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RE-inventare la famiglia - Laura Formenti, Appunti di Pedagogia

Appunti del libro "Re - inventare la famiglia".

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 08/06/2020

giulia_colpani
giulia_colpani 🇮🇹

3.7

(14)

9 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica RE-inventare la famiglia - Laura Formenti e più Appunti in PDF di Pedagogia solo su Docsity! Re-inventare la famiglia- formenti Sistema: insieme di part interagenti in cui il singolo non può più essere analizzato singolarmente e separatamente ma come complesso di elementi in interazione tra loro. Bisogna porre l’attenzione al contesto e alle relazioni che lo caratterizzano, disponendosi con apertura verso il flusso delle cose attraverso il quale il sistema cambia ed evolve costantemente verso forme complesse. È caratterizzato da: -totalità: il tutto è diverso dalla forma delle parti, se una parte cambia allora cambiano anche tutto le altre e si modifica tutto il sistema. -retroazione e circolarità: negazione di a come causa di b, ma è caratterizzata da circolarità (esempio termostato). -Omeostasi: l’equilibrio di un sistema non è fisso ma si mantiene attraverso una continua retroazione negativa. - equifinalità: nei sistemi aperti l’equilibrio è dato dal fatto che il loro funzionamento è legato al processo. Due sistemi aperti, in condizioni iniziali diverse, possono trovarsi con condizioni uguali alla fine. Connessione con l’esistenza umana, il singolo non è artefice del proprio destino, ma è introdotto in un sistema più ampio che modifica a sua volta la vita del singolo e della società in cui è inserito. Metafora della rock band la famiglia è composta da una serie di strumenti che suonano all’unisono e per entrare a farne parte l’educatore deve farsi l’orecchio e ascoltare le relazioni che vi sono all’interno e le interdipendenze. Attraverso la metafora è possibile comprendere e vivere qualcosa di nuovo e complesso, partendo dall’esperienza del corpo è possibile metter in atto delle metafore. È il processo fondativo della mente umana e della conoscenza. Tutto il sapere secondo Bateson si è originato da delle metafore. Bisogna saper andare oltre la metafora cercando di moltiplicare le immagini e facendole diventare nuove. La metafora dominante di oggi è quella di un sé frammentato. Il concetto di copione: sistema di aspettative implicite che organizzano eventi ripetitivi entro un dato contesto spazio temporale, che presentano caratteristiche ridondanti. È una forma di conoscenza stereotipata e schematica che tiene conto del tempo e dello spazio delle azioni umane. Nella famiglia riguarda l’insieme di valori e aspettative rispetto ai diversi ruoli familiare. Partecipando ai riti familiari si indentificano apprendimenti espliciti e impliciti. Entrare in un sistema famigliare significa mettere i pregiudizi e ascoltare e comprendere realmente e autenticamente, osservare il tempo e i ritmi per entrare a farne parte. Il lavoro con la famiglia richiede di aprire possibilità perché tutti stiano un po' meglio. Riconoscere ciò che si mostra, nella complessità delle relazioni familiari, per rendere possibili piccole e grandi trasformazioni. La famiglia è costituita da una serie di pratiche, ambienti e relazioni che abitiamo senza pensarci e senza prestare attenzione agli apprendimenti che genera. Il senso del noi ha moltissime sfumature nascoste e bisogna indagarlo con sguardo curioso osservando la differenza tra famiglia praticata e famiglia rappresentata. Sforzo che va oltre le parole e oltre l’atteggiamento del quotidiano. Per comprendere il senso del noi è necessario chiederci quale sia l’osservatore di questa famiglia e quale idea di famiglia sostiene il suo sguardo. L’obbiettivo è quello di una produzione estetica e se si è in grado di riprodurre le sensazioni e le emozioni provate e osservate allora si è colta la danza della famiglia. Ogni componente della famiglia si muove con gli altri producendo apprendimento che coinvolge tutto il sistema, osservando a lungo possiamo comprendere le ridondanze che ci sono al suo interno, coerenze e interdipendenze. Ridondanza: tutta la comunicazione è basata sulla ridondanza ovvero su processi di codificazione organizzati secondo regole vincoli e modelli. L’osservatore esterno è colui che individua i modelli e le regole osservando e creando connessione tra le persone della famiglia. Usiamo delle immagini e delle storie di famiglia reali per descriverle Pregiudizio: si applica a priori e spesso in modo automatico determinando le nostre azioni. In ambito sistemico si manifestano in tutte le parole che usiamo per descrivere la nostra vita. Costituiscono la spinta iniziale a tutta la nostra esistenza. Guidano le azioni dell’educatore e prendendone consapevolezza possiamo servircene oppure distaccarcene. Per indagare le pratiche è necessario porre buone domande analizzando con una posizione metalogica, anche quelle cose che vengono date per scontate. In un’ottica sistemica porre buone domande significa imparare l’arte della ristrutturazione e della connotazione positiva, per non chiudere lo sguardo e per evitare la generalizzazione e la retorica. Ristrutturazione: adozione di un punto di vista nuovo rispetto ai significati precedenti ed è volta a modificare gli schemi relazionali abituali della famiglia. Agisce non sull’oggetto ma sul significato attribuito alla situazione. Connotazione positiva: meta-comunicazione che conferma o giustifica tutti i comportamenti dei membri della famiglia rispetto al problema. Tutti vengono messi sullo stesso piano e si accede alla famiglia come sistema. Allenarsi a pensare insieme per incontrare sia il proprio pensiero che quello altrui, si arriva a conoscere i propri pregiudizi e ad assumerne la responsabilità, intrecciando il modo di pensare con le storie personali delle persone. Condividere ila lavoro con il gruppo. La riflessione permette di valutare il contenuto, il processo e le premesse del nostro interpretare un’esperienza. Permette di cambiare il modo di pensare, rispetto a quello precedente. Ripercorrere la propria esperienza famigliare, indagare le pratiche all’interno della nostra famiglia, contengono quelle eredità che hanno segnato la nostra vita. Ogni teoria è un frammento di autobiografia, è valida solo se ha senso per me. L’autobiografia ci permette di conoscere il senso delle nostre pratiche e di analizzare l’apprendimento che si verifica. La famiglia costruisce le teorie basandosi su sistemi di saperi condivisi da tutta la famiglia. i componenti famigliari costruiscono delle teorie che si basano sui sistemi famigliari e vanno e ripercorrere la storia della famiglia tra passato e futuro. Per incontrare una famiglia abbiamo bisogno di una buona teoria e di una buona pratica che siano interconnesse (sapere e esperienza). Genitorialità come concetto universale e che riguarda il divenire genitore con tutto ciò che comporta. Quindi anche se non c’è più la famiglia storicamente data con le classiche regole stabilite dalla società, il concetto rimane universale perché è un tratto tipico dell’essere umano, quindi bisogna indagare le complessità condivise da tutti i genitori. l’antropologia ci insegna la genitorialità è parte dell’essere umano e della sua esperienza di vita, tutta via è culturalmente e storicamente data è bio-culturale. Contesto: nessuna informazione può essere compresa al di fuori di un contesto, l’analisi del contesto è indispensabile per poter procedere. Nell’analisi sistemica del contesto famigliare si sviluppano tre prospettive: fattuale e oggettivistica il contesto è un luogo reale in cui gli individui compiono azioni e il Doppio legame: si rifà agli studi sulla schizofrenia in base ai quali è stato osservato che se un comportamento schizofrenico migliorava, peggioravano le condizioni famigliari, incentivano la ricomparsa del comportamento schizofrenico. Due o più persone di cui una è la vittima. Le sequenze caratteristiche ripetute generano una schizofrenia. Punizione e ricatto. Convincere l’altro che non si tratta di una punizione. Impedire alla vittima di andarsene. Il lavoro educativo è sistemico nel momento in cui si manifesta con un pensiero operativo e quindi caratterizzato da una serie di processi e azioni Il sapere educativo è incarnato e relazione ovvero costituito da una serie di relazioni e scambi comunicativi, quindi solo attraverso un racconto e un esempio è possibile descrivere e spiegare la teoria presente nel lavoro educativo perché fa parte della vita e della relazione con l’utenza. L’uso della narrazione permette di mettere in movimento il lavoro educativo, infatti l’agire sistemico non è mai passivo ed è sempre in cambiamento. Il professionista deve sempre avere una postura riflessiva come pratica di cura di sé e dell’altro. Riflessività sistemica in quanto la mente non si autointerroga ma è un andirivieni tra il sé e l’altro. Circuiti riflessivi: alcuni caratterizzati dal doppio legame generano disagio, altri sono armonici. Nel messaggio ci sono due livelli di significati: il contenuto e la relazione in modo gerarchico  a. Un certo grado di riflessività è presente nelle relazioni gerarchiche  uno è contemporaneamente il contesto in cui inserire l’altro e il contenuto dell’altro. Perché esiste un grado di influenza reciproca tra contesto e contenuto b. I circuiti riflessivi sono intrinseci all’interazione sociale: il contesto si comprende attraverso l’interazione con l’atro. c. Per analizzare una comunicazione sono necessari livelli molteplici di contesto e significato Transitività: il contesto di uno può diventare il contesto dell’altro senza che cambino i significati. Intransitività: non è possibile scambiarsi i contesti senza che cambino i significati. Scaffolding: è un processo relazionale reciproco, c’è un processo comunicativo fatto di azioni e reazioni circolari, continuamente adattato alle successive prese di posizione e risposte del singolo. La domanda, l’invio, il mandato, la convocazione, la costruzione del setting Il lavoro educativo è un flusso di comunicazione incessante al quale le persone partecipano. Nella sistemica l’operatore partecipa alla comunicazione in modo attivo, tiene conto del processo comunicativo e prova a perturbarlo per crear delle trasformazioni. Usa la propria posizione per introdurre differenze per provocare apprendimenti. Il suo ruolo è incentrato sugli effetti della sua comunicazione. Procedure utilizzate nei colloqui con la famiglia: ipotizzazione, circolarità e neutralità Prendersi cura del se, cosa che deve riuscire a fare il soggetto, prendersi cura dei legami senza negare i problemi che li costituiscono e edulcorare il mondo in cui sono inseriti. Prendersi cura del rapporto tra la famiglia e il mondo esterno per limitare l’isolamento sociale. Gli imprevisti sono parte integrante del lavoro educativo, costituiscono una differenza, cioè un’informazione che può essere percepita e che rappresenta l’elemento fondamentale del processo di conoscenza. Le informazioni sono delle differenze che producono differenze. L’informazione ricevuta da A non connota il modo in cui si comporterà B perché il suo comportamento riguarda il modo in cui quell’informazione viene percepita e ricevuta. ADM entrare a contatto con la realtà della famiglia i suoi spazi e la sua casa, co-costruire una teoria e delle prassi che continuino nel tempo anche dopo l’uscita dell’educatore dalla casa. Partire da una prospettiva interrogante e dalla storia della famiglia., tenere conto del sistema familiare in cui è inserita con una postura di curiosità in ambito sistemico è una curiosità che permette di percepire l’armonia dei sistemi in modo nuovo. È una curiosità non lineare e sensibile ai modelli di riferimento. Permette di cogliere le differenze e trasformarle in informazioni. Con una curiosità sistemica si cerca di capire perché una persona si comporta in un certo modo e non si va subito e definire giusto o sbagliato un comportamento. La curiosità ci fa cercare ciò che tiene insieme tutto il sistema anche nelle famiglie disastrate. Lavoro con il carcere: creare un setting pedagogico positivo negli incontri mensali perché sono l’unico momento in cui è possibile rafforzare e costruire una relazione genitoriali positiva con i figli e promuover una prospettiva volta al cambiamento nel genitore con una forte motivazione alle spalle. La tutela della relazione consente alla persona detenuta di recuperare un’identità genitoriale. Temi nel carcere: la questione femminile la madre non sa dov’è il figlio dopo l’arresto per mesi e mesi e il figlio non sa dov’è la madre. Genera ansia estrema che richiede un grande lavoro di ricomposizione. Colpevoli e innocenti la persona non è il reato. Superare i vincoli per intraprendere un percorso di consapevolezza La verità raccontabile  le donne hanno dei figli che non conoscono la verità sulle madri e questa verità può essere trasmessa attraverso i canali famigliari. Così il bambino non si crea un universo immaginario che è più spaventoso di quello che è la realtà. Gli effetti di separazione il figlio deve avere la possibilità di creare dei legami affettivi personali oltre a mantenere quelli famigliari e a creare una propria individualità, vivendo il distacco in modo simbolico e non come brusco distacco. Emozioni contrastanti rabbia difficile da manifestare, aiutare i genitori a comprendere il comportamento apparentemente incoerente del figlio per salvare la relazione genitore figlio coinvolgendo tutto il nucleo famigliare. Lo spazio giallo: spazio fisico creato per l’accoglienza dei bambini che si preparano al colloquio. Collaborazioni tra bambini di diverse età e diverse culture, attenzione ai bisogni e alle età diverse con scopi di socialità, ludici e educativi. I gruppi di parola: gruppi collettivi di discussione e confronto. Si esplorano i bisogni dei figli, la sofferenza dei figli e propria, il tema interculturale. Permette il racconto autobiografico, basato sull’accettazione dell’altro. Il genitore si relaziona con la propria condizione detentiva. I punti di ascolto: colloqui individuali in cui c’è uno scambio reciproco con un particolare spazio per se protetto, con un tempo definito, scandito per condividere decisioni e interventi. Con questi strumenti è possibile prendersi cura delle storie famigliari. Conflitto come forma di impossibilità di convivenza di due punti di vista differenti. Possono generarsi cose positive come l’emancipazione e la differenziazione dall’altro. Lo spazio neutro nasce per garantire una relazione positiva anche nelle famiglie in cui questa relazione non è rispettata a causa dei continui conflitti. Rappresentazione estetica del conflitto: proporre una rappresentazione alternativa del problema. Ascoltare le immagini che emergono dai racconti. Cambiando linguaggio cambio anche la rappresentazione degli eventi. Il conflitto manifestato attraverso metafore bambino rappresenta il caos nella sua vita in cui riportare l’ordine. La madre porta gli ostacoli enormi che però possono essere ridimensionati ad un puntino. Per favorire il cambiamento possiamo creare un contesto con nuove possibilità di visione attraverso la pratica dell’altravisione che pone le persone in modalità diverse da quelle sperimentate prima. Altravisione sguardo complementare a quello indagato, nuovo punto di vista ma sullo stesso livello gerarchico con una postura di curiosità. Permette di conoscere la propria posizione e assumere un ruolo attivo per trovare nuovi punti di vista e soluzioni ai problemi. Si lavora con le storie delle famiglie. Allargare lo sguardo non basta ma bisogna anche posizionarsi continuamente e quindi entrare in contatto con premesse diverse e utilizzare lo scontro come occasione di autoconsapevolezza. Lavoro con gli adolescenti significa anche scontrarsi con le famiglie e capire quali sono le proprie consapevolezze ed emozioni le emozioni sono sempre interne ed esterne, danno forma alle relazioni che viviamo. Nel cdd l’educatore è parte integrane delle relazioni e le sue azioni hanno effetti che vanno oltre il bambino. Difficile relazione con le famiglie e conflitto, avere la capacità di fare silenzio e ascoltare. Trovare la giusta posizione con le famiglie, trovare la giusta posizione per relazionarsi con l’altro e stabile i giusti confini. I confini sono di tipo spazio temporale e del proprio coinvolgimento personale L’osservazione di sé permette di decentrare il nostro punto di vista e prendere le distanze dal nostro egocentrismo. La mediazione permette l’incontro di saperi tra educatore e educando affinchè si sviluppino dei saperi. Il punto di contatto tra educatore e educando varia da persona a persona. Con l’osservazione di sé e la mediazione possiamo definire le emozioni in gioco e dare un senso alle relazioni attraverso una mappa. Lavorare con le famiglie significa anche dare la possibilità di avere un luogo in cui esprimere le proprie sensazioni senza il problema della diagnosi del componente famigliare. Diagnosi  identificazione di una malattia con i suoi sintomi. Nella prospettiva sistemica l’operatore deve capire che peso dare alla diagnosi e quando comprendere che influenza ha sul sistema in cui è inserita e lo stigma che può generare bloccando la persona in quella condizione per sempre. Stigma denota una disapprovazione sociale legata a caratteristiche della persona fisiche o morali. Porta con sé alienazione e isolamento sociale. La costruzione della propria identità della persona con uno stigma si differenzia tra il riconoscimento in quello o la naturalizzazione e la frequentazione di persone senza quello stigma. Danza dinamica tra educatori e famiglie, una relazione in continua trasformazione, ogni persona è inserita in una storia individuale, familiare, sociale, socio-assistenziale e ogni storia si sviluppa in un contesto in trasformazione sempre. Lo sguardo scientifico dell’educatore è costantemente pronto a interrogarsi, sui propri pregiudizi. Il ricercatore si prende cura del proprio punto di vista e di quello altrui, è attento a mantenere viva la curiosità. Il ricercatore deve affrontare diverse responsabilità etiche, prendersi cura delle storie che gli affidate, leggerle da una postura di neutralità, e attenzione ai posizionamenti. Responsabilità etica riguardo alla trasparenza, negoziazione tra educatore ed educando di diritti e doveri.
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