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questione ebraica con collegamenti con altre materie, Appunti di Storia

collegamenti pluridisciplinari riguardanti la tematica della questione ebraica (storia, latino, educazione civica, arte...)

Tipologia: Appunti

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Caricato il 24/05/2021

giuliaBax3
giuliaBax3 🇮🇹

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Scarica questione ebraica con collegamenti con altre materie e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! QUESTIONE EBRAICA L’ideologia nazista fonda le sue origini nel malcontento diffuso in Germania dopo l’armistizio del 1918, che aveva concluso la prima guerra mondiale e sancito la sconfitta tedesca, e dopo il trattato di Versailles, che aveva condotto il Paese sul lastrico. Nacque così, soprattutto tra i soldati che ormai avevano perso tutto, il desiderio di trovare nuove guide e nuovi ideali rispetto a quelli di coloro che erano al potere in quegli anni, i socialdemocratici. Si vennero così a creare numerosi partiti di estrema destra; tra questi, il partito degli operai tedeschi, che prese poi il nome di partito nazionalsocialista, al quale s’iscrisse anche Adolf Hitler. Quest’ultimo di lì a poco avrebbe scalato la gerarchia interna al partito e ne sarebbe diventato il capo assoluto e indiscusso, come suggeriscono queste parole del ministro della giustizia Hans Frank: “Hitler è unico, e anche Dio lo è, Hitler è come Dio”. L’idea cardine del nazismo, dalla quale derivarono tutte le altre, consiste in una trasposizione sul piano sociale delle teorie darwiniane; Hitler diceva a proposito di ciò: “Il più forte trionfa, perciò non deve esistere compassione verso gli altri, né rispetto per le leggi”. Si venne così a creare l’idea di una razza superiore, la cosiddetta “razza ariana”, l’unica degna di vivere e governare anche per mezzo della violenza. Il concetto di razza ariana venne sviluppato a partire da studi pseudoscientifici sull’anatomia e sulla biologia umana, che più volte permisero ai nazisti di giustificare le loro azioni definendole di derivazione scientifica. Tutti coloro che non rientravano nei “canoni” prestabiliti e non erano perciò di razza ariana non meritavano nulla: “è una vera pazzia quella di istruire una mezza scimmia perché si pensi di aver preparato un avvocato, mentre milioni di membri della eccelsa razza civile devono rimanere in posti pubblici e miseri”. L’odio verso il diverso manifestato sin dal principio dal partito di Hitler colpì in maniera assai più violenta gli ebrei. L’antisemitismo venne favorito in Germania soprattutto dal piccolo numero di ebrei presenti nel territorio: fu così molto più facile diffonderne un’immagine falsata. Il pregiudizio antigiudaico è sempre stato più o meno presente nella cultura cattolica, ma le basi sulle quali si fondò l’antisemitismo nazista erano diverse. La “lotta” del partito nazista non era di tipo religioso; si trattava piuttosto dell’unione di motivi politico-economici e pseudoscientifici, che evidenziavano una netta “differenza” e “incompatibilità” tra la razza ariana e quella ebraica; quest’ultima, in ordine d’importanza, era all’ultimo posto. L’antisemitismo nazista può essere sintetizzato con queste parole di Aron Tamir: “L’ebreo è colpevole di qualsiasi cosa, sempre”. Proprio il concetto di “colpa” è basilare nel programma di propaganda di Hitler, poiché gli ebrei erano accusati di essere i responsabili della sconfitta durante la Prima Guerra Mondiale e di essere inoltre sostenitori del comunismo bolscevico. Il programma politico del Führer non prevedeva inizialmente la distruzione fisica e di massa degli ebrei, che dovevano “soltanto” essere esclusi da ogni contatto con il resto della società. Fu più tardi che vennero ordinati gli stermini e si giunse alla deportazione in campi costruiti apposta per facilitare le uccisioni. Importante è l'esperienza di Primo Levi in "Se questo è un uomo", nel quale racconta la prigionia subita dallo scrittore nel campo di Auschwitz nel 1944. La storia comincia con la cattura di Levi, avvenuta nel dicembre del 1943 ad opera della Milizia fascista, per poi proseguire con il viaggio e la permanenza nel lager nazista di Buna nel febbraio del 1944 e concludersi con la liberazione di Auschwitz da parte dell’esercito russo. Fino ad allora, l’autore riesce a sopravvivere grazie all’aiuto di un operaio italiano, Lorenzo, che segretamente gli procurava del cibo supplementare, e alla sua laurea in chimica, che gli valse l’ammissione alle mansioni di laboratorio industriale del campo, al riparo dal freddo e dai lavori pesanti. Fin dalle prime pagine Levi racconta di come sia difficile la vita all’interno del lager. A causa dell’assenza di cibo, di pulizia e di dialogo (tutti parlano lingue diverse) i prigionieri compiono un primo passo verso la depersonalizzazione, perdendo qualsiasi tipo di attaccamento o di fiducia alla vita. In particolare è di fondamentale importanza la poesia contenuta nel libro (omonima allo stesso), che rappresenta uno degli esempi più forti della letteratura di guerra. L’intera poesia si fonda sull’aspro confronto tra la vita normale e quella nel campi di concentramento; la contrapposizione tra la vita “calda” e “sicura” condotta fuori rispetto a quella disumana e in perenne sofferenza è evidente. Nel campo di concentramento si può morire in qualsiasi momento per un sì o per un no, per ragioni totalmente arbitrarie. Nel campo di concentramento si lotta sempre, anche solo per avere un tozzo di pane.L’intenzione di Levi è quindi lampante: quest’unica parola, Shemà (titolo ebraico della poesia che significa "ascolta"), costituisce un richiamo fortissimo e un appello deciso nei confronti del lettore: Levi gli comanda di ricordare ciò che è accaduto, tutte le mattine al risveglio e tutte le sere prima di coricarsi, di raccontare la Shoah ai propri figli e mantenere vivo il ricordo di ciò che è stato compiuto con la deportazione degli ebrei, perché non si ripeta più. In questo contesto ha una importante funzione anche l'arte, che in particolare diffusa con la propaganda, era diffusa tra i tedeschi in modo capillare con lo scopo di creare quella mentalità che rese possibile l'Olocausto; mentalià alla cui base era stato costruito un forte senso di orgoglio e solidarietà nazionalità e un profondo antisemitismo. Questo "odio" nei confronti degli Ebrei ha origini molto antiche, che si ritrovano già anche nelle Historiae, una delle più famose opere di Tacito, in particolare nella sezione intitiolata "Archeologia giudaica", digressione geo-etnografica nella quale parla degli usi e dei costumi degli Ebrei, che viene considerato uno dei più antichi documenti di antisemitismo presente in questo periodo. Nella presentazione e nella descrizione degli Ebrei, Tacito riporta informazioni di seconda o di terza mano, spesso non verificate ed erronee, frutto di un pregiudizio fortemente negativo e aspro nei confronti di quel popolo. Si potrebbe anche dire che nei capitoli delle Historiae si rintracciano già i segni di un antisemitismo nascente, specchio non solo di una personale visione dello storiografo, ma espressione anche di una classe dirigente romana che vede negli Ebrei un popolo dalla forte identità, non assimilabile ai Romani. Un forte pregiudizio nei confronti degli Ebrei è anche presente in "The merchant of Venice", importante opera di Shakespeare, in cui viene mostrato lo stereotipo dell'Ebreo usuraio malvagio, che proseguiva sino allora dai tempi Medioevali. Inoltre anche filosofi come David Hume e Immanuel Kant erano affascinati dalla diversità fisica umana. Secondo il loro pensiero, gli estremi climatici – calore, freddo, o l’intensità della luce solare – condizionano il potenziale umano. In un suo scritto del 1748, Hume sosteneva che “non c’è mai stata civiltà tra i popoli con carnagione diversa da quella bianca”. Kant la pensava in maniera simile, interessandosi per tutta la sua carriera alla diversità umana, scrivendone spesso nei suoi saggi, a cominciare dal 1775. Kant fu il primo a definire raggruppamenti geografici di esseri umani in termini di razza (in tedesco Rassen). Le razze nel pensiero di Kant vengono classificate a seconda delle differenze fisiche – colore della pelle, forma del cranio, dei capelli e altre caratteristiche anatomiche – ed inoltre dalla loro rettitudine morale, capacità di auto-miglioramento e livello di civiltà raggiunto.
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