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Recensione critica, "caos e governo del mondo" di G. Arrighi e J. Beverly, Guide, Progetti e Ricerche di Marketing Internazionale

Prova d'esame includente recensione del libro in questione, integrazioni storiche e attualizzarono critiche

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2023/2024

Caricato il 05/02/2024

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Scarica Recensione critica, "caos e governo del mondo" di G. Arrighi e J. Beverly e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Marketing Internazionale solo su Docsity! Recensione, Gabriele Martire, 001027654, 18/12/2023. “Caos e governo del mondo, Come cambiano le egemonie e gli equilibri planetari” di Giovanni Arrighi e Beverly J. Silver. “Caos e governo del mondo” propone un’analisi estremamente dettagliata di concetti quali potere, stato, economia politica, impresa, società, globalizzazione ed egemonia con la capacità unica di contestualizzarli in una duplice visione: È interessante notare come all’interno di cornici storiche “macro” che definiscono l’ascesa e il conseguente crollo di una potenza egemone vi siano realtà politiche e socio-economiche, su un piano micro, capaci di influenzarsi e sovrapporsi, come tendere le maglie di una trama complessa produce conseguenze dall’altro capo della rete. Giovanni Arrighi è stato un economista e sociologo, dopo la sua formazione accademica in Italia nel 1963 si recò in Africa dove insegnò all’università della Rhodesia (moderno Zimbabwe) al tempo colonia britannica dove ebbe modo di studiare da vicino lo sviluppo di questa regione e in generale i fenomeni che legavano il colonialismo al ruolo dei lavoratori nei moti di indipendenza, è probabile che sia questa esperienza a determinare lo slancio internazionale coscienzioso delle dinamiche sociali, caratteristico dell’autore, nella ricerca dei nessi causa-effetto delle economie-mondo. Tornato in Italia costituì il “Gruppo Gramsci” con altri esperti le cui pubblicazioni sostenevano un’idea: il capitalismo è un modo di produzione che normalmente produce crisi; anche questo concetto sarà una costante nei lavori di Arrighi. Egli accetta nel 1979 un incarico negli Stati Uniti al dipartimento di Sociologia alla State University of New York di Binghamton e al Fernand Braudel Center, centro per l’analisi di sistemi economici mondiali. È in questo contesto che entra in contatto con la figura di Beverly J. Silver, docente di sociologia presso la Johns Hopkins University a Baltimora, co- autrice e curatrice di snodi importanti all’interno dell’opera, quest’ultima si affianca ad altri co- autori e studiosi che contribuiscono ad arricchire di molteplici prospettive l’analisi dei “cicli egemonici”. L’opera in questione si propone di capire quali siano le strutture di fondo del disordine nel sistema mondo odierno e passato, producendo così una costruzione analitica che ne esplichi il progressivo mutamento ciclico. Queste trasformazioni riguardano il cambiamento di un attore internazionale detto "egemonico" “che guida i processi di accumulazione del capitale e ne amministra le strutture su scala mondiale, che impone regole su materie economiche, politiche e culturali” (Arrighi, pagina 27). Arrighi e Silver derivano il concetto di egemonia da un’idea di Antonio Gramsci, definita come coercizione che si manifesta in due modi: dominio attraverso la forza e direzione intellettuale dei gruppi affini alleati, tale subordinazione implica una dimensione morale per cui un gruppo sociale dominante viene percepito dai gruppi dominati come portatore di interessi generali e di sviluppo nazionale universale; nell’analisi l’originalità risiede nello sviluppare le teorie gramsciane su un piano internazionale. Il volume consta di sei capitoli comprendendo introduzione e conclusione, questi sono utili a inquadrare il contesto di ricerca e le deduzioni a fronte dell’analisi, mentre i capitoli centrali affrontano le due transizioni egemoniche compiute tenendo presente ciascuna delle quattro controversie (la probabilità di emersione di un nuovo attore egemonico, l’influenza della globalizzazione sul rapporto stato-impresa, il declino delle condizioni dei gruppi subordinati, la possibilità di un predominio orientale sul sistema mondiale moderno). La prima parte di ogni capitolo esamina il passaggio dall’egemonia olandese a quella britannica, la seconda parte da quella britannica a quella statunitense, mentre la terza ne analizza le implicazioni ai fini della comprensione della contemporaneità. I cicli egemonici condividono una struttura comune: l’emergere di una nuova potenza egemonica comporta un’espansione sistemica e l’affermazione della propria centralità, seguono l’accumulazione materiale, la produzione dei beni, circolazione, saturazione e l’impasse economica; a questo punto l’egemonia entra in una fase di crisi in cui continua a detenere una solida leadership grazie al fenomeno dell’espansione finanziaria, tuttavia, questa viene minacciata dall’emergere di nuove imprese e sistemi concorrenti; il crollo dell’egemonia è caratterizzato dall’escalation della lotta per il potere, dal conflitto sociale e dal crollo di quei patti sociali su cui si basa il sistema declinante; una crisi spia avente come epicentro l’entità egemone emergente scuote ulteriormente la stabilità mondiale, sarà quest’ultima a offrire un modello di governance sistemica efficace e a basare la nuova egemonia sulla base di nuovi patti sociali, vaste disponibilità di capitale e lo sconvolgimento dei parametri del sistema precedente ormai definitivamente decaduto. La forza della sistema teorico di Arrighi risiede nella sua adattabilità ai processi storici, egli rivela come le transizioni rispondano alle continue alterazioni del sistema e alle contingenze storiche particolari, perciò, risultano inevitabili le deviazioni che talvolta differenziano le transizioni egemoniche (in particolar modo la crisi dell’egemonia statunitense ancora oggi in atto). Attraverso la staffetta del potere egemonico si verificano numerosi mutamenti: le città-stato vengono sostituite dagli stati nazionali e queste ultime, a loro volta, da superpotenze grandi quanto continenti, lo sviluppo del capitalismo e delle infrastrutture globali accelerano la trasformazione delle imprese familiari in imprese privilegiate e infine in multinazionali, e ancora, la perdita di potere dei movimenti sociali causa un progressivo inasprimento dei conflitti a causa dell’allargamento delle classi subalterne, della difficoltà crescente
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