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Racconti di Pietroburgo di Gogol', Sintesi del corso di Letteratura Russa

Nel documento sono presenti nozioni sull'autore e il riassunto dettagliato di ogni racconto, con tanto di presentazione dei personaggi.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021
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Caricato il 18/03/2021

eugenia-buonanno
eugenia-buonanno 🇮🇹

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Scarica Racconti di Pietroburgo di Gogol' e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Russa solo su Docsity! NIKOLAJ GOGOL’ RACCONTI DI PIETROBURGO Nikolaj Vasil’evič, nato a Mirgorod nel 1809 e morto a Mosca nel 1852, è considerato tra i maggiori narratori del XIX secolo. Di origini ucraine, figlio del commediografo Vasilij Afanasìevič, trascorse l’infanzia nella tenuta paterna di Vasil’enka, nel governatorato di Poltava. Sin da giovanissimo Gogol’ si innamorò dell’idioma contadino della sua terra, ne amava le canzoni, i balli, le storie terrificanti e quelle umoristiche. Dalla tradizione popolare ucraina prese spunto per i suoi bizzarri racconti di Pietroburgo. La notorietà gli giunse quando, sotto lo pseudonimo di Rudyj Pan’ko, (cioè “l’ apicoltore rosso”), pubblicò una raccolta di racconti di successo intitolata Veglie presso la fattoria Dikan’ka (1831-31), fra le cui pagine descrive in modo stilizzato la vita ucraina. Dalla pubblicazione di questi racconti, Gogol’ entra in contatto con Puškin, il quale ricensirà positivamente l’opera gogoliana, lodandone la poesia e la allegria vera e sincera, priva di rigidità. Ambizioso come era, nel 1828, ancora fresco di scuola, decise di recarsi a Pietroburgo, nella speranza di farsi un nome nel campo letterario. Passava le giornate a lavorare come impiegato (figura che costella i suoi racconti) e di notte lavorava nella sua soffitta solitaria. Da Pietroburgo, chiedeva alla madre e alla sorella di mandagli particolari di canzoni e proverbi ucraini, costumi usati acquistati dai contadini. Tutto questo materiale finiva nei suoi racconti. I suoi lettori erano deliziati dall’autenticità delle Veglie, sebbene avessero da ridire sul linguaggio popolare grossolano, ritenuto sconveniente. Per quanto potessero criticare il linguaggio di Gogol’, si può dire che era proprio questa sua maniera di scrivere il principale motivo di successo che ebbe lo scrittore ucraino. Per mezzo del linguaggio popolare Gogol’ riusciva a riprodurre perfettamente le sonorità musicali della parlata contadina. Gradualmente la lingua comune entrò sempre più nella letteratura, a mano a mano che gli scritti di Gogol’ incorporavano il parlato nella forma scritta. La lingua letteraria infranse le barriere salottiere, assorbendo per strada le voci del russo colloquiale, lasciando in dispare i francesismi, che venivano usati per esprimere anche le cose di tutti i giorni. Nel 1835 Gogol’ pubblicò la raccolta di racconti Mirgorod, che conteneva fra altri testi l’epopea cosacca Taras Bul’ba. Appartiene allo stesso anno anche Arabeski, raccolta di racconti che comprende alcune delle novelle pietroburghesi come Il Ritratto e La Prospettiva. I Racconti di Pietroburgo sono stati composti fra il 1835 e il 1840 e pubblicati nel 1842. Si tratta di una raccolta di cinque racconti, aventi tutti l’ambientazione pietroburghese In essi si avverte un forte influsso dei romantici tedeschi, ma soprattutto di Hoffmann. In questa raccolta Gogol’ presenta Pietroburgo come se fosse una città di inganni ed illusioni, come se fosse una città spettrale, l’incubo visionario di un mondo privo di grazia, dove prosperano solo cupidigia e vanità. Nell’opera sono raccolti “Il Naso”, “Il ritratto”, “La Prospettiva”, “Il giornale di un pazzo” e “Cappotto”. In ognuno di essi, per quanto ci siano dei personaggi che vagano per le strade della città, la vera protagonista è una sola: Pietroburgo. I temi chiave della città e del suo spirito sono racchiusi in ogni pagina, attraverso le quali è possibile avere un’immagine precisa e dettagliata di come era la città. È risaputa la storia delle origini di Pietroburgo, città fondata da Pietro il Grande a immagine di altre città lagunari europee, fra cui Venezia; sorta in poco tempo a costo di grandi sacrifici di vite umane. Tant’è che Pietroburgo si erge su migliaia di corpi di uomini che hanno perso la vita nella faticosa e rapida edificazione della nuova capitale russa. Le leggende sull’edificazione della città fungono da base per il tono misterioso, macabro, e un po’ sinistro dei Racconti gogoliani. Per quanto concerne l’aspetto urbanistico – architettonico, Gogol’ non trascura i particolari della città, e ce li mostra facendoci percorrere le sue vie seguendo il Naso dell’assessore di collegio Kovalëv. “Il Naso” è il primo racconto della racconta, che apre la sfilata di personaggi grotteschi, che attraversano quotidianamente Pietroburgo. Il racconto si presenta bipartito: abbiamo la possibilità di seguire l’intrecciarsi delle vicende di due personaggi, il barbiere Ivan Jakovlevič che una mattina, a colazione trova in un pezzo di pane alle cipolle un naso. Riconosce che quel naso appartiene all’assessore Kovelëv (il secondo personaggio). E mentre il primo cerca in tutti i modi di sbarazzarsi del naso, preso dal panico e cercano di non farsi scoprire dalla polizia, decide di gettarlo nella Nevà; il secondo passa la giornata in cerca del suo pezzo mancante, e se lo vede davanti vesti di nobili vesti passeggiare per la città. Al Naso, segue Il ritratto, il racconto più lungo della raccolta e suddiviso in due parti. Nella prima parte Gogol’ narra le vicende di un giovane artista di nome Čarkov, che affascinato dallo stile di vita condotto dai pittori più noti, sogna di raggiugere il successo e la ricchezza con il suo talento e il suo originale stile. Passeggiando per la Prospettiva Nevskij si ferma alla bottega d’arte del Merkato Ščukin dove trova un impiegato che il padre di Sophie comanda come un servo e che viene descritto in maniera misera . Il protagonista subito pensa che si parla di lui, e al leggere che Sophie non riesce a trattenere il riso nel vederlo, e che verrà data in sposa a un gentiluomo da camera o ad un colonnello o generale, decide di abbandonare la lettura delle lettere. Dal 5 dicembre abbiamo una graduale trasformazione di Propriscin da impiegato, che si era immaginato consigliere titolato a re di Spagna. Leggendo tutto il giorno i giornali, l’impiegato ottiene informazioni sulla condizione politica in Spagna, che c’è un trono vacante, una crisi dinastica, dalla quale, a seguito di un lungo rimuginare si è proclamato Re di Spagna, autoproclamandosi Ferdinando VIII. Decise di non andare più in ufficio, di non temperare più le matite per nessuno e di non ricopiare più alcuna carta. Si assentò dall’ufficio per tre settimane fino a quando un usciere non si presentò a casa sua e convocandolo a lavoro. Acconsentendo di tornare sul luogo di lavoro, a trattando tutti con sufficienza, rifiutandosi di toccare le scartoffie che gli portavano e firmando certi documenti con il nome di Ferdinando VIII. Aksentij Propriscin per certi versi ricorda molto un altro impiegato della raccolta dei Racconti. É un impiegato insignificante, uno dei tanti che si muovono nella burocrazia russa dell’Ottocento, frustrato, che vive una vita misera e fatta di stenti. Disprezzato dai colleghi che vivono in condizioni migliori delle sue. La condizione di mediocrità in cui Propriscin è costretto a vivere ostacolano le relazioni sociali dell’uomo, relegandolo ad una vita solitaria. La follia di Propriscin, come dei personaggi in genere di Gogol’, pare essere l’unica via si fuga dalla miserabile vita che sono costretti a vivere. In “Cappotto”, l’ultimo dei Racconti il protagonista è l’impiegato di nome Akakij Akakevič, che conduce uno stile di vita sobrio e povero e che spesso viene deriso dai suoi colleghi. L’impiegato non era per niente benestante, vestiva di abiti logori, e passava gran parte delle giornate a lavoro. Prima dell’arrivo dell’inverno voleva guadagnare abbastanza soldi per permettersi di compare un cappotto nuovo, dato che quello che aveva non lo riparava più dal freddo. Miracolosamente riesce a farsi confezionare dal sarto il nuovo cappotto. Al lavoro i suoi colleghi lo notano e decidono di festeggiare con Akakij Akakevič lo straordinario evento. Di ritorno dalla festa, succede la tragedia. Il giovane impiegato viene spogliato e derubato del cappotto. Cerca di ottenere giustizia andando dalla polizia e dai giudici, ma invano, finendo col venire deriso da tutti. Il racconto si conclude in maniera ironica. Dopo la morte, l’impiegato resta a Pietroburgo sotto le spoglie di un fantasma e persegue tutti coloro che si sono negati di aiutarlo, fra cui il giudice che gli aveva negato di appellarsi alla giustizia.
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