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Racconti di Pietroburgo, Gogol', Sintesi del corso di Letteratura Russa

Riassunto dell'opera Racconti di Pietroburgo di Nikolaj Vasil'evič Gogol'

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 13/01/2021

IrenePolly
IrenePolly 🇮🇹

4.7

(11)

21 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Racconti di Pietroburgo, Gogol' e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Russa solo su Docsity! Racconti di Pietroburgo, Gogol’ Pubblicato nel 1841 (1° edizione) La Prospettiva Nevskij Inizia con l’introdurre questa lunga via in cui passeggiano tante persone, diverse e radunate in base alla fascia oraria, come ad es. al primo mattino abbiamo profumo di pane caldo e le vecchiette che si recano in chiesa, vuota a quell’ora con solo bottegai e mendicanti; alle 12 è invasa da istitutori di ogni nazione coi bambini appresso, diventa la P. Nevskij pedagogica; alle due gli istitutori vengono sostituiti dai genitori dei bambini; verso le tre si ricopre di funzionari in uniforme verdi...al crepuscolo, la prospettiva rinasce e incomincia a muoversi. Vengono presentati il tenente Pirogov e il ragazzo in frac camminano guardando sotto il cappello delle donne, i loro visi e ne inquadrano due rispettive. Iniziano le due storie differenti. La prima quella del giovane Piskarëv , che non appartiene al generale portamento presente tra i russi perché egli è un pittore. Segue una donna bellissima dai capelli scuri e molto elegante che si accorge del suo inseguimento, lo guarda male e poi ci ripensa, permettendogli di seguirla in casa. La casa era una catapecchia disordinata e sporca, in cui viveva con altre ragazze e tutte davano l’idea di essere state tolte dalla corruzione della strada, erano ignoranti e per niente fini. La vita aveva tolto loro quella giovinezza, freschezza, eleganza tipica della figura femminile; la loro sacra purezza non esiste. Rimase un po' incerto e scappò, deluso e dispiaciuto che le sue fantasie che la pensavano nobile e fine non erano veritiere. Sognò quella notte: aveva organizzato un ballo, il cocchiere era venuto a prenderlo sotto la supplica della sua padrona, la casa enorme e con colonne in marmo, tanta gente che gli impediva di scorgerla e quando finalmente la raggiunse scoprì che era davvero un’aristocratica. Poi viene portata via e lei chiese al giovane di aspettarla. Si svegliò. Allora diventò talmente fissato col volerla vedere che non dormì più. Piano piano aumentò l’insonnia e acquistò dell’oppio. La sogna più e più volte e quando sogna di ritirarla, sua moglie, tutto nella camera spirava felicità. Al risveglio si vestí a modo con l’intento di andarla a trovare e chiederle di sposarlo per una felicità reciproca. Ma la delusione nel sentirla parlare "sono tornata alle 7 e stanotte mi sono ubriacata" e la sua compagna che subito provò a farsi sposare anziché la ragazza destinata, lo inducono a fuggire nuovamente da quel troppo orrore e lo portarono al suicidio. Il tenente Pirogóv insegue invece una donna bionda di ceto medio, elegante e che scopre essere moglie tedesca di un fabbro tedesco (Schiller) al quale piaceva molto ubriacarsi e quando la segue in casa sua infatti lo trova sdraiato con il suo amico calzolaio (Hoffmann), anch’egli ubriaco, che gli stava per tagliare il naso. Si scusa ed esce. Torna il mattino seguente con la scusa di vedere la bionda moglie e ordina degli speroni dal mastro fabbro che cerco in tutti i modi di fargli annullare la commissione senza successo. A fine commissione, ordina l’impugnatura di un pugnale ma uscendo notò il tenente dare un bacio sulla bocca della moglie (nonostante questa lo stesse rifiutando dall’inizio). Il personaggio di Schiller segue determinate regole autoimposte di orari e momenti come lavarsi alle 7 pranzare alle 2 e se i prezzi delle cose aumentano, lui piuttosto compra di meno anziché spendere un po' di più; ha intenzione di mettersi da parte in 10 anni un patrimonio di 50mila rubli. Beveva sempre con il suo amico calzolaio e/o col falegname Kuntz ed è diventato geloso perché lui a sua moglie dà solo due baci ogni 24 ore e applica severamente queste regole. A parte la domenica, quando beve bottiglie in più. Quando scopre che il marito la domenica non è in casa, si reca dalla biondina che gli risponde a monosillabi ma adora il ballo e allora lui le chiede di ballare e lei non rifiuta. È però preso da un istinto e comincia a baciarla ripetutamente contro la sua volontà. Viene sorpreso da Schiller e i suoi due amici che gliene suonano di santa ragione, a sangue. Ha intenzione di denunciarli ai generali ma pensa che sia impegnato la domenica e finisce a ballare la mazurka ad una serata di funzionari ed ufficiali. Nessuno si presenta al funerale del ragazzo suicida, nemmeno lui che è suo protetto, talmente tanto ha da fare. Si conclude con una riflessione su quanto sia strano il destino che talvolta dona fortune a chi nemmeno avrebbe la capacità di valutarle e apprezzarle come si dovrebbe. Il naso Il barbiere Ivàn Jàkovlevič è famoso per trattare male i nasi dei clienti durante la rasatura. Una mattina si sveglia col profumo di pane sotto al naso e sceglie di mangiare quello anziché il caffè (amato da sua moglie). Dopo aver spezzato il pane, si accorge di un naso nel mezzo e comincia a riflettere di chi possa essere quel naso e se fosse colpa sua e della sua ubriachezza. Va su di un ponte e viene fermato dalla guardia. Cambio scena, passiamo al protagonista, l'assessore di collegio Kovalëv. Egli si svegliò e specchiandosi notò che il suo naso era sparito. Ad un certo punto, mentre era in giro e si copriva il volto, da una carrozza gli parve di scorgere proprio il suo naso, era in uniforme ricamata d'oro e il cappello piumato e si dirigeva nella cattedrale di Kazàn. Era vestito come un consigliere di stato e non riusciva a capire come fosse possibile. Si avvicinò e riuscì a dirgli che lui era proprio il suo naso. Venne distratto da una dama e quando si girò il naso non c era più. Poi decise di andare dal comandante di polizia ma non era in casa. Allora ripiegò sull’ufficio di pubblicità di un giornale e l’impiegato inizialmente credeva che lo prendesse in giro e disse che non si potevano pubblicare annunci del genere e credeva inizialmente che fosse sparito il domestico. Allora gli mostrò il volto e l’impiegato rimase esterrefatto. Se ne andò quando l’impiegato, per tirarlo su e un po' per prenderlo in giro, gli offrì di fiutare una presa di tabacco che avrebbe eliminato i cattivi umori. Se ne andò indignato. Si diresse dal commissario di polizia di quartiere che non ne aveva evidente voglia di aprire un caso subito dopo pranzo e lo aveva accolto freddamente e in modo offensivo che portò Kovalëv ad abbandonare la casa. Quando arrivó a casa sua, era il crepuscolo e si mise a ragionare su chi potesse essere il responsabile. I sospetti vanno sull’ufficialessa di stato maggior Podtòčina che poteva essersela presa con lui perché voleva che diventasse il marito di sua figlia, cosa che si rifiutava di fare. Poi pensò al barbiere Ivàn Jàkovlevič che lo aveva sbarbato il mercoledì ma che non aveva sentito dolori e si ricordava perfettamente di avere ancora avuto il naso lo stesso giorno e il giovedì successivo. In casa arrivò un funzionario di polizia che quel giorno indossava gli occhiali e aveva combattuto la miopia che gli aveva concesso di riconoscere soltanto un naso e non un volto inespressivo come suo solito e che gli annunciò il ritrovamento del suo naso. Mancava il problema di come fare per riattaccarlo. Chiamò il dottore che gli disse che non c’era possibilità di attaccarlo bene e che sarebbe stato anzi meglio continuare a vivere senza il naso. Gli diede consigli su come conservarlo e se ne andò. Scoprì che l’ufficialessa non era colpevole, tramite uno scambio epistolare. Intanto le voci della scomparsa del suo naso si facevano sempre più diffuse e attirava la curiosità della folla sulla Nevskij Prospekt e denunciavano di aver trovato il suo naso in posti più impensabili, come la voce che si trovasse da tempo nel Giardino di Tauride. Le cose più strane e inspiegabili succedevano al mondo. Come c’era finito il naso nel pane? Cos’era successo se non era colpa del barbiere? E, soprattutto, com'era possibile che un giorno Kovalëv si svegliò .. di nuovo col naso? Quando andò dal barbiere riuscì a far fare attenzione al signor Ivàn Jàkovlevič che cambiò tattica e riuscì a radergli la barba alla perfezione in ogni caso. Finisce con l’autore che fa presente che la cosa ancora più strana siano alcuni soggetti che scelgono gli autori. Il ritratto Siamo in una bottega, un giovane pittore Čartkóv ci si ferma davanti e dopo un'attenta ricerca, compra il ritratto di un vecchio che aveva gli occhi molto vivi, il pittore doveva aver impiegato tutta la forza del pennello e tutte le sue cure scrupolose. Lo compra per venti copeche, tutto il denaro che gli era rimasto. Nikita gli viene ad aprire, è il suo scagnozzo-modello che dormiva sul divano e lo informa che il padrone di casa insieme ad una guardia erano arrivati quel giorno per richiedere i soldi dell’affitto. La sera stessa aveva appeso il quadro nel salotto e durante un momento di riflessione sul perché lui dovesse fare la fame nonostante fosse più bravo dei suoi coetanei, notò nel quadro un espressione austera ed alterata. Il ragazzo non riuscì a gridare e a chiamare Nikita. Decise di coricarsi ma il quadro era sempre li che sembrava che lo guardasse. Così si rialzò e coprì il ritratto con un lenzuolo bianco. Mentre era tornato a letto il lenzuolo non c’era più e la figura stava guardando proprio dentro di lui. Infine si sollevò sulle braccia, tirò fuori le gambe e saltò fuori dalla cornice. Aveva un'ampia veste asiatica e scuoteva un sacchetto che fece cadere dei rotoli di carta turchina di 1000 ducati ciascuno. Un rotolo cadde più lontano e lui lo afferrò e si ritrovò come se si fosse appena svegliato. Quando credeva che fosse un sogno, si accorse di essere ancora in salotto, esattamente davanti al quadro. Vide che le labbra del vecchio si protendevano verso di lui come se volesse succhiarlo e con un urlo e un salto all’indietro si svegliò. Era nel letto e si vedeva di nuovo il ritratto ancora coperto dal lenzuolo. Poi dopo poco il lenzuolo cominciò ad aprirsi come se delle mani si agitassero per cercare di liberarsene. Saltò giù dal letto e diede una boccata d’aria alla finestra e si rimise a letto. L’indomani non aveva idea se fosse tutto stato davvero un sogno oppure no, forse una visione. Entrano il padrone e il commissario che mentre parlano si guardano intorno e notano l’inquietante dipinto e volevano a tutti i costi che pagasse. Il commissario fece cadere una delle asticelle laterali del quadro del vecchio e si scoprì un tubo con mille ducati. Mandò al diavolo il padrone di casa dicendo che avrebbe pagato e che se ne sarebbe andato in un alloggio più costoso e raffinato. Trascorse una giornata piena di divertimento, si cambiò con un frac alla moda, comprò profumi e pomate, si fece per bene arricciare i capelli dal barbiere, pranzó in un ristorante francese...poi fece mettere sul giornale un annuncio che elogiasse le sue capacità pittoriche e che invitasse gente ricca a venire a farsi ritrarre da lui. I primi clienti che vennero erano una donna aristocratica con la propria figlia di 18 anni. I clienti però volevano tutti e subito,desideravano delle pose preimpostate, volevano che i difetti non venissero riprodotti in modo da sembrare perfetti e ciò favorì grandi ricchezze al giovane artista, che ingrassó per quanto mangiava e riuscì a soddisfare ogni richiesta dei clienti dovendosi lasciare alle spalle, però, tutto il suo talento, il suo ingegno, la sua vera e propria arte. Divenne un pittore alienato, esattamente come quelli a cui inizialmente andava contro, che si era limitato al volere degli altri, alle loro pretese, a formule, pose e caratteristiche preimpostate. La sua gloria cresceva, tra articoli di giornale e lacchè che sistemavano casa e l’abbellivano per le dame e gli ospiti. Ormai i ritratti gli venivano a noia e li faceva finire agli allievi. Il suo tocco divenne freddo, insensibile e monotono. Un giorno l'Accademia lo invitò a recarsi a fare un giudizio su un'opera di un giovane artista russo, giunta dall'Italia. Quando giunse il giorno stabilito, la sala era
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