di attributi distintivi). 4. I successi e i fallimenti: intraprendere attività stimolanti ma realistiche e avere successo significa sentirsi più competenti. Esempio: dopo aver imparato le abilità fisiche necessarie a respingere le aggressioni, le donne si sentono meno vulnerabili, meno ansiose e dotate di maggior controllo. ‣ Buona parte della vita ruota attorno a confronti di questa natura. Talvolta però il confronto si basa su informazioni incomplete —> i confronti sociali possono attenuare la propria soddisfazione > nel momento in cui si ha successo si tende a guardare in alto piuttosto che in basso, paragonandosi con coloro che so trovano sera di sé (confronti di rialzo). In una situazione di competitività spesso si definisce per proteggere il concetto si sé vacillante percependo l’avversario come avvantaggiato. Infatti per protegger del sé si tende a paragonarsi con chi è meno abile o meno fortunato (confronti al ribasso), tali confronti proteggono l’autostima. 5. Fallimenti e successi: il concetto di sé è alimentato non solo dei ruoli, dall'identità sociale e dai confronti sugli altri, ma anche dalle esperienze quotidiane. Intraprendere attività stimolanti ma realistiche e avere successo significar sentirsi più competenti >>> fare del proprio meglio e riscuotere successo si traduce in una sensazione di maggiore fiducia in se stessi e in un senso di capacità e potere—> il successo alimenta l’autostima. - Una scarsa autostima talvolta causa qualche problema. Se messe a confronto con persone con una bassa autostima, le perone che hanno un solido senso del proprio valore sono più felici, meno nevrotiche, meno affette 15 II semestre da insonnia, meno predispotste alle dipendenze da alcol e droghe e più risolute a seguito di un insuccesso. Talvolta però a seguito di un fallimento le autostima può abbassarsi. 6. I giudizi degli altri: il fatto che gli altri abbiano una buona opinione di noi ci aiuta a pensare bene di noi stessi. - sé riflesso o looking Glass Self: “rispecchiamento”. Il modo in cui le persone pensano di essere percepito dagli altri viene utilizzato come una sorta di specchio per percepire se stessi. Influisce il modo in cui noi pensiamo che gli altri ci percepiscano e il modo in cui ci percepiscono influenza il modo in cui noi pensiamo di noi stessi e il modo in cui pensiamo il pensiero che gli altri abbiano di noi —> una importante fonte di conoscenza di se stessi è data dalle reazioni altrui. ‣ Il sociologo Mead notò inoltre che che ciò che conta non è come gli altri ci vedono bensì il modo in cui “immaginiamo” che ci vedano. ‣ L’immagine sproporzionata di sé (autoenfatizzazione), si ritrova in modo decisamente più marcato nelle culture occidentali. 7. La cultura dominate: la cultura in cui noi nasciamo e cresciamo, la cultura occidentale è una cultura individualista e nel descrivere noi stessi infatti utilizziamo caratteristiche individuali. Caratterizzata da individualismo, concetto che prevede l’assegnazione delle priorità ai propri obbiettivi rispetto a quelli del gruppo e alla definizione della propri identità in termini di attributi personali invece che di identificazioni di gruppo. - Le culture individualiste considerano l'individuo come unità base della società e pressano di conseguenza molta attenzione alle differenze individuali. - La persona attribuisce priorità agli scopi e al successo personale, crea un rapporto di superficialità con i membri di un gruppo che non li garantisce la sicurezza e sostegno necessari all'esistenza. - Il comportamento sociale è regolato dalle disposizioni, dai gusti e dalle versioni personali, nonché dalle valutazione costi-benefici. - I valori enfatizzati sono l'autonomia, la libertà, la fiducia in se stessi, la creatività, la realizzazione di sé, il successo, il piacere il divertimento. - —> il sé che si sviluppa è il sei ideocentrico, un sé indipendente. È il centro dinamico della consapevolezza, delle emozioni, delle azioni e si configura come un'entità che è primariamente intesa a esprimere se stessa. ‣ La cultura collettivista (orientale) è caratterista da collettivismo, tendenza ad assegnare priorità agli obbiettivi del proprio gruppo di appartenenza (spesso la famigli allargata o il gruppo di lavoro) e a definire la propria identità in base a esso. - Le culture collettivista considerano il gruppo come unità base della società e tendono ad annullare le differenze individuali dei suoi membri. - Le persone sono pronte a sacrificare i propri scopi il proprio successo a favore di quelli collettivi, questo perché riceve dal gruppo sostegno e sicurezza di cui hai bisogno per vivere. - Le relazioni che si creano sono molto intime e stabili. - Vengono enfatizzati i valori della conformità, cooperazione, integrità familiare, sicurezza, equità, onestà, dovere e obbedienza. - Le persone di queste culture mostrano un maggior grado di autocritica e hanno un minore bisogno di considerarsi in modo positivo. - Il te tipico di queste culture è il se allocentrico e interdipendente ‣ Se io ho una gioia o un fallimento in una cultura individualista, lo è solo per me, in una cultura collettivista è importante per tutti il gruppo. L’autostima dipende dalle appartenenze di gruppo. Nelle culture collettiviste il gruppo entra tantissimo a far parete del concetto di sé. ‣ Cultura e autostima: l’autostima, nelle culture collettiviste, tende a essere strettamente correlata a «ciò che gli altri pensano di me e del mio gruppo». Il concetto di sé è malleabile (specifico in base al contesto) piuttosto che stabile (permanente a dispetto del variare delle situazioni). Per le persone che appartengono a culture individualiste, l’autostima è invece più personale e meno relazionale. Se la nostra identità personale viene minacciata ci sentiamo più arrabbiati e scontrosi che se essere minacciata fosse la nostra identità collettiva. Le persone che appartengono a paesi individualisti tendono a persistere quando hanno successo, dal momento che è successo in alza l'autostima.gli individualisti accidentali amano fare confronti con gli altri in grado di incrementare la loro autostima. I collettivisti asiatici fanno paragoni (spesso orientati verso l'altro e diretti a coloro che fanno meglio) in modo da favorire un miglioramento di sé. 16 II semestre ‣ Cultura e cognizione: con un sé interdipendente (culture collettivista), la persona possiede un senso di appartenenza più spiccato: sradicato e allontanati da famiglia, colleghi e amici reali, persone interdipendenti finiscono con il perdere i collegamenti sociali che definiscono chi loro siano. Non hanno un solo se ma molteplici: il sei con i genitori, se sei al lavoro, il sei con gli amici… - Di fronte a un'immagine subacquea, gli asiatici spesso descrivono l'ambiente e le relazioni tra pesci, mentre gli americani tendono a concentrarsi prevalentemente su un singolo pesce di grandi dimensioni. 8. Propri comportamenti: - Il modo in cui mi comporto in una determinata situazione mi aiuta a capire chi sono io. Noi costruiamo il nostro concetto di sé anche in base a come ci comportiamo in una determinata situazione. Noi impariamo anche guadando il nostro comportamento. - teoria dell’autopercezione di Bem= in presenza di indizi interni deboli o ambigui, le inferenze sulle proprie caratteristiche personali vengono tratte dai propri comportamenti. Secondo Ben talvolta ci si conosce attraverso l'osservazione dei comportamenti. - È più probabile che le inferenze su se stessi vengano tratte da comportamenti che si ritiene di aver scelto liberamente e guidati da motivazione intrinseca. - La Self-Determination Theory (SDT) (Deci e Ryan) è una macro teoria della motivazione umana e si concentra sul grado in cui il comportamento individuale è auto-determinato e auto-motivato. L’auto-determinazione, ossia la sensazione che le persone provano quando percepiscono di avere il controllo sulle proprie scelte e sulla propria vita, ha un impatto sulla motivazione. In genere, le persone si sentono più motivate ad agire quando sentono che quello che fanno avrà un effetto. - Le persone sono motivate a crescere e a cambiare a partire da tre bisogni psicologici innati e universali: I. Competenza: percezione di essere in grado di fare qualcosa di provare un senso di padronanza II. Razionalità: sensazione di essere connessi di stabilire relazioni con gli altri III. Autonomia: desiderio di essere protagonista attivo e indipendente nello svolgimento di compiti specifici nella vita in generale. - La motivazione si distingue in tre diversi tipi di motivazione: I. Amotivazione: mancanza di motivazione a impegnarsi in un’attività II. Motivazione estrinseca: la motivazione proviene da una richiesta o domanda esterna e implica una possibile in compenso. III. Motivazione intrinseca: impulso naturale e intrinseca fare qualcosa perché è piacevole interessante, la motivazione più interiorizzata e autodeterminata. AUTOSTIMA Valutazione che ognuno di noi da su stesso, è un’atteggiamento, una valutazione, circa un oggetto sociale. Atteggiamento positivo o negativa che ognuno di noi ha nei confronti del nostro sé. Tendenzialmente abbiamo una buono autostima di noi, perché, per noi, noi siano importanti. L’autostima è un fattore protettivo del nostro sé, il fatto di avere una buona autostima influenza il modo in cui viviamo l’esperienze di vita quotidiana. Se noi abbiamo una buona autostima e affrontiamo un insuccesso, lo affrontiamo in maniera positiva. -> L’autostima è correlata ad altri costrutti come l’ottimismo. Nelle future collettività l’autostima è strettamente collegata al giudizio degli altri, a ciò che pensano gli altri. Nelle culture individualiste è legata agl’insuccessi e successi. —> giudizio/valutazione complessiva che una persona dà di se stessa; percezione del proprio valore. Il giudizio può essere sia positivo sia negativo. L'autostima è la somma di tutti gli schemi di sé e dei se è possibili. - L’autostima è anche considerata quale INDICATORE DI BENESSERE ‣ Di fronte a un fallimento, le persone dotate di una solida autostima sostengono il valore del proprio sé percependo gli altri come falliti ed esagerando la propria superiorità sugli altri. ‣ Più una persona è turbata a seguito di un insuccesso e più è probabile che offra delle scuse  ( a se stesso) che tendono a proteggere e a salvaguardare la propria autostima. Scala di Rosenberg (1965) = misurare l’autostima. (19 è il mio livello di autostima su 24) Non ci sono valori assoluti, è un continuum. 17 II semestre ‣ Le persone mostrano un altro base piuttosto ironico: la maggior parte della gente si considera più svincolata dai pregiudizi rispetto agli altri. Le persone finiscono addirittura per considerarsi meno vulnerabili ai Self-serving bias. Concedono alcuni errori in termini astratti e gli altri come soggetti a pregiudizi, errori e distorsioni, ma quando viene chiesto loro di rendere conto di tratti e comportamenti specifici, per esempio nella valutazione del proprio senso etico della propria simpatia, giudicare una valutazione che danno di sé come scevra da ogni vizio di forma. - Falso consenso e falsa unicità: Abbiamo la tendenza a migliorare la nostra immagine sopravvalutando o sottovalutando quanto gli altri pensino e agiscano come noi. Effetto del falso consenso: tendenza a sopravvalutare la diffusione delle proprie opinioni e dei propri comportamenti indesiderabili o fallimentari. Effetto della falsa unicità: tendenza a sottovalutare la diffusione delle proprie capacità e dei propri comportamenti desiderabili o di successo. Quando ci comportiamo male, ci rassicuriamo pensando che tali errori siano comuni; ma su questioni di abilità, quando abbiamo successo, si verifica più spesso un effetto di falsa unicità. - Spiegare i self-serving bias: I self-serving bias possono verificarsi a causa di errori nel modo in cui elaboriamo e ricordiamo le informazioni su noi stessi. Poiché il confronto con gli altri ci obbliga a notare, valutare e ricordare il loro comportamento e il nostro, ci sono molteplici possibilità di errori nell'elaborazione delle informazioni. ‣ Self-serving bias a carattere adattativo: I Self-Serving Place e le scuse che ti accompagna non possono essere fattori protettivi per la depressione. Le persone non depresse in genere mostrano Self-service bias, esse infatti tendono a giustificare i propri fallimenti nell'attività di laboratorio o percepiscono se stessi come dotate di un potere di controllo maggiore di quanto non lo sia in realtà. L'apprezzamento di sé delle persone depresse e l'apprezzamento di come gli altri considerano effettivamente non risulta per nulla ingigantito. Inoltre i Self-serving bias aiutano a proteggersi dallo stress. L'autostima positiva risulta adattiva poiché protegge dall'ansia, inclusa quella legata alla morte. Credere nella nostra superiorità, avere un'alta autostima, può inoltre motivare a raggiungere determinati obiettivi, e poi sostenere la speranza nei momenti più critici. ‣ Self-serving bias a carattere non adattivo: non fare la percezione a favore del sud aiuta salvaguardarsi dalla depressione, talvolta può assumere anche un carattere non adattivo. Può influire negativamente su un gruppo. Questi finiscono anche per ingigantire il giudizio delle persone sul proprio gruppo di appartenenza, un fenomeno chiamato group-serving bias (tizio tendenziosa favore del proprio gruppo, tendenza sistematica ad attribuire fallimenti del proprio gruppo (ingroup) e i successi del gruppo a cui non si appartiene (outgroup) a fattori esterni. I successi dell'ingroup e i fallimenti dell'outgroup, invece, vengono attribuiti a fattori interni. Autopresentazione (self-presentation): la parte di noi si preoccupa di trasmettere agli altri un'impressione positiva cercando di accattivarsi il favore altrui, ossia di dare l'impressione di essere simpatici, e/o autopromuovendosi, ossia di offrire un'impressione di competenza. I Self-serving bias rivelano la profondità della preoccupazione che si nutre per l'immagine del sé. - Autopresentazione: motoria esprimersi e comportarsi in modi volti a crearne negli altri un'impressione favorevole che si desidera. Ovvero il desiderio di offrire all'immagine desiderata sia un pubblico esterno sia a un pubblico interno (noi stessi). Si lavora per gestire le impressioni che si creano: scusiamo, giustifichiamo o perdoniamo quanto basta per mettere in salvo la nostra autostima verificare la nostra auto immagine. La l’autopresentazione e poi inaspettatamente migliorare il nostro umore, infatti le persone si sentono significativamente meglio quando pensano di aver fatto del loro meglio per mostrare la loro versione migliore e si sono concentrate per fare una buona impressione ad una persona. - Autoespressione: motivazione a scegliere i comportamenti che riflettono ed esprimono il concetto di sé. - Automonitoraggio: (self-monitoring) caratteristica della personalità definita come il grado di sensibilità alle richieste delle situazioni sociali che porta a regolare le proprie performance allo scopo di formare creare l'impressione desiderata. Talvolta le persone si comportano come camaleonti sociali regolando e aggiustando il proprio comportamento in risposta a situazioni a sollecitazioni esterne (Gangestad e Snyder). ‣ —> essere consapevoli di come vada presentato il proprio Sé in una data situazione e modificare l’autopresentazione per adattarla alla situazione. ‣ Alto automonitoraggio = le persone sono più sensibili alle esigenze situazionali, agendo conformemente alle richieste contingenti, così da declinare il proprio agire al fine dell’adattamento sociale. 20 II semestre ‣ Basso automonitoraggio = le persone orientano la propria condotta seguendo disposizioni interne, evidenziando una certa coerenza, a prescindere dalle caratteristiche della situazione e delle persone con cui interagiscono. - Autosabotaggio: (self-handicapping): proteggere la propria immagine di sé con comportamenti controproducenti che creano una scusa pronta in vista di un possibile insuccesso futuro. Cap.4 PERCEZIONE SOCIALE Come noi giudichiamo i nostri mondi sociali, consciamente e inconsciamente. Dalla percezione di alcuni elementi, una serie di impressioni, costruiamo un giudizio e delle credenze, interpretiamo quindi un contesto, ciò avviene in automatico e altro richiede una attenzione intenzionale. La vita quotidiana è basata sull’interazione con le persone. ‣ percezione sociale: insieme di processi che vengono usati dalle persone per formarsi una rappresentazione cognitiva degli altri e per capirli. Come noi percepiamo la realtà e formiamo dei giudizi, talvolta usiamo le euristiche che ci permettono di interpretare immediatamente la realtà, ci aiutano a governare il mondo. I processi di percezione social in primo luogo si basano sull’osservazione degli elementi della percezione stessa. —> si risponde alla relata non per come essa è ma per come la si interpreta e la formazione delle impressioni è il processi che si attua quando si integrano varie finti informative in merito s una persona al fine di formare un giudico sociale complessivo di quella persona. ‣ rappresentazione cognitiva: Tutte le conoscenze che abbiamo nella nostra memoria che andiamo ad attivare in base a stimoli esterno che ci portano a interpretare la realtà. Corpo di conoscenza accumulatosi nella nostra memoria relativamente a persone, gruppi e situazioni. • David Rosenham esperimento: i confederati vanno in ospedale fingendo di essere pazienti psichiatrici, gli operati sanitari non se ne accorgono, mentre gli altri pazienti psichiatrici se ne sono resi conto. • —> il principio di fondo è che so risponde alla realtà per come la si interpreta e la formazione delle impressioni ( è il processo che si attua quando si integrano varie fonti informative in merito ad una persona al fine di formare un giudizio sociale complessivo di quella persona). • Le prime impressioni si basano su: 1. Aspetto fisico: siamo influenzati e attratti da una bellezza fisica (volto). L’aspetto fisico, il portamento, alcuni tratti somatici influenzano le impressioni che ci formiamo di loro. La bellezza del viso genera un’ampia gamma di aspettative positive. Ci si aspetta che “ciò che è bello è anche buono”, le persone attraenti siano più socievoli, estroverse, cordiali, gentili e oneste. La bellezza nel mondo sociale non ha sempre effetto positivo (studi sociale hanno però ammesso che la bellezza influenza anche nel trovare un lavoro). Anche in ambito scolastico ai maestri tendono ad avere inconsciamente la tendenza a considerare meglio i bambini più belle. Anche in ambito carcerario, imputati più belli di solito hanno pene più ridotte di quelle brutte. 2. Comunicazione non verbale: elementi che noi usiamo per formarci delle impressioni e capire quando qualcuno sta mentendo. 3. Comportamento manifesto: siamo portati ad associare un comportamento manifesto ad un tratto della personalità (una persona che fa un gesto prosociale, pensiamo che sia una persona gentile, cordiale, ma non sempre è così, a volte si compiono questi gesti per cercare di allontanare un disagio interiore). 4. familiarità: tendiamo a valutare più positivamente le persone che fanno parte del nostro mondo familiare, le persone che vediamo più spesso anche s non le conosciamo. - Esperimento: in un aula entrano delle ragazze a lezione già iniziata. Sfilano lungo tutta l’aula e si siedono davanti. Tutte ragazze con tratti somatici simili. Questa operazione di entrare e sedersi viene compiuta varie volte dalle ragazze durante il corso (una 5 volte, una 10 volte, una 15). Alla fine del corso viene mostrato le foto delle ragazze e viene chiesto di associare loro tratti di personalità positivi o negativi, quella con più tratti positivi è quella che hanno viste più volte. - >> Il fatto di vedere spesso una persona la rende nota, e ciò che è noto per noi è positivo. - Il contesto culturale in cui noi viviamo ha un forte peso come però ha anche un forte peso la nostra individualità, le nostre esperienze personali influenzano fortemente nel giudizio dell’altro. —> Gli indizi che si utilizzano maggiormente nella formazione delle prime impressioni sono quelli che si considerano più salienti, ossia che attirano l’attenzione, che sono più accessibili, ossia che sono più facilmente e rapidamente richiami alla memoria, o quelli che si possono associare con maggior facilità. 21 II semestre —> integriamo questi 4 elementi sulla base di categorie culturali ma pesano anche molto le categorie individuali (persona goffa culturale non affidabile, in base alla nostra esperienza può non essere così ad esempio se abbiamo un amico goffo da quando siamo piccoli, le persone goffe le giudicheremo affidabili). ➡ Come catturiamo gli indizi per creare le prime impressioni: ‣ salienza: processo per cui noi notiamo persone che hanno caratteristiche diverse o che sono fuori dal contesto (Verona in costume in un aula dell’università). Ossia la capacità di un indizio id attrarre l’attenzione all’interno del suo contesto. Alcuni elementi diventano più saliente e orientano la nostra attenzione. ‣ Come disabituare letture differenti di un elemento saliente (Daniel Kahneman), due processi di pensiero: 1. Sistema 1: elaborazione automatica = intuizione, processo di pensiero intuitivo, veloce, automatico e inconscio,, noto come sensazione viscerale. Attribuiamo un’intenzione a quell’intuizione, ed è il sistema che utilizziamo di più (visto, interpretato e giudicato)passano al di sotto della soglia della nostra consapevolezza. Infatti lo lavoro dello psicologo è di rendere consapevole le altre persone di come sono in grado di percepire la relata. Far diventare esplicito ciò che è implicito per poterlo tracciare. - Il sistema uno in più di quanto si possa immaginare. Alcuni stimoli influenzano in modo impercettibile e automatico l’interpretazione e il ricordo degli eventi, ancora prima che si focalizzi la nostra attenzione sul mondo. 2. Sistema 2: elaborazione controllata = modo di pensare controllato, riflessivo, consapevole e più lento. Entra in azione con una persona deve svolgere i compiti di controllo. Altri due processi importante nella percezione sociale: ‣ priming: processo che si verifica quando un qualche elemento attiva in noi una particolare associazione nella memoria e la usiamo per leggere la realtà. È il risveglio o l’attivazione di certe associazioni nella memoria. Può influenzare un altro pensiero o addirittura un’azione. Cose che non notiamo nemmeno consapevolmente possono influenzare sottilmente il modo in cui interpretiamo e ricordiamo gli eventi. Gran parte della nostra elaborazione delle informazioni sociali è automatica. Uno stimolo che può influenza un’azione anche a distanza di tempo. (Esperimento di Donald) ‣ Cognizione incorporate: attivazione reciproca di sensazioni fisiche e giudizi sociali. I sistemi cerebrali che elaborano le nostri sensazioni corporee comunicanti con i sistemi cerebrali responsabili del nostro pensiero sociale. - Esempio: dopo avere tenuto in mano una bibita calda, le persone sono portate a considerare gli altri in maniera più calorosa e a essere più generose. —> tutti questi enunciati sono indizi per creare le prime impressioni, per tenere insieme gli indizi ci sono diverse vie: >> FORMAZIONE DELLE PRIME IMPRESSIONI: 1. Modello configurazionale di Asch: sostiene che l'impressione che ci si costruisce di una persona è la risultante dell'interpretazione delle informazioni che si hanno su di essa intorno a un nucleo unificante. ‣ teniamo insieme gli indizi sulla base di alcuni tratti centrali più salienti per noi, attorno a questi si organizzano i tratti periferici, ossia tutte le informazioni derivate dai tratti centrali. ‣ Non ci si limita a considerare le persone sommando tra loro i tratti che possiedono, ma si costruisce un’impressione complessa sulla base di alcuni tratti centrali, ossia quei tratti che esercitano un’influenza maggiore sulle impressioni delle persone. Non tutti i tratti sono ugualmente importanti e l’intero è più della somma delle parti (gestalt). ‣ Persona intelligente ma fredda —> calcolatore = giudizio negativo ‣ Persona intelligente ma dottata di calore umane —> saggio = giudizio positivo ‣ Un aspetto interessante che gli studi su questo modello hanno messo in evidenza è la presenza dell’effetto primacy; altre ricerche, hanno però messo in luce la presenza di un effetto inverso (effetto recency). 2. modello algebrico di Anderson = (1981) l’impressione che si ha di una persona è il risultato di un’integrazione algebrica delle singole informazioni che si hanno di essa. ‣ Elementi positivi si sommano per ricevere un’impressione positiva o negativa in relazione all’esito di un calcolo algebrico meccanico. Se si considera un persona intelligente (+2) ma fredda (-4), l’impressione sarà negativa; se la persona è moderatamente intelligente (+2) ma calda (+4), l’impressione sarà positiva. Persona = elaboratore di informazione. ‣ Ogni tratto possiede uno specifico e non modificabile significato; la valutazione ad esso associata rimane costante. 22 II semestre ‣ esperimento: studenti per 7 settimane, un confederato passata di fronte alla stanza di uno studente nel momento in cui sapeva che lo studente usciva. Allo studente veniva chiesto dopo la prima volta che il confederato passava, doveva dire cosa ne pensava e doveva dire cosa pensava anche del suo compagno di stanza che conosceva da mesi. Alla fine delle 7 settimane veniva chiesto che cosa pensava del confederato e del suo compagno di stanza e poi gli venne chiesto quanto pensava fosse giusta questa sua percezione. Lo studente confermava la sua prima impressione a distanza nel tempo, riteneva che fosse del tutto affidabile come quella del suo compagno di stanza. È molto difficile pensare di aver sbagliato, ci si affida alle prime impressioni ‣ Le persone tendono a ricordare i loro giudizi sbagliati come se fossero giudizi quasi giusti >>> le persone tendono a non cercare l'informazione che potrebbe confutare le loro credenze. • errori di conferma = tendiamo a confermare quello che abbiamo visto anche di fronte all’evidenza che non è così, anzi andiamo persino a cercare delle prove a favore piuttosto che confutare le intuizioni avute. Ci rapportiamo alla realtà non per verificare se l’impressione è corretta ma per ricercare delle conferme >>> bias della conferma (= si cercano informazioni che confermino le proprie intenzioni). ‣ Il bias di conferma aiuta a spiegare perché l'immagine di sé e rimane così straordinariamente stabile. Le ricerche hanno confermato che le persone tendono a ricercare conferme riguardo le proprie credenze su di sé. ‣ Il bias di conferma è un giudizio veloce del sistema uno che attiva la ricerca di informazioni consistenti con le nostre idee. Fermarsi a riflettere, cioè attivare il sistema due, potrebbe proteggerci del bias di conferma. - Esperimento: studenti messi di fonte a valutazione diverse e opposte di una persona nuova, Paolo. Gli studenti dovevano porre delle domande per vedere che personalità avesse effettivamente Paolo. I ricercatori hanno notato che gli studenti ponevano le domande in un modo che non era affatto neutro, erano domande che andavano a confermare la valutazione che avevano formato in base a ciò che gli era stato detto. ‣ —> Andiamo a cercare confermi quello che ci è sembrato l’elemento che ci ha fatto costruire un determinato giudizi sull’altro. Lo facciamo perchè ci fa risparmiare tempo, non sempre attuiamo un rielaborazione approfondita. È difficile scardinare un’ eccessiva fiducia in se stessi. • Rimedi per l’eccessiva sicurezza di sé: Tre tecniche hanno ridotto con successo la distorsione legata all’eccessiva sicurezza: - immediato feedback - smontare l’affermazione fatta nelle sue sottocomponenti e stimare l’esattezza di ognuna. - chiedere alle persone di pensare a una buona ragione sul perché i loro giudizi potrebbero essere sbagliati; cioè, obbligarli a considerare informazioni che li confutano. ➡ Un’altra modalità che noi usiamo per formare i giudizi sociali per trattare la realtà è quella delle euristiche = scorciatoie di pensiero, ossia delle modalità di elaborazione dell’informazione caratterizzate da assenza di sforzo mentale, che permettono la formulazione di giudizi veloci e talvolta efficaci. > stesso si dimostrano errate. - Sono delle strategie che noi usiamo per risparmiare tempo e risorse. Non aiutano a leggere in maniera complessa la situazione. Producono inferenze e giudizi molto velocemente, semplificano i problemi complessi. Leggiamo la realtà in modo sbagliato. Diversi tipi di euristiche: ‣ Euristica della rappresentatività: giudizi istantaneo per decidere se qualcuno qualcosa si adatta ad una categoria. Di fronte ad una persona valutiamo quanto una persona può essere rappresentativo di una certa situazione. Più caratteristiche ha che rappresentano un certo gruppo più noi lo collocheremo in quel gruppo. È un processo di stereotipizzazione al contrario: perché con questo euristica si ritiene che una persona se possiede alcune caratteristiche che si associano a una categoria sociale, si deduce che quella persona sia membro di quella categoria (stereotipizzazione: una persona viene collocata in un particolare categoria sociale e da qui si associano le caratteristiche di quella categoria alla persona) - —> può portare a sminuire il peso di altre importanti informazioni. ‣ Euristica della disponibilità: giudizi rapidi sulla probabilità degli eventi (a seconda della disponibilità della memoria). Si basa due aspetti; la frequenza di quanto si verifica un evento (tanto persone secondo me sono vegane se io conosco tante persone vegane) e la sua accessibilità (se qualcosa è frequente è anche qualcosa che noi memorizziamo, è più sollecitatile ed è più facilmente recuperarle in memoria). Questo euristica evidenzia un principio di base del pensiero sociale, ovvero le persone sono lente a dedurre casi particolari di una verità generale, ma sono incredibilmente veloce a dedurre una verità generale da un caso vivido. 25 II semestre - —> può portare a sovrastimare e sottostimare una situazione (incidenti aerei), può portare ad avere paura di cose sbagliate. ‣ Euristica della simulazione/ del pensiero controfattuale: (sotto-categorie delle euristiche della disponibilità) facilità con cui può essere riconosciuto un ipotetico scenario. Ci fa leggere la realtà ricostruendola in un ipotetico scenario in cui le cose potevano andare diversamene. Ci porta a pensare “che cosa sarebbe successo se..”, queste simulazioni o ricostruzioni sono quelle che non riescono ad accedere ad una complessità del pensiero, sono quelle che arrivano più facilmente e più frequentemente. Più l'evento significativo più intenso il pensiero contrafattuale. - —> può portare a sovrastimare o sottostimare quello che sta accadendo e inoltre mette in un loop di ruminazione in cui si vive con rimpianti o dando troppa importanza alla fortuna. ‣ Euristica dell’ancoraggio e dell’adattamento: stima di un qualche valore a partire da un valore iniziale qui viene accomodato di nuovo oggetto. Ancorare un informazione a qualcosa che mi permette di darne una stima. Noi andiamo ad ancorarci ad una stima che che abbiamo e poi la accodiamo ad una situazione - —> sottostimare o sovrastimare la persona o l’oggetto considerati. Le ricerche hanno individuato le situazioni in cui è più probabile che si ricorra alle euristiche (non è vero che ci si affida sempre e solo ad esse) nella formulazione dei giudizi sociali: 1. non si ha tempo per un’analisi approfondita; 2. si è sommersi dalle informazioni e non si riesce a distinguere quelle rilevanti da quelle inutili; 3. l’oggetto o la questione di cui ci si sta occupando è poco importante; 4. si hanno scarse conoscenze in merito all’oggetto o alla questione di cui ci si sta occupando; 5. qualcosa della situazione funge da stimolo con effetto priming; 6. ci si sente particolarmente ottimisti e si ritiene che non sia necessario compiere eccessivi sforzi cognitivi. ➡ Pensiero illusorio: tentativo di mettere ordine negli eventi casuali, per fare ciò si ricorre al erroneamente e involontariamente all’illusione. - Studio di Hamilton e Gifford (1976): alcune affermazione per i due gruppi A e B. —> correlazione illusoria: pensare che ci sia una correlazione, o sovrastimare una correlazione tra due oggetti. La percezione di una relazione in realtà inesistente o la percezione di una relazione più forte di quella reale. Il fatto che le informazione siano meno numerose, cioè è infrequente ed attiva di più la nostra attenzione, ci focalizziamo sugli elementi indesiderabili. Legame tra caratteristiche infrequenti e distintive - appartenenza ad un gruppo non numeroso e comportamento indesiderabile. Quelle infrequenti ci sembra che siano più presenti delle altre. La correlazione illusoria, ossia la credenza che due variabili siano associate anche se non esistono alcuna reale associazione, prodotta da due fattori: 1. L'associazione di significati, in base alla quale due variabili sono associate perché la persona si aspetta che lo siano, ossia le sue credenze la portano a ritenere che lo siano. 2. La distintività condivisa, in base alla quale vengono associate due variabili che condividono alcune caratteristiche inusuali. —> illusione del controllo: la percezione che eventi incontrollabili o fortuiti siano soggetti al controllo di qualcuno siano più controllabili di quello che in realtà sono. (Gioco d’azzardo). —> regressione verso la media: la tendenza statistica dei punteggi o comportamenti estremi a tornare verso la loro media. Spesso ci convinciamo che quando tutto va particolarmente bene, qualcosa può andare storto. Così come quando la vita ci riserva le colpe terribili, generalmente ci aspettiamo che poi le cose vadano meglio. ➡ Stati d’animo: anche queste condizioni nostro giudizio sociale. I sentimenti influiscono sulla cognizione infatti le persone infelici tendono a essere più focalizzate su se stesse e più preoccupati. Uno stato d'animo depresso motiva un pensiero intenso. Le persone felici al contrario, sono più fiduciose, più affettuosi, più reattive. - Gli stati d'animo pervadono il pensiero. Tanto che sono stato d'animo positivo si volge negativo anche i pensieri si sposteranno su un binario diverso. ✓Spiegazione del mondo sociale ‣ Fraintendimento: attribuzione erronea di un comportamento alla fonte sbagliata (uomini tendono maggiormente a scambiare la disponibilità per richiamo sessuale). 26 II semestre ‣ teoria dell’attribuzione: teoria come le persone spiegano il comportamento degli altri; per esempio attribuendolo o a disposizioni interne (tratti durevoli, motivi e atteggiamenti) o a situazioni esterne. - Attribuzione disposizionale: attribuire il comportamento alla disposizioni e alle caratteristiche di una persona - Attribuzione situazione: attribuire il comportamento alla situazione ➡ Heider: il comportamento manifesto assumere un reale significato solo se viene ricondotto a ciò che l’ha causato. L’uomo e uno “scienziato naïf” che analizza le azioni adottando dei criteri di conoscenza. ‣ esperimento: di fronte ad una situazione che ti propone simboli geometrici noi cerchiamo sempre di capire cosa sta succedendo secondo le nostre categorie. ‣ —> le spiegazioni che ci diamo sono rispetto a cause esterne o cause interne - Heider e Weiner: ha aggiunto alla distinzione tra cause interne e cause esterne anche quella tra cause stabili (durature) o cause instabili (contingenti). Inoltre Weiner aggiunge un terzo fattore ovvero la controllabilità delle cause: alcune cause sono sotto il controllo delle persone, altre no. - Heider e Rotter: locus della causalità = Si riferisce alle credenze di una persona circa il controllo degli eventi della vita. Persone INTERNE: sentono la responsabilità di ciò che sta personalmente accadendo loro. Tendenzialmente le persone che internalizzano pensano di aver più controllo sulla realtà e si sentono più responsabili. Teoria dell’inferenza corrispondente di Jones e Davis (1965): le persone tendono a inferire che le azione che una persona mette in atto sono legate ad un suo tratto di personalità. Ciò che si fa dice ciò che siamo. L’inferenza è teorizzata come il processo che porta a ritenere che il comportamento (o l’intenzione comportamentale) delle persone corrisponda a disposizioni interne di tipo stabile (tratti di personalità). Talvolta ci porta in errore, ma non sempre, a volte ci può aiutare MA ad alcune condizioni; ‣ Quando la persona mette un atto un’azione liberamente (non costretto e non obbligati da altri) ‣ È un comportamento imprevisto anziché previsto o tipico (quindi non soggetto a desiderabilità sociale) ‣ È svincolato dai ruoli sociali ‣ Ha oggetti non comuni che lo distinguono da altri Modello di covariazione di Kelley (1973 - cognitivismo, in cui vige l’idea anche l’uomo è un elaboratore, un processatore di informazioni): sostiene che, prima di formulare un giudizio di causa in merito a un effetto, le persone compiono una serie di osservazioni, rilevano le covariazioni di più cause potenziali e attribuiscono l’effetto alla cause con cui covaria maggiormente. La persona dispone di informazioni che provengono da più fonti e, come uno scienziato, le analizza attraverso il principio di covarianza >> L’effetto (ossia un accadimento) è spiegato dalla causa con cui questo effetto covaria (è associato) maggiormente. È considerato a causa di un comportamento quella causa che hai presente quando il comportamento si verifica sente quando il comportamento non si verifica, si presume cioè che causa ed effetto covarino. ‣ La causa del comportamento di una persona si scova se questa causa è presente quando un comportamento si verifica e assente usando un comportamento no si verifica. ‣ Questa operazione cognitiva si basa su 3 principi: • Distintività: l’oggetto ritrae solo quell’oggetto o la globalità di oggetti in cui rientra • Coerenza nel tempo e nelle modalità • Consenso: principio del consenso-> il comportamento di una persona è specifico di questa persona oppure parte dal consenso della tre persone. —>come coovariano questi 3 principi: Kelley dice che rispetto ad ognuno dei tre principi bisogna vedere se c’è un livello alto o basso dei tre principi, per riuscire ad attribuire un comportamento o alla persona, al contesto, all’entità o all’interazione persona-entità. Si riesce a spiegare un comportamento in base alla covariazione dei tre principi. - questo è un modello che sulla carta risulta perfetto, ma nella realtà è troppo complesso da mettere in pratica. Di fronte ad un comportamento di una persona non viene messo in atto questo modello per spiegarlo. L’errore fondamentale di attribuzione o bis di corrispondenza (Heider, Jones, Harry): quando dobbiamo spiegare il comportamento degli altri, tendenzialmente l’osservatore attribuisce il comportamento degli altri a fattori che sono più disposizionali, sovrastimandoli mentre sottostimiamo le influenze situazionali (bias di corrispondenza, poiché spesso si fa corrispondere il comportamento a una disposizione) —> focalizziamo l’attenzione sulla persona e ci dimentichiamo della situazione. 27 II semestre b) Impliciti: consistono in valutazioni involontarie, automatiche, incontrollabili e talvolta inconsce. ✓Misurazione degli atteggiamenti = misure dirette: - autodescrizione (chiedendo cosa piace o non piace o cosa pensano riguardo ad un oggetto, provando ad agirare l’ostacolo della desiderabilità sociale) - osservazione - scale: usate in combinazione che le prima due, liste di domande/affermazioni (item)che chiedono alle persone di esprimere il proprio parere rispetto a un qualsiasi oggetto di atteggiamento. ‣ Scala di Likert: (1932) viene presentata una lista di affermazioni relative ad uno specifico atteggiamento verso un oggetto e viene chiesto di rispondere utilizzando una scala di risposta graduata a seconda che i soggetti siano d’accordo o in disaccordo con ogni affermazione. È costituita da item (affermazioni favorevoli o sfavorevoli) che coprono gli aspetti rilevanti nell’area semantica dell’aggetto studiato. - I soggetti devono indicare si una scala di risposta il grado di accordo e disaccordo con le affermazione - Consente di effettuare operazione statistiche come l’aggregazione delle risposte sullo stesso oggetto, il calcolo della media. • Differenziale semantico (1957- Osgood, Suci e Tanenbaum); insieme di coppie di aggettivi bipolari separati (in genere) da 5/6 spazi che rappresentano una gradazione da uno all’altro. Oggetto di atteggiamento posto all’inizio del questionario. - La scala ha passi dispari con un punto centrale che è lo zero - Mi fornisce il profilo di un oggetto di valutazione (posso riproporre lo stesso strumento nel tempo, per vedere come evolve il profilo. —> critiche a questi strumenti= le risposte sono sotto il controllo dei soggetti. Problema legato alla desiderabilità sociale. ✓Misurazione atteggiamenti impliciti e per superare la desiderabilità sociale di utilizzano = misure indirette Misurazione delle reazioni fisiologiche per esempio: - elettromiografia facciale (EMG), misura l’attività elettrica dei muscoli del viso. ‣ Aumento attività muscoli zigomatici = atteggiamento positivo ‣ Aumento attività muscoli corruttori = atteggiamento negativo - Bogus Pipeline: utilizza negli USA per le assunzione, per vedere se mente oppure no. Consiste nel far pensare ad una persona di essere collegato ad una macchina della verità, e che quindi quando mente lo rileva, ha lo scopo quindi di scoraggiare una persona a mentire e di convincerli dell’impossibilità di nascondere io propri atteggiamenti reali. Bisogna far credere di essere collegati ad un finto collegamento, ovvero viene fatto credere che vengono misurate che loro risposte, nonché la loro veridicità e falsità, attraverso reazioni fisiologiche proprio come se fossero collegati ad una macchina della verità. Quando vengono collegate, le persone temono che le risposte non veritiere possono essere scoperte e tendono pertanto a rispondere onestamente. La tecnica del falso collegamento è stata utilizzata, per esempio, per studiare la stereotipizzazione e pregiudizio. ‣ Per fargli credere questa cosa i ricercatori hanno convocati degli studenti per un esperimento che non centrava nulla, mentre attendevano c’era un confederato del ricercatore che disse che dovevano attendere per molto tempo. Il confederato iniziava a fare una serie di domande molto personale un pò insidiose. Le risposte venivano annotate. Al termine dell’esperimento venne chiesto se volevano partecipare ad un altro esperimento. Alcuni parteciparono e vennero collegati alla macchina della verità e vennero sottoposte le domande di cui avevano annotato le risposte precedentemente. Questo induceva le persone a pensare che fosse davvero la macchina della verità. Questo li portò a dire la verità e sondare il vero atteggiamento della persona. ‣ L’esperimento ad oggi viene fatto nel medesimo modo ma testando la sudorazione, portando sempre a pensare che ci sia una finta macchina della verità. - IAT (Implicit Association test): consiste nel completare dei compiti di categorizzazione. Lo scopo è il the misurare quanto rapidamente una persona associò dei concetti usando i tempi di reazione. Si possono misurare gli atteggiamenti razziale impliciti valutando se bianche impiegano più tempo ad associare parole positive volti neri piuttosto che bianchi. All’inizio viene presentato la foto di una ragazzo caucasico o afroamericano, poi delle emozioni e bisogna riconoscere e usare la mano corretta per identificarlo con il tasto destro o sinistro corretto. In seguito il sistema inverte. 30 II semestre ‣ Il test rileva i tempi di risposta, tempi di latenza, quanto si è veloci a risponder per una associazione inconsueta o consueta. ‣ Chi ha un atteggiamento implicito negativo, es. verso gli afroamericano, avrà tempi ridotti nell’associarli in termini negativi. Tempi più lunghi nell’associazione tra Afroamericani e termini positivi. Atteggiamento e comportamento Allport: C’è una relazione tra l’atteggiamento e il comportamento. Allport (1935): “gli atteggiamenti determinano ciò  che ciascun individuo vede e sente … pensa e … vuole fare”. Gli atteggiamenti sono strettamente legati al comportamento = gli atteggiamenti determinano ciò che l’individuo vede, sente e pensa riguardo ad un oggetto = legame diretto Questo era stato messo in discussione da La Piere (1934). In questi anni la comunità cinese sta arrivando in California e sta occupando le attività commerciali. Questo mise un disequilibrio nella comunità californiane. Siamo in un contesto di discriminazione molto rilevante. —> la Piere vuole vedere se c’era coerenza tra atteggiamenti e comportamento. Negli anni 30 in California i cinesi erano malvisti, cioè le persone avevano degli atteggiamenti negativi nei loro confronti, perché erano appena immigrati e solitamente si dedicavano ad attività illegali. La Piere e una coppia di cinesi (molto occidentali, parlano perfettamente inglese, vestono all’occidentale e sono laureati) visitarono 251 alberghi (chiedono una stanza singola per lo psicologo e una doppia per i due amici) e ristoranti e furono sempre accolti (tranne in un ristorante dei 66 in cui non accettavano cinesi). = la Piere vuole capre se c’è un nesso tra il comportamento e quello che realmente pensano. Manda una mail; “Accettate persone di razza cinese nella vostra struttura?” per chiedere se le strutture accettavano una coppia cinese, risponde solo poco più della metà, l’1% ha risposto SI, il 7% ha risposto che voleva un chiarimento ed essere sicuri e il 92% disse NO. —> La Piere quindi rende evidente che non sempre l’atteggiamento è in linea con il comportamento. Critiche: - MA nell’esperimento di La Piere, lui ha misurato un atteggiamento generico quando in realtà il comportamento era sollecitato da un profilo di persone asiatiche socialmente apprezzabili (laureati, vestono all’occidentale e parlano perfettamente inglese) - Non ha misurato l’atteggiamento nello stesso modo in cui aveva misurato il comportamento (inizialmente erano in tre e avevano visto che i due inglese e roano molto occidentali). - Non sempre avere un atteggiamento di favore e sfavore porta ad un comportano coerente. ➡ Negli anni ’70 ci furono vari studi riguardo agi atteggiamenti e comportamenti, cercano di capire come gli atteggiamenti verso un comportamento può guidare il comportamento stesso e quali sono le variabili che intervengono tra atteggiamento e comportamento. ✓Atteggiamenti sono in grado di predire il comportamento? = Due teorie che vengono utilizzate nell’ambito dei consumi e evidenziano quali sono le variabili: • teoria dell’azione ragionata; Theory of Reasoned Action, TRA (Fischbein e Ajezen, 1975) ‣ le variabili sono le intenzioni. L’atteggiamento non determina direttamente il comportamento, ma l’atteggiamento determina un’intenzione (decisione di mettere in atto uno sforzo consapevole per tradurre l’atteggiamento in comportamento). ‣ Le variabili di base che determinano un comportamento però sono 4: - L’atteggiamento verso il comportamento (ciò che si preferisce), presuppone che ci sia un’atteggiamento positivo verso il comportamento che insieme alle norme soggettive (ciò che si ritiene di dover fare) impattano sull’intenzione. - Norme soggettive; ciò che la persona pensa che gli altri si aspettino da lui/lei. ‣ Queste due variabili (atteggiamento verso il comportamento e norme soggettive) determinano l’intenzione (l'elaborazione mentale relativa al mettere in atto il comportamento) che determina a sua volta il comportamento (messo in atto dell'azione elaborata). => il comportamento effettivo delle persone dipende direttamente dall'intenzione di adottare tale comportamento. Tale intenzione, sua volta, dipende: 1. Dall'atteggiamento (favorevole favorevole) verso lo specifico comportamento 31 II semestre 2. Dal giudizio circa l'eventualità che gli altri significativi si aspettino dal soggetto dello stesso comportamento (norma soggettiva). >>> la teoria sostiene che è un comportamento verrà messo in atto sarà atteggiamento della persona verso di esso sarà favorevole la norma soggettiva lo sosterrà: in questo caso atteggiamento e norma determineranno l'intenzione a mettere in atto il comportamento, la quale a sua volta determinerà il comportamento stesso. Il ruolo dell’intenzione è quindi cruciale ๏ L’atteggiamento verso il comportamento è determinato da 2 sotto-variabili: ‣ Credenze sulle conseguenze del comportamento: ciò che sa e sente ‣ Valutazione delle conseguenze previste dal comportamento ‣ In base a queste due variabili si determina un atteggiamento favorevole o sfavore verso il comportamento ๏ Le norme soggettive (cose che gli altri pensano) sono determinata da 2 sotto-variabili: ‣ Credenze normative: giudizio circa l’eventualità che gli altri significativi si aspettino, dal soggetto, quel comportamento. ‣ Motivazione a conformarsi alla aspettative di tali persone —> il modello totale ha 8 variabili, di cui 4 sono variabili di base e 4 sotto variabili di due variabili Critiche: presuppone che il comportamento sia sempre sotto il controllo volitivo delle persone, mentre ormai risaputo che esistono comportamenti che non dipendono completamente dalla volontà della persona ma da circostanze situazionali, dal possesso di determinate abilità e risorse, dalla volontà di altre persone. - Comportamenti che derivano dall’abitudine (es. mangiare carne) - Comportamenti che sono frutto di dipendenza (es. fumare) - Comportamenti che derivano da stati emotivi (es. piangere) • Teoria del comportamento pianificato (Aizen e Madden) —> problema della precedente teoria: è che è un modello estremamente ed eccessivamente razionale, MANCA la VARIABILE del controllo comportamentale percepito (mi sento in grado di mettere in atto il comportamento). Il controllo influenza direttamente sull’intenzioni (legame forte che c’è sempre) e indirettamente anche sul comportamento (legame che c’è talvolta ed è debole). Questa teoria spiega molto bene i comportamenti di dipendenza, perchè questi comportamenti vengono messi in atto con urgenza anche senza il controllo. ✓ Il comportamento influisce sugli atteggiamenti? • Teoria della dissonanza cognitiva (Leon Festinger, 1957) Siamo abituati a pensare che i nostri atteggiamenti veicolano i comportamenti Avvertiamo un’ incoerenza tra i nostri comportamenti e atteggiamenti. Noi non tolleriamo l’incoerenza. Le ricerche hanno messo in luce che anche quando la sanzione riguarda un nuovo ruolo artificiale, noi adottiamo comportamenti coerenti con questo e arriviamo a modificare atteggiamenti per resistenti o sviluppare nuovi, al fine di mantenere tale coerenza anche tra comportamenti atteggiamenti. • Uno stato spiacevole causato dalla consapevolezza dell’incoerenza esistente tra INFORMAZIONI INCOERENTI: convinzioni, atteggiamenti o azioni discrepanti (ma si è identificato soprattutto come un conflitto tra atteggiamenti e comportamento). - >>> Di fronte a una situazione di incoerenza, vogliamo riportare la coerenza, cambiando atteggiamento o comportamento =>> I nostri atteggiamenti cambiano perché siamo motivati a mantenere una coerenza tra i nostri saperi. Gli effetti del comportamento sugli atteggiamenti non sono solo legate all'assunzione di nuovi ruoli. Quasi tutti i tipi di azione possono influenzare i comportamenti. -> La dissonanza cognitiva rappresenta l’esito della presa di coscienza di una incoerenza tra i propri atteggiamenti ed un comportamento messo in atto. ๏Strategia per ridurre l’incoerenza: ‣ Ridurre l’importanza di uno degli dissonanti (rileggere il comportamento e ridurre la dissonanza, pensare che l’atteggiamento non sia dissonate dal comportamento) ‣ Aggiungere elementi cognitivi consonanti 32 II semestre • Ancoraggio: utilizziamo vecchie categorie per nuove categorie. Ancorare le idee insolite, ridurle a categorie e immagini ordinarie, porle in un contesto familiare per poterle interpretare. Permette l'assimilazione dell'ignoto al noto, è un processo che consente di trasferire qualcosa di estraneo e perciò stesso minaccioso da uno spazio esterno al nostro sistema di categorie di porlo a confronto con il paradigma di quella categoria che riteniamo più adatta. Viene messo in atto un processo di denominazione, classificazione ed etichetta mento che permettono una categorizzazione di un oggetto. L'ancoraggio presuppone che si possa conoscere solo il già noto, utilizzando schemi categoriali preesistenti per agganciare oggetti sconosciuti e non familiari e che servono da quadro di riferimento. - Permette quindi di integrare cognitivamente un oggetto nel sistema di pensiero preesistente. • Oggettivazione: trasformo qualcosa di astratto in qualcosa di concreto. Consiste nello scoprire, nel mettere fuori, l'aspetto iconico di una categoria. Questo processo data di realtà è un concetto non familiare permettendo a qualcosa che prima ci appariva lontano e sconosciuto di assumere delle sembianze fisiche accessibili che ci risultano quindi più semplici e a portata di mano. Si sottrae l’astrattezza all’oggetto conferendogli esclusivamente concretezza, ad esempio tramite l’uso di metafore e immagini. =>> le rappresentazioni sociali nelle culture locali sono dunque: un risultato di un'interazione sociale ovvero di una negoziazione sociale di valori, norme, credenze, atteggiamenti e aspettative. Queste si manifestano nelle azioni sociali ovvero i comportamenti. Ed infine sono condivise si strutturano attraverso il processo di socializzazione essendo così trasmissibili tra le generazioni. ➡ Sviluppi recenti dea teoria delle rappresentazioni sociali: • la scuola dei Aix-en-Provence: cittadina fuori Marsiglia. Non si discosta dall’idea originaria di Moscovici ma pone un forte accento alla organizzazione interna e strutturata della RS. (Approccio strutturalista: contenuto e struttura) - Sostengono che ogni rappresentazione si è formata da un nucleo centrale da un sistema periferico. ‣ Il nucleo centrale esprime il significato e la struttura della rappresentazione possiede due funzioni è una proprietà. Sorge la funzione generatrice in quanto gli elementi che sono coinvolte al suo interno creano trasformare il significato degli altri elementi della rappresentazione. Anche una funzione organizzatrice in quanto lega e organizza il legame tra gli elementi della presentazione in più possiede la proprietà della stabilità, poiché in esso risiedono gli elementi della rappresentazione più stabile più resistenti al cambiamento. (i) Elementi di contrasto: Elementi centrali di una possibile minoranza all'interno del gruppo sociale preso in considerazione ‣ Sistema periferico È composto dagli elementi che si collocano intorno al nucleo centrale che costituiscono la maggior parte del contenuto della presentazione nonché la sua parte più accessibile e più viva. Hanno la funzione di prescrivere i comportamenti delle persone (comprensione in quanto aiutano la persona a comprendere cosa è corretto fare in una determinata situazione), personalizzare la rappresentazione da persona persona ma sempre con coerenza rispetto al contesto nel quale si è inseriti, proteggere il nucleo centrale in caso di necessità. a) Prima periferia: elementi meno centrali della RS. Questi elementi danno le indicazioni per le tendenze comportamentali del gruppo. Sono molto informativi su come le persone si comportano in relazione a quell'oggetto sociale. b) Seconda periferia: gli elementi più ambigui della RS. Questi elementi mostrano il più alto grado di flessibilità e di apertura al cambiamento - Elementi periferici si relazionano direttamente con il nucleo centrale rappresentano opinioni, descrizioni, stereotipi o credenze che lo riguardano. Questi elementi vengono considerati degli schemi che permettono ogni soggetto di posizionarsi su proprie variazioni, permettendo un approccio più personale alle rappresentazioni. - Come si crea un rappresentazione? ‣ Fase di emergenza: compare un oggetto nuovo associata sapere instabile consensuali collegati a esso. ‣ Fase di stabilità: video non cercano ulteriori informazioni, utilizzano sapere che hanno elaborato. ‣ Fase di trasformazione: il nucleo centrale della rappresentazione cambia, si arricchisce di nuovi elementi o subisce la perdita di altri. I nuovi caratteri possono essere integrate vecchio o sostituirli, dando vita a un cambiamento più o meno radicale. • Approccio genetico: scuola di Ginevra (Doise, Losanna -1985) - Sostengono che le rappresentazioni sociali siano dei principi generatori di presa di posizione collegata specifiche posizioni sociali in un insieme di rapporti sociali. Regolano il funzionamento del sistema cognitivo delle persone in accordo con un sistema normativo della mente. Organizzano i processi simbolici e le prese di posizioni. Tali prese 35 II semestre di posizioni si verificano attraverso la comunicazione e riguardano gli oggetti di conoscenza rilevanti all'interno di relazioni significative tra le persone. cap.6 CONFORMISMO E OBBIEDENZA  Concetto di influenza sociale: cambiamento che si verifica nei giudizi, nelle opinioni e negli atteggiamenti di una persona di un gruppo a seguito dell'esposizione ai giudizi, le opinioni e agli atteggiamenti di altre persone, in particolari circostanze. - influenza della maggioranza: esercitata da persone o gruppi che detengono maggiore potere sociale - Influenza della minoranza: esercitata da persone o gruppi con minori potere sociale. Potere sociale: forza di cui dispone chi influenza, di produrre cambiamenti i miei atteggiamenti e nei comportamenti di chi di chi è influenzato. Può trarre origine dall'avere accesso a certe risorse grazie alla posizione sociale rivestita nella società, oppure dall'essere amato e ammirato dagli altri. - persone con più potere sociale = Meno dipendenti dagli altri, molto più auto efficaci, impossessa di molte risorse necessarie per agire ritengono che gli altri non possono ostacolarli. Il potere sociale porta a prestare meno attenzione alle opinioni e punti di vista degli altri, esercitando maggiore influenza. Inoltre sono persone che si ritengono meno soggetta alle norme e agli standard del gruppo, si affidano alle stereotipi e pertanto possono incorrere in errori. - Maggiore potere sociale => maggiore dominanza sociale Come si conformano le persone? Come e perchè i gruppi sociali influenzano le percezioni, gli atteggiamenti e le azioni delle persone?  —> conformismo: cambiamento del comportamento, dei pensieri e dei sentimenti delle persone come risultato di una pressione di gruppo reale o immaginata. 3 tipi diversi di conformismo: - Accettazione o adesione interiore -> conformismo che coinvolge sia l’agire sia il credere in risposta alla pressione sociale.  - Accondiscenda o acquiescenza -> implica un'azione pubblica risposta una richiesta implicita o esplicita ma con un dissenso interiore.  - Obbedienza -> agire in riposta a un ordine o comando diretto.  ➡ Studi classici sul conformismo e sull’obbedienza • Asch experiment -> c’è un soggetto ignaro, ci sono dei confederati che si posizionano in un determinato modo nell’ascensore il soggetto ignaro li imita (perchè si sente a disagio per essere in una posizione diversa)  ‣ Esperimenti condotti in laboratorio: sono tutte forme di obbedienza sociale, studi che cercano di approfondire come e perchè l’essere umano si adegua-comporta-conforma a quello che fa il gruppo di riferimento  1. Studi di Sherif sulla forma della norma, 1936 -> uno dei fondatori della psicologia sociale, si chiede se è possibile osservare la nascita di una norma in un contesto laboratorista. Crea uno studio che si basa sul concetto di frame per cui uno stesso stimolo-contenuto presentato in una differente cornice può essere interpretato in modi diversi.  - Sherif si chiede come si comporta una persona in una situazione oggettivamente indefinita all’interno della quale non ha alcun riferimento? Agisce in modo bizzarro oppure elabora una norma soggettiva per orientarsi?  - Ipotesi di ricerca -> in un gruppo ci si influenza e si arriva a dare una stima - Ipotesi nulla -> i membri di un gruppo, nonostante i contatti mantengono ciascuna una posizione indipendente e forniscono giudizi differenti. - Effetto auto-cinetico -> il movimento apparente di un punto luminoso fisso in un ambiente buio - Esperimento: oggetto seduto in una stanza buia, 5 m avanti a lui appare un puntino luminoso. Il puntino poi si muove (in realtà il punto è fermo) in modo discontinuo e alla fine sparisce. Viene poi chiesto al soggetto di stimare di quanto il puntino si sia mosso. La stanza non dava alcun riferimento per stimare la distanza, così incerti soggetto stima 15 cm. Con ulteriori ripetizioni il soggetto terminerà a stimare la distanza finale di circa 20 cm. Sherif prima testa individualmente i soggetti che vengono sottoposti all’esperimento poi mette gli stessi soggetti insieme (ognuno può sentire le risposte dell’altro), le stime date nel momento in cui sono tutti insieme sono molto più vicine rispetto alle stime date individualmente. -> si sono influenzati tra di loro, pur non conoscendosi e non avendo un obbiettivo da seguire. Si è quindi formata una norma di gruppo! 36 II semestre - Dopo un anno richiama gli stessi soggetti ed in una condizione individuale chiede quando quel puntino si fosse mosso l’anno prima. Gli studenti ricordano la risposta data in gruppo -> perchè la norma una volta formata permane nel tempo.  - Crea un’altra condizione sperimentale: inverte la condizione, ovvero inizia prima con una sessione gruppale e poi individuale. Il risultato è il medesimo, gli studenti mantengono sempre la stessa opinione.  - Opposizioni all’esperimento: se lo stimolo è ambiguo è più facile che le persone si conformino, e/o le persone sono incerte.  • Norma sociale -> un modo largamente accetto di pensare, sentire e comportarsi su cui gli appartenenti a un gruppo concordano, considerando giusto e appropriato.  - La norma ci da sicurezza, e ci aiuta ad orientarci nella nostra vita quotidiana. - La norma può essere infranta, nel momento in cui è infranta sono libero di esprimere ciò che penso. -> basta una persona che infranga la norma che l’autorità vacilli (es. regimi totalitari)  - Sia l’influenza sociale sia conformismo sono cambiamenti di atteggiamenti-pensieri. Nell’influenza sociale non c’è una pressione esercitata dagli altri al contrario della situazione di conformismo.  2. Studi di Asch (successore di Sherif) sulla pressione di gruppo, 1955. Crea una situazione sperimentale in cui lo stimolo non è ambiguo a differenze degli stimoli ambigui presenti negli esperimenti di Scherif. Si scontra contro i critici di Sherif, i quali sostenevano che la norma si creasse, nei suoi esperimenti, solo poiché vi era uno stimolo ambiguo, con gli esperimenti di Asch è evidente che la norma si crea anche in situazioni in cui lo stimolo ambiguo non è presente. • Esperimento: propone diverse sessioni sperimentali. In cui vi erano dei soggetti istruiti dallo sperimentatore che dovevano dare la stessa identica risposta sbagliata. Per vedere poi come il soggetto sperimentale avrebbe risposto alla domanda, notando che tutte le persone prima di lui avevano dato una risposta diversa. E tre quarti dei soggetti sperimentali se sono confermati almeno una volta agli altri studenti che davano un evidente risposta sbagliata. Un solo soggetto è ignaro, gli altri sono confederati. Il soggetto sperimentale viene fatto sedere in una stanza al fianco dei confederati. Quello che si chiede è di considerare un set di linee e dire quale linea corrisponde a quella standard. Quello che accade è che il soggetto ignaro si conforma alle risposte che i confederati daranno -> questo perchè non vogliamo sentirci diversi dal gruppo o esclusi… • —> quest'esperimento implica una pressione non scontata conformarsi: la gente è disposta a conformarsi così tanto risposta a pressioni minime. 3. Studi di Milgram sull’obbedienza, -> gli studi precedenti descritti da Asch mettere in evidenza un modo di conformarsi agli altri a parole, Millgram invece descrive un tipo di conformismo che coinvolge il comportamento la condotta. - Milgram si chiede: fino a che punto le persone possono essere spinte, arrivare anche a compiere degli atti ingiusti perchè spinti da altri a farli? Fino a che punto può arrivare l’essere umano per il bisogno di conformarsi?  - Esperimenti sulla norma dell'obbedienza all'autorità: modo di pensare condiviso da un gruppo che si basa sull'opinione secondo la quale le persone devono obbedire ai comandi impartite da una persona dotata di un'autorità legittima.questi esperimenti testano ciò che succede quando le richieste di un'autorità entrano in collisione con quelle della coscienza di chi riceve la richiesta. • Esperimento: due uomini si presentano nel laboratorio di psicologia dell'Università di Yale per partecipare a uno studio sull'apprendimento e la memoria. Uno sperimentatore in camice bianco spiega che questo è uno studio pionieristico sull'effetto delle punizioni sull'apprendimento. L'esperimento richiede che dei due uomini insegni una lista di coppie di parole all'altro e punisca gli errori commessi nell'apprendimento di tale lista trasmettendo una scossa elettrica di intensità crescente. L'assegnazione dei ruoli era totalmente casuale. L'insegnante (soggetto sperimentale era posto davanti a un falso generatore di corrente, in cui vi erano delle etichette che riportavano il tipo di intensità della scossa (leggera, molto forte, intensa; da 15 a 450 Vt). Lo studente (complice) non subiva alcuna sevizia, ma l'insegnante era convinto di procurargli un danno reale. A ogni esitazione dell’insegnamento lo sperimentatore deve incitarlo a continuare “lo sperimento richiede che lei continui”. • L'obiettivo di Milgram era quello di vedere fino a che punto l'insegnante avrebbe accettato di somministrare le scosse elettriche allo studente anche quando quest'ultimo manifestava apertamente la volontà di porre fine al dolore provato, interrompendo le prove. • —> Milgram rimase sbalordito dai suoi risultati, dato che si aspettava un basso livello di obbedienza, invece i soggetti sperimentali continuarono fino a scosse elettriche estremamente intense. 37 II semestre Solitamente quando si esprime una opinione che viene resa pubblica, non si cambia nonostante la pressione del gruppo, che ha risposto diversamente. La persona potrà cambiare il giudizio solo in una situazione successiva. Le prese di posizioni precedenti frenano anche la persuasione. È difficile tornare indietro dopo avere messo un giudizio pubblico. Perchè conformarsi al gruppo Ci sono due possibilità che spiegano perché è una persona si conforma a un gruppo: (a) Influenza normativa: il conformismo basato sul desiderio di una persona di soddisfare le aspettative degli altri, spesso per farsi accettare. Proviene dal desiderio di essere accettati dal gruppo. In questo caso si nutre un forte sentimento di paura per il rifiuto, tanto che per paura di questo doloroso rifiuto sociale ci adeguiamo alle norme di un gruppo anche se non le condividiamo, sopprimendo il nostro disaccordo. Di conseguenza l'influenza normativa induce al conformismo soprattutto le persone che hanno recentemente visto qualcuno ridicolizzato o che stanno cercando di salire la scala sociale. Preoccupazione dell’immagine sociale produce un’influenza normativa. (b) Influenza informativa: il conformismo che si presenta quando le persone accettano una prova di realtà fornita da altre persone. Proviene da un desiderio di avere informazioni corrette. Induce le persone ad accettare nel loro privato l'influenza degli altri: è la forza che induce una persona isolata ad accettare le informazioni ricevute da altre persone come prova relativa la realtà. Il desiderio di essere corretti produce l’influenza normativa. Chi si conforma Ci sono persone che in genere sono più suscettibili all'influenza sociale. 3 predittori per capire che si conforma: 1. Personalità I ricercatori tra gli anni 60 e 70 avevano osservato che vi erano deboli connessioni tra le caratteristiche della personalità e i comportamenti sociali quali il conformismo. I fattori situazionali erano risultati predittori del comportamento, mentre i punteggi di personalità risultavano predire il comportamento delle persone in percentuale minima. Per capire come poteva diventare una persona in un gruppo non si poteva capire meglio conoscendo la situazione che considerando i punteggi ottenuti in un test di personalità. - I fattori di personalità raramente predicono in modo preciso un'azione specifica, predicono bene il comportamento meglio di una persona nelle varie situazioni. - La personalità per dice meglio il comportamento quando le influenze sociali sono deboli e. Nelle situazioni più deboli la personalità individuale è libera di uscire allo scoperto, mentre nelle situazioni forti (esperimento sull'obbedienza di il Graham) è difficile per le Persone mostrare le proprie differenze di personalità. 2. Cultura L'appartenenza di una cultura aiuta a predire quanto le persone si conformano. Il conformismo supporta le norme sociali (Indossare la mascherina durante la pandemia covid-19 è diventato rapidamente una nuova norma sociale grazie a conformarsi delle persone). Tuttavia le culture possono cambiare, dunque il conformismo è un fenomeno universale anche se vado in culture dei pochi diverse. 3. Ruoli sociali I ruoli hanno molto a che fare con il conformismo: permettono delle libertà di interpretazione a coloro che riesci Tano, ma lo stesso tempo alcuni aspetti di ogni ruolo "debole" essere rispettati. Quando la categoria sociale sono collegate solo poche norme, noi non prestiamo attenzione alla posizione come ruolo sociale. Serve un intero gruppo di norme per definire un ruolo. I ruoli hanno effetti potenti, quando si interiorizza il ruolo l’eccessiva autoconsapevolezza diminuisce. L'inversione dei ruoli: il gioco dei ruoli può anche essere una forza positiva. Giocando intenzionalmente un nuovo ruolo e conformandosi alle aspettative insite in esso, le persone qualche volta cambiano o si identificano con persone che hanno ruoli diversi dei propri. - I ruoli spesso si presentano in coppie definite dalle relazioni: genitore e figlio, insegnante studente, dottore paziente, datore di lavoro dipendente.l'inversione di ruolo possono aiutarci a capire gli altri. Quando ci si trova in una situazione difficile con un amico un genitore, si può provare a riformulare le percezioni sentimenti dell'altra persona, prima di proseguire con i propri. —> Questo conformismo intenzionale temporaneo, può aggiustare le relazioni. Vogliamo davvero essere diversi? 40 II semestre Quando la pressione sociale diventa tanto invadente da minacciare il senso di libertà delle persone e di autoefficacia, spesso si ribellano. —> reattanza: lo stimolo a proteggere o ristabilire il proprio senso di libertà. La reattanza nasce quando qualcuno minaccia la nostra libertà di azione. Spesso i tentativi di ridurre la libertà di una persona spesso producono un "effetto boomerang" anticonformista. —> unicità: le persone si sentono a disagio quando appaiono troppo diverso dagli altri, ma, nella cultura individualista occidentale, anche quando appaiono esattamente come chiunque altro. Le persone si sentono meglio quando si percepiscono moderatamente uniche. Agiscono in modo da affermare la propria individualità. - sia l'influenza sociale sia il desiderio di unicità appaiono nella scelta dei nomi dei bambini. Le persone alla ricerca di nomi meno comuni spesso scelgono gli stessi nomi. - Il considerarsi unici affiora anche nei "concetti di sé spontanei" delle persone. Chi si sente unico lo manifesta (chi ha i capelli rossi parlerà del suo colore di capelli, chi è nato all'estero parlerà del luogo di nascita…). - Allo stesso modo, diventiamo automaticamente consapevoli del nostro genere quando siamo con persone del sesso opposto. - —> un individuo coscienza di se stesso quando, e nei modi in cui, è diverso (McGuire) = se sono un afroamericana in un gruppo di caucasici, tendo a pensarmi come afroamericana.se sono una donna afroamericana in un gruppo di uomini afroamericani, tendo ad avere più consapevolezza di essere donna. - —> sebbene non ci piaccia essere molto diversi, siamo, ironicamente, tutti i simili nel volerci sentire diversi nel notare come siamo diversi. Come ha chiarito la ricerca sui Self-Serving bias, non cerchiamo un tipo qualsiasi di distinzione, ma la distinzione nella giusta direzione. Il nostro scopo non è solo di essere diversi dalla media, ma migliori della media. Cap. 7 PERSUASIONE Processo che, mediante atti di comunicazione, conduce alla formazione, rafforzamento o modifica degli atteggiamenti. —> McGuire e Yale, 1968; paradigma dell’elaborazione dell’informazione, vede la persuasione come un processo che implica varie fasi: esposizione del soggetto al messaggio, attenzione al medesimo, comprensione dei suoi contenuti, accettazione della posizione nesso sostenuta, memorizzazione della stessa e azione. La persuasione e quindi agisce efficacemente solo se si verificano tutte le fasi. —> ricercatori della State University dell’Ohio: approccio della risposta cognitiva, il soggetto era considerato parte attiva nel processo persuasivo, poiché ritenevano che anche l'opinione delle persone fosse importante ai fini della risposta ai messaggi persuasivi. Questo approccio aiuta a capire perché la persuasione funziona più in alcune situazioni che in altre.sei un messaggio chiaro ma non convince, è facile combattere non farsi persuadere. Se invece a fra argomenti convincenti, l'opinioni sono più favorevoli e la persuasione più probabile. Due modelli elaborati all’interno di questo approccio: - Modello della Probabilità di Elaborazione, ELM (Pretty e Cacioppo, 1986), Modello Euristico-Sistematico, HSM (Eagly e Chaicken, 1993): due modelli molto simili, che considerano l'essere umano un economizzatore di risorse cognitive (portato ad adottare strategie che consentono una maggiore risparmio di energie cognitive), ed entrambi considerano la motivazione e le abilità cognitive del soggetto fattore fondamentale per i processi persuasivi. ‣ Prevedono due vie: ELM sono alternative, nell’HSM le due modalità di lavorazione non si escludono a vicenda, giungono a potenziarsi reciprocamente in caso di accordo e ad ottenere gli effetti del processo persuasivo in caso di discordanza. 1.Via centrale: processo di elaborazione sistematica attenta delle informazioni contenute nel messaggio persuasivo (nell’ELM, nel modello euristico- sistematico prende il nome di “processo sistematico”, la definizione è la medesima). Implica: ‣Valutazione delle qualità dell'informazione fornita dal messaggio ‣Mette in relazione il contenuto del messaggio con le informazioni che già si possiedono ‣Elaborazione di una nuova valutazione. -—> se le argomentazioni sono forti e convincenti è verosimile che persuadano. Se il messaggio offre solo argomentazioni deboli, che ascolta nota che non sono convincenti e le confuta.. 2.Via periferica: processo in cui le persone si focalizzano sugli aspetti superficiali del 41 II semestre messaggio e impiegano semplici regole di presa di decisione che portano a stimare in maniera auomatica e immediata la validità del messaggio persuasivo (nell’ELM, nell’ HSM prende il nome di “euristiche”, e come nell’ELM consiste in semplici regole di presa di decisone che portano a stimare in maniera automatica e immediato la validità del messaggio persuasivo). —> i fattori che determinano la scelta dell'uno dell'altra via sono: I) Motivazione: rivelanza che l’argomento del messaggio persuasivo riveste per la persona, in riferimento agli obiettivi che si propone di raggiungere. II) Abilita cognitiva: si intendono sia le capacità stabili del soggetto, quali l’intelligenza o le conoscenze tecniche necessarie, sia l’assenza di condizioni contingenti di disturbo e distrazione che impediscono al soggetto di concentrarsi. —> effetti delle due vie: - provocare qualche tipo di cambiamento nei comportamenti. • Via centrale: conduce a un cambiamento più duraturo. Non sono tanto gli argomenti essere persuasivi quanto il loro modo di indurre le persone a riflettere, le persone pensare attentamente le labbra mentalmente delle questioni, non contano sulla sola forza degli appelli persuasivi ma anche sui propri atteggiamenti relativi all'oggetto dell'appello. Quando si pensa in profondità è più probabile che ogni cambiamento di atteggiamento persista, resiste agli attacchi influenza il comportamento. • Via periferica: conduce a un cambiamento superficiale e temporaneo. E si utilizzano indizi superficiali che suscitano simpatia eccitazione, ma spesso solo temporaneamente. ✓ Elementi chiave della persuasione: 1. Comunicatore -> chi emana il messaggio persuasivo, l'oratore influisce su come l’audience riceve il messaggio. Non conta solo il messaggio ma anche chi lo trasmette. La credibilità è la caratteristica principale che deve avere un oratore, ma talvolta anche se il messaggio proviene da una persona credibile ed è persuasivo, il suo impatto può svanire dopo poco tempo, nel momento in cui si dimentica la fonte o la si dissocia dal contenuto del messaggio. Allo stesso modo il messaggio proprio niente è una persona non credibile può aumentare nel tempo se si ricorda maggiormente il contenuto del messaggio, in questo modo la persuasione verrà in un secondo momento (effetto ritardato: influenza ritardato di un messaggio che inizialmente era svalutato, diventa successivamente efficace, lo si ricorda ma si dimentica le ragioni della precedente svalutazione). Ciò che lo rende una fonte persuasiva a tutti gli effetti sono le seguenti caratteristiche: ‣ percezione di competenza: dire cose con cui l’audience si sente d’accordo e che fanno sembrare l’oratore intelligente. Oppure farsi presentare da qualcuno di esperto sull’argomento. Parlare con sicurezza. ‣ percezione d’affidabilità: più alta quando il ricevente ritiene che il comunicatore non stia cercando di persuaderlo. Si può percepire l’affidabilità anche in colore che affrontano discussioni controvo i loro stessi interessi. L’affidabilità e la credibilità inoltre aumentano quando si parla velocemente (spessi si è valutati + oggetti, + intelligenti,+ informati degli oratori che parlano lentamente), più l’oratore è rapido + è persuasivo, per questo è necessario iniziare dall’informazioni non dalle argomantazioni. —> l’oratore acquista credibilità se appare espetto e degno di fiducia. Quando sappiano che una fonte è attendibile, sviluppiamo pensieri più positivi rispetto al messaggio che questi enuncia. Sorprendente da alcune ricerche è emerso che non aumenta la persuasione il contatto visivo. ‣ la simpatia: può renderci sensibili alle ragioni del comunicatore ⦅via centrale⦆ o può scatenare associazioni positive quando successivamente vediamo il prodotto ⦅via periferica⦆. È più probabile che rispondiamo positivamente che ci piace. ‣ attrazione fisica (euristica dell’attività): le argomentazioni, soprattutto quelle emotive, sono spesso più influenti se provengono da persone ritenute avvenenti. L'influenza dell'altra azione dipende anche dalle caratteristiche del ricevente. Se ricevente è scarsamente motivato sarà maggiormente soggetto al fascino della bellezza. ‣ somiglianza si prova simpatia per chi è come noi e per chi agisce come noi, rimanendo neanche influenzati: in-group. 2. Contenuto -> cosa c’è all’interno del messaggio persuasivo, se il livello di istruzione- il grado di “analiticità”- livello d’attenzione è basso devo puntare sull’emozione (un audience disinteressata più spesso prende la via periferica, più 42 II semestre univoca di gruppo. Entrato a far parte del linguaggio quotidiano, del senso comune e spesso sostituisce usata come sinonimo di aggregazioni di persone che non necessariamente sono gruppi. 1. il fattore che determina un gruppo è la presenza di un "destino comune” = Lewin 2. altri ricercatori però definiscono un gruppo come una struttura sociale (famiglia costituisce un gruppo perché al suo interno si possono definire le relazioni tra i membri in base a precise regole e riconosciute differenze di status e poteri) = Sherif 3. altri studiosi definiscono un gruppo per via della presenza di interazioni faccia a faccia (Bales) 4. Turner e Tajfel propongono una definizione di gruppo più soggettiva, affermando cioè che un gruppo esiste se "due o più individui percepiscono se stessi come membri della medesima categoria sociale” => autocategorizzazione : processo che porta le persone a definire se stesse come appartenenti a una determinata categoria o gruppo sociale. Il sentimento di appartenenza include tre componenti: la componente cognitiva, cioè il conoscere di appartenere a quel gruppo; la componente valutativa, ossia la possibilità di connotare positivamente negativamente tale gruppo; la componente emozionale che si identifica nei sentimenti e nelle emozioni che si provano nell'appartenere a tale gruppo (da questa definizione si svilupperà l’idea di ingroup e outgroup) 1. Lewin “il gruppo è qualcosa di più, anzi per meglio dire il gruppo è qualcosa di diverso dalla somma dei suoi membri: ha struttura propria, fini peculiari, e relazioni particolari con gli altri gruppi. Quel che ne costituisce l’essenza non è la somiglianza i la dissomiglianza riscontrabile tra i suoi membri, bensì la loro interdipendenza” —> gruppo come totalità dinamica, ciò significa che un cambiamento di stato di una sua parte o frazione qualsiasi interessa alo stato di tutte le altre. Il grado di interdipendenza della frazione del gruppo varia d una massa indefinita ad unità compatta. Dipende, tra gli altri fattori, dall’ampiezza ì, dall’organizzazione e dalla coesione del gruppo. - Il gruppo è un potente congegno informativo. - Ogni gruppo ha una struttura proprie, relazioni peculiari e fini peculiari, un destino comune con altri gruppi. - Quel che ne costituisce l'essenza non è la somiglianza ora di somiglianza riscontrabile tra i suoi membri, bensì la loro interdipendenza. Esso può definirsi come una totalità dinamica. Ciò significa che un cambiamento di stato in una sua parte o frazione qualsiasi, interessa lo stato di tutte le altre. Categorizzazione sociale: processo che porta a identificare singole persone come membri di un gruppo sociale (categoria sociale) poiché condividono determinate caratteriste comuni (es. tutte le bionde di un città). Gruppo (definizione di Brown, ripresa da Lewin): un insieme di due o più persone che condividono un destino comune che li porta a qualche forma di interdipendenza tra loro (scopi, attese..) e si percepiscono come membri di uno stesso aggregato ce è riconosciuto come tale da la tre persone (es. tutte le bionde di un azienda meccanica che, essendo disarmiate, si costituiscono in gruppo per dimostrare le loro competenze). —> ciò che distingue i due concetti è l’interdipendenza dei membri e anche perchè un gruppo è riconosciuto come gruppo quando le altre persone lo riconoscono come tale. ✓Concetto di interdipendenza di Lewin, può essere declinata in 2 modi: - destino comune: interdipendenza che si sviluppa quando siamo in peculiari situazioni ambientali che portano le persone a percepirsi in un situazione comune che può porte alla loro salvezza o meno (solitamente si tratta di situazione preoccupanti che generano una tensione sociale es. sindrome di Stoccolma). Percepire che i legami che si creano nel gruppo tra le persone all’interno del gruppo, che consentano di sopravvivere, fanno vivere un’esperienza in cui si costruiscono relazioni significative anche se ci si trova in una situazione di stress. - Del compito: interdipendenza che si sviluppa quando ciò che le persone fanno dentro a un gruppo decreta l’insuccesso o il successo (cooperazione o competizione). Situazione in cui c’è un gruppo di lavoro, il responsabile dice di avere la possibilità di premiare due persone su otto, in una situazione di cooperazione tutti danno il massimo per esser premiati (cooperazioni), ma può succedere che qualcuno all’interno del gruppo si prende il merito di quello che hanno fatto, cerca di sottrarre qualcosa all’altro per apparire meglio (interdipendenza negativa. Competizione).Quando è successo il risultato positivo di una persona implica il successo del gruppo si parla di interdipendenza positiva (collaborazione). Quando il successo della persona costituisce l'insuccesso di un'altra o l'interno dell'intero gruppo si parla di interdipendenza negativa (competizione). ➡ Lewin fonda nel 1945 il Research Centre For Group Dynamics presso il Massachussetts Istitute Of Technology (MIT); filone molto corposo di ricerche nel real world. 45 II semestre “Se si vuole cambiare il comportamento di una persona, il gruppo è uno strumento molto efficace” = il focus fu posto prevalentemente sui piccoli gruppi artificiali, costruiti ad hoc, in laboratorio (Bales, Sherif, Asch). Se si vuole cambiare o generare un atteggiamento, è più facile con il gruppo perchè condividono varie caratteristiche comuni. —> esperimento delle frattaglie: nella seconda guerra mondiale durante il periodo di povertà, si iniziarono a usare le parti meno nobili della carne (frattaglie), così bisognava che le signore dovevano rendere la carne meno forte, più buona. Lewin così fece un esperimento e chiese alle signore di seguire lezioni da esperti, altre signore invece vengon coinvolte in una discussione di gruppo con psicologi e iniziarono a chieder perché non piaceva questa carne, e le signore cominciarono a scambierei idee per come renderla migliore. A distanza di 6 mesi il gruppo di massaie che ha cambiato l’atteggiamento è quello delle signore che ha lavorato in gruppo. La discussione di gruppo a portato a cambiare atteggiamento definitivamente il modo di cucinare le frattaglie per il 32% vs 3% (lezioni con esperti). 2. Sherif —> concezione strutturale, “architettura” del gruppo: capire come funziona un gruppo bisogna capire la struttura, la quale è composta da: - Status e ruoli: che si rinforzano grazie all’interazione e le norme condivise • Status: posizione che un persona occupa nel gruppo sociale e alla valutazione di tale posizione in una scala di prestigio; differenze di stress ius un gruppo portano ad una gerarchizzazione (che non è immutabile). Ciò che fa scendere o salire dalla scala di prestigio di uno status è la capacità di gestire il potere. ‣ capacità di prendere iniziativa e valutazione consensuale del prestigio. Sono le persone che avranno uno status sociale più alto. ‣ Indici percettivi e stati di aspettative. La persone con uno status più elevato è la persona che gli altri guardano di più. È la persona che risponde anche alle aspettative degli altri. Lo status si crea: - ordine e prevedibilità - Raggiungimento degli obbiettivi - Autovalutazione di ciascun membro • Ruolo: insieme delle aspettative condivise circa il modo sin dai dovrebbe comportarsi un individuo che occupa una determinata posizione nel gruppo. Tradotte in un comportamento le norme condivide. Il ruolo diventa così potente da compromettere il funzionamento del gruppo. Il ruolo può offuscare le modalità di funzionamento, il modo in cui le persone si comportano nel gruppo. - Condivisione e reciprocità - Stili di ruolo - Potenza del ruolo • Norme: tutte le aspettative condivise rispetto a come dovrebbero comportarsi i membri del gruppo, aspetti condivisi in termini di valori che crea coesione nel gruppo o che allontana. Le norme ci dicono cosa ciaspetimao che l’altro metta in atto. - Scale di valori: ciò che è accettabile e no - Regole di comportamento e aspetti espressivi - Esplicite e implicite. =>> un gruppo se definisce come tale quando presenta due proprietà essenziali: una struttura è un'organizzazione dei suoi membri, che si differenzia per funzioni, per potere o per posizione sociale, la presenza di una serie di norme di valore che regolano il comportamento dei membri del gruppo nell'attività nella quale questo è inserito. 4. Tajfel Turner e Tajfel propongono una definizione di gruppo più soggettiva, affermando cioè che un gruppo esiste se "due o più individui percepiscono se stessi come membri della medesima categoria sociale” => autocategorizzazione : processo che porta le persone a definire se stesse come appartenenti a una determinata categoria o gruppo sociale. Il sentimento di appartenenza include tre componenti: la componente cognitiva, cioè il conoscere di appartenere a quel gruppo; la componente valutativa, ossia la possibilità di connotare positivamente negativamente tale gruppo; la componente emozionale che si identifica nei sentimenti e nelle emozioni che si provano nell'appartenere a tale gruppo (da questa definizione si svilupperà l’idea di ingroup e outgroup). Gamber: l’appartenza al gruppo diventa ciò con cui io mi muovo nel mondo, le indicazioni per comportarmi nel mondo. 46 II semestre Ciò che differenzia i gruppi da un aggregato di persone: i gruppi veri sono quelli che ci permettono di fare esperienze, di rispondere al bisogno di affiliazione, e l’appartenne è legata anche alla qualità della vita, al benessere. —> L'appartenenza non è un insieme casuale di persone non è il consenso a un'apparente aggregazione l'appartenenza è avere gli altri dentro di sé L’appartenenza permette la noità, l’essere noi. Appartenenza è il modo di stare nel mondo. ➡ È un costrutto (1981) che ha all’interno diverse componenti; - É un componente cognitiva: conoscere di appartenere ad un gruppo - È una componente valutativa: il gruppo e/o la propria appartenenza ad esso può essere connotata positivamente o negativamente. - È una componente emozionale: questi aspetti cognitivi e valutativi sono accompagnati da sentimenti ed emozioni —> il bisogno di appartenenza: è una spinta istintiva a formare e mantenere relazioni interpersonali durature (l’appartenenza richiede tempo), positiva (genera emozioni piacevoli), significativa (interrogarmi sulla mia personalità, sulla mia identità). Nasce dal fatto per sopravvivere bisogna stare con gli altri. Non è solo una sopravvivenza fisica ma anche psicologica, sentirci vivi significa sentirci parte di un gruppo, questo genera benessere. Bisogno di contatto sociale regalare con le persone a cui siamo legati. - da dove nasce?: 1. Spiegazioni evoluzionistiche (Bowlby, 1969, 1988; Caporael, 1997) : abbiamo bisogno di far parte di gruppi per sopravvivere 2. Teoria dell’identità sociale 3. Teorie motivazionali dell’appartenenza: bisogno di autostima, bisogno di sicurezza (riduzione dell’incertezza soggettiva), equilibrio tra bisogno di assimilazione e di differenziazione (distintività ottimale) Appartenere significa: ‣ Appartenere ha un impatto sulla nostra autostima ‣ Risponde al nostro bisogno di sicurezza, riduce la nostra incertezza. Appartenere non ci fa sentire del tutto sicura ma ci fa tollerare l’incertezza del vivere, perchè sappiamo che di fronte a difficoltà del vivere sappiamo su cui contare. Non sentirci abbandonati e saper eche c’è qualcuno che condivide il nostro destino ci permetter dei essere più sicuri. ‣ L’appartenenza quando è positiva ci consente di raggiungere la distinitvità ottimale = giusta equilibrio tra appartenere e differenziarsi dal gruppo. L’appartenenza è sentire di far parte degli altri ma allo stesso tempo valorizzare se stesso (sentirci importanti nel gruppo per ciò che siamo). L’appartenenza diventa la lente con cui leggiamo il mondo, diventa ciò che ci da un’indicazione sul modo con cui noi cui relazioniamo con gli altri. Criteri per definire un gruppo sociale: • interazione:“orientate al perseguimento di uno scopo comune ai componenti dell’insieme in esame” • Sentimento del noi: presenza in ciascuno dei componenti  dell’insieme in esame, della consapevolezza di sé e degli altri  come parti di un tutto. • Interdipendenza nel compito/Interdipendenza sociale • Presenza di una struttura organizzativa orizzontale che si esprime nell’attribuzione di ruoli e nella divisione di compito • Presenza di una struttura gerarchica verticale, con comparsa di status (o posizione sociale) differenziati • presenza di una struttura normativa, che definisce l’ideologia e  la cultura del gruppo • —> il gruppo è definito anche da un senso di noità e di appartenenza. -> Trovare una giusta distanza tra noi e il mondo significa muoversi lungo il continuum interpersonale e intergruppi. Tajfel colloca il comportamento sociale delle persone lungo questo continuum. - interpersonale: l’interazione dipende maggiormente dalle persone, dalle loro caratteristiche personali e dalle relazioni interpersonali. Il comportamento interpersonale fa riferimento al comportamento di una persona in quanto persona. In questo caso non sono importanti le categorie sociali, riveste un'importanza maggiore dinamiche individuale interpersonali. - Intergruppi: l'interazione è determinata dall'appartenenza a vari gruppi e dalle relazioni tra loro. Il comportamento intergruppo, fa riferimento al comportamento di una persona in quanto membro di un gruppo. In questo caso sono estremamente importanti le categorie sociali. • Da cosa dipende la collocazione di una persona lungo il continuum? 3 fattori: 47 II semestre - Se l'appartenenza al gruppo si rivela negativa vengono messe in atto strategie di mobilità sociale: fuga individuale fisica o psicologica dal gruppo di appartenenza. Può assumere due forme: disidentificazione (allontanamento psicologico dal gruppo attraverso la minimizzazione delle proprie connessioni personali con il gruppo stesso: minimizzazione del gruppo di appartenenza) o dissociazione (distanziamento fisico fra sé il gruppo, vera e propria fuga da un gruppo vantaggio e occultamento di una appartenenza di gruppo). - Se riteniamo che vi possono essere delle alternative alla valutazione negativa del gruppo, adottiamo la strategia del cambiamento sociale: strategia di fuga individuale fisica o psicologica volta a migliorare la complessiva situazione sociale del nostro gruppo che gode di scarsa autostima. In questo caso mostreremo creatività sociale (esaltare caratteristiche alternative rispetto alle quali ci sentiamo superiori. Si realizza in tre modi: a) concentrarsi su altre caratteristiche si gruppo per effettuare il confronto. b) Includere altri gruppi nel confronto. c) Cambiare il significato degli attriuti associati al basso status dell’ingroup), competizione sociale (strategia collettiva de membri un gruppo socialmente svantaggiato che tentano di cambiare le condizioni sociali, lo status quo. A differenza della mobilità sociale questa strategia affronta la condizione del gruppo nel suo insieme e non solo di singoli individui. Il cambiamento sociale è diverso anche dalla creatività sociale, la quale non porta ad un cambiamento sociale vero e proprio invece questa sì) e ricategorizzazione (modificare la definizione del gruppo interno cercando altre categorie di appartenenza gruppale da porre in risalto. In questo modo l’autostima minata da una appartenenza non lo è nella nuova appartenenza) - Ingroup: gruppo a cui apparteniamo, posso appartenere a più ingroup - Outgroup: gruppo a cui non apparteniamo - —> non sono uguali perchè in un sottogruppo ci sono io, che sono più importante. (Ingroup: lo sentiamo come migliore). • avversione nei confronti dell’outgroup: - Se sentiamo l’outgroup una minaccia mettiamo in atto un comportamenti: 1. Pregiudizio simbolico: nuova forma di pregiudizio, in particolare verso i gruppi etnici, grazie ad una serie di cambiamenti sociale e culturali, il pregiudizio assume nuove forme, non è più esposto, si presenta in forme diverse meno manifeste. L’outgrout sta minacciando il nostro ingruppo, lo combattiamo manifestando i simili dell’ingroup. Esaltiamo i simboli che ricordano l’appartenenza al nostro gruppo. 2. Esclusione morale: l’atteggiamento in base al quale i componenti del gruppo esterno vengono considerato estranei nella sfera sei principi morali, il che porta spesso alla prevaricazione, allo sfruttamento o addirittura al genocidio (disumanizzazione). Aspetti strutturali del gruppo La struttura del gruppo serve a guidare indirizzare il comportamento dei membri del gruppo influenza i processi dinamici dello stesso: generalmente si sviluppa molto velocemente e muta molto lentamente. Gli elementi particolarmente derivanti dalla struttura di un gruppo sono: 1. Status: la posizione che una persona occupa all'interno di un gruppo sociale la valutazione di tale posizione su una scala di prestigio. Imposta la gerarchia dei valori assegnati ai ruoli a seconda della possibilità di esercitare il potere, controllo influenza sulle persone.riflette la distribuzione dei poteri tra i membri. - Lo status è presente in qualsiasi gruppo? E membro del gruppo differisce dall'altro in merito a prestigio e l’autorità. - Le persone con uno status maggiore mantengono un maggior contatto oculare, assumono una postura più retta e rigida, sono solite criticare, comandare o interrompere gli altri, parlano più spesso e sono citate spesso dagli altri membri. Come si creano queste differenze di status? ‣ Teoria dell'aspettativa di status: teoria che sostiene che lo sviluppo dello status in un gruppo basato sulle aspettative dei membri in merito al probabile contributo degli altri a raggiungimento dell'obiettivo del gruppo. Queste aspettative vengono modellate non solo sulla base delle caratteristiche dei membri rilevanti per il raggiungimento degli obiettivi, ma anche da caratteristiche diffuse di status, per esempio genere ed età. Chi produce aspettative più elevate avrà uno status più elevato. - Ti ha uno status più elevato gode di più vantaggi: mangia l'autostima, più ricercati e apprezzati, più soddisfatti anche nell’ambito delle relazioni con le persone di status meno elevato. - Quando un membro di un gruppo con status elevato commette un errore che allievi conseguenze sul gruppo, viene facilmente perdonato rispetto a un membro di status inferiore, quando però commetto un errore che ha rilevanti conseguenze sul gruppo viene giudicato molto più duramente rispetto a un membro di status inferiore. 50 II semestre 2. Ruoli: l'insieme delle aspettative che le persone ricoprono circa il modo in cui dovrebbe comportarsi una persona che occupa una determinata posizione in un gruppo. - I ruoli possono essere acquisiti nel tempo in virtù delle azioni compiute nel gruppo o ascritti, ossia attribuiti semplicemente considerando che sono le persone. - I ruoli non sono molti: il leader, il nuovo arrivato, il dipendente conformista, il capro espiatorio - I diversi ruoli servono a mantenere una divisione tra i membri del gruppo, rendendo i comportamenti delle persone più prevedibili e disciplinati, e si definisce maggiormente la loro identità. 3. Norme: I modi ampiamente accettati di pensare, sentire comportarsi su cui le persone appartenenti a un gruppo concordano connotandoli come appropriato e giusti. Standard di comportamento e credenze stabilite e rinforzate dal gruppo. - Alcuni gruppi hanno norme basate sull'apparenza fisica, altri hanno norme basate sulle credenze e gli atteggiamenti. - Queste norme sono scritte in una sorta di regolamento del gruppo, ma talvolta vengono anche apprese attraverso la conversazione quotidiana disturbando gli altri membri. - Come ruoli, anche le norme assolvono diverse funzioni: contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi del gruppo e mantengono il gruppo in quanto tale. Inoltre permettono alle persone di costruirsi una realtà sociale condivisa traverso lo scambio di opinioni favorito al confronto sociale. E infine le norme servono per definire i rapporti del gruppo con l'esterno, con l'ambiente sociale nel quale gruppo è inserito ‣ Una proprietà importante dei gruppi è la coesione sociale: caratteristiche dei gruppi tale per cui le persone sono legate le une alle altre affettivamente in modo da dare senso di unità e solidarietà al gruppo, è una reciproca accettazione tra i membri e il gruppo a cui questi appartengono, unita alla capacità del gruppo di soddisfare gli obiettivi delle persone. La coesione per Festinger sarebbe importante per lo sviluppo di appartenenza a lungo termine al gruppo e per l'adesione alle norme del gruppo. ➡ Fasi dello sviluppo del gruppo: = modello temporale di sviluppo dell'appartenenza un gruppo (Moreland e Levine, 1988, 2002): modello dello sviluppo di appartenenza a un gruppo basato sull'assunto che i cambiamenti che si verificano nel tempo nei membri nel gruppo sono dovute alla loro mutua influenza e interdipendenza. Esamina non solo come le persone vengono cambiate dalla loro appartenenza al gruppo, ma anche come gruppi vengono trasformati dai comportamenti dalle idee dei membri. - i processi psicologici che inducono una persona a far parte di un gruppo sono 3: 4. Valutazione iniziale che persone gruppo effettuano reciprocamente: capacità del gruppo di soddisfare i bisogni della persona e capacità della persona di soddisfare i bisogni del gruppo. 5. Il sentimento di impegno che ne segue 6. Le transizioni di ruoli che derivano dal cambiamento di impegno del gruppo ‣ 5 fasi dello sviluppo: 3) fase di esplorazione: fase in cui le persone cercano un gruppo che soddisfi i loro bisogni e il gruppo cerca persone che consentono il raggiungimento dei propri obiettivi (prospective member). Se il livello di impegno sia delle persone sia del gruppo sufficientemente elevato, avviene la transizione di ruolo dell'entrata del gruppo. I gruppi possono avere criteri di accesso ampi restrittivi. 4) Fase di socializzazione: fase nella quale le persone si conoscono e cercano di dare il massimo per lo sviluppo del gruppo.il gruppo accompagna questo compito con situazioni formali e informali di diffusione delle proprie norme e del proprio modello culturale non crea attraverso altri membri autorevoli che cercano di modellare i nuovi membri per consentire loro di acquisire il giusto modo di pensare comportarsi. I nuovi entrati (newcomer) portano anche idee nuove al gruppo. La persona diviene membro a pieno titolo del gruppo (full member) 5) Fase di mantenimento: il gruppo cerca di stabilire nuovi ruoli specializzati per i suoi membri a pieno titolo in modo da massimizzare il loro contributo per il raggiungimento dell'obiettivo del gruppo. Il full member spesso cerca di definire per sé un ruolo nel gruppo che gli consenta di massimizzare la soddisfazione dei propri bisogni. Se la negoziazione tra le parti fallisce la persona diventerà membro marginale (marginal member). 6) Fase di risocializzazione: entrambe le parti, membro marginale e gruppo, cercano di convincere l'altra a esaudire le proprie aspettative. Se una delle due parti riesce a convincere l'altra o si verifica una persuasione reciproca, il 51 II semestre membro marginare tornerà ad essere full member. Se tale accordo non viene raggiunto, si inizierà a considerare conclusa l'esperienza comune. 7) Fase del ricordo: il membro marginale diviene ex membro. = stadi dello sviluppo di un gruppo secondo Forsyth, 1999 (declina il modello precedente nel contesto di gruppi faccia a faccia escono per uno scopo ben preciso). 1) Formazione: fase nella quale le persone stabiliscono un primo contatto e vedono se riusciranno ad adattarsi gli uni agli altri. Processo di conoscenza, se cerca di capire gli obiettivi del gruppo. 2) Conflitto: fase nella quale le persone si conoscono e si trovano ad affrontare i primi disaccordi nati nell'interdipendenza sociale e nel compito (interdipendenza sociale: rapporto che si crea tra i membri del gruppo quando si affidano gli uni agli altri per ottenere ricompense sociali emozionali, senso di affiliazione e identità sociale positiva. Interdipendenza nel compito: rapporto che si crea tra i membri del gruppo quando si affidano gli uni agli altri per assicurarsi i vantaggi materiali derivanti dall'esecuzione di un compito in un gruppo). 3) evoluzione: superamento del conflitto porta a provare sentimenti di unità e armonia derivanti dall'evolvere del consenso, dalla coesione da un'identità di gruppo positiva. Sancisce il passaggio dall'aggregato di persone al gruppo psicologico. Si istituiscono le prime norme si assegnano i ruoli. 4) Esecuzione del compito: stadio della produzione vera e propria.si rafforza la cooperazione tra le persone per raggiungere uno scopo, si prendono decisioni e se formulano relazioni e si realizzano piani di lavoro. 5) Conclusione e scioglimento: I gruppi che si costituiscono con uno scopo preciso alla fine del loro mandato si sciolgono.i gruppi molto così che si trovano a sciogliere produrranno sentimenti negativi nelle persone che lo lasciano.spesso la fine di un gruppo può significare la rottura di legami relazionali profondi con conseguenti sentimenti di angoscia e perdita.. ➡ Leadership Processo, prevede un interazione tra i membri, per il quale ad alcune persone nel gruppo viene permesso di mobilitare e guidare gli altri componenti del gruppo per aiutarli a conseguire gli obiettivi. Il leader ha bisogno del gruppo. - talvolta possono essere letti informalmente durante l'interazione sociale mentre altri leader, vengono eletti formalmente. - I leader esistono da sempre, è una leadership efficace in base alla situazione. • Tratti distintivi dei leader = modello del grande uomo: persone propensa alla responsabilità e all'esecuzione di un compito, hanno forza e tenacia nel proseguire gli obiettivi prescelti, hanno temerarietà e originalità nell'affrontare risolvere i problemi, tendono a prendere l'iniziativa in diverse situazioni sociali, hanno fiducia in se stesse e hanno forte sentimento di identità. Hanno anche la capacità di influenzare e direzionare le interazioni sociali in vista di un risultato. —> le teorie che associano le leadership a tratti o caratteristiche di personalità non trovano fondamento. 7. Modello situazionista (Hollander). Si sviluppa un'altra corrente di pensiero, poichè la precedente non teneva conto del fatto che le perone sono propense a variare il proprio comportamento di situazione in situazione e che i tratti non sono caratteristiche stabili, ma dinamiche. Questo approccio sposta fortemente l’attenzione sul contesto, sulla situazione, sulla natura del competono. Sostiene che il leader debba avere funzioni diverse in situazioni diverse, si diventa leader, quindi si assume questa funzione, in base alle situazioni. Una persona può esser leader in una situazione ma no in un’altra. È l'obiettivo del gruppo e il contesto dell'attività che determina il comportamento da adottare. Tale approccio però sembra essere sbilanciato eccessivamente sulla situazione e non tiene conto delle caratteristiche delle persone che occupano le posizioni di leadership. - HOLLANDER: è il tipo di contesto e di attività che il leader deve promuovere che vanno a definire le modalità-stile con cui il leader si muove. Lo stile del leader vari sin base al contesto in cui si trova. • Clima competitivo/cooperativo • Tipo di compito da svolgere +grandezza del gruppo • Struttura • Storia —> questo approccio si base molto e solo sulla situazione, non considerando i membri, le caratteristiche personali del leader e le interazioni tra i membri e il leader. Quindi è l’eccesso opposto alla teoria del grande uomo (non considerava il contesto, questa teoria considera solo quello). 8. Lo studio delle funzioni e dello stile dei leader: due funzioni del leader 52 II semestre I. Considerazione Individuale: Grazie ad una comunicazione personalizzata, facilita la crescita e le opportunità di apprendimento. II. Stimolazione Intellettuale: Sollecita innovazione e creatività, mette in discussione le credenze consolidate e le abitudini. III. Motivazione Ispirazionale: Dota di significato le attività delineando prospettive sfidanti che elevano e aspettative. IV. Influenza Idealizzante: Ottiene la fiducia, si pone come modello di ruolo con cui i collaboratori possono identificarsi. Influenza del gruppo sulle persone I gruppi possono generare un senso diffuso di eccitazione spingere i singoli a compiere azioni che da soli altrimenti non farebbero. Quando ci si trova in situazioni di gruppo si tende ad abbandonare le normali restrizioni, a perdere il proprio senso di identità individuale a seguire le norme del gruppo: le persone cioè tendono a diventare deindividuate. ➡ La deindividuazione è uno stato psicologico nel quale le persone vedono se stesse solo nei termini di un'identità di gruppo e loro comportamento è guidato solo dalle norme di quel gruppo. Talvolta le folle i gruppi hanno comportamenti antisociali, perché promuovono l'anonimato e suscitano la sensazione che i normali canoni normativi di condotta possono non essere applicati.essere anonimo, non identificabile, perché sia il volto coperto o perché ci si confonde in una folla, rende meno probabile che si venga arrestati per vandalismo per aggressione. - la deindividuazione è evidenziata anche nella esperimento della prigione di Stanford in cui I prigionieri furono fatte indossare ampie divise sulle quali era applicato un numero, un berretto di plastica e fu loro posto una catena alla caviglia mentre le guardie vennero imposte uniformi color beige e occhiali da sole a specchio che impedivano ai prigionieri di guardare negli occhi.indossare abiti che nascondevano identità individuale di queste persone avevano portato ad assumere le norme del gruppo che stavano interpretando comportarsi di conseguenza. - internet: offre un anonimato simile. - La deindividuazione riduce la coscienza di sé e dunque riduce anche l'accessibilità alle norme interiori di comportamento. L'ampiezza del gruppo, l'anonimato e la diminuzione della coscienza di sé sono i tre fattori che favoriscono l’individuazione. ➡ La presenza di un'altra persona effetti sul nostro comportamento? Facilitazione sociale: un effetto prodotto dalla presenza delle altre persone che, tramite l'attivazione fisiologica, migliora la prestazione nei compiti semplici e la peggiorano i compiti complessi. ‣Reaserch Dilemma: - Triplett: (ciclismo) alcune volte la presenza di altri migliora la prestazione => The Zajonc solution - anni 70-80. Propone la teoria dell’arousal fisiologico. - Le persone in presenza di altri avvertono un arousal fisiologico, che le porta a rendere alcuni comportamenti più accessibili e altri meno accessibili [si agitano (tachicardia, sudorazione, eccitazione)]. ‣ L'attivazione fisiologica determinata dalla mera presenza degli altri favorisce e facilita l'accesso al risposto che hanno una precedenza nell'insieme dei nostri comportamenti perché, per esempio, sono per noi semplici o le abbiamo ripetuto molte volte (sono per noi dominanti) ‣ L'attivazione fisiologica attivata dalla presenza di altri inibisce comportamenti nuovi o complessi cioè quei comportamenti che non svolgiamo mai o che riteniamo difficile (risposte non dominanti). ‣ Dunque la facilitazione sociale può influenzare in maniera opposta due persone che stanno seguendo lo stesso compito. - Questo arousal fisiologico aumenta le nostro risposte dominanti; se sono corrette performiamo meglio se non sono corrette performiamo peggio (dipende dai tipi di compito che sto realizzando). - Le risposte più dominanti è più probabile che siano quelle sbagliate e quindi performo meno bene. - Triplet aveva intuito ma non aveva capito. - Effetto di facilitazione sociale: Zajonc, effetto prodotto dalla presenza di altre persone in virtù del quale le risposte dominanti diventano più probabili (e le risposte meno dominanti diventano meno probabili). ➡ Inerzia sociale: la tendenza individuale a impegnarsi meno in un compito quando il proprio contributo è inglobato in una prestazione complessiva del gruppo rispetto a quando lo stesso compito viene eseguito da soli. 55 II semestre - Questo fenomeno dipende dalla natura dei gruppi (reali o causali) dalla natura del compito da svolgere (fisico, cognitivo, congiuntivo, disgiunti Ivo).a seconda del compito cambiano le risorse da profondere. - Cause dell’inerzia sociale secondo Green: 2. Equità nei risultati tra sé e gli altri: le persone aggiustano e rimodulato il proprio impegno nel compito a partire dall'idea di impegno che anche gli altri soggetti impiegheranno così da raggiungere un livello equo al loro. Si riconduce al tema del confronto sociale. 3. Timore del giudizio: quando i compiti sono noiosi e non sono molto importanti per la persona, ci si confida con la folla ed evitiamo di essere giudicati circa lo sforzo che stiamo facendo. La folla diventa una copertura di anonimato. 4. Corrispondenza con gli standard del gruppo: l'inerzia sociale si presenta in assenza di una norma o di uno standard del gruppo - l'inerzia si manifesta maggiormente quando le persone stanno svolgendo un compito che secondo loro è privo di importanza e di conseguenza poco coinvolgente. ➡ Minoranza attiva. La minoranza può influenza la maggioranza. Modo di leggere l'influenza sociale promosso da Moscovici nel 1976. Affronta il tema dei cambiamenti interni al gruppo prodotti da una minoranza di persone attive. Moscovici: nasce in una famiglia ebrea, nel 1925, in Romania e muore nel 2014 a Parigi. - ha una vita burrascosa: il padre è un esponente di un partito di estrema sinistra e quando era piccolo i suoi genitori si separano. Lui viene allevato solo dalla zia, non vede praticamente più i suoi genitori. - Si trasferisce a Bucarest. - Va al liceo ma nell’inverno ‘40-’41 viene costretto a ai lavori forzati (qui conoscerà i suoi due amici con cui scapperà dalla Romania per arrivare in Italia). In quell’ambiente ci sono poche guardie, seguono gli ordini (impongono orari di lavoro e tempo libero, per mangiare…). - Moscovici, con i suoi amici, decidono di iniziare a scrivere un diario della loro vita nei campi di concentramenti per riflettere su di sé e sulla loro condizione. Cerca un confronto con le guardie e i suoi superiori e ottiene la possibilità di scrivere una volta alla settimana sul diario fino a poi poterlo condividere (sotto il controllo delle guadie). Ha elaborato da questo diario come una minoranza può far valere la propria volontà, facendo cambiare gli atteggiamenti e i comportamenti di una maggioranza. - Finita alla guerra fa il salvatore e si rimette a studiare. - 1947 va in Italia e poi a Parigi - 1976: “psicologia delle minoranza attive”. - ke rappresentazioni sociale 1974 - le Psychanaluse son image et son public,1961 —> riprende gli appunti che aveva scritto durante la sua esperienza e fa quest’osservazione: i lavori di Asc e Scherif possono essere iscritti in un paradigma funzionalista ovvero un paradigma in cui la maggioranza svolge una funzione di controllo sociale. —> il conformismo è al servizio del controllo sociale, il potere può controllare il contesto. Non necessariamente dobbiamo conformarci. ‣ solo la maggioranza può influenza la maggioranza. La funzione della maggioranza a è quello di influenza la minoranza e produrre controllo sociale. L’influenza sociale viene esercita in maniera unilaterale. - Limite: nega la possibilità di influenzamento da parte di tutti ‣ Funzione di esercitare e mantenere il controllo sociale = influenza come espressione del potere - Influenza e poter non sono la stessa cosa: l’influenza sociale è il processo attraverso cui si verifica un cambiamento a seguito dell’esposizione si giudizio, opinioni, atteggiamenti di aerei individui. Il potere è la capacità relazionale che consente a qualcuno di influenzare qualcun altro. Il potere favorisce la volontà e gli interessi di colore che esercitano il potere. - Limite: non distingue tra potere ed influenza. Nega il ruolo dei fattori emotivi, di quei fattori che sfriggono al controllo razionale (prestigio o carisma). Talvolta ciò che influenza e l’atteggiamento, i fattori emotivi ‣ Asimmetria dell’influenza sociale: da chi è più alto in gerarchia ‣ L’influenza sociale produce conformismo (adesione interiore o accondiscendenza) = influenza sociale come spinta al conformismo - Limite: nega la possibilità dei processi di innovazione Per via di questi limite propone un altro modello: 56 II semestre —> paradigma genetico= l’influenza sociale genera cambiamento: l’influenza non è il controllo sociale. L’influenza può essere genesi di una cambiamenti di una pensiero creativo, che può far cambiare opinione alla maggioranza. ‣ ogni membro del grippo indipendentemente dal suo status può esser fonte e bersaglio di influenza. ‣ L’obbiettivo dell’influenza è il mutamento sociale per cambiare un contesto. ‣ I processi di influenza sono direttamente legati alla produzione ed al riassorbimento dei conflitti. Se si apre un conflitto (incontro tra mondi desiderati diversi, mondi con persone con desideri diversi) bisogna essere in grado di farlo riassorbire. Si può incontrare l’altro come come, e allora non lo incontri non si può entrare in conflitto perchè i desideri non si incontrano, questo porta a vivere con un identità debole. Se si incontra l’altro come persona, si entra i conflitto perché i desideri diversi si incontrano. Bisogna capire come tenere insieme i desideri diversi, perché l’incontro vero è l’incontro tra desideri. Per questo bisogna far sì che il conflitto si riassorba. ✓Esprimento: il paradigma blu-verde - Le persone divise in gruppi da 6: in uno gruppo di controllo non ci sono i confederati, nell’altro sperimentale si (2 di 6 persone sono confederati). Il compito è quello di mostrare dispositive di colore blu (di sfumature diverse, ma tutte blu) e chiedere alle persone cosa vedono, che colore vedono. Nel gruppo sperimentale, 2 soggetti sono complici dello sperimentatore che dicono di vedere le diapositive sono verde. Nel gruppo di controllo c’è la certezza che le diapositive sono blu. Nell’8% dei casi dei gruppi sperimentali, della maggioranza (non i due confederati) dicono di vedere le diapositive verdi. Le persone della maggioranza che hanno subito l’influenza della minoranza dei confederati, anche a distanza di tempo (1/2 mesi) dicono ancora di vedere le diapositive verdi = effetto ritardato della minoranza. - La minoranza può sviluppare l'elaborazione sistematica delle informazioni della maggioranza rispetto a determinate argomentazioni. Le alternative proposte dalla minoranza creano una condizione di incertezza nella maggioranza rispetto alla realtà a maggioranza nelle condizioni di lavorare in maniera approfondita.—> in questa condizione di senso della minoranza promuove lavorazione sistematica. • L'influenza della minoranza è possibile perché nessun gruppo è perfettamente omogeneo, anzi al suo interno sono presenti sempre delle divisioni latenti che consentono l'emergere di nuove norme a partire dal conflitto che è stato generato. La minoranza se ha una certa influenza può influenzare la maggioranza. - Caratteristiche della minoranza: I) Quando è nomica: ordinata, propone delle idee chiare e coerenti. II) Quando riesce a indebolire il consenso, quindi per farlo deve essere coesa e coerente costantemente ed essere ferma nel tempo. deve rimanere coerente al proprio interno e mantenere nel tempo questa coerenza. Devono assicurarsi che la maggioranza non le consideri come parte di studenti da espellere dal gruppo. È evidente che il punto di vista della minoranza deve essere sostenuto da più persone per farsi che possono mettere in crisi il consenso della maggioranza. III) deve offrire un consenso alternativo a quello della maggioranza, deve apparire divers ama non del tutto (non devono espellere totalmente il pensiero della maggioranza) devono trovare qualcosa da agganciare al pensiero della maggioranza, trovare qualcosa da valorizzare nel pensiero di maggioranza. deve quindi acquisire credibilità nel gruppo. IV) Rappresenta le diversità V) Promuove l’eleborazione sistematica. La minoranza può sviluppare l'elaborazione sistematica delle informazioni della maggioranza rispetto a determinate argomentazioni. Le alternative proposte dalla minoranza creano una condizione di incertezza nella maggioranza rispetto alla realtà così da mettere la maggioranza nelle condizioni di cercare più informazioni di lavorare in maniera più approfondita. —> maggioranza non solo numerica ma anche nel senso di dominato/dominante. Un gruppo dominato può al suo interno sviluppare minoranze attive, numericamente piccole rispetto alla maggioranza dominata ma piccole anche ruspaste alla minoranza che domina. Chi è dominato (subisce una pressione al conformismo) può sempre provare a far cambiare la percezione e gli atteggiamenti alla minoranza che è dominata dalla maggioranza. - la fonte di influenza ha sede nei significati che emergono dai comportamenti dei soggetti minorati. - La minoranza attraverso la sua consistenza soffre anche un’0immagine di sé: autorinforzo. Le minoranza nel mantenere la consistenza si rinforzano. Questo senso di appartena incuriosisce e attrae anche dall’esterno. —> il principale fattore di successo dell’influenza è lo stile di comportamento (investimento, autonomia, coerenza, equità, assenza di rigidità). Una minoranza attiva è una minoranza che si guadagna stima e reputazione perchè ha uno stile comunicativo chiaro, aperto al dialogo, coerenza nello spazio e nel tempo, stima verso gli altri. 57 II semestre del gruppo verso il rischio, così come s fil gruppo è orientata verso la cautela allora le persone sono più indirizzate verso decisioni di prudenza) da quelle che sono gli orientamenti della maggioranza dei singoli. Se c’è una maggioranza che prende una decisone, il gruppo va a massimizzare quella pozioni, sia in positivo (prudenza) che in negativo (rischio). ✓Polarizzazione: incremento dato dal gruppo ad un orientamento già presente nei singoli componenti. Se nel gruppo c’è una posizione forte la decisione del gruppo massimizza quella decisone. Quando la maggioranza dei componenti di un gruppo inizialmente propende per un tipo di soluzione o di atteggiamento, la discussione di solito sposta il gruppo verso una posizione ancora più estrema. ✓Depolarizzazione: se nel gruppo non si forma una maggioranza e si formano decisioni diversi, avviene una depolarizzazione ovvero si giunge ad una decisone di compromesso. Il gruppo converge nella posizione media, la norma, si smorza sia la decisone estremista in positivo sia quella in negativo. —> non è giusto dire che la decisione in gruppo sia orientata sempre verso il rischio, può essere sia in positiva che in negativo Cosa determina i processi di polarizzazione? - Persuasione: numero di argomenti portati e aggiunta di nuove informazioni nel gruppo. Vede la discussione in gruppo come un processo che si svolge in mancanza di equilibrio tra i vari argomenti e le relative prove contrario a favore, privilegiando quindi gli argomenti dominanti che risultano essere i più persuasivi. Durante la discussione di gruppo vengono introdotti argomenti nuovi che possono persuadere le persone del gruppo ad abbracciare posizioni più estreme. La teoria lega l'effetto della polarizzazione di gruppo allo scambio di informazioni che circolano durante la discussione delle persone - Confronto sociale: confronto con gli altri a due step: scoperta di maggior supporto alle proprie opinioni rispetto a quanto atteso e scoperta di norme più estreme che motivano il gruppo. Le persone una volta che hanno individuato una certa posizione iniziale, cercheranno di posizionarsi nei confronti di questo in modo da poter guadagnare approvazione sociale. In questo processo sono portato ad assumere posizioni più accentuate e esagerate per dimostrare la propria totale adesione. La polarizzazione verso una posizione estrema sarebbe dunque risultato di un bisogno della persona di auto presentarsi e autopromuoversi innescato dal confronto interpersonale. - Categorizzazione sociale: desiderio di distinguere il proprio gruppo da altri gruppi che porta a sovrastimare la posizione del proprio gruppo e la distanza da altri di altri gruppo. Adottare delle posizione che rimarcano l’identità del nostro gruppo, far emergere il gruppo come solido, coeso. Su questa teoria si poggia il modello della polarizzazione come differenzazione intergruppi basato sull'assunto che quando in un gruppo si verifica polarizzazione, emerge con forza l'aderenza dei singoli alle norme dell'ingroup, come un adeguamento a esse per difendere l'identità di gruppo, nonché l'enfasi sulle differenze rispetto alle norme dell’outgroup. —> spesso le persone si affidano al consenso altrui, quello della maggioranza, come un euristica. Simbolica una scorciatoia di pensiero, senza interrogarsi e impegnarsi cognitivamente nella ricerca di una propria opinione, spesso si pensa che il consenso della maggioranza rappresenti la realtà e pertanto ci associamo alla opinione più condivisa. - le cause di questo fenomeno sono da rintracciare nel fatto che l'argomentazioni della maggioranza sono generalmente più numerose e vengono discusse per lungo, ma anche nel fatto che vengono presentate in modo più convincente. - In questo modo le persone della minoranza che inizieranno ad aderire porteranno gli esponenti della maggioranza spostare le proprie opinioni verso posizioni più estreme, innescando la polarizzazione - Questo processo di polarizzazione di gruppo, non funziona però per i gruppi nei quali le persone non si conoscono o non hanno un leader.questo fenomeno non è cioè generalizzabile a qualsiasi tipo di gruppo, ma si può verificare in quelli dove vi sia un consolidato scambio relazionale e la figura di un leader. —> pensiero di gruppo Lo psicologo sociale Janis si è domandato quali processi avessero portato alcuni presidente gli Stati Uniti a prendere buone o cattive decisioni insieme a molti problemi dell'epoca. In cominciò così ad analizzare alcune procedure di presa di decisione che portare una clamorosi disastrosi fallimenti. - Attacco di Pearl Harbor. Nel dicembre del 1941, ingresso degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale, il comando militare alle Hawaii ricevette informativa in merito alla preparazione di un attacco giapponese ai danni degli Stati Uniti in un punto del Pacifico. L'intelligenza americana perso il contatto radio con la pattuglia aerea giapponese così il comandante in capo a Pearl Harbor, decise di non considerare gli avvertimenti circa il pericolo di un attacco aereo giapponese e preferirono concentrarsi sull'addestramento delle truppe piuttosto che sulla difesa della base navale. 60 II semestre Non avviso le postazioni americane di essere sotto attacco, il risultato fu la perdita di 18 navi, 170 velivoli e 2400 vite umane. - Invasione della Baia Dei Porci. 1961 il presidente Kennedy cercarono di rovesciare il governo di Fidel Castro invadendo Cuba con 1400 cubani esiliati, addestrati dalla CIA. L'attacco e venne perché venne garantita loro l'appoggio da parte della guerriglia anti-castrista. Se solo Kennedy avesse guardato la cartina si sarebbe accorto che gli anti-castristi si rifugiavano in montagna e distanti otto miglia dalla baia dei porci. Inevitabilmente non ebbero l'aiuto e tutti gli invasori vennero uccisi. Kennedy si chiese come possono essere stati così stupidi. - Guerra del Vietnam. 1964-1967, il presidente americano Lyndon Johnson decise di procedere a un'escalation della guerra in Vietnam, convinti di poter portare la pace nel Nord con il supporto degli abitanti del sud del Vietnam. Nonostante fosse chiaro l'impossibilità della riuscita di quest'operazione, continuarono fino a quando non morirono circa 58.000 americani e 1 milione di vietnamiti, provocando un grande buco nel budget del governo americano. - Lancio di Challenger. 28 gennaio del 1986, la NASA decise di procedere con il lancio del challenge Her, nonostante alcuni segnali di rischio.progettando il raggio avevano avvertito che le temperature rigide avrebbero prodotto dei guasti alla guarnizione e che questo avrebbe portato all'esplosione della navetta spaziale. Il lancio fuori inviato diverse volte. La mattina stabilita per il lancio le temperature erano molto rigide, ma i vertici della NASA, pressati dall'opinione pubblica e dalla preoccupazione dei costi relativi all'ennesimo rinvio, decisero comunque di procedere. 37 secondi dopo il lancio, le guarnizioni cedettero, i Challenger esplose e tutti e sette membri a bordo morirono. -> Janis trasse la conclusione che spesso i gruppi si preoccupano maggiormente del raggiungere un consenso piuttosto che di prendere la decisione giusta: denominò questo fenomeno come groupthink o pensiero di gruppo = processo decisionale di un gruppo che è fortemente compro messo dalla motivazione dei suoi componenti e raggiungere un consenso, indipendentemente da come quel consenso venga ottenuto. ✓ Antecedenti del pensiero di gruppo, cause: - alta coesione, tende a rifiutare i membri dissenzienti - Isolato dal punto di vista dissidenti dal proprio. Il pensiero indipendente viene soffocato e razionalizzato - Non sono presenti procedure metodiche per la ricerca la valutazione - Struttura del gruppo (leadership): i membri sono guidati da un leader direttivo che segnala apertamente la decisione che preferisce. - Situazione stressante: si trova a dover prendere una decisione sotto pressione e in tempi rapidi ✓Caratteristiche/sintomi del pensiero di gruppo: —> sopravvalutazione del gruppo = - Illusione di invulnerabilità: eccessivo ottimismo che li rendeva ciechi nei confronti dei segnali di avvertimento e pericolo. - Credenza nella moralità intrinseca del gruppo: i I membri del gruppo pensano di avere una moralità intrinseca e di potersi dimenticare dei principi etici e morali socialmente condivisi. —> ristrettezza mentale = - Razionalizzazioni collettiva: si ricercano solo conferme, tutto ciò che è divergente viene razionalizzato, viene data una spiegazione. Il gruppo non dà credito e possibili punti critici trovando giustificazioni collettive per ciascuno di essi: giustifica consolidare il proprio opinioni così da rafforzare il consenso invece di sottoporlo a verifica. - Visione streotipica dei gruppi eterni: i membri del gruppo tendono a considerare i membri dell'out group troppo malvagi per negoziare o troppo deboli e poco intelligenti per difendersi dalle iniziative pianificate contro di loro. —> pressione veros l’uniformità = - Autocensura: coloro che hanno piccoli dubbi censurano i propri dubbi e le controargomentazione per rimanere nel gruppo. Dato che il consenso e l'obiettivo primario, le persone escogitano numerosi espedienti per evitare le informazioni a vantaggio di una posizione dissenziente. I membri del gruppo arrivano soffocare volontariamente i propri pensieri dubbiosi. - Illusione di unanimità: il consenso del gruppo viene spesso tenuto per conformismo pubbliche non per adesione interiore: i dissidenti vengono spesso messi in guardia in merito al proprio comportamento poco consensuale pena l'esclusione. Tale atteggiamento spinge ad aderire al consenso del gruppo in maniera non intimamente condivisa, ma genera comunque l'illusione che tutti siano d’accordo. 61 II semestre - Pressione diretta sui dissenzienti: alcuni membri del gruppo avvicinano in privato che esprime malcontento e lo sollecitano a pensare come un membro del gruppo a cui appartiene. Si crea così un consenso contaminato perché frutto di componenti non indipendenti. Spesso con i dissenzienti viene utilizzato il sarcasmo - Autosorveglianza: censori che difendono il gruppo. Alcuni membri del gruppo possono diventare guardiani della mente (mine guard) ossia proteggere gli altri da informazioni desiderate che potrebbero distruggere la fiducia nel consenso o che potrebbero mettere in dubbio la moralità del gruppo. ✓ Conseguenze: - esame incompleto delle alternative. Questo perché la leadership direttiva porta decisioni povere, perché i subalterni si sentono troppo deboli insicuri per affermare la propria posizione. Questo perché le informazioni non condivisi dai membri del gruppo tendono a non essere considerate, in questo modo i gruppi non massimizzano tutte le conoscenze competenze presenti. - Mancato esame dei rischi siiti nell’alternative prescelta - Insufficiente ricerca di informazioni - Mancato riesame delle alternative - Mancata elaborazione di piani di emergenza ✓ Risultato: - Processo di presa di decisone deficitario - Alta probabilità di decisone errata. ➡ Quando un gruppo deve prendere una decisone importante, e vuole evitare il processo sopra citato, bisogna che : - Eviti l’isolamento del gruppo; per esempio contattando persone di esperti esterni al gruppo che favoriscano uno scambio di opinioni e divisioni al fine di evitare una contaminazione da preconcetti. - Riduca la pressione alla conformità: incoraggia un atteggiamento mentale critico a favorire attivamente il dissenso. In modo che si riduca al minimo l'intervento del leader e posso venire incoraggiata invece l'autocritica senza aver paura di esprimere i propri dubbi e le proprie obiezioni, lo scopo di ridurre il conformismo dato dalle pressioni interne. - Stabilisca norme di revisione critica: individuazione dell’"avvocato del diavolo”, al fine di cercare delle alternative garantirle ‣ La tecnica della “scala a libretto “ (stepladder technique): si tratta di una procedura relativa alla modalità con cui i singoli  individui entrano nella discussione e che cerca di massimizzare  la loro capacità di essere indipendenti e di esprimere le loro conoscenze individuali. Prima della discussione ai singoli viene fornito  il tema da  affrontare e viene anche dato il tempo per pensarci da soli. Successivamente, due membri iniziano la discussione e gli  altri si aggiungono uno alla volta. Ogni membro entra nella discussione presentando la sua idea  preliminare per risolvere il problema. - Spacchettare il gruppo, il gruppo non prende subito la decisione come gruppo. Il primo componente del gruppo condivide le sue idee con il secondo, si confrontano e discutono. Viene inserito poi un terzo componente del gruppo che parla prima dei due precedente. Il terzo dice le sue idee rispetto il tema in oggetto. I primi due componente poi condividono i loro pensieri. Definito bene il tema e le opinioni viene inserito il quarto componenti. Il consiglio degli esperti è quello di dividere i gruppo in due per poi ricompattare il gruppo, così vi sono più idee. - —> Il pensiero di gruppo ha delle conseguenze nefaste per chi prende la decisone e sulle persone che vivono le conseguenze e viene anche compromessa l’efficacia del gruppo. Seguendo invece queste ultime strategie, il pensiero di gruppo si riduce o sparisce del tutto. - —> il gruppo può avere un effetto positivo sulla prestazione del singolo. Cap. 9 PREGIUDIZIO È parte di noi, dell’essere umano. È un processo che colpisce tutti, chi è più consapevole e chi meno, è un processo normale che fa parte della vita. Freud parla di pregiudizio come fosse una patologia, oggi sappiamo che non è una patologia, ma è un processo normale che tutti mettono in atto. —> il pregiudizio si presenta in moltissime forme, e in qualsiasi gruppo sociale è oggetto di pregiudizio: Pregiudizi + frequenti: religione, immigrazione, genere, etnie, età, orientamento sessuale… —> meccanismo del pregiudizio è sempre lo stesso, cambia il modo in cui si presenta. 62 II semestre ‣ Teoria del conflitto realistico: teoria secondo cui il pregiudizio nasce dalla competizione tra gruppi per risorse scarse o insufficienti • Teoria dell’identità sociale: noi tendiamo a promuovere, valorizzare i gruppi di cui facciamo parte (ingroup) per questo motivo svalorizzino i membri dell’outgroup, vedendoli come tutti uguali. - Noi categorizziamo: troviamo utile inserire le persone, compresi noi stessi, in categorie, etichettandoli. - Noi ci identifichiamo: associamo noi stessi a certi gruppi = in group, se è un gruppo di valore, guadagniamo automaticamente autostima. - Noi ci confrontiamo: mettiamo a confronto i nostri con altri gruppi = out group, propensione a vedere in maniera più positiva non solo gruppo di conseguenza favorirlo. - —> valutiamo noi stessi in parte attraverso la nostra appartenenza al gruppo. Avere un senso del "noi" rafforza il concetto di sé e questo ci fa sentire bene. Consideriamo il nostro gruppo è superiore all'altro e questo ci aiuta a sentirci meglio. 1. Valorizzazione dell’in-group 2. Effetto di omogeneità dell’outgroup: le persone ch enon fanno parte del nostro ingroup ci sembrano tutte uguali 3. Discriminazione nei confronti dell’out-group e favoritismo pro-ingroup => bias dell’ingroup (favoritismo ingroup) tendenza a favorire il proprio gruppo. - Si è più inclini al bias dell'ingroup quando il nostro gruppo è piccolo e a uno status inferiore rispetto all'out group. Quando si fa parte di un piccolo gruppo circondato da uno più grande, siamo più consapevoli della nostra appartenenza al gruppo; quando il nostro in group rappresenta la maggioranza, si pensa meno a esso quando il nostro gruppo di successo, ci si può sentire meglio identificandosi molto con esso. - Il favoritismo dell'ingruppo potrebbe dipendere principalmente da una valutazione positiva del proprio gruppo ma anche ad una totale svalutazione dell'outgroup, oppure è anche possibile sia una combinazione di queste due possibilità. —> Dunque il bias dell'ingroup emerge tanto nella dalla percezione di bontà del proprio gruppo quanto dalla percezione di ostilità dell'altro gruppo. - Ci piace appartenere a quei gruppi che “ci fanno stare bene” - Disprezzare l’outgroup rafforza l’ingroup. • Motivazione ad evitare il pregiudizio; le motivazioni non conducono le persone solo ad avere pregiudizi, ma anche a evitarli. Ciò accade particolarmente negli adulti più anziani e nelle persone sotto l’influenza dell’alcol che perdono alcune delle loro capacità a inibire pensieri indesiderati e perciò a sopprimere vecchi stereotipi. - Gli studi dimostrano che le reazioni pregiudizievoli non sono inevitabili. La motivazione a evitare il pregiudizio può indurre le persone a modificare i propri pensieri e le proprie azioni. ‣ Le motivazioni a evitare i pregiudizi possono indurre le persone a modificare il pensiero e l’azione. Consapevolezza del divario tra ciò che si dovrebbe sentire e ciò che si sente. Se si ha un'alta consapevolezza ci si sente in colpa e si cerca di inibire le loro risposte basate sul pregiudizio. ‣ Anche i pregiudizi automatici si attenuano quando la motivazione a evitare i pregiudizi è interna anziché esterna. Fonti cognitive del pregiudizio 1. processo di categorizzazione: sintetizzare immagine attraverso la categorizzazione, utilizziamo strategie per recupero informazioni in modo rapido e veloce, semplificando il mono ricontante raggruppando gli oggetti in gruppo. “Uno dei modi che si utilizzano per semplificare l’ambiente è quello di categorizzare: organizzare il mondo racchiudendo gli oggetti in gruppi (donna/orientale, ecc.)” → EFFICIENZA COGNITIVA. ‣ Categorizzazione spontanea: è particolarmente facile ed efficace fidarsi degli stereotipi quando sia; pressati dal tempo, preoccupati, stanchi, emotivamente eccitati, troppo giovani per apprezzare la diversità. ‣ —> la categorizzazione è necessario il pregiudizio. La teoria dell'identità sociale sostiene che chi percepisce intensamente la propria identità sociale si preoccupa di categorizzare correttamente le persone come "noi" o "loro". La semplice categorizzazione sociale porta ad attribuire più valore al proprio gruppo. - Effetto dell’omogeneità dell’outgroup: la divisione in gruppi può creare la percezione che i membri dell’outgroup (in cui non facciamo parte) siamo più simili uno all’altro di quello che appaiono i membri dell’ingroup (in cui facciamo parte, posso appartenente a più ingroup). I membri dell’outgroup ci sembrano tutti uguali. “I Cinesi sono tutti uguali, gli Italiani sono diversi”. Poiché in genere proviamo simpatia (più familiarità) per le persone che percepiamo simili a noi e antipatia per quelle che percepiamo diverse (meno familiarità maggiori stereotipi), il risultato è una tendenza al Bias dell’ingroup. 65 II semestre ‣ Bias per la propria etnia: tendenza a riconoscere più accuratamente i visi appartenenti alla propria etnia. Quando guardiamo un viso appartenente a una razza diversa, spesso ci occupiamo prima delle caratteristiche globali (quell'uomo e nero) invece di quelle individuali. Quando si tratta di qualcuno del nostro stesso gruppo di appartenenza, siamo meno attenti alla categoria razziale più ai dettagli individuali, quali gli occhi. 2. salienza: capacità di un oggetto che cattura l’attenzione nel contesto in cui si torva. “La nostra attenzione è attratta generalmente da ciò che è insolito, inatteso o saliente” (McArthur, 1981). Persone, casi o avvenimenti salienti spesso catturano l’attenzione e distorcono i giudizi. - Anche questo è un modo di percepire la realtà che dà vita a stereotipi, gli oggetti che catturano la nostra attenzione e spesso distorcono i giudizi. Un oggetto non può essere saliente in assoluto. La salienza alimenta l’autoconsapevolezza. - Consapevolezza dello Stigma: l'aspettativa di essere vittime del pregiudizio o della discriminazione e. Considerare se stesso come vittima del pregiudizio pervasivo aspetti sia positivi che negativi. L'aspetto negativo è che quelli che percepiscono se stessi come vittime vivono con lo stress della minaccia dello stereotipo è perciò sperimentano meno benessere. L'aspetto positivo è che le percezioni nel pregiudizio proteggono l'autostima individuale.se qualcuno percepisce un comportamento stira rivolto verso il proprio gruppo può giustificarsi con un "bene, non è diretto a me personalmente”. —> group-serving bias: sminuire il comportamento positivo dei membri dell'out group e attribuire comportamenti negativi a loro carattere (giustificando invece quelli del proprio gruppo. Talvolta il comportamento positivo dei membri dell'out group non viene considerato, o considerato come un caso speciale. Questo Biase s'a favore del gruppo illustra le motivazioni alla base del pregiudizio così come le cognizioni. Motivazione condizione, emozioni e pensiero sono inseparabili. —> teoria del mondo giusto: la tendenza delle persone a credere che il mondo sia giusto che perciò gli individui ottengono ciò che si meritano e meritino ciò che ottengono. ➡ Conseguenze del pregiudizio Al di là delle cause del pregiudizio, è importante esaminare le sue conseguenze: - I pregiudizi si autoalimentano: ogni volta che un membro di un gruppo si comporta come ci si aspetta, prendiamo debitamente nota del fatto; la nostra convinzione precedente viene confermata. Quando un membro del gruppo si comporta in modo incoerente rispetto alle nostre aspettative, possiamo interpretare o spiegare il comportamento come dovuto a circostanze particolari. ‣ In alcuni casi il comportamento dei membri di un gruppo può smentire gli stereotipi.si può notare che l'informazione talvolta sia in contraddizione con lo stereotipo, ma essa avrà un impatto minore rispetto a quello che ci aspettiamo. Quando ci concentriamo su un esempio atipico, possiamo salvare lo stereotipo scindendo una nuova categoria. ‣ Sottocategorizzazione o sottotipo: La riorganizzazione delle persone che deviano dal proprio stereotipo pensandole come eccezioni alla regola. ‣ Sottoraggruppamento: La riorganizzazione delle persone che deviano dal proprio stereotipo formando un nuovo stereotipo di questo sottoinsieme del gruppo. ‣ -> I sottotipi sono eccezioni del gruppo, mentre i sottogruppi sono riconosciuti come parte del gruppo complessivo. - La profezia che si autoavvera: le credenze sociali possono auto confermarsi, - La minaccia dello stereotipo: : La preoccupazione dirompente, quando si è di fronte a uno stereotipo negativo, di venire valutati in base a quello stereotipo. ‣ A differenza delle profezie che si auto-avverano e che inculcano la reputazione di una persona nel suo concetto di sé, le situazioni di minaccia dello stereotipo hanno effetti immediati. ‣ Ad esempio, se ci si trova in una situazione in cui gli altri si aspettano una prestazione scadente, l'ansia può anche indurre a confermare questa convinzione. ————vedi pag 347….. - Interpretazione distorta degli eventi: …….. ➡ è possibile ridurre il pregiudizio? Si, si possono modificare ma con degli interventi mirati. 66 II semestre Le persone possono far fronte agli stereotipi e ridurre pregiudizi e discriminazioni attraverso sforzi consapevoli che portino all’impiego di un pensiero elaborato e profondo e attraverso l’utilizzo di strategie induttive. - Il pregiudizio può essere ridotto attraverso l’autoregolazione: quando persone che hanno sviluppato stereotipi in passato, sviluppano nel presente credenze personali contrarie allo stereotipo. Questa discrepanza che avvertono può indurli a basarsi sulle credenze personali attuali anche anziché sugli stereotipi del passato. - Un’altra strategia si basa sull’empatia intergruppi, intesa come capacità di assumere la prospettiva di una persona appartenente all’outgroup e provare quello che essa prova. Si differenzia in empatia cognitiva (saper mettersi nei panni dell'altro) ed empatia affettiva (rispondere emotivamente a quanto provato dall'altro). - La strategia che si è tuttavia rivelata più efficace è risultata quella del contatto intergruppi. Il solo contatto con gruppi non garantisce l'accordo tra i gruppi se non vi sono una serie di condizioni che lo favoriscono. Allport; “In determinate condizioni, il contatto diretto tra membri di gruppi diversi può ridurre la stereotipizzazione, il pregiudizio e la discriminazione intergruppi” (Allport, 1954). —> ipotesi del contatto: intervento che dal 1954, è stato molto utilizzato dagli psicologi nelle scuole. Egli infatti specifica che il contatto di per sé non mina il pregiudizio ma per far sì che il contatto abbia effetti positivi e che faccia in modo che stereotipo, pregiudizio e conflitto scompaiano, deve essere: ‣ prolungato, in quanto sono sufficienti interazioni sporadico di breve durata, ma deve essere reiterato nel tempo. ‣ Obbiettivi comuni: solo il contatto che conduce i membri dei gruppi avversi a "creare qualcosa insieme" può produrre una variazione di atteggiamento ‣ Aiuto sociale e supporto istituzionale: quali la legislazione, i costumi e le opinioni comuni. ‣ Le persone devono avere uno status simile La ricerca non si è limitata a indagare sul contatto riduca il pregiudizio, ma si è anche focalizzata sui processi che ne guidano gli effetti. Un ruolo importante ricoperto dalle emozioni. Una prima emozione rilevante rappresentata dall'ansia, dovuta alla paura e all'incertezza su come comportarsi e cosa aspettarsi in un incontro con i membri dell'out gro l'ansia rappresenta uno dei principali ostacoli allo sviluppo di relazioni positive tra i gruppi. La seconda consiste nell'empatia, che è un importante produttore di atteggiamenti più positivi verso l'altro gruppo. Il contatto agisce primariamente tramite queste emozioni: incontri positivi tra i gruppi porta una sviluppare empatia per i membri dell'altro e a una ridotta ansia nei loro confronti, permettendo in questo modo la riduzione del pregiudizio. ————————— p.354… Cap. 8 IL GRUPPO Origine germanica “cruppa” = nodo, groviglio, rete. Significa quindi qualcosa che ha unito. Nel 17 secolo il termine è stato reinterpretato e va a significare struttura scultorea, trasmette solidità, trasmette la cultura e gli idea che lo scultore ha voluto racchiudere nella struttura scultorea. La parola "gruppo" è usata riferimento a situazioni o insiemi di persone differenti: una classe, degli amici con le persone che tifano per una certa squadra di calcio. Molti ricercatori concordano nell'affermare che non esiste una definizione univoca di gruppo. Entrato a far parte del linguaggio quotidiano, del senso comune e spesso sostituisce usata come sinonimo di aggregazioni di persone che non necessariamente sono gruppi. 1. il fattore che determina un gruppo è la presenza di un "destino comune” = Lewin 2. altri ricercatori però definiscono un gruppo come una struttura sociale (famiglia costituisce un gruppo perché al suo interno si possono definire le relazioni tra i membri in base a precise regole e riconosciute differenze di status e poteri) = Sherif 3. altri studiosi definiscono un gruppo per via della presenza di interazioni faccia a faccia (Bales) 4. Turner e Tajfel propongono una definizione di gruppo più soggettiva, affermando cioè che un gruppo esiste se "due o più individui percepiscono se stessi come membri della medesima categoria sociale” => autocategorizzazione : processo che porta le persone a definire se stesse come appartenenti a una determinata categoria o gruppo sociale. Il sentimento di appartenenza include tre componenti: la componente cognitiva, cioè il conoscere di appartenere a quel gruppo; la componente valutativa, ossia la possibilità di connotare positivamente negativamente tale gruppo; la componente emozionale che si identifica nei sentimenti e nelle emozioni che si provano nell'appartenere a tale gruppo (da questa definizione si svilupperà l’idea di ingroup e outgroup) 1. Lewin 67 II semestre - da dove nasce?: 1. Spiegazioni evoluzionistiche (Bowlby, 1969, 1988; Caporael, 1997) : abbiamo bisogno di far parte di gruppi per sopravvivere 2. Teoria dell’identità sociale 3. Teorie motivazionali dell’appartenenza: bisogno di autostima, bisogno di sicurezza (riduzione dell’incertezza soggettiva), equilibrio tra bisogno di assimilazione e di differenziazione (distintività ottimale) Appartenere significa: ‣ Appartenere ha un impatto sulla nostra autostima ‣ Risponde al nostro bisogno di sicurezza, riduce la nostra incertezza. Appartenere non ci fa sentire del tutto sicura ma ci fa tollerare l’incertezza del vivere, perchè sappiamo che di fronte a difficoltà del vivere sappiamo su cui contare. Non sentirci abbandonati e saper eche c’è qualcuno che condivide il nostro destino ci permetter dei essere più sicuri. ‣ L’appartenenza quando è positiva ci consente di raggiungere la distinitvità ottimale = giusta equilibrio tra appartenere e differenziarsi dal gruppo. L’appartenenza è sentire di far parte degli altri ma allo stesso tempo valorizzare se stesso (sentirci importanti nel gruppo per ciò che siamo). L’appartenenza diventa la lente con cui leggiamo il mondo, diventa ciò che ci da un’indicazione sul modo con cui noi cui relazioniamo con gli altri. Criteri per definire un gruppo sociale: • interazione:“orientate al perseguimento di uno scopo comune ai componenti dell’insieme in esame” • Sentimento del noi: presenza in ciascuno dei componenti  dell’insieme in esame, della consapevolezza di sé e degli altri  come parti di un tutto. • Interdipendenza nel compito/Interdipendenza sociale • Presenza di una struttura organizzativa orizzontale che si esprime nell’attribuzione di ruoli e nella divisione di compito • Presenza di una struttura gerarchica verticale, con comparsa di status (o posizione sociale) differenziati • presenza di una struttura normativa, che definisce l’ideologia e  la cultura del gruppo • —> il gruppo è definito anche da un senso di noità e di appartenenza. -> Trovare una giusta distanza tra noi e il mondo significa muoversi lungo il continuum interpersonale e intergruppi. Tajfel colloca il comportamento sociale delle persone lungo questo continuum. - interpersonale: l’interazione dipende maggiormente dalle persone, dalle loro caratteristiche personali e dalle relazioni interpersonali. Il comportamento interpersonale fa riferimento al comportamento di una persona in quanto persona. In questo caso non sono importanti le categorie sociali, riveste un'importanza maggiore dinamiche individuale interpersonali. - Intergruppi: l'interazione è determinata dall'appartenenza a vari gruppi e dalle relazioni tra loro. Il comportamento intergruppo, fa riferimento al comportamento di una persona in quanto membro di un gruppo. In questo caso sono estremamente importanti le categorie sociali. • Da cosa dipende la collocazione di una persona lungo il continuum? 3 fattori: 1. Precisione con cui è possibile identificare le diverse categorie sociali: ‣ Categorie facilmente individuabili = comportamento che tende verso il polo intergruppo ‣ Categorie meno evidenti = comportamento tendente verso l’interpersonale. 2. Grado di variabilità e di uniformità del comportamento degli atteggiamenti in ciascun gruppo: ‣ quando il gruppo e meno saliente solitamente le persone mostrano comportamenti molto differenti le une dalle altre ‣ quando il gruppo di bene più saliente le persone tendono un informarti allo standard del gruppo. 3. Grado in cui comportamento gli atteggiamenti una persona verso l'altra solo una caratteristica idiosincratica o mostrano uniformità e prevedibilità: ‣ quando ci relazioniamo con persone, possiamo farla partire dai nostri diversi ruoli o con modalità molto diverse ‣ quando ci relazioniamo con i gruppi lo facciamo partire da percezioni e comportamenti preconcetti nonché da stereotipi. —> Turner e Brown rinominano il continuum interpersonale-intergruppo di Tajfel in continuum interpersonale-gruppo (dimensione continua del comportamento sociale che distingue tra azioni compiute in quanto persone e azioni compiute in quanto membri di un gruppo). Questo perché i tre criteri precedenti distinguono il comportamento 70 II semestre interpersonale da quello intergruppo, ma anche il comportamento interpersonale da quello intra gruppo, ossia all’interno di un gruppo. - Turner (1982) ritiene che lo spostamento lungo il continuum interpersonale latino gruppo si verifichi perché vi sono dei cambiamenti nel funzionamento del concetto di identità. Identità- interazione nei gruppi Termine introdotto da Erikson nel 1968. Indica l'insieme delle dinamiche attraverso le quali le persone raggiungono la consapevolezza di chi sono riconoscendo le costanti che le mantengono identica a se stessa nonostante vivono situazioni che mutano nel tempo. Il concetto di se è infatti è costituito da identità personale e identità sociale: 1. Identità personale: descrizione che le persone danno di se stesse sulla base di caratteristiche individuali. 2. Identità sociale: aspetti del concetto di sé che derivano dalla consapevolezza di appartenere a uno più gruppi ed è il sentimento suscitato da tali appartenenze. —> appartenere a un gruppo può essere di fondamentale importanza per capire chi siamo. La consapevolezza di appartenere a un gruppo fa in modo che l’io diventi noi. —> si mette in atto il processo di autocategorizzazione, il processo attraverso cui si giunge a considerare se stessi come componenti di un gruppo sociale. Ovvero quando l’IO divento NOI, gli interessi personali e quelli collettivi coincidono L'auto categorizzazione è flessibile e muta rapidamente a seconda del contesto sociale nel quale si trova. Sebbene le appartenenze mutino dal contesto a contesto, alcune rimangono stabili e durature nel tempo (Gruppo familiare) 1. Consideriamo gli altri membri del gruppo simili a noi 2. Riusciamo a conoscere le caratteristiche peculiari degli altri membri 3. Troviamo gli altri simpatici e gradevoli in quando rappresentanti del gruppo 4. Trattiamo bene e in modo equo gli altri membri del gruppo - il comportamenti possono essere influenzati anche dall'appartenenza un gruppo sociale fittizio o creato ad hoc. Questa situazione viene chiamata situazione ingtergruppi minima: situazione sperimentale in cui i soggetti vengono classificati e categorizzati, in base a degli elementi casuali ed effimeri, in gruppi che non hanno alle spalle ne storia, ne conflitto di interesse ne stereotipi. L’appartenenza a un gruppo è l’unica variabile che permette di distinguere due sottogruppi. —> Spesso tendiamo a favorire il nostro gruppo rispetto che all’altro perchè noi siamo parte di quel gruppo, e siamo una persona importante e speciale per noi stessi. - La situazione di intergruppo minima si verifica quando ci sono queste caratteristiche: - Categorizzazione ingroup e outgroup sulla base di un criterio banale o arbitrario - Nessuna conoscenza precedente tra i partecipanti - Totale anonimato dell’apparenza individuale ai gruppi - Nessuna interazione faccia a faccia - Nessun vantaggio personale derivante dai comportamenti messi in atto verso i membri dell’ingroup e dell’outgroup. • studi sui gruppi minimale (Tajfel): condizione sperimentale in cui tendiamo a preferire il gruppo di cui facciamo parte. Ipotizzarono che la semplice appartenenza a un gruppo, anche solo a livello minimo indipendentemente dal valore adesso attribuito, fosse sufficiente a sviluppare fenomeni di discriminazione Inter gruppale. - Esperimento: gli studenti erano divisi in due gruppi (Klee o Kandinsky). Era una conoscenza solo del nome del gruppo a cui erano stati assegnati. Loro non sapevano chi era stato assegnato al loro stesso gruppo così come chi era stato assegnato all'altro gruppo. Il loro compito era quello di distribuire il compenso penalità in denaro agli altri anonimi partecipanti tramite l'assegnazione dei punteggi su sei matrici di pagamento. Le matrici erano composte da due righe di 14 caselle orizzontali: la prima colonna conteneva il nome dei gruppi, così che lo studente potesse individuare il gruppo la riga cui anche lui apparteneva (Klee o Kandinsky a seconda dell'assegnazione casuale), le altre colonne contenevano i punti da segnare un soggetto è il corrispettivo valore che, scelta quella colonna, veniva assegnato al soggetto dell'altro gruppo. Le condizioni sperimentali erano tre: a. Distribuzione di risorse a due soggetti del proprio gruppo (il nome dei gruppi nella prima colonna sempre quella cui lo studente apparteneva) b. Distribuzione di risorse a due soggetti dell'altro gruppo (il nome dei gruppi nella prima colonna era sempre quello a cui lo studente non apparteneva) 71 II semestre c. Distribuzione di risorse è un soggetto del proprio gruppo è un soggetto dell'altro gruppo (nella prima colonna erano presenti entrambi i nomi dei gruppi). ‣ Risultati: • Condizioni sperimentali a e b, la strategia utilizzata è quella dell'equità: un'equa distribuzione di ricompense tra i due soggetti • Condizione sperimentale c, si manifesta una chiara discriminazione tra i soggetti anonimi del gruppo di appartenenza e dell'altro gruppo a favore dei soggetti del primo. • —> strategia maggiormente utilizzata prevedeva di sacrificare il massimo profitto di entrambi i gruppi o addirittura il massimo profitto a favore del gruppo di appartenenza al fine di rendere massima la differenza di punteggio assegnato tra i soggetti del proprio gruppo e quelli dell'altro gruppo. ‣ =>> conferma della ipotesi iniziale: le persone in una situazione sperimentale, anche se classificate in base alimenti arbitrarie di effimeri in gruppi che non hanno alle loro spalle né storia nei conflitti di interesse, nel caso debbano distribuire risorse di denaro, preferiscono i soggetti del proprio gruppo rispetto agli altri. - E da questi esperimenti ha tratto ridere la Teoria dell’identità sociale (tejfel e Turner) SIT: social identity theory—> nasce dal concetto di identità sociale. = La motivazione delle persone a derivare un’autostima positiva dalle appartenenze di gruppo è una delle forze che inducono maggiormente alla distorsione (bias) a favore di quel gruppo, sia ingroup sia outgroup. Le persone così come sono portate a vedere il proprio sé in modo positivo, desiderano considerare le loro appartenenze di gruppo, cioè le loro identità sociali, i modo positivo. La teoria sull’identità sociale di Tajfel poggia su tre assunti: 1. valorizzazione de gruppo di appartenenza 2. Percezione di omogeneità dei membri del gruppo cui non si appartiene (outgroup): percepire i membri dell’outgroup tutti uguali 3. Favoritismo nei confronti del proprio gruppo (ingroup) e discriminazione nei confronti degli altri (outgroup), questo perchè noi siamo già membri di un gruppo e tendiamo a sfavorire gli altri gruppi, vedendoli meno interessanti (sono la causa di pregiudizi e stereotipi). Questa teoria sostiene che la motivazione a ricercare e mantenere l’autostima nasce dall’identità sociale. Dunque è dalle appartenenze di gruppo, da cui deriva un'autostima positiva, ad indurre maggiormente alla distorsione a favore del proprio gruppo. —> critiche alla teoria: alcuni ricercatori dicono che in realtà la situazione di intergruppo minima si crea solo in laboratorio, è difficile che un gruppo ha le caratteristiche citate da Tajfel. Nella realtà invece ci sono situazioni che tendono anche a favorire l’altro gruppo, in particolare quando non troviamo più soddisfazione e non ci sentiamo più bene nell’ingroup, non ci da più autostima, e a quel punto tendiamo a favorire l’outgroup e a uscire dall’ingroup. • ostilità nell’ingroup: - Se l'appartenenza al gruppo si rivela negativa vengono messe in atto strategie di mobilità sociale: fuga individuale fisica o psicologica dal gruppo di appartenenza. Può assumere due forme: disidentificazione (allontanamento psicologico dal gruppo attraverso la minimizzazione delle proprie connessioni personali con il gruppo stesso: minimizzazione del gruppo di appartenenza) o dissociazione (distanziamento fisico fra sé il gruppo, vera e propria fuga da un gruppo vantaggio e occultamento di una appartenenza di gruppo). - Se riteniamo che vi possono essere delle alternative alla valutazione negativa del gruppo, adottiamo la strategia del cambiamento sociale: strategia di fuga individuale fisica o psicologica volta a migliorare la complessiva situazione sociale del nostro gruppo che gode di scarsa autostima. In questo caso mostreremo creatività sociale (esaltare caratteristiche alternative rispetto alle quali ci sentiamo superiori. Si realizza in tre modi: a) concentrarsi su altre caratteristiche si gruppo per effettuare il confronto. b) Includere altri gruppi nel confronto. c) Cambiare il significato degli attriuti associati al basso status dell’ingroup), competizione sociale (strategia collettiva de membri un gruppo socialmente svantaggiato che tentano di cambiare le condizioni sociali, lo status quo. A differenza della mobilità sociale questa strategia affronta la condizione del gruppo nel suo insieme e non solo di singoli individui. Il cambiamento sociale è diverso anche dalla creatività sociale, la quale non porta ad un cambiamento sociale vero e proprio invece questa sì) e ricategorizzazione (modificare la definizione del gruppo interno cercando altre categorie di appartenenza gruppale da porre in risalto. In questo modo l’autostima minata da una appartenenza non lo è nella nuova appartenenza) 72 II semestre 5) Conclusione e scioglimento: I gruppi che si costituiscono con uno scopo preciso alla fine del loro mandato si sciolgono.i gruppi molto così che si trovano a sciogliere produrranno sentimenti negativi nelle persone che lo lasciano.spesso la fine di un gruppo può significare la rottura di legami relazionali profondi con conseguenti sentimenti di angoscia e perdita.. ➡ Leadership Processo, prevede un interazione tra i membri, per il quale ad alcune persone nel gruppo viene permesso di mobilitare e guidare gli altri componenti del gruppo per aiutarli a conseguire gli obiettivi. Il leader ha bisogno del gruppo. - talvolta possono essere letti informalmente durante l'interazione sociale mentre altri leader, vengono eletti formalmente. - I leader esistono da sempre, è una leadership efficace in base alla situazione. • Tratti distintivi dei leader = modello del grande uomo: persone propensa alla responsabilità e all'esecuzione di un compito, hanno forza e tenacia nel proseguire gli obiettivi prescelti, hanno temerarietà e originalità nell'affrontare risolvere i problemi, tendono a prendere l'iniziativa in diverse situazioni sociali, hanno fiducia in se stesse e hanno forte sentimento di identità. Hanno anche la capacità di influenzare e direzionare le interazioni sociali in vista di un risultato. —> le teorie che associano le leadership a tratti o caratteristiche di personalità non trovano fondamento. 1. Modello situazionista (Hollander). Si sviluppa un'altra corrente di pensiero, poichè la precedente non teneva conto del fatto che le perone sono propense a variare il proprio comportamento di situazione in situazione e che i tratti non sono caratteristiche stabili, ma dinamiche. Questo approccio sposta fortemente l’attenzione sul contesto, sulla situazione, sulla natura del competono. Sostiene che il leader debba avere funzioni diverse in situazioni diverse, si diventa leader, quindi si assume questa funzione, in base alle situazioni. Una persona può esser leader in una situazione ma no in un’altra. È l'obiettivo del gruppo e il contesto dell'attività che determina il comportamento da adottare. Tale approccio però sembra essere sbilanciato eccessivamente sulla situazione e non tiene conto delle caratteristiche delle persone che occupano le posizioni di leadership. - HOLLANDER: è il tipo di contesto e di attività che il leader deve promuovere che vanno a definire le modalità-stile con cui il leader si muove. Lo stile del leader vari sin base al contesto in cui si trova. • Clima competitivo/cooperativo • Tipo di compito da svolgere +grandezza del gruppo • Struttura • Storia —> questo approccio si base molto e solo sulla situazione, non considerando i membri, le caratteristiche personali del leader e le interazioni tra i membri e il leader. Quindi è l’eccesso opposto alla teoria del grande uomo (non considerava il contesto, questa teoria considera solo quello). 2. Lo studio delle funzioni e dello stile dei leader: due funzioni del leader - Leader orientato al compito -> guida il gruppo nell’esecuzione del compito, dando indicazioni/ordini coordinando l’attività dei membri dei membri ai fini del suo raggiungimento —> stile direttivo (ordini chiari). Mantengono l'attenzione e gli sforzi del gruppo verso l'obiettivo. - Leader socioemotivo -> mantenere l’armonia, aumentare la coesione del gruppo, evitare i risolvere conflitti interni. —> stile democratico (delegano l'autorità, favoriscono il coinvolgimento delle persone e aiutano evitare i groupthink). - I leader hanno il loro stile ma un leader deve anche capire cosa serve a quel gruppo in quel momento. —> Lewin rilegge i tipi di leader che possono essere: - democratico -> promozione del lavoro, socio-motivazionale. Dà effetti migliori in termini di autonomia del gruppo, morale e prestazione complessiva. - Autoritario -> posizione distante, indicazioni precise - Leis faire -> permissivo Esperimento: bambini devono produrre delle maschere, nei vari gironi incontravano diversi tipo di leader uno democratico, uno autoritario e uno leis faire. Voleva dimostrare con questo esperimento che lo stile democratico era uno stile che consentiva al gruppo di esserepiu autonomo, di avere una morale più positiva e di avere una miglior prestazione. Laddove c’è uno stile democratico c’è una produttività maggiore (clima positivo), dove c’è uno stile autoritario c’è meno produttività (clima più negativo)(?). 75 II semestre ‣Con l’esperimento verifica che nello stile autoritario vi era una presenza di aggressività tra i membri (se qualcuno non svolgeva bene il lavoro si arrabbiavano), la produttività all’ionio è elevato, quando il leader va via, la produttività cala (cala la quantità). ‣Un leader democratico instaura un clima molto positivo, fin troppo (relazione amichevole tra i membri, coesione elevata e buon orientamento al compito). L’attività diminuiva limitatamente durante le assenna del leader. ‣ Lo stile più critico è il leis faire (permissivo) all’inizio c’era un clima positivo, non si sentivano sottosfrozo (orientamento  al compito bassissimo), ma allo stesso tempo a lungo andare i bambini non avevamo alcun orientamento e dunque il clima si rompe un pò. Non capivano quale era il compito da eseguire, erano in difficoltà a raggiungere l’obbiettivo. In questo caso quando il leader quando va via, la produttività aumenta (i bambini si uniscono per cerca di raggiunger insieme l’obiettivo). Effetti delle diverse leadership: ‣ Modello della contigenza (Fiedler, 1964): È un approccio interazionista alla leadership, ovvero poggia sul teorema della corrispondenza ossia la corrispondenza tra lo stile adottato del leader è il controllo che lo stesso possiede sulla situazione. Lo stile della leadership, così viene misurato con un ponteggio nominato Least Preferred Co-worker = collaboratore meno preferito (LPC). - Chi ha un basso punteggio LPC e maggiormente concentrato sul compito piuttosto che sulla relazione (giudizio positivo anche del collaboratore meno preferito), dunque offrono prestazioni migliori in condizioni di livello di controllo della situazione alto o basso = leader orientato al compito - Coloro che hanno un punteggio alto LPC sono più centrate sulla relazione (giudizio negativo del collaboratore), dunque hanno prestazioni migliori in condizioni di livello di controllo moderato della situazione. = leader socioemeotivo - Bisogna considerare anche il livello del controllo della situazione, il controllo è dato: • Relazione leader (qualità dei legami) • Struttura del compito (chiarezza dello scopo) • Potere del leader (possibilità di premiare o punire) - Quando il livello di controllo della situazione è moderato: il leader che consente di avere migliore prestazione è il leader socio-emotivo (alto punto aggio LPC) - Quando il controllo è basso o alto il leader è quello orientato sul compito - il modello di Fiedler (quando il gruppo è maggiormente produttivo) dice che se io considero il controllo e la perfomance del gruppo e voglio vedere le condizioni in cui il gruppo performi meglio, devo adottare una determinata stile di leadership. Combina la performance con il controllo in relazione alle leadership, per capire quando il gruppo performa meglio biodogna conoscere il controllo e lo stile del leader. - Questa teoria ha il difetto di essere piuttosto statica. ‣ Modello transazionale del credito idiosincratico = credibilità personale (Hollander, 1960): si insiste sulla relazione bidirezionale fra leader e membri del gruppo —> Interazione (scambio sociale) tra leader e subordinati. Dunque anche i membri del gruppo influenzano il loro leader. Il leader deve conquistare la fiducia delle persone del gruppo dando prova di competenza di adesione alle norme del gruppo, per dimostrare la sua lealtà. Leader non si nasce ma si può diventare, perchè ha delle capacità che favoriscono lo scambio sociale, ha delle competenze e capacità che in interazione con il gruppo le mette al servizio del gruppo. - Capacità di conformarsi al gruppo - Competenza: capacità di mettere in discussione le regole del gruppo, più efficaci, deve far vedere che le sue idee fanno performare meglio il gruppo e ne migliorano il clima. 76 II semestre - Legittimità: è divento leader autorevole ‣ Fonti della legittimità: 1. Metodo di raggiungimento del loro status (eletti dai membri o nominati da un’autorità esterna?) 2. Capacità di soddisfare gli obiettivi del gruppo 3. Identificazione del leader con il gruppo (i suoi valori, ideali) 4. Percezione da parte del gruppo del leader come rappresentante prototipico del gruppo (criterio importante soprattutto in situazioni intergruppi) 5. Modo in cui il leader esercita la propria autorità: criteri di giustizia distributiva e procedurale. - Identificazione con il gruppo (lealtà): identificarsi con esso e quindi fa scattare i processi bidirezionali tra il leader e il gruppo, nella consapevolezza che il leader ha qualcosa in più. ‣ —> Il leader è contemporaneamente un membro fedele del gruppo (adeguandosi attentamente alle sue norme) ed un deviante efficace e autorevole, ovvero un agente di cambiamento in grado di modificare le norme prevalenti e di influenzare gli altri più di quanto sia da loro influenzato. ‣ Questo è possibile perchè: Nelle fasi iniziali i leader devono guadagnare credibilità.Tale credibilità fornisce la legittimità successiva peresercitare influenza sugli altri e deviare dalle norme. - Tra i modelli transazionale vi è la teoria dello scambio leader-gregario: relazione che i leader intrattengono con i gregari sono all'insegna dello scambio e possono essere di qualità elevata o scarsa. Gli aspetti che caratterizzano le relazioni qualità arrivata sono: la fiducia, il rispetto, l'impegno reciproco, i leader motivano e sostengono i membri del gruppo. Gli aspetti che caratterizzano le relazioni di scarsa qualità sono la formalità dei contratti di lavoro, ovvero i leader non offrono benefici ai collaboratori, non li motivano e non li supportano.. - Teoria trasformazionale: processo che trasforma le persone del gruppo, i suoi obbiettivi e le sue azioni, principalmente attraverso l’esercizio del carisma. I leader vogliono costruire una relazione con i collaboratori, si propongono di trasformare un gruppo. Vogliono migliorare le competenze dei lavoratori ed innalzare le loro motivazioni, diffondere energia nuovo slancio, vogliono sfidarli per aiutarli e trovare strategie migliori, comprender ei loro bisogni e aiutarli a potenziare i loro talenti. Il leader trasformazionale è una sorta di leader nato in grado di ispirare alta devozione, motivazione e produttività nei suoi gruppi. Spesso questi leader usano strategie non comuni, non era lui che mettono a repentaglio la propria sicurezza o addirittura la propria vita. Questo tipo di leadership è caratterizzata da: abilità di comunicare, abilità di implementare la visione chiarendo continuamente al gruppo gli obiettivi, offrendosi come modello, e infine l'abilità di avere uno stile comunicativo carismatico, basato su un continuo contatto oculare diretto, espressioni facciali marcate, linguaggio non verbale competenze verbali (comunicano fiducia e grandi aspettative, aumento le ispirazioni). • 4 “I” della leadership trasformazionale (Basa, 1985): I. Considerazione Individuale: Grazie ad una comunicazione personalizzata, facilita la crescita e le opportunità di apprendimento. II. Stimolazione Intellettuale: Sollecita innovazione e creatività, mette in discussione le credenze consolidate e le abitudini. III. Motivazione Ispirazionale: Dota di significato le attività delineando prospettive sfidanti che elevano e aspettative. IV. Influenza Idealizzante: Ottiene la fiducia, si pone come modello di ruolo con cui i collaboratori possono identificarsi. Influenza del gruppo sulle persone I gruppi possono generare un senso diffuso di eccitazione spingere i singoli a compiere azioni che da soli altrimenti non farebbero. Quando ci si trova in situazioni di gruppo si tende ad abbandonare le normali restrizioni, a perdere il proprio senso di identità individuale a seguire le norme del gruppo: le persone cioè tendono a diventare deindividuate. ➡ La deindividuazione è uno stato psicologico nel quale le persone vedono se stesse solo nei termini di un'identità di gruppo e loro comportamento è guidato solo dalle norme di quel gruppo. Talvolta le folle i gruppi hanno comportamenti antisociali, perché promuovono l'anonimato e suscitano la sensazione che i normali canoni normativi di condotta possono non essere applicati.essere anonimo, non identificabile, perché sia il volto coperto o perché ci si confonde in una folla, rende meno probabile che si venga arrestati per vandalismo per aggressione. - la deindividuazione è evidenziata anche nella esperimento della prigione di Stanford in cui I prigionieri furono fatte indossare ampie divise sulle quali era applicato un numero, un berretto di plastica e fu loro posto una catena alla 77 II semestre - La minoranza può sviluppare l'elaborazione sistematica delle informazioni della maggioranza rispetto a determinate argomentazioni. Le alternative proposte dalla minoranza creano una condizione di incertezza nella maggioranza rispetto alla realtà a maggioranza nelle condizioni di lavorare in maniera approfondita.—> in questa condizione di senso della minoranza promuove lavorazione sistematica. • L'influenza della minoranza è possibile perché nessun gruppo è perfettamente omogeneo, anzi al suo interno sono presenti sempre delle divisioni latenti che consentono l'emergere di nuove norme a partire dal conflitto che è stato generato. La minoranza se ha una certa influenza può influenzare la maggioranza. - Caratteristiche della minoranza: I) Quando è nomica: ordinata, propone delle idee chiare e coerenti. II) Quando riesce a indebolire il consenso, quindi per farlo deve essere coesa e coerente costantemente ed essere ferma nel tempo. deve rimanere coerente al proprio interno e mantenere nel tempo questa coerenza. Devono assicurarsi che la maggioranza non le consideri come parte di studenti da espellere dal gruppo. È evidente che il punto di vista della minoranza deve essere sostenuto da più persone per farsi che possono mettere in crisi il consenso della maggioranza. III) deve offrire un consenso alternativo a quello della maggioranza, deve apparire divers ama non del tutto (non devono espellere totalmente il pensiero della maggioranza) devono trovare qualcosa da agganciare al pensiero della maggioranza, trovare qualcosa da valorizzare nel pensiero di maggioranza. deve quindi acquisire credibilità nel gruppo. IV) Rappresenta le diversità V) Promuove l’eleborazione sistematica. La minoranza può sviluppare l'elaborazione sistematica delle informazioni della maggioranza rispetto a determinate argomentazioni. Le alternative proposte dalla minoranza creano una condizione di incertezza nella maggioranza rispetto alla realtà così da mettere la maggioranza nelle condizioni di cercare più informazioni di lavorare in maniera più approfondita. —> maggioranza non solo numerica ma anche nel senso di dominato/dominante. Un gruppo dominato può al suo interno sviluppare minoranze attive, numericamente piccole rispetto alla maggioranza dominata ma piccole anche ruspaste alla minoranza che domina. Chi è dominato (subisce una pressione al conformismo) può sempre provare a far cambiare la percezione e gli atteggiamenti alla minoranza che è dominata dalla maggioranza. - la fonte di influenza ha sede nei significati che emergono dai comportamenti dei soggetti minorati. - La minoranza attraverso la sua consistenza soffre anche un’0immagine di sé: autorinforzo. Le minoranza nel mantenere la consistenza si rinforzano. Questo senso di appartena incuriosisce e attrae anche dall’esterno. —> il principale fattore di successo dell’influenza è lo stile di comportamento (investimento, autonomia, coerenza, equità, assenza di rigidità). Una minoranza attiva è una minoranza che si guadagna stima e reputazione perchè ha uno stile comunicativo chiaro, aperto al dialogo, coerenza nello spazio e nel tempo, stima verso gli altri. —> l’influenza è determinata dalla norma di oggettività preferenza e originalità (immette elementi innovativi non previsti). Ciò che si promuove non è riconosciuto sono singolarmente ma quando viene riconosciuto da tutti diventa quasi oggettivo —> le modalità di influenza fanno riferimento a strategie simili al conformismo e normalizzazione ma puntano molto sull’innovazione . Processi di influenza legati all’innovazione. - Ciò che qualifica la minoranza attiva è lo stile di comportamento : deve enunciare una posizione ben definita sul problema della questione (vedi slide) Influenza Maggioranza VS influenza minoranza: - Maggioranza promuove una pubblica approvazione in cui manca una accettazione privata = acquiescenza ‣Confronto: il soggetto confronta la propria risposta con quella degli altri, senza dedicare molta attenzione all’argomento stresso, senza elaborazione sistematica ‣Conformismo: la maggioranza poeta a questo. Sottomissione e obbedienza alle norme del gruppo, conservazione dello status quo. - Minoranza promuove un cambiamento di atteggiamento soprattutto a livello privato = adesione interiore ‣ Validazione: il soggetto vuole capire e comprendere perché la minoranza rimanga coerente ì. L’attenzione è sull’argomento. Tutto ciò che viene deciso viene validato dalla aggiorna anche decide di cambiare la propria posizione. 80 II semestre ‣ Innovazione: minoranza porta a questo. Riflessione profonda sul messaggio della minoranza, possibili di crescita e di cambiamento sociale Processi decisori Decidere = de-caedo: taglio via Processi di presa di decisone: comprendere come la presenza di un gruppo vada ad impattare sulla presa di decisione di una persona. Prendere una decisone = rinunciare a qualcosa - Evidenza la dimensione di perdita, di rinuncia insite in ogni processo di scelte - Decidere significa pensare ed individuare a cosa fare e cosa sceglier, mettiamo in atto un processo che sembra totalmente razionale: consideriamo le alternativa, le valutiamo e prendiamo una decisione. Solitamente scegliamo l’opzione che massimizzano i nostri benefici e riducono i nostri costi. Solitamente il processo di presa di decisione nei gruppi segue quattro fasi: 1. Fase di orientamento: comprendere l'identificazione da parte del gruppo del compito che intende assolvere, dell'obiettivo che intende perseguire e delle strategie da usare per raggiungere tale obiettivo. Solitamente il tipo di obiettivo determina la scelta delle strategie. • Tipo di compito: di natura cognitiva, in cui è possibile individuare una risposta corretta e una sbagliata; oppure un compito di natura valutativa, in cui subentrano i giudizi morali, etici, estetici e comportamentali che rendono impossibile individuare una risposta corretta o sbagliata. La decisione in questo secondo caso è determinata soprattutto dalle norme del gruppo stesso dare dalla ricerca del consenso. 2. Fase di discussione: cercare informazioni, identificare possibili soluzioni e valutarle. I tentativi di influenza dei membri del gruppo sugli altri sono molto presenti in questa fase. • Tentativi di influenza: il tipo di compito determina anche il tipo di influenza messo in atto dai membri del medesimo e il tipo di informazioni aggiuntive che verranno ricercate. Esistono due tipologie di influenza: informativa (processo per il quale una persona accetta le informazioni ottenute dagli altri come prova della realtà) e un'influenza normativa (processo che porta una persona ad accettare la definizione della realtà fornita da altri, al fine di ottenere l'approvazione o evitare le critiche). La prima agisce soprattutto quando i membri del gruppo operano compiti cognitivi. In questo caso l'obiettivo è cercare informazioni accurate per risolvere il problema. Quando invece il compito è valutativo, viene attivato il processo di influenza normativa: poiché non esiste una risposta corretta, l'obiettivo di ogni membro del gruppo diventa quello di convincere gli altri in merito alla bontà della propria posizione. Non vengono ricercate in questo caso informazioni accurate, se indeboliscono le proprie argomentazioni, la discussione di gruppo si limita a questioni che possono accrescere il consenso del gruppo. 3. Fase della decisione: il gruppo fa riferimento ad alcune regole, implicite o esplicite di decisione. 4. Fase dell'implementazione: il gruppo agisce di conseguenza la decisione presa e ne valuta l'efficacia. - Gli elementi che intervengono quando dobbiamo prendere una decisione e che rendono un percorso meno lineare -> la razionalità è limitata: ‣Dalle informazioni che possiedo spesso sono parziali o incomplete ‣Dai limiti cognitivi della sua mente ‣Dall’ammontare finito di tempo che egli ha per prendere una decisone (pressione temporale) ‣Dal suo stato d’animo (es. ansia, rabbia). ✦ Il soggetto spesso utilizza le euristiche (scorciatoie mentali) e da solo o in gruppo è soggetto alle influenze sociali, attiva processi sociali di influenza normativa. ✦ Quando noi prendiamo una decisone in gruppo utilizziamo le stesse modalità di quando decidiamo da soli? —> Secondo il senso comune i gruppi sono luogo di ricerca del compromesso, sono perciò poco efficaci nella presa di decisione. Effetto di normalizzazione: le risposte di gruppo in una prova di giudizio tendono a concentrarsi attorno alla media dei giudizi individuali (Sherif). Il gruppo si dà una norma. —> Stoner (1961): le decisioni prese in gruppo sono decisamente più rischiose (decisone che mette in discussione qualcosa di acuisito, rischiando di far perderlo, in vista dell’ottenimento di qualcosa di molto più rilevante, che potrei non ottenere mai) delle decisioni che i i singoli prenderebbero individualmente. 81 II semestre Per dimostrare la sua ipotesi ovvero che le decisone prese in gruppo son più rischio di quelle prese singolarmente esegue un esperimento: - gruppo sperimentale: ‣ Fase 1 > i soggetti (78) esprimono la loro opinione individualmente su determinate storie ‣ Fase 2 > divisi in gruppi di 6 (13 gruppi) per prendere la decisione ‣ Fase 3 > soggetti esprimono il loro parere individualmente - Gruppo di controllo: - Fase 1: i soggetti (23) prendono la decisione individualmente - Fase  2:  i  soggetti  sono  invitati  a  riconsiderare  la  decisione  presa  e  ad esprimerla una seconda volta - stesse richieste del gruppo sperimentale ma ciascuno risponde individualmente e dopo due settimane vengono risentiti. Nel gruppo sperimentale: sono passati dalla fase individuale a gruppale a individuale, la decisione si evince che è andata verso una decisone più rischiosa per il 39%, per il 45% non muta la decisone, 16% prende una decisone ancora più prudente. —> il gruppo ha un effetto sulla presa di decisione Limiti riscontrati alla teoria di Storner: - Effetto “storia”: Storie che spingono a scelte orientate verso il rischio invece che verso la cautela e altre che spingono più verso la cautela che verso il rischio. - Andando a vedere le posizioni individuali si riusciva a capire verso dove sarebbe andato il gruppo. Se nel gruppo c’erano più persone che andavano di più verso la cautela, allora le persone avrebbero preso questa tipologia di decisione, e così viceversa. —> E’ possibile prevedere la direzione e l’intensità dello spostamento a partire dal pattern dei giudizi ottenuto nella fase di decisione individuale. Dopo la discussione di gruppo: > le storie con punteggio iniziale in favore del rischio mostrano uno spostamento consistente verso il rischio; > le storie con punteggio iniziale in favore della cautela mostrano invece uno spostamento consistente verso la cautela. —> Moscovici e Zavalloni (1969). Gli effetti della discussione di gruppo sono limitati alle situazioni di assunzioni di rischio? O sono in rapporto ad un processo socio- psicologico più ampio? Studiarono quanto e come il gruppo poteva andare a polarizzare le posizioni dei membri del gruppo. - Replica dello studio di Stoner, utilizzando un tradizionale questionario di atteggiamenti invece di dilemmi alla Stoner (tre fasi: individuale- di gruppo- individuale). ‣ Risultato: gli atteggiamenti del gruppo sono più estremi di quelli dei singoli individui che ne fanno parte. —>le persone quando prendono un decisone succede che vengono polarizzate (non vuol dire necessariamente una posizione di rischio. Vuole dire che se nel gruppo c’è una maggioranza orientata verso il rischio aumenta la tendenza del gruppo verso il rischio, così come s fil gruppo è orientata verso la cautela allora le persone sono più indirizzate verso decisioni di prudenza) da quelle che sono gli orientamenti della maggioranza dei singoli. Se c’è una maggioranza che prende una decisone, il gruppo va a massimizzare quella pozioni, sia in positivo (prudenza) che in negativo (rischio). ✓Polarizzazione: incremento dato dal gruppo ad un orientamento già presente nei singoli componenti. Se nel gruppo c’è una posizione forte la decisione del gruppo massimizza quella decisone. Quando la maggioranza dei componenti di un gruppo inizialmente propende per un tipo di soluzione o di atteggiamento, la discussione di solito sposta il gruppo verso una posizione ancora più estrema. ✓Depolarizzazione: se nel gruppo non si forma una maggioranza e si formano decisioni diversi, avviene una depolarizzazione ovvero si giunge ad una decisone di compromesso. Il gruppo converge nella posizione media, la norma, si smorza sia la decisone estremista in positivo sia quella in negativo. —> non è giusto dire che la decisione in gruppo sia orientata sempre verso il rischio, può essere sia in positiva che in negativo Cosa determina i processi di polarizzazione? - Persuasione: numero di argomenti portati e aggiunta di nuove informazioni nel gruppo. Vede la discussione in gruppo come un processo che si svolge in mancanza di equilibrio tra i vari argomenti e le relative prove contrario a favore, privilegiando quindi gli argomenti dominanti che risultano essere i più persuasivi. Durante la discussione di gruppo 82 II semestre - Eviti l’isolamento del gruppo; per esempio contattando persone di esperti esterni al gruppo che favoriscano uno scambio di opinioni e divisioni al fine di evitare una contaminazione da preconcetti. - Riduca la pressione alla conformità: incoraggia un atteggiamento mentale critico a favorire attivamente il dissenso. In modo che si riduca al minimo l'intervento del leader e posso venire incoraggiata invece l'autocritica senza aver paura di esprimere i propri dubbi e le proprie obiezioni, lo scopo di ridurre il conformismo dato dalle pressioni interne. - Stabilisca norme di revisione critica: individuazione dell’"avvocato del diavolo”, al fine di cercare delle alternative garantirle ‣ La tecnica della “scala a libretto “ (stepladder technique): si tratta di una procedura relativa alla modalità con cui i singoli  individui entrano nella discussione e che cerca di massimizzare  la loro capacità di essere indipendenti e di esprimere le loro conoscenze individuali. Prima della discussione ai singoli viene fornito  il tema da  affrontare e viene anche dato il tempo per pensarci da soli. Successivamente, due membri iniziano la discussione e gli  altri si aggiungono uno alla volta. Ogni membro entra nella discussione presentando la sua idea  preliminare per risolvere il problema. - Spacchettare il gruppo, il gruppo non prende subito la decisione come gruppo. Il primo componente del gruppo condivide le sue idee con il secondo, si confrontano e discutono. Viene inserito poi un terzo componente del gruppo che parla prima dei due precedente. Il terzo dice le sue idee rispetto il tema in oggetto. I primi due componente poi condividono i loro pensieri. Definito bene il tema e le opinioni viene inserito il quarto componenti. Il consiglio degli esperti è quello di dividere i gruppo in due per poi ricompattare il gruppo, così vi sono più idee. - —> Il pensiero di gruppo ha delle conseguenze nefaste per chi prende la decisone e sulle persone che vivono le conseguenze e viene anche compromessa l’efficacia del gruppo. Seguendo invece queste ultime strategie, il pensiero di gruppo si riduce o sparisce del tutto. - —> il gruppo può avere un effetto positivo sulla prestazione del singolo. Cap.10 RELAZIONI INTERPERSONALI SIGNIFICATIVE Gli esseri umani sono animali sociali e sentono il bisogno di appartenere a un contesto di relazioni significative. Questo bisogno diventa più forte quando sentiamo di non avere appartenenze significative, mentre lo sentiamo meno forti quando lo sentiamo soddisfatto.quando soddisfano il bisogno di appartenenza più facile che siamo anche più sani e piùfelici. Il senso di benessere sarà ancora maggiore quando questo bisogna bilanciato con altri due bisogni umani fondamentali ovvero di sentirsi autonomi e competenti.il benessere dunque deriva dal sentirsi connessi, liberi e capaci. Timore della solitudine —> il senso di deprivazione che nasce dall’insoddisfazione in merito alle relazioni interpersonali. —> il bisogno di affiliazione/appartenenza: motivazione a connettersi agli altri in relazione stabili e intime. Il nostro desiderio è quello di stare in relazioni significanti e stabili nel tempo. ‣Questo bisogno può essere ostacolato dall'ostracismo (insieme di azioni volte a ignorare o escludere una persona, una persona trattata come se non esistesse del tutto.). In alcuni esperimenti è emerso che le persone sono escluse da un semplice gioco si sentono battute hanno più probabilità di sviluppare pensieri suicidari. L'ostracismo ferisce il dolore sociale molto forte, può essere anche peggiore del bullismo. ‣ Le persone che sono rifiutate socialmente dagli altri significativi successivamente hanno comportamenti autolesionisti o controproducenti (bere alcol, alimentazione eccessiva), e talvolta hanno una difficoltà di autocontrollo (deficit e nei meccanismi cerebrali che inibiscono i comportamenti indesiderati). Inoltre hanno più probabilità di credere a teorie politiche della cospirazione. Relazioni interpersonali significative: le relazioni stabili e profonde sono legami tra due persone (non nel gruppo) che permettono di soddisfare il nostro bisogno di appartenenza, caratterizzate da una forte mutua influenza, reciprocità, condivisione, interdipendenza. - Vi è uno scambio di favori, non solo materiali, in cui l'attenzione posta sull'obbligo, morale, e/o sul desiderio di prendersi cura dei bisogni dell'altro (non ci si scambia favori poiché se sono ricevuti favori in passato ci si aspetta di ricevere in futuro). - Le relazioni interpersonali significative sono ad esempio relazioni sentimentali, amicizia, relazioni con familiari. ‣Relazione sentimentale ≠ relazione di amicizia: gli amici si scelgono, i parenti no. L'amicizia può anche finire, mentre la relazione familiare dura per sempre, anche se si interrompono i rapporti 85 II semestre - L'influenza tra le persone in una relazione interpersonale significativa è molto forte, frequente, si riferisce a più ambiti e dura per un considerevole periodo di tempo se non per sempre (si sente spesso una persona, si sente che lei fa parte di noi, si sente che la relazione con lei caratterizzata dalla reciprocità). Fattori per inquadrare meglio le relazioni significative: • permanenza: relazioni non permanenti, come quelle dell’amicizia richiedono un maggior impegno per essere mantenute nel tempo, mentre spesso non ci si preoccupa di trattare bene i famigliari perchè si sa che essi saranno sempre legati a noi da un legame stabile, permanente. I legami familiari sono eterni (anche se si dovessero interrompere, a livello psicologico non finiscono). • Potere: descrive la struttura gerarchica che caratterizza la relazione, la struttura può essere molto diversa. Relazione egualitaria; relazioni di condivisione e collaborazione, nessuno al potere sull’altro - relazioni verticali; genitore-figlio, nelle quali uno dei due membri della relazione dipende dall'altro che lo può aiutare perché ha più competenza e potere, interazioni unidirezionali. Le relazioni orizzontali invece sono quelle in cui la reciprocità è quella ad essere importante. • Genere: tale caratteristica riflette sia la composizione sessuale della diade, per cui ci si comporterà in modo diversi se s’interagisce con persone dello stesso sesso o di sesso diverso, sia il fatto di avere uno stile relazionale più mascolino, più femminino o più tradizionale. —> Come NASCONO le relazioni interpersonali significative: 1. Momento iniziale: attrazione: desiderio di avvicinare un’altra persona. È determinata da: - attributi individuali: attraenza fisica (ci sentiamo attratti dalle persone che sono belle). Le persone non c'è con i compagni più bella in assoluto, ma quelli che si “sposano" bene con loro. Le persone instaurano relazioni con partner che sono attraenti quanto loro, con un livello di bellezza fisica simile al proprio. Le persone tendono a selezionare come amici o come partner sentimentali coloro che si abbinano a loro nei termini non solo di caratteristiche come l'intelligenza, la popolarità e l'autostima ma anche di attraenza fisica. —> fenomeno del matching (tendenza di uomini e donne a scegliere dei partner che si abbina bene con loro quanto ad attrattività ed altre caratteristiche). Cerchiamo persone belle che si abbinino con noi, somiglianza nei tratti fisici, psicologici. Le coppie che si formano tendo a legarsi con persone che hanno la loro stessa bellezza. ‣ Streopito della bellezza fisica: le persone più attraenti da un punto di vista fisica posseggono anche altri tratti socialmente desiderabili (ciò che è bello è buono = gli insegnanti valutano il bambino attraente come più intelligente capace a scuola). Nonostante non vi sia alcuna correlazione tra bellezza e tratti di personalità migliori rispetto alle altre persone, emerge che le persone più attraenti sono più rilassate, estroversi socialmente abili. ‣Nonostante la bellezza sia soggettiva, le persone sono d'accordo quando valutare una persona bella e un'altra meno. Nonostante il concetto di bellezza come da persona a persona e la cultura a cultura, se rimane comunque d'accordo sul chi considerare bello o meno bello anche tra diverse culture e persone. Per essere belli bisogna essere perfettamente nella media. - Fattori situazionali (vicinanza, esposizione ripetuta): ‣ vicinanza (predice fortemente la simpatia, ci piacciono le persone più vicine a noi). Ancora più significativo della distanza geografica è la distanza funzionale, ovvero quanto spesso le strade delle persone si incrociano. Spesso si diventa amici di chiusa le stesse entrate, gli stessi parcheggi, le stesse aree ricreative. L'interazione permette le persone di esplorare la loro similarità, di provare una reciproca simpatia e di percepirsi come un’unità sociale. ‣Non è solo la vicinanza che permette alle persone di scoprire le comunanza di gratificarci a vicenda; la mera anticipazione dell'interazione aumenta la simpatia (l'attività di incontrare qualcuno aumenta la simpatia, aspettarsi che qualcuno sia piacevole e congeniale aumenta la possibilità di dare vita a una relazione soddisfacente. L'essere condizionato a farci piacere quelli che vediamo spesso è un vantaggio, perché le nostre vite così saranno sicuramente migliori, più felice e produttivi, dato che queste persone ne vedremo sempre). ‣ Effetto della mera esposizione, la tendenza a preferire o a valutare più positivamente i nuovi stimoli dopo un’esposizione ripetuta a essi. ‣ Esperimento di Festinger (1950): gli studenti di un campus americano divisi nelle varie palazzine, fanno un questionario sula piacevolezza dei loro compagni di palazzina. Alla fine dell’anno scolastico a somministrato lo stesso questionari agli stessi studenti. Gli studenti cha hanno ricevuto una valutazione più positivi erano quelli al centro (erano quelli che passavano davanti anche a tutte le altre stanza). Le persone che erano più visibile agli altri erano quelle che risultavano più piacevoli. 86 II semestre - somiglianza: ci piacciono coloro che sono simili a noi. La percezione di elementi comuni è ciò che mi rende più vicino a lui (più una coppia è simile, più saranno felici e meno possibilità ci saranno che divorzino). La somiglianza determina la piacevolezza delle persone, infatti ho due persone che condividono interessi, atteggiamenti, credenze è più facile che si piacciano. L'allineamento degli atteggiamenti aiuta a sostenere e promuovere la relazione profonda e tale fenomeno può anche determinare il fatto che i partner sovrastimino la loro somiglianza. - reciprocità: ci piacciono coloro a cui piacciamo. La simpatia di solito reciproca. Da vari studi infatti emerso che le persone sono più attratte e provano più simpatia verso una persona che ha espresso commenti positivi su di loro. Tutti noi siamo sensibili al più piccolo accenno di critica. Le persone talvolta si innamorano appassionatamente dopo un rifiuto che ha ferito il loro io. Questo principalmente perché quando la propria autostima viene mortificata si è maggiormente in cerca di approvazione sociale. La prefazione che segue una disapprovazione è molto gratificante. —> Come si SVILUPPANO le relazioni nel tempo 2. Momento di sviluppare la relazione, iniziamo a raccontare all’altro delle parti di noi e così viceversa. = processo fondamento svelamento di sé o self-disclosure(rivelare aspetti intimi di se stessi agli altri). Approfondimento continuo che si genera grazie a atti di svelamento di sé. Nelle relazioni profonde intime la fiducia è tale da rimuovere l'ansia e poter sentirsi liberi di aprirsi senza paura di perdere l'affetto dell'altro, sentendosi pienamente accettati. ➡ Teoria della penentrazione sociale (Altman e Taylor): teoria secondo la quale lo sviluppo delle relazioni attraversa alcune fasi che fanno approfondire sempre di più la relazione: all’inizio gli argomenti sono più superficiali e trattati per un tempo minore, ma con il passare del tempo aumenta il numero degli argomenti e la profondità con cui se ne parla. Le ricerche mostrano che la maggior parte di noi gode di questa intimità.siamo contenti quando una persona generalmente riservata ci dice che qualcosa di noi le nostre aprirsi. È gratificante essere scelti per le rivelazioni dell'altro.non solo ci piace che si rivela, ma ci apriamo anche che ci piace. Dopo esserci aperte qualcuno ci piace ancora di più. ‣ Noi rivediamo di più a chi si è aperto con noi. L’apertura di sé genera apertura. Questo è ciò che porterà la relazione diventare intima e significativa. L'intimità non è immediata, progredisce come una danza, ci si rivela pian piano a vicenda. lasciarsi conoscere come si è aumenta l'amore. - A mano a mano che la relazione procede è come se avvenisse una sovrapposizione del mio sé e del sé dell’altro, ci avviciniamo sempre di più all’altro. Si passa da un vecchio sé ad un nuovo sé che integra alcuni aspetti del partner. Due sé che si connettono, si aprono e si identificano uno con l'altro, due sé che conservano la loro individualità ma condividono attività, gioiscono delle somiglianze e si sostengono reciprocamente. 
 E tra i benefici di una relazione profonda un posto di rilievo è occupato dal sostegno reciproco.soddisfare il bisogno di sostegno diventa un modo per sviluppare la relazione profonda. Se riceviamo sostegno vogliamo ricambiare e diamo sostegno ci aspettiamo di riceverlo. Il saper di poter contare sulle nostre relazioni più profonde è fondamentale per la salute. Il sostegno emotivo degli amici influisce sullo stress psicologico la depressione. Inoltre sostegno dato è fonte di benessere. - Un altro bisogno importante nelle relazioni è quello dell'autonomia. Bisogna mantenere il bisogno di individualità e di autonomia in questo modo si sarà più soddisfatti. —> come si MANTENGONO le relazioni Gli psicologi hanno individuato quattro strategie di mantenimento tipiche delle relazioni di amicizia: • positività: comportamenti positivi che rendono la relazione piacevole appagante (essere allegre simpatici quando sei insieme) • Supportività: scambio di supporto emotivo e materiale, darsi conferme del valore reciproco • Apertura: avere conversazioni significative, condivisione di pensieri e sentimenti privati e intimi (self-disclosure) • Interazione: svolgere attività insieme e trovare tempo per l'altro quando si è impegnati. L'utilizzo di tali strategie direttamente associato al livello di impegno e alla stabilità. La mancanza di utilizzo di queste strategie rende infatti più probabile la fine dell'amicizia . > Gli psicologi elaborarono una trattoria che si concentrava principalmente sulle relazioni di coppia: ➡ Teoria triangolare dell’amore (Stenberg); 3 elementi per far durare le relazioni: • Intimità: comprensione profonda e vicinanza psicologica ed emotiva. Comporta l’apertura di sé all’altro nonché reciproci sentimenti di comprensione, sollecitudine e accettazione. Si riferisce ai sentimenti di confidenza, affinità e condivisione che sono responsabili dell'esperienza di unicità e calore. Ciò determina la tendenza a prendersi cura 87 II semestre contento mentre chi è in una relazione iniqua si senta disagio (chi è nella situazione migliore si sente in colpa e chi percepisce di subire un trattamento ingiusto provo una forte irritazione). Coloro che percepivano in equità si sentivano più angosciati e depressi. Teoria dello scambio si sono particolarmente soffermati sui fattori che consentono una relazione di mantenersi nel tempo. Tutto ruota attorno al livello di impegno che si mette nella reazione. Il livello di impegno in una relazione è dato da: • Livello di confronto: rappresenta lo standard con il quale il soggetto della relazione giudica l’attrattiva della relazione stessa in base a ciò che ha vissuto precedentemente in relazioni simili -> ciò che ci si aspetta della reazione SODDISFAZIONE O INSODDISFAZIONE. • Livello di confronto per le alternative: rappresenta lo standard che i soggetti usano per decidere se mantenere o sciogliere la relazione, in base alle alternative disponibili ciò che ci si aspetta di ottenere da una possibile alternativa migliore DIPENDENZA O INDIPENDENZA (se ho alternative migliori mi rendo indipendente dalla precedente relazione). • >> Si mantiene la relazione perchè: - siamo soddisfatti - La qualità delle alternative è basse (non ho alternative migliori). - Investimento: quanto ho investito in quella relazione. = impegno nella relazione (intenzione personale a continuare la relazione, il sentirsi psicologicamente attaccati ad essa e lo sforzo di assicura la continuità della relazione o di migliorarne la qualità). ➡ Teorie psicodinamiche: Sul funzionamento di una coppia si sono espressi anche autori psicodinamici che hanno focalizzato l'attenzione sulle dinamiche inconsce che guidano la scelta del partner e organizzare il funzionamento della coppia. 3 aspetti peculiari della coppia: 1) esistenza di una membrana o confine che differenzia l'esterno dall'interno della coppia Vi è una sovrapposizione del vecchio sé con il nuovo sé che include aspetti del partner. Il sé e l'altro si uniscono dando origine a sette configurazioni diverse a seconda di quando si sovrappongono tra loro (immagine dei cerchietti). Si progredisce da una totale separatezza a un'area ampia di sovrapposizione inclusione dell'altro nel proprio se. 2) la collusione tra i membri E la collusione meccanismo che sta alla base del funzionamento della coppia. Conclusione si intende una sorta di complicità inconscia, un accordo reciproco che determina un rapporto complementare nel quale ciascuno accetta di sviluppare delle parti di sé conformemente ai bisogni dell'altro, rinunciando a svilupparne altri che proietta nel compagno. 3) le motivazioni inconsce della scelta del partner Le azioni che spingono alla scelta del partner sono: amiamo ciò che siamo, amiamo ciò che siamo stati, amiamo ciò che vorremmo essere. >> le teorie dinamiche mettono l'accento sull'interdipendenza tra sé e l'altro sottolineando come la relazione sia il frutto di adattamenti reciproci, alcuni consapevoli altri inconsci, che danno configurazione di coppia diverse e modificano anche il sé. —> perchè le relazioni FINISCONO Nessuna relazione è esente da difficoltà, da periodi di affaticamento. Le ricerche dunque hanno approfondito i fattori connessi alla rottura di una relazione amicale. Generalmente le amicizie finiscono in maniera più graduale rispetto alle relazioni d'amore: semplicemente piano piano si deteriorano e svaniscono. Principalmente le relazioni amicali terminano per: l'emergere di aspetti di non somiglianza, la percezione di minori ricompense, una più scarsa interazione. >> Vi sono due modi, evidenziati dagli psicologi, per far fronte a una relazione fallimentare: 1. Costruttivo: alcune persone esibiscono fedeltà, attendendo un miglioramento nella relazione. Altri ancora danno voce le proprie preoccupazioni e fanno passi per migliorare la relazione discutendo i problemi, cercando dei consigli e tentando di cambiare (Voice). 2. Distruttivo: altri esibiscono noncuranza, ovvero ignorano il partner e permettono il deterioramento della relazione, infine giungono a porre fine alla relazione. 90 II semestre ✓Conflitto: le modalità e l'esito del conflitto dipendono dalle caratteristiche della relazione coinvolta in esso. ‣ Se la relazione di tipo cooperativo è più probabile che i partner utilizzino strategie costruttive della relazione per giungere a una risoluzione positiva del processo stesso. Affrontano conflitto attraverso la negoziazione, il compromesso, la riconciliazione e la risoluzione del problema specifico rendendo entrambi i partner della coppia soddisfatti. • —> esito: i partner della relazione giungono ad una riconciliazione emotiva che li rassicura e riafferma la positività del loro legame, portando talvolta al miglioramento della qualità della relazione. ‣ Una relazione competitiva favorirò una conduzione distruttiva del processo conflittuale, portando all’espansione e all'amplificazione dello stesso. • —> esito: esito negativo dato da un incremento di intensità, da un aumento delle questioni conflittuali che porta inevitabilmente partner a sperimentare tensioni, risentimenti, recriminazioni e incomprensioni. - Uomini e donne affrontano il conflitto in modi differenti: gli uomini sono più orientati a evitare il conflitto oppure a fornire risposte più aggressive e antisociali, le donne preferiscono strategie più orientate al compromesso e alla prosocialità. Le donne tendono però essere più aggressive, sollevare questioni e a incoraggiare gli uomini esprimere le proprie idee soprattutto nelle prime fasi del conflitto. ✓Processo del distacco nelle relazioni di coppia: la rottura dei legami è seguita da una sequenza prevedibile che inizia con: preoccupazione verso il partner perduto, profonda tristezza, inizio di un distacco emotivo. È raro però che gli attacchi profondi e duraturi si rompano velocemente, separarsi è un processo, non un evento. ‣ Più la relazione è stretta e lunga e minori sono le alternative disponibili e più dolorosa sarà la rottura. ‣ Tra le coppie sposate, la rottura ha dei costi addizionali: lo sconvolgimento di genitori e amici, la colpa per aver rotto una promessa, l’angustia per il reddito ridimensionato e la possibilità di vedere ridotti i diritti genitoriali. Anche se la rottura ha un costo evidentemente molto elevato, il dovere di noir è una relazione non appagante e molto dolorosa, rappresenta un costo ancora maggiore. ‣ Per avere un matrimonio felice e necessario tollerare le reazioni istintive le mortificazioni avvelenate, litigare con onestà e the personalizzare conflitti con commenti come "so che non è colpa tua". Le relazioni infelici andrebbero meglio se i partner e si mettessero d'accordo per agire di più come le coppie felici, lamentandosi criticandosi meno, accettandosi di più, esponendo le proprie preoccupazioni. Da vari studi emerge che un atteggiamento amorevole (comportarsi come le coppie felici) può permettere di incrementare l'amore nella coppia. La simulazione dell'amore stimolava l'amore (esperimento: coppia di studenti che non si conoscevano si fissavano negli occhi per due minuti, alcuni affermavano di provare un pizzico di attrazione affetto verso la persona guardata intensamente). Cap.11 ALTRUISMO E COMPORTAMENTO PROSOCIALE Comportamento prosociale: volontariato (donazione di sangue…). —> Perchè e quando le persone decidono di aiutare? Chi è colui che aiuta? Che cosa si può fare per diminuire l’indifferenze e aumentare l’aiuto? Ci sono variabili disposizioni che spiegano l’aiuto. Ed anche variabili situazionali, come le norme (alcune persone devono essere aiutate). Comportamento d’aiuto; ๏Fattori personali: empatia, altruismo. Continuum tra motivazioni egoistiche e quelle altruistiche. Oggi attraverso una serie di studi si è arrivati a verifica che queste due motivazione coesistono nelle persone che hanno comportamenti d’aiuto. Le persone solitamente inizialmente vengono spinte da motivazione egoistiche, che se vengono trasformate in motivazione altruistiche compiono l’attività di volontariato nel tempo. ‣ Le motivazione egoistiche: ricerca di vantaggio di tipo materiale, sociale o personale. Evitamento di sanzioni e riduzione di uno stato di tensione interno. = modello del sollievo dagli stati d’animo negativi (Cialdini). - Le persone aiutano gli altri perchè devono alleviare il sentimento di angoscia che provano nel vedere la sofferenza altrui. La maggior parte delle persone non sopporta vedere soffrire gli altri, di conseguenza l'aiuto che forniscono non tanto per aiutare la vittima, ma per levare la propria angoscia.alcune azioni d'aiuto sono del tutto egoistiche (compiute per ottenere gratificazioni esterne o evitare punizioni) o sottilmente egoistiche (compiute per ottenere gratificazione interne o attenuare il proprio disagio) 91 II semestre • Assistere ad uno stato di bisogno o sofferenza > ansia > motivazione egoistica (attenuare la propria sofferenza) > comportamento per attenuare il bisogno ‣ Le motivazione altruistiche: empatia (stato affettivo che corrisponde all’essere testimoni dello stato emozionale di un’altra persona. Esso nasce dall’assumere la prospettiva dell’altro (cognizione) e dal comprendere le sei emozioni). = Ipotesi empatia- altruismo (si prova empatia e quindi si fa altruismo) (Batson) - L’empatia o la preoccupazione la sofferenza dell’altro muove la persona ad aiutare glia altri (non nega che aiutare gli altri può fare ottenere un vantaggio; ma il vantaggio non è l’obbiettivo finale). - Quando si sperimenta un attaccamento sicuro nei confronti di qualcuno, si prova un sentimento di empatia. Sì proprio empatia anche per coloro con cui ci si identifica. ==>> empatia: non ci si concentra tanto sui propri stati d'animo quanto sulla persona sofferente che si vuole aiutare. Vera compassione per la simpatia motiva non aiutare gli altri solo per il loro benessere. Questo vuol dire che quando valutiamo il benessere dell'altro, lo percepiamo in situazioni di bisogno e assumiamo la sua prospettiva, stiamo provando empatia. L'empatia quindi è la percezione del bisogno dell'altro. Prevede tre componenti di base: la capacità di discriminare e riconoscere correttamente le emozioni espresse dall'altro; la capacità di assumere la prospettiva dell'altro (il mettersi nei suoi panni) rappresentandosi il suo vissuto soggettivo in relazione a un evento condizione; la capacità di rispondere alle emozioni altrui con un'emozione non identica, ma congrua, vale a dire saper condividere le emozioni altrui. - Negli esseri umani l’empatia sorge spontanea. - Se empatia viene sollecitata, gli individui prestano aiuto anche quando sanno che nessuno sarà testimone delle loro azioni meritevoli e la loro preoccupazione si potrà e fino a quando le persone bisognose vengono effettivamente soccorso aiutate. Se il loro aiuto non ha successo, questi individui si sentono male a disagio anche se tale successo non è attribuito al loro comportamento. Queste persone spinta da empatia tendono a voler sempre aiutare una persona sofferente —> l’empatia spinge a una motivazione altruistica che muove verso un comportamento prosociale. - —> Batson crede quindi che "l'altruismo autentico indotto dall'empatia fa parte della natura umana". • Assistere ad uno stato di bisogno o sofferenza > empatia > motivazione altruista (attenuare il malessere altrui) > comportamento volto a ridurre il malessere altrui ๏Scambio sociale e norme sociali: responsabilità sociale, reciprocità. ‣ Teoria dello scambio sociale: Alcune interazioni umane sono trattazioni che mirano a massimizzare le proprie ricompense e a minimizzare i proprio costi. Questo non è fatto in modo del tutto consapevole, non è una ricompensa per forza materiale ma anche emotiva (aumentare l’autostima), talvolta gli individui scambiano non solo beni materiali e denaro, ma anche beni relazionali; come amore, assistenza, informazioni, status. In questo calcolo costi-benefici si possono contemplare ricompense esterne (fare qualcosa di buono per ricervwe qualcosa) o ricompense interne (fare qualcosa per stare bene con se stesso, questo spiega gli atti pro sociali verso persone sconosciute che non vedranno mai). - L'effetto positivo che dare aiuto sortisce sui sentimenti di autostima spiega perché così tante persone si sentono bene dopo aver fatto del bene. Coloro che fanno del bene tendono a sentirsi bene, attribuiscono maggiore senso al vivere e godono di maggiore felicità. Infatti da vari studi emerge che le attività di volontariato migliorano il morale e persino la salute delle persone che si impegnano. Le persone generose sono più felici delle persone che sono focalizzate sul proprio sé. - I vantaggi dell'aiuto includono anche la riduzione o evitamento di emozioni negative. • Senso di colpa: Pena e sofferenza sono delle emozioni negative che possiamo provare nel momento in cui dobbiamo fornire un aiuto, sono le stesse che ci spingono ad agire. Le diverse culture hanno istituzionalizzato differenti modalità per sollevare l'individui dal senso di colpa: sacrifici umani e animali, offerte di grano denaro, penitenze, confessione e diniego. - Per ridurre il senso di colpa e i ricercatori di psicologia sociale hanno indotto alcuni soggetti a trasgredire: mentire, somministrare scosse elettriche, rovesciare un tavolo su cui erano distribuite carte con lettere dell'alfabeto, e ingannare…. In seguito ai partecipanti veniva offerta la possibilità di liberarsi dal senso di colpa confessando, denigrando la persona che era stata ferita o compiendo una buona azione per 92 II semestre non vi è quindi una maggiore sicurezza all'aumentare delle persone che potenzialmente possono offrire aiuto. • Albero di Latanè e Daley: il percorso dell’aiuto in situazione di emergenza (effetto passante) = interpretare l’evento come emergenza. - Accorgersi che sta accadendo qualcosa: • Ostacolo 1: distrazione preoccupazione per sé (poco tempo, molta gente). Non accorgersi della situazione di emergenza o interpretare che non si tratti di emergenza. • Ostacolo 2: ambiguità => influenza sociale informativa; ovvero utilizzare il comportamento altrui come un indizio per interpretare la realtà. Questo significa ignorare ciò che proviamo noi e di conseguenza ignorare anche che gli altri possono pensare sentire ciò che pensiamo sentiamo noi (ignoranza pluralista). • Interpretare la situazione come emergenza: • Ostacolo 3: diffusione di responsabilità. Talvolta anche se la situazione viene interpretata come un’emergenza le persone non agiscono poiché i vedono altre persone assistere all'evento non agire. La diffusione di responsabilità in un contesto di folla vuol significare che la responsabilità ad agire tende a diffondersi tra più persone diminuendo l'impatto personale inteso come emotivi motivatore della condotta di aiuto. (più la città è grande e popolata, minore è la probabilità che le persone forniscono aiuto, sono più inclini a fornire aiuto quelle di campagna) • Decidere come aiutare: • Ostacolo 4: Mancanza di competenza • Ostacolo 5: Inibizione da pubblico (eccedenza dei costi sui benefici. Un gesto pro sociale sia stato ripagato con violenza verbale e fisica da parte di chi assiste o dei parenti della vittima.questo può certamente disincentivare le persone che intendono aiutare). Chi decide di intervenire può tenere una valutazione negativa per il proprio comportamento. La pressione di tale valutazione aumenta quando lo spettatore che agisce non so se possedere capacità per far fronte alla situazione. • Fornire aiuto ‣ —> tre processi chiave, alla base dell’effetto passate sono dunque: (1) Influenza sociale (informativa) (2) Diffusione di responsabilità (3) Inibizione da pubblico 3. Variabile tempo (Darley e Batson) : esperimento dei seminaristi —> se siamo di corsa è meno probabile che aiutiamo. • Esperimento: un gruppo di seminaristi doveva recarsi presso uno studio di registrazione in un edificio attiguo. Mentre si dirigevano verso un luogo superavano un uomo seduto in modo scomposto per terra in un vano d'ingresso, con la testa china, che tossiva e si lamentava tratta tra sé e sé.alcuni degli studenti venivano invitati a recarsi allo studio di registrazione con tranquillità, mentre altri me li ma non citati a sbrigarsi poiché il ritardo. Tra quelli in anticipo prestare uno soccorso circa il due terzi, mentre tra coloro in ritardo, solo il 10% soffri di prestare aiuto alla persona. • Gli studenti frettolosi non si erano semplicemente concessi il tempo di mettersi in sintonia con la persona bisognosa. Il loro comportamento è stato influenzato più dal contesto che dalle convinzioni personali. Chi aiuta? Le influenze interne sulla decisione di aiutare includono il senso di colpa e l'umore. Le influenze esterne includono le norme sociali, il numero di astanti, la pressione del tempo e la somiglianza. Chi aiuterà è influenzato dalle disposizioni dei soccorritori. È necessario considerare anche le inclinazioni di chi presta aiuto, per esempio i tratti di personalità o altre variabili psicosociali che possono essere importanti nella scelta di aiutare. Alcune persone sono più predisposte all'aiuto di altri, in modo affidabile e duraturo. I tratti di personalità che predispongono una persona ad aiutare sono: • Alto livello di emotività positiva • Empatia • Auto efficacia 95 II semestre • La gradevolezza (tratto di personalità che meglio predice la disponibilità ad aiutare): attribuisce molta importanza di andare d'accordo con gli altri. • Generatività: tendenza a prendersi cura delle generazioni successive alla propria • Automonitoraggio: modo in cui alcune persone reagiscono a situazione specifiche. Un alto livello di automonitoraggio porta le persone a essere inclini ad assecondare le aspettative altrui e si rivelano perciò predisposti all’aiuto se pensano che il loro gesto di aiuto potrà essere ricompensato dal punto di vista sociale. Le opinioni degli altri risultano meno importanti per coloro che hanno invece un basso livello di automonitoraggio e agiscono in base alle guide interne. • —> La personalità influenza il modo in cui le persone reagiscono a particolari situazioni, ad esempio se sono in sintonia con le aspettative degli altri. Anche lo status e la classe sociale influiscono sull’altruismo. Come favorire il comportamento prosociale; (?) p.435 Un modo per promuovere l'altruismo è intervenire sui fattori che lo inibiscono: ▪ Ridurre l'ambiguità, incrementare la responsabilità. ▪ Risvegliare il senso di colpa e la preoccupazione per l'immagine di sé. ▪ La diffusione dell’altruismo a livello sociale (insegnare l’inclusione morale, creare modelli si altruismo, imparare facendo, attribuire il comportamento altruistico a motivazioni altruistiche, conoscere i meccanismi che regolano l’altruismo). - Promuovere nelle persone l’osservazione di ciò che sta accadendo attorno a loro - Assumere la responsabilità dell’aiuto - Prepararsi ad intervenire - Rafforzamento della capacità della risposta empatica Cap. 12 CONFLITTO Gli studi psico-sociali hanno identificato vari elementi del conflitto, questi elementi sono comuni al conflitto a tutti i livelli: interpersonale, Inter gruppale o internazionale. Gli studi sul conflitto traggono origine da due diverse concezioni dei legami sociali: • Il legame sociale e i luoghi del legame sociale, come ambito dell’armonia e dell’equilibrio, in cui il conflitto deriva da uno squilibrio ed è segno di una anomalia o patologia da reprime o risolvere. Conflitto incluso come elemento transitorio passeggero per tornare allo stato di equilibrio. • Il legame sociale come luogo di costruzione, crescita e trasformazione, in cui il conflitto è elemento intrinseco e necessario della dinamica. - Il conflitto che viene ben gestito assorbisce la quantità di dolore che viene trasformata in energia per rilanciare le relazioni. - Bisogna imparare come trattare e gestire il conflitto, perchè il conflitto non si può mai eliminare è necassario saperlo gestire. - Il conflitto ha a che fare con il riconoscimento. ‣ Il conflitto costringe a riconoscersi (e riconoscere) come portatori di desideri diversi da quelli altrui e fare i conti con i limiti che la realtà pone alla loro soddisfazione immediata. ‣—> da questa pluralità di desideri che nasce il conflitto. ✓ Il conflitto è un costrutto relazionale, sociale. È sempre un fatto relazionale ed una costruzione sociale (dipendente dalla cultura di appartenenza). Nasce principalmente dalla volontà di conciliare i propri desideri con il benessere altrui = dilemmi: —> teoria dei giochi: nasce per spiegare la presa di decisione in situazioni di conflitto. Si basa sul identificare la scelta razionale da prendere nelle situazioni di conflitto (strategia dominante ottimale). - sviluppata su richiesta del governo americano, perchè aveva saputo che il governo giapponese stava inviando dei rinforzi e il generale americano doveva decidere se far passare il convoglio. - Capire in una situazione di conflitto qual è la strategia ottimale, ovvero quella di far vincere maggiormente ad uno dei contendenti e di far perdere l’altro. - Si verifica quando devo prendere una decisione e questa decisione dipende anche da qualcun’altro Diversi giochi: 96 II semestre - Gioco a somma zero: ogni giocatore necessariamente vince a spese dell’altro. - Gioco non a somma zero: situazioni in cui le persone che confliggono possono vincere qualche cosa. Con la cooperazione, entrambi i giocatori vincono; con la competizione entrambi i giocatori perdono. >>Gli psicologi sociali hanno messo in atto una serie di esperimenti di laboratorio che consentono di mettere in evidenza il nucleo di molti conflitti sociali reali. —> dilemma del prigioniero - gioco a motivazione mista, non a somma zero • se il prigioniero A confessa e il prigioniero B non confessa, il procuratore garantisce l’immunità ad A e usa la confusione di A per condannare B alla pena massima (e viceversa se B confessa e A non confessa). • Se entrambi confessano, ognuno riceve una cena moderata. • Se nessuno confessa, ognuno è accusato di un crimine minore e riceva una condanna lieve. ‣ => i giocatori hanno l’opzione di comportarsi in maniera cooperativa e competitiva. Mette nella condizione di dover scegliere tra un’ opzione del tutto razionale (consente di vincere di più) ma a patto che l’altro decida di cooperare con noi. ‣ in circa 2000 studi, gli studenti universitari dovevano affrontare delle varianti del dilemma del prigioniero dove le scelte erano il tradimento o la cooperazione, e le conseguenze non erano in termini di anni di prigionia ma di denaro o crediti scolastici. ‣ Tra tutte le decisioni quella del tradimento rappresenta la posizione migliore, perchè sfrutta la cooperazione degli altri o protegge dal loro possibile sfruttamento ‣ Non cooperando entrambe le parti finisco decisamente peggio che se avessero avuto reciproca fiducia ottenendo così un vantaggio comune. ‣ Questa è una situazione di trappola sociale (situazione in cui le parti di un conflitto, ciascuno impegnata a perseguire razionalmente il proprio interesse, vengon intrappolate reciprocamente in un comportamento distruttivo) = ovvero entrambi i giocatori capiscono che l’unica via che può portare benefici comuni è la cooperazione, ma impossibilitati a comunicare e diffidenti l’uno dell’altro, spesso si imprigionano in un’assenza di collaborazione. —> Tragedia delle risorse comuni Molti dilemmi sociali coinvolgono più di due parti. Per stimolare una difficile situazione sociale, i ricercatori hanno sviluppato dei dilemmi di laboratorio che coinvolgono più persone. Una metafora per l’insidiosa natura dei dilemmi sociali e quella proposta da Hardin, chiamata la tragedia delle risorse comuni, che possono essere rappresentate dall’aria, dall’acqua, dalle balene, dei biscotti, ad ogni risorsa condivisa e limitata. Se tutti usano una risorsa con moderazione, esso può riformarsi alla velocità con cui è stata utilizzata. Viceversa, si verificherà la tragedia delle risorse comuni. —> La tragedia avviene quando le persone consumano più di quanto condividono, con la conseguenza che le loro azioni causano un collasso finale, la tragedia, delle risorse comuni. L’inquinamento ambientale è la somma di molte contaminazioni minori, ognuna delle quali giova ai singoli inquinatori molto più di quanto potrebbe giovare all’oro e all’ambiente se cessassero di inquinare. Quindi, sprechiamo risorse naturali per benefici personali immediati. Questo spreco di risorse avviene non solo nelle società individualiste delle culture occidentali, ma anche nelle società collettiviste. Quando le risorse non vengono ripartite, le persone spesso consumano più di quello di cui hanno consapevolezza. —> Il dilemma del prigioniero e la tragedia delle risorse comuni hanno tre caratteristiche in comune: ◦ Entrambe inducono le persone a spiegare il loro comportamento su una base situazionale. ◦ Le ragioni spesso cambiano. Prima di tutto la gente è ansiosa di massimizzare le proprie risorse con facilità, poi di minimizzare le perdite, infine di salvare la reputazione ed evitare sconfitte. ◦ La maggior parte dei conflitti nella vita reale, così come il dilemma del prigioniero e la tragedia delle risorse comuni, sono giochi a somma diversa da zero. Risolvere i dilemmi sociali 1. Dare regole:  Se le tasse fossero esclusivamente su base volontaria, quanti verserebbero il loro intero contributo? Sicuramente molti non lo farebbero e questo è il motivo per cui le società moderne non fanno affidamento sulla carità per pagare scuole, parchi, sicurezza sociale e militare. Stabiliamo regole anche per salvaguardare i beni 97
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