Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Re-inventare la famiglia (Formenti L.), Sintesi del corso di Pedagogia

Riassunto completo e dettagliato del libro

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

In vendita dal 21/09/2021

Noirette
Noirette 🇮🇹

5

(1)

2 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Re-inventare la famiglia (Formenti L.) e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! PRIMA PARTE Lo sguardo dipende dall'azione: è molti diverso conoscere un oggetto interagendo con esso e conoscerlo attraverso una definizione. La percezione non avviene se non c'è un movimento. Perfino il semplice pesto del guardare implica tanti piccoli movimenti. Per conoscere il peso di un oggetto, prima di conoscere la reale definizione di peso, passiamo per una serie di passaggi tattili, del prendere in mano oggetti, di confrontarli con altri e scoprendo le azioni diverse che compie il corpo per sollevare pesi diversi. a sarà la definizione o il nome degli oggetti a farceli conoscere, quanto alle azioni compiute o ereditate CAPITOLO 1 : Farsi l'orecchio (Laura Formenti) "se mia madre fosse uno strumento musicale sarebbe...") è una via tra le tante , I e e glia a raccontarsi. La famiglia è un sistema. Ma che cos'è tecnicamente un sistema? dal greco syn (con, insieme) e stena (stare, collocare, porre), indica un aggregato di parti interagenti, ciascuna delle quali può esistere in sé ma è interdipendente dalle altre e dal tutto secondo determinate leggi e regole. Le 1. Totalità: è un tutto inscindibile, e questo vuol dire che se una parte cambia o viene danneggiata, tutte le parti sono coinvolte. La teoria dei sistemi si discosta sia dall'approccio olistico (che considera il tutto prevalente sulle singole parti), sia l'approccio atomistico (che riduce il tutto alla sommatoria delle parti). 2. Retroazione e circolarità: nega il modello del determinismo lineare (a causa b, b causa C...). Si ha una retroazione quando b o c tornano su a. La retroazione positiva genera o sostiene la variazione del parametro considerato, mentre la retroazione negativa lo blocca, garantendo l'omeostasi. 3. Omeostasi: stato stazionario di un sistema, che mantiene una serie di parametri entro limiti di variabilità predeterminati. l'equilibrio raggiunto non è fisso, ma metastabile, ovvero si mantiene attraverso un continuo processo di retroazione negativa. 4. Equifinalità: se nei sistemi chiusi le condizioni iniziali determinano l'equilibrio, nei sistemi aperti l'equilibrio è dato dal principio di equifinalità, e cioè dal fatto che il loro funzionamento è legato al processo, questo significa che due sistemi partiti da condizioni iniziali diverse possono raggiungere lo stesso risultato finale, e condizioni iniziali uguali possono produrre risultati diversi. Il risultato dipenderà dalla natura del processo organizzativo e dalle variazioni strutturali che in quel sistema si produrranno. A fronte di una società sempre più individualistica e dell'auto-celebrazione, la sistemica non butta via nulla, ma adotta una postura di curiosità, aprendo lo sguardo sulla famiglia per afferrare le verità che si nascondono dentro le storie. fx Quindi un educatore, per comprendere una specifica famiglia, dovrà ascoltarla attenta entrare nel su e provare a suonarci insieme, entrare nella sua sonorità r un educatore sistemico, è come una rock band. Questa metafo interessante perché ci permette di capire che all’interno di ogni sistema familiare Og chiamato “senso del Noi”, Ogni familiare ha un timbro unico, amalgamano e armonizzano i vari timbri ci dà il Noi. Scansionato con CamScanner n dal reco methaphorà, mutamento, derivato da methaphèrein, trasferire, composto Ò tà (oltre) e phérein (portare). Spesso vista come semplice ornamento che riguarda più le paro'e. che il pensiero, la metafora dii resi dimensione Gov: nostro comune sistema concettuale, ente atta mean. pensiamo e agiamo, è Le metafore strutturano,, è essenzialmente di ” fot i " Leg SssU Lp che stanno alla base della nostra co: % . corpo eisensici offrono meta fore per comprendere il mondo: è a partire dall'esperienza del corpo, dell'azione concreta, che nascono le metafore. fida fi Ù che l'educazione e la pedagogia hanno le loro metafore, modelli dominanti. L'uso delle metafore non è privo die le miti, in quanto può diventare immagine fissa, luogo comune. ————_ ——_——_—— Imparare a lavorare in modo sistemico significa innanzitutto mettersi in relazione e interazione con ! sistemi comunicativi usando la comunicazione stessa come veicolo. L'educatore non è direttore d'orchestra né semplice ascoltatore, anche se occasionalmente si trova a ricoprire questi copioni. che cambiano nel tempo e secondo i Coploni: in psicologia cognitiva indica un modello operativo che racchiude le aspettative su cosa si deve fare in determinate situazioni, una forma di conoscenza piuttosto schematica. In ambito famigliare si declina, con Hall soprattutto, come aspettative condivise dalla famiglia di come i ruoli debbano essere rispettati all'interno di contesti differenti. A volte i copioni finiscono per cre. i e propri personaggi (il pigro, il genio, la pecora nera...) u; e riti, appartengono alla più ampia categoria dei copioni, in quanto costruiscono rapp ioni condivise delle azioni e interazioni strutturanti l'identità e l'appartenenza dei membri della famiglia in particolari occasioni. | riti, seppur ripetitivi o ciclici possiedono comunque una funzione creativa ed espressiva, non solo di conferma e strutturazione. Essi forniscono molti apprendimenti espliciti e impliciti e implicano una serie di messaggi su chi è quella famiglia. Una famiglia è bella perché è unica, un discorso contrario a chi (magari un membro stesso) vede una famiglia come "fin troppo speciale". L'educatore per farsi orecchio sul sistema familiare deve partire da ciò che per prima cosa lo qualifica, cioè la convivenza. La casa è un simbolo molto forte del Noi e anche del sé, è il luogo dove possiamo essere noi stessi, dove sono scanditi i tempi e i ritmi condivisi della famiglia, è uno spazio di interazione che l'educatore deve imparare a osservare con curiosità e con rispetto, senza giudicarla o analizzarla----> questo NON vuol dire pretendere di nascondere o cancellare i propri pregiudizi, bensì riconoscerli "per differenza" e aiutarsi così ad assumere una postura di curiosità (vedi Sclavi), a usare le proprie cornici di senso per inventarsi nuove domande, per scandagliare sensazioni ed emozioni che affiorano e delle quali siamo consapevoli. Troppi educatori sì arrogano il diritto di apportare cambiamenti sulla base dei propri modelli di riferimento (sistemare una cameretta, giudicare le competenze di una madre...), ma la nostra esperienza di vita è sempre troppo piccola per dare conto della complessità delle vite altruì. I modelli dominanti di psicoanalisi, pedagogia ecc (es. i figli non devono dormire nello stesso letto dei genitori) non sono prescrizioni universali, ma storicamente costruite e culturalmente connotate. Per questo è utile l'antropologia: ci apre gli occhi e ci fa sviluppare curiosità riconoscendo che ci sono modi diversi per affrontare situazioni analoghe. na famiglia? chi stabilisce quale musica suonare? Di soli lmeno ino a quando î figli non diventano grandi. x 290 Nessuno è genitore per decreto o per nascita: è nell'unicità e nella specificità di "quella relazi one li", con quei figli che la genitorialità prende forma, mi sento genitore quando i figli me lo rico: L quando so di essere determinante nella loro vita. Ogni esito educativo, compr libertà ai figli, è il prodotto complesso di una serie di azioni e retroa: Gene Taro Scansionato con CamScanner Ante 1 passaggi cruciali di questa didattica sono quattro: k ) i à quant RT porre domande anziché esordire con ES parate n set. E "» pero nel creare una 9 ba "atti Ì i È sospensione dell'attività cognitiva volta a definire. 3 a x. \è 5 ° | trutturazione $ gd Imparare a fare buone domande vuol dire imparare l'arte della ris @ delli % connotari iva, due interventi tipici della sistemica: fronti..dì | sla consiste nel cambiare punto di vista nei confri i una di situ o a cui erano stati attribuiti determ nati significati. un 7 cambiamento di cornice: l'oggetto è sempre lo i ma gli si attribui n significato puovo, Un modo per farlo è per es. utilizzare l'umorismo per tar iventare leggera ‘ situazione pesan faticosa. Richiede anche molta creatività. La connotazione positivi è una strategia metacomunicativa che conferma e giustifica tutti i comportamenti dei membri della famiglia rispetto al problema di cui si tratta. Questo evita per es. che un familiare si senta giudicato o “sbagliato” per aver tentato di combattere] problema dell'altro familiare. Formulare una buona domanda non è facile: occorre molta cura, tatto e poca compiacenza. Le domande che appaiono più generative sono quelle che Riesci a n sistema? Che cosa fai per osservare le relazioni famigliari?) sviden nplesse (Che cosa è accaduto nella coppia genitoriale, nel rapporto coi nonni, nelle relazioni con gli altri figli quando è nato il figlio disabile? Cosa hanno detto e fatto, quali significati attribuiscono i genitori alla scoperta dell'omosessualità del figlio?) - Focalizzano particolari culture domestiche (In che modo sono ripartiti i compiti quando si pranza? Come ci si organizza per un viaggio? Cosa significa per questa famiglia essere/divenire maschio o femmina?). Iniziare un colloquio con "Qual'è il problema?" è molto differente rispetto a "Chi vuole iniziare a raccontare le ragioni che vi hanno portato qui?". 2. Sperimentare concetti L'esperienza va connessa, le informazioni che acquisiamo vanno collegate. Questo ci permette di formulare una definizione di famiglia, anche se solo provvisoria (perché la famiglia cambia in continuazione). 3. Pensare ad alta voce Un educatore deve abituarsi a pensare ad alta voce, cioè riflettere e interrogarsi lavorando con gli altri, in gruppo. Tra le pratiche per pensare ad alta voce ritroviamo: ideare metafore sulla famiglia, realizzare mappe tematiche per formalizzare un'esperienza, raccogliere e 5 trascrivere interviste narrative, esplorare la memoria familiare chiedendo ai parenti di fare n un ritratto (a parole) di noi da piccoli. 4. Trasformare l'esperienza in sapere z l’educatore deve apprendere criticamente dall'esperienza, deve attribuirle sìgnificato. Per fare questo può essere utile tenere un diario degli apprendimenti, per poter riorganizzare a strutturare in modo personale e organico gli esiti di un'esercitazione o di una conversazione. in questo modo l'esperienza biografica dovrebbe potersi trasformare in sapere comunicabile 5 pameta l'influenza educativa che un nostro familiare! a, cioè Una scrittura dove ci imm n) SERIA pride se fosse lui a parlare. Questo sera al È ch capire perché nol abbiamo deciso di fare gli educatori e che tipo di ed può al (il nostro stile educativo). PI si lucat ze Scansionato con CamScanner 4%, CAPITOLO 3: Alla ricerca delle tracce. Sensi della genitorialità tra frammenti autobiografici e teorie evolutive (Maria Gaudio) Il recu ù Pero più o meno improvviso di ricordi contribuisce a far comprendere e a comprenderci, non nec ndere mi ed esclusivamente nella dimensione cognitiva: non ricordiamo solo con la nostra e. B tazzina . runer dice: "ci sono le testimonianze visibili, palpabili di ciò che abbiamo raccolto e conservato, n iscritti nel corpo, nella pelle, nei sensi. ° pa idee, concetti, che magari restano lì sullo sfondo, ma intanto lavorlamo dentro di noi. Spesso ci Imbattiamo in grandi suggestioni per casualità, e la spinta al cambiamento e quan pat tutte le volte che non troviamo una spiegazione soddisfacente dal punto di vista cognitivo, morale, estetico e pratico. Ogni teoria è un frammento di qualche autobiografia (P. Valèry). ‘senso per me, se ha una collocazione nella mia storia, un legame con le mie azio L'approccio autobiografico ci permette di intuire il ruolo della storia di vita nella costruzione del sapere, nei processi di apprendimento, nelle posture che assumiamo, nelle relazioni che instauriamo e nelle motivazioni che ci portano alle scelte di vita e professionali. Ciascuno di noi cerca, riflette, connette, agisce per trovare una spiegazione soddisfacente del mondo. La famiglia non costruisce teorie nel vuoto, ma sempre collegate al sistema dei saperi accreditati. Una famiglia, un senso di famiglia si incontra con una molteplicità di sensi: l'odore di tuo figlio appena nato, gli sguardi che può utilizzare una coppia di fronte all'imprevisto, la tipologia di ascolto che un padre adotta per sintonizzarsi con la diade primaria. Teoria e pratica: se il primo passo del cercatore di tracce è verso il riconoscimento della teoria, in quanto teoria locale, il movimento immediatamente successivo -in una prospettiva sistemica- va verso l'esplorazione dei nessi che intercorrono tra il sapere e l'esperienza, tra il pensiero e l'azione. La cultura occidentale si fonda sui dualismi e ci siamo ormai abituati a creare opposizioni concettuali. E' un modello di pensiero che parcellizza, divide, risponde anche ad un principio di economia che permette di non ri-pensare ogni volta alla connessione tra il pensiero e l'azione. Una visione radicata è quella che oppone la teoria alla pratica, il pensiero all'azione, la mente al corpo, e la pratica diventa mera applicazione della teoria, così come il corpo semplice contenitore della mente. e ———T—_T Darwin e la TEORIA DELL'EVOLUZIONE insegnano che nell'evoluzione il motore del cambiamento risiede nella diversità individuale e solo una visione storica, narrativa (e autobiografica) ci porta a comprendere il mondo del vivente nella sua interezza. Come imparare a riconoscere altre tracce? vediamo ad esempio la genitorialità. Per trovare le prii racce orialità dobbiamo andare molto lontano, nel paleolitico, quando con Homo Sapiens compaiono anche le prime forme di tecnologia e organizzazione sociale. di una mano adulta affiancata a una piccola di un cucciolo, una mamma seppellita me al suo bambino: tracce che rivelano quanto, nella specie homo, la relazione genitoriale sia investita sîn dalle origini del carattere simbolico che ancora oggi la determina. Non esiste società che non abbia elaborato teorie, pratiche relative ai rapporti tra genitori e figli. La | genitorialità è bio-culturale; ha le sue radici nella natura, ma si sviluppa nella dimensione culturale e sociale. i Per riconoscere le tracce di famiglia è necessario prestare attenzione al particolare, a vedere il enza perdere di vista il contesto. a ntesto: Rimanda a ciò che accompagna circonda e incornicia Scansionato con CamScanner ‘Destion doppi è uno strumento epistemologico che dà la capacità di originpare e discernere o Gibrontod Ci sono tre prospettive: i È reale, fisico e * La prima prospettiva, fattuale e oggettivisto, considera il contesto come luogo ' sociale. . . Li o così come la La seconda prospettiva è quella costruttivisto e simbolica, ed è AR. famiglia se lo Tappresenta. _ igli. i operatori La terza prospettiva, riflessiva e ricorsiva, sono le aspettative della famiglia e degli educativi connesse fra loro. Genitorialità, modelli di cura, educazione famigliare ecc. sono una trama inestricabile di biologico, culturale, Storico, sociale e individuale. Il genitore, la famiglia che oggi ho davanti è anche l'esito, rio e in diveni un modo di intendere la genitori costruito in un (ine st in uno specifico contesto di cui sono parte sia la famiglia sia l'educatore-cercatore di tracce. _ L'uso del verbo essere restit ce un solo fotogramma della famiglia, estraendolo dallo sfondo in cui è nato e si è sviluppato. L'uso del tem 0 presente non riesce a restituire il legame con il passato pp po pi € i progetti futuri, costringendo quella famiglia dentro un eterno presente e infine «scattata la | fotografia- l'oss Parlare di gel Nitorialità come arte o come mestiere comporta impliciti riferimenti a due prospettive: odello istruttivo . : quanto la prima richiama la creatività, il secondo ci porta alla razionalità. L'adesione a uno dei due modelli (istruttivo o istintivo) pone dei problemi: il primo premia l’asimmetria relazione e la dipendenza; nel secondo è la responsabilità personale che viene meno. Ma entrambi i modelli pongono la genitorialità al di fuori della relazione, del contesto e della storia. Nel nostro ricercare tracce di famiglia, si individua un terzo modello, modello evolutivo-ecologico, che può rendere conto di un processo relazionale e in continuo divenire, come è quello genitoriale. Nel modello evolutivo si opera per interdipendenza tra universale e locale, per cooperazione e conflittualità, muovendosi in una descrizione doppia. rdine diverso. Es. consideriamo l'interazione tra una coppia. Lei dice io mi chiudo in me stessa” i si chiude în se stessa, dunque io brontoto* puni verse dello o flusso d zione. Ciò che bisogna fare è cercare di vederle insieme, per cogliere a un livello più elevato la struttura che connette. n———m Questa visione doppia è la relazione e con la visione binoculare si contesto. Si parla dunque di sù che s, "i i isti"! allo stesso tempo. istruttivi e istintivi, ovvero che hanno la capacità di: no * Muoversi nella contingenza * Accogliere l'imprevisto declinandolo nei vincoli * Usare concreatività e flessibilità ciò di cui dispone *Inventare nuove funzioni per vecchie strutture (ex-aptation) * Riconoscere la ricchezza di materiali e tecniche diverse (ridondanza) Ricombinare in base a ciò che c'è a portata di mano (opportunismo) passa dal comportamento al Abbiamo bisogno di una nuova competenza per incontrare la famiglia, abbiamo bisogno di uscire dal modello che impartisce istruzioni, individua problemi e eroga soluzioni Bià note e sperimentate. È Scansionato con CamScanner “ELrEÌtÌÙé = —————8—T6—___ NUME" Tnyeresse î Ft” cla. oducsuo (e sètono U/ PO cova uo sistemo HA CAPITOLO 5 : L'ABC dell'osservare (Daniela Gini) 5 comunicazione è il fondamento delle relazioni umane e diventa l'oggetto osservativo. . 0sa osservare? | processi interattivi nei quali la comunicazione si sviluppa, usando il modello e ! principi della Programmazione Neurolinguistica (PNL). © Un sistema, qualcosa che va 0 3 ivo. Per gli esseri umano la comunicazione è una modalità ‘0 Fb l] strutturale tra individui che coordinano reciprocamente i propri ordinamenti e azioni. Siamo nel linguaggio ando r arliamo. di È Secondo la pragmatica della comunicazione = * Ogniazione comunicazione, non si può non comunicare * Ogni comunicazione contiene un aspetti balè, parole e frasi, e un spe fa) uso del corpo e della voce. * Ogni comunicazione instaura una/causali rinforzo di altre azioni comunicative; * Ino comunicazione si inviano messaggi dii (che tipo di relazione si intende instaurare aggio venga inteso *Gliscambi song simmetrici o complementariNel primo caso sono basati sull'uguaglianza, nel renza tra i comunicanti ircolarè; è simultaneamente stimolo, risposta, (ciò che si dice) e messaggi di ‘interlocutore, come si vuole che il da che ci si pone non è tanto che cosa intende dire questa tro Nell'approccio pragmatico la doman a i ù FFETTI producono le azioni comunica Comunicare è un processo in cui interagiscono diversi fattori quali le entità comunicanti, il tipo di relazione che si va sviluppando tra di loro, il contenuto, i modi, il contesto, le finalità. La comunicazione analogica, detta impropriamente non verbale, riguarda diverse dimensioni del Come mi a| nica (posizione relativa dei corpi nello spazio e le distanza relazionali), Ja postura (tono muscolare ecc), lo sguardo, i movimenti, i gesti, il linguaggio paraverbale fi (tono, timbro, velocità, pause, volume...). DOSTUS Per partecipare ai processi comunicativi mettiamo in atto diverse abilità e processi quali quelli Cono ey percettivi (dei sensi), di rappresentazioni mentali (mappe di ciò che i sensi ci dicono). 1 processi di rappresentazione sono governati da meccanismi di cancellazione (vengono presi in considerazione solo alcuni aspetti), generalizzazione (una o poche esperienze vengono fatte diventare rappresentative di tutto quel genere di esperienza) e distorsione (presentiamo le nostre mappe come se fossero neutre descrizioni di fenomeni osservati). Programmazione Neurolinguistica (PNL): programmazione, in quanto è possibile scoprire i programmi comunicativi che usiamo per raggiungere obiettivi specifici; neuro, in quanto l’esperienza | è filtrata ed elaborata dal sistema nervoso attraverso i sensi; linguistica, poiché le rappresentazioni, | | frutto dei processi neurologici, sono codificate e fornite di significato attraverso il linguaggio. 7 fonda su feedba iti dall'ascoltatore o osservatore, che possono essere intenzionali o. Ù co lic NE ore comunicativo. Lord SMI atene 5 5 A si a 7 È e assoluto e a | tipologie di approccio relazionale che usiamo principalmente sono quella sintoni ‘valorizzare i punti in comune, ci si sente compresi) e distonica (invece poco efficace) Scansionato con CamScanner AI cinque senti corrispondono l'insieme delle sensazioni corporee)---> ogni stimolo senso che presuppongono la possibilità di accedere a un insieme diimmag Gascuno di noi, in quel momento, il significato di quello ei determinerà un comportamento. Le informazioni so i e tre i canali, ma n No raccolte attraverso tutti e t dr modo di porsi, di SR truendo il sistema rappresentazionale primario della persona, i È ini, sensazioni 0 suoni che è, per ignificato che a sua volta Come strumento di osservazione in formazione è molto usato il film. onali di ciascuno Nel lavoro con le famiglie è pratica usuale tentare di far emergere i pregiudizi pero re a prenderne n riguardo il sistema familiare che andranno ad incontrare, in modo tale duicomiaeaisoli CA atto per trasformali. Attraverso il film o sequenze di film c'è la possibilità di condividere un contesto e us ci che può essere visto con e da vari punti di vista e a più livelli di analisi; la sequenza COL Sa in qualche modo leggermente più oggettiva perché la stiamo vedendo tuttì SRO Il film permette esaminare uno spaccato di vita, di rivedere, se ci serve, le sequenze laddove sono più complesse o significative. ti ” Nella letteratura sistemica, la famiglia viene definita come “gruppo di individui con storia”; un | gruppo di individui con storia che mentre si fa si disfa, per permettere a ciascuno di sviluppare la | propria individualità e quindi realizzare la propria vita. La scelta dei film o sequenze da proiettare dipende dall'obiettivo. Ci sono due criteri: LI il primo basato sul contenuto (trama, temi trattati...); ° * il secondo legato a situazioni comunicative specifiche che mostrano come si costruiscono e si trasformano le relazioni umane. ti. tl ò mondo e il mio repertorio di azioni, p Le nostre abitudini vengono spesso percepite da noi come universali, nella realtà della vita di coppia si scopre invece che le certezze del vivere vanno invece condivise e lavorate, perché capita che le unioni finiscano per un nonnulla. Detto in altri termini: per costruire una nuova teoria -la nostra-— devo pormi in una postura creativa rispetto alla mia storia, che significa portare una visione del — mondo, della mia famiglia, e cercare di costruirne al contempo una nuova. 3 Il processo osservativo può essere mirato a livelli diversi: che cosa fare concretamente, come usare il film, dipende dagli obiettivi formativi: 1. Primo livello: far emergere i pregiudizi. Se non sappiamo Quanto ci mettiamo del nostro nell'osservare, rischiamo di attribuire alle persone e alle famiglie comportamenti e pensieri inesistenti. 2. Secondo livello: ricostruire i processi interattivi e comunica comunicazione è non verbale. Per es. si può togliere l'audio tivi tra ì personaggi. L'80% della si può approfondire lo studio della postura, alle sequenze di film mostra i gesti, il modo di porsi, le interrelazioni. — 3. Terzo livello: affinare le tecniche di comunicazione, x Ciascuno vede e impara in base a quello che già conosce, Scansionato con CamScanner e T[.TRW*WW[ [WWW . Lonizzane o ce cr 27) fiTosto cia £ DIFEM 7 (co mototioue post) fonamenti estetici e ricerca della bellezza (Andrea Prandini) Set è In ur essendo la fami; cultura una matrice di rispecchiamento, riconoscimento e identità, ene, mi stimo, ho valore", Il riconoscimento reciproco, la possibilità di Lavorare con erica dai propri famigliari è un bisogno che accompa& la e to che i vari amiglie significa portare l'attenzione sugli aspetti di(arrazione)e sul tipo 109 | membri raccontano per definire se stessi. Come si raccontano? sono storie dinamiche 0 sono bloccate? Cercano prevalentemente valore o disvalore? E soprattutto, generano bellezza? | Rallenza: È bello non un certo oggetto, ma la relazione con quell'oggetto. Nell'apprezzare la bellezza riconosciamo una Somiglianza, la struttura che ci connette a ciò che osserviamo. Le persone anestetizzate, Ì cui sensi sono messi a tacere, faticano a godere della bellezza, cercheranno di selezionare, analizzare e ridurre a spiegazione. Partire dalla domanda "Che storie si raccontano?" nel lavoro con le famiglie significa avviare un percorso aperto di ricerca e di posizionamento mentale in cui l'attenzione dell'operatore non è volta tanto alla comprensione dei giochi relazionali o dell'organizzazione familiare in termini strutturali (magari proponendo interpretazioni e diagnosi sulle dinamiche interne alla famiglia) quanto a rintracciare le idee, le immagini, l'organizzazione del linguaggio e dei significati di ogni storia raccontata. Spostare l'attenzione dalle dinamiche interattive a quelle narrative significa prima di tutti accettare l'idea che storie e narrazioni rappresentano uno strumento di (auto)formazione e (auto)conoscenza molto potente, il potere di creare connessioni e strutture. Sono i racconti generati nelle e dalle pratiche comunicative a definire le appartenenze, i significati e in confini del sistema famigliare, l'identità di ciascuno e l'identità della famiglia. Le storie insomma hanno effetti pragmatici molto concreti sulla nostra vita, quindi sul nostro stare bene o male, sulla nostra possibilità di cercare la felicità, il benessere e la salute piuttosto che la sofferenza Un rischio educativo è però che la famiglia si narri e sia narrata dagli educatori in modo fisso Nel primo caso si parla di narrazioni come "Ia mia famiglia è così, le:cose.stanno così, la mia famiglia fa schifo..."...sono storie saturate dal problema. Nel in ò ire. ‘patologico quando ha perso la capacità di rice azioni i Nel secondo caso si parla di affermazioni come "non c'è speranza con questi genitori, è impossibile lavorare con questa famiglia...'. Quando gli operatori sono intrappolati da interpretazioni e orientamenti chiusi alla negoziazione, in genere usano espressioni impersonali del tipo "si deve fare così, è così e basta, questa famiglia ha bisogno di questa cosa*Nella prospettiva ecosistemica nessun operatore riveste un ruolo determinante, di controllo delle relazioni, ma tutti gli attori in gioco sono ugualmente importanti, in quanto inter-connessi, con la differenza che un professionista che lavora con la famiglia è un soggetto educante chiamato ad avere maggior consapevolezza del proprio posizionamento, e quindi anche delle proprie rappresentazioni e narrazioni. Nel lavoro di si possono individuare 2 teorie o posizionamenti: : da "pathos" (malattia) e "genesis" (creazione), ovvero quello medico he stabilisce una relazione lineare causa-effetto. da "salus" (salute) e "genesis", Senza negare il problema si concentra sui i _ _ e orse della famiglie e delle persone come base su cui costruire la propria. ci normalità, collocare anche i processi di risoluzione e/o ripresa. sil I posizionamento del lavoro di cura con le famiglie è quello salutogenetico, ovvero ii | modo da mutare le attribuzioni pessimistiche che spesso chiudono la speranza | SS e difficoltà. ) Na anazaga - - - Scansionato con CamScanner indi Riniti individua tre Parametri in cui è possibile collocare la famiglia 3 alta (famiglia con visione del monto ordinata e controllabile, riconosce di . “ competenze di controllo e gestione degli eventi) 0 bassa (vede il mondo caotico ? e ‘controllabile, quindi si sentirà impotente e minacciata. ° 1a (famiglia che si presenta altamente coesa e si aspetta di essere trattata come un gruppo) o bassa (aggregato di individui separati che richiedono un riconoscimento della loro individualità) Posse, 6 3. _ ; È aperta (se mostra di riconoscere e accogliere i messaggi, le differenze, le novi A Ovità) o chiusa (se riconosce solo ciò che è già noto e tende alla conferma) Non si tratta di distinguere la normalità o la patologia, ma un paradigma può essere più o meno efficace in un Particolare contesto Reiss individua dunque i seguent i familiar ° Famiglie orientate al consenso: configurazione bassa, coordinazione alta, chiusura a ll'informazione. ssa, bassa, apertura o chiusura all'informazione, che viene riconosciuta e accolta dai singoli ma non scambiata (manca un patrimonio comune, condivisione di valori e prospettive, * All'ambiente: alta, alta, apertura all'informazione (intenso scambio comunicativo sia all'interno che con l'esterno). Consenso valorizzato ma raggiunto lentamente poichè richiede acquisizione e negoziazione delle nuove informazioni) * AI risultato: alta, bassa, apertura. Sono valorizzate l'indipendenza e la creatività dei singoli, mostrano interesse per l'ambiente e raggiungono il consenso attraverso soluzioni originali ai problemi. Ovviamente nel ciclo di vita della famiglia anche il paradigma potrà subire una revisione. Molti studiosi si soffermano nelle loro analisi soprattutto sui cambiamenti strutturali del "far famiglia" (nuove forme di famiglie monoparentali per scelta, ad es.). Però si vorrebbe sostenere qui che la vera urgenza dei nostri tempi è quella educativa: si mette l'accento su come cambia non tanto "far famiglia" ma la "cultura familiare", intendendo come cultura quel sistema complesso di saperi, ideologie,valori, leggi e norme, rituali quotidiani che struttura le relazioni in modi ridondanti, ripetitivi e normativi. E' solo attraverso le storie che possiamo.comprendere il significato di un divorzio ecc. E' andata in frantumi la regolarità esequenz delle tappe) la loro durata e soprattutto i significati che si attribuiscono ai vari momenti. Si esce di casa ma non per sempre...si crea un legame, ma preservando una forte individualità. La sequenza lineare "fidanzamento, matrimonio, figli, nido vuoto" si ricombina seguendo andamenti largamente imprevedibili, così come imprevedibili sono le carriere lavorative e biografie. Si richiede un surplus di negoziazione che non era necessario alle generazioni precedenti, per le quali tutto poteva apparire scontato. Oggi c'è bisogno di parlarne, di conversare per costruire visioni e significati coordinati. Come si impara oggi in famiglia? il circo multimediale offre continuamente punteggiature e storie. Con i new media le cose sembrano diverse: c'è l'interazione e, almeno in potenza, una possibilità di contaminazione, di trasformazione dei punti di vista. Inoltre queste tecnologie permettono di comunicare dal vivo colfamigliare lontana, dunque vivere insieme sotto lo stesso tetto appare meno scontato, forse meno necessario per garantire un senso di unità e appartenenza. Scansionato con CamScanner 12/4, Inu Ma socletà incerta è necessario prendersi cura del proprio apprendere ad apprendere; lifelong learning e lifelong car ing: BhOgha doni re, ma a divenire, come qualcuno che impara sempre, Sre opeendere non ab esere | ; n L'educazione non può permettersi oggi di ridurre la complessità delle storle a uno o pochi fattori presi separatamente, Sdi né di connotare il disordine e l'incertezza come solamente negativi: la Mplessità è una caratteristica costitutiva del vivere. La _Saratteristica Più evidente della cultura famigliare contemporanea è la un Invenzione recente fatta di rituali domestici, compiti ripetuti, spazi connotati, che negIlultimi due secoli ha gradualmente soppiantato le modalit uotidiano proprie dei tempi antichi, più della vita intima, richiede nuovi spazi, orientate al sociale ed estroverse. La (@rivatezza della cas organizzati in modi più complessi e raffinati (el passato. Se da un lato siamo testimoni della crescente privatizzazione della vita famigliare, dall'altro lato però la famiglia non appare affatto.libera di definire il proprio spazio d'azione e di vita. Una costante azione dti è esercitata da ogni tipo di agenzia, istituzione, servizio e in modo particolare dalle autorità dello stato, che influenzano in qualche modo la famiglia con leggi e politiche sociali. Nel frattempo, gli studi sullo sviluppo hanno spesso portato "sua maestà" il bambino gregge» a far dipendere tutto dai suoi umori, monopolizza. Le mamme soprattutto sono bombardate dai più diversi@ Hel medico, dell'amico, della televisione, dalle prescrizioni...le possibilità che un adulto perda dettato o in parte i propri diritti di genitore di fronte a una valutazione negativa dei suoi comportamenti è molto alta. C'è un modo di distinguere poi se la disobbedienza di una famiglia è segno di controcultura o di vera disattenzione e maltrattamento, ma richiede tempo e attenzione e la legge questo non lo dice. Il problema è che ciò può accadere anche con gli educatori. Il problema nasce quando il supporto non ha il senso di aiutare a superare la (temporanea) difficoltà, ma stabilisce un obiettivo di cambiamento. Il sostegno temporaneo diventa presa in carico, occasione per esercitare pressioni verso la normalizzazione della famiglia. Quando gli operatori sono impreparati a gestire i propri pregiudizi finiscono per imporre un modello di vita che a loro appare come il più sano, in genere il modello socialmente dominante, che è anche quello più lontano dal celebrare l'unicità di quella famiglia. . . . . II "Non è raro che il lavoro socio-educativo centrato sul singolo (bambino, disabile, anziano, disoccupato, straniero...) si riveli controproducente per la famiglia, che un intervento iniziato all'insegna dell'aiuto si riveli anti-ecologico per le relazioni, non funzionale. In famiglia si impara vivendo, tutti imparano costantemente e reciprocamente. Se non altro, perchè abbiamo bisogno quasi quotidianamente di verificare che cosa significhi fare parte di quella famiglia come coppia, padre, madre, nonno...anche il cane o il gatto ci insegnano. La famiglia educa per definizione proprio perchè è un sistema di ridondanze, di relazioni circolari e di comportamenti interdipendenti, che è caratterizzata dunque sia dalla permanenza che dal cambiamento. In senso stretto, solo gli individui possono raccontare storie. Una famiglia è un insieme di individui accoppiati strutturalmente grazie al linguaggio che condividono. Le storie che si raccontano nella famiglia possono essere considerate co-costruzioni collettive, anche quando sono in contrasto tra loro. La vita di una famiglia non si può capire dalla sommatoria delle storie dei suoi membri presi le ersont gres # FE E fue = To Scansionato con CamScanner A della formazione professionale nei morti, migrazioni...). o un ruolo semplicemente di Qual'è i della pedagogia della famiglia, de particolari momenti di transizione di una famiglia? (malattie, nascite, E' un ruolo trasformativo, di cura dei legami, di apertura di possibilità assistenza, informativo 0, ancora, normativo e istruttivo? Si potrebb i : dicaoì io difficili intervento ed pi *O5ero prevenire molti disagi e storie difficili con a tn ; proposta narrati (racconto tto, n i significativ i 5 PRO orale, scrittura, linguaggi espressivi...) può creare le premesse per una cura ne Molti genitori apprezzano questa possibilità e dicono di sentirsi più compFen i nio partecipato a un'intervista, a un incontro, a un laboratorio nel quale hanno racconta storie. i o ra Diversamente dai gruppi di auto-mutuo aiuto, il focus è spostato sull'immaginazione auto/biografica, sul futuro, piuttosto che sulla soluzione dei problemi. non solo e ssol amilia I NOI. Le due discipline che studiano questi due ivlli(GSicologià é parlano sviluppando ognuna i suoi sistemi di desòriz e e psicologo seguono percorsi formativi scissi. Le interazioni che accompagnano e sostengono ogni apprendimento individuale avvengono infatti a livello "meso": né micro né macro. Scansionato con CamScanner * l'invio: iinvi ant è colui che ritlene che in una determinata famiglia c'è bisogno di un Ito educativo, ma uno del problemi più frequenti riguarda lo scontro di premesse tra chi pensa li Ntervento soprattutto in termini di controllo sociale © chi ha In mente scopi educativi,(Anche SÒ Spesso non è presente alla seduta ecc. bisogna mantenere una buona ;CQMunicaz attiva. _—_—T' Tr_—_—_—_&k La convocazione di tutto il sistema; Nell'approccio sistemico la convocazione è l'invito a tutta la fami iglia a presentarsi al servizio. E' di per sé questione molto delicata (magari cl sono in m ‘220 processi penali, il genitore è considerato incompetente...). La convocazione contiene in sé i presupposti dello stigma, In quanto c'è da aspettarsi che molte delle famiglie che incontriamo siano a priori divise in vittime e persecutori, persone da Proteggere... Un'altra Questione è quella dei confini, poi Quella famiglia, migli cura, “nel problema”, quelle che vedono “ve glanno un contribuito nel cercare soluzioni Anche quando si incontra ui ino Fa in solo bambino l'educatore con formazione sistemica sa che ha una famiglia e un sistema di relazioni significative ed è curioso di conoscerle, non ragiona fi rettolosamente nello Sposare storie già scritte, è curioso di quello che potrebbero dirgli, fare O pensare e parte di ite ne olicentrico e flessibile, da cui l'educatore possa trarre vantaggio per la continua possibilità di ri-definizione della sua pratica. Flessibilità non significa confusione, caos, relativismo metodologico. Alcune regole del setting sono stabilite prima dell'intervento (orari, azioni deliberate, finalizzate, delimitate da regole), poi c'è la possibilità di riflettere e verificare la funzionalità delle scelte operate E' molto potente la ritualizzazione, che connota il tempo dell'intervento come uno spazio “speciale”, dedicato alla cura di sé e degli altri e al cul interno l'operatore propone_azioni specifiche, diverse dal solito. Pensare_i setting significa chiedersi continuamente e riflessivamente quali messaggi si vogliono dare e ricevere. Il processo: co. tto, intervento, valutazione chi : siamo abituati a descrivere il lavoro nine Csa a fatto che ad es. non è mica detto che di questi tre interventi il contratto di fa solo all'inizio, anzi: il contratto necessita di un percorso di continua ridefinizione in itinere (continua dopo) Come si intreccia la temporalità lunga di ogni famiglia, la sua storia almeno trigenerazionale con i tempi del servizio, dell'operatore? Uno dei problemi più diffusi dell'intervento educativo è la sua cronicizzazione approccio sistemico è tendenzialmente breve: n per zione, non all ‘rico, attribuisce al sistema una capacità di autocura che va rivitalizzata, L'idea che l'apprendimento famigliare debba essere lungo e cumulativo non regge alla prova dei fatti: una famiglia può trasformarsi molto rapidamente. Una domanda da porre molto precocemente è: in base a quali criteri valuteremo gli esiti dell'intervento? Gli interventi centrati sul singolo problema, sul singolo soggetto, non sì pongono obiettivi più ampi, ad es. non chiedono cosa sarà della famiglia d'origine del bambino in affido, oppure che cosa vorremmo che imparasse la mamma, il papà, il fratello dalla persona disabile con cui il servizio lavora. | criteri di valutazione dovrebbero essere fissati insieme alle famiglie, tenendo conto del bisogni, dei desideri e dei punti di vista di ciascuno dei membri. Questo consente di avviare proficue conversazioni sul futuro. Scansionato con CamScanner Pat srrere day incolti non tomtrattabili eTO Osetto, un contratto dourebbe piplicitara tutti | v gi b dimento det giudice, quale libertà d'asione ; madempiensa dell'una © dell'aftra _ prretto {ad evormpio, muse + nio giora d pro totttentia alla famiglia, quali cono parte et) le tanzioni in caso di € prevedere comunque un margine di negoriazione, altrimenti è più € chiamarlo “preva d afto' qualcuno fa scrive e qualcun altro la sottoscrive. Le stesse considerarioni valgono per il cosiddetto consenso informato, uno strumento che ha più fo scono di proteggere gli estensori da rischi ghuridici che non di comunicare correttamente aglì Utenti i rischi e le possibilità insiti in un intervento che cosa desidero. Qualcuno mi ricorda che ho dei diritti, delle prerogative...) Quanti “contratti” firmiamo Ogni giorno, per noi stessi e per gli altri, senza avere la possibilità di negoziare, di chied inire, di comprendere, di sognare altri mondi possibili? La circolarità tradotta in Crroricati LI N concreto del lavoro edi e in un flusso comunicativo incessante: parole, gesti, silenzi, interazioni, presenze, assenze...tutto ha valore di messaggio. l'operatore sistemico partecipa alla comunicazione in modo attivo, tiene conto del processo comunicativo in atto e prova a perturbarlo alla ricerca di nuove possibilità. Il suo modo di "io so cosa voglio dire e To dico chi laramente") ma su la risposta che ricevo a dirmi che cosa ho detto, che significato ha la mia azione")---> è RESPONSIVO in quanto adotta una postura di grande attenzione per | feedback, quelli da dare e quelli da ricevere. x ‘ Ipotizzazione, circolarità e neutralità sono le linee guida della conversazione, che da un'idea di «ga'"conversazione come raccolta di informazioni porta a quella di conversazione e più voci che generano informazioni. he mettono in luce le relazioni, rendendole visibili e dunque trasformabili. e L’ipotizzazione consiste nella capacità dell'équipe di formulare un'ipotesi sistemica fondata sulle informazioni in suo possesso, e funzionale a garantire l’attività dei uttori nel ricostruire i giochi relazioni della famiglia. ® In quanto spiegazione provvisoria, l'ipotesi non è né vera né falsa, solo più o meno utile e serve a iniziare e organizzare il processo di indagine. l'équipe sistemica, adottando la postura dell’ipotizzazione, riconosce il valore parziale e temporaneo delle proprie idee sulla famiglia, che saranno coltivate e arricchite continuamente, per garantire una visione circolare e utile al cambiamento. L'ipotesi sistemica è il prodotto di una conversazione generativa nella quale gli operatori appaiono inizialmente lineari e ingenui, e solo discutendo riescono a prendere le distanze dai propri pregiudizi, grazie all'ascolto reciproco. = ho ® La circolarità, era una conduzione basata sulle retroazioni della famiglia, sollecitate da PI domande che venivano poste in termine di rapporti, cioè di differenze e mutamenti. 7 Ad es. domande sul modo di percepire le relazioni tra due ("secondo te chi è più vicino al papà? Tua sorella o tuo fratello?") oppure sui diversi modi di reagire In circostanze specifiche ("Quando Lorenzo comincia a perdere Il controllo e a dare spintoni alla mamma, il papà che fa? Tu cosa fai?" Scansionato con CamScanner s$s AAA AA LS DAD DD D_DbD/SS5£ SS RSS | * La neutralità sj conc coalizione, ad accoglie da entra sulle differenze e sul giochi Si Uzione o relazione privilegiata, poich re informazioni e La li ni . ‘nea guida della neutralità costituiva un Quando un’équi famiglia, a risper in modo siste immaginare q Usar Î ve le parole per definire le relazioni, le emozioni, i problemi è delicato: sì cade facilmente nell'ipostasi, nell'etichett; Alle t ‘amento, nella reificazione, oppure si generano parados: pi guida sarebbe opportuno poi aggiungerne una quarta: 1a(creatività,)o meglio immaginazi CR e . i ì Aaginazione. Giocare ruoli diversi, copioni diversi, immaginare altrimenti, are la famiglia, sognare ©. Pe diventa Una “mente sistemica” riesce a sintonizzarsi sulla complessità della chiare la circolarità. Il lavoro d'équipe è dunque una condizione per poter lavorare Mico, per cogliere e onorare la complessa circolarità delle relazioni familiare e Uello che potrebbero diventare. Metafora del movimento, anche se alcuni dei movimenti che vediamo potrebbero essere visti come peggiorativi: quello che chiamiamo involuzione può essere utile per indagare i criteri con cui sta valutando e giudicando il sistema. Quello che chiamiamo peggioramento è un messaggio potente nella relazione, può assumere significati diversi. Chi non conosce un bambino che "fa il piccolino" quando arriva un fratellino in casa? Non si può non apprendere: vivere è conoscere. Emergono quattro dimensioni della cura: la fedeltà del soggetto a se stesso, la cura dei legami, la cura del “noi" e l'apertura al sistema più ampio, sociale e naturale. -Imparare la fedeltà a se stessi, dire di sì a quello che ci rende felici, no a quello che ci rende infelici -Per non far soffrire troppo a volte si preferisce rinunciare, lasciar assottigliare i legami finché si spezzano, 0 viene impedito attivamente il diritto di relazione. Prestare invece attenzione a questi fili sottili, ritrovarli, riannodarli e rinforzarli se serve. -Famiglia come tutto interconnesso. Il senso del noi fa stare tutti un po' meglio, a patto che non richieda una infedeltà a se stessi. -Ritrovare occasioni per prendersi cura del mondo, invece che le poche occasioni sporadiche che di alternano allo stare serrati in casa. minori (Luca Massari) e che può essere percepita e che p Per Bateson l'uomo sceglie un numero limitato di differenze nel numero infinito di differenze che stanno intorno. La differenza è un'entità astratta, un'idea. Nei suoi usi contemporanei comuni il significato del termine informazione è prevalentemente tecnico: rimanda alla trasmissione (corretta) del contenuto di un messaggio o notizia. Si sottolinea invece che nel termine è contenuta la radice "forma", e dunque qualcosa che va oltre i contenuti e oltre l'idea di una trasmissione/ricezione di carattere lineare, ma implica una vera e propria trasformazione. o È Il pregiudizio razionalista implica che un messaggio risulti vero se trova corrispondenza con la realtà esterna; la necessità di sviluppare tecniche trasmissive sempre più efficienti, riducendo il rumore e portò gli studiosi a elaborare teorie di carattere trasmissivo. erarne il significato etimologico di trasformazione.li "dati" non'sono 7 gli errori, Bateson tentò invece di recupi Scansionato con CamScanner tali A questo punto parte il racconto personale dell'autrice sull'ADM. to dell'educatore è stato Questo intervento avviene in casa: nella maggior parte dei casi imteneanto ò essere percepito da mposto dal giudice, (intervento coatto) per questa ragione l'operatore non pu ia subito come una potenziale risorsa, anzi a volte potrebbe essere visto pu wa spesso serve anche per scontato che il lavoro cominci in casa, mentre un progressivo lavoro ine rabbia, e dunque solo per entrare in Quella casa, oppure a volte la casa stessa è sentita come Una B ue connessi alla serve uscire fuori, andare in luoghi altri che siano educativi nel loro restare comuna casa, za ed è necessario che sappia E' necessario che |' ii i piedi elicatez he l'educatore entri in punta di piedi, con e a diventare il setting educativo leggere ciò che la casa esprime ‘abitudini, vissuti, relazioni, così da farl per eccellenza. i are loro dove sbagliano. l'ingresso dell'operatore. del genitore da parte Per la famiglia l’educatore è un estraneo che è stato assegnato per mostr Non stupisce, quindi, che la famiglia opponga resistenze al Molti interventi domiciliari si trasformano in una sorta di sostituzione dell’educatore nella funzione di sostegno e supporto ai figli. . Questo però porta sullo sfondo le figure genitoriali, svalorizzandole ulteriormente, oppure ancora c'è il rischio di deresponsabilizzazione progressiva degli stessi rispetto al loro ruolo ‘educativo; Spesso si cerca, piuttosto che concentrarsi soprattutto sui più piccoli, di alleggerirli invece dal bea di questa attenzione nell'ipotesi che questi, una volta liberate le loro potenzialità, cercheranno in modo naturale situazioni di maggior benessere. Perchè un bambino o un adolescente stia meglio è necessario che tutta la famiglia stia meglio, mentre spesso la famiglia viene tralasciata perchè considerata inadeguata e priva di risorse. Bisogna smettere di considerare il nucleo famigliare unicamente come fruitore, quanto piuttosto come protagonista attivo del processo. Valorizzare le relazioni non vuol dire perdere di vista la soggettività, ma percepire che nessun individuo può intendersi come isolato. Evitare dunque di dire ai membri come comportarsi in pacchetti preconfezionati, ma piuttosto, proprio nella logica che l'educatore non è "per sempre", allenarsi piuttosto a diventare un buon osservatore e un facilitatore nel processo di scoperta e di riconoscimento delle risorse. CAPITOLO 4 : Comporre i legami messi alla prova dal carcere (Lia Sacerdote) L'autrice parla in particolare in merito ai progetti dell'impresa sociale bambinisenzasbarre. L'arresto del genitore, è un momento topico che spezza i rapporti e mette in pericolo i legami. | primi ad essere vittima sono i figli e il nucleo familiare violato nella sua interezza e organizzazione. Il carcere è il luogo dove i legami si interrompono per legge, ma, è anche quel luogo in cui è fortemente necessario e vitale l’intervento di cura mirato al ric 1 Mantenere un contatto è importante per ambedue le parti di tratta di un diritto che hanno per legge, mentre per quanto rigì A i primi si tratta anche di un importante percorso da fare nell'ambito penitenziario: si è osservato infatti con numerose ricercl che il recupero della relazione con i figli porta la persona di cambiamento grazie al recupero della responsabilità genij Si tratta inoltre di intraprendere un percorso a scop molto spesso i figli di detenuti finiscono spesso per aveì la stessa esperienza del genitore. (etenuta a ritrovare una motivazione Mi loro stessi con la legge e vivere | Le misure attuali riguardo la genitorialità in carcere sono recentemente dall'approvazione fondamentale della legge n. 354 del 1975 che marcò il penitenziario repressivo al riconoscimento della finalità rieducativa e risoci; State rinnovate, a partire passaggio da un sistema — I}; ie? alizzante della pena. Scansionato con CamScanner Diverse le misure alternative alla detenzione proposte (es. uscire per lavorare e la sera tornare În carcere) e, In situazioni In cul queste misure siano Impossibili, i bambini possono vivere in detenzione con la madre fino ai tre anpid'età anche se, venendosi a creare un legame praticamente simbiotico e privo di differenziazione il distacco è più che traumatico). i Va menzionata Tnfine una cìò lare del dicembre 2009 rivolta al personale addetto ai colloqui e rinominata (circolare del sorriso",)perché tra le linee guida che contiene c'è anche l'invito a sorridere, ' nell'intento di 50 lente più adatto alla presenza di bambini. Ma i passi da fare sono ancora molti, La persona non è il reato, e questa diventa la linea guida essenziale per chi lavora educativamente in ambito penitenziario, per attuare un processo di consapevolezza, o per lo meno un uso creativo dei vincoli che la struttura di per sé pone. Marie France Blanco sostiene che il primo passo è quello di dire ai bambini la verità sui loro genitori con parole a loro accessibili: i bambini sono pienamente in grado di capire cos'è la legge, sono in grado di capire che anche gli adulti hanno delle leggi da rispettare e che quando non lo fanno vengano puniti, proprio come viene fatto coi bambini. Bisogna poi dir loro che la prigione pone dei limiti alla libertà di movimento di una persona, ma non all'affetto, all'amore. Quando non si dice al bambino dov'è il genitore, per quanto tempo sarà via, per quale motivo, si lascia il bambino in un universo immaginare che è molto più terrorizzante della realtà. Il bambino che incontriamo è spesso arrabbiato, ma fatica ad esprimere questo sentimento; il suo disagio può essere profondo ma i famigliari, impegnati ad affrontare il proprio, non ne comprendono la portata arrivando a frasi come "E' piccolo, tanto non capisce" o "Teniamolo fuori da queste cose". Per un genitore separarsi dal figlio vuol dire sparire non solo dal rapporto quotidiano, ma anche dalla rete sociale di riferimento: la scuola, , i servizi sociali, tutti i soggetti coinvolti nella sua storia famigliare, perde le proprie prerogative di genitore, cioè di adulto riconosciuto nel suo potere di azione e di influenza sulla vita del figlio. Possiamo dunque definire il processo di intervento come la realizzazione di: * Un percorso strategico di informazione, formazione e sensibilizzazione * Un intervento di prevenzione sociale per i minori e la famiglia * che coinvolge la rete interna al carcere e quella esterna sul territorio «per una presa in carico (progetto individualizzato di accompagnamento psico-socio- educativo) e in un'ottica di cura (mantenimento e valorizzazione) dei legami relazionali e affettivi finalizzati a mantenere, ove possibile, il minore in famiglia. Gli interventi principali pensati per i genitori in carcere sono: e Spazio Giallo e Colloqui ® Incontri di gruppo con i genitori ( gruppi di parola e punti di ascolto) Lo Spazio Giallo, è un luogo, uno spazio fisico creato appositamente per l’ accoglienza dei bambini e delle famiglie che si preparano al colloquio. E’ uno spazio integrato socioeducativo pensato per le esigenze dei bambini. | bambini vivono questo spazio come un luogo in cui si sentono pensati e protetti, possono “dare voce”, parlare e dare forma alle loro emozioni, per le famiglie lo Spazio è una risorsa di conforto, scambio, consulenza e gli operatori vengono a conoscenza di come le famiglie affrontano l'esperienza detentiva. Scansionato con CamScanner 3 da a ueste 1 gruppi di parola sono incontrì collettivi di discussione e confronto. | temi che occupano ques riunioni sono principalmente due: 1. l'esplorazione dei bisogni dei figli: come comprenderli, come leggere certi compo comunicare con loro, come utilizzare il tempo del colloquio rtamenti, come 2. il tema della sofferenza: dei figli e propria , in cui il gruppo aiuta a superare le paure - CAPITOLO 5 : Posizionarsi nel conflitto. L'educatore a spazio neutro (Andrea Galimberti) 1 principi teorici su cui si fonda i riferiscono al valore del legame parent dell'individuo a tenere vive le proprie radici biologico-storiche. Spazio neutro pone come puo partenza viene utilizzato come un luogo terzo soprattutto per famiglie che ale, al diritto stanno vivendo una separazione altamente conflittuale, con frequenti STORIE SATURATE DEL CONFLITTO. Questo de è nato dunque per sostenere e favorire il mantenimento della relazione Nello spazio neutro è richiesto di costruire con la famiglia un progetto con l'obbiettivo di lavorare insieme affinché il figlio possa mantenere i contatti con entrambi i genitori. Tale progetto è svolto in stretta connessione con gli operatori del servizio “tutela minori” e con il tribunale. L'èquipe del servizio può essere costituita da professionisti di stessa formazione (es. tutti educatori) oppure provenienti da differenti aree della relazione d'aiuto (psicologi, assistenti sociali, educatori). Il percorso Spazio Neutro prevede 3 tipi di intervento: e Colloqui individuali con i genitori (spesso infatti, visto il livello di conflittualità, risulta impossibile organizzare colloqui congiunti) e Colloquiconiminori e Incontri “protetti” (effettuati alla presenza di un operatore) tra bambino e il genitore escluso per effetto del conflitto o ritenuto potenzialmente dannoso. L'autore racconta l'esempio della sua esperienza con Massimo, bambino di 10 anni e i suoi genitori: Massimo non vuole vedere più il papà in seguito ad un coinvolgimento in una discussione accesa dei genitori per motivi economici (contesa su chi avrà la casa). La moglie racconta che, in quel frangente, il marito si è dimostrato molto violento prendendo a pugni l'auto în cui si trovavano lei e il figlio, mentre secondo il padre è stata lei a mettere in mezzo il figlio facendolo scendere intenzionalmente per farlo assistere alla discussione...dice inoltre che Massimo ora non vuole vederlo per effetto delle parole che la madre deve avergli inculcato nella testa, e difatti il bambino parla con le stesse parole della madre, dice che lui ha solo alzato la voce per essere stato trattato come un delinquente. RAPPRESENTAZIONE ESTETICA: DARE FORMA AL CONFLITTO Per l'autore ricercare una rappresentazione estetica, sensibile e immaginativa del conflitto significa sia proporre concretamente alle persone con cui lavora la ricerca di una rappresentazione alternativa del problema (ad es. attraverso il disegno) sia ascoltare le metafore, le immagini che emergono spontaneamente nei loro racconti. Come accennato in queste situazioni sì assiste spesso a racconti saturati, dunque è improbabile che queste trame narrative permettano agli adulti coinvolti, ma soprattutto ai figli, di sviluppare salutari rappresentazioni di sè. SPIAZZARE LA CONVERSAZIONE ATTRAVERSO L'UTILIZZO DI LINGUAGGI ESTETICI E RICHIESTE A TEMA PUO' METTERE L'ALTRO NELLA CONDIZIONE DI DIVENTARE OSSERVATORE DELLA PROPRIA STORIA ASSUMENDO UNA POSIZIONE DIFFERENTE RISPETTO A QUELLA STRENUAMENTE RIPETUTA, Scansionato con CamScanner réàaiiann\laiigaàbafaAfa‘L£L£LL5££2zp/ a, a 9 > Le propr proprie relazioni famigliari: il contatto con le famiglie sollecita il ricordo 0 la riflessione sulle proprie esperienze famigliani Questo i 10 Può dare origine a percorsi auto educativi in due direzioni © nel x nella prima l'esperienza positiva di comunicazione con le famiglie del Centro porta nuovo valore e spessore alle proprie relazioni famigliari; nella seconda Il contatto con situazioni di conflitto riporta alla memoria i conflitti della propria storia famigliare. L'atto educativo consiste nell'offrire ai ragazzi e alle famiglie un punto di vista diverso. Quest'atto è anche auto educativo per l'educatrice. _ L'educatore deve superare l'imbarazzo di certi atti che potrebbero sembrargli troppo "da giudice" infantilizzando l'educando 0 i suoi genitori, ma deve anche capire che nella sua relazione asimmetrica egli ha una visione più ampia. L'uomo è un essere abitudinario, e in effetti le neuroscienza hanno sottolineato l'esistenza di circuiti reattivi automatici. | sistemi cerebrali operano in modo automatico e principalmente al di fuori della nostra consapevolezza. Il cervello termina il suo lavoro mezzo secondo prima che le informazioni che esso elabora raggiungano la nostra coscienza. L'automatismo della risposta pone grosse domande sull'agire dell'educatore e in particolare rende necessario un costante lavoro di auto-addestramento che sveli queste risposte automatiche e introduca una pausa, una comprensione, tra lo stimolo e la risposta creando uno spazio nel quale sia possibile ampliare le proprie possibilità di scelta e offrire dunque una risposta diversa. La parte sinistra del cervello fornisce costantemente spiegazioni plausibili, ma spesso inventate, a quanto viene elaborato e agito nell'emisfero destro che non ha la capacità di pensare e comunicare. La metà sinistra del cervello osserva quanto il suo "padrone" (la parte destra) sta facendo e ne fornisce una qualche spiegazione sensata. Gli strumenti che ci permettono di fornire una posizione nelle relazioni educative con sé stessi, con gli altri e con la vita sono: . consiste nella ricerca continua di uno stato di attenzione verso sé, delle nostre-carenze debolezze, ma anche punti di forza, capacità e strategie. L'esercizio prevede inizialmentg la registrazione neutra di quanti più dati possibili su noi deestGolerà possibile ma seconda fase in cui sarà possibile procedere coi tentativi di interpretazione dei dati, per ‘ndagare non sul cosa ma sul come degli avvenimenti per arrivare a un'ipotesi verosimile sul perchè. pne è l'azione che permette l'incontro dei saperi tra educatore e educando é si verifichi un effettivo-apprendimento da parte di quest'ultimo. Il processo di mediazione implica unComponente emotiya:l'educando è attratto roposta perché l'educatore è un modello ‘è un'intesa relazione affettiva. L'idea riecheggia molto il concetto bruneriano di zona di scaffolding e zona di sviluppo prossimale. In quest'ottica l'educatore deve costantemente interrogarsi sul livello dell'educando, proponendogli stimoli che ritiene siano leggermente superiori alle sue attuali capacità. L'autore ha parlato dunque di testimonianze che raccontano di passaggi, cambiamenti nella relazione educativa con le famiglie che avvengono grazie a una consapevolezza. Scansionato con CamScanner 3/ CAPITOLO 7 : Fare spazio e dare voce: l'incontro coi familiari in un Servizio coni e Rivetti) Psichiatrico territoriale (Luraschi , M05 una paziente € parlando in realtà Le autrici raccontan asa di ù prevalentemente liano rv er immagine di quest'ultima molto pe posta di quanto non fosse emerso dai faccorii della figlia. Questo evento spiazzante ha fatto ven Cn mente che in alcuni servizi manca spesso un luogo dove possa accadere quello che è O con questa mamma, dove un famigliare possa, pur nel riconoscimento del suo ruolo genitoriale, are voce alle , quella del paziente. eroi, eb desi, alla propria storia che non necessariamente coincide con ttenzione non è posta sulla diagnosi e sulla malattia ma a famiglia gli attribuisce in modo da scolto)in cui l’a Progetto famiglie/ Spa ari e sul significato che ll sul vissuto che di è3: A ’esi «hi rendere, l’esistenza della persona malata di nuovo sostenibile. izzonti L'intervento è pensato come uno spazio per cercare un NUOVO punto di vista che apra co DE nuovi in maniera dignitosa, uno spazio dove raccontare la propria storia in un contesto dove è favorita la comunicazione e la sofferenza viene legittimata e riconosciuta. . . staccarsi dal copione costruito negli anni | famigliari delle persone con disagio psichico fanno fatica a per sopravvivere. Raccontare la propria storia ha permesso ad alcuni familiari riuscendo ad adattarsi in maniera nuova non alla malattia ma familiari hanno usato lo spazio per essere ascoltati, altri per pren e dallo stigma che lo accompagna riuscendo a uscire da un isolamento so! confinati. di rivedere i propri modelli relazionali alle storie individuali e familiari; alcuni dere le distanze dal disagio mentale ciale nel quale si erano lamento, non intende risolvere i problemi gire alla famiglia modelli di comunicazione più di esplorare a fondo il proprio disagio, a L'intervento, pur inteso come sostegno al cambi dall'esterno, né fornire risposte agli interrogativi o elar funzionali, quanto mettere le famiglie nella condizione riconoscere e condividere la propria esperienza, le proprie emozioni. Il tutto a partire dal presupposto che problema e soluzione appartengono a loro. Un intervento dunque che non intende spiegare ma SVELARE. un suo riconoscimento istituzionale e culturale: nel servizio sanitario l'oggetto da gestire è la malattia e gli interventi considerati come necessari sono quelli che potenziano la famiglia come luogo di assistenza, non quelli che coinvolgono le famiglie, rompono il loro isolamento, cambiano la natura del rapporto tra utenti e servizio. Diagnosi: è modello di ogni spiegazione lineare-casuale. L'uso del verbo essere ("è psicotico! attribuisce valore di essenza e di stabilità a que lo parziale: abito medico e psichiatrico tende a divenire un coni snz4tembi tura della diagnosi può avere il senso di garantire l'attività del curante € * senza farsi un'idea dî che cosa sta succedendo non ci sarebbe cura né curante. — lo però la categorizzazione può e deve essere s perata i re di una 0 i VI fi pi ù ta in favore di ui 0 PS Il progetto non ha ancora trovato enza di un operatore sistemico si costruisce sulla sua capacità di analizzare il contesto | lici livelli: rg quando è utile difendere il valore della diagnosi come an are oltre e etichette univoche, come integrare e comporre lo dico con altri sguardi e discorsi. I Mie La competi rispettandone i moltep quando cercare di capire sguardo e il linguaggio mei Scansionato con CamScanner B CAPITOLO 8 : Apparecchiare contesti di apprendimento per promuovere competenze Degli educatori hanno organizzato deffaborato, ensati pé\ famiglie prese in carico dai servizi sociali. Questi incontri si_affiancavanò interventi di fone e hanno favorito la conoscenza reciproca delle famiglie offrendo strumenti adeguati per far percepire con maggior consapevolezza le difficoltà ma anche la fiducia nelle proprie capacità. "Anche a voi ha consigliato di venire qui l'assistente sociale?". Un non troppo implicito fantasma del marchio di famiglia a disagio. i: lo stigma opera per differi la cati vo della classe dovrà sempre dare il massimo. 5 pe ‘a e stigma sono profondamente legate. Lo stigma si può superare con e l'appoggio degli altri che hanno lo stesso stigma. C'è una categoria di persone che Goffman detnsch see) dalle quali gli stigmatizzati ricevono sostegno, persone normali che per motivi particolari mprensive e partecipi. Il riconoscimento è cruciale: l'individuo non avrà bisogno di nascondere il suo stigma se accetta se stesso e si rispetta; chi si trova nella condizione di essere screditato cerca di garantirsi una copertura (impara a comportarsi come prevede la struttura dell'interazione) perché l'altro non ponga delle distanze. Così però non avrà mai il riconoscimento di cui ha bisogno. Il processo di costruzione dell'identità dell'io non consiste nella negazione della propria diversità, ma nella sua composizione con le altre caratteristiche della persona, che può così diventare membro consapevole di un gruppo: è una persona normale ma è anche una persona diversa. ad es. il Identit. on l'aiuto meno nascosti, che suscita vergogna e fa emergere lo stigma. Il lavoro si svolgeva prendendosi cura delle asimmetrie e dissimmetrie, agendole: dividendo talvolta i genitori dai figli, assegnando compiti diversi secondo l'età, proponendo attività ora ai singoli nuclei familiari, ora ai singoli membri o al gruppo intero. Per conferire una certa ritualità e familiarità agli incontri gli educatori hanno deciso di strutturarli in maniera precisa e costante, per una durata totale di due ore e mezza: apertura della serata (con firma del foglio di presenza ecc.), memoria degli incontro, presentazione delle attività, svolgimento delle attività, cena e conclusione dell'attività con saluti. Nella prima formazione del gruppo gli educatori hanno concordato obiettivi e regole consegnando una domanda diversa per ogni nucleo familiare (es. "si può arrivare în ritardo?", "Si possono usare i cellulari?"). Capitava che potessero esserci abbandoni e nuove entrate, e qui veniva fuori il compito delle famiglie di accogliere l'altro in un percorso già avviato, ognuno con le proprie difficoltà, dubbi, speranze e anche un certo senso di possessività ("Arrivano col lavoro già fatto..."). Alla conclusione, si è deciso con il primo gruppo di rivolgere l'attenzione all'ambiente di origine e alla comunità di appartenenza, al secondo, essendoci stati molti abbandoni e nuove entrate (dunque non essendo ancora pronti ad uno sguardo esterno) si è deciso che lo sguardo poteva essere esterno non al gruppo intero ma al nucleo familiare: quindi è stato chiesto di restituire gli uni agli altri l'immagine che ognuno si era costruito. I bilanci sono stati fatti in base alle presenze e alle assenze e al livello di partecipazione. Il laboratorio non è luogo terapeutico, ma si avvicina molto alla NORMALITA', sollecita la capacità dei singoli di stare in un contesto sociale con piacere, permette di fare un'esperienza în larga parte positiva accanto ai propri familiari, mette in luce le competenze di ciascuno. Lavorare con le famiglie significa trovare modalità e strumenti innovativi perché possano trovare luoghi pubblici di parola, cioè luoghi condivisi, e così uscire dalla privatizzazione del compito educativo, la solitudine e le distorsioni relazionali amplificate dall'eco delle mura domestiche. Scansionato con CamScanner
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved