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Quasimodo, Ungaretti e Montale, Sintesi del corso di Italiano

La letteratura tra le due Guerre Mondiali

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

Caricato il 14/12/2018

bbq99
bbq99 🇮🇹

4.7

(3)

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Scarica Quasimodo, Ungaretti e Montale e più Sintesi del corso in PDF di Italiano solo su Docsity! Letteratura fra le due guerre Fra le due guerre, in Europa si ebbe un rinnovamento della poesia definito in seguito con il termine Modernismo. Il Modernismo ebbe come intento quello di creare un nuovo equilibrio fra tradizione e innovazione. La poesia era complessa, di difficile interpretazione, perché carica di significato e celava anche un velo di oscurità. Più specificatamente i poeti che vollero raccontare il mondo moderno, furono chiamati ermetici. Essi trattarono con umanità e compostezza i temi della solitudine e dell'infelicità dell'uomo. Il termine "ermetico" significa "chiuso", "oscuro". La definizione venne adottata per la prima volta dal critico Francesco Flora. L'Ermetismo nasce a Firenze nel primo Novecento e accompagna l’affermarsi delle riviste fiorentine, come Lacerba e La Frusta. L'Ermetismo è' l'esperienza della guerra che rivela al poeta la povertà dell'uomo, la sua fragilità e solitudine, ma anche la sua spontaneità che viene ritrovata nel dolore. Quasimodo, Ungaretti e Montale sono le figure di grande spicco nel panorama ermetico. • SALVATORE QUASIMODO Salvatore Quasimodo nasce a Modica (Sicilia) nel 1901 e muore a Napoli. Affronta degli studi tecnici e lavora nel mondo dell’editoria per una buona parte della sua vita. Egli svolse una funzione significativa nella letteratura del Novecento, come dimostra l'assegnazione del premio Nobel per la letteratura nel ‘59. Della sua carriera poetica ricordiamo principalmente: Acque e Terre, e Ed è subito sera. Quasimodo sviluppò i temi connessi con la solitudine, con lo sradicamento dell'uomo. Egli aderì all'Ermetismo spontaneamente, per la sua naturale esigenza di concretezza e perché vide nella nuova poesia un sostegno contro il Romanticismo. Il suo ermetismo risultò in ogni caso originale, poiché egli aderì ad un linguaggio scarno ma non privo di sfumature musicali e caratterizzato da un velo di tristezza in cui il paesaggio della Sicilia è al centro. Durante il periodo bellico l’autore si sente impotente, privo di qualsiasi arma per poter combattere ma ora spinge le persone ad agire per trasformare la realtà e per avere un mondo migliore. • GIUSEPPE UNGARETTI Nasce nel 1888 ad Alessandria d’Egitto da genitori lucchesi emigrati in cerca di lavoro. Partecipò alla Prima guerra mondiale aderendo al fascismo.. Dall’esperienza diretta delle atrocità della guerra, prese forma il primo nucleo della sua produzione poetica nel 1915, quando pubblica le sue prime poesie sulla rivista “Lacerba”, aperta ai futuristi. Nacquero così le raccolte Il porto sepolto (1916) e Allegria di naufragi (1919); le poesie furono poi riunite nel volume L’Allegria (1931).Visse in Brasile per un po’, ma tornò in Italia nel 1942 in concomitanza con la Seconda guerra mondiale. Il dramma del conflitto ispirò la raccolta emblematicamente intitolata Il Dolore (1947). Morì a Milano nel 1970. Nella vita del poeta hanno un ruolo fondamentale i fiumi, perché presenti in ogni posto in cui si stabiliva. I fiumi più importanti per Ungaretti sono: • Il Nilo, perché gli ricorda la sua terra; • La Senna, per la sua formazione culturale in seguito al trasferimento nella città di Parigi; • L’Isonzo, perché combatté sul fronte del Carso in occasione del Primo conflitto mondiale; • Il Tevere, perché in seguito al suo trasferimento nella capitale ottenne la cattedra di Letteratura italiana. Ungaretti concepisce la poesia come strumento che conduce all’autenticità dell’essere ed è questa la ragione per cui il poeta ricorre alla parola nuda, pura e essenziale. Delle raccolte poetiche ricordiamo principalmente: • Il porto sepolto (1916); • Allegria (1919); • Il dolore (1947). IL PORTO SEPOLTO Il porto sepolto contiene le prime poesie scritte sul fronte di guerra, su pezzi di carta occasionali, conservati dal poeta nello zaino. Gran parte della letteratura di guerra ungarettiana si presenta in forma diaristica, per dare l’idea della vita precaria del soldato. Il titolo allude al porto di Alessandria, finito inghiottito dalle acque. In realtà ha soprattutto un significato simbolico e intrinseco: il porto sepolto è l’anima del poeta, il quale per trovare il porto deve immergersi in fondo al mare per ritrovarla. Questa metafora esprime la funzione che il poeta dà alla poesia: ritiene che questa abbia il potere di ricongiungerci con la condizione primordiale di innocenza . Nelle poesie della raccolta si affronta il tema della morte (ad esempio in Veglia e in I fiumi) e di come questa, nonostante la sua brutalità faccia raddoppiare il suo desiderio di rinascita, di innocenza e di amare la vita nella sua semplicità. Oltre al suo attaccamento alla vita, si evince anche il sentimento di fratellanza e solidarietà del poeta, incapace di provare odio. Ungaretti utilizza il verso libero e di misura breve, utilizzando delle parole quotidiane ma evocative. L’ALLEGRIA Successivamente, le liriche di Il porto sepolto confluiscono nella raccolta Allegria di naufragi, che diventerà L’Allegria , di cui ricordiamo Soldati (Si sta come d’autunno gli alberi le foglie). Anche questo titolo è allusivo: la guerra è come un naufragio della vita, e i superstiti del naufragio sono presi dalla speranza di un domani migliore. L’allegria di Ungaretti di fronte al naufragio deriva da sentimento di gratitudine che egli prova per aver conservato la vita, nonostante si fosse trovato a stretto contatto con la morte. - EUGENIO MONTALE Eugenio Montale nasce a Genova nel 1896 da una famiglia borghese. Ha vissuto la Prima e la Seconda guerra mondiale; la Prima da soldato e la Seconda da testimone della tragedia. Ha esordito con Ossi di seppia nel 1925 e nello stesso anno prese le distanze dal fascismo firmando il Manifesto degli intellettuali antifascisti. A Firenze conobbe Drusilla Tanzi, con la quale si legò sentimentalmente. Nel 1929 ottenne la direzione del Gabinetto Vieusseux, una delle più prestigiose istituzioni culturali fiorentine, dal quale però verrà espulso perché antifascista. Alla fine della Seconda guerra inizia la sua collaborazione con il Corriere della Sera. Pochi anni prima di morire a Milano nel 1981, riceverà il premio Nobel per la letteratura. Montale è stato soprannominato “ il poeta della disperazione”, perché è stato in grado di raccontare l’inquietudine dell’uomo del Novecento. Per lui la poesia ha il compito di farsi carico dei drammi dell’uomo contemporaneo. Egli racconta spesso del “male di vivere”, la sofferenza che tutti gli uomini patiscono la cui unica soluzione però si rivela essere la Divina Indifferenza, che permette all’uomo di resistere al dolore ignorandolo. La tecnica spesso utilizzata da Montale, anche in Ossi di Seppia, è il correlativo oggettivo in cui una determinata sensazione o emozione viene rappresentata sulla pagina attraverso alcuni oggetti concreti, che suscitano nel lettore la stessa sensazione che prova il poeta senza doverla spiegare. Montale trae spesso ispirazione: dalla natura, descrivendo il paesaggio ligure di Monterosso; dall’esperienza dell’amore; e dal miracolo, ovvero il desiderio di libertà. Lo stile adottato da Montale è essenziale. Le opere realizzate da Montale sono: Ossi di seppia, Le occasioni, La bufera e altro e Satura. OSSI DI SEPPIA
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