Scarica questione operaia 800 e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! LA QUESTIONE SOCIALE DI FINE 800 COSA S’INTENDE PER «QUESTIONE SOCIALE» ? Con il termine questione operaia si designavano nella seconda metà dell’800 nel contesto della seconda rivoluzione industriale e della successiva depressione di fine 800 le condizioni economiche e lavorative in cui versava la classe operaia ovvero i lavoratori dipendenti nell’industria soggetti a sfruttamento lavorativo e basse paghe salariali. Da queste problematiche scaturirono dure battaglie sindacali fatte di scioperi dei lavoratori finalizzate a richieste lavorative migliori in grado di sfamare il proletariato. Il termine, preso a prestito dal marxismo, ricompare anche in altre epoche storiche in cui si presentarono nuove rivoluzioni industriali e grandi crisi economiche a sostegno della classe operaia e dei suoi legittimi interessi. Un altro oppositore è stato Crispi: dal 1887 al 1891 è eletto primo ministro Francesco Crispi , il quale promuove una politica autoritaria che rafforza il centralismo e i poteri dell’esecutivo. Crispi inasprisce anche la repressione contro i partiti di ispirazione socialista. La sinistra storica sarà più attenta alla questione sociale emanando con a capo Agostino Depretis le riforme sociale che sono: 1) riforma dell’istruzione 2) riforma elettorale 3 riforma fiscale 4) politica sociale. LA POLITICA SOCIALE DI GIOLITTI Nel 1903 diventa primo ministro Giovanni Giolitti, che imprime una svolta rispetto alla questione sociale: adesso gli scioperi sono tollerati (purchè abbiano obiettivi salariali e non politici) e il governo assume il ruolo di arbitrio nelle lotte sindacali, in modo da garantire uno svolgimento pacifico del confronto sociale. L’avvicinamento al partito socialista, però non riesce, in quanto l’ala massimalista del partito continua a essere contraria a ogni collaborazione con lo Stato, e impedisce a Turati di entrare a far parte del governo. LA CRITICA DELL’ECONOMIA BORGHESE E LA PROBLEMATICA DELL’ALIENAZIONE Le teorie economiche di Marx sono espresse nei «Manoscritti economico-filosofici», in cui egli parla dell’economia borghese. Essa, secondo il filosofo, eternizza il sistema capitalistico considerandolo come il modo naturale, immutabile e razionale di produrre e di distribuire la ricchezza. Nei Manoscritti, Marx parla anche del concetto di alienazione. Per Hegel essa è il movimento stesso dello spirito; per Feuerbach essa si identifica con la situazione dell’uomo religioso che, scindendosi, si sottomette a Dio, da lui stesso creato, estraniandosi dalla propria realtà. Marx considera invece l’alienazione una condizione patologica di scissione, di dipendenza e di autoestraniazione.