Scarica La Coscienza di Zeno: Un'autobiografia nevrotica di Italo Svevo e più Slide in PDF di Italiano solo su Docsity! La coscienza di Zeno
DI
Italo Svevo
Scritto nel 1923, ben venticinque anni dopo l’ultimo Senilità. Perché un così grande periodo di silenzio? Precedenti lavori di Svevo accolti freddamente dalla critica e dal pubblico. La prosa sveviana presentava infatti caratteri molto moderni- in Italia un pubblico non pronto. Bisognerà attendere l’intervento di Joyce per una maggiore notorietà. L’associazione commerciale fallisce miseramente: Guido si suicida. Zeno si rivolge ad uno psicologo, tormentato da sensi di colpa e dolori psico- somatici. Lo psicologo gli fa riscrivere la sua vita in un memoriale. Dopo la cura Zeno si sente più malato di prima, e abbandona il dottor S., che per vendetta pubblica le sue memorie. Zeno si dichiara perfettamente guarito. Il romanzo si conclude con una riflessione apocalittica di Zeno sull’uomo. Rapporto ambiguo fra Zeno e suo padre. Mancanza di fiducia reciproca fra i due. Il padre lo giudica un inetto: affida il patrimonio al signor Olivi. Sentimento ambiguo di odio-amore per il padre. Il vizio del fumo di Zeno non è altro che un tentativo di “rubare” la forza virile del padre verso il quale non si identifica. Il padre, moribondo, colpisce il figlio con uno schiaffo. Questo evento lo segnerà per tutta la vita. Zeno sposa Augusta Malfenti. La sceglie in modo “inconscio”: Augusta rappresenta la figura materna che cerca. In Augusta Zeno trova quella salute che a lui manca. Tuttavia si accorge ben presto di quanto sia fragile il complesso di idee che regge il suo mondo. Augusta viene descritta in modo impietoso, giudicata ottusa, sempliciotta e ignorante. Tuttavia verso di lei proverà sempre affetto, anche mentre la tradirà. Zeno fa una critica impietosa della psicanalisi. In realtà il suo odio per il dottor S. è il transfert freudiano. Il paziente (che in questo caso lo psicologo considera affetto dal complesso edipico) trasferisce nella figura dello psicologo l’odio o l’amore che provava per il genitore. Svevo non odiava la psicanalisi, ma la reputava una fonte di ispirazione per la letteratura che, modificandola, ne traeva grandi materiali.Sigmund Freud Nel romanzo il figlio Alfio di Zeno viene nominato solo poche volte. Perché? L’autore non è riuscito a integrarlo bene nella storia? Zeno, per la sua nevrosi, non riesce a dargli attenzioni, preso dai suoi conflitti interiori? In ogni caso Alfio sarebbe stato un protagonista importante ne Il vegliardo, seguito di La coscienza. L’impianto narrativo della Coscienza è profondamente innovativo e mutato rispetto agli altri romanzi. La narrazione in terza persona, utilizzata nei precedenti romanzi, viene abbandonata. Gran parte del romanzo è un memoriale del protagonista stesso, spronato da uno psicologo. Lo psicologo pubblica per vendetta le sue memorie. La narrazione è quindi in prima persona, scritta dal protagonista stesso (Impianto autodiegetico) L’inettitudine di Zeno non è completamente negativa. Attraverso il suo straniamento dal mondo dimostra come la società, ben salda nelle sue futili convinzioni, sia la vera malata. La malattia di Zeno lo costringe a “muoversi”, e gli impedisce di cristallizzarsi come gli altri, che vanno incontro ad una sorta di “necrosi spirituale”. Si può parlare quindi di una funzione positiva dell’inettitudine, non più vista come marchio di inferiorità. Sono riscontrabili analogie fra i personaggi di Svevo e Pirandello. Entrambi sono lacerati, i primi perché non riescono più a tenere la “maschera”, i secondi perché inetti e inadeguati. In entrambi il metodo dell’ironia. In entrambi critica alla borghesia e alla società. Pirandello La coscienza di Zeno
DI
Italo Svevo
Scritto nel 1923, ben venticinque anni dopo l’ultimo Senilità. Perché un così grande periodo di silenzio? Precedenti lavori di Svevo accolti freddamente dalla critica e dal pubblico. La prosa sveviana presentava infatti caratteri molto moderni- in Italia un pubblico non pronto. Bisognerà attendere l’intervento di Joyce per una maggiore notorietà. L’associazione commerciale fallisce miseramente: Guido si suicida. Zeno si rivolge ad uno psicologo, tormentato da sensi di colpa e dolori psico- somatici. Lo psicologo gli fa riscrivere la sua vita in un memoriale. Dopo la cura Zeno si sente più malato di prima, e abbandona il dottor S., che per vendetta pubblica le sue memorie. Zeno si dichiara perfettamente guarito. Il romanzo si conclude con una riflessione apocalittica di Zeno sull’uomo. Rapporto ambiguo fra Zeno e suo padre. Mancanza di fiducia reciproca fra i due. Il padre lo giudica un inetto: affida il patrimonio al signor Olivi. Sentimento ambiguo di odio-amore per il padre. Il vizio del fumo di Zeno non è altro che un tentativo di “rubare” la forza virile del padre verso il quale non si identifica. Il padre, moribondo, colpisce il figlio con uno schiaffo. Questo evento lo segnerà per tutta la vita. Zeno sposa Augusta Malfenti. La sceglie in modo “inconscio”: Augusta rappresenta la figura materna che cerca. In Augusta Zeno trova quella salute che a lui manca. Tuttavia si accorge ben presto di quanto sia fragile il complesso di idee che regge il suo mondo. Augusta viene descritta in modo impietoso, giudicata ottusa, sempliciotta e ignorante. Tuttavia verso di lei proverà sempre affetto, anche mentre la tradirà. Zeno fa una critica impietosa della psicanalisi. In realtà il suo odio per il dottor S. è il transfert freudiano. Il paziente (che in questo caso lo psicologo considera affetto dal complesso edipico) trasferisce nella figura dello psicologo l’odio o l’amore che provava per il genitore. Svevo non odiava la psicanalisi, ma la reputava una fonte di ispirazione per la letteratura che, modificandola, ne traeva grandi materiali.Sigmund Freud Nel romanzo il figlio Alfio di Zeno viene nominato solo poche volte. Perché? L’autore non è riuscito a integrarlo bene nella storia? Zeno, per la sua nevrosi, non riesce a dargli attenzioni, preso dai suoi conflitti interiori? In ogni caso Alfio sarebbe stato un protagonista importante ne Il vegliardo, seguito di La coscienza. L’impianto narrativo della Coscienza è profondamente innovativo e mutato rispetto agli altri romanzi. La narrazione in terza persona, utilizzata nei precedenti romanzi, viene abbandonata. Gran parte del romanzo è un memoriale del protagonista stesso, spronato da uno psicologo. Lo psicologo pubblica per vendetta le sue memorie. La narrazione è quindi in prima persona, scritta dal protagonista stesso (Impianto autodiegetico) L’inettitudine di Zeno non è completamente negativa. Attraverso il suo straniamento dal mondo dimostra come la società, ben salda nelle sue futili convinzioni, sia la vera malata. La malattia di Zeno lo costringe a “muoversi”, e gli impedisce di cristallizzarsi come gli altri, che vanno incontro ad una sorta di “necrosi spirituale”. Si può parlare quindi di una funzione positiva dell’inettitudine, non più vista come marchio di inferiorità. Sono riscontrabili analogie fra i personaggi di Svevo e Pirandello. Entrambi sono lacerati, i primi perché non riescono più a tenere la “maschera”, i secondi perché inetti e inadeguati. In entrambi il metodo dell’ironia. In entrambi critica alla borghesia e alla società. Pirandello La coscienza di Zeno è un capolavoro della letteratura. Svevo è stato il primo a introdurre la psicanalisi nella letteratura italiana, quando Freud era ancora molto osteggiato. In Zeno, se non (si spera) con tale forza, è molto facile trovare pensieri angoscianti che abbiamo provato, quindi,si può affermare che la Coscienza è anche una buona autoterapia, che fa capire che fa sentire meno soli e sprona a evitare gli errori commessi dal povero Zeno.