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re inventare la famiglia, Appunti di Pedagogia

Riassunto dettagliato di Re inventare la famiglia - Formenti

Tipologia: Appunti

2018/2019

In vendita dal 30/10/2019

elisa_baffa
elisa_baffa 🇮🇹

4.2

(65)

51 documenti

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Scarica re inventare la famiglia e più Appunti in PDF di Pedagogia solo su Docsity! RE-INVENTARE LA FAMIGLIA Prima parte Sguardo dipende dall’azione Lo sguardo dipende dall’azione poiché se i processi di conoscenza avvengono tramite esperienza e percezione, dunque non sarà la definizione teorica delle cose a farcele conoscere, ma soltanto l’azione che noi esercitiamo su di esse. Premesse Re inventare la famiglia vuol dire re inventarci come osservatori delle famiglie, rivedere le prospettive e le idee che mettiamo in campo: spostare il focus dalla disciplina accademica, al sistema “per quello che è”. Occorre dunque : 1) smontare pregiudizi 2) riconoscere quello che è presente 3) Inventare nuove idee Come farlo? - Il contatto tra le persone - La capacità di mettersi in gioco - La capacità di formulare ipotesi - Scelta dell’azione responsabile CAPITOLO 1 Farsi l’orecchio: le invisibili partiture della famiglia Comunicazione umane = insieme organico di livelli complessi, contesti multipli e circuiti riflessivi. Esempio del “se la mia famiglia fosse” Famiglia come sistema : piccolo glossario Sistema = dal greco syn “con/insieme” indica un aggregato di parti interagenti , ciascuna delle quali può esistere in sé, ma è interdipendente dalle altre in base ad alcune regole e leggi. Totalità = “il tutto è diverso dalla somma delle parti”. se una parte del sistema viene danneggiata o cambiata tutte ne risentono. Retroazione e circolarità = modello causa-effetto, la retroazione positiva genera una variazione, quella negativa blocca e mantiene l’omeostasi. Omeostasi = equilibrio di tutte le parti dato da processi di retroazione negativa. Equifinalità l’equilibrio ed il risultato finale di un sistema aperto vari in base ai diversi processi che avvengono al suo interno. La società in cui viviamo è caratterizzata dal “mito dell’individuo” una rappresentazione occidentale e diffusa per cui il senso della vita umana sarebbe quello di realizzarsi da soli celebrando la propria unicità. L’approccio sistemico deve al contrario non farsi sfuggire nulla al fine di comprendere le diverse prospettive di sguardo che non appaiono immediatamente. Un valido dispositivo educativo tipicamente sistemico risulta essere la metafora, esempio “la mia famiglia è una band”. Lavorare in questi termini permette di vedere la realtà famigliare sotto un aspetto astratto ma certamente valido per capire le caratteristiche specifiche e lavorare insieme. Metafora = dal greco “meta “oltre e “pherein” “portare”. È una figura retorica che trasferisce un concetto dal suo significato reale. Le metafore strutturano i processi di pensiero che stanno alla base della nostra conoscenza del mondo. La metafora consiste di comprendere e vivere qualcosa di nuovo in termini di ciò che non ci è noto/famigliare. È a partire dall’esperienza del corpo che nascono le metafore. L’utilizzo della metafora in ambito educativo permette di creare infiniti significati ed evita che alcune idee rimangano fisse. Andare oltre la metafora vuol dire poi diventare consapevoli di quelle che sono le proprie immagini, capire da dove arrivino e cercarne delle nuove. Nella metafora della famiglia come una band ogni individuo suona uno strumento, a volte i ruoli si scambiano, tutti cercano di trovare il proprio ritmo , la propria voce ed il prodotto finale non sarà altre che il “senso del noi”. La cacofonia famigliare è il proliferare di azioni scomposte e scoordinate che causano conflittualità e problematicità. Famiglia come opera In una famiglia occorre avere un copione più o meno definito sul quale poter lavorare al fine di portare a compimento una storia. Copione = è usato dalla psicologia cognitiva e sociale per indicare un modello operativo che racchiude le aspettative su cosa si deve fare in determinate situazioni è una forma di conoscenza schematica che tiene conto di tempo , spazio scopi ed intenzionalità. Rituali e riti familiari =i rituali anche sociale servono per far conoscere agli individui quelle che sono le norme comportamentali di un luogo. Allo stesso modo i riti famigliari sono finalizzati ad apprendimenti espliciti o impliciti. Tutti i riti sono caratterizzati dalla ciclicità al fine di creare comportamenti ripetibili. Convivenza : le condizioni materiali della vita La convivenza è un elemento portante del sistema familiare. convivere vuol dire avere tempi e ritmi condivisi che determinano l’organizzazione del “copione”. Nella nostra società è presente il dilemma tempo per se stessi / tempo per la famiglia. Quando un membro della famiglia cambio il proprio rito e si trasforma fisicamente/psicologicamente ciò incide e modifica l’interno sistema. Come farsi orecchio della famiglia? Studiando la storia, la geografia e l’antropologia. pensiero dell’altro, ad essere più empatici e a scardinare i vari pregiudizi della famiglia. Es : “Ciao mi racconti chi ero?” 4) Trasformare l’esperienza in sapere =n esperienza diviene apprendimento quando vi è un pensiero critico alla base, di riflessione e rielaborazione delle situazioni. Es : diario. L’esperienza stessa dalla famiglia può essere rivalutata e vista con occhi nuovi se sottoposta ad un’analisi riflessiva/di ricerca. Soprattutto l’educatore deve farsi un’idea della propria famiglia attraverso simboli e metafore che lo aiutano ripercorrere la storia della propria famiglia. Glossario: Ristrutturazione = si intende l’adozione di un punto di vista nuovo rispetto ai precedenti significati attribuiti a una determinata situazione o comportamento. La ristrutturazione è volta a “modificare gli schemi relazionali abitudinali della famiglia utilizzando elementi ed energie già presenti nel sistema stesso”. Connotazione positiva = una meta-comunicazione che conferma e giustifica tutti i comportamenti dei membri della famiglia rispetto ad un problema. Questo serve al mediatore famigliare per mettere sullo stesso livello e nella stessa condizione tale connotazione positiva consente di definire le relazione di cura senza introdurre squalifiche. Possibili definizioni di famiglia pagina 55. CAPITOLO 3 ALLA RICERCA DI TRACCE. I SENSI DELLA GENITORIALITà TRA FRAMMENTI AUTOBIOGRAFICI E TEORIE EVOLUTIVE. Un esempio di traccia può essere la propria autobiografia, che aiuta a recuperare la memoria ed i ricordi in maniera più o meno improvvisa. Scrivere di sè è necessario se si vuole avere maggiore consapevolezza delle proprie esperienze ed emozioni. Nella memoria autobiografica ci sono le testimonianze visibili e palpabili di ciò che abbiamo raccolto e conservato. i frammenti autobiografici ci parlano di sensi, di percezioni, di emozioni e sensazioni La spinta al cambiamento e alla ricerca avviene quando non troviamo delle risposte soddisfacenti su svariate questioni. Ciascuno di noi cerca, riflette,connette,agisce per trovare una spiegazione alla propria visione di esperienza. La famiglia non costruisce teorie nel vuoto, ma sempre collegate al sistema dei saperi accreditati e alla sfera dei valori con cui si è cresciuti. Siamo continuamente chiamati a rielaborare i nostri saperi, a connetterli, utilizzando strategie volte alla “ricerca di una presa di posizione (sia fisica che morale). Qui c’è odore di famiglia : le relazioni familiari sono fortemente connesse alle sensazioni del corpo. Frammento nascita di un figlio = profumo usare un linguaggio poetico/connotativo per esprimere le proprie emozioni ha a che vedere con La sfera dell’interiorità. Teoria e pratica: La cultura occidentale si basa sui dualismi ci siamo oramai abituati a creare opposizioni concettuali. Teoria e pratica formano un dualismo ricorrente la teoria solitamente si riferisce ad un'attività mentale più scientifica, mentre la pratica alla fisicità. Nell’incontro con le famiglie, che è un incontro autentico, teoria e pratica devono fermare un connubio che diventi auto-cura. è dunque necessario abbracciare una visione ecologica che si focalizzi sui nessi più che sulle separazioni. Ecce homo: pater et mater: Le teorie evolutive di stampo sistemico-costruttivista possono fornirci alcune indicazioni per riconoscere altre tipologie di tracce di famiglia. L’intuizione di Charles Darwin è ancora oggi rivoluzionaria: nell’evoluzione il motore del cambiamento risiede la diversità individuale. la genitorialità è un universale, un tratto della specie-specifico del genere homo sapiens al pari del pensiero simbolico e del linguaggio verbale. Quando riusciamo ad individuare tracce di universalità in uno spazio e un tempo profondo,può cambiare la percezione della nostra collocazione nel mondo naturale.non esiste società che non abbia elaborato teorie,pratiche, rappresentazioni e organizzazioni relative ai rapporti tra genitori e figli. La genitorialità è bioculturale. ha le sue origini nell’atto biologico della riproduzione, ma si sviluppa nella dimensione culturale e sociale di un contesto. Glossario= Contesto : “per prendere senso, la parola ha bisogno del testo che è il suo contesto e il testo ha bisogno del contesto in cui enunciarsi”. ● prospettiva oggettivista = contesto come luogo reale e fisico ● prospettiva costruttivista simbolica = sistema di rappresentazioni ● prospettiva riflessiva = azioni/aspettative uno sguardo contestuale e storico può fornirci tracce di storie di famiglie moltiplicando sguardi.Bisogna affinare dunque tutti i sensi Parlare di genitorialità ha a che fare con il concetto di arte, poichè occorre creatività. Allo stesso tempo fare il genitore è un mestiere che prevede l’osservanza di alcune regole e l’utilizzo di tecniche. Il processo genitoriale è complesso, non segue un programma predefinito ma muove in una direzione di continuo cambiamento ed adattamento. Occorre dunque : ● accogliere l’imprevisto declinandolo nei vincoli ● essere flessibili ● inventare nuove funzioni ● riconoscere la ricchezza di materiali e tecniche diverse Glossario: Doppia descrizione = uno strumento epistemologico che da la capacità di visione di insieme. vedere le cose da diverse prospettive rende possibile pensare in modo diverso. Riconoscere tracce diventa un atto creativo che interconnette elementi. CAPITOLO 4 Interazioni:osservare la famiglia in azione L’osservazione è un processo di selezione e di scelta metolodogica intenzionale,soggettiva e coordinata con una comunità di osservatori. L’osservazione è un processo selettivo che si differenzia dal semplice “guardare”. quando il contesto di osservazione è “la famiglia” emergono molti pre giudici e stereotipi, che rischiano di alterare i dati osservati. Osservare la famiglia = le ricerche che si concentrano sulle relazioni familiari mettono a fuoco i modelli di regolazione, considerando la famiglia nel suo insieme, tentando di superare la visione di senso comune. Un modello di regolazione è quello cibernetico , che vede il sistema famiglia,come casuale e circolare che prende le distanze dal binomio causa-effetto. l’osservazione è una vera e propria pratica che richiede cura,attenzione e responsabilità. Ognuno di noi ha una propria esperienza di famiglia, di genitorialità, di cura, dell’essere figli. questa esperienza viene evocata nel lavoro educativo o nel momento di consulenza. Come mi vedi ? Molti genitori chiedono na valuta, da parte del pedagogista, sul loro modo di agire. Ma il bisogno di valutazione è quasi sempre una necessità di essere riconosciuti. Esempio di Elisa =mamma che ha paura di trascurare uno dei due figli. Metodologia pedagogica = utilizzo della videocamera, al fine di fermarsi a riflettere sul modo in cui si fanno le cose. Ci sono tre canali d’ingresso della comunicazione : ● visivo =frontale/respirazione alta ● uditivo =respirazione toracica, movimento lento degli occhi ● cenestetico =respirazione addominale, gestualità più lenta Rapport = stabilisce un buon contatto relazionale tra due persone, caratterizzato da empatia Calibrazione = sintonizzazione corporea e sul piano del linguaggio “mettersi al passo“= restare in sintonia con il comportamento dell’altro. A proposito di comunicazione , il film rappresenta uno strumento semplice ed efficace per incentivare tutti i fattori precedentemente citati. Permette infatti di esaminare un “spaccato di vita” a più livelli con diverse prospettive. c’è inoltre la possibilità di condividere un contesto e uno stesso oggetto, che può essere visto con e da vari punti di vista.scelta del film dipende dal target e dal contesto. Il film utilizza una certa distanza che aiuta ad essere critici ed empatici allo stesso tempo. Porsi domande dinanzi ad una storia aiuta a: ● far emergere pregiudizi ● costruire processi comunicativi ● affinare le tecniche di comunicazione La visione di un film è inoltre utile per far mettere in gioco gli studenti Sentire ed osservare = osservare è la stessa cosa del sentire, ma con il sentire la questione di fa più complessa. Posso sentire con le orecchie e con il corpo. Deve essere in grado di utilizzare il canale percettivo primario dell’altro se voglio riuscire a costruire la relazione e lo devo fare attraverso un uso adeguato del linguaggio. “le persone non sono libere, ma hanno la libertà di scegliere in quale prigione stare”. CAPITOLO 6 Posizionamenti estetici e ricerca della bellezza: bellezza come possibilità ed opportunità da parte delle famiglie di riconoscersi e raccontarsi in modo estetico riscoprendo aspetti nascosti. Glossario: Bellezza =la bellezza per Gregory Bateson è una categoria immanente del processo mentale che proviene dall'incontro tra un organismo e il suo mondo. è bello non un oggetto ma la nostra relazione con quell’oggetto siamo essere sensibili: tutti i nostri sensi sono sintonizzati sul mondo ed è l’attenzione per ciò che accade a rendere possibile questo tipo di risonanza. Occorre educare al sensibile per creare la capacità estetica. Spostare l’attenzione dalle dinamiche interattive a quelle narrative significa accettare l’idea che le storie rappresentano uno strumento di autoformazione e autocoscienza. è attraverso le narrazioni che costruiamo le nostre rappresentazioni simboliche, utili alla cura relazionale e personale. Sono i racconti a generare pratiche comunicative e a definire le appartenenze sia identitarie che famigliari. Storie saturate da una prospettiva unica: un rischio educativo è che la famiglia venga rappresentata attraverso narrazioni fissi, dove ogni apprendimento sembra da escludersi. Pensare e ripensare la propria storia è una pratica utile per tenere vivo il senso di ciò che avviene. Raccontare non è rammemorare e fissare un ricordo, ma fa nascere una nuova vita. C,è un nesso tra pensiero riflessivo e narrazione, cura delle relazioni e cura di sè. una delle più importanti funzioni della memoria familiare è la riflessione formativa. “La riflessività diventa autoformazione quando interrompe le riproduzione automatica del passato, genera distanza dalle storie tramandate e innesca cambiamenti”. Considerando il pensiero di Bateson, un sistema si definisce “patologico” quando ha perso la capacità di ricevere informazione e generare differenza. White ritiene che i sistemi si possano definire problematici quando “le storie che utilizzano non rappresentano a sufficienza l’esperienza quotidiana” Esse sono dunque “storie bloccate” incapaci di cambiare. C’è stato un cambio di prospettiva pedagogica = dall’approccio sistemico, tradizionalmente basato sulla cura delle dinamiche interattive nella famiglia, si è passati alla cura delle storie raccontate. Cosa e come racconta l’educatore? Cosa e come guarda? ● L’educatore può chiedere aiuto ad altri quando sente di essere bloccato in una relazione/progetto. ● operatore e famiglia si costruisce una co-costruzione di narrazioni e rappresentazioni. La famiglia è intesa come uno snodo attivo che interagisce creativamente dentro e con un’ampia costellazione di soggetti educanti. Dalla patologia alla speranza: Oggi non si parla più di patogenesi “malattia” ma di salutogenesi “salute”. quest’ultimo atteggiamento si distacca dal determinismo tra problema e malattia (causa/effetto)ma privilegia la ricerca degli aspetti e dei temi funzionali sani, riconducibili alle potenzialità e alle risorse. La cura educativa orientata alla ricerca della bellezza : “Agisci sempre per aumentare il numero delle possibilità” Heinz von Foerster. il lavoro educativo consiste nell’andare a cercare “cose piccole e belle” lavorando nella convinzione che esistono sempre tracce di bellezza. Si tratta di ricercare della bellezza. “c’è modo e modo di stare nel tempo:lasciarlo transitare come indifferenziato o abitarlo disegnandone il senso”. Glossario: Cornice= qualcosa che inquadra, separa il contenuto dallo sfondo. Sul piano cognitivo struttura e definisce, sul piano simbolico, contiene e crea attenzione. Cornice politica: definisce il rapporto tra persone, cornice semantica: riguarda lo sviluppo dei significati attraverso la comunicazione.Un buon educatore/ osservatore per ricercare una cornice deve cambiare il suo punto di vista e fare focus su altro al fino di diventare un “esploratore di altri mondi possibili”. La storia familiare deve diventare un romanzo, una narrazione estetica attiva, risultato di una ricerca condivisa.Assumere un posizionamento estetico significa guardare e ascoltare con curiosità l’altro; è una sorta di “reciproco spiazzamento” . Un posizionamento estetico è un pensiero che riunifica la mente e il corpo con sensi e percezioni. Le parole non bastano: alla ricerca di nuove grammatiche: Oltre al linguaggio, inteso come semplice parola, occorre creare nuove metodologie di comunicazione. la logica fantastica per esempio è utile per far emergere la nostra immaginazione. Questo accade poichè i simboli che ci costruiamo rientrano nell’estetica della nostra mente e ci accompagnano tutta la vita “un mondo di simboli vive in noi”. Usare l’immaginazione simbolica permette di accedere in un modo leggero e veloce a una dimensione affettiva, emotiva e spirituale verso la quale l’operatore non può che adottare una postura rispettosa. CAPITOLO 7 Tra micro e macro storia : lo sguardo biografico per comprendere la vita familiare L’approccio biografico e autobiografico,soprattutto quando diventa plurigenerazionale è una via per comprendere l’unicità della cultura di ogni singola famiglia ci permette di vedere le connessioni tra il singolo sistema familiare e il contesto più ampio. Le narrazioni familiari ci aiutano a comprendere come cambia la vita quotidiana e come cambiano le relazioni a causa sia di fattori interni che esterni. ● Apprendimento 2 = avviene un processo di di generalizzazione del contesto basato sulle esperienze di apprendimento 1, incide molto sull’individuo e riguarda la cura educativa. ● Apprendimento 3 = un cambiamento nel processo di apprendimento 2 ● Apprendimento 4 = cambiamento dell’apprendimento 3 , non si manifesta in nessun essere adulto sulla terra, è un concetto ontologico. Mass Media: Tutta la massa di informazioni provenienti dai mass media non sembra rendere le famiglie di oggi più funzionali più felici. Al contrario il sistema famigliare ci appare come vulnerabile ed insicuro, anche a causa dell’instabilità diffusa che impedisce uno sviluppo solido e coeso. L’invenzione del privato: La caratteristica più evidente della cultura familiare contemporanea è la “vita privata”. La privatezza della casa, richiede nuovi spazi organizzati in modi più complessi e raffinati del passato. A questi spazi corrispondono dei reciproci ruoli dei membri della famiglia. Lo spazio domestico evolve con la definizione dei confini tra la sfera pubblica e quella privata Genera simbolicamente il senso del privato. Glossario: Doppio legame = Il concetto di doppio legame nasce da un progetto di ricerca sulla comunicazione schizofrenica avviato nel 1952 da Bateson, fry… L’ipotesi era che l’incapacità di discriminare i tipi logici fosse l’origine dei sintomi schizofrenici,originati dalla difficoltà nell’identificare e interpretare in modo corretto i segnali metacomunicativi. ● due o più persone , una è indicata come la vittima ● un’esperienza ripetuta ● un’ingiunzione primaria negativa (“non fare così o ti punisco”) ● ingiunzione secondario in conflitto (la confusione tra due livelli genera paradossi) ● un’ ingiuzione terziaria negativa = impedisce alla vittima di avere campo d’azione. Per fuggire a questa situazione la vittima può abbandonare il campo o diventare patologico con sintomi come paranoia,schizofrenia ecc Doppi legami istituzionali : A livello macro , una costante azione di controllo è esercitata da ogni tipo di agenzia,istituzione. Questo influenza fortemente la famiglia. Es = deistituzionalizzazione di autorità del Padre/ invenzione concetto genitorialità/rapporto madre-figlio messo sotto osservazione. L’aumento del controllo sociale sulla famiglia può ostacolare la possibilità di apprendere, di evolvere,specialmente quando la famiglia viene connotata come “fuori norma”. C’è modo di distinguere se la disubbidienza di una famiglia è segno di “controcultura” ,disattenzione o maltrattamento. Le famiglie più vulnerabili hanno maggiori possibilità di essere clienti dei Servizi. In quanto educatori dovremmo insistere sull’apprendimento e sull’evoluzione come chiavi per comprendere le famiglie e il loro funzionamento. L’intervento socio- educativo toccata equilibri delicati. Un processo di cura che si occupa del “problema in modo troppo lineare può produrre squilibri a lungo termine, che danneggiano le relazioni. Come si impara in famiglia ? In famiglia si impara vivendo tutti imparano da tutti. La famiglia educa per definizione ,proprio perchè è un sistema di ridondanze, di relazioni circolari e di comportamenti interdipendenti, che danno vita a processi omeostatici e morfogenetici è caratterizzata sia dalla permanenza che dal cambiamento. Il modo di apprendere proprio della famiglia è quello dell’educazione informale,indiretta e implicita.L’inconscio vi gioca un ruolo chiave. Verso la biograficità: La vita famigliare non si può capire dalla sommatoria delle storie dei suoi membri: dobbiamo capire come si interconnettono. L’approccio sistemico cerca di generare versioni diverse della “stessa storia”, differenza che fanno una differenza, moltiplicando sguardi e linguaggi. La pedagogia della famiglia può così celebrare la complessità e la dinamicità invece di ridurre la vita familiare a una solo versione. Quindi nell’approccio sistemico la biograficità non è solo una manifestazione della soggettività, ma è sempre intr-soggettiva. Tra il micro e il macro , la famiglia: livello macro = società / trasformazioni livello micro = storie famigliari Occorre soffermarsi sul livello meso, intermedio cioè quello delle modificazioni nelle relazioni concrete. PARTE SECONDA Azioni cruciali nei servizi : verso un sapere incarnato,dinamico,riflessivo: “Tutela “ o “assistenza” sembrano denotare in modo chiaro i valori e le finalità dell’intervento educativo. Occorre riflettere accuratamente riguardo al lessico utilizzato per definire i servizi presenti sul territorio. Talvolta le parole possono essere un deficit,poiché non raccontano più una storia on suscitano curiosità. Solo interrogandosi sugli effetti che producono , possiamo iniziare a riscattare questi termini. Ciò che “fa un servizio” non è nel suo nome , ma nelle pratiche, nelle azioni e nelle interazioni che si svolgono nei processi che realizza. Diventa indispensabile cambiare epistemologia : passare dall’epistemologia dei nomi e delle definizioni all’epistemologia delle azioni e delle storie, il “pensare per storie”. Ogni tipo di intervento presenta vincoli strutture fisiche e gerarchiche, mansioni,norme ed indicazioni operative. Queste specificità rendono possibili alcune azioni,difficili o impossibili altre. C’è bisogno di un “pensiero operativo” che possa dimostrare che alla base di ogni pensiero esista un’ azione. Il lavoro educativo richiedere riflessività e punteggiature per mettere al centro l’azione, raccontata sotto forma di storia. Tesi sul lavoro educativo = ● il lavoro educativo è sempre incarnato e relazionale =fatto di corpi,sensi,interazioni e scambi intersoggettivi. ● panta rei =il lavoro educativo è in continuo divenire si muove per mettere in movimento ● riflessività = circolare e relazionale, è la pratica del prendersi cura di sè e dell’altro. L’epistemologia è fondamentale occorre avere sempre teorie di riferimento e fare una lettra scientifica del sapere pedagogico. CAPITOLO 1 Movimenti: il lavoro educativo con la famiglia Glossario: Circuiti riflessivi = Alcuni anni dopo gli studi sul “doppio legame” effettuati da Bateson e il suo gruppo di Palo Alto, c’è stata una revisione della teoria. Sono stati individuati due circuiti : uno riflessivo bizzarro ed uno riflessivo armonico. Il primo rappresenta può essere identificato come doppio legame responsabile e confusione fino a sfociare nella psicopatologia, mentre il secondo sarebbe un comportamento quotidiano nella norma.Nel circuito c’è sempre a) un’informazione/contenuto b) relazione. Esempio Crb = “ti voglio bene” detto e percepito in modo freddo/distaccato. Nella comunicazione umana la riflessività non è un problema o un errore,ma una componente essenziale e necessaria.Inoltre la comunicazione è un processo di “gestione coordinata del significato” nel quale gli individui creano la realtà sociale. Con “tutela dei minori” definiamo le funzioni pubbliche e i servizi che hanno il compito di affiancare bambini e ragazzi in favore dei quali è stato chiesto controllo. Questo controllo divenire penalizzante dei diritti di qualcuno della famiglia, pertanto è richiesto che le decisioni in proposito siano prese da un’autorità giudiziaria. Previsto/imprevisto: possiamo comprendere la categoria imprevisto solo ponendola in relazione con quanto si era previsto. Gli imprevisti costituiscono una differenza, un’informazione che può essere percepita e che rappresenta l’elemento fondamentale del processo di conoscenza. Glossario : Differenza=l’atto di tracciare una distinzione implica creare un ordine e far emergere opposizioni al fine di generare identità. Informazione= dal verbo informare, significa “dare forma alla mente” “disciplinare” ed “istruire”. Informazione come trasmissione del contenuto di una notizia o come messaggio che trova una corrispondenza nella realtà. Il lieto fine: Dare un senso all’imprevisto significa attribuirgli una valenza positiva/negativa. è tipico di noi occidentali cercare il “lieto fine” anche a seguito di eventi che non avevamo previsto. Di conseguenza anche nel lavoro educativo si creano opposizioni semantiche : ● vivere versus morire ● insieme versus separazione ● felicità versus sofferenza/passione ● illimitatezza versus interruzione. Dal finale al percorrere : IL contenuto del finale ci guida nel modo in cui agiamo durante l’intervento. Come se fosse una favola , ci proponiamo di essere noi quelli che potranno rivoluzionare la storia per arrivare al lieto fine. Dimentichiamo così la differenza tra sistemi complicati, che possono essere ricostruiti nel dettaglio e sistemi complessi, che invece si programmano da sè ed hanno il loro autonomo punto di vista sul mondo. Il paradosso tra istituzionalizzazione e de istituzionalizzazione: Nel Corso degli anni si sono verificati diversi processi di deistituzionalizzazione: ● Basaglia =1968 liberazione dagli istituti psichiatrici ● peramento orfanotrofi Tutte queste trasformazioni hanno portato alla nascita di realtà più piccole , meno rigide, Oggi vivere in comunità è differente che “alloggiare” in un istituto, sono infatti cambiate le modalità educative e gli obiettivi progettuali. Es = gestione potere /assicurare equità/mantenere distacco ecc IL termine “tutela” è scorretto in quanto denota un professionisti che intervengono in modo limitante. Genitori liberi o coatti?= I servizi di tutela sono caratterizzati da un significato coattivo: la presenza del tribunale che obbliga non può essere considerata secondaria. Nelle situazioni obbligate si possono comunque individuare e promuovere spazi di libertà. Intervenire subito o dare tempo? come operatori della tutela dei minori ci troviamo a fare i conti con “bisogna fare presto” versus “diamo tempo”. è utile porre in relazione la quantità di tempo, con la qualità di ciò che avviene in quel tempo,soprattutto nelle relazioni. Categorie di utenza o storie singole da ascoltare? Diverse teorie in ambito psicologico,sociologico e psicosociale ci hanno insegnato che la conoscenza umana non può fare a meno della categorizzazione, eppure la consuetudine di predisporre modalità di comprensione o d’azione a partire da categorie di utenza non è strada una strada utile perché bisogna tener conto delle storie singole. Il cantastorie fuori tempo: è compito dell'educatore, in situazioni gravi, disilludere gli individuo per non fargli sperare in un lieto fine impossibile. Prevedere l’imprevisto negli instabili equilibri: Essere in bilico è una condizione che può dirci molto sullo stato precario delle famiglie ma anche su noi che lavoriamo con esse. CAPITOLO 3 Tracciare connessioni : l’ADM come questione di famiglia: Il servizio ADM permette di lavorare con le famiglie nel loro ambiente naturale / quotidiano. L’educatore,per far si che possano avvenire delle trasformazioni, deve essere mosso da curiosità. Glossario: Curiosità = qualità o difetto di chi manifesta un acuto desiderio di sapere qualche cosa , non per la sua importanza. ma per capriccio. Questo desiderio coincide con la voglia di apprendere ed imparare. La curiosità può essere buona o inopportuna, quando manca di rispetto. Il terapeuta deve sentirsi bene per essere curioso , deve aver cure di sè prima di potersi curare degli altri. Un correttivo è una postura di curiosità buona che porta a sperimentare e inventare punti di vista e mosse alternative e generano a loro volta curiosità. Una curiosità “fastidiosa” , che agisce sempre a un primo livello: per cambiare qualcosa che non ci piace insegnamo alla famiglia un copione diverso (che per noi è quello giusto).La curiosità di secondo livello non è per le cose in sé ma per come sono interconnesse, è dunque poco lineare e sensibile alla complessità e alla molteplicità dei modelli. ADM: una riflessione pedagogica tra premesse e definizioni: ADM = assistenza domiciliare minori. I pregiudizi relativi all’ADM riguardano non solo quello che viene richiesto all'educatore,il suo mandato, ma anche il modo di considerare il bambino e la famiglia nell'intervento educativo,il modo di dare senso alle relazioni tra i diversi attori sociali. Ogni definizione data contiene un'epistemologia dell’intervento. Bisogna prendere delle distanze da questa semplice sigla perchè non esemplifica esattamente tutti le sue definizioni possibili. La casa : entrare nella dimora delle famiglie , spesso per una decisione estrema pressa da un giudice, può risultare un intervento coatto.L’educatore in questo caso viene visto come un nemico e la famiglia non comprende subito il perchè del suo lavoro. Casa come luogo parlante, che racconta storie, apre mondi, luogo di transito o gabbia. Educatore/famiglia: Il rischio dell’educatore è quello di concentrarsi troppo sul minore senza considerare /coinvolgere la famiglia perché considerata inadeguata e priva di risorse.”Chiamare in causa tutti i componenti della famiglia significa dare voce a tutti, riconoscere la parte attiva di ciascuno nel gioco in atto”. Occorre prendere consapvoezza dei propri pregiudizi e delle proprie premesse per operare al meglio. Verso il cambiamento: l’educatore non ci sarà per sempre è bene dunque ricercare strategie insieme alla famiglia che possano aiutarli nelle svariate situazioni di crisi. “Agisci in modo a aumentare il numero delle possibilità”. CAPITOLO 4 Comporre i legami messi alla prova dal carcere l’arresto di un genitore rappresenta un momento topico che spezza i rapporti e mette in pericolo i legami. I primi a esserne vittima sono i figli e l nucleo familiare. la carcerazione determina una catena di eventi che la famiglia subisce e vive in solitudine, ● colloqui con minori ● incontri protetti tra il bambino e il genitore escluso per effetto del conflitto o ritenuto potenzialmente dannoso La rappresentazione estetica : dare forma al conflitto ricercare una rappresentazione estetica, sensibile e immaginativa del conflitto significa sia proporre concretamente alle persone con cui lavoriamo la ricerca di una rappresentazione alternativa del problema, sia ascoltare le metafore,come parole chiave che rintracciamo nel testo che l’altro mi porta. Cambiare il linguaggio mira a cambiare la rappresentazione dei fatti. Spiazzare la conversazione può mettere l’altro nella condizione di diventare osservatore della propria storia assumendo una posizione differente rispetto a quella strenuamente ripetuta. Es intervento = disegnare rappresentazioni/soluzioni La comprensione intelligente verso una teoria del conflitto : il conflitto è uno di quei concetti astratti che si vivono e si strutturano attraverso metafore. PAS = sindrome di alienazione genitoriale , per Gardner le possibili soluzioni sono molteplici, fino all’allontanamento del bambino. Azione deliberata : per favorire il cambiamento dobbiamo creare nuove possibilità di vedere.La ”pratica dell'altra visione” ha come scopo la trasformazione del modo di comportarsi di una persona. Glossario: Altravisione/supervisione= parola coniata da Antonio Caruso per proporre un cambiamento di cornice nel modo comune di intendere la supervisione. quest’ultima è effettuata prevalentemente da psicologi e psichiatri, come a confermare la premessa che il sapere psicologico sia superiore o comunque più utile e importante in una persona gerarchica tra le professioni e gli sguardi disciplinari. Un errore epistemologico dal punto di vista sistemico secondo il quale non esistono sguardi o prospettive che stanno “sopra”, ma solo sguardi e prospettive diverse. Altravisione = evoca una complementarità di aree dove sono in gioco professioni , discipline e modelli differenti. è un’esperienza comunicativa di incontro e relazione, il cui scopo è “il cambiamento di prospettiva”. “l’esternalizzazione” incoraggia le persone a oggettivare, e a volte personificare i problemi che sentono opprimenti. Non basta allargare lo sguardo, occorre anche posizionarsi continuamente rispetto a ciò che si vede, entrare in contatto con premesse diverse, sentire lo scontro e utilizzarlo come occasione di auto consapevolezza. CAPITOLO 6 Costruire consapevolezza nella relazione con le famiglie Lavoro con gli adolescenti? L’educatore, anche inconsapevolmente, entra sempre in un sistema. Lavorare con gli adolescenti significa entrare in contatto con le loro famiglie, spesso problematiche. Glossario: Emozioni= sono un fenomeno complesso,relazionale,cognitivo,corporeo ed etico, e che non si può non avere una teoria delle emozioni. fino all’Ottocento , l’emozione era un “movimento” anche nel senso di “tumulti”. Oggi l’emozione che i latini chiamavano “pathos” diviene un sentimento capace di dominare l’intera personalità di un individuo. La parola “passione” evoca la “passività” di una persona che si comporta come vittima degli eventi. In Occidente c’è l’idea che l’emozione si distinta dalla ratio, poiché compromette la capacità intellettiva dell’uomo. Per Bateson le emozioni sono strutture di relazione ed è inconcepibile separare l’emozione dell’intelletto. Il centro diurno: 1)Interagire con i sistemi: Il servizio si configura come realtà di intervento di medio o lungo periodo caratterizzata da una metodologia educativa basata sul gruppo. Si rivolge ai quei casi per i quali è previsto un intervento intermedio tra Assistenza Domiciliare e il ricovero in comunità. L’azione educativa con le famiglie si configura come educazione al ruolo genitoriale. per ogni educatore inserito un un sistema, la capacità di includere la famiglia nei vari progetti è un nodo cruciale. Modelli familiari= ● famiglia assenti ● famiglia potenzialmente problematica/distante 2)Fare silenzio Le cornici di senso di genitori ed educatori volte non coincidono.Spesso la figura del genitore ostacola il lavoro dell’educatore, uno guarda al passato e l'altro al futuro del minore. I conflitti sono inevitabili ma possono diventare tappe fondamentali per la crescita comune. 3) Trovare la posizione giusta Nel lavoro educativo capita di fare o troppo poco o fare troppo.L’atto educativo è frutto di un posizionamento, che è fisico, ma soprattutto mentale,fatto di emozioni e pensieri.Trovare la giusta posizione è la ricerca che permette di orientare la naturale propensione all’altro entro un percorso studiato e condiviso. 4) Famiglie disfunzionali La famiglia viene sin da subito definita come “disfunzionale”/ “problematica”. Per alcuni educatore il pregiudizio si scioglie naturalmente nel corso del tempo, per altri occorre lavorare sulle proprie considerazioni al fine di promuovere una crescita condivisa più sana. 5) I confini della famiglia La famiglia nel nostro modello culturale è un sistema privato,chiuso anche fisicamente dalle mura di una casa. entrare nelle dimore altrui per svolgere un lavoro educativo può essere visto come un varcare uno spazio privato.Anche in questo senso occorre trovare una giusta posizione. 6) Cosa accade dentro l’educatore quando avvengono le varie fasi di un intervento? molte emozione sia positive che negative interessano l’educatore durante suo intervento, solo attraverso la consapevolezza di ciò che si prova si riesce poi a utilizzare le proprie sensazioni per dare una direzione specifica al proprio lavoro. 7) Le proprie relazioni familiari Il contatto con le famiglie sollecita il ricordo o la riflessione sulle proprie esperienze familiari. Questo contatto immaginario tra mondi familiari può dare origine a percorsi auto educativi ed educativi. 8) Differenza d'età L'asimmetria educatore /minore incide sull’intervento educativo , che si può definire tale , nel momento di cui si vede la completezza di una visione data da un punto di origine ed un punto d’arrivo. Nella mente dell’educatore : le risposte automatiche= L’uomo è abitudinario e spesso queste abitudini sfuggono alla sua consapevolezza. Nel 1903 Pavlov scoprì i riflessi condizionati = risposte automatiche agli stimoli esterni. Modello IO (centro) SOLLECITAZIONE E RISPOSTA ogni istituzione ha una propria declinazione pedagogica/ sanitaria. Il nostro lavoro è quello di confrontarsi con i limiti e proporre allo stesso tempo nuovi copioni. CAPITOLO 8 Apparecchiare contesti di apprendimento per promuovere competenze Glossario: Stigma=un marchio, un segno sul corpo di una persona che la definisce diversa, non- normale. Oggi il termine denota la la disapprovazione sociale legata a caratteristiche fisiche o morali di un individuo. Talvolta lo stigma può identificare una cornice che da senso a determinati comportamenti. Il soggetto attivo “amministra” lo stigma e usa la funzione riflessiva per diventare consapevole del proprio “segno” e posizionarsi in maniera corretta rispetto ad esso. Alcuni stigma sono appiccicosi, quello della “rabbia” può identificare una persona come folle,incapace di gestire la propria genitorialità ed inadeguata su un piano sociale. In questo modo lo stigma provoca odio verso se stessi. Lo stigma si può superare con l’umorismo, con l’aiuto di altri che hanno lo stesso “segno” di riconoscimento. Essere parte di un gruppo, anche in questo caso aiuta a costruire un’identità personale. Distinguere nettamente il “normale” e lo “stigmatizzato” porta al pregiudizio. Tutti abbiamo dei difetti ei dei segni che nascondiamo, il disagio si crea nel momento in cui la maggiorparte delle persone indica un qualcuno come portatore di stigma. In tal modo lo stigmatizzato diventa deviante all’interno di un gruppo. I disaffliliati sono colore che rifiutano l’appartenenza al ruolo sociale che gli è stato dato. Perchè un laboratorio? Le famiglie di cui si prende carico l’educatore sono spesso stigmatizzate. Per uscire dal concetto di devianza e problematicità occorre trovare parti buone e funzionanti, ostenerle e se possibile arricchirle. All’interno della dinamica “gruppo”, in questo caso di un contesto laboratoriale, è di fondamentale importanza condividere nuovi sguardi per pensare ad un cambiamento. Il laboratorio si propone come uno spazio pubblico dove poter esibire gli stili educativi e sperimentare i ruoli familiari senza ripetere i soliti copioni. La finalità è quella di rendere un pò più dinamica e gradevole l’immagine della famiglia, attraverso il dialogo e la partecipazione condivisa. All’interno di un laboratorio , tutti i materiali devono essere scelti adeguatamente per suscitare l’idea di armonia estetica. E’ bene lasciar spazio e dare voce ai singoli partecipanti , curando sempre l’aspetto comunicativo. Occorre sempre far memoria degli incontri passati (es: attraverso un diario) e conferire una certa ritualità, sia per incentivare la condivisione delle esperienze passate , sia per abituarsi alle “regole”. Inoltre sono importanti momenti di incontro come “la cena” e presentazioni esplicite delle varie attività. Pag 394 ( es varie fasi) = gruppo come gruppo lavoro Il divenire del gruppo: 1) la nascita = definire ruoli/regole/obiettivi 2) ampliare lo sguardo = interrogarsi sul tema trattato, aprire nuove possibilità di pensiero attorno alle connessioni intergenerazionali dei comportamenti e degli stili genitoriali. 3) verso la conclusione = indirizzare le famiglie a vedersi come un sistema che può essere aiutato da agenzie/servizi esterni es: il valore positivo della comunità 4) valutazione delle esperienze = presenze/assenze, livello di partecipazione Per il futuro … Lavorare con le famiglie può rappresentare un ostacolo, spesso anche l’educatore fa emergere un’idea del “buono o cattivo genitore”. Occorre lavorare con tatto e cura per gestire al meglio le questioni più delicate. Porsi domande e darsi delle risposte, trovare strumenti innovativi per evitare lo stigma sociale. CAPITOLO 9 Interrogare le rappresentazioni reciproche, tra ricerca e formazione. Esistono molti mondi possibili, ognuno legato a un viaggio. E’ il viaggio che compie il ricercatore a fare la differenza sul racconto del luogo ignoto.La ricerca si presenta differente in base a chi e come la guarda. Il rapporto tra ricerca e formazione nella pedagogia della famiglia viene qui esplorato in relazione a due esperienze: la prima con gli studenti del corso di Laurea in Scienze dell’Educazione;la seconda in una ricerca che ha coinvolto operatori e famiglie di servizi educativi. Una cornice per la ricerca: La domanda che ci dobbiamo porre quando intraprendiamo un viaggio di ricerca è : con quale res sto entrando in ricerca? Cosa mi muove?. Quello dell’ interrogarsi , dunque, risulta essere il dispositivo educativo iniziale. L’intento non deve essere quello di realizzare una fotografia della realtà ma di osservare una relazione in corso, pensandola come una danza dinamica tra educatori e famiglie. Ricercare significa abbandonarsi come un viaggiatore di fronte al nuovo. Formenti distingue tra “sguardo ingenuo” e “sguardo scientifico”, il primo è quello carico di pregiudizi, il secondo invece interroga gli altri ed è disposto a guardare criticamente i propri pregiudizi. Non è dunque solo la domanda a fare la differenza ma anche come e a chi la si pone. Il ricercatore si prende cura del proprio punto di vista, non lo trascura, ma lo interroga. Essere ricercatori significa essere curiosi ed orientati verso la bellezza, anche quando si tratta di narrazione di famiglia o individuali problematiche. Il ricercatore si trova ad affrontare diverse responsabilità etiche: rispetto ad una storia, alla sua lettura, alla propria neutralità e posizione. Occorre essere trasparenti, anche per stimolare un’azione riflessiva. Mappe e teorie Per un ricercatore/educatore la mappa è la teoria da cui muove per guardare il mondo. aL realtà non esiste di per sè ma è l’insieme delle relazioni di vari sistemi che interagiscono tra loro. Cecchin”Ci relazioniamo, dunque siamo”. Nessuno è privo di bussola, la difficoltà è essere consapevoli di quale si la propria. Il modello ermeneutico con cui ci muoviamo è una chiave di lettura della realtà. Occorre utilizzare più mappe per avere più lenti e ampliare lo sguardo. Il ricercatore è un soggetto che apprende e un attore nel contesto, sia dal punto di vista professionale che esistenziale.
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