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recensione Alexis, Motus, Esercizi di Storia del Teatro e dello Spettacolo

esempio di recensione teatrale (assegnata al laboratorio di scrittura critica)

Tipologia: Esercizi

2020/2021

Caricato il 21/05/2021

elisa-saladini
elisa-saladini 🇮🇹

4.5

(53)

45 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica recensione Alexis, Motus e più Esercizi in PDF di Storia del Teatro e dello Spettacolo solo su Docsity! Elisa Saladini, matricola 4916116 Recensione spettacolo Alexis, Motus Ha ancora senso la tragedia classica? Un atteggiamento riflessivo da parte del pubblico è dovuto, quando ad essere portata in scena è l’insolita analogia tra l’Antigone sofoclea e l’attuale uccisione del giovane manifestante greco, Alexis, colpito da una pallottola. A proporre questo mix tra presente e passato è la compagnia Motus fondata nel 1991 da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò. Animati dalla necessità di confrontarsi con le ferite dell’attualità, i due approdano al progetto Syrma Antigónes (“Sulle tracce di Antigone”) alla luce della crisi greca, conducendo una rilettura del mito di Antigone per parlare del tema delle rivolte. Alexis, conclusivo di un ciclo di tre contest, scaturisce dall’episodio di cronaca del 2008 che vede il 15enne manifestante Alexandros-Andreas Grigoropoulos ucciso da una pallottola vagante di un poliziotto, proprio mentre la compagnia si trovava ad Atene per un workshop sulla tragedia di Antigone. In questo periodo di vivaci ribellioni, che si teme possano uscire dai confini, l’avvenimento ha spinto i Motus a ritornare in Grecia nel 2010 per rintracciare testimonianze sull’uccisione del giovane. Se sul corpo di Alexis si proietta l’antico cadavere di Polinice, insepolto da Creonte affinché sia d’esempio per i ribelli al potere, chi è oggi Antigone? In quali valori troverebbe oggi la forza per ribellarsi? I performer in scena -Vladimir Aleksic, Benno Steinegger e Alexandra Sarantopoulou- e la protagonista Silvia Calderoni accompagnano lo spettatore in una riflessione sulla possibilità di riportare in scena il testo di Sofocle e di fare dell’arte politica. La compagnia risponde su due fronti: da un lato riflette sulle potenzialità dell’arte di attenuare la crisi e lo scontro generazionale in atto. Dall’altro decostruisce il concetto di rappresentazione in virtù di un intreccio di linguaggi dove spezzoni del mito classico di Antigone sono mescolati ad interviste, video, documentari, istantanee realizzate durante la presentazione e poi commentate. Manca perfino la separazione palco-platea tanto che sul finale ad alcune persone viene chiesto di salire sul palco dalla Calderoni. L’inizio in soggettiva con la ripresa –da un proiettore mosso dall’attrice- di una gita in montagna, è inoltre seguito dal diario di viaggio dei Motus ad Atene, che, progressivamente, oggettiva l’esperienza personale con interviste di intellettuali riguardo alle cause profonde della rivolta. Una di queste testimoni viene addirittura portata in scena ad interagire con Silvia-Antigone. In questo originale innesto tra tragedia classica e docu-drama i Motus avviano una ricerca documentaria e poetica volta a smuovere l’inazione di un’Italia così simile alla Grecia per storia e scontri, ma da cui si distanzia per l’incapacità di reazione. La domanda è aperta, è possibile creare un ibrido che conservi il senso della tragedia classica nel presente? Elisa Saladini
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