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Ragazzi di vita - Pasolini, Tesine universitarie di Storia della lingua italiana

Riassunto, analisi personaggi, analisi sociolinguistica del romanzo "Ragazzi di vita" di Pasolini.

Tipologia: Tesine universitarie

2021/2022
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Caricato il 11/07/2022

Ludo98G
Ludo98G 🇮🇹

4.5

(73)

30 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Ragazzi di vita - Pasolini e più Tesine universitarie in PDF di Storia della lingua italiana solo su Docsity! “Ragazzi di vita” – Pasolini Il carattere fin subito evidente è l’impiego del dialetto romano. Pasolini, infatti, sceglie il gergo romanesco e quello della malavita. L’intento primario dello scrittore friulano è muovere una severa critica alla società contemporanea che permette di crescere i ragazzi delle periferie come dei selvaggi e delinquenti, governati quasi unicamente da istinto di sopravvivenza. È una rappresentazione della realtà, quella di Pasolini, che non ammette redenzione dal degrado assoluto. I pischelli hanno una visione parziale ed “egocentrica”, tutta incentrata sui bisogni primari che non permettono loro di uscire da quella condizione. I pischelli dei racconti fungono da rappresentazione di un mondo complesso. 3 ruoli: il bambino, il ragazzo e l’adulto. Realtà delle borgate si traduce mimeticamente con il linguaggio dei personaggi, con la contaminatio tra il gergo e linguaggio narrativo. Leggendo Ragazzi di vita ci si trova di fronte ad una serie di episodi e non a un tipico romanzo suddiviso in capitoli. Sequenza di otto racconti autonomi, legati solo dal trait d’union del protagonista, il Riccetto. Ricorrenti ellissi e flashback. Se manca una “storia” in senso tradizionale – lo stesso sembra valere anche per il protagonista Riccetto. Infatti, nonostante la sua funzione di protagonista, non si può dire che sia sempre presente allo stesso modo lungo tutto il romanzo, né che il focus dell’autore sia sempre su di lui. Il Riccetto è “più protagonista” degli altri perché Pasolini si immedesima in lui in maniera quasi totale. Il Riccetto mostra, al contrario degli altri compagni di malavita, un’evoluzione all’interno del romanzo. Da ragazzo di vita delle borgate, il Riccetto, povero, vitale ed insofferente ad ogni forma di controllo, si accosta al mondo borghese, lo accetta a discapito della semplicità selvaggia e della purezza istintuale. Indicative di questo cambiamento sono la scena iniziale e quella finale del romanzo che con moto circolare mettono in evidente contrapposizione il primo Riccetto con il nuovo: tra chi rischia la vita per una rondine che sta affogando nell’Aniene e chi non muove un dito per Genesio che ha preso il posto del volatile. Trama L'inizio della vicenda è ambientato verso la fine della guerra, con i tedeschi a presidiare la capitale. L'azione si svolge alla periferia di Roma, a Monteverde. Subito incontriamo il piccolo Riccetto che va a fare la prima comunione, somiglia più a un bullo che a un catecumeno. Poi lo vediamo correre alla Ferrobedò (così il popolo chiama la fabbrica Ferro-Beton = opera nel campo del cemento armato) dove, con i suoi amichetti Agnolo e Marcello, porta via tutto quello che riesce ad afferrare. I piccoli protagonisti vivono sempre di espedienti, per poi perdere al gioco i pochi soldi raggranellati. Ai tre non rimangono che le cinquecento lire sottratte ad un cieco. Con questo "mezzo sacco" i ragazzini decidono di fare una gita in barca e si recano al galleggiante sul Tevere chiamato il "Ciriola", affittano la tanto desiderata imbarcazione. Il Riccetto, sdraiato sul fondo del natante a guardare il cielo, scorge ad un certo punto una rondinella con le ali bagnate, ormai destinata ad affogare. Si tuffa ed effettua così il salvataggio. Sono trascorsi due anni (estate 1946) ed il Riccetto ha acquistato la malizia di un grande. Sempre alla ricerca di qualche lira, si mette in combutta con dei napoletani che abbindolano i passanti con il gioco della "cartina". Sfortunatamente interviene la polizia che porta al fresco tutta la combriccola ad eccezione del protagonista, che riesce a sfuggire, ritrovandosi così unico possessore del bottino. Di nuovo "ingranato", il Riccetto abbandona la compagnia dei "pischelli" della sua età per unirsi al gruppo dei ragazzi più grandi. Con essi organizza la gita ad Ostia, dove conducono Nadia, una prostituta. La spiaggia è affollata di turisti domenicali. Qui, in una cabina, si svolge l'iniziazione sessuale del Riccetto con Nadia che lo alleggerisce di nascosto del "malloppo". Parallelamente vediamo Marcello aggirarsi per le case degli sfrattati alla ricerca dell'amico. Anche Marcello si scontra con il mondo degli adulti, qui impersonato dalla sora Adele, madre del Riccetto. Egli rimane estraneo a questo mondo mostrandosi ancora legato agli affetti dell'infanzia. Su di lui si abbatte una sciagura improvvisa: crolla il palazzo vicino che causa anche la morte della madre del Riccetto. Riccetto, arrivato a Monteverde, incontra Agnolo e vengono a sapere della disgrazia successa durante la loro assenza. Sia la morte di Marcello che quella della sora Adele, non sono rappresentate ma soltanto alluse attraverso il pianto dei familiari. È passato un anno dal crollo del fabbricato ed il Riccetto è andato ad abitare con lo zio, dalle parti di Tiburtino. Qui conosce altri ragazzi, tra cui Alduccio, il Begalone ed il Caciotta, con i quali ricava quindici mila lire dalla vendita di alcune poltrone, permettendosi così di rinnovare il guardaroba e avventurarsi nelle vie del centro di Roma. Questo vagabondaggio ha termine sulle panchine di Villa Borghese, dove il Riccetto ed il Caciotta incontrano altri teppistelli. Insieme a loro fanno la conoscenza di tutta una "fauna notturna" di delinquenti, prostitute, soldati. Ma le alleanze e le amicizie hanno in questo clima un valore assolutamente provvisorio: il Caciotta dovrà pentirsi amaramente di aver rivelato di possedere una notevole quantità di denaro. Infatti, la mattina dopo quando i giovani si svegliano sulle panchine del parco, si ritrovano alleggeriti delle scarpe, degli occhiali nuovi nonché di tutta la somma ricavata dalla vendita delle poltrone. Immediatamente cercano di rifarsi della perdita: a farne le spese è una signora che viene borseggiata sul tram dai due compari, i quali poi fanno ritorno a Tiburtino. Qui il Caciotta incontra alcuni vecchi amici della borgata e, per niente provato dalla disavventura precedente, mostra loro con spavalderia il portafoglio rigonfio. Ciò attira l'attenzione di Amerigo definito come "il meglio guappo di Pietralata", il quale propone al Caciotta un affare poco chiaro. Convinto anche il Riccetto, i tre giungono alla bisca clandestina dove il gioco della "zecchinetta" si svolge già a pieno ritmo. Amerigo, all'improvviso chiede al Riccetto di prestargli mille lire che gli vengono consegnate non senza nuove schermaglie verbali. Dopo aver ceduto tre volte alle pressioni del gigante, che continua a perdere, il Riccetto approfitta di un momento di distrazione per fuggire. Il Riccetto riprende a vagabondare finché non arriva nella zona della Maranella dove si imbatte nel Lanzetta, già conosciuto a Villa Borghese, ed insieme vengono a sapere della morte di Amerigo da Alduccio, cugino del Riccetto. Commosso decide di partecipare al funerale. Riccetto, Alduccio ed il Lanzetta sono pronti per un nuovo colpo: il deposito di materiali di una officina. Quando ormai hanno il bottino, si intromette un vecchietto con la scusa di proteggere la refurtiva dall'intervento di un fantomatico vigile notturno. A questo punto il Riccetto ed il Lanzetta si scambiano un ammiccante segno di intesa: sono infatti venuti a sapere che il vecchio ha tre figlie in "età da marito" e dalle quali essi ritengono di poter trarre adeguato godimento. Ragion per cui convincono Alduccio ad andare da solo a smerciare tutta la ferraglia mentre loro aiutano il signor Antonio a portare i cavolfiori rubati fino a casa. Qui fanno la conoscenza delle figliole. La visita però non rimarrà senza conseguenze. Dopo qualche tempo, infatti trovano il Riccetto fidanzato con la terza delle figlie del sor Antonio e trova lavoro come garzone di un pescivendolo ed inoltre tutte le domeniche accompagna la ragazza al cinema. Per far fronte a queste spese domenicali, il Riccetto è costretto a ritornare alle vecchie abitudini e ad organizzare un altro colpo, sempre con Alduccio ed il Lanzetta e con l'aggiunta di un certo Lello. Questi ultimi vengono immediatamente catturati, Alduccio è costretto a recarsi all'ospedale e solo il Riccetto rimane in libertà. Così, mentre gironzola dietro S.Giovanni alla ricerca di qualcosa da mangiare, aiuta gli spazzini a scaricare le immondizie questo sentimento segreto, (Genesio è sempre rappresentato silenzioso e assorto). Negli altri ragazzi le caratteristiche sono l'esibizionismo e la spavalderia.  PIATOLETTA: è una specie di nanerottolo deforme e rachitico, porta in capo un inseparabile berretto per coprire il cranio spelacchiato. È il bersaglio di atroci scherzi da parte dei suoi coetanei.  SOR ANTONIO: personaggio che conduce il Riccetto ed il Lanzetta a rubare i cavolfiori e che inseguito accompagna a casa sua per far conoscere loro le sue figlie.  SORA ADELE: madre del Riccetto  NADIA: prostituta che viene condotta ad Ostia dal Riccetto e da una combriccola di napoletani.  NADIA: figlia maggiore del sor Antonio  LUCIANA: figlia del sor Antonio  3a FIGLIA DEL SOR ANTONIO: ragazza del Riccetto  SORA ADRIANA: moglie del sor Antonio. Contesto storico = Roma, borgate di Roma; secondo dopoguerra fino agli inizi degli anni ’50 (ci sono ancora i tedeschi a presidiare la capitale, e anche APAI = Polizia dell'Africa italiana; fu un corpo di polizia del Regno d'Italia operante nelle colonie italiane d'Africa dal 1936 alla fine della seconda guerra mondiale. Fu presente anche in Italia tra il 1943 e il 1945). Il periodo a cui la vicenda si riferisce è l'inizio degli anni '50. Periodo in cui Pasolini, come altri intellettuali, si sentì attratto dai più evidenti fenomeni sociologici di questi anni, come l’urbanizzazione che avanza col miraggio di una vita migliore. Da ciò la formazione di masse sempre più grandi di sottoproletariati che vivono in miserabili condizioni negli agglomerati di baracche delle borgate. Qui c'era la prova che il progresso proclamato dai ceti dirigenti borghesi non poteva evitare di produrre un nuovo tipo di sottosviluppo e condizioni di vita immani. Lucida analisi della piega assunta dalla società del dopoguerra: è una società disposta a sacrificare le proprie origini pur di inseguire vaghi sogni di arricchimento.  la società borghese, colpevole di corrompere la purezza originaria dell’uomo. Due episodi salienti del libro mettono ben in evidenza questo aspetto: nel primo capitolo, Riccetto, andando in barca sul Tevere si getta a nuoto per salvare una rondine che sta annegando nel fiume. Nell’ultimo capitolo ad affogare nell’Aniene sarà invece il suo compagno Genesio; questa volta Riccetto, che nel frattempo ha scelto la strada del lavoro integrandosi in parte nella nuova società consumistica, non muove un dito per salvarlo. In questo modo il ragazzo dà prova di aver rinunciato a quei valori di umanità, di appartenenza e di solidarietà di classe.  L’evoluzione di Riccetto: una critica alla società borghese. Periodo del boom economico: città in costruzione, ci sono molti cantieri che fanno pensare allo sviluppo economico ed industriale dell’epoca. Estate 1946 – secondo dopoguerra – boom economico (1953 – 1958; urbanizzazione della città di Roma spinta dal ceto borghese). Differenza tra volontà del ceto borghese di migliorare la città e la situazione economico sociale del sottoproletariato che vive in condizioni pietose in baracche/case popolari. La vicenda non ha una durata precisa, ma copre all’incirca l’arco di cinque anni, dall’adolescenza del Riccetto, fino alla sua gioventù. Si riscontrano ellissi temporali (es: inizio comunione, poi 2 anni dopo; dopo 3 anni in carcere) e talvolta flashback. Neorealismo = corrente letteraria e cinematografica che si sviluppa in Italia negli anni Cinquanta di cui faceva parte Pasolini. Aspetti neorealistici nel romanzo > altissimo grado di verosimiglianza: i quartieri romani descritti e i luoghi in cui si svolgono le vicende esistono realmente (il Tevere, l'Aniene, il carcere di Porta Portese, la stazione Tiburtina, Porta Furba, via Tuscolana, piazza Re, ecc); personaggi (= i ragazzi sono quelli tipici delle borgate romane, e sempre impegnati nelle attività ordinarie, quotidiane  descrizione del sottoproletariato romano) e situazioni sono frutto di uno studio minuzioso dell’ambiente romano; verosimiglianza anche nell’uso del gergo romano. Scene si svolgono quasi tutte interamente fuori, all’aperto = piazze, stazioni, fiumi, strade, ecc; raramente ci sono scene in luoghi chiusi (quando crollano le scuole dove abita la famiglia del Riccetto, bisca,). Rapporto con la città di Roma = è uno dei temi ricorrenti nella narrativa pasoliniana. Con "Ragazzi di vita", Pasolini ha cercato di porre più luce sulla realtà umana e sociale di un ceto trascurato nella sua opera. Scelta di descrivere le avventure e le sventure di personaggi anonimi del popolo o della piccola borghesia romana, una Roma moderna e un po' stralunata del primo decennio del dopoguerra; una Roma libera e insieme alienata; molteplice, vitale e insieme deturpata, piena di incontri, di imprevisti, di avventure, ma anche di rassegnazioni e di angosce. Della città romana Pasolini privilegia la vita notturna delle prostitute, dei loro protettori e clienti, dei ragazzi di vita in quei luoghi non istituzionali come l'estrema periferia delle borgate; e da maggiore importanza a una "società" ai confini, ai margini, fatta di faccendieri, profittatori, ingenui, prostitute, ecc. Quindi, trattandosi di una storia situata a Roma, Pasolini ha sentito la necessità di parlare nel dialetto romanesco. Situazione di Roma: dialetto romanesco vs italiano. Dialetto romano e toscano sono i più simili all’italiano. Roma occupa un posto d’eccezione: città aveva un dialetto di tipo meridionale MA a partire dal ‘500, molteplici fattori diffusero l’uso dell’italiano e a livello popolare smeridionalizzarono il dialetto, trasformandolo in un dialetto più prossimo al toscano (= era usato come lingua nazionale; italiano comune). Dialetto romano a causa di carestie, cali ed espansioni demografiche (dal 500 all’800) cambiò a poco a poco a causa delle massicce immigrazioni dei parlanti di diversi dialetti; influenza della Chiesa: da clero e curia, l’italiano irraggiava sulla popolazione. Dialetto romano dopo processo di smeridionalizzazione era largamente comprensibile in tutta la Penisola italiana. Roma era uno dei grandi centri non toscani in cui l’italofonia era abbastanza diffusa. A Roma il DIALETTO ERA L’IDIOMA DELLE CLASSI SUBALTERNE (nel romanzo appunto gli abitanti delle borgate) e la lingua italiana era la lingua dei dotti. Italiano diventa lingua d’uso tra la prima e la seconda metà del 900. Riforme scolastiche: riforma Gentile (scuola media unificata). Italiano nel Fascismo = occultamento dei dialetti visti come una vergogna nazionale; autori nelle loro opere non esplicitavano la loro ideologia politica ma lo facevano attraverso l’uso della lingua. Pasolini non esprime la sua ideologia politica ma lo fa capire (era iscritto al PCI). Dialetto romanesco = notevole padronanza del linguaggio delle borgate romane. Romanzo in italiano ma la struttura sintattica usata è spesso quella del dialetto romanesco, con frequente impiego di parole e locuzioni dialettali e gergali. Glossario aggiunto del gergo romanesco e tradotto in italiano. Dialetto romanesco molto sfruttato a livello cinematografico perché privo di caratteri formali molto spiccati, oltre ad essere compreso facilmente da tutti gli italiani, tanto da poter essere considerato una sorta di parlata comune dell'Italia. Uso del dialetto per rappresentare più fedelmente la realtà delle borgate romane perché era l’espressione linguistica vera e propria di questa realtà. Non si può riprodurre lo stesso ambiente sociale utilizzando l’italiano. Pasolini studiò il gergo romano perché parlava italiano e un altro dialetto (friulano), ma anche perché non apparteneva alla classe sociale descritta nel romanzo, cioè il sottoproletariato. Un altro motivo per cui il gergo romano piaceva a Pasolini è la sua vivacità, forza espressiva e inventività linguistica. Assunzione del “parlato” dei personaggi = uso che faceva Verga (parla il narratore ma con le parole del protagonista del romanzo) + discorso indiretto libero  porta a una regressione nei personaggi dello scrittore stesso, che ne imita il modo di parlare. Narratore = dar voce diretta a una classe sociale geneticamente esclusa dalla letteratura. Narratore onnisciente (quando parla in italiano standard) e narratore intero (quando si mescola italiano e dialetto) si alternano. Dialoghi in dialetto romanesco. 1. Gergo – dialetto = il linguaggio usato è il romanesco fatto di parole smozzicate ed espressioni scurrili che descrivono bene l'ambiente e le vicende degradate dei protagonisti del racconto che ruotano prevalentemente intorno al denaro, al sesso, ai gesti abituali dei ragazzi di vita, ecc. 2. Contaminazione tra i due principali livelli linguistici = come, per esempio, nel brano in cui l'autore descrive il cambiamento del carattere del Riccetto dicendo: "In quei due anni il Riccetto s’era fatto un fijo de na mignotta completo ". 3 livelli linguistici: 1. Lingua dell’autore 2. La lingua contaminata tra dialetto e lingua italiana 3. Il dialetto romanesco Fonologia Grafia 1. Raddoppiamento fonosintattico di alcune consonanti: es. “vié qqua”, “ma che vvoi”, “te va bbene?” 2. Apocope che tronca i nomi propri delle sillabe postoniche. (Luciano → Lucià) Aspetti morfo-sintattici 1. Gli articoli determinativi perdono la laterale: “a comunione” – “e donne” 2. Il verbo “stare” subentra a un precedente “essere”: “che c’è er pranzo” – “che ce sta er pranzo” 3. Uso spiccato del pronome intensivo: “doveva farsi la prima comunione” – “che si facevano il bagno” – “se ne stavano a giocare a carte” 4. Alcune congiunzioni temporali vengono rafforzate con la congiunzione “che”: “Mentre che il Riccetto viaggiava” – “Ma appena che furono” Elementi del romanesco 1. Articoli: articolo determinativo (IL > ER; I > LI). Articolo plurale femminile perde la “l” (‘e scarpe!); articolo indeterminativi (aferesi: UNO > ‘NO);
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