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Punire, una passione contemporanea, Appunti di Sociologia della devianza

Riassunto del saggio di Didier Fassin

Tipologia: Appunti

2020/2021
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Caricato il 08/11/2022

carlotta327
carlotta327 🇮🇹

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Scarica Punire, una passione contemporanea e più Appunti in PDF di Sociologia della devianza solo su Docsity! 1 premessa: momento punitivo Nell'ultimo decennio il mondo è entrato in un'era del castigo. le infrazioni alla legge vengono sanzionate con sempre maggiore severità. Tale tendenza -non è direttamente correlata, come dimostrano gli studi, ad alcun incremento della criminalità e della delinquenza -ma la svolta repressiva si protrae anche quando le attività criminali diminuiscono. una tendenza simile è osservabile nel corso degli anni 90. in tutta Europa e negli altri continenti Quando simili costanti Si manifestano A livello mondiale bisogna supporre che siano espressione di un dato fondamentale che va al di là delle singole storie nazionali. Tale constatazione ha una sua temporalità: emerge negli anni 70 e 80 e poi accelera a ritmi variabili a seconda del paese. Io propongo di parlare di momento punitivo il termine momento si riferisce a un periodo particolare, o piuttosto a uno spazio-tempo: il fenomeno che esso indica si estende su più decenni e riguarda tutti i continenti, con solo alcune eccezioni. Ma “momento” va inteso anche per indicare il movimento, l'impulso: è la forza che determina il cambiamento al quale assistiamo. Cos'è allora che caratterizza il movimento punitivo? Mi sembra che esso corrisponda a questa specifica congiuntura in cui la soluzione diventa il problema. In linea di principio, di fronte alla violazione delle norme i membri di una società si affidano a una risposta fatta di sanzioni che alla maggior parte degli individui appaiono utili. Il crimine è il problema, e il castigo la sua soluzione. Con il momento punitivo, è il castigo a diventare il problema. lo diventa a causa ● del numero di persone rinchiuse ● del costo economico che ciò determina per la collettività ● della produzione e riproduzione di disuguaglianze che favorisce ● della perdita di legittimità derivante dalla sua applicazione discriminatoria e arbitraria Ritenuto ciò che dovrebbe proteggere la società dal crimine, Il castigo appare sempre di più ciò che invece la minaccia. Il momento punitivo incarna questo paradosso. Per illustrare questo momento punitivo mi concentrerò sul contesto Nazionale della Francia che attraversa il periodo più repressivo della sua storia recente in tempo di pace: infatti non sono mai stati incarcerati così tanti uomini e donne. Ma questo momento non è dovuto, come si sarebbe tentati di credere, a un aumento della criminalità. Negli ultimi 50 anni c’è stata una diminuzione quasi costante delle forme più preoccupanti di criminalità. Come spiegare allora una simile impennata, visto che non è dovuta a un reale aumento della criminalità? Si coniugano due fenomeni che influenzano in profondità la società francese: 1. una cresciuta sensibilità per gli atti illegali e la devianza: un fenomeno culturale 2. focalizzazione del discorso dell'azione pubblica sulle questioni di sicurezza: un fenomeno politico 2 da un lato gli individui si dimostrano sempre meno tolleranti verso ciò che disturba la loro esistenza. Dagli Atti incivili alle minacce, dalle aggressioni verbali ai litigi Fra vicini, ormai tutta una serie di conflitti interpersonali che prima potevano trovare soluzioni locali passano per la pulizia, spesso per la giustizia e a volte per la prigione. L'abbassamento della soglia di tolleranza di fronte a pratiche fino a poco tempo fa ignorate da parte della legge ,insieme a un aumento delle attese morali. Ma questa tendenza -non riguarda allo stesso modo né tutte le trasgressioni, né coloro che ne sono gli autori - risparmia spesso le categorie dominanti e si accanisce sulle classi popolari. La frode fiscale viene meglio tollerata del taccheggio: tale gerarchia di disordini e la corrispondente modulazione delle sanzioni corrispondono Dall'altro lato le Élite politiche rafforzano o addirittura anticipano le paure e inquietudini securitarie dei cittadini. Aiutati in questo dalla gestione mediatica dei fatti di cronaca e violenza, strumentalizzano ansie e paure e ritengono di trarre i benefici elettorali dalla drammatizzazione delle situazioni e dalla messa scena della loro autorità attraverso dimostrazioni di severità. e si deve riconoscere che negli ultimi decenni queste strategie dei partiti politici hanno spesso avuto un certo successo. populismo penale l'intolleranza della società e il populismo penale della politica si aiutano a vicenda: è la combinazione di questi due fenomeni a produrre il boom constatato. in concreto Essa si traduce in azione pubblica in due modi: l'estensione del campo della repressione e l'appesantimento del regime di sanzioni. 1. Innanzitutto vengono criminalizzati fatti che in precedenza non avevano tale destino: create nuove infrazioni, atti prima passibili di semplici multe diventano suscettibili di incarcerazione. 2. Inoltre vengono aggravate le sanzioni per gli stessi reati: si condanna più spesso alla privazione della libertà e si rinchiude per periodi più lunghi. I cambiamenti nella sensibilità e nelle politiche hanno così effetti sull'intero sistema penale: spingono a una maggiore severità nel castigo INTRO: due storie Malinowski: Delitto senza castigo In un celebre saggio Malinowski riporta un episodio avvenuto durante la sua ricerca alle isole Trobriand: Un giovane di 16 anni si era suicidato dopo la scoperta del suo rapporto incestuoso con la cugina: nelle società tradizionali Melanesianeavere delle relazioni sessuali con una persona del proprio clan significa infrangere la legge esogamica ed è considerato come il peggior crimine che si possa mai commettere. nella realtà le pratiche endogamiche 5 il confronto tra queste due storie permette di mostrare - la diversità delle risposte possibili di fronte alla trasgressione delle norme. -il castigo come istituzione sociale, strumento di analisi delle società, dei sentimenti che le attraversano e dei valori di cui si fanno portatrici. 3 domande con cui si struttura il libro Che significa punire? perché si punisce? chi viene punito? definizione la giustificazione, la distribuzione del castigo. TECNICA USATA DA FASSIN NON definire l'oggetto a priori, affermando in anticipo cos'è il castigo, MA far emergere a posteriori una teoria a partire dai materiali empirici raccolti permettendo di aprire altre piste L'approccio combina due procedimenti: genealogico ed etnografico. 1. Il metodo genealogico Esplora le origini e gli sviluppi delle concezioni di Delitto e castigo. Per seguirlo mi baserò in particolare sulla filologia, l’etnologia e la storia in modo da ricostruire Come si è arrivati a punire così come lo facciamo oggi. prediligerà la genealogia di lungo termine usata da Nietzsche rispetto a una rottura radicale con l'evidenza: si tratta di mettere in discussione ciò che crediamo di sapere A proposito del castigo 2. il metodo etnografico ricerche condotte per 10 anni in Francia, in particolare nella periferia parigina dove ho seguito - polizia: attività di pattugliamento di unità regolari di polizia e di BAC -la giustizia: a un Tribunale del primo grado dove osservato processi per direttissima -e la prigione: il carcere ho riportato episodi che mostrano alcuni dei presupposti comuni rispetto alla definizione, alla giustificazione e alla distribuzione del castigo. Abbinare genealogia e etnografia permette di interrogarsi su quegli approcci classici, filosofici e giuridici, che Hanno costituito L'essenziale dei saperi e delle pratiche relative all'atto della punizione contribuito a delimitare le frontiere del pensabile e del possibile. 1. Che significa punire? La maggior parte delle definizioni di pena fa riferimento a un testo fondamentale del giurista Hart che definisce il concetto di castigo sulla base di 5 criteri. $sso deve 1. implicare una sofferenza 2. rispondere a un infrazione contro le regole 3. applicarsi all'autore reale o supposto dell'infrazione 4. essere amministrato da esseri umani diversi dalle contravvenente 5. essere imposto da un'autorità istituita dal sistema legale 6 Dobbiamo chiederci cosa si perde cosa si guadagna accettando la sua definizione standard come punto di riferimento per la maggior parte dei giuristi dei filosofi. Cercherò -In un primo momento, sulla base di un osservazione etnografica, di discutere la pertinenza dei cinque criteri esposti, per dimostrare che solo uno di questi resiste all'analisi -in un secondo momento,sulla base di una riflessione genealogica, di capire come questo elemento è arrivato a definire cosa significa punire osservazione etnografica Ricerca condotta nel 2005: viene fatta una segnalazione alla polizia per la presenza di un quad nel parco. una pattuglia viene mandata sul posto e nel tentativo di fuggire il conducente cade. quando i poliziotti si apprestano a bloccarlo, si vedono circondare da alcuni giovani che protestano con fare aggressivo contro l'arresto del loro amico. gli agenti battono in ritirata e chiamano rinforzi. arriva sul posto una mezza dozzina di agenti che si precipita verso il gruppo di palazzi, Vari giovani che si trovavano in quegli spazi pubblici e che non avevano fatto in tempo ad andarsene vengono arrestati. Ma come interpretare questa Brutale spedizione che si lascia dietro danni materiali e ferite fisiche tra gli abitanti si conclude con fermi poco convincenti? Riprendendo tutti gli elementi alla luce della definizione classica di castigo di Hart, vediamo che ● il 2 e il 3 criteri per cui il castigo - si applica quando una regola è stata trasgredita -riguarda la persona che ha commesso o è sospettata di aver commesso L'atto in questione. …nella fattispecie non possono essere applicati perché -i Fermi non hanno un qualche legame con le infrazioni della legge -i sospetti arrestati non hanno commesso qualche reato INFATTI vengono applicate due modalità di punizione: - collettiva: punire tutto il gruppo al quale appartiene il sospetto, ovvero i residenti del quartiere popolare - aleatoria punire singolarmente coloro che costituirebbero sospetti plausibili ù sia per i loro precedenti giudiziari, sia perché i poliziotti sono riusciti a fermarli. il 4 e il 5 criterio di Hart riguardano -il criminale non può punirsi da solo: ma cosa sappiamo del significato di un suicidio o delle auto mutilazioni quando si ha a che fare con una persona che ha commesso un’infrazione e che è già sottoposta a detenzione? L'interpretazione del male che quella persona fa se stessa è in entrambi i casi qualcosa di delicato: si tratta di una richiesta d'aiuto, di una protesta contro una situazione intollerabile, di una mortificazione dovuta all'atto commesso? 7 -inoltre, contrariamente a ciò che suppone la definizione, l'autorità rivendicata da parte di coloro che puniscono è tutt'altro che legale. l'operazione di polizia è stata condotta da ogni istituzione legale che non ha vocazione a punire, Ma si considera lo stesso autorizzata a farlo: quella di punire non è una delle azioni legali delle forze dell'ordine. le modalità della sua esecuzione assumono le forme extra legali della violenza fisica e morale: castighi extragiudiziari. se lo Stato detiene in linea di principio il monopolio dell'esercizio del potere giudiziario, Nei fatti si deve misurare con altri attori che rivendicano il compito di fare giustizia: il fenomeno più significativo è lo sviluppo del vigilantismo (dal Ku Klux Klan ai gruppi paramilitari presenti sulla rotta balcanica). questi movimenti di cittadini hanno in comune il fatto di considerare le autorità ufficiali incapaci di affrontare i problemi di ordine e sicurezza e spesso puniscono loro stessi i sospetti che arrestano. benché si collochino al di fuori della legge, intrattengono comunque con lo stato relazioni ambigue, in particolare con la polizia. diventa Allora complicato ritenere che la somministrazione del castigo da parte di una persona diversa dal contravvenente e investita di un'autorità legale sia un elemento necessario alla definizione dell'atto della punizione. in quell’intervento della polizia nel quartiere Popolare è difficile -vederci una semplice operazione di ordine pubblico o di pubblica sicurezza, -ma anche vederla solo come una rappresaglia, perché ciò toglierebbe responsabilità all'istituzione Riducendo il ciclo di violenze a semplici reazioni individuali. si debba ragionare su quell'episodio in termini di azione punitiva. per dimostrarlo mi baserò -sia su elementi soggettivi (la percezione che ne hanno gli agenti) -sia oggettivi (l'analisi che può trarne L'Osservatore) soggettivi è certo che i poliziotti non vedono nel loro intervento una misura di ritorsione e reputano legittime Le loro azioni punitive. Le loro giustificazioni sono di due ordini 1. gli agenti hanno duplice rappresentazione negativa degli abitanti dei Quartieri popolari -immaginano che siano ostili nei loro confronti. -tendono ad associarli ad attività criminale delinquenza. 2. considerano la giustizia inefficace e I magistrati lassisti: questa convenzione permette loro di sentirsi in diritto di punire sul campo i sospetti che fermano prima della supposta indulgenza da parte dell'apparato giudiziario. oggettivi bisogna mettere la scena nel suo contesto storico e politico: - la formazione consolida i pregiudizi dei futuri agenti e e commissioni disciplinari interne in cui l'impunità dei comportamenti rimane la regola, quindi 10 Foucault si concentra sulle relazioni tra le istituzioni penali e politiche nel Medioevo egli dedica una parte al passaggio dal diritto Germanico al diritto romano -nel diritto Germanico il regolamento dei litigi si basa più sulla compensazione che sulla vendetta: gli accordi economici prevalgono sui castighi fisici. anche l'omicidio Si rifà una scala codificata che ha la funzione di permettere la soluzione del conflitto attraverso il pagamento l'espiazione di un crimine agisce come un risarcimento del danno arrecato -con il diritto romano, che si impone a mano a mano che cresce l'autorità della chiesa e che si estende il potere del re, la pratica della riparazione viene sostituita dal discorso della redenzione. l'espiazione del crimine diventa una pena in senso proprio, con l'imposizione di una sofferenza si Passa al registro di quella colpa e di quel peccato che la punizione e la penitenza devono permettere di perdonare. la nozione di riscatto ormai non riguarda più i beni materiali, ma i beni spirituali ma questa trasformazione non riguarda solamente il livello delle "sovrastrutture", ovvero del giuridico e del religioso. è soprattutto economica e politica, attraverso le molteplici forme di ammende, tributi, confische e acquisizioni che -favoriscono il consolidamento della regalità -permettono l'arricchimento delle istituzioni cattoliche si inserisce molto direttamente il gioco dei rapporti di forza. quindi Foucault interpreta i cambiamenti avvenuti nel Medioevo nel mondo occidentale secondo la prospettiva di un'economia politica delle istituzioni penali… la sofferenza si riflette nelle rappresentazioni dell'agonia di Cristo che muore sulla croce per salvare l'umanità e redimerla Il peccato originale. infatti la concezione del castigo legata al dolore rientra in una soteriologia in cui solo l'inflazione di una pena può lasciar intravedere la Redenzione e la salvezza. DUNQUE La genealogia appena tratteggiata offre uno sguardo sul passaggio che ha portato -da un'economia affettiva del debito, nella quale i sentimenti di vendetta si trovavano il più delle volte canalizzati in dispositivi di restituzione e compensazione - verso un'economia morale del castigo, nella quale commettere un peccato equivaleva a una punizione del colpevole con l'obiettivo di redimerlo Il lavoro genealogico permette di riesumare una maniera di rispondere alle violazioni delle norme che ci è diventata quasi estranea, tranne sotto forma di eventuale indennizzo delle vittime, Considerando quanto il paradigma del dolore e l'imposizione di una sofferenza quale riscatto dell'infrazione si diano per scontati. se ritorniamo alla definizione offerta da Hart, grazie al metodo etnografico,ci accorgiamo che il castigo può 11 2. sanzionare o meno un infrazione 3. colpire o meno chi l’ha commessa 4. essere somministrato o meno da qualcuno di diverso da quest'ultimo 5. essere imposto o meno da un'autorità legalmente investita il fatto che i criteri si rivelino così fragili dimostra quanto sia rischioso fornire a priori una risposta definitiva alla domanda "che cos'è la pena?" della definizione iniziale è insomma sopravvissuto solamente uno dei criteri e cioè: 1. l’inflizione di una sofferenza, per la quale l'inchiesta genealogica rivela -come essa non abbia sempre fatto parte della risposta alla violazione dei codici sociali - e quanto sia legata a una moralizzazione della pena di ispirazione Cristiana. tale conclusione suscita di conseguenza un’ulteriore domanda: come giustificare l’inflizione di una simile sofferenza?in altre parole: perché punire? Perché si punisce? Sembra esserci una forma di giustificazione implicita secondo cui una sofferenza sarebbe necessaria. presenterò 1. - gli argomenti in base ai quali i diversi approcci normativi giustificano Il castigo 2. - i punti rispetto alle quali il metodo basato su studi di caso, mette in discussione quelle giustificazioni. Sono due le teorie della giustificazione che prevalgono nel pensiero filosofico e giuridico: quella utilitarista e quella retributivista L’UTILITARISMO devono essere prese in considerazione solo le conseguenze che può avere il castigo è focalizzata sulla riduzione della criminalità e essenzialmente rivolta verso l'avvenire. Proprio del pensiero progressista. Jeremy bentham ha elaborato per primo questo approccio la principale finalità del castigo è prevenire l’atto criminale, tanto per quel che riguarda colui che lo ha commesso quanto per l'intera società. l'opera di prevenzione può essere condotta in tre modi 1. operando sulla sua capacità di agire: neutralizzazione che si manifesta secondo tre modalità: -l'esecuzione del criminale, pena capitale -il suo allontanamento, deportazione -il suo imprigionamento 2. influenzando favorevolmente gli altri: dissuasione che è basata sull'idea secondo cui la paura del castigo scoraggia gli atti criminali, rinuncia da parte di alcuni di passare all'azione 3. intervenendo sulla volontà del contraente: riabilitazione il miglioramento di altri in relazione con l'intervento di servizi specializzat 12 è difficile misurare l'efficacia di Queste logiche e le ricerche in materia non ci permettono di rispondere con certezza. Si contesta la tesi utilitarista perché essa deve coscientemente condannare o far condannare un innocente per un maggiore bene collettivo. IL RETRIBUTIVISMO la giustificazione del castigo si basa esclusivamente sul reato commesso. Questa è un'idea in principio facile da difendere, perché -non implica nessuna valutazione esterna della sua efficacia sociale, -ma solo una valutazione interna della sua coerenza morale. Per compiere giustizia coloro che hanno commesso infrazioni nei confronti della legge meritano di soffrire è concentrata sulla spiegazione del crimine rivolta verso il passato. proprio del pensiero conservatore e reazionario nel corso degli ultimi decenni ha avuto la meglio sull’utilitarismo le argomentazioni classiche in materia sono state sviluppate da Kant: “la pena non può mai venire decretata come un mezzo per raggiungere un bene, ma deve sempre venirgli inflitta solo perché egli ha commesso un crimine”. non possiamo giustificare la punizione di una persona in ragione di un maggior bene della società, ma solo per il fatto che quella persona è ritenuta colpevole. uguaglianza fra l'atto commesso e Il castigo imposto, quindi l'applicazione della funzione del castigo è essenzialmente espressiva: Il castigo è un dispositivo che serve ad esprimere risentimento, indignazione e giudizi di riprovazione. il suo significato è prima di tutto simbolico. la sofferenza in quanto tale non è sufficiente a caratterizzare Il castigo, bisogna aggiungergli la riprovazione. la pena deve applicarsi non perché la vittima ha subito danni ma perché l'autore ha compiuto un atto reprensibile Si contesta la tesi retributivista perché 1. punisce dei criminali senza offrire alcun effetto utile 2. descrive un mondo ideale al quale potremmo contrapporre un principio di realtà. infatti la condanna pubblica di un crimine e la decisione del castigo che ne deriva -non riguardano solamente le sue proprietà, il male su cui si basa -ma dipendono dai rapporti di potere e di senso che si trasformano nel tempo: una pratica considerata normale può diventare un infrazione, un'infrazione può improvvisamente dare luogo a sanzioni, e una sanzione da contravvenzione può trasformarsi in pena di prigione… …senza che in nessuno dei tre casi i fatti in questione siano Cambiati. In realtà le due giustificazioni del castigo, benché appaiano incompatibili, possono in realtà trovarsi associate 15 dei poliziotti Risulta difficile parlare di -retributivismo nonostante la brutalità del trattamento, in mancanza di una qualche infrazione commessa dagli adolescenti, -utilitarismo, se la sola conseguenza prevedibile è la loro frustrazione e loro rancore della giudice come risulta dal disincanto mostrato dalla presidente del tribunale che lascia intendere che anche lei dubita fortemente -Retributivismo: dell'effetto propriamente punitivo della sanzione di un fatto senza vittima, eccetto il sospetto stesso -utilitarismo: delle conseguenghe che seguiranno alla sua pena ( caratterizzata da brevità e desocializzazione del condannato) della commissione disciplinare Risulta difficile parlare di -Retributivismo: La pena non viene applicata all'atto, del quale non c'è né prova né certezza, ma a degli antecedenti - utilitarismo: se si fosse tentati di mostrasi consequenzialisti dicendo che il direttore vuole preservare la pace nel suo Penitenziario pur rischiando un'ingiustizia, rieccoci allora alla definizione del castigo di un innocente a rischio di creare nuove tensioni Piuttosto che cercare di adattare un quadro teorico rigido (presentato attraverso la dualità dell'utilitarismo e del retributivismo) a una materia empirica complessa a rischio di snaturarne il senso, basandoci su questi tre racconti possiamo proporre un'altra maniera di rispondere alla domanda "perché si punisce?" INFATTI Le giustificazioni devono ogni volta essere comprese come prodotto di processi sociali più ampi: il castigo si inserisce in un contesto storico, culturale e politico che lo rende possibile. 1. L'affermazione dei poliziotti secondo cui, quando intervengono nei quartieri popolari, non farebbero altro che applicare la legge… …deve essere messo in relazione con il ruolo a loro attribuito di richiamo all'ordine sociale delle classi considerate pericolose. 2. la convenzione dei magistrati che giudicano in completa Indipendenza ed equità… …deve essere considerata Alla luce di una pratica giudiziaria sempre più severa sotto la pressione della politica e l'opinione pubblica che si aspettano una distribuzione socialmente differenziata delle pene più che una giustizia vera e proprio. 3. il tentativo dell'amministrazione penitenziaria di dare alle commissioni disciplinari una parvenza di rispetto del diritto in prigione… … deve essere analizzato alla luce della priorità sistematicamente accordata alla subordinazione dei detenuti Il piacere associato all'atto della punizione: il godimento derivato dal supplizio Ma la razionalità non esaurisce le ragioni che spingono gli agenti a punire. Nietzsche accenna al godimento derivato dal supplizio. esplora la relazione problematica con il castigo che viene associato “Alla volontà di fare il male per il piacere di farlo”. punire 16 -Non significa solo rendere un male per un male -ma è produrre una sofferenza gratuita che si aggiunge alla sanzione, per la sua soddisfazione di sapere che il colpevole soffre Allora nell'atto di punire c’è qualcosa che resiste all’esame razionale: un impulso, più o meno represso di cui la società delega gli effetti a determinate istituzioni e professioni. Numerosi rapporti che dimostrano l'abitudine delle violenze fisiche e psicologiche sessuali degli ambienti carcerari. SIA le istituzioni SIA i cittadini (o quantomeno la loro maggioranza) chiudono gli occhi su fatti simili e addirittura chiedono Maggiore severità delle leggi, più intransigenza e condizioni di incarcerazioni più dure ALLORA possiamo pensare che la società non si accontenti di autorizzare o di facilitare tale i soprusi ma la società li commette per procura. Tutto ciò costituisce una sorta di permesso a esercitare il potere di punire nella sua nudità, Ovvero come Diritto di far soffrire. PERCIO’ componente emotiva e impulsiva che esiste sempre nel castigo e sui soprusi che ne possono derivare. Il piacere associato all'atto della punizione -non viene provato solo per procura attraverso la delega tacita della punizione A date istituzioni e professioni -può essere anche provato personalmente da coloro che Assistono o partecipano al castigo: ES:le lapidazioni in certi paesi musulmani che praticano la Sharia in medio oriente,includono direttamente la crudeltà delle folle che vi partecipano. Ma nella maggior parte dei casi assume forme indirette e attenuate: possiamo così comprendere il successo di numerosi documentari o trasmissioni nelle quali degli individui vengono umiliati e mortificati da poliziotti, Giudici, sorveglianti, giornalisti per infrazioni che si pensa abbiano commesso QUINDI lo spettacolo del castigo e della sua crudeltà, che una volta attirava folle nei luoghi dove avevano luogo supplizi ed esecuzioni, non è scomparso, ma si è spostato sugli schermi televisivi e si è adattato alle esigenze della sensibilità contemporanea: non mette più in gioco il corpo, ma la dignità non mostra più una agonia fisica ma una morte sociale eccitazione ambigua di fronte alla vista della sofferenza di persone considerate colpevoli. quindi le derive del castigo, impulsive o deliberate, rivelano come nell'atto di punire ci sia sempre qualcosa che va al di là della pura razionalità anche nelle forme considerati più civili dell'amministrazione della Giustizia resta la zona d'ombra del godimento di una sofferenza provocata per indicare ciò che è sempre in eccesso rispetto a ciò che è previsto che sia, possiamo parlare di “parte maledetta” del castigo che è spesso negata dalle giustificazioni e dalle interpretazioni. IN CONCLUSIONE potremmo riflettere su 1 premessa: momento punitivo Nell'ultimo decennio il mondo è entrato in un'era del castigo. le infrazioni alla legge vengono sanzionate con sempre maggiore severità. Tale tendenza -non è direttamente correlata, come dimostrano gli studi, ad alcun incremento della criminalità e della delinquenza -ma la svolta repressiva si protrae anche quando le attività criminali diminuiscono. una tendenza simile è osservabile nel corso degli anni 90. in tutta Europa e negli altri continenti Quando simili costanti Si manifestano A livello mondiale bisogna supporre che siano espressione di un dato fondamentale che va al di là delle singole storie nazionali. Tale constatazione ha una sua temporalità: emerge negli anni 70 e 80 e poi accelera a ritmi variabili a seconda del paese. Io propongo di parlare di momento punitivo il termine momento si riferisce a un periodo particolare, o piuttosto a uno spazio-tempo: il fenomeno che esso indica si estende su più decenni e riguarda tutti i continenti, con solo alcune eccezioni. Ma “momento” va inteso anche per indicare il movimento, l'impulso: è la forza che determina il cambiamento al quale assistiamo. Cos'è allora che caratterizza il movimento punitivo? Mi sembra che esso corrisponda a questa specifica congiuntura in cui la soluzione diventa il problema. In linea di principio, di fronte alla violazione delle norme i membri di una società si affidano a una risposta fatta di sanzioni che alla maggior parte degli individui appaiono utili. Il crimine è il problema, e il castigo la sua soluzione. Con il momento punitivo, è il castigo a diventare il problema. lo diventa a causa ● del numero di persone rinchiuse ● del costo economico che ciò determina per la collettività ● della produzione e riproduzione di disuguaglianze che favorisce ● della perdita di legittimità derivante dalla sua applicazione discriminatoria e arbitraria Ritenuto ciò che dovrebbe proteggere la società dal crimine, Il castigo appare sempre di più ciò che invece la minaccia. Il momento punitivo incarna questo paradosso. Per illustrare questo momento punitivo mi concentrerò sul contesto Nazionale della Francia che attraversa il periodo più repressivo della sua storia recente in tempo di pace: infatti non sono mai stati incarcerati così tanti uomini e donne. Ma questo momento non è dovuto, come si sarebbe tentati di credere, a un aumento della criminalità. Negli ultimi 50 anni c’è stata una diminuzione quasi costante delle forme più preoccupanti di criminalità. Come spiegare allora una simile impennata, visto che non è dovuta a un reale aumento della criminalità? Si coniugano due fenomeni che influenzano in profondità la società francese: 1. una cresciuta sensibilità per gli atti illegali e la devianza: un fenomeno culturale 2. focalizzazione del discorso dell'azione pubblica sulle questioni di sicurezza: un fenomeno politico 2 da un lato gli individui si dimostrano sempre meno tolleranti verso ciò che disturba la loro esistenza. Dagli Atti incivili alle minacce, dalle aggressioni verbali ai litigi Fra vicini, ormai tutta una serie di conflitti interpersonali che prima potevano trovare soluzioni locali passano per la pulizia, spesso per la giustizia e a volte per la prigione. L'abbassamento della soglia di tolleranza di fronte a pratiche fino a poco tempo fa ignorate da parte della legge ,insieme a un aumento delle attese morali. Ma questa tendenza -non riguarda allo stesso modo né tutte le trasgressioni, né coloro che ne sono gli autori - risparmia spesso le categorie dominanti e si accanisce sulle classi popolari. La frode fiscale viene meglio tollerata del taccheggio: tale gerarchia di disordini e la corrispondente modulazione delle sanzioni corrispondono Dall'altro lato le Élite politiche rafforzano o addirittura anticipano le paure e inquietudini securitarie dei cittadini. Aiutati in questo dalla gestione mediatica dei fatti di cronaca e violenza, strumentalizzano ansie e paure e ritengono di trarre i benefici elettorali dalla drammatizzazione delle situazioni e dalla messa scena della loro autorità attraverso dimostrazioni di severità. e si deve riconoscere che negli ultimi decenni queste strategie dei partiti politici hanno spesso avuto un certo successo. populismo penale l'intolleranza della società e il populismo penale della politica si aiutano a vicenda: è la combinazione di questi due fenomeni a produrre il boom constatato. in concreto Essa si traduce in azione pubblica in due modi: l'estensione del campo della repressione e l'appesantimento del regime di sanzioni. 1. Innanzitutto vengono criminalizzati fatti che in precedenza non avevano tale destino: create nuove infrazioni, atti prima passibili di semplici multe diventano suscettibili di incarcerazione. 2. Inoltre vengono aggravate le sanzioni per gli stessi reati: si condanna più spesso alla privazione della libertà e si rinchiude per periodi più lunghi. I cambiamenti nella sensibilità e nelle politiche hanno così effetti sull'intero sistema penale: spingono a una maggiore severità nel castigo INTRO: due storie Malinowski: Delitto senza castigo In un celebre saggio Malinowski riporta un episodio avvenuto durante la sua ricerca alle isole Trobriand: Un giovane di 16 anni si era suicidato dopo la scoperta del suo rapporto incestuoso con la cugina: nelle società tradizionali Melanesianeavere delle relazioni sessuali con una persona del proprio clan significa infrangere la legge esogamica ed è considerato come il peggior crimine che si possa mai commettere. nella realtà le pratiche endogamiche 5 il confronto tra queste due storie permette di mostrare - la diversità delle risposte possibili di fronte alla trasgressione delle norme. -il castigo come istituzione sociale, strumento di analisi delle società, dei sentimenti che le attraversano e dei valori di cui si fanno portatrici. 3 domande con cui si struttura il libro Che significa punire? perché si punisce? chi viene punito? definizione la giustificazione, la distribuzione del castigo. TECNICA USATA DA FASSIN NON definire l'oggetto a priori, affermando in anticipo cos'è il castigo, MA far emergere a posteriori una teoria a partire dai materiali empirici raccolti permettendo di aprire altre piste L'approccio combina due procedimenti: genealogico ed etnografico. 1. Il metodo genealogico Esplora le origini e gli sviluppi delle concezioni di Delitto e castigo. Per seguirlo mi baserò in particolare sulla filologia, l’etnologia e la storia in modo da ricostruire Come si è arrivati a punire così come lo facciamo oggi. prediligerà la genealogia di lungo termine usata da Nietzsche rispetto a una rottura radicale con l'evidenza: si tratta di mettere in discussione ciò che crediamo di sapere A proposito del castigo 2. il metodo etnografico ricerche condotte per 10 anni in Francia, in particolare nella periferia parigina dove ho seguito - polizia: attività di pattugliamento di unità regolari di polizia e di BAC -la giustizia: a un Tribunale del primo grado dove osservato processi per direttissima -e la prigione: il carcere ho riportato episodi che mostrano alcuni dei presupposti comuni rispetto alla definizione, alla giustificazione e alla distribuzione del castigo. Abbinare genealogia e etnografia permette di interrogarsi su quegli approcci classici, filosofici e giuridici, che Hanno costituito L'essenziale dei saperi e delle pratiche relative all'atto della punizione contribuito a delimitare le frontiere del pensabile e del possibile. 1. Che significa punire? La maggior parte delle definizioni di pena fa riferimento a un testo fondamentale del giurista Hart che definisce il concetto di castigo sulla base di 5 criteri. $sso deve 1. implicare una sofferenza 2. rispondere a un infrazione contro le regole 3. applicarsi all'autore reale o supposto dell'infrazione 4. essere amministrato da esseri umani diversi dalle contravvenente 5. essere imposto da un'autorità istituita dal sistema legale 6 Dobbiamo chiederci cosa si perde cosa si guadagna accettando la sua definizione standard come punto di riferimento per la maggior parte dei giuristi dei filosofi. Cercherò -In un primo momento, sulla base di un osservazione etnografica, di discutere la pertinenza dei cinque criteri esposti, per dimostrare che solo uno di questi resiste all'analisi -in un secondo momento,sulla base di una riflessione genealogica, di capire come questo elemento è arrivato a definire cosa significa punire osservazione etnografica Ricerca condotta nel 2005: viene fatta una segnalazione alla polizia per la presenza di un quad nel parco. una pattuglia viene mandata sul posto e nel tentativo di fuggire il conducente cade. quando i poliziotti si apprestano a bloccarlo, si vedono circondare da alcuni giovani che protestano con fare aggressivo contro l'arresto del loro amico. gli agenti battono in ritirata e chiamano rinforzi. arriva sul posto una mezza dozzina di agenti che si precipita verso il gruppo di palazzi, Vari giovani che si trovavano in quegli spazi pubblici e che non avevano fatto in tempo ad andarsene vengono arrestati. Ma come interpretare questa Brutale spedizione che si lascia dietro danni materiali e ferite fisiche tra gli abitanti si conclude con fermi poco convincenti? Riprendendo tutti gli elementi alla luce della definizione classica di castigo di Hart, vediamo che ● il 2 e il 3 criteri per cui il castigo - si applica quando una regola è stata trasgredita -riguarda la persona che ha commesso o è sospettata di aver commesso L'atto in questione. …nella fattispecie non possono essere applicati perché -i Fermi non hanno un qualche legame con le infrazioni della legge -i sospetti arrestati non hanno commesso qualche reato INFATTI vengono applicate due modalità di punizione: - collettiva: punire tutto il gruppo al quale appartiene il sospetto, ovvero i residenti del quartiere popolare - aleatoria punire singolarmente coloro che costituirebbero sospetti plausibili ù sia per i loro precedenti giudiziari, sia perché i poliziotti sono riusciti a fermarli. il 4 e il 5 criterio di Hart riguardano -il criminale non può punirsi da solo: ma cosa sappiamo del significato di un suicidio o delle auto mutilazioni quando si ha a che fare con una persona che ha commesso un’infrazione e che è già sottoposta a detenzione? L'interpretazione del male che quella persona fa se stessa è in entrambi i casi qualcosa di delicato: si tratta di una richiesta d'aiuto, di una protesta contro una situazione intollerabile, di una mortificazione dovuta all'atto commesso? 7 -inoltre, contrariamente a ciò che suppone la definizione, l'autorità rivendicata da parte di coloro che puniscono è tutt'altro che legale. l'operazione di polizia è stata condotta da ogni istituzione legale che non ha vocazione a punire, Ma si considera lo stesso autorizzata a farlo: quella di punire non è una delle azioni legali delle forze dell'ordine. le modalità della sua esecuzione assumono le forme extra legali della violenza fisica e morale: castighi extragiudiziari. se lo Stato detiene in linea di principio il monopolio dell'esercizio del potere giudiziario, Nei fatti si deve misurare con altri attori che rivendicano il compito di fare giustizia: il fenomeno più significativo è lo sviluppo del vigilantismo (dal Ku Klux Klan ai gruppi paramilitari presenti sulla rotta balcanica). questi movimenti di cittadini hanno in comune il fatto di considerare le autorità ufficiali incapaci di affrontare i problemi di ordine e sicurezza e spesso puniscono loro stessi i sospetti che arrestano. benché si collochino al di fuori della legge, intrattengono comunque con lo stato relazioni ambigue, in particolare con la polizia. diventa Allora complicato ritenere che la somministrazione del castigo da parte di una persona diversa dal contravvenente e investita di un'autorità legale sia un elemento necessario alla definizione dell'atto della punizione. in quell’intervento della polizia nel quartiere Popolare è difficile -vederci una semplice operazione di ordine pubblico o di pubblica sicurezza, -ma anche vederla solo come una rappresaglia, perché ciò toglierebbe responsabilità all'istituzione Riducendo il ciclo di violenze a semplici reazioni individuali. si debba ragionare su quell'episodio in termini di azione punitiva. per dimostrarlo mi baserò -sia su elementi soggettivi (la percezione che ne hanno gli agenti) -sia oggettivi (l'analisi che può trarne L'Osservatore) soggettivi è certo che i poliziotti non vedono nel loro intervento una misura di ritorsione e reputano legittime Le loro azioni punitive. Le loro giustificazioni sono di due ordini 1. gli agenti hanno duplice rappresentazione negativa degli abitanti dei Quartieri popolari -immaginano che siano ostili nei loro confronti. -tendono ad associarli ad attività criminale delinquenza. 2. considerano la giustizia inefficace e I magistrati lassisti: questa convenzione permette loro di sentirsi in diritto di punire sul campo i sospetti che fermano prima della supposta indulgenza da parte dell'apparato giudiziario. oggettivi bisogna mettere la scena nel suo contesto storico e politico: - la formazione consolida i pregiudizi dei futuri agenti e e commissioni disciplinari interne in cui l'impunità dei comportamenti rimane la regola, quindi 10 Foucault si concentra sulle relazioni tra le istituzioni penali e politiche nel Medioevo egli dedica una parte al passaggio dal diritto Germanico al diritto romano -nel diritto Germanico il regolamento dei litigi si basa più sulla compensazione che sulla vendetta: gli accordi economici prevalgono sui castighi fisici. anche l'omicidio Si rifà una scala codificata che ha la funzione di permettere la soluzione del conflitto attraverso il pagamento l'espiazione di un crimine agisce come un risarcimento del danno arrecato -con il diritto romano, che si impone a mano a mano che cresce l'autorità della chiesa e che si estende il potere del re, la pratica della riparazione viene sostituita dal discorso della redenzione. l'espiazione del crimine diventa una pena in senso proprio, con l'imposizione di una sofferenza si Passa al registro di quella colpa e di quel peccato che la punizione e la penitenza devono permettere di perdonare. la nozione di riscatto ormai non riguarda più i beni materiali, ma i beni spirituali ma questa trasformazione non riguarda solamente il livello delle "sovrastrutture", ovvero del giuridico e del religioso. è soprattutto economica e politica, attraverso le molteplici forme di ammende, tributi, confische e acquisizioni che -favoriscono il consolidamento della regalità -permettono l'arricchimento delle istituzioni cattoliche si inserisce molto direttamente il gioco dei rapporti di forza. quindi Foucault interpreta i cambiamenti avvenuti nel Medioevo nel mondo occidentale secondo la prospettiva di un'economia politica delle istituzioni penali… la sofferenza si riflette nelle rappresentazioni dell'agonia di Cristo che muore sulla croce per salvare l'umanità e redimerla Il peccato originale. infatti la concezione del castigo legata al dolore rientra in una soteriologia in cui solo l'inflazione di una pena può lasciar intravedere la Redenzione e la salvezza. DUNQUE La genealogia appena tratteggiata offre uno sguardo sul passaggio che ha portato -da un'economia affettiva del debito, nella quale i sentimenti di vendetta si trovavano il più delle volte canalizzati in dispositivi di restituzione e compensazione - verso un'economia morale del castigo, nella quale commettere un peccato equivaleva a una punizione del colpevole con l'obiettivo di redimerlo Il lavoro genealogico permette di riesumare una maniera di rispondere alle violazioni delle norme che ci è diventata quasi estranea, tranne sotto forma di eventuale indennizzo delle vittime, Considerando quanto il paradigma del dolore e l'imposizione di una sofferenza quale riscatto dell'infrazione si diano per scontati. se ritorniamo alla definizione offerta da Hart, grazie al metodo etnografico,ci accorgiamo che il castigo può 11 2. sanzionare o meno un infrazione 3. colpire o meno chi l’ha commessa 4. essere somministrato o meno da qualcuno di diverso da quest'ultimo 5. essere imposto o meno da un'autorità legalmente investita il fatto che i criteri si rivelino così fragili dimostra quanto sia rischioso fornire a priori una risposta definitiva alla domanda "che cos'è la pena?" della definizione iniziale è insomma sopravvissuto solamente uno dei criteri e cioè: 1. l’inflizione di una sofferenza, per la quale l'inchiesta genealogica rivela -come essa non abbia sempre fatto parte della risposta alla violazione dei codici sociali - e quanto sia legata a una moralizzazione della pena di ispirazione Cristiana. tale conclusione suscita di conseguenza un’ulteriore domanda: come giustificare l’inflizione di una simile sofferenza?in altre parole: perché punire? Perché si punisce? Sembra esserci una forma di giustificazione implicita secondo cui una sofferenza sarebbe necessaria. presenterò 1. - gli argomenti in base ai quali i diversi approcci normativi giustificano Il castigo 2. - i punti rispetto alle quali il metodo basato su studi di caso, mette in discussione quelle giustificazioni. Sono due le teorie della giustificazione che prevalgono nel pensiero filosofico e giuridico: quella utilitarista e quella retributivista L’UTILITARISMO devono essere prese in considerazione solo le conseguenze che può avere il castigo è focalizzata sulla riduzione della criminalità e essenzialmente rivolta verso l'avvenire. Proprio del pensiero progressista. Jeremy bentham ha elaborato per primo questo approccio la principale finalità del castigo è prevenire l’atto criminale, tanto per quel che riguarda colui che lo ha commesso quanto per l'intera società. l'opera di prevenzione può essere condotta in tre modi 1. operando sulla sua capacità di agire: neutralizzazione che si manifesta secondo tre modalità: -l'esecuzione del criminale, pena capitale -il suo allontanamento, deportazione -il suo imprigionamento 2. influenzando favorevolmente gli altri: dissuasione che è basata sull'idea secondo cui la paura del castigo scoraggia gli atti criminali, rinuncia da parte di alcuni di passare all'azione 3. intervenendo sulla volontà del contraente: riabilitazione il miglioramento di altri in relazione con l'intervento di servizi specializzat 12 è difficile misurare l'efficacia di Queste logiche e le ricerche in materia non ci permettono di rispondere con certezza. Si contesta la tesi utilitarista perché essa deve coscientemente condannare o far condannare un innocente per un maggiore bene collettivo. IL RETRIBUTIVISMO la giustificazione del castigo si basa esclusivamente sul reato commesso. Questa è un'idea in principio facile da difendere, perché -non implica nessuna valutazione esterna della sua efficacia sociale, -ma solo una valutazione interna della sua coerenza morale. Per compiere giustizia coloro che hanno commesso infrazioni nei confronti della legge meritano di soffrire è concentrata sulla spiegazione del crimine rivolta verso il passato. proprio del pensiero conservatore e reazionario nel corso degli ultimi decenni ha avuto la meglio sull’utilitarismo le argomentazioni classiche in materia sono state sviluppate da Kant: “la pena non può mai venire decretata come un mezzo per raggiungere un bene, ma deve sempre venirgli inflitta solo perché egli ha commesso un crimine”. non possiamo giustificare la punizione di una persona in ragione di un maggior bene della società, ma solo per il fatto che quella persona è ritenuta colpevole. uguaglianza fra l'atto commesso e Il castigo imposto, quindi l'applicazione della funzione del castigo è essenzialmente espressiva: Il castigo è un dispositivo che serve ad esprimere risentimento, indignazione e giudizi di riprovazione. il suo significato è prima di tutto simbolico. la sofferenza in quanto tale non è sufficiente a caratterizzare Il castigo, bisogna aggiungergli la riprovazione. la pena deve applicarsi non perché la vittima ha subito danni ma perché l'autore ha compiuto un atto reprensibile Si contesta la tesi retributivista perché 1. punisce dei criminali senza offrire alcun effetto utile 2. descrive un mondo ideale al quale potremmo contrapporre un principio di realtà. infatti la condanna pubblica di un crimine e la decisione del castigo che ne deriva -non riguardano solamente le sue proprietà, il male su cui si basa -ma dipendono dai rapporti di potere e di senso che si trasformano nel tempo: una pratica considerata normale può diventare un infrazione, un'infrazione può improvvisamente dare luogo a sanzioni, e una sanzione da contravvenzione può trasformarsi in pena di prigione… …senza che in nessuno dei tre casi i fatti in questione siano Cambiati. In realtà le due giustificazioni del castigo, benché appaiano incompatibili, possono in realtà trovarsi associate 15 dei poliziotti Risulta difficile parlare di -retributivismo nonostante la brutalità del trattamento, in mancanza di una qualche infrazione commessa dagli adolescenti, -utilitarismo, se la sola conseguenza prevedibile è la loro frustrazione e loro rancore della giudice come risulta dal disincanto mostrato dalla presidente del tribunale che lascia intendere che anche lei dubita fortemente -Retributivismo: dell'effetto propriamente punitivo della sanzione di un fatto senza vittima, eccetto il sospetto stesso -utilitarismo: delle conseguenghe che seguiranno alla sua pena ( caratterizzata da brevità e desocializzazione del condannato) della commissione disciplinare Risulta difficile parlare di -Retributivismo: La pena non viene applicata all'atto, del quale non c'è né prova né certezza, ma a degli antecedenti - utilitarismo: se si fosse tentati di mostrasi consequenzialisti dicendo che il direttore vuole preservare la pace nel suo Penitenziario pur rischiando un'ingiustizia, rieccoci allora alla definizione del castigo di un innocente a rischio di creare nuove tensioni Piuttosto che cercare di adattare un quadro teorico rigido (presentato attraverso la dualità dell'utilitarismo e del retributivismo) a una materia empirica complessa a rischio di snaturarne il senso, basandoci su questi tre racconti possiamo proporre un'altra maniera di rispondere alla domanda "perché si punisce?" INFATTI Le giustificazioni devono ogni volta essere comprese come prodotto di processi sociali più ampi: il castigo si inserisce in un contesto storico, culturale e politico che lo rende possibile. 1. L'affermazione dei poliziotti secondo cui, quando intervengono nei quartieri popolari, non farebbero altro che applicare la legge… …deve essere messo in relazione con il ruolo a loro attribuito di richiamo all'ordine sociale delle classi considerate pericolose. 2. la convenzione dei magistrati che giudicano in completa Indipendenza ed equità… …deve essere considerata Alla luce di una pratica giudiziaria sempre più severa sotto la pressione della politica e l'opinione pubblica che si aspettano una distribuzione socialmente differenziata delle pene più che una giustizia vera e proprio. 3. il tentativo dell'amministrazione penitenziaria di dare alle commissioni disciplinari una parvenza di rispetto del diritto in prigione… … deve essere analizzato alla luce della priorità sistematicamente accordata alla subordinazione dei detenuti Il piacere associato all'atto della punizione: il godimento derivato dal supplizio Ma la razionalità non esaurisce le ragioni che spingono gli agenti a punire. Nietzsche accenna al godimento derivato dal supplizio. esplora la relazione problematica con il castigo che viene associato “Alla volontà di fare il male per il piacere di farlo”. punire 16 -Non significa solo rendere un male per un male -ma è produrre una sofferenza gratuita che si aggiunge alla sanzione, per la sua soddisfazione di sapere che il colpevole soffre Allora nell'atto di punire c’è qualcosa che resiste all’esame razionale: un impulso, più o meno represso di cui la società delega gli effetti a determinate istituzioni e professioni. Numerosi rapporti che dimostrano l'abitudine delle violenze fisiche e psicologiche sessuali degli ambienti carcerari. SIA le istituzioni SIA i cittadini (o quantomeno la loro maggioranza) chiudono gli occhi su fatti simili e addirittura chiedono Maggiore severità delle leggi, più intransigenza e condizioni di incarcerazioni più dure ALLORA possiamo pensare che la società non si accontenti di autorizzare o di facilitare tale i soprusi ma la società li commette per procura. Tutto ciò costituisce una sorta di permesso a esercitare il potere di punire nella sua nudità, Ovvero come Diritto di far soffrire. PERCIO’ componente emotiva e impulsiva che esiste sempre nel castigo e sui soprusi che ne possono derivare. Il piacere associato all'atto della punizione -non viene provato solo per procura attraverso la delega tacita della punizione A date istituzioni e professioni -può essere anche provato personalmente da coloro che Assistono o partecipano al castigo: ES:le lapidazioni in certi paesi musulmani che praticano la Sharia in medio oriente,includono direttamente la crudeltà delle folle che vi partecipano. Ma nella maggior parte dei casi assume forme indirette e attenuate: possiamo così comprendere il successo di numerosi documentari o trasmissioni nelle quali degli individui vengono umiliati e mortificati da poliziotti, Giudici, sorveglianti, giornalisti per infrazioni che si pensa abbiano commesso QUINDI lo spettacolo del castigo e della sua crudeltà, che una volta attirava folle nei luoghi dove avevano luogo supplizi ed esecuzioni, non è scomparso, ma si è spostato sugli schermi televisivi e si è adattato alle esigenze della sensibilità contemporanea: non mette più in gioco il corpo, ma la dignità non mostra più una agonia fisica ma una morte sociale eccitazione ambigua di fronte alla vista della sofferenza di persone considerate colpevoli. quindi le derive del castigo, impulsive o deliberate, rivelano come nell'atto di punire ci sia sempre qualcosa che va al di là della pura razionalità anche nelle forme considerati più civili dell'amministrazione della Giustizia resta la zona d'ombra del godimento di una sofferenza provocata per indicare ciò che è sempre in eccesso rispetto a ciò che è previsto che sia, possiamo parlare di “parte maledetta” del castigo che è spesso negata dalle giustificazioni e dalle interpretazioni. IN CONCLUSIONE potremmo riflettere su 17 -quale posto attribuire nell' inflizione di una pena Al piacere di far soffrire? -gli approcci filosofici giuridici come tentativo di scongiurare la dimensione irrazionale del castigo Tuttavia Rimane un punto cieco: perché nello spazio sociale Gli attori Della repressione, il discorso dei politici, gli eccessi del castigo non si esprimono uniformemente ma prendono di Mira certe categorie di individui e certe zone, mentre ne risparmiano altre. è proprio ciò che le teorie filosofiche e giuridiche tendono a mascherare, presentandolo come imparziale è giusto. E’ dunque la questione della distribuzione delle pene che ora dobbiamo prendere in esame: chi viene punito? Chi viene punito? Per quanto la definizione e la giustificazione del castigo abbiano appassionato filosofi e Giuristi dando vita a un'abbondante letteratura, gli studiosi non si sono preoccupati più di tanto della sua distribuzione. il problema non si poneva perché la punizione doveva prima di tutto essere equa, colpendo in maniera uguale i colpevoli. la domanda “Chi viene punito?” riguarda più che altro sociologi e criminologi e militanti dei diritti umani. Foucault descrivendo il sistema penale tra la fine del 1700 e l'inizio del 1800, scrive che le infrazioni alla legge sono oggetto di una differenziazione Fra -illegalismi popolari, ovvero depredazioni….le prime ostacolano il capitalismo industriale -e illegalismi Borghesi, ovvero frodi…..le seconde lo favoriscono. ciò significa che la domanda "Chi viene punito?" ne Chiama subito un'altra: "cosa viene punito?" quest'ultima domanda permette di mostrare come le disuguaglianze di trattamento vengono prodotte da decisioni ,apparentemente neutre, che riguardano la qualifica e la sanzione delle infrazioni in questione. per articolare le risposte a queste due domande descriverò -prima come il sistema penale produce una doppia differenziazione delle infrazioni e dei loro autori -poi come questo processo è oggetto di un lavoro di cancellazione e negazione quindi La relazione fra Delitto e castigo è meno univoca di quanto il senso comune non pensi. invertendo la sequenza che ci si aspetta, Durkheim afferma: "non bisogna dire che un atto urta la coscienza comune perché è criminale, Ma che è criminale perché urta la coscienza comune.” Dunque -se ciò che chiamiamo crimine è il prodotto di convenzioni sociali che ci fanno decidere cos'è a dover essere punito, -Allora le scelte che fa la società ci indicano una gerarchia degli atti che reprimiamo. Ma Secondo quale principio? 20 la lotta alla droga e la sua focalizzazione su determinate fasce di popolazione, che ha come corollario quello di risparmiarne altre, sembra convalidare l’ipotesi di Foucault per cui i castighi -non sono destinati a sopprimere le infrazioni…ma a distinguerle -non è ridurre la tossicodipendenza…ma differenziare a A livello penale questo reato da altre infrazioni e, di conseguenza, distinguere le categorie implicate da altri gruppi di popolazione delinquenti. la repressione selettiva di certe categorie di illegalismi e di fasce di popolazione gioca un ruolo importante nella produzione e nella riproduzione delle disparità sociali. Ma come spiegare che questa distribuzione illegale delle pene venga così pacificamente tollerata a livello sociale? Il tribunale può essere visto come luogo per eccellenza della differenziazione sociale della pena due casi differenti: ragazzo senegalese e ragazzo francese ● un ragazzo processato per direttissima per aver opposto Resistenza violenta a tre poliziotti durante un controllo d'identità. francese con genitori senegalesi proveniente da una cité considerata zona urbana sensibile, in cui un terzo dei giovani residenti vive al di sotto della soglia di povertà. la sua pesante fedina penale comprende già cinque casi, di cui uno è oltraggio a pubblico ufficiale, che ne fa un sospetto ideale per le forze dell'ordine. Come sua madre spiegherà il ragazzo viene continuamente provocato dai poliziotti -che lo controllano e perquisiscono senza motivi particolari, per prepotenza, -e che lo hanno recentemente firmato e trattenuto per reati che poi si sarebbe scoperto erano stati commessi da altre persone. All'udienza il giovane risponde maldestramente e bruscamente alle domande del presidente, facendosi rimproverare a più riprese. in fine in assenza di uno dei tre denunciati il processo deve essere rimandato, Ma nell'attesa il giovane è posto in detenzione provvisoria. tale misura Si rende necessaria, spiega il giudice in mancanza di garanzie di rappresentanza e in ragione di un rischio di recidiva - in primo luogo il mondo sociale al quale appartiene il giovane, aumenta il sospetto nei suoi confronti: l'immagine di quartiere in difficoltà con i suoi Fattori criminogeno finisce per aggravare il dossier dei reati passati, Invece che renderli più comprensibili. il sospetto è ritenuto colpevole prima di essere giudicato, sulla base dei suoi precedenti e della sua attitudine -in secondo luogo le competenze sociali a cui il ragazzo può fare ricorso non corrispondono alle norme e alle attese dei giudici: parlando male di fronte alla corte indispone i magistrati Ma lascia supporre che abbia parlato male anche con i poliziotti. Diversi studi sociologici dimostrano questa duplice causalità per dare conto delle notevoli disparità sociali osservate nelle decisioni di giustizia. Questo è il fondamento più invisibile del castigo, ovvero il rapporto di alterità che questo presume: tra colui che giudica e colui che è giudicato si istituisce una distanza 21 radicale,spesso sociale, quando il sospetto accusato viene da un altro ambiente e ha un'altra origine. tali disparità e le logiche su cui si basano sono tanto più evidenti quando mettiamo a confronto questo caso con un altro giudicato nello stesso giorno ● il caso di uno studente denunciato per aver malmenato e violentato la sua compagna. I fatti vengono facilmente dimostrati per le ferite causate dalla penetrazione. di origine francese, di classe media, il ragazzo è assistito da un avvocato pagato dai suoi genitori, presenti all'udienza. parla bene, un atteggiamento umile, nega i fatti più gravi ma si dice dispiaciuto per gli altri e promette di non commetterli più il Presidente si mostra meno impaziente che riguarda il caso precedente. L'accusato ha il tempo di esprimersi e l'arringa della Difesa è insolitamente prolissa. La udienza dura il doppio del solito per i processi per direttissima. il verdetto: una condanna 6 mesi di prigione con la condizionale. DIFFERENZA NOTEVOLE PER CUI - il giovane di origine senegalesi accusato di aver risposto male e di aver opposto resistenza dei poliziotti che lo controllavano e lo accusavano senza motivo se ne va in prigione -lo studente di buona famiglia accusato di aggressione fisica e sessuale reiterata riabbraccia i genitori e torna a casa benché sorprendente la differenza di gestione di questi due casi è comunque facilmente interpretabile attraverso la distanza fra i monti sociali dei due accusati la disparità delle loro competenze sociali durante l'udienza, la disuguaglianza sociale finisce Dunque per essere doppiamente occultata: ● nelle condizioni di produzione della storia penale (poliziotti) ● e in quelle della sua valutazione giudiziaria (giudici) ciò ha come corollario due grandi principi della teoria moderna del diritto: la responsabilità dell'autore e l'individualizzazione della pena la responsabilità dell'autore si deve decidere non solo se la persona accusata di un reato lo ha davvero commesso, Ma anche se può essere ritenuta responsabile. La responsabilità -comporta una dimensione morale che implica di potersi prendere la responsabilità di ciò che si è fatto. -non prende lla dimensione sociale, alla quale non viene dato praticamente alcuno spazio nella determinazione della responsabilità dell'autore . individualizzazione della pena l’individualizzazione della pena tende Ad accentuare la disparità delle decisioni di giustizia, -non solo perché singolarizza ogni caso 22 -ma perché gli elementi del contesto sociale che vengono presentati nel processo sono il più delle volte usati a carico dell'imputato: in particolare l'inchiesta sociale rapida che completa il fascicolo penale serve ai magistrati per valutare il rischio di recidiva questi elementi penalizzano gli accusati appartenenti alle categorie sociali sfavorite e stigmatizzate: la loro situazione socio economica precaria e i pregiudizi nei loro confronti spingono I magistrati a prendere decisioni più severe. Nietzsche si chiede se è sempre stato così, cioè se quel pensiero oggi così naturale che il delinquente merita il castigo perché avrebbe potuto agire diversamente è sempre esistito. la risposta di Nietzsche a tale domanda è negativa: questa è una forma raggiunta oltremodo tardi. per tutto il periodo più lungo della storia umana non si è punito perché si è ritenuto l'autore del malfatto responsabile per la sua azione, Cioè presupponendo che solo chi è colpevole debba essere punito”. Nelle società antiche o lontane in cui l'aspettativa di una riparazione prevaleva sull’inflizione di un dolore la questione della responsabilità non aveva senso né per l'individuo né per il gruppo. è stata La colonizzazione ad aver introdotto questo principio estraneo alla società tradizionali secondo cui se un uomo ha ucciso una persona, la responsabilità del crimine ricade soltanto su di lui questo excursus etnologico ci permette Allora di pensare che non esiste alcuna relazione necessaria o universale fra il riconoscimento della causalità che lega un atto e il suo autore e l'idea di responsabilità Così come noi la Comprendiamo. Quest'ultima si è sviluppata in maniera storicamente indipendente. Che sia Considerata una questione individuale ha delle conseguenze: -mettendo l'individuo solo di fronte al suo atto, -la società esonera se stessa dalla propria responsabilità nella produzione e costruzione sociale degli illegalismi. Un simile discorso è tanto più degno di nota per il fatto di emergere in un periodo in cui le disparità sociale economico e sociale si stanno aggravando: nel momento in cui -le disuguaglianze aumentano -appare un'estrema differenziazione nella composizione socio-economica ed etno razziale della popolazione carceraria si fa leva con tutta l'energia possibile sulla responsabilità individuale nella perpetrazione di infrazioni e si contesta con grande vigore la dimensione sociale del delitto del castigo. se si dimostrasse vero il dato secondo cui si punisce sempre più indipendentemente dallo sviluppo della criminalità, si penalizzano le infrazioni in base a chi le commette più che alla loro gravità ecc … questa rivelazione potrebbe risultare intollerabile per le democrazia contemporanea. in compenso è molto più accettabile ritenere che ogni persona condannata sia responsabile del proprio atto e meriti proprio castigo l'istituzione penale protegga la sicurezza dei cittadini Si preferisce la visione idealista e punitiva Della seconda versione, piuttosto che quella realista e perturbante della prima.
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