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Re-inventare la famiglia, Schemi e mappe concettuali di Pedagogia

Riassunto del testo per esame di Consulenza Familiare

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 21/11/2023

lauradeepee
lauradeepee 🇮🇹

5

(2)

16 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Re-inventare la famiglia e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Pedagogia solo su Docsity! Re-inventare la famiglia Parte prima – Lo sguardo dipende dall’azione Cap 1 – Farsi l’orecchio: le invisibili partiture della famiglia - I contesti sono usati dalle persone per dare senso ai messaggi - Il senso del tuo messaggio lo decide l’altro/il contesto - L’idea che ci facciamo degli altri/di noi stessi è legata alle azioni comunicative nei contesti Lavorare con la famiglia richiede una consapevolezza epistemologica, cioè un atteggiamento interrogante nei confronti dei nostri presupposti. Comunicare è un’interazione complessa  Sistema: aggregato di parti agenti, ciascuna delle quali può esistere in sé, ma è interdipendente dalle altre e dal tutto secondo determinate leggi e regole; insieme di unità in reciproca interazione (Bertalanffy),  La teoria dei sistemi considera gli esseri viventi come sistemi aperti che non possono più essere visti come un insieme di parti analizzabili separatamente, ma come un complesso di elementi in interazione tra loro. Ciò che interessa sono le relazioni e il contesto in cui tali relazioni avvengono, piuttosto che gli elementi in sé. Secondo la teoria dei sistemi, l’apertura al flusso delle cose garantisce lo scambio di energia, di informazioni, di materia e quindi il sistema può cambiare ed evolvere verso forme più complesse, ma allo stesso tempo mantiene la propria identità in quanto è chiuso a livello organizzativo. o Proprietà dei sistemi:  Totalità: il tutto è diverso dalla somma delle parti (perché sono inter-dipendenti, oltre alla singola funzione della parte di A, serve conoscere le relazioni tra i vari componenti del sistema)  Retroazione (dà feedback) e circolarità  Omeostasi: è lo stato stazionario di un sistema, che mantiene una serie di parametri entro limiti di variabilità predeterminati. L’equilibrio raggiunto non è fisso, ma metastabile (si mantiene attraverso un continuo processo di retroazione negativa)  Equifinalità: il funzionamento del sistema è legato al processo Una caratteristica della famiglia è la consuetudine, la ripetitività e la ridondanza dei modelli di comunicazione. Ognuno cerca di trovare la sua voce, ma l’insieme avrà un sound inconfondibile. Imparare a lavorare in modo sistemico significa “apprendere i contesti”, cioè mettersi in relazione e in interazione con i sistemi comunicativi, usando la comunicazione stessa come veicolo. La famiglia è un’opera collettiva, incompiuta, sempre in costruzione. Copione: sistema di aspettative implicite che organizzano eventi ripetitivi entro un dato contesto spazio- temporale, eventi cioè che presentano caratteristiche ridontanti. Il copione è una forma di conoscenza schematica e stereotipata, che tiene conto del tempo, dello spazio, degli scopi e dell’intenzionalità dell’azione umana.  Copione familiare: insieme di aspettative condivise dalla famiglia di come i ruoli debbano essere rispettati all’interno di contesti differenti  I rituali di interazione hanno la funzione di insegnare ai singoli membri di una società le strutture della società in quanto entità più ampia; costituiscono rappresentazioni condivise dalle azioni e interazioni strutturanti l’identità e l’appartenenza dei membri della famiglia in particolari occasioni; i rituali possono confermare i copioni e insieme cambiarli  Convivenza: abitare concretamente uno spazio condiviso nel quale sono date alcune possibilità di interagire, mentre altre sono precluse Per ogni società o famiglia il proprio modello (di famiglia, di infanzia, di spazio personale) diventa normativo: “è giusto fare così”. Rispetto (per quel modo di vivere, per quella cultura) non significa celebrare la stasi, un eterno presente senza tempo, ma vedere sempre le evoluzioni e i movimenti già impliciti nel presente. Il modello relazionale interroga gli usi della convivenza, nello spazio e nel tempo, come indizi della cultura di quella famiglia, per poter andare oltre. Politica della vita famigliare  sancita dai genitori (finchè i figli non diventano adulti) Il senso del noi  Famiglia data come scontata perché fa parte di noi, è qualcosa di implicito  Osservare con curiosità cosa accade nella famiglia  Quale rapporto sussiste tra la famiglia pratica e la famiglia rappresentata?  Attenzione alla struttura che connette tutti gli attori del gioco, all’alleanza cooperativa  Il “senso del noi” si nutre di momenti in cui tutti stanno bene, rispettando ognuno il suo turno  Il “senso del noi” dipende dalla percezione del sistema di chi guarda, che deve essere capace di rappresentare ciò che ha visto in modo meno soggettivo possibile  Il “noi” ci appare come un dato percettibile, si vede, è riferibile a qualcosa che percepiamo con i sensi  Ognuno dei componenti della famiglia si muove e si trasforma in relazione agli altri (corpo famigliare); è nella continua interazione che si sviluppa il senso  Pensare in termini di corpo famigliare significa vedere le interconnessioni  Contrapposizione tra famiglia reale e famiglia rappresentata  Un equivoco molto diffuso fa ritenere che il senso del noi debba essere monolitico e compatto, quando è invece nella continua trasformazione, nella con-posizione dialogica e nel riconoscimento delle differenze (all’interno e all’esterno) che nasce davvero il senso della famiglia  La vita famigliare comprende livelli molteplici tutti da onorare e celebrare: o L’individuo come unità, come voce unica o Le relazioni io-tu, come possibilità di armonizzazione o Il noi o assoluto familiare, come totalità che trascende i singoli o Il rapporto con il contesto sociale, naturale, storico, per evitare dolorose de- sincronizzazioni Cap 2 – Formare lo sguardo attraverso le pratiche Di quale famiglia parliamo? Le forme familiari sono sempre più variegate: single, coppie senza figli, famiglie mono-genitoriali, coppie non coniugate, ricomposte da coniugi precedentemente separati, unioni omosessuali. Educarsi a uno sguardo sulla famiglia significa connettere lo sguardo di quel determinato narratore con quello che vede, restituendo alla sua visione un carattere di parziale e momentanea esistenza fatta di cecità e prospettive inedite. I pregiudizi più comuni che si rilevano riflettono una concezione della famiglia che assume toni polarizzanti: i legami famigliari appaiono salvifici, generatori di malessere, assolutamente positivi, congelati in un’aurea mitica e irreale o appiattiti su una ovvia reciprocità (“i figli devono…”).  Aiutare i genitori a mettere in luce l’idea di genitorialità che stanno esprimendo attraverso domande aperte e riflessive, circolari  Creare nuove possibilità di vedere e nuove strategie percorribili; osservandosi ci si da il permesso di decentrarsi e di attribuire nuove punteggiature (Watzlawick: azione di un soggetto che impone un ordine in un mondo altrimenti casuale, imprevedibile e caotico; organizza la sequenza e stabilisce un ordine; lo stesso evento può assumere significati diversi; punteggiatura semantica = significato delle parole e i diversi accenti che si possono dare) possibili alla stessa scena  Riuscire a comprendere e a riconoscere il proprio stile interattivo e relazionale  armonizzazione: composizione creativa che attraverso un collegamento estetico (le immagini, i video) crea prima uno spiazzamento e poi una (ri)connessione a livello più alto  Visione dall’alto di se stessi in interazione; passare dal blocco alla riflessività creativa Cap 5 – L’ABC dell’osservare La comunicazione è il fondamento delle relazioni umane. Cosa osservare: i processi interattivi nei quali la comunicazione si sviluppa, usando come lente il modello e i principi della Programmazione Neurolinguistica (PNL), un approccio che “nasce dall’esigenza di dare origine a una base teorica appropriata per la descrizione dell’interazione”.  Programmazione: è possibile scoprire i programmi comunicativi che si usano per raggiungere obiettivi specifici  Neuro: l’esperienza è filtrata ed elaborata dal sistema nervoso attraverso i sensi  Linguistica: le rappresentazioni, frutto dei processi neurologici, sono codificate e fornite di significato attraverso il linguaggio  La PNL si fonda sul feedback fornito dall’ascoltatore o osservatore, che può essere intenzionale (cosciente, verbale) oppure spontaneo (inconscio, non verbale come per esempio l’occhiata, il sobbalzo). Un buon comunicatore ha il compito di trasmettere messaggi chiari e il più possibile privi di quei fraintendimenti che vengono provocati da incongruenze tra i due livelli di comunicazione: o Verbale (o digitale): il linguaggio è usato per trasmettere informazioni, non sempre recepite dall’interlocutore secondo il nostro schema semantico o Extraverbale (o analogica): comprende la paraverbale e la non verbale  Le tipologie di approccio relazionale che si usano principalmente sono: o Sintonica: tende a valorizzare i punti in comune tra i parlanti o Distonica: la comunicazione mostra un bassissimo livello di efficacia Comunicazione a) Azione di mettere insieme b) Sotto una stessa autorità c) Entro gli stessi confini  La comunicazione è un sistema  Cinque assiomi della comunicazione (Pragmatica della comunicazione umana) o Ogni azione è comunicazione, non si può non comunicare o Ogni comunicazione contiene un aspetto verbale, parole e frasi, e un aspetto analogico, uso del corpo e della voce o Ogni comunicazione instaura una causalità circolare: è simultaneamente stimolo, risposta, rinforzo di altre azioni comunicative o In ogni comunicazione si inviano messaggi di contenuto (ciò che si dice) e messaggi di relazione (che tipo di relazione si intende instaurare con l’interlocutore, come si vuole che il messaggio venga inteso) o Gli scambi sono simmetrici o complementari: nel primo caso sono basati sull’uguaglianza, nel secondo sulla differenza tra i comunicanti  Quali effetti producono le azioni comunicative tra le persone dentro il sistema?  La comunicazione analogica riguarda: o La prossemica o La postura o Lo sguardo o I movimenti o I gesti o Il linguaggio paraverbale (il tono, timbro, velocità, pause, volume)  Per comunicare usiamo tutti i sensi e contemporaneamente costruiamo rappresentazioni mentali, cioè mappe di ciò che i sensi ci dicono. Nei processi di rappresentazione mentale introduciamo filtri di tipo neurofisiologico (di natura genetica, limitano la capacità percettiva), socioculturale (derivanti dall’appartenere a una comunità, limitano la capacità cognitiva) e psicologico (derivanti dalla nostra storia di soggetti, limitano il potere cognitivo, emotivo, esperienziale). I processi di rappresentazione sono governati da meccanismi di cancellazione (quando si presta attenzione solo ad alcuni aspetti dell’esperienza escludendone altri), generalizzazione (quando una o poche esperienze vengono fatte diventare rappresentative di tutto quel genere di esperienza) e distorsione (quando presentiamo le nostre mappe come se fossero neutre descrizioni di fenomeni osservati). Il processo formativo può essere mirato a livelli diversi; che cosa fare concretamente, come usare un film, dipende dagli obiettivi formativi: 1. Primo livello: far emergere i pregiudizi (il confronto tra le diverse visioni della stessa cosa rende evidenti i propri pregiudizi)  massima importanza in educazione per evitare di attribuire all’altro comportamenti che non esistono 2. Secondo livello: ricostruire i processi interattivi e comunicativi tra i personaggi 3. Terzo livello: affinare le tecniche di comunicazione (uso della PNL in quanto in grado di aiutare un operatore a entrare più facilmente in rapporto, elemento che garantisce la relazione)  Importanza del mettersi in gioco  Film come strumento per addestrare lo sguardo  Ciascuno vede e impara in base a quello che già conosce Cap 6 – Posizionamenti estetici e ricerca della bellezza Il riconoscimento reciproco, la possibilità di essere visti e ben raccontati dai propri famigliari è un bisogno che in qualche modo e con regole semantiche specifiche di ogni micro-cultura famigliare accompagna la vita di ciascuno. Storie e narrazioni rappresentano uno strumento di (auto)formazione e (auto)conoscenza. Significa riconoscere alle storie il potere di creare connessioni e strutture, organizzando l’esperienza umana secondo un inizio, un proseguimento e una fine. Raccontare è rammemorare, ma non per fissare una volta per tutte il ricordo: per far rinascere a vita nuova, e in un altro modo, ciò che si è già vissuto. Il compito principale del professionista è aver cura di avviare e mantenere il più possibile le sue pratiche in una dimensione riflessiva, flessibile e adattabile alla realtà complessa del vivere. Inoltre, ha uno sviluppo significativo nello sviluppo di storie più o meno “felici”, soprattutto in quanto investe un ruolo educativo e di cura. Importante specificare però che tutti gli attori in gioco sono ugualmente importanti, in quanto interconnessi tra loro con la famiglia e tramite la famiglia. Due principali posizionamenti nel lavoro di cura: 1. Patogenico (creazione della malattia): cultura medicina tradizionale, relazione lineare causa-effetto tra agente patogeno e sintomo 2. Salutogenico (genesi della salute): “senza negare i problemi, pone i propri fondamenti sui punti di forza, sulle risorse delle famiglie e delle persone come base su cui costruire la propria normalità, collocare anche i processi di risoluzione e/o ripresa a seguito dell’identificazione di una condizione sfavorevole o problematizzante”  generare delle narrazioni che raccontino e descrivano qualcosa di diverso e più sano delle solite critiche o eventuali diagnosi e categorizzazioni  apertura visionaria che genera cambiamenti e trasformazioni Cornice: qualcosa che inquadra, separa il contenuto dallo sfondo, gli dà senso e lo valorizza; struttura e definisce; contiene e crea attenzione  Cornici politiche: riguardano le interazioni, l’organizzazione dei comportamenti, le strategie relazionali tra le persone  Cornici semantiche: riguardano lo sviluppo dei significati attraverso la comunicazione andare insieme a cercare, con uno sguardo curioso ed esplorativo, tracce di competenza e abilità, ma soprattutto di poesia e di bellezza (nella quotidianità, nelle piccole cose vissute con l’altro  spiazzamento reciproco) utilizzare linguaggi e grammatiche capaci di dar voce ad aspetti della vita umana che non sono totalmente verbalizzabili (racconto, metafora, poesia, disegno, suono, voce) usare l’immaginazione simbolica permette di accedere in modo veloce e leggero a una dimensione affettiva, emotiva e spirituale verso la quale l’operatore non può che adottare una postura rispettosa Cap 7 – Tra micro e macro storia: lo sguardo biografico per comprendere la vita familiare Le narrazioni familiari ci aiutano a comprendere come cambia la vita quotidiana e come cambiano le relazioni, non solo per fattori interni a quella famiglia, ma per l’influenza delle determinanti sociali, delle appartenenze di classe, territoriali e dei ruoli di genere. La narrativa familiare è un insieme ampio e articolato di processi – individuali e collettivi – di creazione di storie che vengono condivise, modificate, arricchite, ri-significate a ogni passaggio e “consegnate” agli interlocutori interni ed esterni alla famiglia. Quello che resta dei racconti non sono le storie in sé, ma i loro presupposti impliciti. Mito familiare: un certo numero di opinioni ben sistematizzate, condivise da tutti i componenti della famiglia, concernenti i reciproci ruoli familiari e la natura delle loro relazioni. Comprendono molte regole nascoste dalla relazione. Spiega, dà senso alla vita familiare. Leggende familiari: racconti di eventi e situazioni specifiche che, mescolando realtà e immaginazione, vengono tramandati di generazione in generazione attraverso la parola; offre modelli, significati, copioni e incitazioni utili per affrontare determinate situazioni. Paradigma familiare: complesso di presupposti, immagini reali e ideali, rappresentazioni e concetti che costruiscono un modello cognitivo, emotivo, valoriale ed etico con cui la famiglia sceglie di dare forma alle sue azioni. È una variabile sistemica in quanto esprime caratteristiche che appartengono alla famiglia nel suo insieme. Reiss individua tre parametri che pone agli estremi di un continuum entro il quale è possibile collocare ogni famiglia. - Dove siamo? Che cornice semantica c’è? La tendenza a creare contesti è proiettata verso la prevedibilità delle comunicazioni. - Analisi del contesto  creare comunicazioni propizie alla trasformazione  interrogarsi sulle caratteristiche costitutive dell’organizzazione di cui si è parte; comprendere come il servizio si evolve e trasforma; maggiore consapevolezza di tutti di ciò che accade - Lavoro educativo: capacità di leggere e usare in modo creativo le risorse e i vincoli presenti, ridefinendo in tempo reale gli scenari, gli obiettivi e le azioni concrete - Prendersi cura delle relazioni - Interrogarsi è importante Ingredienti base dell’intervento educativo: 1) La domanda: da costruire, da interpretare. Sostituire il bisogno con il desiderio, l’aiuto con la cura: in questo modo, la domanda sarà una co-costruzione. Generare domande multiple capaci di dare un senso alla relazione e alle sue continue trasformazioni. 2) L’invio: chi è l’inviante della famiglia? Quali sono le premesse e le pretese? 3) Il mandato: che cosa si chiede all’educatore che lavora con la famiglia? Necessario porsi domande sul proprio mandato senza subirlo passivamente. 4) La convocazione di tutto il sistema (la famiglia, ma non solo! Tutti coloro che fanno parte della famiglia “immaginaria”) 5) La costruzione del setting (policentrico e flessibile). Quali messaggi si vogliono dare e ricevere? 6) Il processo: contratto, intervento, valutazione, chiusura (dare un inizio e una fine per far capire che la vita di quella famiglia va oltre l’azione educativa). In base a quali criteri valuteremo l’esito dell’intervento? Partire dalla valutazione ci segnala a cosa diamo valore. Criteri sono da scegliere insieme alla famiglia. Ipotizzazione, circolarità e neutralità: - Tre principi per la conduzione della seduta di terapia sistemica familiare - Importanza delle azioni comunicative e del modo di porsi durante l’incontro con la famiglia - Ipotizzazione: capacità dell’equipe di formulare un’ipotesi sistemica fondata sulle informazioni in suo possesso - Circolarità: conduzione basata sulle retroazioni della famiglia, sollecitate da domande che venivano poste in termini di rapporti, cioè differenze e mutamenti - Neutralità: l’equipe neutralizza ogni tentativo di coalizione, seduzione o relazione privilegiata - Creatività Quattro dimensioni della cura fortemente intrecciate: 1) La fedeltà del soggetto a sé stesso (definisce la qualità delle relazioni) 2) La cura dei legami 3) La cura del “noi” 4) L’apertura al sistema più ampio, sociale e naturale Capitolo 2 – Prevedere l’imprevisto nella tutela dei minori Si può capire cos’è un imprevisto solo alla luce di quanto si aveva previsto. Costituiscono una differenza, cioè un’informazione che può essere percepita e che rappresenta l’elemento fondamentale del processo di conoscenza.
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