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Teoria del comportamento sociale: Cultura, Individualismo, Conformismo e Leadership, Dispense di Psicologia Sociale

Questo testo introduttivo esplora concetti chiave della teoria del comportamento sociale, tra cui cultura, individualismo, conformismo e leadership. i concetti di campo, dinamica di gruppi, action research, individualismo occidentale, pessimismo difensivo, percezione sociale, dissonanza cognitiva, rappresentazioni sociali, conformismo e obbedienza, influenza sociale, potere sociale e teoria dell'identità sociale. Vengono inoltre presentate diverse teorie, come teoria dell'aspettativa di status, stadi di sviluppo di un gruppo e teoria del conflitto.

Tipologia: Dispense

2017/2018

Caricato il 08/08/2018

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Scarica Teoria del comportamento sociale: Cultura, Individualismo, Conformismo e Leadership e più Dispense in PDF di Psicologia Sociale solo su Docsity! PSICOLOGIA SOCIALE. DAVID G. MYERS PARTE 1. PENSIERO SOCIALE CAPITOLO 1. INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA SOCIALE. La psicologia sociale -> la disciplina che connettendo l’analisi dei processi psicologici degli individui con l’analisi delle dinamiche sociali nelle quali questi sono coinvolti, studia in particolare i modi e la forma con cui l’esperienza, l’attività mentale e pratica e i comportamenti si articolano con il contesto sociale. In altre parole è lo studio scientifico di come le persone e i gruppi percepiscono e pensano gli altri, li influenzano e si pongono in relazione con loro. Focalizza l’attenzione su come le persone costruiscono il loro mondo sociale, sui fattori sociali che modellano i comportamenti, sui fattori sociali che hanno un impatto sulle nostre emozioni e sulle nostre cognizioni. I capisaldi della psicologia sociale sono : percezione e pensiero sociale – influenza sociale – relazioni sociali. Valori dei ricercatori -> penetrano nel loro lavoro in due vie: MANIFESTA (scelta dell’ambito e dell’oggetto di studio) NON MANIFESTA (la scienza non è mai del tutto oggettiva.) Cultura -> i comportamenti, gli atteggiamenti, le idee e le tradizioni stabili e condivise da un ampio gruppo di persone e trasmesse di generazione in generazione. Rappresentazioni sociali -> credenze socialmente condivise, idee e valori ampiamente diffusi e includenti i nostri assunti e sistemi culturali. Aiutano a dare senso al mondo. Bias della retrospezione -> la tendenza ad esagerare dopo che si è verificato un evento, la propria abilità nell’averlo previsto come qualcosa che si sarebbe verificato. E’ noto anche come il fenomeno del io-lo-so-da-sempre. I primi studi -> di psicologia sociale si collocano al’l interno di 2 approcci sviluppatesi in europa nel XIX secolo, la psicologia della folla (individui si annullano nella folla. contagio mentale – senso di potenza – suggestionabilità) e la Volkerpsichologie (psicologia dei popoli ). Le prime ricerche di psicologia sociale sono quelle di Triplett e Ringelmann sulla facilitazione e inerzia sociale. In realtà però la nascita della disciplina viene ricondotta alla pubblicazione dei primi due manuali di Mcdougall e Ross nel 1908. A partire dall’ inizio del XX secolo la psicologia sociale ha avuto un grande sviluppo negli USA. In europa la psicologia sociale si sviluppa dopo la seconda guerra mondiale. Fautori di questa costruzione autonoma sono autori come Tajfel e Moscovici. Kurt Lwin,europeo emigrato negli USA è considerato unanimemente e padre della moderna psicologia sociale. (teoria del campo – dinamica dei gruppi - action research) . Persona-> fa riferimento a un soggetto morale capace di pensiero libero e dotato di pensieri, credenze e valori unici che si costruisce e ri-costruisce interazione e relazione con il sociale e le persone significative. Individuo-> rimanda all’idea di un soggetto contenuto nel proprio spazio psicologico, separato dalla realtà materiale e dagli altri individui. CAPITOLO 2. METODI DI RICERCA PER LA PSICOLOGIA SOCIALE. Metodo scientifico-> serie di regole convenzionali a cui viene dato l’assenso dalla comunità scientifica, che hanno lo scopo di guidare la produzione di informazioni su un dato oggetto di studio e di rendere confrontabili queste informazioni nella comunità scientifica. Lo psicologo sociale si occupa di individuare l’oggetto di indagine a partire dall’analisi della letteratura. Sceglierà una specifica strategia di ricerca che gli garantisca un’alta validità e fiducia nel interpretare i dati. A seconda degli obbiettivi avrà più importanza la validità interna o esterna. Strategie di ricerca -> possono essere di tipo correlazionale o sperimentale. Le ricerche correlazionali indagano il legame tra due o più variabili,ma non hanno l’obbiettivo di indagare la direzione di tale legame. Le ricerche sperimentali hanno l’obiettivo di testare alcune ipotesi sul legame di causa tra due o più variabili. Cercano di modificare le variabili indipendenti per produrre una modifica sulle variabili indipendenti. Strumenti per la ricerca -> OSSERVAZIONE ( strumento per registrare i comportamenti codificati attraverso categorie. Dove osservare - chi osserva – cosa osservare – unità di tempo – cosa vedere – tecniche di registrazione) INTERVISTA ( strumento basato sulla reazione tra intervistatore e intervistato con l’obbiettivo di rilevare opinioni e atteggiamenti dell ‘intervistato. L’intervista non 1 strutturata – intervista semistrutturata) QUESTIONARIO (strumento altamente strutturato in grado di quantificare gli atteggiamenti, le opinioni i pensieri delle persone su un argomento. domande standard) . Debriefing -> spiegazione dello studio ai partecipanti che avviene in un momento successivo alla conclusione dell’esperimento. Informa i partecipanti di ogni inganno e gli chiede cosa hanno capito dell’esperimento e i loro sentimenti. CAPITOLO 3. IL SE’ IN UN MONDO SOCIALE. Effetto spotlight -> convinzione che gli altri prestino più attenzione al nostro aspetto e al nostro comportamento di quanto non facciano in realtà Illusione di trasparenza -> illusione che porta le persone a pensare che le loro emozioni nascoste affiorino e possano essere lette dagli altri. Concetto di sé -> concezione che la persona ha di sé e come si arriva a conoscere sé stesssi Sé in azione -> come la percezione del sé guida gli atteggiamenti e le azioni Il sé -> è l’ insieme del concetto di sé e dell’ autostima. Il concetto di sé è composto dagli SCHEMI DI SE’( il processo che ci porta ha immagazzinare le informazioni rilevanti su di noi ) e i SE’ POSSIBILI ( chi vorremmo essere ). È influenzato da numerosi fattori tra cui i RUOLI che ricopriamo ( insieme di norme che definisce come dovremmo comportarci le persone in una certa posizione sociale) ; i CONFRONTI che facciamo ( valutazioni delle proprie capacità e opinioni mediante il confronto tra sé e gli altri ); le IDENTITA’ SOCIALI che ricopriamo, ma anche i GIUDIZI DEGLI ALTRI e le esperienze di SUCCESSO o FALLIMENTO a cui andiamo incontro. Individualismo -> ( culture occidentali industrializzate) Concetto che prevede l‘assegnazione della priorità ai propri obiettivi rispetto a quelli del gruppo e alla definizione della propria identità in termini di attributi personali invece che di identificazioni di gruppo. ( SE’ INDIPENDENTE – SE’ IDIOCENTRICO). L’identità è personale, definita da tratti e obiettivi individuali. Ciò che conta è il ME, soddisfazione e realizzazione personali, i miei diritti e le mie libertà. Disapprovazione nei confronti della conformità. Collettivismo -> (culture originatesi in Asia, Africa, America centrale e meridionale) Tendenza ad assegnare priorità agli obiettivi del proprio gruppo di appartenenza (spesso la famiglia allargata o il gruppo di lavoro) e a definire la propria identità in base a esso. ( SE’ INTERDIPENDENTE – SE’ ALLOCENTRICO). L’identità è sociale, definita da rapporti e collegamenti con gli altri. Ciò che conta è il NOI, solidarietà e obiettivi di gruppo, le nostre relazioni e responsabilità sociali. Disapprovazione nei confronti dell’egoismo. Impact bias -> sopravvalutazione dell’intensità e della durata delle emozioni suscitate da eventi. Immune neglet -> la tendenza delle persone a trascurare la rapidità di azione e la forza del proprio sistema immunitario psicologico, che consente di ristabilirsi emotivamente e di essere resilienti dopo il verificarsi di eventi negativi. Autostima –> giudizio complessivo che una persona da di se stessa, percezione del proprio valore. Può essere sia positiva che negativa. La motivazione ad avere un’alta autostima influenza i nostri processi cognitivi. • SE’ ATTUALE: persona che pensate di essere realmente • SE’ IMPERATIVO: persona che pensate dovreste essere • SE’ IDEALE: persona che vorreste essere Se la discrepanza è tra sé reale e sé ideale = delusione, tristezza, frustrazione. Se la discrepanza è tra sé reale e sé imperativo = colpa, imbarazzo, risentimento. Locus of control -> variabile psicologica che indica il grado di percezione rispetto al controllo del proprio destino e degli eventi. La misura in cui le persone percepiscono i risultati ottenuti come internamente controllabili mediante il loro impegno e le loro azioni (locus of control interno) o esternamente governati dal caso e da forze esterne dal sé (locus of control esterno). Il livello di controllo avvertito da una persona è legato al tipo di spiegazione che attribuisce a ostacoli e difficoltà. Le persone che percepiscono se stesse come dotate di potere decisionale sperimentano una maggiore soddisfazione nei confronti della vita. Impotenza appresa -> impotenza e rassegnazione apprese quando una persona non percepisce alcun controllo su eventi negativi ripetuti. 2 Teoria dell’autopercezione -> quando siamo in presenza di indizi deboli o vaghi in merito ai nostri atteggiamenti, osserviamo i nostri comportamenti e ne inferiamo i nostri atteggiamenti, assumendo la posizione di chi ci osserva dall’esterno. Teoria dell’autoaffermazione -> teoria secondo cui gli individui spesso sperimentano una minaccia all’immagine del sé, dopo essersi impegnati in un comportamento indesiderabile, oppure possono compensare affermando un altro aspetto del sé. Se si minaccia il concetto di sé delle persone in un ambito, queste lo compenseranno rifocalizzandosi o facendo buone azioni in un altro ambito. Rappresentazioni sociali -> Negli anni ’60 Moscovici propone il concetto di rappresentazioni sociali. Durkheim nel 1898 sosteneva che le persone che condividono uno stesso ambito sociale e culturale attribuiscono senso alla realtà che vivono attraverso la costruzione di significati condivisi definiti appunto rappresentazioni collettive. Con l’espressione rappresentazioni sociali intendiamo una serie di concetti, asserti e spiegazioni che nascono nella vita di tutti i giorni, nel corso delle comunicazioni interpersonali. Moscovici definisce le rappresentazioni sociali come sistemi cognitivi, con una loro logica e linguaggio, attraverso i quali i membri di una comunità sono capaci di costruire la realtà sociale. Vengono create e ricreate dalle persone nel corso dell’interazione reciproca come, ad esempio, nel corso di una conversazione. Le persone e i gruppi creano le rappresentazioni nel corso della comunicazione e della cooperazione. Le rappresentazioni sociali si formano attraverso due processi: ANCORAGGIO (permette l’assimilazione dell’ignoto al noto, è un processo che consente di trasferire qualcosa di estraneo al nostro sistema di categorie), OGGETTIVAZIONE (scoprire, mettere fuori, l’aspetto iconico di una categoria, dota di realtà un concetto non familiare). Hanno 3 funzioni principali: • COGNITIVA: esito dell’ancoraggio. Le persone condividendo determinate rappresentazioni hanno la sensazione di sentirsi a casa propria. • FAVORIRE GLI SCAMBI INTERPERSONALI E SOCIALI: sono prescrittive, cioè si impongono alle persone con forza irresistibile, frutto di una struttura e di una tradizione pre-esistente alla persona stessa. • NORMATIVA E DI COSTRUZIONE DELL’IDENTITA’: funzionano anche come strumenti di affermazione simbolica di un’identità e di un’appartenenza. Moscovici nel 1984 propone un raggruppamento in tre categorie delle potenziali funzioni delle rappresentazioni. • PRIMA IPOTESI (INTERESSE) : Le persone o i gruppi costruiscono dei discorsi che conciliano le posizioni contrapposte di due o più individui e che vanno nella direzione di favorire la posizione che ha più potere. • SECONDA IPOTESI (EQUILIBRIO) : le rappresentazioni sociali sono usate come mezzi o strumenti che risolvono le tensioni emotive o psichiche. Servono a ricostruire un immaginario equilibrio interno alle persone o ai gruppi. • TERZA IPOTESI (CONTROLLO) : le rappresentazioni sono usate dai gruppi per filtrare le informazioni che provengono da sistemi o ambienti esterni. Atteggiamenti e rappresentazioni sociali -> le ultime considerazioni evidenziano come lo sviluppo storico del concetto di atteggiamento si è snaturato da un’iniziale accezione in termini sociali e collettivi verso una interpretazione sempre più individualistica e modellata sulla natura emotiva e disposizionale, più che cognitiva. Asch sottolinea che il carattere sociale degli atteggiamenti non risiede nella natura degli oggetti sociali studiati né nel loro grado di condivisione, quanto nella loro genesi in contesti interattivi che influenzano fortemente la percezione sociale. Jaspars e Fraser mettono in luce come lo sviluppo storico del concetto di atteggiamento si sia snaturato da un’iniziale accezione in termini sociali e collettivi verso una interpretazione sempre più individualistica e modellata sulla natura emotiva e disposizionale, più che cognitiva. Suggeriscono di considerare gli atteggiamenti come risposte individuali basate su rappresentazioni collettive. Sembra che la natura sociale degli atteggiamenti differisca in vari modi dalla natura sociale della rappresentazioni sociali. Le rappresentazioni sociali sono sociali almeno in tre sensi diversi: • Riguardano la realtà sociale nel senso strutturale e culturale del sociale • Sono sociali in origine • Sono ampiamente condivise, il che fa si che diventino parte della realtà sociale stessa. Gli atteggiamenti in quanto componente valutativa delle rappresentazioni sociali sono sociali nel primo senso. PARTE 2. INFLUENZA SOCIALE CAPITOLO 6. CONFORMISMO E OBBEDIENZA Influenza sociale -> cambiamento che si verifica nei giudizi, nelle opinioni e negli atteggiamenti di una persona o di un gruppo a seguito dell’esposizione ai giudizi, alle opinioni e agli atteggiamenti di altri individui, in particolari circostanze. Potere sociale -> forza di cui dispone chi influenza di produrre cambiamenti negli atteggiamenti e nei comportamenti di chi è influenzato. Il potere può trarre origine dall’avere accesso a certe risorse oppure dall’essere amato e ammirato dagli altri. Teoria della dominanza sociale -> sostiene che i gruppi sono organizzati sulla base di una gerarchia del potere e che un gruppo dominante esercita potere e influenza sugli altri. Le conseguenze dell’influenza sociale sono il conformismo, l’accondiscendenza o acquiescenza, obbedienza e accettazione o adesione interiore. 5 Conformismo -> è un cambiamento del comportamento, dei pensieri e dei sentimenti delle persone rispetto a una norma sociale come risultato di una pressione di gruppo reale o immaginata. Ci sono tanti tipi di conformismo: • ACCONDISCENDENZA O ACQUIESCENZA (COMPLIANCE): conformità che implica un’azione pubblica in risposta a una richiesta implicita o esplicita ma con un dissenso interiore. (ci conformiamo a un’aspettativa senza realmente credere in ciò che stiamo facendo) • OBBEDIENZA: agire in risposta a un ordine o a un comando diretto. (spesso per ottenere una ricompensa) • ACCETTAZIONE O ADESIONE INTERIORE: conformità che coinvolge sia l’agire sia il credere in risposta alla pressione sociale.. l ‘accettazione qualche volta segue l ‘accondiscendenza. Sherif -> voleva isolare e sperimentare la formazione della norma. EFFETTO AUCINETICO (movimento apparente di un punto luminoso fisso in un ambiente buio.) valutare la suggestionabilità rispetto all’apparente movimento di una luce. Asch -> esperimento linea standard. (conformismo) accordo con i giudizi percettivi chiaramente sbagliati degli altri Milgram -> esperimenti sulla norma dell’ autorità (scosse elettriche) Obbedienza -> aumenta con la presenza di 4 fattori: • DISTANZA EMOTIVA DALLA VITTIMA : è più facile maltrattare qualcuno che è distante o spersonalizzato, mentre la gente agisce in modo più compassionevole verso chi viene personalizzato • VICINANZA ALL’ AUTORITA’ : quando chi da l’ordine è fisicamente vicino il conformismo aumenta • AUTORITA’ ISTITUZIONALE : le autorità spalleggiate dalle istituzioni esercitano un potere sociale • INFLUENZA DEL GRUPPO : provoca un effetto liberatorio Comportamento e atteggiamenti -> gli esperimenti di ASCH e MILGRAM mostrano che gli atteggiamenti non riescono a determinare il comportamento quando le influenze esterne travolgono le convinzione interne. il comportamento esterno e la disposizione esterna possono condizionarsi a vicenda. Fattori che predicono il conformismo -> il conformismo è influenzato da alcune variabili. • DIMENSIONI DEL GRUPPO : un gruppo composto da 3-5 persone genera più conformismo che una persona sola o un gruppo composto da 2 persone. • UNANIMITA’: chi rompe l’unanimità del gruppo ne sminuisce il potere sociale, le persone danno voce alle proprie opinioni se una sola altra persona ha fatto lo stesso. • COESIONE: l’opinione di una minoranza esterna al gruppo ci influenza meno che la stessa opinione operata da una minoranza interna. Più coeso è il gruppo più aumentano i suoi poteri • STATUS: persone di status elevato tendono ad avere un impatto maggiore. I membri più giovani di un gruppo tendono a conformarsi di più dei membri più anziani. • RISPOSTA PUBBLICA: le persone si conformano di più quando devono rispondere di fronte agli altri piuttosto che scrivere le loro risposte privatamente. • PRESA DI POSIZIONE E PRECEDENTE ASSUNZIONE DI IMPEGNO : una volta resa pubblica la propria dichiarazione, la persona vi aderisce. Al massimo cambierà giudizio in una situazione successiva. E difficile tornare indietro dopo aver emesso un giudizio pubblico. Perché conformarsi-> una persona può conformarsi al gruppo per essere accettata ed evitare il rifiuto o per ottenere informazioni importanti. Influenza normativa-> il conformismo basato sul desiderio di una persona di soddisfare le aspettative degli altri, spesso per farsi accettare. Influenza informativa -> il conformismo che si presenta quando le persone accettano una prova di realtà fornita da altre persone. Chi si conforma -> tre predittori • PERSONALITA’: aiutano a definire chi si conforma soprattutto in situazioni definite deboli • CULTURA: influenza il grado con cui una persona si conforma. (paesi collettivisti più sensibili agli altri) • RUOLI SOCIALI 6 Reattanza -> lo stimolo a proteggere o ristabilire il proprio senso di libertà. La reattanza nasce quando qualcuno minaccia la nostra libertà di azione. Suscita un effetto boomerang anticonformista. CAPITOLO 7. LA PERSUASIONE Persuasione -> processo che, mediante atti di comunicazione, conduce alla formazione, rafforzamento o modifica degli atteggiamenti. Processo che prevede diverse fasi: esposizione del soggetto al messaggio, attenzione al medesimo, comprensione dei suoi contenuti, accettazione della posizione in esso sostenuta, memorizzazione della stessa e azione. La persuasione agisce efficacemente solo se si verificano tutte le fasi. Il soggetto è considerato parte attiva del processo di persuasione. Due modelli: • MODELLO DELLA PROBABILITA’ DI ELABORAZIONE (ELM) • MODELLO EURISTICO-SISTEMATICO (HSM) La via centrale alla persuasione –> processo di elaborazione sistematica e attenta delle informazioni contenute nel messaggio persuasivo. Implica la valutazione della qualità delle informazioni fornite dal messaggio, mette in relazione il contenuto del messaggio con le informazioni che già si possiedono. Conduce a un cambiamento più duraturo La via periferica alla persuasione -> processo in cui le persone di focalizzano sugli aspetti superficiali del messaggio e impiegano semplici regole di presa di decisione che portano a stimare in maniera automatica e immediata la validità del messaggio persuasivo. (pubblicità) Elementi della persuasione -> gli elementi della persuasione sono quattro • LA FONTE: autorità (tanto più efficace quanto più è credibile) – simpatia (la gente risponde positivamente a chi gli è simpatico) – prova sociale (le persone seguono l’esempio di altri per convalidare i propri pensieri) – reciprocità (le persone si sentono obbligate a restituire ciò che hanno ricevuto) – coerenza (tendono a onorare gli impegni presi pubblicamente) – scarsità ( apprezzano ciò che è limitato) • IL CONTENUTO DEL MESSAGGIO: può essere di per se stesso persuasivo, soprattutto se è associato a emozioni positive. Possono diventare efficaci anche se suscitano emozioni negative. Più la gente è spaventata e più diventa sensibile. • IL CANALE: via o modalità utilizzata per inviare il messaggio: faccia a faccia, per iscritto, in film o in altro modo. In genere quelli faccia a faccia sono più efficaci mentre la versione cartacea risulta essere più utile nel caso di messaggi complicati. Non sono certo i media a esercitare la maggiore influenza su di noi ma il contatto con le persone, cioè il passaparola. • RICEVENTE: ha un peso nel processo persuasivo. I giovani per esempio sono più inclini a cambiare atteggiamento. Il processo persuasivo può essere mantenuto nel tempo cercando di rafforzare gli atteggiamenti esistenti sottoponendoli a critica e cercando di cambiarli con argomentazioni che non siano troppo forti e che possano offuscare quelle che precedentemente hanno attivato il cambiamento di atteggiamento. Le persone con moderata autostima sono le più facili da influenzare. Effetto primacy -> a parità di altri elementi l’informazione fornita per prima in genere ha più influenza. Una volta che una credenza si è formata è difficile screditarla. Quando i due messaggi sono uno dopo l’altro prevale l’effetto primacy. Effetto recency -> l’informazione più recente talvolta ha più influenza. L’effetto recency è comunque meno comune dell’effetto primacy. La dimenticanza crea l’effetto recency quando un tempo sufficiente separa i due messaggi e quando l’audience si pronuncia subito dopo il secondo messaggio. Resistere alla persuasione -> per opporre resistenza un modo può essere impegnarsi pubblicamente a sostegno della propria posizione prima di ascoltare il giudizio degli altri. Un modo per stimolare le persone a impegnarsi può essere attaccare blandamente le loro posizioni. Anche gli argomenti deboli stimolano contro argomentazioni che diventano disponibili per un attacco più forte. CAPITOLO 8. INTERAZIONE NEI GRUPPI. Gruppo -> un insieme di due o più persone che condividono un destino comune che li porta a qualche forma di interdipendenza tra loro (scopi, attese…) e che si percepiscono come membri di uno stesso aggregato sociale che è riconosciuto come tale da altre persone. Lewin definisce il gruppo come una totalità dinamica che è qualcosa di diverso della somma delle sue parti. Una delle peculiarità del gruppo è l’INTERDIPENDENZA, del destino (qualsiasi aggregato può diventare un gruppo se percepisce di condividere un destino comune) o del compito (gli sforzi delle persone per raggiungere un obiettivo determinano un legame tra i membri tale che i risultati delle azioni di ciascuno hanno delle implicazioni sui risultati degli altri). Il gruppo si definisce tale quando 7 Fonti cognitive del pregiudizio -> richiama l’uso di stereotipi come esempi di efficienza cognitiva nel categorizzare le persone in gruppi. E’ facile ed efficiente ricorrere agli stereotipi quando il tempo a disposizione è scarso, siamo preoccupati, stanchi, emotivamente eccitati oppure troppo giovani per apprezzare la diversità. L’etnia e il genere sono nel mondo attuale modalità potenti per categorizzare le persone. Una volta che assegniamo una persona a un gruppo tendiamo a esagerare le somiglianze all’interno dei gruppi e le differenze tra di loro. Effetto omogeneità dell’outgroup ( percezione che i membri dell’outgroup siano più simili uno all’altro di quanto siano quelli dell’ingroup) Minaccia dello stereotipo -> la preoccupazione dirompente quando si è di fronte a uno stereotipo negativo, di venir valutati in base a quello stereotipo. A differenza delle profezie che si auto avverano, che inculcano gradualmente il giudizio degli altri nel proprio concetto di sé, le situazioni di minaccia dello stereotipo hanno effetti immediati. CAPITOLO 10. L’AGGRESSIVITA’ Aggressività -> è un comportamento fisico o verbale volto a causare danno, dolore o sofferenza ad altri. Gli animali mostrano due tipi di aggressività: SOCIALE ( manifestazioni di rabbia) e SILENZIOSA (come quando da predatori seguono la preda). Gli uomini manifestano l’aggressività OSTILE (avviene a caldo, alimentata da rabbia e perpetrata come fine a se stessa, ha come obiettivo ferire o danneggiare, viene definita anche aggressività affettiva) e l’aggressività STRUMENTALE (avviene a freddo, rappresenta un mezzo per raggiungere un altro scopo o un altro obiettivo). Teoria istintuale a base biologica -> associata a Sigmund Freud e a Konrad Lorenz. Sebbene i due studiosi fossero concordi nel ritenere che l’aggressività fosse un’energia istintuale (non appresa e universale). Se non viene liberata in qualche modo, tale energia si accumula fino a esplodere o fino a quando uno stimolo appropriato la rilascia. Freud sottolineava che l’aggressività umana scaturisce da un impulso autodistruttivo della persona la quale reindirizza verso gli altri l’energia di un primitivo desiderio di morte. Lorenz riteneva che l’aggressività ha un carattere adattivo piuttosto che autodistruttivo (aggressioni tra maschio e maschio nel corso della storia umana). INFLUENZE NEURONALI (alcuni sistemi neuronali sembrano facilitare i meccanismi di aggressività) INFLUENZE GENETICHE (eredità genetica influenza la sensibilità del sistema neuronale alle sollecitazioni aggressive) INFLUENZE BIOCHIMICHE (alcuni composti chimici nel sangue influenzano la sensibilità neuronale alla stimolazione aggressiva). Teoria della frustrazione-aggressività -> spiega il comportamento aggressivo come l’esito dell’innesco di una reazione subitanea ad una frustrazione. Con frustrazione si intendono gli ostacoli che bloccano i comportamenti tesi al raggiungimento di determinati obiettivi. Questa teoria inserisce il concetto di dislocazione, reindirizzamento dell’aggressività verso un obiettivo diverso da ciò che ha originato la frustrazione. Il nuovo oggetto è un bersaglio più sicuro e socialmente accettabile. Berkowitz teorizzò che la frustrazione produce rabbia, uno stato emotivo che predispone all’aggressività. La rabbia si scatena quando chi frustra i nostri obiettivi o desideri avrebbe potuto scegliere di agire diversamente. Paragonandosi agli altri spesso la frustrazione risulta accentuata. Aggressività come comportamento sociale appreso -> secondo gli studiosi l’aggressività come altri comportamenti umani, è appresa per osservazione e imitazione e mediante un sistema di ricompense e punizioni. Bandura nella teoria dell’apprendimento sociale dell’aggressività sostiene che gli esseri umani apprendono l’aggressività non solo sperimentandone le gratificazioni in prima persona, ma anche osservando gli altri. La vita quotidiana espone a modelli aggressivi in seno alla famiglia, nell’ambito della sottocultura di appartenenza e tramite i mass media. Spesso la violenza genera altra violenza. Cosa influenza l’aggressività -> gli elementi che innescano l’aggressività spesso includono alcuni tipi di esperienze avversive: DOLORE e SOFFERENZA (il dolore acuisce l’aggressività anche negli esseri umani, l’elemento base che innesca l’aggressività ostile è appunto la stimolazione avversiva e non la frustrazione), ALTE TEMPERATURE AMBIENTALI (il fattore climatico più irritante è comunque certamente il caldo, le persone possono diventare più irritabili quando il tempo è caldo e afoso), ASSALTI O SOVRAFFOLLAMENTO (essere aggredito o insultato da un’altra persona sembra essere una circostanza che conduce in modo particolarmente rapido all’aggressività), PROVOCAZIONE (il fatto di essere fisicamente stimolati intensifica pressoché ogni tipo di emozione), INFLUENZA DEI MEDIA (le aumentate percentuali di violenza criminale, inclusa la violenza sessuale, coincidono con l’accresciuta disponibilità di materiale violento e a contenuto sessuale nei media). Televisione -> i ricercatori utilizzano perciò studi correlazionali e sperimentali per esaminare gli effetti prodotti dal guardare scene di violenza. Più sono violenti i contenuti dei programmi televisivi guardati e più i bambini risultano aggressivi, le ragazze che guardano più spesso programmi in cui vengono presentati modelli che veicolano pettegolezzi, maldicenze ed esclusione sociale mostrano anche con maggiore frequenza tali comportamenti. Perché la visione di atti o di scene violente abbia effetto: 10 • Non sono i contenuti brutali a causare la violenza sociale, bensì la sollecitazione da essi prodotta, la sollecitazione tende a riversarsi all’esterno. • La visione di contenuti violenti disinibisce, la violenza sollecita lo spettatore ad adottare un comportamento aggressivo • Le immagini veicolate dai media suscitano imitazione Videogiochi -> godono di un’immensa popolarità e mostrano una crescente brutalità. I videogiochi si rivelano eccellenti strumenti di insegnamento. nel 2007 il settore ha celebrato il 35 compleanno. I giochi di realtà virtuale promettono ancora più realismo, coinvolgimento e impatto. Chi gioca ai videogiochi si identifica e interpreta il ruolo di un personaggio violento, commette atti di violenza e non si limita solo ad esserne spettatore, viene coinvolto nell’intera sequenza della rappresentazione violenta, viene coinvolto in continui atti di violenza e in minacce di aggressività, ripete continuamente comportamenti violenti, riceve una ricompensa nel caso in cui la sua aggressività risulti efficace. Usare videogiochi dal contenuto violento incrementano la sollecitazione corporea, incrementano i sentimenti aggressivi, incrementano i comportamenti aggressivi, riducono i comportamenti pro sociali. Influenze di gruppo -> i gruppi possono amplificare in parte le reazioni aggressive suddividendo tra le persone il senso di responsabilità. L’attenuarsi del senso di responsabilità aumenta non solo con l’aumentare della distanza ma anche con l’aumentare del numero delle persone con cui poterlo spartire. Ridurre la propria aggressività -> insegnare ai giovani come sfogare la propria rabbia. MODELLO IDRAULICO (l’accumulo di energia aggressiva finisce per trovare una valvola di sfogo o comunque uno sbocco. La ritorsione può ridurre la tensione e persino offrire piacere, ma alla lunga finisce per alimentare sentimenti ancora più negativi. Se è vero che il comportamento aggressivo è appreso allora vi è la possibilità di controllarlo. Le esperienze avversive, come le aspettative frustrate e gli attacchi personali, predispongono all’aggressività ostile: è quindi saggio non alimentare nelle persone aspettative false e irraggiungibili, ricompensare i comportamenti cooperativi e non quelli aggressivi. Esistono dei limiti all’efficacia delle punizioni, queste sono stimolazioni avversive e offrono un modello del comportamento che si cerca di prevenire. Sono coercitive ed è bene ricordare che solo di rado si interiorizzano azioni che vengono imposte forzatamente dall’esterno. CAPITOLO 11. LE RELAZIONI INTERPERSONALI SIGNIFICATIVE Bisogno di appartenenza-> bisogno di essere connessi agli altri in relazioni stabili e intime. Desiderio di formare e mantenere relazioni ha reso possibile ai nostri antenati la sopravvivenza in gruppo, l’attaccamento sociale accresce la possibilità di sopravvivenza, le relazioni reali e quelle desiderate possono dominare il pensiero e le emozioni di tutti. Quando soddisfiamo il bisogno di appartenenza è più facile che siamo anche più sani e più felici. Le relazioni interpersonali significative (close relationship) -> assolvono al nostro bisogno di appartenenza. Possono essere distinte tra RELAZIONI DI SCAMBIO (Exchange, c’è uno scambio di favori, si restituiscono i favori soprattutto materiali) e RELAZIONI DI CONDIVISIONE (communal, c’è sempre uno scambio ma è basato maggiormente sui bisogni dell’altra persona, l’attenzione è posta sull’obbligo morale e/o sul desiderio di prendersi cura dei bisogni dell’altro) oppure possono essere descritte in base alle loro caratteristiche. L’influenza nelle close relationship è molto forte, frequente, si riferisce a più ambiti e dura per un considerevole periodo di tempo della vita, se non per sempre. Le relazioni interpersonali significative o profonde sono caratterizzate da: • MUTUA INFLUENZA • ALTA FREQUENTAZIONE • RECIPROCITA’ • CONDIVISIONE • INTERDIPENDENZA Le diverse relazioni profonde si possono distinguere rispetto a tre caratteristiche : PERMANENZA (le relazioni non permanenti richiedono un maggior impegno per essere mantenute nel tempo), POTERE (descrive la struttura gerarchica che caratterizza la relazione. Per es. relazioni ugualitarie o verticali) e GENERE (riflette sia la composizione sessuale della diade). Come iniziano le relazioni interpersonali -> le relazioni sono caratterizzate da elementi di volontarietà. • VICINANZA: prossimità geografica, la vicinanza (distanza funzionale) predice fortemente la simpatia. La simpatia anticipatoria aumenta la possibilità di formare una relazione soddisfacente. • ATTRAZIONE FISICA : anche se la bellezza ha il suo peso, le persone non scelgono i compagni più belli in assoluto, ma quelli che si sposano meglio con loro. Fenomeno del matching (tendenza di uomini e donne a scegliere dei partner che si abbinino bene con loro quanto ad attrattività e ad altre caratteristiche). Stereotipo della bellezza -> ciò che è bello è buono. Parametri della bellezza cambiano da cultura a cultura, per essere belli, ironicamente, occorre essere perfettamente nella media. 11 • SOMIGLIANZA: ci piacciono coloro che sono simili a noi. Gli amici, le coppie e i coniugi condividono atteggiamenti, credenze e valori molto di più di quanto facciano due persone prese a caso. Quando qualcuno agisce o pensa come noi ci piace. Il desiderio di trovare partner simili è più forte di trovare partner belli. Si usa dire che gli opposti in amore si attraggono, nonostante l’adesione comune a questo principio i ricercatori trovano che la somiglianza è ciò che porta alla piacevolezza, non la complementarietà. • RECIPROCITA’: la simpatia di solito è reciproca, la simpatia di una persona per un’altra predice la simpatia di ritorno dell’altro. Nella maggior parte delle interazioni sociali, noi autocensuriamo i nostri sentimenti negativi. Vivendo in un mondo di piacevoli illusioni, continuiamo a comportarci in modi che alienano la possibilità di avere amici. Chi realmente ci ama sarà onesto con noi ma cercherà anche di vederci in maniera positiva. Come si sviluppano le relazioni interpersonali -> le relazioni profonde e intime permettono di essere conosciuti per come si è e di sentirsi accettati. Sono caratterizzate da SELF-DISCLOSURE (rivelare aspetti intimi di se stessi agli altri), teoria della penetrazione sociale ( lo sviluppo della relazione attraversa alcune fasi che fanno approfondire sempre di più la relazione) e RESPONSIVITA’ (desiderano di più essere amate e apprezzate che ricevere lo stesso tipo di confidenza che fanno). Altrettanto importanti sono i benefici e le ricompense che i partner si scambiano all’interno della relazione (sostegno reciproco). Teorie evolutive -> basate sulle caratteristiche dell’uomo. Si sono occupate sia di studiare i processi legati all’evoluzione della specie che spiegano le origini del perché e del come l’uomo si relaziona agli altri (teorie evoluzionistiche) e i processi che permettono al bambino e all’uomo di crescere e relazionarsi, specialmente nel rapporto con la madre (teorie dell’attaccamento). Teorie sociocognitive -> si focalizzano su come i partner interpretano i loro comportamenti reciproci. Hanno indagato in modo specifico l’interpretazione che diamo del nostro comportamento all’interno della relazione e le rappresentazioni della relazione particolare con un’altra persona. (schema del sé - schema del partner – schema della relazione). Teorie dello scambio -> si focalizzano su ciò che i partner si scambiano vicendevolmente. Hanno approfondito che tipo di costi e benefici vengono scambiati all’interno delle relazioni interpersonali e come tale scambio possa consentire il proseguo della relazione. Principio di equità: soprattutto tra estranei e conoscenze casuali. Nelle relazioni durature non si barattano benefici e costi. Le persone si impegnano di più nella relazione se ne sono soddisfatte, se hanno una bassa qualità delle alternative e se il loro investimento nella relazione è molto alto. Perché finiscono le relazioni -> nessuna relazione è esente da periodi di affaticamento e difficoltà. I periodi di difficoltà vengono affrontati diversamente dai partner. FEDELTA’ (attesa del miglioramento) – NONCURANZA (ignorare il partner) – VOCE (cercare di migliorare la situazione) – USCITA (fine della relazione). Conflitto -> quando si è in una situazione di conflitto le emozioni e i sentimenti negativi possono perdurare a lungo oppure dissiparsi in un attimo. Se la relazione è di tipo cooperativo è più probabile che i partner della relazione utilizzino strategie costruttive per giungere a una risoluzione positiva. Una relazione competitiva favorirà una conduzione distruttiva del processo conflittuale. La rottura dei legami è seguita da una sequenza prevedibile che inizia da preoccupazioni seguita da tristezza e alla fine dall’inizio di un distacco emotivo. CAPITOLO 12. COMPORTAMENTO PROSOCIALE E ALTRUISMO Teoria dello scambio sociale -> afferma che nei comportamenti d ‘ aiuto le persone tendono a monitorare consapevolmente i costi e i vantaggi che tale aiuto comporta cercando di minimizzare i primi e massimizzare i secondi. Le ricompense che motivano l’aiuto possono essere esterne ( si da per ricevere) o interne( incrementa la nostra autostima). Le attività di volontariato migliorano il morale e la salute delle persone che si impegnano. Altruismo -> motivazione che porta a incrementare il benessere degli altri senza alcuna aspettativa conscia di un vantaggio personale. Egoismo ->motivazione che porta a incrementare il proprio benessere. Esso è contrario all’altruismo. Ricompense interne -> i vantaggi dell’aiuto includono una serie di auto gratificazioni interiori. il senso di colpa è stato sempre un’emozione dolorosa,tale da portare le persone ad agire in diversi modi per evitare di esserne sopraffatti. Il senso di colpa conduce al bene . le persone felici sono spesso anche pronte a prestare aiuto . Teoria delle norme sociali -> sostiene che le persone aiutano per conseguire delle ricompense esterne, interne o perseguire delle norme sociali, quelle della reciprocità (aspettativa in base alla quale gli individui presteranno soccorso e aiuto e quindi non 12
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