Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Purgatorio PARAFRASI E ANALISI canto VIII, Appunti di Letteratura Italiana

Analisi e parafrasi del canto VIII del Purgatorio per il corso di Letteratura Italiana (Masi/Ciccuto)

Tipologia: Appunti

2018/2019

In vendita dal 03/07/2019

Lenschi
Lenschi 🇮🇹

4.7

(41)

24 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Purgatorio PARAFRASI E ANALISI canto VIII e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Letteratura italiana canto VIII PURGATORIO Antipurgatorio, principi negligenti. I versi con cui Dante inizia VIII sono molto celebri e rappresentano più stili perché possono essere letti in modo diverso a seconda delle epoche in cui vengono letti. Anche se Dante li ha scritti con una determinata intenzione, riferendo una condizione psicologica dello scrittore di quel tempo, fanno riferimento ad una condizione condivisa dall’autore e che si riferisce al senso di nostalgia che chi viaggia, non per piacere ma per necessità e senza sicurezza del ritorno, prova in un momento particolare del suo viaggio, ovvero quando si chiude la prima giornata. Evidentemente c’è una corrispondenza nell’evocazione di questo sentimento, che altri non è una notazione psicologica dell’Autore e la situazione in cui si trova il pellegrino, viaggiatore all’interno del racconto. Oggi cambiano come cambia il libro nelle epoche: la suggestione porta ad interpretare e a dare rilievo a ciò che invece dante voleva usare semplicemente per insegnare qualcosa: qui nei versi si dà il senso profondo della nostalgia, ma lo scopo ultimo del poeta non era questo, in quanto non è un poeta romantico, come non è romantico quando parla di Paolo e Francesca. Importante è che fatto psicologico, di chi viaggia con l’intenzione di non tornare indietro, venga letto con il significato del tempo. Sono versi molto suggestivi, per questo superano il tempo. Le notazioni cronologiche temporali hanno sempre un valore allusivo, non sono mai casuali. Da notare come il tempo scorra lentamente: la durata di un giorno è distribuita dentro la lunghezza di otto canti, e si prolunga anche nel nono dato che continua con la descrizione della notte. Questo sentimento di cui parla nei primi versi, questo senso di nostalgia, corrisponde ad un significato interiore, che è quello che il poeta vuol comunicare. Importante l’evocazione della campana che il pellegrino ode in lontananza e suscita la nostalgia, che viene interpretata come una sorta di campana a morto per il giorno. Tale nostalgia che fa soffrire, nel livello letterale si riferisce alla cerchia degli amici, ma la mancanza che si vuole qui esprimere è un desiderio di dante pellegrino: egli sente la mancanza e la lontananza dell’amore di Dio. Quindi la nostalgia ed il desiderio altri non è che quella di un Dante peccatore che vorrebbe raggiungere la sua meta, riavvicinarsi a dio, come tutte le anime purganti che incontra. L’importanza della campana a quest’ora non è un suono qualsiasi, l’ora è quella del tramonto, e la campana segna che è l’ora di compieta, un canto liturgico (in determinate ore si cantano determinati canti liturgici). Il contenuto di questo salmo è una preghiera, che chiede qualcosa di preciso, e la richiesta viene immediatamente compiuta, e consiste in una sorta di rappresentazione dagli angeli. La sacra rappresentazione è quindi importante da vedere. Quello che si vedrà è un modo molto diretto per far capire dei concetti importanti per le anime e per noi lettori. L’ora di cui dante parla è quella dell’avvicinarsi della notte. Qui si può interpretare in due modi, a seconda di come il “che” viene interpretato. Usando il che come pronome relativo si interpreta: era l’ora (soggetto) la quale induce un desiderio di nostalgia a chi naviga (dei marinai, dei naviganti), intenerendone il cuore, al termine della prima giornata del loro viaggio, e che fa sentire in maniera più intensa e struggente il desiderio della patria, delle cose, delle persone care, anche al nuovo pellegrino, a colui che pure ha appena cominciato il suo viaggio e lo commuove, quando sente lontano una campana suonare, che quasi sembra la campana del morto del giorno finito; quando io iniziai a non ascoltare più con attenzione ciò che dice Sordello, ed iniziai osservare una delle anime che si era alzata e che chiedeva ascolto col cenno delle mani (introduce un determinato comportamento di un’anima che assume un atteggiamento di preghiera ed intona il rito che deve essere cantato in questa precisa ora liturgica). Questa anima assume la posizione di chi prega, con i palmi rivolti in su (Dante riprende l’Eneide, ed usa questo dettaglio come se fosse un preziosismo, in quanto la posizione in cui di solito si prega è con le mani giunte. Parte dunque con una descrizione della preghiera che non è propria del cristiano), con lo sguardo rivolto verso il cielo, come se dicesse a Dio “non mi interessa altro”. “O creatore di tutte le cose, prima che finisca il giorno, ti invochiamo affinché per tua clemenza tu sia nostro difensore; stiano lontano gli incubi ed i fantasmi”. Questo è l’inno di ‘Te lucis ante’ (l’anima si affida a Dio per ricevere protezione), che con tanta devozione le uscì dalla bocca, con una intonazione tanto dolce, che fui come rapito, e ne rimasi estasiato. Notare la costruzione dei versi; in cui vi è un’alternanza che prende nome di ANTIMETABOLE, dove una stessa parola una volta è aggettivo ed una volta è avverbio e le due si incrociano, dolcemente devote e devotamente dolci. Ciò sottolinea la ricercatezza del verso. Inoltre, vv15, questo uscire da se stessi “fece me a me uscir di mente”, non è più il se stesso, ma un’anima che partecipa; il verso è fortemente allitterante (della M E). Vv 16tutte le altre anime, con la stessa dolcezza e devozione, la seguirono nel canto di tutto l’inno, tenendo lo sguardo fisso alle sfere celesti. La notte è il momento del pericolo, per questo viene chiesta protezione; è il momento in cui si è meno protetti, e come detto precedentemente, a muoversi senza la luce della grazia si rischia anche di far danno; la notte ci si sente più soli, abbandonati, indifesi dalle tentazioni. Dante introduce una nuova apostrofe, indirizzata a noi lettori. Ella giunse e levò ambo le palme, ficcando li occhi verso l’orïente, come dicesse a Dio: ’D’altro non calme’. 12 ’Te lucis ante’ sì devotamente le uscìo di bocca e con sì dolci note, che fece me a me uscir di mente; 15 e l’altre poi dolcemente e devote seguitar lei per tutto l’inno intero, avendo li occhi a le superne rote. 18 Era già l'ora che volge il disio ai navicanti e 'ntenerisce il core lo dì c' han detto ai dolci amici addio; 3 e che lo novo peregrin d’amore punge, se ode squilla di lontano che paia il giorno pianger che si more; 6 quand’io incominciai a render vano l’udire e a mirare una de l’alme surta, che l’ascoltar chiedea con mano. 9 accade in quanto le anime purgatoriali sono ancora in contatto con quel che succede nel mondo dei vivi, non per via comunicante, quanto nel fatto che necessitano di anime ancora vive per accelerare la loro purgazione grazie alle preghiere. È Dante stesso a rivelare la sua situazione di vivo. Io gli risposi: «Oh! sono arrivato stamattina attraverso l'Inferno e sono ancora nella fase della prima vita (terrena), sebbene facendo questo viaggio io stia acquistando anche quella eterna». E non appena la mia risposta fu udita, lui e Sordello (nemmeno Sordello si era reso conto di come stanno i fatti) si trassero indietro come gente improvvisamente smarrita di fronte a questa novità. Sordello si rivolse a Virgilio, con il quale aveva precedentemente dialogato, e Nino a un'anima che sedeva lì accanto, gridando: «Su, Corrado! vieni a vedere cosa Dio ha permesso per la sua grazia» (prolessi, anticipazione, perché ci aspettiamo di sapere chi è quest’altra anima). Poi, rivolto a me, (Nino) disse: «In nome (usa captatio benevolentiae) di quella particolare gratitudine che tu devi a Dio, che ci nasconde la ragione prima del suo operare e non permette di conoscerla, quando sarai tornato sulla Terra, di' a mia figlia Giovanna (contessa di Gallura) che preghi per me là (in Cielo) dove si risponde agli innocenti. Non credo (non sta formulando un’ipotesi, è convinto di ciò che dice) che sua madre mi ami più, da quando ha cambiato le bianche bende del lutto (in questo caso il colore del lutto è bianco, riferito alle bende che le vedove portavano in capo) e che, poveretta, dovrà rimpiangere (il nuovo matrimonio le porterà nuovi e più dolorosi affanni, profezia). Con il suo esempio si capisce facilmente quanto poco duri la passione di un amore in una (femmina) donna, se la vista o il tatto non lo ridesta spesso, cosa che la morte ha dunque portato allo spegnimento di tal fuoco (parte meno nobile dell’amore, la parte sessuale; il tatto è totalmente escluso dall’amore cortese e platonico, si limita alla vista). La vipera che costituisce lo stemma dei Milanesi non ornerà il suo sepolcro così bene, come avrebbe fatto il gallo di Gallura». Dal punto di vista metrico questo endecasillabo risulta strano, in quanto non è né in aminore né in amaiore, privo di ictus sulla quarta ma anche sulla sesta. "Oh!", diss’io lui, "per entro i luoghi tristi venni stamane, e sono in prima vita, ancor che l’altra, sì andando, acquisti". 60 E come fu la mia risposta udita, Sordello ed elli in dietro si raccolse come gente di sùbito smarrita. 63 L’uno a Virgilio e l’altro a un si volse che sedea lì, gridando: "Sù, Currado! vieni a veder che Dio per grazia volse". 66 Poi, vòlto a me: "Per quel singular grado che tu dei a colui che sì nasconde lo suo primo perché, che non lì è guado, 69 quando sarai di là da le larghe onde, dì a Giovanna mia che per me chiami là dove a li ’nnocenti si risponde. 72 Non credo che la sua madre più m’ami, poscia che trasmutò le bianche bende, le quai convien che, misera!, ancor brami. 75 Per lei assai di lieve si comprende quanto in femmina foco d’amor dura, se l’occhio o ’l tatto spesso non l’accende. 78 Non le farà sì bella sepultura la vipera che Melanesi accampa, com’avria fatto il gallo di Gallura". 81 Il lettore leggendo queste righe riscontra una sorta di astio, un atteggiamento di gelosia post morte, e poco consono. In realtà questa terzina dimostra un atteggiamento dell’anima totalmente comprensivo. Diceva così, con un'espressione che mostrava quel giusto sdegno (legittimo) che misuratamente gli ardeva con nel cuore. Interruzione del discorso di nino. Dante qui descrive il suo atteggiamento, con una consuetudine che sin dall’inizio del racconto ha: guardare il cielo e le stelle, in quanto mai visto dai vivi. Fine vv 85 inizio 86, presente una anadiplosi, pur pur. I miei occhi avidi andavano continuamente al cielo, là dove le stelle ruotano più lente (al polo), così come accade ad una ruota nel punto più vicino al suo asse. E il mio maestro: «Figliolo, cosa guardi lassù?» E io: «Quelle tre stelle che illuminano col loro splendore tutto il cielo australe». Allora mi disse: «Le quattro stelle splendenti (le quattro virtù cardinali) che vedevi stamattina sono calate dietro il monte, queste (alludono alle tre virtù più sublimi e vicine al cielo) sono sorte al loro posto». 10 novembre 2016 Mentre lui parlava, Sordello lo tirò a sé e disse: «Guarda là il nostro avversario (il demonio, che non viene evocato e nominato direttamente per timore)»; e puntò il dito per indicarglielo. La e del vv 94 non è una e coordinativa, ma una congiunzione paraipotattica, potrebbe infatti non esserci. Da quella parte, dove la valletta non ha riparo ed è aperta verso il pendio sottostante (la tentazione colpisce l’anima dove questa è più sensibile), c'era una biscia del tutto simile, forse, a quella che diede ad Eva il frutto proibito. Il malefico serpente strisciava tra l'erba e i fiori, volgendo indietro talvolta la testa e leccandosi (valenza simbolica, allude alla tentazione) il dorso come una bestia quando si liscia la pelle o il pelo. Così dicea, segnato de la stampa, nel suo aspetto, di quel dritto zelo che misuratamente in core avvampa. 84 Li occhi miei ghiotti andavan pur al cielo, pur là dove le stelle son più tarde, sì come rota più presso a lo stelo. 87 E ’l duca mio: "Figliuol, che là sù guarde?". E io a lui: "A quelle tre facelle di che ’l polo di qua tutto quanto arde". 90 Ond’elli a me: "Le quattro chiare stelle che vedevi staman, son di là basse, e queste son salite ov’eran quelle". 93 Com’ei parlava, e Sordello a sé il trasse dicendo: "Vedi là ’l nostro avversaro"; e drizzò il dito perché ’n là guardasse. 96 Da quella parte onde non ha riparo la picciola vallea, era una biscia, forse qual diede ad Eva il cibo amaro. 99 Tra l’erba e ’ fior venìa la mala striscia, volgendo ad ora ad or la testa, e ’l dosso leccando come bestia che si liscia. 102 Io non vidi come i due astori (uccelli da preda, tipo falconi) celesti si mossero, perché ero tutto intento a guardare il serpente, quindi non posso riferire; ma vidi con chiarezza che entrambi si erano mossi contemporaneamente. Sentendo che le verdi ali fendevano l'aria, il serpente fuggì (nessuno scontro, solo effetto di immediatezza) e gli angeli si voltarono, tornando insieme (sempre in contemporanea, come erano anche partiti) ai loro posti di guardia in cui si trovavano prima dell’arrivo del serpente (la scena figura l’opera di dio, simmetrico e rapido). L'anima che si era accostata al giudice Nino quando l'aveva chiamata, durante tutto quell'assalto, non smise neppure per un attimo di guardarmi. Poi iniziò (con la solita captatio benevolentiae): «Possa la lucerna che ti conduce in alto trovare nella tua volontà tanta cera (tanto combustibile), quanta ne servirà per portarti alla cima del paradiso; (inizia la richiesta vera) se hai notizie vere di Val di Magra (Lunigiana e paesi vicini) o di un luogo lì vicino, dimmele, poiché io in quei luoghi sono stato un uomo potente. Fui chiamato Corrado Malaspina (figlio di Federico I, marchese di Villafranca in Val di Magra): non il Vecchio, sono un suo discendente; amai i miei familiari con un amore eccessivo, che qui si purifica». Io risposi: «Oh! Certo non sono mai stato nelle vostre terre, ma dove si può andare in tutta Europa senza che esse siano note? La fama che onora il vostro casato è celebrata dai signori e dal popolo, cosicché ne è a conoscenza anche chi non c'è stato; e io vi giuro (possa arrivare in cima al monte come ora sto dicendo la verità, dettate da Dante scrittore al Dante pellegrino) che la vostra gente onorata non ha mai perso il pregio della gentilezza e della generosità facente parte della virtù cortese. La consuetudine cavalleresca, i vostri usi e costumi e le qualità naturali vi differenziano e privilegiano la vostra casata a tal punto che, se anche il mondo continua a volgere il capo al male, essa sola (la vostra famiglia) va dritta e disprezza ogni cammino malvagio». Io non vidi, e però dicer non posso, come mosser li astor celestïali; ma vidi bene e l’uno e l’altro mosso. 105 Sentendo fender l’aere a le verdi ali, fuggì ’l serpente, e li angeli dier volta, suso a le poste rivolando iguali. 108 L’ombra che s’era al giudice raccolta quando chiamò, per tutto quello assalto punto non fu da me guardare sciolta. 111 "Se la lucerna che ti mena in alto truovi nel tuo arbitrio tanta cera quant’è mestiere infino al sommo smalto", 114 cominciò ella, "se novella vera di Val di Magra o di parte vicina sai, dillo a me, che già grande là era. 117 Fui chiamato Currado Malaspina; non son l’antico, ma di lui discesi; a’ miei portai l’amor che qui raffina". 120 "Oh!", diss’io lui, "per li vostri paesi già mai non fui; ma dove si dimora per tutta Europa ch’ei non sien palesi? 123 La fama che la vostra casa onora, grida i segnori e grida la contrada, sì che ne sa chi non vi fu ancora; 126 e io vi giuro, s’io di sopra vada, che vostra gente onrata non si sfregia del pregio de la borsa e de la spada. 129 Uso e natura sì la privilegia, che, perché il capo reo il mondo torca, sola va dritta e ’l mal cammin dispregia". 132
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved