Scarica Recensione dei Malavoglia di Verga e più Esercizi in PDF di Italiano solo su Docsity! I MALAVOGLIA, GIOVANNI VERGA, RECENSIONE “Questo racconto è lo studio sincero e spassionato del come probabilmente devono nascere e svilupparsi nelle più umili condizioni, le prime irrequietudini pel benessere; e quale perturbazione debba arrecare in una famigliuola vissuta fino allora relativamente felice, la vaga bramosia dell'ignoto, l'accorgersi che non si sta bene, o che si potrebbe star meglio.” G. Verga, I Malavoglia-Prefazione Nella seconda metà dell’800 si sviluppò in Italia la corrente letteraria del Verismo, che si proponeva di riportare fedelmente la realtà vista dallo scrittore con tutte le sue peculiarità, gradevoli o sgradevoli che fossero. Tra i maggiori esponenti del Verismo, troviamo il siciliano Giovanni Verga, che nel 1891 scrisse “ I Malavoglia”, romanzo destinato a diventare il manifesto di questa corrente. Questo racconto avrebbe dovuto essere il primo del “Ciclo dei Vinti”, un complesso progetto dell’autore, mai portato a termine, che avrebbe ritratto i turbamenti e le bramosie dell’uomo attraverso i diversi strati sociali, partendo da quelli più in basso. “I Malavoglia” narra infatti la storia di una povera famiglia di pescatori di Acitrezza, un paesino in provincia di Catania dominato dalle leggi del mare, dove raramente irrompe la modernità del tempo di Verga. I Malavoglia sono conosciuti per essere dei grandissimi lavoratori, “all'opposto di quel che sembrava dal nomignolo” che ha sostituito per antifrasi il loro vero cognome, Toscano. La famiglia è composta da Padron ‘Ntoni, il nonno “che comandava le feste e le quarant'ore”, Bastianazzo e la moglie Maruzza, detta la Longa, e i loro cinque figli: ‘Ntoni, Luca, Mena, Lia e Alessi. Tutti i Malavoglia vivono insieme nella “casa del nespolo”, e devono i loro, scarsi, guadagni alla barca che chiamano Provvidenza, sulla quale lavorano tutti gli uomini di casa. L’equilibrio famigliare si spezza quando, durante un commercio di lupini, Bastianazzo resta vittima di una tempesta e ,morto il padre, la famiglia si trova a dover ripagare i lupini, presi a credito, e a dover riparare la Provvidenza, gravemente danneggiata. I Malavoglia non si perdono d’animo, e fino alla fine danno prova di essere degni della loro reputazione, affrontando una sorte che sembra essere loro avversa sotto ogni punto di vista. Attorno al nucleo familiare, l’autore dipinge gli abitanti di Trezza: i personaggi più in vista del paese, come lo Zio Crocifisso e Don Silvestro, le comari e le ragazze da marito. Le vicende di questi personaggi, i litigi e gli intrighi amorosi, vengono rappresentati da Verga con una vena satirica, e fanno da cornice alla drammaticità della storia della famiglia Malavoglia. C’è poi un altro personaggio estremamente importante che non abbiamo ancora considerato, ma che è senza dubbio uno dei più affascinanti: il paesaggio, sempre caratterizzato da un velo di tristezza, che riflette i sentimenti dei vinti nel romanzo. Verga lo descrive in modo tale da permettere al lettore di viaggiare fino al borgo marinaro di Trezza, con i suoi usci e le sue stradine, e al mare “nero come la sciara”, teatro di tante sventure per i Malavoglia. Complice della vividezza dell’ambientazione è il linguaggio utilizzato dall’autore, che rispecchia quello dei pescatori e dei contadini siciliani; i proverbi e i modi di dire aggiungono colore alla narrazione, integrando al limitato vocabolario degli umili. Nomi e soprannomi dei compaesani sono scelti in base al loro carattere e alla loro fisicità: ricordare il gran numero di