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Realismo Classico e Neoclassico, Dispense di Relazioni Internazionali

Appunti e integrazioni del realismo classico e neoclassico con il libro Meller e sorensen e il corso della professoressa santini

Tipologia: Dispense

2019/2020
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Caricato il 19/11/2020

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Scarica Realismo Classico e Neoclassico e più Dispense in PDF di Relazioni Internazionali solo su Docsity! Realismo classico (sett 3) Le relazioni internazionali come studio vedono diverse scuole di teoria che condividono una serie di assunti e di posizioni per lo studio delle relazioni internazionali. Il realismo è una di queste scuole (di queste tradizioni teoriche) poi abbiamo il liberalismo, la scuola inglese, il costruttivismo e le scuole critiche. Questi sono raggruppamenti perchè sono tradizioni teoriche che condividono gli stessi assunti e le stesse posizioni ma non sono del tutto raggruppamenti omogenei. Questo vuol dire che all'interno del realismo, ad esempio, esistono diversi realismi cioè esistono diversi sotto raggruppamenti di questa tradizione teorica. Oggi ci occuperemo di uno di questi sotto raggruppamenti che è il realismo classico. All'interno di queste scuole teoriche non troviamo solo dei sotto raggruppamenti ma troviamo poi ovviamente anche singoli autori perché è su questo che poi noi costruiamo i vari raggruppamenti. Il realismo parte da una visione pessimistica della natura umana: l’individuo si preoccupa esclusivamente del proprio benessere in un quadro di relazioni reciproche competitive. Ogni essere umano desidera essere una guida e non vuole che gli altri approfittino di lui, e per questo cerca sempre di essere in una posizione di vantaggio rispetto agli altri. La politica mondiale è anarchica, poiché non c’è nessuna autorità sovrastante e lo Stato ne è protagonista assoluto (tutti gli altri attori, come individui, organizzazioni internazionali, ONG ecc. sono marginali o addirittura ininfluenti), e gerarchica, poiché gli Stati non sono tutti uguali e le relazioni internazionali sono sostanzialmente una lotta tra grandi potenze per conquistare dominio e sicurezza. Gli Stati, nel competere tra loro, cercano di preservare la propria sopravvivenza e la sicurezza nazionale. Essi sono infatti essenziali per i loro cittadini, poiché garantiscono la loro sicurezza e promuovono il loro benessere. Dato che gli Stati perseguono il proprio interesse nazionale, essi non possono fare affidamento sugli altri Stati. Tutti gli accordi internazionali che contraggono sono provvisori, perché sono sacrificabili se risultano inconciliabili con il proprio interesse particolare. Per questo, nella politica mondiale non può esserci nessuna evoluzione paragonabile a quella che si registra nella politica interna. La storia umana, per i realisti, segue infatti un andamento ciclico, in cui gli individui e gli Stati ripetono sempre gli stessi errori. Possiamo annoverare almeno 5 assunti fondamentali del realismo: La centralità dell'anarchia nel sistema internazionale . Cosa vuol dire anarchia? vuol dire che gli Stati coesistono a livello internazionale senza che vi sia un'autorità superiore ad essi. Diversamente dall' organizzazione interna degli Stati che è gerarchica, il sistema internazionale non presenta nessuna autorità superiore agli Stati sovrani. Questo cosa significa? in pratica significa che non c'è nessuna autorità che può dire o pretendere agli Stati di comportarsi in un determinato modo. Quindi gli Stati sono lasciati da soli, non hanno alcun altra autorità cui riferirsi e quindi devono cavarsela da soli. Per la propria sicurezza non possono fare riferimento ad altri se non a se stessi. Questa è la condizione di self-help che è appunto una condizione che deriva da un sistema anarchico. Questa condizione di self-help è una condizione che fa sì che gli Stati non possano riferirsi ad altri per garantire la propria sicurezza e quindi per garantire la propria sicurezza in un sistema internazionale caratterizzato da anarchia, gli Stati tendono ad una lotta per il potere. Questa poi, ci dicono i realisti, non è una condizione che caratterizza il mondo contemporaneo,. Di realismo noi parliamo a partire dagli anni 20 e 30 fino ai giorni d'oggi. Ma i realisti sostengono che questa caratteristica è una caratteristica che si può identificare attraverso la storia. Nel realismo c'è un'identificazione della storia come una storia che si ripete e che le condizioni che erano presenti al tempo, si possono identificare anche oggi. Si possono verificare delle condizioni, delle leggi, che valgono sia nella Grecia antica che nel 2020; La centralità degli Stati. Questo secondo assunto vale per tutte le varie branche e sotto raggruppamenti del realismo. Il realismo è concentrato sulla dimensione statale ovvero considerano gli Stati come gli attori primari nel sistema internazionale. Questo è relativo alla stessa articolazione di una teoria. Nella prima lezione parlavamo di cosa sono le teorie e abbiamo detto che sono delle storie cioè delle narrazioni, un insieme di idee, che descrivono la realtà (nel nostro caso le relazioni e le interazioni tra gli stati e gli attori non statali a livello internazionale quindi le relazioni internazionali). Poi tutte le singole teorie hanno bisogno di un procedimento di selezione perché la realtà per quello che riguarda le relazioni internazionali è molto complessa, quindi io non posso in un'unica teoria includere tutti gli aspetti. C’è, quindi, una dimensione di selezione delle teorie. I realisti fanno una selezione e si concentrano sugli Stati come gli attori principali. Gli Stati sono considerati degli attori razionali che si comportano secondo un calcolo costi-benefici. Innanzitutto gli stati vengono considerati come delle unità, cioè non vengono spacchettati al loro interno, ad esempio, andando a vedere che ci sono posizioni diverse nella politica estera, ci sono gruppi di interesse, ci sono cittadini parte di società civile transnazionale...no, niente di tutto questo. Gli Stati sono considerati degli attori principali, sono attori unitari (si comportano come una unità) e sono razionali (ossia si comportano secondo un calcolo costo-beneficio) . La sicurezza è il principale problema del sistema internazionale. Quando abbiamo parlato dello Stato e dei cinque beni che ci aspettiamo che lo Stato produca per noi avevamo parlato di sicurezza, avevamo parlato di benessere, ingiustizia e ordine e di welfare e avevamo detto che ognuno di questi cinque beni era associato a una tradizione teorica. Lo Stato deve garantire la sicurezza, questa sicurezza è il tema principale del realismo. Questo focus sulla sicurezza deriva da quanto abbiamo detto precedentemente, cioè dalla nostra condizione di anarchia, dal fatto di considerare gli Stati come primi attori; Nel pensiero realista ci si muove in un gioco a Somma Zero. Ovvero muoversi sulla base di vantaggi relativi. I vantaggi relativi sono diversi dai vantaggi assoluti in quanto si tratta dei vantaggi relativi a quelli di un altro Stato. Cosa vuol dire? Facciamo un esempio molto banale: due fratelli ricevono dal proprio padre €10 il primo fratello e il fratello più piccolo ne riceve €5. Se siamo in un gioco a somma positiva il fratello più piccolo (che riceve 5 rispetto al fratello più grande che riceve 10) sarà contento perché la sua condizione iniziale è migliorata perchè inizialmente lui aveva 0, quindi il fatto di aver ricevuto 5 migliora la sua condizione e quindi ne sarà contento. Questo se siamo in un gioco a Somma positiva e parliamo appunto di vantaggi assoluti (si parla di tutti gli attori che guadagnano da uno scambio) Nel caso in cui ci troviamo in un gioco a Somma Zero, invece, il fratello minore non considera quel 5 come un miglioramento della propria situazione perché lo mette in relazione a quanto ha guadagnato il fratello maggiore. In questo caso il modo di pensare è che lui abbia perso 5, cioè il valore che suo fratello ha in più di lui, quindi non considera questo scambio come uno scambio favorevole perché qualcun altro ha guadagnato più di lui. A livello internazionale, ad esempio, tutto il dibattito sullo sviluppo economico cinese in relazione al ruolo degli Stati Uniti. Se pensate, anche qua, molti degli account di questa storia cioè della crescita dell'economia cinese versus quella americana sono concepiti all'interno di un gioco a Somma Zero, cioè più cresce la Cina più questo è Persia. Tutti questi attori erano profondamente diseguali, in quanto c’erano poche grandi “potenze”, come Sparta, Atene e l’impero persiano, e piccole entità meno importanti, come i minuscoli insulari del Mar Egeo, e questa disuguaglianza era considerata naturale e inevitabile. Tucidide precisava che gli animali politici sono sostanzialmente diseguali in termini di forza e di capacità a dominare gli altri e di difendere se stessi. Dato che questa realtà è immutabile, gli Stati devono adattarsi alla forza diseguale e comportarsi di conseguenza per sopravvivere e addirittura prosperare: “il forte fa ciò che ha il potere di fare e il debole accetta ciò che deve accettare”. Preso atto di ciò, Tucidide raccomandava inoltre un’etica della cautela e della prudenza nella politica estera: prima di prendere una decisione, chi ne è responsabile deve passare in rassegna tutte le probabili conseguenze. Quest’etica è intrinsecamente distinta dalla moralità privata e dal principio di giustizia, come si evince dal Dialogo dei Meli nel suo celebre racconto La guerra del Peloponneso (431- 404 a.C.), in cui i governanti di Atene rappresentano la sua filosofia realista e quelli di Melos il principio di giustizia: in un periodo di conflitto tra le due città-Stato, i Meli sostenevano che i potenti ateniesi avrebbero dovuto rispettare la dignità di Melos in quanto Stato indipendente, ma secondo Tucidide nelle relazioni internazionali vale un altro tipo di giustizia secondo la quale ognuno deve sapere qual è il posto che gli compete e deve adattarsi alla realtà naturale della disuguaglianza delle forze. Per Machiavelli, un buon governante deve essere al tempo stesso leone e volpe, cioè forte e astuto. Attraverso la forza e l’inganno, egli deve preservare quello che secondo Machiavelli è il valore politico supremo, ossia la libertà nazionale (intesa come indipendenza) in un mondo internazionale che è essenzialmente pericoloso ma anche pieno di opportunità. In questo mondo, infatti, l’individuo deve essere sempre consapevole dei pericoli, prevederli e prendere le precauzioni necessarie per fronteggiarli, e se poi aspira a diventare ricco e potente, deve essere capace di sfruttare le opportunità che gli si presentano con maggiore rapidità e abilità dei suoi rivali. Dunque, per Machiavelli, la politica estera è un’attività opportunistica, basata sul calcolo intelligente della propria forza e dei propri interessi in quanto contrapposti a quelli rivali e concorrenti, che autorizza il governante ad operare “contro la fede, la carità, l’umanità e la religione” pur di mantenere la sopravvivenza dello Stato. Chi agisce secondo i principi dell’etica cristiana è politicamente irresponsabile, perché non solo mette a repentaglio l’esito della sua politica, ma anche la sicurezza e il benessere dei cittadini. Ed è proprio questo l’aspetto civicamente virtuoso del realismo machiavelliano: il governante deve essere leone e volpe perché da lui dipendono la sopravvivenza e la prosperità dei suoi concittadini (la cosiddetta “repubblica”). In altre parole, Niccolò Machiavelli, sosteneva che i governanti non dovevano pensare solo a loro stessi e le loro dinastie ma anche al bene delle persone che rappresentavano. In questo i realisti vedono la prima declinazione di interesse nazionale di preservazione dello Stato. L'altro Aspetto che ha presente Machiavelli è quello di distinguere la morale pubblica dalla morale privata. Cosa che vediamo fa anche Hans Morgenthau nel 1900. Machiavelli sostiene che i governanti non devono permettere che gli interessi privati influenzino o superino gli interessi pubblici. Nel loro ruolo di governante l'interesse pubblico viene prima dell'interesse privato. Da Thomas Hobbes i teorici di relazioni internazionale prendono l'idea dello stato di natura . Thomas Hobbes sostiene che prima dell'istituzione dello Stato c'è una condizione permanente di guerra di ogni uomo contro ogni uomo. A questa condizione di massima insicurezza, dovuta allo stato di natura, corrisponde anche una condizione di massima libertà. Tuttavia gli uomini per gestire questa condizione di permanente guerra di ‘tutti contro tutti’ decidono di fare un patto sociale attraverso cui rinunciano ad una parte della loro libertà assoluta, nello stato di natura, in cambio della garanzia della loro sicurezza. Questo patto sociale è lo Stato. Lo Stato non fa altro che assumersi l'autorità di difendere la sicurezza dei propri cittadini. Questa è la contrapposizione tra lo stato di natura e la condizione che viene con l'istituzione dello Stato. Quello che gli studiosi di relazioni internazionali riprendono questa idea di stato di natura sostenendo che le relazioni internazionali si muovono in un contesto simile a quello dello stato di natura per cui in assenza di una entità superiore c'è una costante condizione di guerra di ‘tutti contro tutti’. Per Hobbes, senza lo Stato sovrano, gli uomini vivrebbero in uno “stato di natura” estremamente sfavorevole, caratterizzato da un perenne stato di guerra in cui ogni individuo è minacciato dai suoi simili. scriveva ne Il Leviatano che a questa condizione di massima insicurezza, dovuta allo stato di natura, corrisponde anche una condizione di massima libertà. Tuttavia gli uomini per gestire questa condizione di permanente guerra di ‘tutti contro tutti’ decidono di fare un patto sociale attraverso cui rinunciano ad una parte della loro libertà assoluta, nello stato di natura, in cambio della garanzia della loro sicurezza. Questo patto sociale è lo Stato. Lo Stato non fa altro che assumersi l'autorità di difendere la sicurezza dei propri cittadini. Questa è la contrapposizione tra lo stato di natura e la condizione che viene con l'istituzione dello Stato. Quello che gli studiosi di relazioni internazionali riprendono questa idea di stato di natura sostenendo che le relazioni internazionali si muovono in un contesto simile a quello dello stato di natura per cui in assenza di una entità superiore c'è una costante condizione di guerra di ‘tutti contro tutti’. Tuttavia, però, questo pone un grave problema politico, il cosiddetto “dilemma della sicurezza”: l’atto stesso di creare uno Stato sovrano per fuggire allo stato di natura crea inevitabilmente un nuovo stato di natura, questa volta tra Stati, in cui però non è possibile istituire un governo globale. Per questo, lo stato di natura internazionale assume a sua volta i caratteri di una condizione di guerra permanente in cui non c’è spazio per una pace garantita tra Stati sovrani. Tucidide, Hobbes, Machiavelli e gli altri realisti classici convengono dunque che la condizione umana sia una condizione di insicurezza e di conflitto, in cui bisogna sopravvivere e garantire la propria sicurezza servendosi di un corpo di saggezza politica. Per Tucidide, questa saggezza risiedeva nel riconoscere che esiste un destino politico, una realtà di disuguaglianza delle forze in cui ognuno deve inevitabilmente svolgere il proprio ruolo per garantire la sopravvivenza politica e l’incolumità fisica dei propri concittadini. Per Machiavelli, invece, la chiave di questa conoscenza era la destrezza politica, che consiste nell’utilizzare la forza per garantire la sopravvivenza della repubblica e la furbizia per cogliere le opportunità che man mano si presentano. Per Hobbes, infine, mossi dalla paura, gli uomini risolvono il problema dell’insicurezza tramite la propria volontà politica di creare uno Stato sovrano che possa metterli in condizione di raggiungere la pace e la felicità. Comunque, però, tutti loro concordano sul fatto che non esiste una soluzione permanente o definitiva ai problemi della politica, compresa quella internazionale. REALISMO CLASSICO → Il realismo classico ci dice che la natura umana è antropologicamente negativa. L’uomo è interessato al proprio interesse e al massimizzare i propri interessi e alla ricerca del potere. Hans morgenthau che è il rappresentante pilastro del realismo classico. Per Morgenthau, gli uomini e le donne sono animali politici nati per perseguire il potere. Essi posseggono un animus dominandi, una sete di potere che li spinge non solo a cercare una posizione di vantaggio rispetto agli altri, ma anche uno spazio politico entro il quale vivere in sicurezza, e lo spazio politico massimo in cui questa sicurezza può essere garantita è lo Stato sovrano. Al di là dei suoi confini la sicurezza è impossibile, poiché domina una politica di potenza, cioè una “lotta per esercitare il potere sugli altri”, un’arena in cui si scontrano gli interessi degli Stati. Essa è il riflesso della natura umana essenzialmente egocentrica ed egoista, e dato che è una sfera di azione autonoma non può essere ridotta all’economia (come fanno i marxisti) o all’etica (come tendono a fare i kantiani o i teorici liberali). Infatti, Morgenthau è critico nei confronti dei teorici e dei politici che ritenevano che l’etica politica andasse conformata a quella privata, come ad esempio Woodrow Wilson, che sognava “un’era in cui si pretenderà che le nazioni si attengano a standard di condotta e di responsabilità che siano identici a quelli a cui si attengono i singoli cittadini degli Stati civili”. Per lui, quel modo di vedere era un grave errore intellettuale, perché appunto non riconosceva la differenza sostanziale tra la politica e la vita individuale. Inoltre, egli rifiuta l’idea per cui certe nazioni possano imporre le proprie condizioni ideologiche ad altre, poiché considera questo genere di azioni non solo pericolose per la pace e la sicurezza internazionale, ma anche capaci di ritorcersi contro tali nazioni. L’azione di governo è infatti un’attività sobria che richiede la conoscenza dei limiti e delle imperfezioni umane, e dunque la consapevolezza che gli uomini sono ciò che sono e non ciò che vorremo che essi siano. REALISMO STRATEGICO→ I realisti classici e neoclassici propongono un’analisi delle relazioni internazionali sia normativa che empirica, per cui il potere non è solo un aspetto di vita politica, ma anche una questione di responsabilità. Per loro, il fatto che la politica mondiale funzioni secondo il principio dell’equilibrio di potenza non è un semplice enunciato empirico, ma anche un valore fondamentale, un obiettivo legittimo per una gestione responsabile del governo degli Stati da parte delle grandi potenze, in quanto scongiura il rischio di un dominio egemonico del mondo da parte di una sola grande potenza. Il neorealismo e il realismo contemporaneo, invece, si astengono dal proporre un’analisi normativa, poiché la ritengono intrinsecamente soggettiva e quindi non-scientifica. Questi approcci sono infatti figli della rivoluzione behaviorista diffusasi tra gli anni ‘50 e ‘60, e dunque del desiderio di trasformare le RI in una scienza sociale positivistica. Mentre i realisti classici e neoclassici, preoccupati esplicitamente dei valori in gioco nella politica mondiale, forniscono teorie sia politiche che etiche, i realisti contemporanei tendono a dare questi valori per scontati e non si preoccupano di incorporarli nelle loro teorie, riguardanti essenzialmente le strutture e i processi politici. In particolare, il realismo strategico si concentra sui processi decisionali della politica estera, in cui il leader di uno Stato non può far altro che ragionare strategicamente e strumentalmente. Per Thomas Schelling la diplomazia e la politica estera sono attività razionali e strumentali, che possono essere comprese più a fondo con l’ausilio della teoria dei giochi. Lui afferma che "la diplomazia è negoziazione: essa ricerca esiti che, sebbene non ideali per nessuna delle due parti, siano migliori di qualsiasi altra alternativa. La negoziazione può basarsi sulla sfiducia anziché sulla fiducia, ma ci deve essere qualche interesse comune, se non altro quello di evitare reciproci danni, e la consapevolezza della necessità di fare in modo che l’altra parte preferisca un esito accettabile per la propria. Se possiede un’adeguata forza militare, un paese può non avere bisogno di negoziare”. Infatti, un concetto-chiave nell’analisi di Schelling è quello della minaccia. Uno Stato può usare in modo intelligente la sua forza per indurre l’avversario a fare ciò che ritiene auspicabile e per dissuaderlo dal fare ciò che ritiene deprecabile. Nell’utilizzo della forza militare, la forza bruta (“prendere ciò che volete”) ha successo quando viene usata, mentre la coercizione (“indurre qualcuno a darvelo”) è più efficace quando viene tenuta in serbo, perché spesso è la paura di subire il danno, e non il danno in sé, che induce a cedere. Per utilizzarla, “dobbiamo sapere a cosa l’avversario tiene di più e cosa lo spaventa di più, e dobbiamo fargli capire chiaramente che cosa ci indurrà a colpirlo e che cosa invece più superpotenze si equivalgono per capacità materiali; ai tempi della guerra fredda per esempio USA e URSS erano equivalenti in termini di capacità militari e socio- economiche. Mentre Schelling fornisce una guida esplicita ai leader politici su come affrontare i problemi pratici della politica mondiale, Waltz si concentra maggiormente sui vincoli strutturali della politica estera, tenendo meno conto dell’arte di governo e della diplomazia. La sua è una teoria essenzialmente deterministica, in cui la struttura condiziona fortemente la politica, ma allo stesso tempo non è difficile scorgere l’aspetto normativo intrinseco ai concetti chiave usati da Waltz. Ad esempio, parlando di sovranità statuale, Waltz parla della possibilità di decidere, e dunque dell’indipendenza. COME SI PUO AUMENTARE IL POTERE DI UNO STATO ? Attraverso due procedimenti: • Interno —-> aumento in capacità militari (investendo nell’arsenale militare o sviluppando missili più potenti) in modo da poter bilanciare le potenze del mio rivale. • Esterno —> si creano delle alleanze, Ex. Nel periodo della guerra fredda si crearono delle alleanze con gli USA come la NATO o in generale con i paesi che erano a suo favore. La base per cui il sistema bipolare per i neorealisti e in particolare per Waltz è più stabile è perché ci sono meno mani sul grilletto, rispetto ad un sistema multipolare (ci sono più minacce, si può essere attaccati da più Stati), in un sistema bipolare infatti si deve stare attenti solo al rivale. In un sistema unipolare invece il sistema bipolare risulta comunque più stabile perché la crescita di uno Stato unipolare tenderà a produrre un’alleanza di altri Stati per contrastare il sistema unipolare. IDEA DI BALANCE OF POWER—-> non è solo un modo per descrivere ciò che stava succedendo durante la guerra fredda, è anche una strategia di Stato. Il neorealismo diventa così una strategia, una policy raccomandation (una raccomandazione) alla politica americana di fare balacing, cioè di non lasciare che l’URSS superi gli USA. Il balancing cerca infatti di equiparare la potenza di un altro Stato, non è l’unica strategia di alleanze disponibile a livello internazionale; esistono altre forme di comportamento degli Stati, quando si parla di alleanze, che sono l’opposto del balancing. • BANDWAGONING ( salire sul carro del vincitore): non tutti gli Stati tendono a bilanciare la potenza dello Stato più forte, alcuni si alleano con esso, questa strategia è usata soprattutto dagli Stati più deboli che preferiscono creare un’alleanza piuttosto che contrastare la superpotenza. • BACKPASSING (scarica barile): quando siamo assistendo all’ascesa di una potenza che ha atteggiamenti aggressivi si lascia la responsabilità di contrastarla ad un altro Stato. Spesso gli Stati non reagiscono per ristabilire l’equilibrio di potenza, ma per una base di “balance of threat” ovvero di equilibrio di minaccia (precisazione usata da Walt e poi ripresa da Jack Snyder; entrambi teoretici e politologi della scuola neorealista), spesso infatti gli Stati reagiscono a seconda di come percepiscono le intenzioni di un altro Stato, per fare questa valutazione prendono in considerazione: la forza aggregata (la grandezza di uno Stato, la popolazione, le capacità economiche), quanto è vicino uno Stato, se ha capacità militare offensiva o intenzioni offensive Egli afferma che gli Stati sono formalmente uguali tra loro, e che dunque “nessuno ha il diritto di comandare e nessuno ha l’obbligo di obbedire”. Dichiarando che l’indipendenza è un “diritto”, Waltz di fatto prende atto di una norma riconosciuta, cioè quella sull’eguale sovranità degli Stati. Invece, con il concetto di interesse nazionale (“ogni Stato segue la rotta che ritiene più conforme ai propri interessi”), la differenza con i realisti classici è più tangibile. Se Morgenthau riteneva che i governanti sono tenuti a gestire la politica estera facendo riferimento all’interesse nazionale e che se non lo fanno possono essere chiamati a risponderne, Waltz ipotizza invece che essi lo facciano sempre, in modo sostanzialmente automatico. Ad ogni modo, però, pur puntando a elaborare una spiegazione scientifica della politica internazionale, Waltz non può fare a meno di utilizzare concetti prettamente normativi, di formulare ipotesi implicitamente normative e di basare addirittura il suo intero ragionamento su fondamenta normative, che poi sono quelle del realismo tradizionale. Il neorealismo di Waltz, così come il realismo strategico di Schelling, era intimamente connesso con la guerra fredda. Fortemente influenzati dalla rivoluzione behaviorista, entrambi gli approcci cercavano infatti di applicare metodi scientifici ai problemi sollevati dalla contrapposizione tra USA e URSS: Schelling tentava di dimostrare come un concetto di strategia basato sulla teoria dei giochi potesse far luce sulla rivalità nucleare tra le due superpotenze; Waltz si proponeva di chiarire come un’analisi strutturale avesse potuto spiegare la “lunga pace” prodotta da tale contrapposizione. LOGICA PRINCIPALE DEL NEOREALISMO :Anarchia e Stati (quindi siamo all’interno del sistema internazionale) fanno si che gli Stati perseguano la loro sicurezza, ciò generano una competizione per il potere che determina il dilemma della sicurezza in reazione a cui gli Stati tendono a bilanciarsi nel sistema internazionale. DISTINZIONE TRA REALISTI OFFENSIVI E DIFENSIVI: si basa su una domanda fondamentale ovvero QUANTO POTERE è NECESSARIO PER RAGGIUNGERE UNA CONDIZIONE DI EQUILIBRIO DI POTENZA? Offensivi:A questo gruppo appartiene Mearsheimer. L’obiettivo di uno Stato è quello di diventare egemone nel sistema internazionale; gli Stati sono spinti dalla logica di massimizzazione, gli stati si muovono con il fine di diventare egemoni almeno sul piano regionale; tutto questo perché la strategia principale per fare balancing (le alleanze) spesso risulta inefficiente a causa di Stati che ricorrono al backpassing o al bandwagoning. Se gli Stati sono tutti mossi dal volersi massimizzare, la competizione e sarà molto intensa, perché questi tendono costantemente a raggiungere una posizione egemonica nel sistema internazionale. Difensivi: A questo gruppo appartengono Waltz, Posen, Snyder. L’obiettivo di fare balancing è di raggiungere una quantità di potenza appropriata, l’obiettivo quindi non è quello di massimizzare il potere, ma di svilupparne solo quanto potere necessario e appropriato per contrastare il mio nemico. Quindi per fare bilancing gli Stati non dovrebbero perseguire l’egemonia cioè l’idea di diventare attori unipolari, perché è fortemente destabilizzante, ciò porta ad un sistema di competizione non è intenso, perché si tendere a sviluppare tutte le tecnologie simili a quelle del mio rivale per essere di nuovo in equilibrio. Per i neorealisti il balance of power è un modo per garantire la stabilità Con la fine dell’ordine bipolare, John Mearsheimer cercò allora di riprendere le argomentazioni neorealiste di Waltz per applicarle sia al passato che al futuro. Mearsheimer tentò di prevedere cosa sarebbe accaduto con l’affermazione di un sistema multipolare. Dato che i sistemi bipolari sono più stabili e pacifici, Mearsheimer ritiene che il prevalere di condizioni di pace o di guerra dipenda soprattutto dalla distribuzione della forza militare, e infatti la “lunga pace” era stata garantita essenzialmente dal bipolarismo della forza militare in Europa e dalla sostanziale equivalenza di USA e URSS in termini sia di forza militare che di possesso di armi nucleari. Secondo lui, dunque, il ritiro delle due superpotenze dall’Europa avrebbe dato origine a un sistema multipolare formato da 5 potenze maggiori (Germania, Francia, Gran Bretagna, Russia e forse Italia) e da un gran numero di potenze minori. Tale sistema sarebbe per sua natura instabile, poiché privo non solo dell’equilibrio che il sistema bipolare garantiva, ma anche della presenza delle armi nucleari. Così come Waltz, Mearsheimer ritiene che il comportamento degli Stati sia influenzato dalla struttura anarchica delle relazioni internazionali. Tuttavia, egli cerca di differenziarsi definendo il proprio un “realismo offensivo” e quello di Waltz un “realismo difensivo”. Secondo il realismo difensivo di Waltz, gli Stati sono sempre alla ricerca del potere per garantire la propria sopravvivenza e sicurezza, ma troppo potere è controproducente, in quanto provoca la formazione di alleanze ostili da parte di altri Stati. Secondo il realismo offensivo di Mearsheimer, invece, gli Stati sono più aggressivi, in quanto non aspirano solo a sopravvivere, ma anche a conseguire un ruolo egemone. Essi sono sempre a caccia di opportunità per agire a scapito dei loro rivali, e ciò vale sempre e ovunque. Allo stesso tempo, però, la Terra è troppo grande perché un Paese ottenga un’egemonia davvero globale, e quindi può puntare a diventare egemone nella propria regione del mondo, magari impedendo che qualche altro Stato faccia altrettanto in qualche altra area. La teoria del realismo offensivo è accusata anche di non essere abbastanza elastica ed eclettica, e dunque incapace di cogliere le differenze sostanziali tra le diverse situazioni. Tuttavia, adottare un atteggiamento mentale eclettico significa trasformare una teoria in storia, e del resto Mearsheimer, come Waltz, aspira a elaborare spiegazioni che soddisfino il concetto di “teoria scientifica”. Mearsheimer si pone l’obiettivo di descrivere una legge costante, universale e obiettiva a livello internazionale, secondo questa legge gli Stati non si limitano a raggiungere un determinato potere ma a massimizzarlo, quindi la raccomandazione sta nel capire la logica. I neorealisti offensivi cercano di raccomandare ai politic makers di comportarsi di conseguenza a questa logica, secondo loro infatti la Germania dopo ls guerra fredda tenderà a raggiungere una posizione egemonica in Europa. Differente concezione che hanno i realisti difensivi e offensivi sul concetto di competizione nonostante entrambi assistano alla corsa agli armamenti durante il periodo della guerra fredda, quindi c’è una differente interpretazione di corsa agli armamenti, come se da una parte venisse considerata a bassa intensità e nell’altro ad alta intensità, come se alcuni passaggi non fossero considerati dai neorealisti difensivi rilevanti nella generale percezione reciproca della forza degli Stati. Bisogna considerare la specificità delle armi nucleari nel senso del sistema internazionale e per fare questo è utile fare riferimento a diverse articolazioni del neorealismo come il realismo strategico di Shelling che fa riferimento a questo cambiamento tecnologico delle armi che cambiano molto il modo non solo di fare la guerra ma anche di fare diplomazia a livello internazionale, perché Shelling ci dice che nel pensare ad una strategia non conta poi svilupparla per una vittoria militare, le armi nucleari cambia la prospettiva perché la strategia diventa di deterrenza, cioè quelle azioni intraprese da uno Stato al fine di bloccare le azioni di un altro Stato o di prevenirle. Una volta che le armi nucleari sono nelle mani di più attori, perdono la loro valenza offensiva, cioè sviluppo le armi nucleari per prevenire uno stato dal attaccarmi. Tutti i realisti lo capiscono che una volta he le armi nucleari sono in mano di più attori non hanno più poteri ma servono solo per la deterrenza, questo lascia
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